Posts Tagged ‘Pirandello’

Il vaso di Pandora dei social, la sciagurataggine dell’umanità odierna ove ogni scheletro nell’armadio ha rivelato il Joker dentro ognuno di voi


06 May

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Sì, fremo, fibrillo, non sto nella pelle, son convulsamente eccitato nell’attesa che il Joker con Joaquin Phoenix esca sui grandi schermi.

Ah, questo Principe dei clown, questo viveur bukowskiano fuori da ogni schema che, dopo mille delusioni e ambizioni massacrategli da uomini intellettivamente più preparati di lui in tal gioco della scherma ch’è la vita, dopo che appunto è stato infilzato, sbudellato nell’anima, angariato, vilipeso, nell’amor proprio infranto, dopo che è stato accusato di essere semmai un infante perché troppo puro, s’è dato alla follia più esuberante con tanto di papillon variopinto su trucco esilarante.

Divertendosi da matti a prendere in giro un mondo più folle di lui che s’è permesso il lusso sfrenato di deridere la sua anima diversa e non omologata al porcile di massa.

Dopo tanta cinica baldoria, la sua euforia e ogni suo slancio spontaneo son stati castrati dall’arroganza farisea di uomini di panza.

Sì, il Joker dev’essere un sociologo, un antropologo di questa società iper-cinetica figlia di un montaggio allucinato da peggior Cinema del compianto Tony Scott, un nemico pubblico Gil Renard di The Fan che erroneamente credette ingenuamente all’idolo chiamato mito, alla cultura ellenica, al culto di ogni venerazione della bellezza artistica. Ma, tradito dalle scelleratezze di un’ipocrisia stagnante, ciclicamente punitiva nei riguardi delle persone troppo sincere e dunque senza maschere, ha smascherato a sua volta, attraverso la sua irridente, strafottente mask grottesca, un mondo pirandelliano, compiendo prodigiosamente e stoicamente una metamorfosi alla Kafka, da mosca cronenerghiana, sputtanando di brutto la pirotecnia folcloristica d’una società frenetica come un film prodotto da Jerry Bruckheimer, diretto da quel cazzone di Michael Bay, destinato a lobotomizzare ragazzi già innatamente deficienti, cresciuti a botte di anabolizzanti ed edonismo da robot coi cervelli poco Transformers, vuoti e stolidi soltanto nello svuotare il portafogli, rinnovando l’abbonamento in palestra per mettere su muscoli da Boogie Nights.

Sì, un mondo oramai andato a zoccole.

Falsissimo. Ove tutti si professano sani di mente e sani. Invero son sporchi, corrotti, in una parola porci.

Ben venga allora l’onestà (im)morale, la pornografia da collezionare con tanto di HD nel prendere tutto a culo in 1080p con tanto d’ingrandimento orgasmico sull’inculata collettiva.

Sì, siete tutti fottuti.

Oggi non potete più nascondervi nei vostri trucchetti. Sì, basta spiare i vostri profili. Siete una contraddizione vivente. Che voyeurismo!

Sì, gente che inneggia al Cinema di Sokurov e a quello metafisico di Malick e poi, al contempo, inserisce post peggiori di Così fan tutte.

Abbiamo allora uno spopolare di medici senza frontiere, sì, sessuali però, abbiamo turisti del Louvre, tornati da Parigi, che si fanno i selfie in zona Fiera con una Gioconda, leggasi prostituta di bassa sega, no, lega che ti fa il sorrisetto se le sganci un centello.

Sì, siete il più grande museo vivente delle bugie da imbalsamati mentitori delle vostre coscienze. Le vostre mentalità sono più immobili di una statua di cera di Buster Keaton.

Ecco allora quello col reddito di dignità che, in preda a manie di grandezze, dopo una vita vissuta nel buio della sua notte più fonda, disegna a matita la reggia di Versailles, sognando di essere il Re Sole per sconfiggere una solitudine da colui che dovrebbe solo ghigliottinarsi.

