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JOKER 2, riprese confermate ma colpo di scena: non tornerà Joaquin Phoenix, bensì De Niro, inoltre corteggiai le figlie di Sylvester Stallone, Sly volle menarmi ma, ridotto male, gira or I mercenari 4 e le monografie di Frusciante


07 Oct

joker phoenix de niro

Sì, Production Weekly riporta che Joker 2 non è un miraggio né una fantasia creata dai fan del capolavoro di Todd Phillips. Sì, lo è, un masterpiece. Non date retta a Federico Frusciante, il quale parla di Cinema con la stessa protervia da Ed Harris di The Rock, firmato dal suo “amatissimo” Michael Bay. Secondo il Frusciantone, Bay fa caaare. Forse è vero, forse no. Quello che so per certo è che Frusciantone vide, comunque sia, Transformers 3. Alla vista di Rosie Huntington-Whiteley, comprese che non è figo come il suo compagno, Jason Statham. Il Fruscio ce l’ha col capitalismo ma sa benissimo che Mark Wahlberg, non di Pain & Gain – Muscoli e denaro, bensì di Boogie Nights, è uno a cui non può piacere Il filo nascosto. Ah ah. Si scherza, eh. Non è che per queste mie goliardiche e innocue provocazioni, il Fruscio, assieme ai suoi Bad Boys followers, dicasi altresì leccaculo sfigati mai visti che, pur di ottenere due visualizzazioni in più grazie alla “comunella” col Fruscio, sarebbero capaci di lanciarsi in sfide suicide a mo’ di Bruce Willis di Armageddon, ah ah, scatenerà contro di me una nuova tragedia da Pearl Harbor?

Che vi debbo dire? Il mondo si divide in due categorie. C’è chi, essendo Ben Affleck, nella finzione scopa Kate Beckinsale e Liv Tyler, nella vita reale invece J. Lo, Ana de Armas e chi più ne ha più ne metta.

Girando pure grandi film da regista come The Town e vincendo l’Oscar come sceneggiatore per Will Hunting.

C’è chi odia Zack Snyder ma è più morto vivente degli zombi di Romero.

Detto questo, non perdiamoci per strada e soprattutto non tiriamocela. La sto tirando per le lunghe. Ebbene, come da titolo del post, Joker 2 è ora una realtà e non più un rumor.

Però Joaquin Phoenix non tornerà nei panni del principe della notte di Gotham City. Pare che non voglia più dimagrire, difatti, trenta chili per rivestire i “panni” di Arthur Fleck. Mentre Robert De Niro, alla soglia d’ottanta primavere assai stagionate, essendo il re dei camaleonti per antonomasia, interpreterà di nuovo Murray Franklin. Com’è possibile ciò? Non era morto ammazzato da Joker?

Sì, verissimo. Ma Joker altri non è che Rupert Pupkin, alias The King of Comedy.

Non vi ho fatto ridere? Scusatemi, allora significa che devo resuscitare Jerry Lewis. Ah ah. So bene che, tramite Instagram, ci provate con le figlie di Stallone. Sono tutte fighe, avete ragione. Non posso biasimarvi né farvene una colpa. Dunque, a proposito di geni della comicità, che ne pensate del sottovalutato Oscar – Un fidanzato per due figlie di John Landis?

Ah, non dovete prendermi seriamente. Io sono burlesco come John Belushi. Dovete sapere, infatti, che i miei haters mi danno la caccia come Carrie Fisher di The Blues Brothers.

Quando sono sull’orlo di ammazzarmi, io mi genufletto dinanzi a loro e imploro a codesti perdono:

– Stefano, perché ci hai tradito?

– No, vi prego. Non uccidetemi. Dico sul serio. Ero… rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio! 

