Posts Tagged ‘Rutger Hauer’

Stop, Time, REWIND, flashback and forward! (Ana)lessi!


16 Mar

Uomini da Doom (Generation di Gregg Araki) e da Duke Nukem 3D, uomini piccini da giochini per PC, per voi Crisping Glover sarà sempre il simil-Forrest Gump (venuto dopo), al solito, di Robert Zemeckis e di Ritorno al futuro? Ah ah, cari ritardati. Rimettete indietro il nastro e fate CIS, anzi, Ciribiribi Kodak? Uomini affetti da (o)nanismo, il cinese del celebre spot pubblicitario era napoletano, alias Davide Marotta. Vi assomiglia anche se avete ottanta primavere. Non siete mai cresciuti, allocchi.

 

di Stefano Falotico

Il falco! Il Falò! Oh oh.

Blade Runner Hauer Ladyhawke HauerKE Huy QuanMarotta Kodak

 

Dopo L’amore ai tempi del colera, scriviamo L’amore ai tempi del COVID, capolavoro horror romance non di Gabriel García Márquez, bensì del Falò a mo’ di Rutger Hauer di Ladyhawke in piena collera


30 Dec

Edward+Norton+31st+Annual+Palm+Springs+International+KWku3F8Zj6Nl

Su di me incombe, da tempo immemorabile, una maledizione similmente associabile a quella che patiscono i due amanti Hauer/Michelle Pfeiffer in Ladyhawke di Richard Donner.

Dopo essere stato erroneamente scambiato per il “mostro” dei Goonies, diedi di matto come Mel Gibson di Arma letale.

Dopo un passato mio catacombale, oserei dire cimiteriale, cicatriziale da Rene Russo di Lethal Weapon 3, un passato veramente penoso e illacrimato nella nera cupezza più fantasmatica per cui divenni tutte le attrici più depresse dei film “solari” di Bergman, incarnandomi in Solaris senz’amare neppure una racchia come Mia Farrow, soprattutto di Settembre, omaggio di Woody Allen al grande Cinema del maestro svedese succitato, finalmente il mio uc… lo dischiuse le ali.

E dire che, venendo… ottenebrato in spettrali, poco spettabili e stimabili Cent’anni di solitudine, molti pensarono che fossi un traviato come Rutger Hauer. Sì, però de I falchi della notte.

Mal ne sortì al mio Stallone e mi consigliarono di leggere Memoria delle puttane tristi, altro capolavoro del premio Nobel scrittore sopra menzionatovi.

Invero, non mi prostituii mai a una vita normale, traducibile con piccolo borghese e, a causa di questo mio atteggiamento purissimo e assai nobile, oltremodo pulito, molte persone vollero punirmi e castigarmi in maniera immonda. Vissi invero da principe, anzi, da lord. E tutti desiderarono lordarmi poiché parve che non desiderassi fare all’amore con una vita moralmente abietta e corrotta. Ma da parecchio mi sono rotto e forte il mio membro, non più asociale, s’è eretto. Spiccando il volo, la mia lei s’innamorò del mio volto e fu per me la svolta. Ma il governo Conte, più bastardo del Vescovo John Wood del film di Donner, mi sta adesso proibendo di migrare nella regione ove alloggia la mia lei, la mia damigella, affinché io e lei, appassionatamente, possiamo rapirci in notti da rapaci per deliziarci di piaceri voraci da animali selvaggi vigorosamente pronti, come assatanati, a spolparci fin a insanguinarci in ardenti mezzanotti amorose, ardimentose, oserei dire assai calienti e piacevolmente irruente.

Quasi tutta l’Italia intera oramai s’è rotta le palle di questa situazione del ca… o. Gli spiriti arrabbiati si stanno infoiando in maniera bollente. La folla, distrutta da segregazioni non consensuali, svilita nella sua intimità… sensuale, è ora pronta a darvi dentro con inusitato calore smodato.

La gente, incazzata di brutto, è vicina oramai alla follia. Le persone sembrano dei maniaci sessuali.

Cosicché, se la ragazza di Robert Pattinson, per esempio, può fare quel c… o che vuole, noi invece, comuni mortali, stiamo diventando Batman. Ovvero pipistrelli come Michael Keaton, però di Birdman, costretti a riguardare Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan, al fine di non impazzire come Heath Ledger di Joker. Stiamo ansimando… come Tom Hardy.

In questo momento più delicato d’un soavissimo detergente femminile, occorre un genio come Matt Damon di Rounders. Di mio, assomiglio più a Ed Norton. Ora, se la vostra lei fosse più bella di Gretchen Mol, anche di Forever Mine, e non poteste incontrarla, non è che mi farete la fine di John Travolta di Pulp Fiction?

Sì, va detta la verità, caro Conte. Lei ci sta obbligando a vivere come Dracula e, per rompere questa Trappola di cristallo, più che altro di ghiaccio, ci vuole un duro… come Bruce Willis.

Ora, se l’Emilia-Romagna rimarrà arancione anche dopo il 6 Gennaio, per me onestamente la vedo durissima. A meno che non mi spacci per Tom Cruise del nuovo Mission: Impossible.

Sì, in fondo non è difficile. Sono uguale a lui. C’è solo un problema, sono visibilmente più giovane.

 

di Stefano Falotico

 

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Buon compleanno a Paul Verhoeven, genius quasi quanto Cronenberg, indubbiamente inferiore a me: i suoi tre film migliori, perlomeno i più fighi quasi quanto Casper Van Dien di Starship Troopers


18 Jul

paul verhoeven

Mentre la gente confonde Betlemme con Gerusalemme e Bruxelles con Amsterdam poiché, non solo ad Amsterdam, bensì pure a Comacchio, si fa le canne, anche le racchie, a Nantes sta bruciando la cattedrale gotica. Siamo o non siamo dei romani, no, dei romantici? Dunque, ci vogliono soltanto le fiamme… della passione!

Di mio, in passato fui altrettanto “bruciato” come Notre-Dame, divenni gobbo ma poi rividi Fuoco assassino di Ron Howard e la finii di essere Ombra/De Niro. Abbasso il tricticlorato, è meglio mangiare dei carboidrati, fidatevi.

La polizia francese sta cercando il piromane che appiccò l’incendio doloso. Secondo me, fu Donald Sutherland, oppure Scott Glenn, interprete peraltro del Man on Fire originale senza quel Nerone di Denzel Washington.