No, invece, non pago della sua tristezza, motteggia per far ridere ancora di più la gente. In modo che qualche anima pia, più ingobbitasi di Quasimodo del Victor Hugo, almeno possa benevolmente, pateticamente compatirlo.

Sì, grazie alla sua autoironia e al suo pietistico sarcasmo, spera pure di rimediare una scopata fra un antidepressivo e l’altro, una canzone di Elisa e qualche risata da rimbambito con i film di Vincenzo Salemme.

Di contraltare, in questa chiesa materialisticamente fatiscente, in questo mono destrutturato e bruciato più della cattedrale di Notre-Dame, abbiamo anche gli influencer.

Cioè degli idioti leggermente più furbi degli altri imbecilli.

Sì, donne che hanno letto solo la pagina degli oroscopi della Guida Tv, le quali dispensano saggezze a un loro pubblico di fanatici, poveri cristi che però, a differenza di Cristo, il quale morì vergine e, a parte la tentazione per la Maddalena, comprensibile in quanto super patonza mai vista da trombarsela a cazzo durissimo, era completamente disinteressato al sesso, sì, ah ah, pendono dalle labbra ma soprattutto dai glutei di queste massaggiatrici delle dure balordaggini più fisicamente appetibili.

Se a voi questo mondo di oggi piace, buon appetito.

Evviva la pazzia.

Vai, Joker. Buttati nelle strade, datti all’idolatrica ilarità sconsiderata, gigioneggia e scoreggia, cazzeggia, quindi immalinconisciti e canta al plenilunio con Jimmy Durante.

Ché la tua vita distrutta sia di monito a un mondo di ritardati e furfanti, di troie e bastardi.

Sì, tu sei The King of Comedy, tu sei Travis Bickle.

Beccati questa, pappone, lurido maialone.

E andate tutti a farvelo dare nel culo.

Siete venuti a galla, miei galli. E io sono Asterix. Ah ah.

Vi siete smascherati per i miserabili che siete sempre stati ma, prima dell’avvento di Facebook e Instagram, andavate in giro in giacca e cravatta. E gli altri davvero pensavano che non vi guardavate i film con Nicole Aniston.

Laureati! Con tanto di lode. E, come dico io, di lorde. Cioè quelle che, abboccando ai vostri soldi, imboccavate…

La verità del mondo è una sola:

Ed Sheeran ha sempre avuto una faccia da scemo. Durante l’adolescenza, non poteva farci niente. Se, all’ennesimo affronto e presa per il popò, assalito dalla rabbia, gli fosse saltato in mente di fare del casino, l’avrebbero internato come Arthur Fleck.

Ora, dopo due tre canzoni, ha i soldi che gli escono pure dalle orecchie da Dumbo. Sì, ha una faccia da cretino più di prima. Ma, se qualcuno l’offende pubblicamente, questo qualcuno viene contattato dall’avvocato di Sheeran. E il coglione finisce in mutande con tanto di rehab. Con tutti gli altri possibili, futuri e immaginabili Ed Sheeran, non ancora arrivati a un successo Perfect, che lo trattano da pagliaccio.

Molto triste, vero? Why so serrious?

E dai, non fare il musone, ce l’hai un lavoro? E una ragazza con cui guardare A Star is Born? E smettila… ma che vuoi dalla vita? Non mi dirai che ti fai i segoni su quella lì, eh? Ma che schifo!

Vergogna!

The Show Must Gon On.

Ricordate. Resiste e vince il più puttaniere e motherfucker.

Quindi, dateci dentro!

 

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di Stefano Falotico

Lezioni di nichilismo di un uomo asciutto che beve acqua frizzante fra Pirandello e Totò


22 Nov

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Sì, Uliveto, che facilita la digestione ed evita, di gas benigni e benefici, le fighetterie e le cagate.

