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Il programma del festival di Venezia è più moscio di un eunuco ma vi andrò a riempire le mie “lag(u)ne”, basta anche con le lasagne e le (ciam)belle col buco


14 Aug

cruise eyes wide shut kidman

Che io mi ricordi, dall’inizio dell’adolescenza, pensai di suicidarmi ogni mattina. Poi, non avendo avuto io un’adolescenza, la gente senescente e malata di demenza pensò di ammazzarmi. Reputandomi un deficiente.

Mi salvai sempre per il rotto della cuffia, come si suol dire, per non dire qualcos’altro. Quando uno è fortunato, per esempio, gli si dice… sei un rotto in culo.

Solitamente, lo si dice anche agli omosessuali passivi sui viali. Luogo assai frequentato, all’epoca, dalla clientela dei miei coetanei. Gentaglia di bassa sega, no, lega. Credo che non abbiano neppure militato in Promozione, venivano sempre bocciati a ripetizione.

Ragazzi certamente in gamba che, a prescindere dalla loro sessualità normale o diversa, pensavano sempre a qualcosa fra le gambe. Diciamocela e non raccontiamoci puttane, no, puttanate.

Che io mi ricordi, trascorsi tutta l’adolescenza nell’infanzia. Cioè, anziché sverginarmi, aspettavo il sabato sera per farmi sfottere da chi se ne fotteva…

Comunque, aspettavo la domenica… degli Oscar.

Durante il resto dei 365 giorni, trascurando gli anni bisestili e agli ani estivi, lavoravo tantissimo. Sì, solo col cervello. Mentre gli altri si facevano, per l’appunto, il cosiddetto culo, io ero troppo occupato dai cazzi miei.

Ragionavo troppo ma mi diedero del cerebroleso. Dunque, fui preso di mira dai cacciatori. Non solo di uccelli. Sì, fui scambiato per il cervo che voleva rinascere a primavera alla Riccardo Cocciante. Invero, ho sempre amato The Deer Hunter.

La vita è un gioco duro come la roulette russa? Mah, per quel che ne sappia, molti reduci del Vietnam furono costretti a vivere in una roulotte. John Rambo solo fra i boschi.

Ad Apocalypse Now e Giardini di pietra di Coppola, ho sempre preferito Vittime di guerra del De Palma.

M’identificai in Michael J. Fox? Che ne vide tante? Non lo so, che io mi ricordi non vidi neppure quella della donna violentata da Sean Penn nel suddetto film poiché castrai subito la scena sul nascere in quanto la reputai scandalosa e tristissima.

Poi, anche Full Metal Jacket è una cagata. Dobbiamo darcela, no, dircela senza peli sulla lingua.

Kubrick non era una pacifista. Era un misantropo come Pino Scotto. E un misogino che voleva farsi passare per figo, inquadrando artisticamente il lato b di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut.

Quando si dice, lascerà qualcosa ai posteriori, no, ai posteri.

Di sicuro, Tom Cruise lasciò sul fondoschiena (e non solo) di Nicole il suo liquido seminale. Kubrick, personalmente, non mi diede mai un cazzo.

Il suo Cinema è adatto a Umberto Galimberti e ad altri sociologi depressi.

Ho una tremenda voglia di stronzate. Voglio divertirmi e ballare.

Anche se ballo come John Belushi di The Blues Brothers, cioè da far schifo alla minchia, cazzeggiando non poco di movimenti anca-bacino da Christian De Sica di Fratelli d’Italia, fra una lambada e una che non s’è fatta solo la lampada, bensì tutti gli allampanati senza testa, ragazzi senza geniale lampadina, come si suol dire, qualche volta vado in bagno.

Per mandarvi a cagare.

Sì, è tutta colpa di Barry Lindon.

Difatti, credo che mio padre sia, malgrado i suoi settant’anni suonati, più inespressivo di Ryan O’ Neal ma a tutt’oggi più affascinante di Tom Cruise.

Non è vero che fosse e sia un uomo mediocre. E non ho da rimproverargli nulla.

Sapeva benissimo che, già a dodici anni, ce l’avevo più grosso di un pornoattore nero ma lasciò che mi masturbassi quasi solo mentalmente. Senza rompermi i coglioni.

I padri degli altri invece obbligavano i figli ad andare violentemente con la prima ritardata raccattata per strada. Così che potevano vantarsi con gli amici di avere avuto un figlio maschio davvero duro. Più che altro, un futuro nazifascista che non avrebbe mai e poi mai guardato un film di Kubrick né ascoltato Mozart in vita sua poiché di conseguenza avrebbe, prima o poi, così “istruito” dai “saggi adulti, “spinto” e maleducato alla cacciagione sessuale più turpe, stuprato la moglie di un loro collega medico. Semmai ginecologo o psichiatra.

Che poi l’avrebbe sbattuto in cura Ludovico. Tagliandogli le palle e curando la moglie dal trauma derivatole dall’aberrante violenza a lei praticata senz’anestesia né farmacologica sedazione.

Secondo me, la moglie del medico era già distrutta psicologicamente prima ancora di essere fottuta.

Quando, come Malcolm McDowell di Arancia meccanica, sapeva benissimo che suo marito scopava come un matto tutte le infermiere, tornando poi a casa nel rivedere, con gli “acculturati” amici, Orizzonti di gloria e soprattutto Shining.

Tanto per fare il trombone pieno di sé.

Ce la vogliamo dire?

Kubrick era da manicomio, io scrivo meglio di Tarantino e tua sorella è triste perché non ha mai incontrato Mark Wahlberg di Boogie Nights.

Al che, per fingere di essere intelligente e finemente romantica, adora i film intimisti più pallosi come Il filo nascosto.

Lo sanno tutti che Tom Cruise di Magnolia non doveva redimersi.

