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Il JOKER Marino riparte alla volta di Roma per conquistare la platea di THE IRISHMAN: che fantastica storia è la mia vita da Gladiatore e Michelangelo


19 Oct

72677737_10214741908404188_9121557796993630208_nEh sì, io e te, Roma, non dovevamo vederci più?

Valentina+Lodovini+Lexus+76th+Venice+Film+jY4niwuy10GlLa prima volta che me ne recai, no, non a Recanati, la città del Leopardi, ah ah, fu tantissimi anni fa nella galassia lontana della mia post-pubertà poco in odore di santità. Quando avvertii, nel mio animo ma soprattutto nel mio cor(po), sensazioni peccaminose. Si chiamano adolescenziali turbamenti.

Ovvero, le capricciose voglie di un ragazzo che desidera una ragazza per metterglielo dentro.

Detta come va detta e dato come dio comanda e soprattutto non solo se dio vuole ma se lei è consenziente, senza poetizzare nulla.

Ero in terza media e andai nella capitale con tutta l’allegra congrega della scolaresca.

Stazionammo in un albergo fatiscente in piena periferia più degradata della Gotham City in cui abita Arthur Fleck. Uomo d’inarrivabile malinconia.

Un uomo comunque paragonabile a Michelangelo poiché in lui scoccò la scintilla divina da Adamo toccato da un’interpretazione da dio di Joaquin Phoenix Sì, Michelangelo, nonostante fosse un genio inaudito, creatore della Cappella Sistina, de La Pietà e di quasi tutta la facciata di San Pietro, visse come una merda. Riscattandosi dalle perpetue umiliazioni, lavorando per il papa che gli commissionò capolavori quasi pari, per perfezione stilistica e potenza visionaria, al Leone d’oro della scorsa Mostra del Cinema di Venezia.

Una vita tormentata quella di Michelangelo, senza troppe ricreazioni e rinfreschi. Rischiò anche d’essere sbattuto al fresco. Anche se si dice che, tra un affresco e una superba scultura monumentale, a notte inoltrata, affrescò molte donne dai corpi statuari incontrate per strada, dopo averle invitate a bere del vinello alla trattoria più vicina.

Sì, dietro le frasche, a loro offrì la sua fraschetta. Fraschetta, detto apposta, nel senso di locale romano. Non fiaschetta.

Ove forse incontrò persino quel figlio di pu… a di Jude Law di The Young Pope. Uno che… non ci crede nessuno che non stette a letto con Ludivine Sagnier. Donna di enormi tette tali d’allattarti nell’allettartene con tanto di baciarla, (s)fregandotene. Ah ah.

Nonostante il marito di lei, guardia in prima linea dei Lanzichenecchi, dopo aver partorito un figlio da Ludivine, s’illuse di non essere una checca.

Adoro Ludivine Sagnier. Lei forse non è vergine come Santa Maria ma è una figa della madonna.

Se non riuscirò a giacervi, vorrei comunque avere un figlio da costei. Semmai anche tramite l’inseminazione artificiale proveniente da un altro pianeta. Basta che poi non ne venga fuori un povero Cristo, costretto a esperire il dolore e ad espiare le colpe d’un mondo ove molta gente crede, a tutt’oggi, che dopo la morte ascenderà al cielo.

Un mondo di pazzi.

Quando morirò, voglio sedere lassù da solo, senza Gesù al mio fianco. Ah ah.

Come capitò e capita purtroppo a molti geni, Michelangelo, a parte gli scherzi e gli schizzi… sulle tele, non fu un uomo che avrebbe mai ascoltato Marco Mengoni. Quindi, fu considerato dalla società un minchione.

E venne… inculato peggio di Arthur Fleck.

That’s Life!

Poiché i geni son soventemente reputati uomini alla carlona messi alla berlina per colpa del nazismo ancora imperante malgrado la caduta del muro di Berlino.

Uomini non adatti a chi non ha una visione angelicata della vita e non riesce ad amare la paradisiaca bellezza dell’arte contemplativa il piacere anche soltanto d’un pennello impressionistico alla Vincent van Gogh da spizzicare non solo con la Sagnier ma soprattutto con Lodovini Valentina.

Un’attrice pessima ma una passerona da passerella a cui, come Michelangelo, non offrirei solo del vino, bensì tutto il mio red carpet. Con tanto di grappa e ingropparmela.

Ovviamente, fra questi geni miracola(n)ti l’orrore delle persone che vivono quotidiane esistenze mediocri e immisericordiose, (s)fatte di rivalità fratricide, d’accoppiamenti bradi da bradipi da sconci, lerci uomini e donne volgari, in questo mondo inetto pieno d’insetti, il Falotico è come Leopardi e Michelangelo.

Un uomo capace di scrivere La satanica brama del fatale languore ma che si trova in una situazione economica al cui confronto Arhur Fleck è Donald Trump.