Sì, con grande, sommo dispiacere dei somari, quelli che vorrebbero annichilirmi dietro patenti sommarie della mia personalità, riducendomi allo sguardo pietoso, e irriguardoso, del loro vedermi come uomo penoso, posso affermare che sono un uomo pen(s)ante. E il pensare, in questa società afflitta dalle apparenze, è un male, qualcosa da reprimere, da avviare e “raddrizzare” alla (s)corretta giustezza faceta di chi, illuso, pensa che la vita sia un breviario (d)istruttivo. Ah, quanti danni ha fatto la pedagogia politically correct. È stata una catastrofe sesquipedale che ha ammorbato gli uomini dietro falsi comportamenti, esternati e non, di un moralismo bigotto, ipocrita e stronzo. Ogni volta devo scansar gente di tal orripilante faciloneria, rinnegando anche le donne facili che, ben volentieri, a me si avvicinerebbero e se ne “abbevererebbero” in segno di lor nudità offerta in remissione dei peccati, non solo i miei, anche i loro da peccatrici però coperte dalla maschera sociale che le scagiona così da qualsiasi accusa di “puttanesimo”. Ah sì, la psicologia femminile, mi rincresce dirlo, donne che amate quella cosa “crescente”, è tutto sommato facile. Nessuna donna vuole sentirsi dire che è una puttana, nemmeno quando pratica questa vecchia professione da an(n)i comprovati e “irridenti”-irredenti (eppur sono ridenti), e lo “attesta” di sue “credenziali” in filmografie sconce in cui esibisce il suo didietro e il suo così (s)porco far soldi e godersela… No, neppure le puttane conclamate, quelle per cui, anche per culi, è stato acclarato di essere delle volgari meretrici, piace essere nominate in questo modo. Figurarsi a quelle che si credono di non esserlo solo perché si celano dietro la finta rispettabilità. Hanno una vita “normale”, dei figli da allev(i)are, un marito con un’ottima posizione intoccabile, e soprattutto un lavoro “nobile” che è il risultato, dicono loro, d’immensi sacrifici, di scelte dure… che mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, ripudierebbero e cambierebbero.

Mah, a me non convincono… perché come tutte le donne son sempre sintonizzate, nel tempo libero, su qualche programma che le rilassi e le faccia divertire, nella spensieratezza scostumata dei loro repressi ardori che, al fiorir di scemenze televisive, si squagliano nel piacer vanesio del loro smaltarsi le unghie, facendosi carezzare da gatti con le fusa. E qui si mostra tutta la loro falsità perché, anch’esse animalesche, hanno propeso, come quasi tutte, all’appagamento terribilmente “cutaneo”, epidermico dell’allisciarsi nell’estatico orgasmo della loro intimissima “soddisfazione”. Che bellezza…

Poi, ancora peggio, ci sono quelle che non si dichiarano né sane né sante e, per anticonformismo di maniera, per gusto trasgressivo da frust(r)ate, citano (a proposito di maschere… e “mascara” da uno, nessuno, centomila) Pirandello, dichiarandosi pazze…

Conviene a tutti, capisci? Conviene a tutti far credere pazzi certuni, per avere la scusa di tenerli chiusi. Sai perché? Perché non si resiste a sentirli parlare. […] Non si può mica credere a quello che dicono i pazzi! Eppure, si stanno ad ascoltare così, con gli occhi sbarrati dallo spavento. Perché? […] Perché trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica, la logica di tutte le vostre costruzioni! Eh! Che volete? Costruiscono senza logica, beati loro, i pazzi! O con una loro logica che vola come una piuma! Volubili! Volubili! Oggi così e domani chi sa come! Voi vi tenete forte, ed essi non si tengono più. Voi dite “questo non può essere” e per loro può essere tutto. Ma voi dite che non è vero. E perché? Perché non par vero a te, a te, a te, e centomila altri. Eh cari miei! Bisognerebbe vedere poi che cosa invece par vero a questi centomila altri che non sono detti pazzi […]. Perché guai, guai se non vi tenete forte a ciò che vi par vero oggi, a ciò che vi parrà vero domani, anche se sia l’opposto di ciò che vi pareva vero jeri!