Se uno nasce una testa di cazzo, è giusto che prenda una giornalista dei miei stivali a mo’ di Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors, e glielo ficchi in quel posto.

Il resto, compreso fare i cinefili da quattro soldi, è un alibi che vi raccontate per non ammettere che non ce la fate. Non siete Kubrick, non siete Paul Thomas Anderson, non siete Tom Cruise. Non siete un cazzo. Di mio, non credo più in dio? Può essere. Non credo nei falsi. Molti giovani, per esempio, sostengono che le discoteche siano frequentate solo da ricchi idioti. Può essere. Così come può essere, anzi, è verissimo, che gli stessi giovani che criticano aspramente le discoteche, oggi ce l’hanno con le discoteche, per l’appunto, domani però ce l’avranno con qualcos’altro. Solo perché non accettano che oggi lo si prende in culo, domani anche. Poi no, poi di nuovo sì. Finitela di credervi superiori e di recitare la parte degli inferiori o viceversa. Come dice Il Mago di Taxi Driver: chi più chi meno, siamo tutti fregati.

L’avevo già capito a tredici anni. Così come avevo anche capito che Cybill Shepherd era una figona ma anche una troia.

Sul resto della mia storia, vi racconterà De Niro.

Adesso, chiedete a lui, non ho più tempo da perdere. Devo vedere un film con Al Pacino.

 

di Stefano Falotico

Provocazione serale: ma voi non vi siete ancora scocciati di continuare ad andare al cinema? Necessitiamo di una visione animalista… da ragazze dark


04 Jun

Darkchylde

 

Sì, l’uomo divenne ben presto animista. Cosicché, dopo aver passato nella preistoria molto tempo a cacciare gli animali per ingroppare le donne, l’uomo si scocciò di questa sua visione animalesca, e cominciò a credere che ci fosse una realtà meno terragna a dominarlo. E nacquero le religioni. L’uomo alzò lo sguardo al cielo e pensò (male) che i disastri naturali che gli piovevano addosso erano da attribuire a qualche entità superiore. Nacquero i culti, e addio quei bei culi di quelle donne selvagge che, sotto il battito vorace delle piogge torrenziali, venivano modellati, come argilla pura, dall’acqua piovana. Sì, l’uomo cominciò a perdere il suo istinto primordiale e si smarrì nell’evoluzione. Prediligendo, rispetto alla sua parte carnale, ludica e godereccia, la parte spirituale. Ecco allora che i sumeri, che somari, innalzarono al dio An e alla dea Ki dei templi (si può dire anche tempi? Ah, mi scoppian le tempie!) ancor conservati nel tempio, no, tempo, e Roland Emmerich girò Stargate, ove il Re era Ra, un alieno nelle fattezze di Jaye Davidson, essere asessuato divinizzato dai poveracci.

I cristiani da quel po’ tengono in auge il Papa. Quando si dice… quello fa la vita del papa, per dire che non fa un cazzo da mattina a sera ma tutti i suoi “fedeli”, degli amici leccaculo, lo venerano appena apre bocca, neanche recitasse la Bibbia. Lui se le fotte tutte alla faccia di lor “signori” che aspettano la pausa-pranzo. Quando si dice… è uno che ha fame…

Qui in Italia la religione ha fatto danni immani. Ho visto giovani perdersi in deliri schizofrenici per eseguire la sacrosanta esegesi di The Young Pope che, ve lo posso dire col senno di poi, è una cagata micidiale. Avevamo bisogno di Sorrentino per sapere che, nella sua intimità, il Papa fuma ed è amante col pensiero, come tutti, di Ludivine Sagnier? Quella donna ha un seno che fa invidia alla terrazza di San Pietro.

Diciamo che è una con cui farei la comunione di sacra unzione, no, unione, non sono necrofilo.

Ecco, da questa visione distorta, che l’uomo ha sviluppato, sono sorti tutti i conflitti psicologici, le ritrosie, le guerre fra i popoli, le invidie, le ipocrisie, le omertà, i fondamentalismi, i terroristi radicalizzati, solo perché uno crede in Allah e invece uno tifoso del Liverpool crede in Salah. Ah ah.

Al che, la gente, per elevarsi spiritualmente, dice che va sempre al cinema a vedere film per arricchirsi dentro. Invero, son sempre meno i film degni della nostra elevazione. Siamo invasi da super minchiate, ogni giorno escono cinquemila trailer di film che nessun uomo mortale con una vita “normale” può vedere. Avrà pure il diritto di sputtanarsi su Instagram, no? Mettendosi l’effetto speciale delle orecchie da orso?! Abbiamo anche il seguito di Top Gun, tripudio elevato al quadrato del tonto Tom Cruise che, dopo aver fatto la pubblicità a Reagan, adesso ammicca a Trump. Ma ancora non hanno sparato a Tom Cruise? Mi chiedo. Secondo voi, è accettabile che bombardino in Siria e a Tom non facciano saltare la sua faccia da culo? Credo sia umanamente inammissibile uno schifo del genere. Poi, diciamocela, Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson è un film che, se soffrite d’insonnia, è più potente di tutti i sonniferi del mondo. E la prende, e la lascia, e la bacia, ricusa, cuce, stira ma non gli tira, lei non vuole più tirarsela, lui sì, perché non sa soddisfarla, è geloso, gelatinoso, elegante ma stronzo, assieme ammirano il tramonto, mano nella mano, aspettando la fine dei giorni col buonismo del prenderla come viene. E se non viene? Non è che poi ti chiederà il divorzio?

Sì, volevo come un matto che John Carpenter realizzasse questo film. La storia di una ragazza che s’incarna nelle creature dei suoi incubi. Ecco, questo è Cinema, altro che Wes e Paul Thomas. Ed è invecchiata pure Pamela.