Dopo queste freddure che riscaldano l’atmosfera estiva, già di per sé più rovente di Maria Sharapova super osé in topless, osanniamo un regista più bravo, con le sue trame contorte, di Marco Van Basten, il più grande centravanti dei Paesi Bassi, il più forte di tutti i tempi. Il quale, grazie alle sue rovesciate e alle sue volée migliori dei colpi di rovescio del tennista Paolo Canè, segnò il goal più spettacolare della Storia nella finale degli Europei di Calcio del 1988. Non ve lo ricordate? Ma che volete sapere, voi? Non siete uomini da parabole balistiche come quelle del sottoscritto. Diciamocela, siete solo dei ballisti senza palle.

Sì, oggi è il compleanno di Paul Verhoeven. Regista olandese come l’attore suo pupillo, da lui oserei dire “scoperto”, ovvero il compianto Rutger Hauer. Invero, Verhoeven, oggi tenuto molto in auge dall’intellighenzia critica, la quale rivalutò ampiamente anche il suo Showgirls, all’epoca bistrattato e malvisto da Paolo Mereghetti, tranne nelle scene ove Liz Berkley si denudò con enorme generosità, inducendo Paolo a guardarla, no, a rivederlo meglio, ecco… non fu molto cagato fino a tempi recenti, per l’appunto.

Perlomeno, prima di Black Book e di Elle. Il prossimo anno, dovrebbe uscire con un film tremendamente ambiguo più della monaca di Monza, ovvero Benedetta. Sarà un film maledetto?

Mah, di mio, so per certo che possiedo la versione integrale di Basic Instinct. Film che, come tutti gli altri di Paul, non di Paolo, fu decisamente sottostimato. Dunque messo a novanta dalla Critica che lo stroncò con giudizi più lapidari e freddi di un tritaghiaccio. Michael Douglas se ne fotté e oggi, superato il Cancro, pare che fotta ancora la Zeta-Jones. Andiamo avanti. Ecco la lista dei tre film più belli di Verhoeven. A volte faccio il piacione, altre volte sono indubbiamente un coglione. Non sono Van Dien ma soventemente sparisco dal mondo come Casper il fantasmino. Malgrado ciò, a dispetto di tutte le prese in giro, sì, ricevute nel cul… no, sono più duro di Schwarzenegger, detto anche Ercolino.

Atto di forza: Schwarzy recita peggio di un culturista su Instagram. Capace solo di esibire pose plastiche.
Capolavoro! Basic Instinct: tutti si distrassero, eccitandosi dinanzi a Sharon a gambe aperte. Non si vede un c… o, comunque. Douglas non si mostra infatti totalmente ignudo, eh sì.

Invece rivisto col seno, no, senno di poi, è un buon thriller girato coi coglioni. RoboCop: cioè la storia della mia vita. Ero buono, mi macellarono e divenni un super uomo che, dopo aver perso la memoria, non credette alla seconda legge di Murphy: se qualcuno può andar male, lo farà.

Meglio il Falò. Non è un incendio pericoloso, è un uomo incendiario. Perciò, prima di sparare a zero sulle persone, imparate a leggere e a scrivere. Poi ne riparliamo. Altrimenti, mi sa che farete la fine di quel tizio che voleva stuprare, in tale pellicola, una dolce signora e rimase senza una min… a.

 

di Stefano Falotico

In tempi di coronavirus, è tempo di fare i seri e di parlarvi del compianto Rutger Hauer, uno dei più grandi attori del mondo


20 Mar

Rutger+Hauer+Beverly+Hills+Film+Festival+Opening+GCVDFTRVvk_l

https://www.imdb.com/name/nm0000442/

Parte spiritosa, anche spiritata. Oddio, comparve il mio fantasma durante una seduta spiritica da Suspiria…

Sì, incontrai uno psichiatra, uno di questi ingannatori dell’animo umano che spesso usano l’ipnosi per strizzarti il cervello e obbligarti a confessare, sotto sortilegio perpetratoti, falsità abominevoli.

Lui mi chiese:

– Falotico, crede nei fantasmi? Ha scritto pure dei libri sull’argomento.

– No, non vi credo.

– Allora perché, nei suoi libri, parla di fantasmi?

– La gente vi crede. Volli aumentare le vendite.

– Ah, bella battuta.

– Non è una battuta, è la verità. Caro dottore, la gente crede anche ai misteri di Fatima.

– Lei non vi crede?

– L’unica cosa in cui credo, onestamente, è che alla fine di tale seduta avrò 100 Euro in meno.

– Allora perché è venuto da me se doveva economizzare?

– Perché io sono il fantasma cattivo de Il racconto di Natale di Dickens. E lei è un povero taccagno come Scrooge.

 

Uomini e donne non abbiate paura di questo virus temibile che sta schiacciando l’umanità in una vita oscura da pipistrelli silenziosi, acquattati al buio delle loro abitazioni anguste. Soffocati come siamo, in clima di quarantena, da una catastrofe che eviteremo, combattendo indomitamente, superando questo male che, ahinoi, tanta gente uccise, altra sta affliggendo e per cui tanti bambini innocenti, a causa sua, stanno patendo pene dell’inferno.

Il Falò è un faro nella notte che, ribaldo, rifulge sopra ogni dolore e medica ogni ferita del corpo, dell’animo, del cuore e dello spirito santo, se credete da poveri cristi a Cristo, grazie alla forza immaginifica della sua taumaturgica forza metafisica da super uomo a volte sfigato, a volte inculato, soventemente evitato ma giammai evirato.

Mi accusano, ultimamente, di fare troppo il figo. Dunque, gufi più stronzi di quello che occhieggia malevolo, in Blade Runner, nella magione del Dr. Eldon Tyrell, il quale viene accecato da Roy Batty a mo’ di The Punisher/Jon Bernthal, vorrebbero catalizzarmi nelle loro invidie fatte, per l’appunto, di malocchio.

Varie fattucchiere, le quali sinceramente dovrebbero solamente acconciarsi meglio dalla parrucchiera, essendo parruccone, mi lanciano iettature poiché credono di detenere lo scettro della verità, celandosi da fate Morgana dietro una misera laurea in lettere. Che befane! E, non sopportando i miei poteri sensitivi da mago Merlino, vorrebbero pure suggestionarmi nel farmi credere di essere solo un merlo, cioè un cretino.