Invero pazze non sono per il semplice fatto, o “fallo”, che nessun pazzo è cosciente di esserlo. Ah, che pazz(i)e! Anche se qualcheduno, come dice Pirandello, a un savio vuol far credere di essere pazzo per tenerlo “buono” e zitto, castigato in una “diagnosi” che imprigioni la sua volontà e lo renda così schiavo, incapace di autodeterminarsi.

La vita vera è un continuo oscillare, in verità, ah la verità, fra saggezza, malinconie, euforie, ipocondrie da “malati immaginari” (così si scansano le responsabilità, soprattutto verso sé stessi), salti di gioia, lutti, dolori, e il lavoro.

Ecco, il lavoro è qualcosa che, posso affermarlo senza (ver)gogna, non mi appartiene. Per quanto, anche testardamente, abbia provato a inserirmene, a comprenderne le logiche, sono troppo attratto dalla mia mortalità per poter sciuparmi dietro questa repressione della vitalità. Sì, il mio profondo sapere, in ogni istante che vivo sapendo che sono appunto vivo, m’impedisce d’ingrigirmi nella “vita” degli spenti, come direbbe Bukowski. A oliarmi negl’ingranaggi del compromesso, dei giochi da “adulti”, lontano quindi sono da certe burocrazie dei modi “normali” di vivere. Dell’alzarsi la mattina e fare il proprio “sano” dovere, rincasare stanchi e affaticati, ma soprattutto coi nervi a mille e iper-stressati, e cucinarsi una cenetta “speciale” con tanto di seratina sul divano e una compagna che ti regge il moccolo, il tuo moccioso, “reggendotelo”. Per carità! Preferirò sempre la mia solitudine “angosciante” a queste dinamiche spos(s)anti. Ah, dimenticavo… il mocio… scopate a terra! Ah, ah!

Ah, che poi ci son anche le donne che son talmente annoiate dalla loro “normalità” che guardano serie criminali a base di squartamenti, per esorcizzare il lor mal di vivere nella catarsi da Teatro greco secondo la quale la violenza mostrata rende la donna meno preoccupata. Sì, spiando nelle mostruosità altrui (Chi l’ha visto?, docet), s’illudono di essere donne a posto.

Quando invero covano sentimenti di rivalsa… figli(e) di una piccineria, questa sì, da sbattere in prima pagina!

Così, in questa società malata, fioriscono psicologi e psichiatri. Altre figure assai discutibili. Che studi hanno fatto per poter permettersi di propagare “benessere?”. Alcuni di questi escono da studi “tecnici”, clinicamente asettici, e non potranno mai capire la splendida “oscenità” dell’inquietudine, la “disagiante” bellezza del vivere. E vivere davvero significa giustamente soffrire, non essere conciliati alle idiozie, col sorriso smaltato, adeguarsi squallidamente al “buoncostume” deficiente delle sciocchezze e delle banalità.

Sì, lo sapeva il grande Totò… la malafemmina insegue la “cara-bella”, caramella, caravella delle donne perdute… ho detto tutto…

La mia vita è piena di mentali nebbie e di ubbie… ma chi la vede?

 

di Stefano Falotico

Immagini pirandelliane della realtà, anche piramidali del Cinema


25 Sep

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Scusate se, essendo io “anomalo”, nel panorama odierno disserti delle maschere e dei vol(t)i con sfacciata (pres)unzione. Ma è un compito che debbo assolvere per ottenere, da parte di molta gente che mi denigra, una cosiddetta assoluzione.