– Guarda che Pamela Anderson era una zoccolona.

– Perché tu no?

– Ma, cazzo, possibile che tu riesca a vivere così senza darti pena? Credi all’amore?

– Sì, io come Dante vivo all’Inferno: Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

 

Adesso, fammi fare una scoreggina. Ciao.

 

E dire che lo sapevo che, di nuovo a contatto con questo mondo di merda, non avrei più sognato. Un incubo, amici, un incubo maledetto. Comunque, in caso di depressione acuta, non fatemi la fine di Michael Myers.

– Forte, Mike Myers, mi ha fatto morire… in Austin Powers.

– Io ti farei morire un’altra volta.

 

Ritorno dal mio amico:

– Allora, hai contattato quella là?

– Quella che t’ha bloccato?

– Sì, e chi, se no?

– Guarda che ci scambierà per due maniaci.

– Maniaco de che? E poi, secondo te, non siamo tutti maniaci?

– No, molti non lo sono.

– Perché mentono. Sono più maniaci degli altri. Basta vedere i soldi che hanno. Nella vita, se uno è miliardario, o è figlio di un pezzo grosso, oppure è corrotto. E corrompe.

Di mio, son solo uno che rompe.

 

In parole povere, l’uomo odierno è peggio degli animalisti che non sopporta. Si preoccupa se hanno ammazzato un cane per strada, ma non si preoccupa se hanno licenziato uno di sessant’anni col mutuo della casa.

 

di Stefano Falotico

Paul Thomas Anderson è il miglior regista del mondo? Un articolo che mi ha sconvolto, per quanto “qualcosa” possa ancora sconvolgermi


14 Dec

pt02

Ebbene, su un sito chiamato The Vision, appare un articolo che non linko perché è capace che, dopo mille ingiurie che riceverà, forse, il suo autore farà pesante autocritica e lo cancellerà.

Non oso obiettare in materia di gusti cinematografici e neppure passare alle offese. Che Paul Thomas Anderson sia un grande regista, credo, sia cosa indubbia. Anche se io dubito che non abbia mai “sbagliato” un film. D’altronde, a me non piacciono i registi perfetti, quelli senza macchie, quelli che hanno sempre realizzato incontestabili capolavori. E, invero, secondo me Anderson ha girato grandi film, niente da dire, ma al momento nessun capolavoro assoluto. Ora, inveirete contro di me, sostenendo che Il Petroliere lo è. E io invece, non per far il bastian contrario ma perché la penso come lui, accordandomi a “qualcuno” che ebbe lo sfacciato coraggio di assegnargli solo due stellette, affermando che senza la prova di Day-Lewis il film non sarebbe così appassionante, certo, ne riconosco gli indubitabili pregi, la cura formale ai limiti del maniacale, l’atmosfera rarefatta d’altri tempi, un senso godibilissimo della malinconia più pregiata, il gioco attoriale seducente e perfino magnetico, la scarna essenzialità dello stile, a tratti quasi minimalista eppur accorata e sentita, ma fatico a definirlo un capolavoro. Vi sono anche delle pecche ma è un parere personale…

Non è questo il punto. Ognuno ha in auge l’Anderson che più gli va a genio, e certamente i pareri saranno dei più controversi all’uscita nelle sale italiane de Il filo nascosto.

Il punto è: perché per lodare ed elevar in trono un regista bisogna sacrificarne altri, addirittura denigrarli e allestire questi tristi, plebiscitari giochini su migliore e peggiore?

Al che leggo, inorridito, una boiata tremenda. Che lo Scorsese di The Irishman, assolutamente, non potrà essere quello magnifico di Quei bravi ragazzi. E che i “pestaggi collerici” di De Niro e Joe Pesci, da goodfellas, oggi che hanno più di settant’anni, non potranno essere gli stessi perché De Niro è (queste le sue testuali parole) la maschera sbiadita dell’attore che fu. E che lo sceneggiatore del nuovo lavoro di Scorsese (che è Steven Zaillian, sceneggiatore di Schindler’s List e autore di quel capodopera che è The Night Of) non può reggere il confronto con Nicholas Pileggi.

L’articolista va a parare, come i cavoli a merenda, anche su Spielberg, sul quale non ha tutti i torti ma l’arroganza con cui argomenta puzza lontano un miglio di boria, la boria più fintamente aristocratica e snob. E mi fermo qui per rispetto comunque della sua discutibilissima “opinione”.

Insomma, un’agiografia su Anderson, che sta in piedi a fatica. Smerdando chi non merita di essere trattato in questo modo cinico e, diciamolo, superficiale.

 

E rimembro nel pen(s)ar della mia stramba vita, pensando che sono cambiato ma forse neppure tanto. Tale già ero eppur, imbattendomi per strade contorte, il mio ondeggiante assaporar la vita alla Magnolia mi ha reso un uomo che, avendo memoria del passato, guarda con più discrezione al presente, ed è oculato prima di spararle grosse.

Sono un sarto amorevole, amante della verità.

E mi innamoro forse di donne estremamente piacenti come un film di Anderson ma che non hanno la verace sensualità di Scorsese.

 

di Stefano Falotico

Army of Darkness o The Master? Questo è il problema? Vivere per non crepare da morti viventi e zombi, evviva Romero, Raimi e abbasso Roma!


24 Oct

FACCIA DA CULO!

L’armata delle tenebre ai servigi di Joaquin The Master Phoenix, versione Falotico/Bruce Campbell, l’arte della guerra o d’arrangiarsi?