Invero, voglio dirvi tutto onestamente. Mi sono ribellato a tutti in quanto volevate ammazzarmi soltanto perché non ero un figlio di puttana come voi. E, piuttosto che andare con le ragazzine, preferivo guardare i film con Robert De Niro e Stallone. Mi avete fatto passare per malato di mente. Vi posso giurare che sono normalissimo. Anzi, sono più dotato di un pornoattore. Non mi piace però Megan Fox, è una troia. Volete castrarmi perché Megan è indubbiamente più puttana di Rachel Starr che s’è scopata il suo “amore?”. Dai, non fate i cazzoni.

 

di Stefano Falotico

JOKER-Landia: nel mio mondo si fa tutto un altro gioco ed è un gioco molto doloroso per me e per voi, soprattutto


15 Mar

Eh sì.jokerdeniro

mde

Oramai, credo che vi siate accorti tutti che il mondo odierno, se ancora si può parlare di mondo, è finito pazzo da un pezzo. Perde i pezzi. Tutt’al più ruota attorno alle solite cantilene, un caravanserraglio di moine, sguaiatezze, d’immoralità di bassa lega spacciate per trasgressione. Un mondo di pazzi. E pupazzi. Appunto. Ma questo non mi turberebbe. Il mondo è sempre stato dominato dalla pazzia. La pazzia dei potenti, dei regimi totalitaristici, ipocriti e fascisti è stata, sin dalla notte dei tempi, alla base di ogni ingiustizia, quindi di quella reputata una società giusta. Invero cafona e irruenta se non assai scelleratamente violenta. Perché, sulla pelle di chi combatteva per ideali di eguaglianza e illimitata libertà, son stati commessi imperterriti, impuniti abomini. Al fine che prevalesse perennemente l’egemonia del pensiero più conformista, aderente ai parametri, appunto basali e basici, di una società falsa, superficiale. Ridanciana e reazionaria. All’apparenza puritana invece consacrata all’animalesco puttanesimo.

Ove chi ha i soldi, volenti o nolenti, decreta legge e perfino accomoda la legge a suo piacimento, a ragione arbitraria dei suoi interessi se si è concesso il lusso, ah ah, di trasgredire le stesse regole ingannevoli che lui al prossimo ha prescritto. Traviando non solo la robustezza o la comunque labile debolezza della sua discutibile morale mai avuta, bensì mentendo dinanzi allo specchio e a dio stesso, spesso creatolo a immagine e somiglianza del suo solipsistico simulacro profano.

Allora, in questo mondo di verità ribaltate, il gigante, nell’anima, nella mente e nel cuore, schiacciato dall’alterigia intransigente di chi gli sta istituzionalmente, gerarchicamente sopra, è soffocato dalla mendacia di chi, che ve lo dico a fare, comanda e vien trattato puntualmente a pesci in faccia.

Disconosciuto non solo del suo intimo e prezioso valore, cioè appunto la sua anima, ma trucidato nella viva essenza della sua fiera, adamantina spontaneità. E vien reso inane a favore dei ragionamenti banali e unanimi.

Continuamente vilipeso, condannato senza fine a una pena detentiva, che ve lo dico a fare, straziante e disumana.

In questo mondo di finte equidistanze, di lotte di classe oramai svanite poiché tutto s’è imborghesito e appiattito, pesantemente alleggerito, vane e flebili son state né han valso, son valse le urla di rabbia già svanite. Contrite… Sempre più rare e peraltro presto taciute, inaridite, avvizzite, coattamente imbrigliate con l’unzione ricattatoria della presunzione che fa della squallida, deprimente, falsissima punizione la virtù bislacca e portante di questo mondo a cui dell’altro, in fondo, nessun importa.

Importa che tu abbia un ottimo portamento e che sia disposto a socializzare amabilmente in un patto filisteo di massa, ammazzato nel tuo simbiotico invece esser nato per pochi capaci di accogliere il tuo spirito falotico.

Castrato nel tuo slancio per colpa dell’omologazione più mortifera, reputata invece allegra da chi questi disvalori deleteri e pestiferi, sventolando orgogliosamente la sua prosopopeica bandiera che in grembo porta, issa vanitosamente in gloria.