Come già ribadito in più sedi, e questo pensiero sedimento in quanto essere possedente una mente non di demenza, in passato molto peccai. Ma credo che, al di là dei castighi “inflittimi” dalla religione e dalla mia “sacra regione”, peccherò ancora, in quanto come tutti gli umani piccante, no, volevo dire peccante.

Ecco, assisto impotente, pur non soffrendo d’impotenza, a Bob De Niro che, davanti a Obama, presidente tutt’ora in carica (e sua moglie è cara), ha recitato estratti di poeti afroamericani, recitandoli con un piglio da uomo imbolsito, di panza più che di creanza, lontano anni luce dal Max Cady che fu. Un pingue settantenne che ha sciorinato con poco ardire e molto di labbra salivare. Ma è Bob De Niro. La gente lo ammira estasiata e qualsiasi stronzata faccia lo applaude. Se così avesse recitato un “disadattato”, l’avremmo preso per coglione.

Questo per entrare pian piano, molto alla larga, nel mio discorso.

Uomo che son lontano dai cori, di mio cuore spesso remoto anche da sessuali corpi. Da anni, professo (inde)fesso, la volontà di essere libero. E scrivo libri. M’accorgo però che questo mio (pro)cesso d’intellettualizzazione sortisce l’effetto contrario. La gente mi tratta da persona “alta” e dimentica che ho anche (bi)sogno di scherzare, di “schizzare”, di esser ilare, giullare e d’ira talvolta sbandare. Essendo uomo e non macchina. Così, vengo “uni-dimensionato” in un’infinitesima parte di me “apparente”, ove Stefano è il dotto, il saggio, quasi uomo che, ieratico, indosserebbe bene il saio. In verità, possiedo solo un bonsai e so quel che (non) so. Per il mio compleanno, un caro amico s’è ricordato dei nostri glory days in cui, io mezzala e lui difensore “mezzo pollo”, giocavamo nel Lame Ancora, spadroneggiando di tiri micidiali e “palle” fra le mutande. Poi mutammo. Lui non so che lavoro svolga, io non svolto.

Eppure per me lui resta un difensore e io un semi-attaccante. E in quest’immagine di noi legata ai ricordi si fa il mio discorso. Viviamo di etichette appioppate al prossimo. E vediamo di lui quel che la nostra mente s’è costruita nel farsi l’idea di chi lui (non) è.

Molta gente pensa, ad esempio, che George Clooney sia un brav’uomo. A me ha dato sempre l’impressione di essere un ma(ia)le. Ma è un mio George, il suo Clooney è forse diverso sia dal brav’uomo che dal porco.

Detto questo, vi benedico e vado a vedermi Inter contro Bologna. Sperando di beccare la scommessa.

 

di Stefano Falotico

 

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The Mask alla Jim Carrey, poveri cazzoni, sfoderate il ghigno che spinge


03 Jun

 

di Stefano Falotico

Come siamo diversi, tutti a lor modo eterogenei, variegati, ano(r)mali, strambi, colorati, animali, alcuni grigi e non sfumati, altri neri ma il cupo fa colpo, siamo delle maschere colanti mascara…

Sì, siamo tutti (s)fatti a mo(n)do nostro, alcuni ti amano per quel che sei, altre ti voglion cambiare perché non hai i soldi per “soddisfar” i loro “appetiti”, alcuni invece ti elevano in gloria. Molti desideran che dalle palle mi levi e, di buona lena, lavori ogni dì appena il gallo fa chicchirichì. Eppur di notte sto sveglio in tante donne senza vesti e non è tanto ron ron ma brum brum, alla faccia vostra che m’invidiate di bromuro.