Paragrafo uno: come avere una vita senza scheletri nell’armadio, prima lezione morale del cazzuto Philip Seymour Hoffman

Enrico il Rosso: Voi signore non siete un mio vassallo, chi siete?
Ash: E tu chi sei?
Enrico il Rosso: Sono Enrico il Rosso, Duca di Shale, Signore delle Northlands e capo del loro popolo.
Ash: Bravo! Salve Signore dalle strane mutande, in questo momento sei il capo di due sole cose. Del cazzo e della merda, e anche di quelli per poco
.

Nella mia vita, non ho mai avuto una vita “mia”, assunsi molte “vitamine”, di mio va da Dio, come dico io: continuate a guardar i cazzi altrui e sarete miei, dunque non voi stessi…

Insomma, le vite altrui si dividono in varie categorie, tutte per me trascurabili.
Sì, le oscurerei completamente, salvandone un paio, cioè le mie palle e qualche moneta nel salvadanaio che non fai mai mal, essendo un maialino.
Già, il salvadanaio classico ha forma di porcellini ed è di porcellana, Lupo Ezechiele rosica e invece io “credo” nell’agnostica, succhiando d’uccellone tutte le fragoline nel sottobosco ché lui intanto si spelacchia da “taglialegna”. Ezechiele soffre quando pungo di “miele” le donne amorevoli a mo’ di nettare Alpenliebe. Offro loro la caramellina e loro “leccano” il mio “caramello”. Rischio l’infarto ma ci sta(nno). Sì, voi sgobbate notti tristi e dì bestemmianti il “Perdindirindina” a caccia di denaro per non esser generosi col gentil sesso, a cui “lo” regalo io di sani e non avari amplessi. Ne son avido, alveare e queste ave son api nel darla a Cesare. Uso molte precauzioni, affinché possa evitare l’ingravidamento e possibili parti cesarei. Ci manca solo un “aborto” di figlio e la mia vita sarà evirata del tutto. Evviva evviva la vulva e io son volpino in tutta l’uvina. Passa? No, nonostante il “massaggio”, ho dolor al pancino. E devo riscaldar la “linguina”, sgolandomi per averla. Affiggo manifesti del mio chiederla in forma manifesta, quindi affliggente sono il re di tutte le “foreste”. Ah ah.

Il mio tronchetto s’inalbera ingarbugliato di fegato “rosolato” mentre, tra le frasche, un coniglio se le scopa di sana… pianta. Ah ah. Mi consolo con le mentine, lor tromboni trombano con alito che puzza sotto il naso, io lo rinfresco senza “rinfreschi” di carni fresche, “inalando” su narici aspiranti altri pugni “bassi”. Che pasticci(n)o. Il ventre vorrebbe sventolarlo ma viene essiccato d’aridità, tutti gli altri han altarini da nascondere eppure sono (im)permeabili alle “umide”, d’umori sempre desti, nudisti di corse campestri per estrogeni su ormoni imbizzarriti da maschioni “muscolosi” che le spalman fra “erbe” e muschi. Spogliatoi… d’armadietti. Quello è un armadio e veste Armani.

Di mio, ho la barbetta e il fico d’india… loro “sfoglian” le svergognate e altre gonnelle agognano. Son fighi col mustacchio, tamarri mai amari, “amorevoli” quanto un cazzo in culo.

Pensate alla vita di Totti Francesco. Gioca con le “sfere” da mattina a sera, di Blasi rilassa il “fendente” e guadagna d’analfabeta.

Pensate alla vita del Papa. Spara pistolotti che ammazzerebbero anche Cristo, e viene però applaudito dai terroristi talebani quando, nella remissione “ecumenica” dei peccati globalizzati, accusan un senso di colpa di fondo. Per forza, son guerrafondai.

Pensate a Roberto Benigni. Incita sempre a ridere. Insomma, è passato da Berlinguer a un pacifismo ipocrita del “Vogliamoci bene, basta con le guerre”.

La vita è bella?

La mia sì, la tua è un cesso. Chiedi il divorzio. Non puoi? Ah capisco. Lei è miliardaria e ti “mantiene” solo perché la fai godere meglio dell’armatore.
Sei un amante coi fiocchi.
Sì sì, certo. Un bell(ic)o.

Allora, sai che ti dico? Salutami sorrata!

Continuo a grattarmi l’ombelico. E apro l’ombrello.

Scrivendo al sangue da Pellico Silvio. Almeno, mi salvo la pellaccia senza false penicilline.

So io come “disinfettarmelo”.

Sono o non sono un “lebbroso?”.
Certo, e queste son le tue labbra, da cui più non (di)pendo ma stanno appese come il tuo pisello.

Paragrafo due: non c’è duetto di sano “graffietto” senza una terza giraffa che scassa il cazzo e te lo rende da elefante, te lo spacca d’ascia alla Ash nella Casa…

Ogni Barbie sogna il Big Jim ma poi fa sesso col barboncino, arredando in modo IKEA il suo appunt(it)o cagnone a lupona

Ogni uomo ha un’altra a portata di mano, detta anche “sega” quando la moglie è in vacanza.
Altri, i più immorali, vanno con le prostitute. Ma rischiano, oltre alla causa dal notaio, nel caso fosse scoperta la scopata “celata” dell’uccellino “malalingua” del maialone, dei bei ceffoni e la fine da Evil Dead.

Su questa stronzata, vi lascio dormire in “pace” del Signore, che sono io.
Io di plenilunio rubo al Freddy Krueger, sgraffigno la nightmare, come si suol dire.
E lo do d’artiglio.

E ricorda: tua moglie è una zoccola. Lo so per certo. “Acclarata”.

Con me fu più “indemoniata” d’ogni diavolaccio risvegliato dal Necronomicon.

Finirei con quest’aneddoto: da piccolo giocavo nel Bologna F. C. addirittura. Poi passai in una squadra di quartiere sino agli Juniores. Potevo entrare in prima squadra ma tirava puzza di corruzione. Sono finito come Serpico, ma furon pomeriggi di giorni da cani.