Ah ah.

Bene, mica tanto. Dunque, ho due scelte (im)possibili.

O faccio come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, ovvero trovo un sindacalista corrotto che mi paghi per ammazzare gli stronzi, oppure mi darò al circo.

Come Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe?

È più personalmente fattibile, oggettivamente, quello Orfei.

Anche se Moira è morta, Pozzi Moana non c’è più e comunque preferisco ai fenomeni da baraccone, eh sì, Luna di Gianni Togni.

Ah ah.

Si stanno scatenando, oramai da due settimane accese, discussioni su Joker.

Fra sostenitori a spada tratta e detrattori che non vogliono piegarsi.

Spero che apprezziate sempre la mia autoironia assolutamente innocua.

Sono un satiro perché so prendere le tragedie con leggerezza. Dunque, sono sano e santo. Ah ah.
Possiedo lo stesso carisma di Padre Roberto Carillo/De Niro di Sleepers e la stessa bellezza, quasi, di Billy Crudup/Tommy Marcano.

Sì, io e Tommy Marcano siamo molto simili. Per colpa di una bravata, a causa della nostra inesperienza, passammo un calvario terrificante. Poi ancora sbagliammo, la seconda volta, per troppa rabbia. Sleepers non è un grande film ma, quando Brad Pitt chiama in tribunale Bob, è un colpo di scena micidiale.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Tutti rimangono agghiacciati, pietrificati e al contempo esterrefatti.

Invero, Brad mi conosce molto bene. In tempi non sospetti, mise tutti in guardia.

Dicendo: – Credo che non abbiate capito. Sapete per caso chi state prendendo per il culo, poveri ritardati?sleepers de niro tommy marcano sleepers

 

di Stefano Falotico

Venezia 76: JOHNNY DEPP, la pura estasi mistica della bellezza


08 Sep
JOHNNY DEPP in Pirates Of The Caribbean Filmstill - Editorial Use Only Ref: FB sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com Supplied by Capital Pictures

JOHNNY DEPP
in Pirates Of The Caribbean
Filmstill – Editorial Use Only
Ref: FB
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
Supplied by Capital Pictures

Ah, che piacere rivedere il Depp in splendida forma coi capelli corti e il ciuffo sbarazzino, con l’occhio morbidamente languido e il sorriso in totale relax, fra il torvo, l’imitazione de Il corvo e il rimmel forse leggermente sbavato a intonazione e detonazione dei suoi occhi scuri come le sue emozioni romanticamente sincere.

John Christopher Depp II, più vecchio di me di quindici anni. Eppur pare un mio coetaneo.

Sì, Depp stipulò un patto col diavolo. E forse, nello stesso anno in cui uscì al cinema con Donnie Brasco, tenendo testa a un Al Pacino leggendario, malinconicamente epico, carismaticamente malinconico, l’avrei visto bene anche al posto di Keanu Reeves in The Devil’s Advocate.

Ora, qualche anno fa rimasi impressionato quando, sul red carpet del lido veneziano, presentò in pompa magna, ma anche in panza da uno che troppo mangiò, Black Mass. Da ritradurre con grassoccia massa d’adipe figlia di pericolose maniglie dell’amore. Eh sì.

Sì, all’epoca stava con Amber Heard. Donna dalla venustà impressionante, poco dotata di seno ma dalle gambe chilometriche dalla rara, pregiata qualità. Basamento portante d’una magrezza longilinea davvero disarmante. Culminante in un viso fotogenicamente magnetico, splendidamente rifulgente in due iridi che tramortirebbero anche l’ultimo zombi vivente.

Sì, una donna bellissima. Peccato che sia un’attrice dalle dubbie qualità interpretative e che poco, a mio avviso, fosse appaiabile a un tipo come Depp.

Sì, infatti la loro relazione, dopo numerosi, furibondi litigi, dopo l’iniziale, turbinosa irruenza travolgente e forse selvaggia (galeotto fu il set del bruttino, irrisolto e pasticciato The Rum Diary – Cronache di una passione, appunto), finì con un’anale, no, annale causa giudiziaria che rischiò di bruciare entrambi più di Frank Langella de La nona porta. Ah ah.

Con la Heard che postò a tamburo battente le foto del suo viso escoriato a dimostrazione che il Depp la picchiò ripetutamente.

L’immagine di Johnny ne uscì piuttosto malconcia, Johnny sprofondò nella depressione, allontanandosi momentaneamente anche da Hollywood e ingozzandosi di musica a tutto volume. Scatarrando e schitarrando con la sua band.

Waiting for the Barbarians, presentato in Concorso alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia non è andato benissimo. Usiamo ora il passato prossimo.

Le critiche sono state perlopiù freddine, come si suol dire.