Estrassi, invero, Excalibur ancora prima di vedere l’omonimo capolavoro di John Boorman poiché, qualche anno prima, gustai La spada nella roccia della Disney ma tali donne infingarde mi diedero la patente di Superfantozzi.

Essendo io un enfant prodige, dunque un bambino “mostruoso”, fui perfino spacciato per Pietro Pacciani.

I miei coetanei mi gridarono che fossi un compagno di merende e che non sarei mai stato bello come Luc Merenda.

Io continuai a mangiare molte merendine mentre loro gustarono la marmellata, cioè la confettura di tante ragazzine che, nel loro futuro orrifico, avrebbero partorito immonde fatture poco fini e fighe. Sì, queste donne strafatte, oltre ad essere state delle streghe da adolescenti presto da qualche burino sverginate, si diplomarono a Ragioneria e si sistemarono subito. Rifilando a tutti delle pesanti bollette da pagare.

Meglio così, meglio essere bollato dapprincipio. Dio mi fulmini se m’innamorerò di tali bollite.

Tanto sanno solo tatuarsi, fingere di essere trasgressive, recitando la parte di fighe di legno un po’ dark, ché fa sempre donna misteriosa di ‘sto par de palle, ascoltando le peggiori lagne di Vasco Rossi.

Vogliono da ogni uomo la sua besciamella ma ho sempre preferito che non tutte le ciambelle, anche Clarabelle, vengano nel/col buco.

Sì, le donne hanno due buchi diametralmente opposti sotto la zona pelvica. Ma quale American Pie!

Di mio, persevero a vivere nell’inquietudine esistenziale del mio filosofeggiare con carisma magnetico da Rutger Hauer.

Fregandomene di ogni vescovo da Ladyhawke e di coloro che, gelosi della mia forza penetrativa dello sguardo che non deve chiedere mai, mi dicono che io facci, no, faccia loro tristezza.

Ah, per forza. Loro fanno ribrezzo. Stanno perennemente ad elemosinare amicizie false poiché si sentono soli e inscenano parti da disgraziati pur di trovare l’altra metà della mela, cioè una donna più marcia di loro che dolcifichi i loro fichi secchi.

Allora, chiariamoci subito, fringuelli. Molte donne sono ipocrite, va detto ancora e ribadito con stoica impavidità.

Leopardi scrisse… paventò la morte chi la vita abborria.

Di mio, rendendo transitivo a tiramento di culo il verbo paventare, scrivo… donne, cos’è tutto questo paventarsi di semplici avance che dichiarano la schiettezza di un uomo che forse mai lesse Cesare Pavese ma vuole con voi usare il Pavesino?

Siete forse delle bigotte moraliste figlie di qualche oscurantistico e superstizioso paesino?

Forza, campagnole. Venghino, direbbe Fantozzi, no, vengano a me le romagnole e anche le spagnole.

 

Va be’, facciamo veramente i seri. S’è fatta sera e quella ragazza, un tempo invece così spensieratamente allegra, ora è troppo seria

Di mio, per molto tempo fui serioso. Anzi, non fui un cazzo. Infatti, fui talmente invisibile che, paradossalmente, molte ragazze mi dissero che fossi un cazzone. Come poterono, anzi potessero constatare questa cazzata non lo so. Bisogna toccare con mano per sincerarsi dell’accrescitivo… Ora qui scrivo anche ma però. Ché si può dire poiché è rafforzativo. Scrivo anche… ah però, che pere poiché è vero.

L’attrice Elizabeth Olsen ha un viso da Lolita ma, in quanto a seno, ti fa arrivare subito alla frutta perché è meglio che tu sbucci un kiwi. Tanto sta ad Hollywood e non potrai offrirle la tua banana.

Leccati un tiramisù e non farti una pera per colpa della delusione.

Insomma, non fare il minchione.

 

Finalmente siamo arrivati al rutto, no, a Rutger

Esplichiamo il vero senza girarci attorno.

Nell’ultimo anno della mia vita da leggenda del santo bevitore, incontrai molti ubriaconi che pensarono di essere saggi e invece sono solo pazzi.

Sì, molte persone fanno ridere i polli. Cioè loro stessi. Poiché incapaci di confessare, dinanzi al proprio specchio, la limitatezza delle loro stesse ambizioni facete e ridicole, pagliaccesche.

Davanti alla loro immagine riflessa, scappano pure le stregone di Benevento!

Al che, abbiamo il trentacinquenne mantenuto dall’assistenza sociale poiché, essendo un fuggitivo della/dalla realtà, cioè un coniglio mai visto, nemmeno da ragazze che gli danno del cazzone, precocemente incassa i soldi della pensione. Poiché, accortosi dopo la maggiore età di non essere capace di far fronte alle asperità della vita adulta con tutte le sue annesse e connesse difficoltà, fa la parte del malato di mente. Dunque, in passato, si recò a un centro di salute mentale. E, per compassione, una psichiatra probabilmente più imbecille di lui, gli firmò un documento attestante la sua patologia da ipocondriaco incurabile.

Fin qua l’handicappato ci sta. Contento lui…

Peccato che vada in giro a pagare le Escort. Sì, quando gli tira, non è più invalido.

Inoltre, continua a dichiararsi poeta e musicista, fumettista perfino.

Spiace essere cinici o forse solo obiettivi. Costui obietta contro chi, in maniera oggettiva, lo ridimensiona.

Presentandogli il conto da pagare nella realtà quotidiana priva d’ogni fantasia da du’ soldi del mensile assegno statale.

In verità vi dico che dovrebbe ammettere che non ce la fece, non ce la fa e, al massimo, la sua vita è andata a zoccole.

Sì, a volte va con delle puttane niente male. Sì, fisicamente sono anche avvenenti. Nel cervello sono combinate peggio di lui. Sennò, a costo di morire di fame, non accetterebbero mai di fare sesso con uno che non vuole bene nemmeno a sé stesso.

Sì, in questi anni litigai con un sacco di gente.

Nel 2011, andai al cinema The Space Cinema di Bologna a vedere Il rito con Anthony Hopkins nella parte di Padre Lucas Trevant e Rutger Hauer nella parte di Istvan Kovak.

Fui accompagnato da un mio amico dell’epoca. Anzi, fui io ad accompagnare lui. Ora vi spiego perché.

Gli telefonai:

– Che ne pensi di andare a vedere questo film? – gli domandai io.

– Di che parla?

– I film non parlano. Comunque, è incentrato sull’esorcismo.