No, è stato un fallimento. Totale, persino imbarazzante, oserei dire umiliante se non fossi stato io, con estremo, virtuoso, intrepido coraggio inaudito, a gridare, ad adirarmi che hanno sbagliato il trattamento e frainteso ogni cosa con ottusità e uno squallido, brutale volermi fregare dietro il menzognero ottundimento illusorio. Ah, che storia.

Oh, Il nome della rosa. È un libro che verte sull’universale verità intrinseca del mondo che, dietro capziose tonache, si professa san(t)o, e invero pecca nel buio nauseabondo della notte efferatamente immonda.

È un libro sulla purissima, bellissima conoscenza sopraffina e angelicata dell’amore nella sua forma meno corrotta, libera e selvaggia.

E soprattutto accentra ogni filosofico, sofista discorso esistenzialista su un’altra verità parimenti antropocentrica e non so se idealistica.

La liceità del riso. Un tempo, o meglio a quei tempi, oscurantistici e stregoneschi, superstiziosi e macabramente ottenebranti ogni forte (co)scienza pensante, ridere era considerato quasi un delitto. Un reato diabolico perpetrato da spregevoli lestofanti tanto sgargianti.

Perché la risata spesso fa il paio con la più volgare derisione maleducata. Con l’impudicizia dell’anima stronza nella sua bestiale, appunto fascista, sguaiata idiozia qualunquista.

Non si deve mai ridere delle persone malate, delle disgrazie altrui, non si deve ridere delle sfortune di chi ci accompagna in questo balzano viaggio ch’è la vita nostra, di noi tutti tanto strana.

Non si deve mai eccedere di riso, non si deve mai trasgredire, appunto, il patto solidale di reciproco rispetto e di buona creanza, non si deve mai offendere il buon senso con la scostumatezza e i vigliacchi colpi in pancia.

In questi casi, sì, il riso è malevolo, brutto, becero, buzzurro, orribile.

E perciò punibile. Da mettere al rogo e alla gogna. Poiché rappresenta la degenerazione dell’armoniosa, umana concordia. Una vergogna! Simboleggia l’atrocità del male più (s)porco ed è come se il maligno, ordendo e obnubilandoci con la sua malizia, annerendo ogni limpidezza in un’oscena allegrezza che invero è solamente agghiacciante tristezza, avesse assurdamente vinto con la sua immondizia.

È come se avesse trionfato l’idiozia.

No, la mia non è pazzia e non è nemmeno saggezza. È la visione di chi, dopo mille delusioni inflittemi, dopo tanta cattiveria gratuitamente figlia della stupidità più imbrattante, con le sue porcherie, fatte di risate partorite soltanto dalla più pusillanime sudiceria matta e mattante, non teme più nessuno e dunque imbratta e macchia il suo volto come fosse quello di un clown che a chicchessia non deve dar più conto. Tantomeno alla Chiesa.

Perché mi coglieste in un attimo di fragilità immenso e profondo. E, anziché sostentarmi nei miei sogni, nei miei ingenui, sì, ma stupendi romanticismi, affinché con la mia lucentezza potessi non arrecar disturbo al vostro mondo di malsano lerciume e di sozzo porcile tanto lordo, stupraste il mio cuore con violenti, imperdonabili affronti.

Invogliandomi a snaturarmi per farvi felici a sanità del vostro intoccabile orgoglio. A rinnegare ogni mia, vivaddio, straordinaria, sacrosanta melanconia per obbligarmi a crescere secondo le vostre ambigue, inique istruzioni bastarde e sconce, senza scorciatoie né sconti.

E anche io dovevo andare con la prima che mi fosse capitata a tiro… per sverginarmi. Voi direste svezzarmi. Che termine mostruoso e medioevale. Che scontro

Così, rendendomi un uomo normale, ah ah, carnale, meno mi sarei lamentato e non avrei più pianto l’umana, miserabile condizione di questo mondo ruffiano.

E pensate che indecenza! Abdicai e vi accontentai. Ributtandomi nella mischia della più sciocca miseria inetta e ripugnantemente netta.

Fatta di balli e risa, d’invereconde arroganze e di meschine trivialità malvage.