Ma Depp, in passerella, s’è dimostrato non solo un divo, bensì un dio. Facendo ciò che deve fare un attore quando presenta in prima mondiale un film di cui è protagonista.

Sì, i fan, scemi o esaltati che siano, sono venuti per applaudirti e tributarti il loro affetto. Ti hanno designato eroe delle loro speranze, dei loro intimi, impossibili, forse irrealizzabili sogni, tu rappresenti per loro l’incarnazione del discorso di Clint Eastwood a Hilary Swank di Million Dollar Baby. Sì, la maggior parte della gente non avrà mai una sola chance, alla gente comune non verrà offerta alcuna possibilità. Non sono tutti (s)fortunati come Rocky Balboa…

Uno su mille ce la fa, diciamo anche uno su un miliardo si fa i miliardi. Gli altri, per quanto costoro possano essere stati volenterosi, talentuosi, studenti diligentissimi e gentili, affettivamente parsimoniosi, solidali e nient’affatto facinorosi, per quanto abbiano sempre desiderato la donna d’altri, no, di personificare, appunto, il grande sogno, non solo americano, arrivati a una certa età, quando il gioco duro della realtà lentamente sopprimerà in maniera progressivamente violenta ogni loro ideale di purezza, commovente verginità e valorosità intonsa, vedranno smaterializzarsi le loro stupende, utopistiche illusioni e saranno costretti, a meno che non vogliano sacrificarsi come Depp de Il coraggioso, a ottemperare alla squallida ipocrisia d’un mondo ove impazza ancora la falsa demagogia.

Vale a dire, pur di non crepare disidratatati e privi di cibo, tireranno a campare come meglio potranno per sbarcare il lunario. Adattandosi a un lavoretto che svilirà ogni loro potenziale, piegandosi a un sistema meschino che oblierà le loro anime adamantine, obbligandoli ad obliterare il viaggio di sola andata verso un’esistenza piatta e grigia.

Alcuni vivranno nel raccontarsela, cercando di smorzare le loro frustrazioni nell’abbonarsi a qualche rivista di new age, altri, essendo crollati a pezzi, pur di giustificare a sé stessi i propri malesseri e i loro insanabili disagi, s’affideranno agli psicoterapeuti.

Sì, così se già hanno pochi soldi per pagarsi il biglietto d’un cinema ove proiettano l’ultimo film con Depp, arricchiranno pure il dott. Gerald Stringer, alias Jared Harris di The Ward.

Uno che dev’essersi comprato la Laurea con la raccolta punti della stazione di benzina gestita da zio Nino.

Ecco, fra lui e Ben Kingsley di Shutter Island, non so chi sia peggio.

Ora, da lunghe esperienze sul campo, dopo milioni di colloqui con coloro che si ritengono i maggiori luminari in materia freudiana, sono addivenuto alla lapidaria conclusione che la psichiatria, sì, è/sia una scienza esatta, nella maggior dei casi.

Ma non serve ugualmente a un cazzo. Sì, povero Leo DiCaprio di Shutter Island. Questo brav’uomo impiegatino che non volle corrompersi come Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street. Al che, dopo una giornata di merda, rincasò e trovò i due figli assassinati dalla moglie. Una che, a forza di sognare le ville di Beautiful e a furia di guardare le puntate di Porta a porta sul delitto di Cogne, ammazzò ogni sogno infantile.

Prima dicendo ai figli che non fu la cicogna a regalarli al mondo, bensì fu qualcosa che, dopo che lei si tolse la gonna e si sfilò collant, scivolò dolcemente in forno come Chocolat tutto colante.

La vita è sempre dolorosa. Dal parto alla morte è un’eterna sofferenza poco eterea. E torniamo a The Brave e al monologo di Brando.

Semmai, sei un adolescente figo come Johnny Depp, ogni Winona Ryder farebbe carte false affinché tu possa liberarla dai “demogorgoni” partoriti dalle nevrosi dovute alle sue Stranger Things, dette anche mestruazioni, ma non avevi fatto i conti con Edward mani di forbice in versione villain, ovvero Freddy Krueger di Nightmare.

Oppure, te ne stai bello tranquillo per i cazzi tuoi, ti sei appena diplomato, non hai nessuna rompiballe che ti scassa la minchia ma ti arriva la lettera di Stato secondo cui sei stato chiamato in guerra, da cui Platoon.

Non muori, sopravvivi e decidi di festeggiare. Peccato che il tuo amico migliore sia quello sciroccato di Benicio Del Toro di Paura e delirio a Las Vegas.

Mah, di mio, cerco di non mettermi nei guai come Depp in Nemico pubblico.

Stando bene coi piedi per terra. So che sarà altamente improbabile che scoperò Charlize Theron. Ma chi lo/a vuole? Guardate The Astronaut’s Wife e poi ne riparliamo. Ah ah.