Alcuni amano il ciclismo, io il triciclo di Shining. Incula gli orchi.

Detta papale papale, mangio la pappina reale. Ma, nel mio reame, nessun pappone mi fa vendere il popò. Come invece avviene per voi.

Io ho una teoria sulla vita: oggi lo prendi nel culo tu, domani anche.

E the wolf sa come “farselo succhiare”… così “cresce”…

 

Paragrafo “ultimatum”: dovevi mollare l’osso duro quando potevi spolparlo, altrimenti t’inverte il braccio “duro” e lascia roteare i tuoi resti prima di darli in pasto a porci migliori di te, il “cannibale” adesso sono io e ti spezzo le rotule, finirai prima rotolante, poi in ginocchio supplicante, quindi sulle rotelle del tuo “cervellone”
Questa è una società che “patisce” i vertici gerarchici, di cui altamente me ne frego, sono lo “sfregiato” Stregatto che se ne (s)fotte, fra cene a base di alici… nel mio paese meraviglioso, universi emotivi che non esplorerete, acciughe di vostre teste annacquate, a cui do il “bon ton” del mio benservito con classe di “bavaglini” e tutta la servitù che m’incita alla rivolta su tovaglioli e vagliarli. Cucendo le bocche soprattutto a chi non m’è servitore, spruzzandogli quel “pizzico” d’accidia al pomodoro in faccia su insalatiera rotta nella sua “argenteria”. Vetri che si frantumano, “eclissandosi” con “sobrietà” nelle giugulari di chi azzannò con far(mi) affamante.
Lo getto nello scantinato, lo lego al palo, lo faccio… (nel) sedere, ah ah, “posto” riservato agli “ospiti” del “posteriore”. Per evacuargli una lezione altamente “etica”, sì, una cantina vinicola al suo alcolico dar di matto, ché tanto sadico s’illuse d’ubriacarmi di finte. Prima mi “divinizzò”, poi mi usò come posacenere mentre lo “ardeva” dentro un’altra da sbatter sul divano, su risata al “fulmicotone” della peperina frivolezza e un peperone al posto del “pipino”. Si sa, quando lei te l’arrostisce, si “sovradimensiona”, la carne arrostita s’eccita in lei mugolante su arrossite “palpebre”. Svenato la (s)vieni e cavernoso si gonfia come quelli delle caverne.
Sì, non c’è stata una grande evoluzione. Nella preistoria, i cavernicoli usavan la “clava”, adesso chiavano con quel “qualcosa” in più, dicasi rubamazzo, leggi “biglietto da visita”, (am)mazzando i “deboli” e rizzandolo alle circuenti. Da cui il mio detto: sempre “eiaculante, il dottor cura la colite nei culetti per altro incularvi dietro carte che cantan ann(u)ali, tutto impomatato e a matarle col martellino a danni, d’anno in ano, vostri (ag)giudicati, inutile sbracarvi ché i calzoni v’ha già calato, veste in giacca e cravatta e altre ingolla con francobollo(re) nelle gradenti”.

I sani vengon rinchiusi fra le sbarre e non berranno neanche una barra di cioccolata “calda”, chi ha più soldi sbanca e incastra chi è costretto a rubar le banche, infatti è un “rubacuori” per voi rapiti e tenuti in ostaggio. Nel frattempo, s’allatta al di lei frutteto e, di frullato, gode affumicandolo. Dicasi furbone. Se vi ribellate, lui si sbellica dalle risate, non accapigliatevi in risse perché lui se la russa e ad altre porte delle rumene busserà. Ruminate pure, lui ha già (in)seminato d’inchiostro “simpatico”. Ha già st(r)appato tutte le mutande ma è adattato all’“occhio non vede, cuor non duole”. A cui io aggiungo un “Eminenza, a lei sarò (in)dolente, lento lento t’entrerò nel didietro”.

Insomma, figli di un’era onesta. Hanno veramente esagerato.

Vanno fermati, incellofanati e di lor uccelli slabbrati.

C’han fatto incazzare. Desiderano ancor i nostri cazzi amari, invece riceveranno questo “ricevimento” su (e)pistola:

Cari miei,
veniam con questa nostra a dirvi?
No, a darvele.
Siamo darwiniani. Non siete migliorati, siete rimasti dei minorati e prendete in giro anche i “ritardati”.

Sono come Clint Eastwood
al mio mulo non piace la gente che ride.

Finale col botto, senza “botta” ma di botte… anche alla moglie alticcia

La vita vera non è pane, amore e fantasia bensì “pene”, dolore e ipocrisia.
L’uomo non è un animale sociale né politico. Gli unici mammiferi che rispetto sono quelli con le palle, cioè i cani. I cavalli vengono castrati perché scopano meglio quelle con le mammelle grosse, dette anche porcelline, da cui l’ibrido umanoide che “cavalca” la chimera col “gel” sulla criniera.

Sono cinico e anaffettivo? No, sono cinefilo e tifo nel canile. Quasi un UFO, meglio di te che gufi e puzzi come il tufo.
L’ultima volta, che m’invaghii, fu quando navigai spensierato, cioè a otto anni.
Sono ottomano alla Totò.

Alla favola di Biancaneve coi sette nani, preferisco il naso che non mente.

Non fa rima, non fa niente… non faccio un cazzo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Master (2012)
  2. L’armata delle tenebre (1992)
  3. La casa (1982)
  4. Nightmare 5. Il mito (1989)
  5. Hamlet (1996)
  6. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  7. Per un pugno di dollari (1964)

Silenzio, parla The Master


27 Feb

Astanti, sarete ammaestrati e, dopo di che, estrosamente da me equidistanti, nel senso equo del mio equino cavalcarvi

Parentesi goliardona!