– Davvero? Grandioso. Sì, andiamo a vederlo.

 

Già scrissi qualcosa di simile, tempo addietro. Ecco, numerose volte mi recai a casa di questo qui. Spesso si sintonizzava sui programmi, a tarda sera, di Rai Tre. Molti di essi, vista l’ora proibitiva, parlavano… degli esorcismi di Padre Amorth. Peraltro, ora morto.

Quindi, gli chiesi:

– Sono curioso. Potresti gentilmente farmi leggere la diagnosi effettuatati dalla tua psichiatra?

– Ah, ma sono cazzate. Comunque, eccola qua. Non credere però a quello che v’è scritto.

– Bene bene. Qui c’è scritto… disturbo maniacale religioso, sintomatico di una depressione iniziata verso i vent’anni, aggravatasi in seguito al divorzio dei tuoi genitori. Sublimata in un fanatismo che, in maniera incosciente e autocompiaciuta, venera e idolatra la sua parte spirituale poiché non è sviluppata l’area cerebrale. Il soggetto, castano, virginale e dunque casto, non ha mai scopato e, a mo’ di compensazione-compenetrazione psicologica, ha somatizzato, nel suo essere somaro a livello sessuale condiviso, il suo essere a sé stesso in viso.

Sai, amico? Credo che la diagnosi sia esatta e che tu non abbia capito un cazzo del film con Hopkins e Hauer?

– Perché mai?

– Semplicemente perché lo leggesti e interpretasti a immagine e somiglianza, cioè in forma solipsistica, della tua turba mentale. E delle tue mancanze sociali e interpersonali.

– Ne sei sicuro?

– Sì.

– Perciò che dovrei fare per curarmi? I farmaci, a quanto pare, non bastano. Devo sottopormi a un esorcismo?

 

C.v.d., ovvero come volevasi dimostrare… costui, oltre a essere inconsapevole della sua malattia, non va neanche compatito. Poiché non è pazzo e non è neppure ritardato. Non è demente, nel senso di persona affetta da demenza, è solo scemo.

Edward James Olmos/Gaff, nel prefinale di Blade Runner, dice testualmente a Rick Deckard/Harrison Ford:

– Hai fatto un gran lavoro, signore. Ora hai finito, eh? Peccato però che lei non vivrà.

 

In originale è it’s too bad she won’t live. Dice dunque esattamente she.

Come sapete, il lei in inglese non esiste. Si usa sempre you anche in caso di terza persona maschile. Quindi Gaff fa riferimento a Rachael/Sean Young?

Guardate il final cut del film e poi ne riparliamo. Com’è che dei film e delle persone non capite mai nulla?

Ah, di me che posso dirvi? Sogno spesso non un unicorno, bensì me cornuto.

Avrei bisogno di un esorcista poiché sono il diavolo?

Oppure qualcuno m’impiantò non dei ricordi artificiali bensì due corna nei suoi sogni sulla mia persona?

E su quest’altro colpo di genio e, ovviamente, presa per il culo a ogni idiota che delira sul mio conto, vi lascio. Tanto siamo in “quarantena”.

State già impazzendo. Senza le vostre ruffianerie e i vostri sabati sera a far casino, cazzo, non gliela fate.

Siete dei nani. Vi capisco.

Avete sempre bisogno d’incularvi a vicenda.

Leggete di più, tonti.

Questo è un pezzo che usa vari tempi a genius mio, participio remoto e passato, presente, imperfetto sicuramente meno di te.

 

di Stefano Falotico

De Niro è stato confermato per KILLERS OF THE FLOWER MOON di Scorsese: monografia su Martin e omaggio a Van Helsing, ovvero Rutger Hauer


29 Jul

rutger hauer dracula

Ecco, partiamo subito con Rutger. In molti su Facebook sono rimasti sconvolti dal mio video d’addio riserbato dal sottoscritto ad Hauer. Stupefatti che l’avessi buttata in burla.

Chiedendomi poi, espressamente, di dedicargli una retrospettiva seria.

Ora, chiariamoci, io odio le definizioni generaliste del tipo… Rutger, l’olandese volante.

In Italia, si parla per frasi fatte senza logico costrutto.

Sapete cos’è l’olandese volante? È per caso, come Wikipedia c’illustra, questo?

secondo il folclore nordeuropeo, l’Olandese Volante sarebbe sarebbe un vascello fantasma che solca i mari in eterno senza una meta precisa e a cui un destino avverso impedirebbe di tornare a terra. Il vascello verrebbe spesso avvistato da lontano, avvolto nella nebbia o emanante una luce spettrale. I marinai della nave sarebbero fantasmi che tentano a volte di comunicare con le persone sulla terraferma.

Dunque, se proprio vogliamo giocare di metafore, sì, Rutger è stato un olandese volante. Sì, in Ladyhawke è un falco che non riesce a essere sessualmente terragno con Michelle Pfeiffer per colpa del vescovo. Uno che predica bene ma razzola male. Detta come va detta, uno stronzo.

Dice ai suoi fedeli di non seguire il Calcio perché in quell’ambiente, a certi livelli, girano troppi soldi e cocaina ma il sagrestano ogni sera, prima che il vescovo prenda sonno, gli consegna le figurine mancanti della Panini, ritraenti quello ch’è stato davvero un olandese volante, ovvero il più grande centravanti di tutti i tempi, Marco van Basten. Autore peraltro del goal più bello della storia, altro che la serpentina di Maradona, detto Mano de Dios. Quello della finale degli Europei del lontano anno 1988.

Se dubitate riguardo la mia affermazione, siete dei cretini che ascoltano i Thegiornalisti.

Noi crediamo in Robert De Niro

Nella Tigre di Mompracem

Ma per l’amor di dio, appunto, dite a questo Tommaso Paradiso di farsi un bel sonnellino come Dracula e poi, al risveglio, ne riparliamo.

Sì, questo Tommaso lo vedrei bene in Transilvania nel remake di Balla coi lupi assieme ai pipistrelli di tutti coloro che l’ascoltano. Oh, saranno fanatici di Batman, che vi devo dire?

Ma che ne sa questo romano di De Niro ed Emilio Salgari?

Tommaso è solo il re degli Aristogatti. Sì, fa il piacione con le gattine che, ai suoi concerti, gli fanno le fusa, intonando poi nel camerino, alla groupie da lui prescelta, la celeberrima… Sono Romeo, er mejo der Colosseo…

Sfatiamo molti luoghi comuni, dai. Come già scrissi, tornando a Wikipedia, v’è scritta un’altra stronzata, più che enciclopedica assai mitologica, profanamente parlando.