Però, non dobbiamo essere troppo materialistici ma neppure dobbiamo sganciarci del tutto dalla realtà.

Prendete il film Transcendence, miei cultori dell’esoterismo. A parte il fatto che il film fa veramente schifo al cazzo, va detto anche che, a forza di non trombare, più che metafisici, potreste poi dar di matto come Jack lo squartatore di From Hell.

Ho detto tutto…

Sì, ho visto le migliori persone apparentemente probe e dignitose che, a forza di ricevere inculate, ammazzarono Depp di Assassinio sull’Orient Express.

Ora, un pezzo di merda mai visto questo Depp. Ma anche gli altri non scherzavano. E dire che sembravano tutte persone distinte, appunto, impeccabili.

Siamo tutti colpevoli, siamo tutti peccatori.

Viviamo nella planetaria City of Lies.

Mi pare giusto che sia arrivato l’uomo dell’ora della verità.

Sono io?

Magari. Avrei la villa a Beverly Hills.

Invece, essendo uno che non mente mai, non potei permettermi nemmeno di stare in albergo per gli undici giorni del Festival di Venezia.

Ho detto tutto.

Insomma, cazzoni, esiste una sola realtà insindacabile: si fa quel che si può.

Se potete ma non volete, fatevi le seghe su Chiara Ferragni.

Quindi, chiariamoci. Chiara non è un’attrice, non è una modella, non è niente.

Ma una botta gliela darei. La darei pure a Claudia Gerini. Non è più quella di una volta ma è ancora bona come in questo video.

Adesso, vi starà pure antipatica perché è stata con lo Zampaglione. E perché oggettivamente, in John Wick 2, avrebbe recitato meglio la condomina del terzo piano del mio palazzo. Una che, diciamocela, non è che sia molto fotogenica. Non è neppure brava.

Infatti, prende sempre da sola l’ascensore. La gente non riesce a sopportarla neanche per venti secondi.

Ma Claudia Gerini ha delle gambe immense e un seno immane.

Se mi venite a dire che non è così, da me non riceverete nessun autografo.

E soprattutto non verrà nulla…

 

di Stefano Falotico

David “Twin Peaks” Lynch a Cannes, ed è di nuovo capolavoro


26 May

David+Lynch+70th+Anniversary+Red+Carpet+Arrivals+AqwCLzwHeSXl

Molti non l’hanno già capito, lo snobbano e lo liquidano con frasi superficiali. Impera in loro non l’Inland Empire bensì la “critica” che non sa guardare oltre il proprio naso. Lynch ne possiede uno di cartilagine sinuosa nei fotogrammi liquidi della sua maestosità e se ne frega bellamente, fregiandosi a settant’anni suonati del suo ciuffo alla Elvis Presley, come docet il suo Sailor di Cuore selvaggio. Stamane, al primo fiorir allegro e melanconico al contempo di una nuova giornata tediosa, mi balzò “in capo” di scrivere un libro lynchiano, ma poi mi ricordai che già ne scrissi e altri ne verranno, ma voi invece non addivenite al suo perfetto scrigno delle meraviglie. Al che i suoi (sob)balzi temporali vi paiono solo tristi giochi mentali e qualcuno addirittura, in preda alla follia di massa(ia), sostiene che Lynch sia un malato nel cervello. Lo denigra, in maniera pusillanime gli affibbia etichette distorcenti il suo genio, sibillino, metafisico, ALTRO, come si confà anche al Falotico che sono io, non so se Dio, sicuramente un fantasma di Bob delle elucubrazioni, dei viaggi mesmerici della coscienza, un uomo dalla faccia rugosa, precocemente invecchiato, che passeggia nei suoi neuroni e fa della “suspense” cervellotica un qualcosa in più in tale squal(lid)o mondo. Io sono come Lynch e me ne crogiolo, ordinando un altro caffè al bar mentre la schiuma dei miei pensieri volteggia come latte morbido, “indigesto” per chi non può comprenderlo. Me e Lynch vorrebbero relegarci alla banalità degli schemi preconfezionati, ma noi siamo vendibili solo al banco dell’oreficeria più raffinata. Con questo mi congedo e a Lynch tutto concedo. Anche di essere indubbiamente joker e “matto”, perché va bene così. E voi che lo criticate finitela di stronzeggiare. Al pub “Bang Bang” troverete forse una squinzia che ve la darà “liscia”, ma sarà una vostra vita di merda. Diciamocela “tutta”.

 

di Stefano Falotico

Bob 16

Oggi, la Premiere di Joy


13 Dec

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In Francia, c’è Cécile… la Donna!


16 Sep

Che dire di codesta?
Con tanto di Clint Eastwood in carriera, due gambe da (s)ballo, un viso dolcissimo, una classe recitativa irraggiungibile?

Cécile De France…

 

Genius-Pop

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