Sì, anche io volevate che fossi uno qualsiasi. Oh, se fossi stato una donna ancora peggio. Semmai una bella donna sexy.

Con la fissa del sesso un tre per due… a postare su Facebook foto provocanti e aspettar che qualche coglione mi corteggiasse per poi insultarlo dall’alto, ah ah, della mia presunta superiorità di classe. Ah ah.

Tante oggigiorno fan così. I maschi più cretini a queste van dietro e tutti salgono a bordo del carrozzone troione. Lanciando sassi e poi scomparendo nel traffico, tra burla immonde che nell’omertà vilmente si dileguano e celano, rompendo i vetri e quindi nascondendo la mano, porgendoti semmai pure un sorriso tanto, tanto simpatico. E insincero.

Ma sì, è stato uno scherzo. E io l’ho presa troppo, troppo male, tanto da ammalarmi. Davvero.

Sì, io sono malato.

Come Travis Bickle, come un Joker che fa di tutto per ridere alla merce e mercé di tutti gli altri, compiacendo la frivolezza andante di questo mondo a puttane andato. Ma dentro di sé sta sempre più male. E più… di stare male più stai male. Perché, in fondo, puoi provarci a essere uno come tanti, ma starai solo che malissimo. Tanto.

Non è filosofismo, non è orgasmizzarsi, è avere le palle per dire che tanta imbecillità non ha prodotto una curata umanità, ma solo un fallace entusiasmo di finta ilarità.

Ben sta a me per esserci cascato, ben vi sta.

Come un vestito rosa.

Auguri, in bocca al lupo e sogni d’oro.

Idioti.

Siamo tutti fregati, chi più chi meno.

Tu ti barcameni?

Sì, con effetto boomerang attraente, demente nel senso de L’idiota di Dostoevskij, certamente non da comune deficiente.

Oh, Cristo.

 

Parola di Robert De Niro & Joaquin Phoenix.

di Stefano Falotico

“Crazy Evening”


22 Sep

Chi è Peter Rubik? Un Sellers alla Pupkin Rupert “moderno”: Crazy Evening, cortometraggio versione falotica destinato a espandersi…

Componimento:

Folle è la sera che, prima dell’alba, bacia la Luna come un lupo s’asseta al plenilunio.
Spiragli di pace respiran beati, io son Peter Rubik, coscienza alata.
Sto qui, seduto sul divano, accavallo i miei pensieri. Nitrendo vado fiero, rammemoro mai rammaricato indistinte nostalgie al bel Tempo scivolato via.  Ma io sorvolo. Districo la noia e l’ammanto di leggiadrie come la sobria rugiada d’aurora dorata nel prim mattino colorato.
D’arcobaleni volanti è la mia anima mai straziata, scorrazza in corse nervose, aggrotto la fronte, fumo nervoso il Cielo che di fiamme arde in me, vero fra tanti morti d’arido vento gelante. Sciocco o sempre a sc(r)occar per un lido felice che si prodigherà nello schiamazzar le nebbie del Cuore. Io sono Rubik, Peter Rubik, rubin diamante, uomo non amato ma dai sospiri conturbanti. Amo l’oceano delle infelicità davvero gioiose. Quando la Luna, acuta in suo grido a me ferino, slancia le agonie di tal Mondo supino.
Oh oh!
A cui porgerò i miei dissacranti inchini.
M’inviteranno a una festa, ma che c’entro io, gatto delle innocue foreste… lindo lindo lindo questi qui arresteranno la vivacità del viv’ardor in me da Cor mai attenuato nelle lor tonalità ché tenor d’un solo e unico Sole. Io son!
Damerini viziati mi tempesteranno d’imbarazzanti domande, donne finto altolocate, truccate e tutte imbellettate a esplorarmi al fin d’affinarmi in quelle labbra così sottili e taglienti. Oh oh, acuminate. Mi state minando! Oh oh!
Ma rimarrò me stesso, col fantasma di Braccio di ferro, un sogno da barista ai piedi Los Angeles, Clint Steele lui è il gestore che distilla perle di saggezza dopo l’imbrunir del tramonto per noi girovaghi del mappamondo.
Come me, Peter Rubik il malinconico alla Frank Sinatra.
Questa festa è stolta, solita pigra mondanità. Oh, quante monotonie… inutili inezie.