Cioè che il Cinema di John Carpenter consta di personaggi che, nei suoi film, sono proletari.

Ma che assurdità. Solo Essi vivono è un manifesto politico ove il protagonista è un operaio.

Non strumentalizzate dunque il Cinema di John a tiramento delle vostre ideologie.

Non avete gli strumenti! M’arrabbio anche quando sento dire altre banalità sconcertanti del tipo… David Cronenberg è chirurgico. Sì, non sapevo che operasse i suoi bodies horror col bisturi.

Ah, capisco… Jeff Goldblum de La mosca è uno scienziato, Jeremy Irons d’Inseparabili è un ginecologo, Viggo Mortensen e Michael Fassbender di A Dangerous Method sono i padri della psicanalisi, dunque per voi due più due è pari al seguente demente che frequentai anni fa…

Sì, era fissato con Cronenberg. Semplicemente perché suo padre era ed è appunto un ginecologo e lui è stato partorito però male, già, sua madre doveva abortire.

Nacque invece un mostro come Tom Stall di A History of Violence.

Per esempio, costui mi prese per Ralph Fiennes di Spider e si divertì con me a fare l’Andrea Diprè della situazione. Cioè davanti m’allisciava, dicendomi che ero un artista di rango dalla portata universale ed eterna, da dietro mi pisciava, anzi di risate si scompisciava.

Sì, era anche amante di Michael Haneke. I suoi Funny Games furono scoperti quando, di fronte alla sua ennesima burla cattiva, mi trasformai in Tim Roth di Rob Roy. Lo presi in culo lo stesso ma dovette combattere parecchio contro un figlio di puttana come me.

Sì, alla fine, essendo lui un bambino, invero era un tardo adolescente tardissimo, lo lasciai andare per la sua strada. Così come fa Samuel L. Jackson sempre con Tim Roth, però di Pulp Fiction.

Sì, i miei ultimi anni son stati contrassegnati da matti impressionanti. Io non sono impressionabile né suggestionabile, amo però le atmosfere suggestive, appunto, da Dracula.

Ora, perché nessuno di voi ha citato, tornando a Rutger Hauer, il suo Van Helsing di Dracula 3D?

Perché forse il Dracula di Argento sfigura rispetto a quello di Francis Ford Coppola e, allo stesso modo, Rutger Hauer rimedia una figura di merda se paragonato al Van Helsing di Anthony Hopkins?

Eh già.

Anthony Hopkins… ebbene, ora faccio l’Hannibal Lecter di turno.

Vidi il film Il rito, appunto con Hopkins ed Hauer, assieme a un mio amico.

A nessuno dei due piacque. A me perché oggettivamente è un film dozzinale e assai mediocre. Al mio amico invece non garbò perché ritenne l’esorcismo demoniaco praticato nel film poco veritiero.

C’incontravamo spesso io e questo qui. S’era creata una certa complicità amicale, nient’affatto omosessuale. No, chiariamoci su quest’aspetto perché voi spesso confondete le amicizie virili da Cinema di John Woo con l’essere gai o gay che dir si voglia.

A proposito di sesso, incominciai comunque a insospettirmi di questo mio amico quando mi disse due cose lapidarie che mi lasciarono profondamente perplesso.

Innanzitutto, affermò che lui era asessuato e vergine alla veneranda età di quarant’anni.

Ecco, fin qui nessun problema, tutto sommato, rilevante. Prendiamo Steve Carell. È passato da The 40-Year-Old Virgin La battaglia dei sessi in poco più di dieci anni. Ah ah.

Ciò che m’indusse a una perspicace introspezione psicanalitica fu quando mi disse, con estrema nonchalance, che la farmacia da poco eretta vicino a casa sua era stata costruita dal centro di salute mentale presso cui era in cura al fine di controllare le sue mosse.

Ora, che fosse in cura psichiatrica lo sapevo benissimo. Io non ho pregiudizi in merito.

Ma non pensavo che la sua condizione psicopatologica fosse così grave.

Eppure i segni della sua schizofrenia paranoica con manie religiose avrei dovuto intuirli già molto tempo addietro. Quando mi rivelò che la sua insegnante d’italiano delle superiori, per aiutarlo a capire il suo problema, da lui nascostomi furtivamente, gli diede una prescrizione. Ovvero imparare a memoria tutti i monologhi recitati da Al Pacino ne L’avvocato del diavolo. Poi a sua volta recitarli davanti a tutta la classe per combattere la sua timidezza a mo’ di Ethan Hawke de L’attimo fuggente.

Altri sintomi inequivocabili del suo marcato disagio psicologico furono i seguenti…

Mi trovai nuovamente a casa sua e su un’emittente locale del bolognese stavano mandando in onda la replica della predica pasquale tenuta dal compianto cardinale Giacomo Biffi, morto nel 2015.

Biffi stava declamando imperiosamente alcuni pezzi della Bibbia. E questo mio amico, dopo poco, ancor prima che Biffi scandisse i passi biblici, recitò a voce alta l’esatto testo.

A differenza di me, questo mio amico non era e non è amante del Cinema, neppure delle serie televisive.

Anzi, era sfegatato del Calcio, seguiva infatti ossessivamente tutti i campionati esteri, la Premier League in primis.

Era dunque abbonato a Sky. Finita una partita, sinceramente non mi ricordo quale precisamente, fece zapping e gli apparve Jude Law di The Young Pope.

Dopo pochissimi secondi, lo vidi assai incuriosito. Finì di fumare e si sdraiò sul divano, alzando il volume.

Nel suo caso, la psichiatria si è rivelata e si rivela tuttora una scienza esatta. Effettivamente, nonostante l’affetto che possa volergli, devo ammettere un po’ a malincuore che non si è mai più ripreso dai bullismi che subì durante l’adolescenza e il divorzio precoce dei suoi genitori non lo favorì certamente.

Infatti, di lì a poco, come da lui riferitomi, sprofondò in devastanti crisi psicotiche tali da indurre i medici, appunto, a curarlo.

Onestamente, lo invidio. È inconsapevole della sua “malattia” e vivrà tutta la sua vita, delirando a più non posso. Perché è timoroso di guardare in faccia la realtà e fronteggiarla.

Preferiva dunque ascoltare Radio Radicale, soprattutto i programmi sulle condizioni pietose dei carcerati.