Tempo fa, scrissi un libro sulla solitudine. Una donna lo lesse e mi diede dell’uomo triste, una mi disse che scrivevo da Dio, un’altra, dopo la lettura sconvolgente, cambiò nei connotati, divenendo un’extra-terreste. Secondo me, venne e basta e, non essendo mai prima “venuta”, si sentì così tanto al settimo cielo da assumere delle orecchie da Star Trek. Vedi alle volte? Da strega frigida, bastò un po’ di “strudel” per (di)struggerla. È rimasta depressa e oggi se la tira di borsetta alla Mary Poppins. Non si dolga. Con un poco di zucchero, la pillola va giù e il mio in lei non va lì. Mangio più gustosi tiramisù. Sì, alcune san coglierti in “fragrante”, altre ti rendon più sol(id)o e pensan solo a un pene senza c… i per la testa da lor chiappe chiattissime al mare nel mostrar i seni cadenti. Questa è tristezza, volere i soldi per spassarsela di ghiaccioli da imbarcate, non il mio libro sulla solitudine. C’è del fascino in questo mio, incentrato sull’eremita che vive da Re Mida. C’è dell’intoccabile desiderato, assiderato, senza molto sedere ma comunque tutti gli domanderanno: “Ma come fai a vivere così? Beato te, che culo”. Sì, sai che roba. Di mio, faccio la spesa, di umorali afasie soppeso il mio malessere, molto stress che “cucino” con del purè. Via però queste fritte patate da me. Meglio il tè. Fa’ tu. E dammi del lei. E come sta Leo? Leo chi? DiCaprio? No, Leo, tuo nonno. L’avevo lasciato che stava con una zia, non è che finito in ospizio?

– Che fai? Nelle vite altrui spii?

– Scusa, non posso far pio pio? Ah sì, Pino. Era l’amante di Leo, no? Come la mettiamo… la zia?

Sì, meglio farsi i propri. E dir che avevo chiesto permesso di toc toc. Forse senza tatto. Ma alcune donne son dei brutti tocchi anche se veston alti tacchi. Oh, chiedi come stanno gli altri e fanno poi star male te. Sospettosi a dir poco, a dirla tutta ho il “bernoccolo” dopo averle prese… al borotalco.

Me le han date… batoste? No, alcune donne guardano al valor della testa, non alle palle degli uomini. Coi testicoli si va poco avanti, fidatevi, “duri”. Farete testacoda a pigliarlo nel didietro. Di mio, ho l’assicurazione in caso di sinistri. Non voto però la Destra.

Sempre a riflettere. Sì, fa parte della mia indole. Non la considero da ribelle ma da bello che… c’è a chi piaccio e a chi proprio non vado giù. Ma d’altronde piacere a tutti è la virtù dei fessi. Ho sempre infatti reputato enormemente strafottenti, per non dire scemi, coloro che spudoratamente si professan geni. Mah, nella mia vita ne ho viste tante… più dei lo(r)dati geriatri, ma la ginecologia si sposa con un po’ di mia stempiatura senz’impianto tricologico. Perché uomo, che perde qualche pelo, altri ne guadagnerà. Indagando nelle “parti intime” con giocosa chirurgia dell’erotismo più addent(r)ante. Son uomo che penetra, a tinte fosche, quelle rosse e di bionde anche s’ubriaca a più non posso, altrimenti mi fanno nero. Sì, son amante ma non così dotato come quelli di colore. E non datemi del vizioso, finitela coi vostri pettegolezzi da circoli. Ah, mi fan olezzo. Ma, si sa, alcuni hanno per me dei ribrezzi, altre con me bacian la brezza. Ci sbronziamo di panorami in cui le stendo e le donne, avvinghiate a mio monumentale comandamento, obbediscono urlando… in queste vostre valli di lacrime, la l(i)ana è pecora che tien desto il “bastone” della pastorizia. Tra fontane ribalde, d’orgasmi abbaiamo, alla faccia dei preti che ammiran gelosi i balconcini dal parapetto dei loro abbaini. Mi gridan che son svergognato e non devo abbassarmeli ma io lo alzo e si sente duramente. Cosa? Il peto!

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