Al pezzo sugli Oscar di Natalia Aspesi su “La Repubblica”, preferisco il pelo pubico: sì, non è un tocco di f… ma una vecchia anche “porta-sfiga”

“Christoph Waltz, cui si ricorre ogni volta che si vuole un vero soave nazicattivo, quindi anche in Django Unchained”. Firmato Natalia Aspesi

Giornalista da anni militante presso il secondo quotidiano più prestigioso d’Italia (Italia di che?, perdemmo Michelangelo e oggi Giona Nazzaro celebra la “Botticelli” Christina Hendricks…), Natalia è come le palle di Natale. Non quelle dell’albero natalizio, appunto, ma quelle “ammosciate” del “tuo”, inblackout dopo che te l’ha appese.

Pignola, arrogante, “diaristica”, fa infatti concorrenza a Bignardi Daria “in merito” alle più altezzose d’elevatezza tutta inventata a fisionomia della loro boria.

Daria continua a pubblicare librucoli da mercatino di Via Senile-Annusa il vero amaro, poi intervista “pezzi grossi”, “snocciolando” sulla scrivania una penna stilografica “sapor” del “Quanto sei puntigliosa, posso provare a sfiorarti con bocca di rosa?”. Sì, vedrai che così ti “funziona”.
Ah, donnetta “untrice” che prende in giro le meretrici, ex sinistroide ora “attaccata” alla gonnella del Berlusconi più “Sputtianomoci ambidestri su Mondadori elettorale”.

Daria ha un marito che conosco bene. L’altra sera, ad esempio, mentre stavan cenando, mi trovavo sotto il tavolo della bettola presso la quale, appunto, si sfamarono.

Sì, dopo infami calvari, infiammai la sottana di Daria, da “Il banchetto mi nasconde qualcosa”.
Un film alla Vanzina di Sotto il vestito niente? No, dietro il volto da cozza, c’è solo un granchio.
Sì, Daria ha castrato il marito. Prima era un uomo “attillato”, adesso è strabico.
Non per gli amplessi ma perché ogni Notte, prima d’andar a letto con Daria, trapianta le cornee della cornuta che si scopa con più amabile “radicalchic”.
Da questa distorsione “ottica”, non sempre “ci prende”. Lei gli molla un ceffone perché ha infilato l’amante quando, invece, voleva gustarselo (“lei”) di “triangolo stuzzichino”.

Sull’Aspesi, appunto, spesi parole an(n)i fa.

Donna dagli sgargianti costumi (anche d’aglio… “fastoso”), apparentemente timida ma che cova, dietro l’aria da “borsetta”, un non so che di stronzona “assorbente” per emoliarti da non ammogliata.

Sì, la giornata “modello” di Natalia è iscrivibile a tal filastrocca: “Tutte le altre son gnocche, gli gnocchi miei di patate son conditi al sugo più pepe col caffè della Peppina ad allentar l’aroma poco digeribile Giuliani. Le altre son gioiose, io mangio il formaggio-latticino Belgioioso, dopo un’amena serata in cui me la meno da me(gera). Prendiamola alla leggera perché stamattina son andata a far la spesa, poi ho tirato su di pesi e, pesandomi questa fatica, ho pensato che i soldi ben spesi rendono la donna meno sospesa”.

Quindi, sospendiamo Natalia.

Evviva Natale, fratello di Calogero, che non sa che farsene di questa calimera.

“Ella” stronca di calamaio ma le sue recensioni son assassine più di Claudia Calamai.

Christoph Waltz ha vinto ma non meritava.

Natalia se “lo” meriterà sempre. In quel “posto” ben “pagato” ch’è il giornale di “Stato”.

Ti sta “tutto”.

Parentesi quadra(ta) senza Quaresima

Se vuoi dar una botta al cerchio e una botte a una bottana, hai invertito i neuroni in ormoni incasinanti. Sì, un bordello

Il Tempo passa e, più passa, più me lo spasso. Molte passerotte mi offrono le loro labbra, ma preferisco lo yogurtananas a queste asine da gelaterie crema-nocciola di bacio e pistacchio.

Sì, giungiamo al nocciolo della giungla dei frutteti.
Se sei un cocchiere, basta con le (albi)cocche.
Lo yogurt va assaporato lievitante di cremosità, non badando al risucchio del suo retrogusto fragoloso.

Domenica scorsa, ho vinto come Miglior Attore Mai Visto, e fregai tutti saltando fra i poltroni, pur rimanendo nella mia poltrona di casa. Ove mi stravaccai al Jack Nicholson di ultrasuoni tra le flatulenze del vicino appartamentato a fianco. Eh sì, di fianchi caccia peti quando meno te li aspetti, e spettina tutto il condominio che se la dorme. Ora, non tutti. Il signor Caggese ci dà. Dietro una parvenza rispettabile, colgo sempre, di Notte, non solo in quella degli Oscar, il suo pavimentar la moglie, sebbene sia rachitico e paraplegico.
Già, nonostante la malattia, egli monta come Nick Nolte dei tempi veri, dei tempi più maturi e duri, fregandosene della carrozzella e del carro da vincitore. Spinge le sue rotelle a più non può fra le molle, e anche lui qualche volta molla. Un fallito di fallo, un fatto incontrovertibile di vertebre ancor articolanti. Insomma, Caggese è come le anguille. Scivola ed è umido, sebbene la consorte non sia ancella ma uccella nel suo cu(cu)lo fangoso.

Per quanto mi concerne, la mia cerniera fa parte della personale cernita.

Odio le pere ma garbo le mele, sgambo tra le coccinelle, e son pipistrello fra le piastrelle. Mi tengo di fisico, su figa ben (sos)tenuta, e son mantenuto.

Non posso chiedere altro dalla vita, se non la mia esistenza.