Lui infatti, castigato dalla sua psicologica malattia da cui non riesce a fuggire, s’identifica(va) nelle vite dei condannati a morte.

Bell’alibi del cazzo.

Ebbi lo sfrontato, impavido coraggio di dirgli il vero. Lui mi disse che il pazzo ero io.

Evidente, emblematico comportamento appunto di colui che, incosciente, dice agli altri di essere pazzi.

Il mio amico è un pezzo di pane e non è dunque comparabile, che ne so, a Charles Manson. Ma il suo modo di ragionare è identico a quello di Manson.

Se infatti qualcuno aveva l’ardire di dire a Manson che era uno psicopatico pericoloso, Manson gli avrebbe riso in faccia.

Io, purtroppo, pazzo non lo sono. Evidenzio il purtroppo… Avrei preferito scrivere… per fortuna.

Poiché, com’appena detto, non soffrirei molto, essendo uno sprovvisto di consapevolezza.

Io non ho nulla da nascondere. A me fu fatta, come già vi dissi senza paura, una diagnosi totalmente mostruosa. Fu scritto nero su bianco che soffrii di disturbo delirante e necessitassi dunque di riabilitazioni farmacologiche. Fu un calvario inimmaginabile.

Sì, psichiatri con tanto di laurea, forse due, con anni di esperienza da loro ritenuta insindacabile, dopo dieci anni si sono accorti che s’è trattato di uno dei più clamorosi e scandalosi equivoci giudiziari di sempre.

Ammetto altresì senz’alcun timore, come già ammisi, la scriteriata mia rabbia da Toro scatenato ma, scusate, se dei deficienti scambiarono Martin Scorsese per Joe Pesci, cazzo, non è colpa mia.

Ah ah.

Detto ciò, il mio regista preferito di tutti i tempi è Clint Eastwood.

Il mio attore preferito, invece?

Scusate, voi abbisognate di un esorcismo bello tosto se ancora non l’avete capito.

– Ah, ho capito. È Edward Norton.

– Bene, chiamate Richard Gere di Schegge di paura. Il ragazzo è andato col cervello.

 

di Stefano Falotico

eastwood the mule sogni scorsese

Omaggio al grande Rutger Hauer, la mia vita da replicante ricorda la Total Recall delle mie origini da Paul Verhoeven


24 Jul

ladyhawke blade runner sean young hauer blade runner

Sono specializzato, d’altronde, nelle freddure.

Ebbene, lo sappiamo. Se n’è andato anche un altro maledetto per antonomasia.

Ovvero, il grande Rutger Hauer, protagonista di tante pellicole memorabili, altresì onnivoro, cinematograficamente parlando, d’innumerevoli schifezze.

Born:

January 23, 1944 in Breukelen, Utrecht, Netherlands

Died:

July 19, 2019 (age 75) in Netherlands

Ora, nato a Breukelen, vale a dire in Olanda, cioè i Paesi Bassi ove purtroppo abitano a tutt’oggi molti italiani che, semmai, stazionano fisicamente a Milano ma nel cervello sono poco statuari, diciamo.

Breukelen, da non confondere dunque con Brooklyn, chiamata a sua volta da quelli di Little Italy as Broccolino.

Voi siete sempre brocchi e poi, umiliati da voi stes(s)i, sbroccate. Dando voce al peggio delle vostre bocche sboccate.

Abbisognate di più bocciature.

Di mio, sono bassino, solo uno e 68, portabile al metro e settanta se indosso scarpe da ginnastica coi tacchetti e potabile a uno e sessanta dopo una giornata di merda per cui ho la schiena a pezzi.

Sì, m’ingobbisco, mi rannicchio e soffro tutte le osteoporosi possibili.

A me furono fatte peraltro varie diagnosi totalmente erronee e ora erro, anti-eroe, in una zona di prognosi riservata, in uno spazio-tempo melanconico simile al celeberrimo monologo finale di Blade Runner.

Per cui s’utilizzarono molte scene di Shining. E ho detto tutto…

Sì, vago da Lupo solitario come il primo film da regista di Sean Penn, ricordando che fui young e ora sono un Indiana Jones solo delle mie tempie maledette, distrutte da emicranie che mi donano, si fa per dire, una semi-paresi facciale da Ryan Gosling di Blade Runner 2049.

Questo Ryan, cazzo, non muove un muscolo facciale ma riesce a essere più carismatico di Takeshi Kitano.

Kitano soffre, per caso, della paralisi di Bell? E allora come mai non è bello come Gosling?

Sì, l’ho già detto ma lo ripeto. In Drive, Gosling ha recitato invero il remake di Hana-bi – Fiori di fuoco.

In realtà, la storia è molto diversa. Ma le atmosfere di Nicolas Winding Refn ricordano molto quelle malinconiche del capolavoro kitaniano par excellence.

Insomma, se proprio vogliamo sintetizzare, alla buona, la trama di Drive:

un uomo che, a prima vista, potrebbe sembrare Kurt Russell di A prova di morte, si dimostrerà esattamente il contrario. Laddove Kurt fu misogino e testa di cazzo sfasciacarrozze, Gosling sogna invece con Carey Mulligan solo un amore pirotecnico da fuochi passionali assai poco artificiali, dei fiori di figa per farla breve, ma fanno fuori il suo unico amico, quello sposato con la sua prediletta con cui non finì mai a letto e scoppiò un bordello.

Sì, su per giù, questa è la trama.

Abbiamo anche quel brutto uomo di Hellboy, Ron Perlman. Ancora una volta nella parte dell’uomo a cui nessuna donna assennata, di sesso assetata, direbbe… ehi, sei un playboy, di nome Nino.

Mentre ne Il nome della rosa fu Salvatore di nome ma non di fatto per sé stesso. Tant’è che lo bruciarono vivo.

Ah ah.

Di mio, per anni m’hanno ridicolizzato, trattandomi da bambino quando invero avevo già un ottimo cosino, mi sfottevano, urlandomi:

– Ehi, Stefanino, anche oggi l’hai pigliato nel c… ino?

 

Sì, guardate, uno schifo. Una vita piena di botte…, mie mezzeseghe.

Ma andiamo con calma. Sempre meglio comunque che finire come quei minchioni esaltati che vanno soltanto, da mattina a sera, a mignotte.