Preferisco il mio eremo allegro fra le montagne della vita leggera.
Fumo, spengo una sigaretta e l’intingo nel posacenere del mai mio incenerito vivere…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Hollywood Party (1968)
  2. Re per una notte (1983)
  3. Mulholland Drive (2001)

Da una sceneggiatura scritta assieme a un mio amico, che chissà mai se troverà spazio integralmente in forma cinematografica, le mie peripezie da Peter Rubik, personaggio alla Peter Sellers, appunto omonimo di nome, nel suo soliloquio da party hollywoodiano, girovagante in pensieri naufraganti, brillante lunatico su irrisione tranquilla e anche tormentata di un Mondo cafone, mondano, volgare e imbrillantinato. Impiastricciato e da pastrocchi. Forse cieco, anzi lo diamo per assodato. Peter ruba il suo stesso sorriso accecante, incastonandolo a viso tagliente, buffo e da pagliaccio triste, come una simbiosi al Ruper Pupkin scorsesiano-deniriano, come Buster Keaton, inespressivo eppur mille anime del suo Cuore. Ecco a voi la folle serata di Peter Rubik, cantor che ha riso, amato e pianto, sognatore da Clint Steele nella mia faloticante Hollywood come da romanzo, bianca di letterarie genialità, stranger in the night a modo voice del grande malinconico per eccellenza e antonomasie tutte, Frank Sinatra. Oggi Bob, domani Peter, e forse anche Jerry Lewis. Benvenuti nello stupefacente Mondo di Peter, un (dis)illuso. Così è giusto, è (in)sano e dissacratorio pigliar la vita per il lazo pazzissimo. Senza neppur arretrar un istante, perché la vita è istantanea e Peter la fotografa in ogni immortalato suo battito cardiaco, polmonare e a palpebre (dis)chiuse. Il resto è una (circo)stanza, inutile chiacchiericcio di ricchi fuori e poveri dentro. Insomma, il Mondo è poveretto, i provetti alla Peter conoscono intere essenze. Tessendo la Notte. Innamorati del perdigiorno. Quindi del sollazzo malinconico, oggi stranezza e ieri altre evanescenze.

Cari scemi, Peter sa. Perché, in un Mondo di apparenza, Peter incarna il man on the moon. Jim Carrey di voce e anche tenore rauco in sigarette armoniose.

Oscar 2013, Nicolas Cage vs Sylvester Stallone


16 Feb

Rambo e l’isteria frivola, l’inezia degli stolti e l’ottusità degli sceriffi da dilaniare, Il Papa dimesso alla Serpico, causa pedofilie della “Chiesa” e la mia croce celtica senza calvari da calvi

I migliori film dell’anno trascorso ancor in Via del Cors(iv)o, in attesa dei trionfanti della Notte degli Oscar, una delle competizioni più “leccate” quanto, nonostante tutto, ambite: non “lambicchiamoci”, la statuetta ha ancora (dis)valore

Chi decreta il successo “capolavoristico” d’un film? L’Academy Award. Ciò è inevitabile.
Ora, possiamo sindacare su molte scelte sbagliate, su criminose vergogne di dimenticanza (che sottostante riporteremo e “anneriremo” d’evidenziatore plebiscitario a puntar il dito, accerchiando chi mostruosamente sbagliò-sbavò… e dovrà renderne conto al Giudizio universalissimo del Padreterno-Sandro Paternostro, scontando, previo Inferno senz’angeli custodi, un miliardo di Pater Noster con tanto di ceci roventi sulle “nocche” delle ginocchia, evviva la gnocca!), e su tante altre immonde, imperdonabili “previsioni” (dette “predictions”, eh sì, ricorda fratello, non predicar bene se poi razzoli male di “predicato verbale”, sarai solo un “predictable”, pretaccio!), ma i “membri” che stan a capo del macchinone “demiurgo” (eh sì, il deus ex machina…, ce ne son di trucchi e macchinazioni, di film dorati e altri “macchiati”) dobbiamo comunque ringraziarli… d’aver sgozzato Insider e aver “drogato” Soderbergh diTraffic…

Tanto d’erroneo topparono quanto, molte altre volte, videro giusto.