E ricordate: so che i vostri impegni si fan stressanti e la vostra donna vi asfissia. Non fissatevi, ficcateglielo in modo rilassantissimo di piccante.

Se non servirà, se pretenderà di più, appiccatela/o!

Vedrete che vi brucerete!

Applauso!

Invero, vi dico che sono il Maestro assoluto. Non mi credete?

Bene, vi racconto questo/a:

ieri, stavo correndo al parco da nudista, quando una porca volle sporcarmi. Una molto sexy, come un frigorifero vuoto.

– Sei refrigerato, scalmana i polmoni con me!
– Figliola, so che vorresti il latte caldo ma da me riceverai solo un congelatore.
– Che dici?
– Ora, ti sei sposata giovane, vero?
– Sì, perché?
– Deduzione intuibile dalla tua faccia.
– Scusa, che faccia avrei?
– Non esiste la tua faccia.
– Come, prego?
– Prega di più. Prosciuga meno.

Al che, chiamò la polizia, ma si trovò un manganello.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Master (2012)
  2. Anaconda (1997)
  3. Il nostro Natale (2001)
  4. Il Grande e Potente Oz (2013)

“The Master” di Paul Thomas Anderson, recensione di Davide Viganò


06 Jan

Ci sono film che non lasciano sconti, non sono lì pronti a farsi accarezzare da tutti, non sorridono accomodanti, non ti sparano cose alte per poi darti il dizionario della filosofia spicciola di modo che anche tu possa andar in giro a vantarti di aver visto un film d’essai. No,ci sono film fatti e nati con uno scopo solo: piacere agli spettatori e alle spettatrici indisciplinati e indisciplinate. Cioè i guerriglieri dell’immaginario su grande schermo, che non si accontentano di patine di democretinismo, filmetti carini, polpettoni di fantascienza e filosofia alla buona e tanta retorica sentimentalista. Noi abbiamo bisogno di sfide, di Cinema che richiede massima attenzione, partecipazione cerebrale e poi forse anche umana, che ci tratta come Uomini e come Donne, quindi capaci di relazionarsi con le immagini, le parole, la poetica dell’opera. Gli altri si fermeranno al risolino di scherno che solitamente si fa quando non capisci un cazzo,  ma non hai il coraggio di dire che non capisci un cazzo.
La cosa preoccupante è che vedo molti Occhialuti, cioè parlo di noi Sacri Custodi della Bellezza Assoluta e Assolutista del Grande Cinema, impoverirsi e diventare alla stregua di un tamarro qualsiasi. Brutti tempi.
Non di meno ci troviamo di fronte a un film eccezionale, a una strepitosa lezione di recitazione corale, (con anche i piccoli personaggi assai ben delineati), con una sceneggiatura assolutamente perfetta e una regia che, insolitamente per Anderson, abbandona il furore della mdp che talora sovrastava i personaggi e dava l’impressione di un intervento dall’Alto del Regista, (un precisare che il Cinema è fatto dai registi che sadicamente si scatenano, movimentando la vita dei personaggi),con invece una regia minimalista, seminascosta, statica, opprimente. Perché sia ben chiaro che parliamo di oppressione. E qui non ci sono, come in altri film ammmmereggggani,possibilità di fuga verso la libertà di qualche eroe individuale che, nel nome della sana tradizione liberale, scopre l’amore e combatte la tirannide. No, perché qui l’oppressione è stato di vita naturale, essa forma le tue ossa, scorre nel tuo sangue, è la tua carne. La setta è una prigione, ma il Mondo fuori? Davvero aver combattuto per la libertà e democrazia ti ha salvato? No. E qui comincia il grande dramma di Freddy. Lo vediamo e lo vedremo sempre sul bilico e oltre del disastro umano.Quando questo ragazzo è stato felice? Quando la rabbia e la follia che nasce dalla vita quotidiana e dalla natura umana, non da traumi, l’ha lasciato in pace?Forse solo quando incontra Lancaster. Forse solo quando sente parlare della Causa, forse in quella famiglia, ma è un inganno.Il regista e sceneggiatore ci dirà che forse non è così. Stai vedendo il film di una condanna, stai vedendo il film di un’apocalittica fine umana e non serve una setta, una causa, non serve credere in un Padrone, anzi nel tuo Dominatore, (master), perché sei solo gioco e passatempo, sei lo specchio che riflette la sua voglia assoluta di essere idolatrato. Riempi la solitudine di un uomo che, nonostante si sforzi di avere potere,rispetto, non è altro che un povero egocentrico in cerca di fortuna  e polli da spennare.
In questo, però, Anderson ci vede anche qualcosa di sottilmente tenero. Nella scena della prigione dove la rabbia atroce lascia spazio a piccole tenerezze, (con Lancaster -Hoffman, che dice al suo Freddy- Phoenix-, che lui gli vuole bene e che lui si interessa del povero marinaio senza radici e in balia di una rabbia senza fine), c’è anche il sadismo assoluto e totale, il plagio consenziente, l’abbandonarsi nelle mani della persona sbagliata..- C’è un discorso sulla solitudine cattiva, universale, totale che colpisce questi due uomini. Uno ha bisogno della sua setta,di gente debole da plagiare e l’altro ha bisogno del suo padrone, figura paterna e punto di riferimento. La via scelta da Anderson però è spiazzante, evita la tensione drammatica sempliciotta, melodrammatica, spinta che potrebbe dare una storia come questa, portando il suo film sui territori sicuri del filmone “impegnato”, ma per tutti. Lui invece chiede moltissimo e pretende moltissimo perché ti offre tantissimo. Non è Cinema, è vita che scorre in immagini, ma filtrata dal Cinema e dai suoi mezzi, difficile che la maggioranza sappia stare al passo di questa opera, ma gli altri e le altre avranno da gioire infinitamente.
Philip Seymour Hoffman si mostra un grandissimo attore, non sbaglia film da quando lo conosco e anzi, pure se il film non è il massimo, lui è sempre un mostro di bravura. Sempre. Joaquin Phoenix, più che recitare, qui è una maschera, un simbolo che diventa carne e uomo e la sua sofferenza pesa e disturba. Non è un film consolatorio e, a parte il suo unico sbaglio cinematografico – Ubriaco d’amore, che rimane sempre un gioiello in confronto alla merda che circola- anche questo prosegue un discorso amarissimo e a suo modo malinconico, straziante, persino tenero sul fallimento umano e un senso di riscatto rimandato, abbandonato, o vissuto come liberazione attraverso il dolore.
La storia di Freddy, che tornando dalla guerra spezzato e perso, trova rifugio nella setta dello scrittore e tante altre cose, a sentire lui,Lancaster, è una storia universale sul potere, la solitudine, la vita, ma raccontata con uno stile personalissimo e innovativo per lo stesso regista che abbandona lo stile possente e movimentato per concentrarsi freddo e disilluso su due uomini alla deriva, ma uno si salva con l’inganno e la  manipolazione, l’altro con un abbraccio a una donna immaginaria fatta di sabbia su un spiaggia, abbandonato alla sua fine.