Vado dallo psicanalista e mi sdraio sul lettino. Lo psicanalista è un uomo, non è dunque Lorraine Bracco dei Soprano…

– Allora, qual è la diagnosi del cazzo, dottorino?

– Falotico, lei non soffre di nulla.

– Ah no?

– No, ma se continuerà per la sua strada, farà la fine di Ray Liotta di Quei bravi ragazzi.

– Non è un grosso problema. Sempre meglio che finire come Joe Pesci.

Guardi, le sarò franco. Se io fossi davvero un gangster come James Gandolfini, lei sarebbe la mia Lorraine. Potrei pure innamorarmi di lei. Ha delle gambe stupende. Ma Lorraine è una gatta da pelare. Ottima figa, per carità, ma l’ha mai visto Tracce di rosso? In quel film, Lorraine tocca l’apice della gnocca, ma che zoccola…

– Dunque, che vuole fare nella vita?

– Non lo so. Canterò Luna di Gianni Togni e Il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano. Anche Gianna!

– Un po’ pochino, Stefanino.

– Sì, ma vale la pena elevarsi? Ci si brucia presto. Pensi a Roy Batty…

Io ne ho viste cose…

– Ah sì? Mi racconti. Sono interessato. Mi tolga anche una curiosità. Ha visto anche molte cosce?

– Sì, gliel’ho detto, Lorraine Bracco ha un paio di cosce, almeno le aveva, da guinness dei primati. Sì, vai da Lorraine, lei è mora sebbene spesso si tinga di biondo, le offri una bionda, lei ci sta e diventi un primate.

Forse, sei talmente eccitato, da battere pure ogni primato.

– Cioè? Questa non l’ho capita.

– Ah, lei non ha di questi problemi. Con quella faccia… sembra Billy Crystal di Terapia e pallottole, lo sa?

– Ecco, a parte gli scherzi, mi dica. Lei mi ricorda la ragazzina di Ecce Bombo…

– Sì, faccio cos(c)evedo gente…

– Sostanzialmente, non fa niente.

– Diciamo che mi arrangio. Non sono un Soldato d’Orange.

Che poi, caro mio, uno crede all’amore e a dio ma è capace che un vescovo gli lanciai una maledizione da Ladyhawke.

Sì, ad Aguillon, preferisco gli aquiloni.

Comunque, è un casino essere un uomo, sa? Ci sono dappertutto degli attentatori dei nostri volatili…

Per dirla alla Lino Banfi, sono volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In Ladyhawke, Hauer è un falco, in Nighthawks è uno psicopatico che ammazza quelle più bone come Michelle Pfeiffer.

Al che interviene lo Stallone en travesti.

Cioè, per ammazzare questo porco che uccide come ne Il silenzio degli innocenti, indossa i panni di Buffalo Bill.

Il silenzio degli innocenti è un film reazionario, peggiore di Cobra.

Scusi, lei è uno psicanalista, giusto?

Mi spieghi il finale.

Allora, questa Clarice Starling va in manicomio… da Hannibal Lecter. L’unico che può aiutarla a capire la mente di Buffalo.

Che cazzo se n’è fatta di tutte quelle splendide delucidazioni, se poi, anziché aiutare Buffalo e curarlo, lo ammazza come una Furia cieca neanche avesse di fronte il protagonista di The Hitcher?

Buffalo non era un matto incurabile come John Ryder, era un uomo con dei problemi. Lei doveva salvarlo.

Peraltro, Jodie Foster è pure lesbica… sa com’è? Poteva addirittura sposarsi Buffalo. Avrebbero vissuto felici e contenti.

– Secondo me, Falotico, di lei nessuno ha capito chi sia davvero.

Lei è forse Andreas Kartack de La leggenda del santo bevitore.

Ma non voglio santificarla. Lei è un peccatore come tutti.

Sa che Anthony Hopkins, prima di vincere l’Oscar per il menzionato film di Jonathan Demme, era come lei, in questo momento?

Sì, pensava sempre al suicidio. Era perfino alcolizzato. Lei non è alcolizzato ma tabagista, questo sì.

Ora, il nostro colloquio è finito. Alla prossima.

Ma, prima di salutarla, mi dica… le piace ancora Cristina Quaranta?

– Certo. Come fa a saperlo?

– Ho appena visto il suo video su YouTube. Quali sono le sue bionde preferite?

Anche Katarina Vasilissa de L’uomo che guarda è stata un mio must per an(n)i.

Gliela faccio io, ora, una domanda.

Che ha da guardarmi?

– Lei mi piace, sa?

– Ah, ora capisco il significato del termine psic-ANAL-ista.

Non mi rilascia neanche la ricevuta fiscale.

Morale della favola:

mai pensare di avere a che fare con un agnellino quando invece hai dinanzi uno con una mente che ti sbrana.

 

di Stefano Falotico

Blade Runner 2018 è già il capolavoro che “tutti” dicono? Io, che son (D)io, obietto e “investigo” sui raggi b della mia “nave da combattimento”


29 Sep

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Suvvia, devo essere obiettivo e non poter giudicare prima di averlo visto. Ma, nel frattempo, mentre rifletto, pondero se sia lecito criticare ancor prima di aver(lo) visto, lasciatemi danzare sui miei ormoni, come una macchina volante del replicante che sono, essendo androide rispetto alle emozionalità comuni e, senza dubbio, uno spiccato detective delle mie angosce profonde, saggia e sagace, futuristica, avveniristica commistione fra il thriller nero di un’anima baluginante vicino alle porte di Tannhäuser e “cose” che voi umani potete solo immaginare…

Leggo, tramite Twitter, che ancor prima delle recensioni ufficiali quest’opera di Villeneuve sta riscuotendo giganteschi consensi e addirittura qualcuno “vocifera” che sia meglio dell’originale e già un caposaldo enorme della fantascienza del nuovo millennio.

Ora, si sa che molti sono “critici del vino”, come per la categoria vinicola, sono pagati dalle major per sponsorizzare un prodotto. E, visto che il film deve incassare molto più del previsto, e su questa “previsione” lasciatemi (perp)lesso, l’incentivo pubblicitario aiuta il botteghino.

Ora, con tutta la stima per Villeneuve, di cui riconosco il rigore formale, pur dicendo che Sicario è un bel film ma niente di più, in molti punti persino coatto e superficiale, nessun film, neppure il suo seguito, può essere superiore all’originale. Perché è ed era il film di un’epoca, un film d’imparagonabile fascino che, al di là dei dialoghi spesso banalotti, aveva delle atmosfere irripetibili, che poggiavano sulla magnetica colonna sonora di Vangelis. E su un Rutger Hauer di carisma perfetto più di un robot di Dick. Un film precog.