Pensiamo a Balla coi lupi. Questo Costner che, al di là di Fandango (pellicola celebrata nella hit di Luciano Ligabue, unica canzone di “cosce e zanzare” degna del lupo di Correggio, il resto è da scoreggiare) e Gli intoccabili, era fin a quel momento un bello sì ma impresentabile.

Questo film spacca il culo. Che vi piaccia o no, deve piacervi. Non avete altre opzioni, altrimenti vi farò le scarpe più “scalpo”. Scapoli tristi e ammogliati, da dopolavori ferroviari, riguardatelo!

Altrimenti, farete la fine di JFK. Sarò il peggior e più infallibile cecchino a mirar in mezzo alla vostra fronte che, a tali fonti di praterie sconfinate coi bisonti, deve riabbeverarsi se non vorrete divenire solo dei caproni senza la caccia da “montoni”. Cavalcate(le)! E mettete su “Devils & Dust” di Springsteen, reggimento! Vinse Il silenzio degli innocenti,Buffalo Bill no!

Lì, l’Academy ci prese. Sette Oscaroni, altro che “nani” con Biancaneve che, ce la possiamo dire, era una megera finto depressa da “pornocchi” a sviluppare le “crescite” anomale della perversione più freak.

Furono anni epocali e westernspietati…

Costner, tanto esaltato, saltò però troppo in sella nel Wyatt Earp, un Kasdan “scassa” che non finisce più. Mamma mia, se resistete a questo, vi garantisco che “durerete” senza bisogno di Viagra.

Sono GeronimoGene Hackman non c’è due senza tre, Walter Hill è il meglio del trio. A parte il triello de Il buono, il brutto, il cattivo.

Però c’è il “Perché?” che lascia di stucco. Orson Welles e Hitchcock senza mai la “Miglior Regia”.
Grida scandalo! Che cazzo avete (dis)fatto?

Se non lo avete dato a questi due, perché darlo a Scorsese per The Departed, il suo lungometraggio più furbo e meno taxi driver?

Poi, premiaste Ryan il soldato e non le thin red line di Malick, buttandola di contentino a La vita è bella. No, non è bella per niente! Fa schifo questa decisione! Sono il Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo. Premiaron la Tomei e nonGambini, che sgambetto! Benigni ti stimo ma Nolte di Affliction è più sincero del tuo piagnisteo nazional-popolare con retorica anti campi di concentramento. Do ragione a Ferrara Giuliano, che ti lanciò delle uova in diretta “Telepiù”, ora Sky di Canova Gianni-Castelnuovo su Martina Riva fighina-pettegolina, ma “godibile”.

Non farò l’elenco dei dimenticati incredibili. Mi basta citarvi Rutger Hauer di Blade Runner. Ho detto tutto…, ne vide di cose tranne il palco “stellare”.

E a proposito di notti magiche (inseguendo un goal alla Nannini…) da 15 minutes di celebrità… Dove me l’avete (o)messo De Niro/Pupkin di Re per una notte?

Le mie scommesse sono le seguenti, non ci si passa sopra due volte.

Robert De Niro, migliore di Lato attore. O in negativo o in positivo.

Pacino a parte, un’heat di sfida senza regole.

1) The Master.

Basta, se questo film è il più magistrale, perché piazzarne altri, visto che non c’è fra i nove film candidati sui dieci possibili? Come dice il detto: fra i 9 litiganti, il numero “10” gode. Infatti è il fantasista alla Lionel “Maradona” Messi.