Capolavoro assoluto di inizio anno.

“The Master”, il Trailer ufficiale italiano


13 Dec

 

Eccolo qui.   

“The Master”, Final…?


02 Oct

 

Vedremo…

 

“The Master”, il Trailer definitivo


08 Sep

 

Inizierà domani il Festival di Venezia (quando è stato “concepito” questo post era… così) e noi cinefili ci stiam già “imbarcando”. Alcuni, i più “frettolosi” e impazienti, son già al Lido, ove però tutti quanti potremo ammirare, in anteprima mondiale, quello che è forse il film più atteso dell’anno, che mi par noioso scrivere “per titolo”.

 

Oggi, è uscito il trailer “finale”.

 

 

(Stefano Falotico)

Joaquin Phoenix, anche il fratello di “River” è un grande come “Bruce Springsteen”


11 Aug

 

Sì, amo il Boss, Lui è l’Uomo paradisiaco che non guarda in faccia Patti Scialfa quando “la” sublima, e non teme le Montagne Rocciose quando, nel freddo malinconico del “Nebraska“, ascolta il dolore dei figli innocenti di “Philadelphia

Tutto ciò, a preambolo “digressivo” del nostro “Ritratto d’attore”.
Stavolta, in vista della sua “doppiona”, parleremo di Joaquin Phoenix. Sbruffone, “labbroso”, a molti antipatico, dunque “lebbroso”.

Sì, prendo carta e penna (indiana) e risalgo alle sue origini selvagge.
Classe 28 Ottobre del 1974, cinque anni dunque più vecchio di me, sebbene se “li” porti male (non “usa” però ancora il riporto, i capelli son brizzolati un po’, ma molti, li perderà quasi tutti stando a quel che intuisco dalla sua virilità ormonale), può annoverare vari capolavori all’attivo.

Innanzitutto, facciam subito chiarezza con chi, di Cinema, ne capisce quanto il fruttivendolo del rione “Gli aironi rossi del cocomero stimolano i sogni perduti dell’aeroplano”.

Sì, una ragazza, oca più delle papere che galleggiano nel laghetto “La stronzetta in cerca del galletto per il suo volatile”, mi si avvicina, con far “felpato”, e mi disturba alquanto:
– Carino codesto, come me lo…
– Senti, vai a lavare i piatti. Tu assomigli a tuo fratello.
– Che vorresti dire?
– Dai, lo sanno tutti. L’altra sera ha visto Phoenix – Delitto di polizia di Danny Cannon, e si è sparato un cannone credendosi Ray Liotta di Goodfellas.
La sua innocenza fu infranta a 8 anni, quando vide vostro padre mungere più del dovuto una vacca. Da allora, è un lattaio.
Prendi questo fazzoletto, e vedi di smammare.

Parlo con donne che meritano la mia bocca. Dunque, stai zitta e non cercar di “rizzar” quel che, da me, non avrai.
Mai! Neppure “in ginocchio”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Da morire (1995)
    Nicole Kidman è una to die for.
    Joaquin lo sapeva, e sbirciava le sue “mutandine” (?), gettando il “pennarello” sotto il tavolo, per il “vestito niente“.

    Comunque, se la scopò.

  2. Innocenza infranta (1997)
    Appunto. Quando tuo fratello è uno che si fotte Jennifer Connelly nello “scantinato”, nel ballonzolar delle tette che furon prima della sua anoressia, si perde la purezza, “masturbandosi”.
  3. Il gladiatore (2000)
    Qui, l’idiota c’è tutto.
    Mai mettersi contro Russell Crowe, soprattutto se eri ancora un attore “alle prime armi”.
  4. I padroni della notte (2007)
    Datemi un’Eva Mendes, e il frutto del Peccato combinerà dei “casini”, distruggendo un’intera famiglia.
  5. Two Lovers (2008)
    Ah, che “sfigato”, eh?
    Non sa se scegliere fra Gwyneth Paltrow o Vinessa Shaw, per la cronaca la “nudista” di Eyes Wide Shut.
    Parafrasando Al Pacino: “Joaquin, nel dubbio, fottitele nel triangolo”.
  6. The Master (2012)
    Dopo un ritiro (in)giustificato, un ruolo sto(r)ico.
    Infatti, dal suo volto scarnito, comprendiamo quanto lo stress sopportato durante le riprese, l’abbia “incarnato” in un’interpretazione “sentita”.
  7. Quando l’amore brucia l’anima (2005)
    Ecco, appunto.

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