Dopo questa parentesi “goliardica” di mio video appunto messianico, la profezia avverata della mia mente inaffondabile, pugnace come un gancio sinistro alla Balboa, veloce, schietta, inafferrabile com’appendere al chiodo la demenza e far sì, fumando sigarette Chesterfield nel sigaro del mio carisma innato e indiscutibile, che ogni “particella” di sangue velenoso esali l’anima delle bestie
Processi kafkiani accusatori, e la mia indifferenza pacata, onnivora da “ornitorinco” corazzato con tanto di pelliccia trasformista, liscia di sera e permalosa con ferocia inabissale.

Più che malinconico, mi “rifinisco” muscolare, ossessionato dal mio viso, da curare con irresistibili rasature da cicatrici d’esibir in “tamponate” a chi disturba la mia contemplazione.

Fanatico irredento contro ogni tipo di violenza, rammemoro l’adolescenza mia diversa da già precoce licantropo schierato contro i lupetti, i loro limoni e le fandonie delle loro figucce da tanti schiaffi in faccia ben conficcati nel mio Stallone ad ammutolire tutti nelle rette vie morali d’immetterlo nel retto mortadellesco al fin d’educarti alla retta via che la tua esistenza cretina cremò nei ghingheri fuori dai miei ranghi. Sì, guido nella carreggiata di sorpasso, andando a destra e a manca, e farfugliando tra guglie parigine senza Baci Perugina ma in contromano d’auto-erotismo di “manubrio”.

Ah, melodico il mio “timballo” si strusciava, anche strascicato di gridolini, ammorbidito nel proiettarmi addosso le migliori donne della mia possessione diabolica d’ogni più sofismo sofisticato e non come voi, degli impasticcati, degni delle espressioni più tonte d’addormentati esagitati-sciroccati alla Nic Cage più acting d’over game.

Il Nic e i suoi ammiratori. Coloro che stimano Nic rientran nella categoria che deve fuoriuscire dal mio deretano. Inutile stuprarmi di lavaggi mentali, son sempre più persuaso che suggestionarmi delle sue “interpretazioni” sia un omicidio pretereintenzionale, teso di delinquenza premeditata per farmi piacere ciò che disgusto.

Sì, Nic incarna la guitta società “moderna”, alla buona la prima, quando invece il centesimo “Ciak” è il numero migliore perché ha in copertina Uma Thurman quando i suoi piedi non eran ancora stati tentati da Tarantino di feticismo “cinefilo” ad annusarli da cane bastonato.

L’unico cane è il Balboa, Uomo vero che sfoderò una grinta dal nulla, “incompreso” d’over the top(a) a spezzarti il braccio, caro (Red) Bull(o).

Sì, Rocky non teme il moralismo cristiano e, dal “basso” della sua periferia, sale sul pulpito e fissa il Papa nelle pa(pi)lle.

Sa perché Ratzinger si sta ritirando. Non per problemi di salute fisica, né per stanchezza ma perché scorse, dietro i colonnati di San Pietro, delle michelangiolesche suore “accaparrate” d’arrapati vescovi “in libera uscita”.

Quindi, da Papa a monaco tibetano, come Rambo nel terzo capitolo dell’enciclica enciclopedica della sua leggenda duratura in quanto già emissaria del Cristo, senza queste “missionarie” da puttanieri coi copricapi e anche con le “cappelle” nell’acqua maledetta a “bagnarle”.

Ratzinger è Rambo in abiti da parroco elevato contro chi, malandrino, a Roma fu demone delle angeliche.

Serpenti adorati da fedeli imbecilli d’oppio per il popolo mentre gustavan pompini dietro cazzate per ammansire la plebe.

Ratzinger è Rambo in vesti da Serpico.

Egli sa. Presto, non sta bene, morirà ma in culo ve l’ha intinto, senza mai farsi un culetto.

 

    1. Serpico (1973)
    2. Re per una notte (1983)
    3. Il genio della truffa (2003)
    4. Rambo III (1988)
    5. Stardust (2007)
    6. Angeli e demoni (2009)
    7. Rocky Balboa (2006)

 

Genius-Pop

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