Dunque, lasciatemi dubitare. A me i capolavori annunciati non son mai piaciuti, e cerco di essere sempre “integerrimo” e non farmi condizionare né corrompere dai facili, modaioli entusiasmi.

Ma io sono un Falotico e, oggi, non so perché mi fa male l’uccellino. Quel mio uccello “can(dido)” che soffre in codesto dì d’indisposizione e abbisogna di qualche pillolina per “scaldarlo” come questi primi termosifoni dell’appropinquante inverno. Questa non è science fiction, è la “pura”, “dura” realtà.

di Stefano Falotico

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Il falco/Falò della notte: come (in)castrai un vile pornograf(ic)o su Facebook per direttissima e non suo (d)ritto…


06 Aug

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All’attardarsi di ieri sera, sullo “sfinir” di me, travolto da un’esistenza sempre più (cap)ricci(os)a dallo sfogliar una Prosciutto Crudo e non una Margherita, sovrastato dalla noia sapiente e di bulbo capelluto sudato per l’afa della calura estiva “spappolante” le mie meningi, mi son “scervellato” a beccar in flagranza di reato, e suo (s)porco ratto, un maiale (s)social(e). “Recapitando” alla sorveglianza di Facebook di “vigilar” e vagliare il suo (pro)filo… alquanto pervertito. Un “uomo” che, con screanzata e carna(scia)le(sca) arroganza, esibiva un’immagine del Ferrarino e un d(iari)o pieno zeppo di foto da “zuppa”, cioè orge di villosi pet(t)i nerboruti e “bunga bunga” con tanto di suo “primo” (pi)ano “ridente” e sfacciato. Una bacheca colma di sconcezze oscene e “cenine”, forse solo “cerniere”, da uomo davvero “colto”, di coiti rivoltanti da coliti e conati, di pompini svenduti come il latte fresco alla COIN e di copp(i)e scop(piett)anti su culetti sbattuti e pochi bacetti ma molta “violenza”.

Indubbiamente, per me, uomo di levatura morale parimenti grande quanto la moral guidance di Clint Eastwood, un “tozzo” da boicottare, bloccare, eliminare e m’immagino la sua “emoticon” quando, aprendo stamane FB, non ha potuto “aprirle” più, bestemmiando come un porcellone. Patta chiusa e sue patatine fritte. Eppur non gli si rizza con la Salsa, ballo latino-americano del suo turismo sessuale.

“Pen” gli sta. E, presto, gli giungerà a casa, dopo la postale al suo post(eriore), la polizia ad ammanettarlo e a metter(glie)lo “bono” per vil(ipendio) al pudore. Proprio un crimine “purissimo”, “pulito”.

Da “camice bianco” ad arrestarlo per aver (s)f(i)orato t(r)op(p)o. Dopo tante “tope”, che brutto intoppo, adesso sarà già tapp(at)o e non può più metter all’“orrore” una pezza. (S)toppa(to).

Di mio, punisco tal pezzi di merda e continuo a mangiar le pizze.

 

A tal maniaco (p)azz(o), invece, le sue feci e un nero sempre più pozzo.

Si chiama “inculata” di “mani” in te, bassissimo.

 

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di Stefano Falotico

Domani, primo appuntamento su Sky, canale 879, del Falotico


05 Feb

A volte, puoi diventare un mito dal nulla.
Quando vieni oscurato, e trai forza ed energia dalla fantasia, dalla mente e dalla tua anima. Questo, fedeli, è un attimo da Blade Runner alla Patrick Swayze di Ghost.

La commozione spero la tratterrete.

seScrivendo, Mercoledì 6 Febbraio ore 19.00, cioè domani.

Intanto, beccatevi questo ricordino:

Tears in the Rain, sono Rutger Hauer e rutto in faccia a chi investiga nel mio Cuore. Oggi androide, domani anatroccolo, ieri a coccolarla, nel Futuro un Ford furbo e volpe

 

Il capolavoro di Ridley Scott filtrato dalla mia ottica oltre, posizionata nel virtuoso mio “Falotico” mutar, parafrasandoMontale, di montaggio genialoide, possibilmente pioggia e stima a chi m’appoggia.

Stefano Falotico, il maudit per antonomasia, in quanto eccellenza, senza clemenze per i cattivi e cinefilo “ossessivo”. Egli scava fra le rovine della società, ne estrae ancor le miniere mnemoniche, vi ricorda Total Recall i film memorabili ed è il superbo essere anche quando scompare, poi di botto compie miracoli e bacia le fronti dei suoi figli delle stelle, spaziali, anche di “balle” alla Mel Brooks oppure alla Star Wars di lucasiana memoria.

Falotico incarna l’emblema dell’imprevisto di vista lunga, egli annusa il marcio e marcia per la sua strada, tutt’ora imbattuta mentre gli altri s’arrabattano e son, a trent’anni, già pigrissimi in ciabatte, persi fra rimpianti patetici, che non han neanche la poesia di Roy Batty.

Insomma, chi si vuol battere con me? Tu, battona, sarai subita sbattuta da uno che ti “merita”, ti mentirà coi soldi, lo sposerai per interessi e lo tormenterai di stress.

Fidatevi, conosco le donne. Di molte fui amante in notti luccicanti ma pretesero la bigiotteria e gli abiti di Laura Biagiotti. Ecco, a queste gianduiotte, consiglio di “fare” un viaggio allo zoo. Lì, troveranno pane per i denti del “domatore” e arachidi da racchie appaiate al teddy bear.

Di mio, la mia barba non è da Barbie, anche se Nicole Aniston la vedrei bene in zona Rick Deckard, detective delle zone “nere” e “turgido” della malinconia robotica solo dentro di Lei Shining.
Alludo forse a Kubrick “usato” da Scott? No, sono solo un lupo che si scottò, tu sconterai questa punizione: dopo averlo “ricevuto”, ti lascerò solo una ricevuta senza scontrino.

D’altronde, mi chiamano “Il saldatore”.
A volte, me la tiro da salvatore. Ma mancano i soldi nel salvadanaio, però, non è che farò la fine di Bobby Peru/Willem Dafoe di Cuore selvaggio? No, sono lynchiano, quindi mi districherò anche in mezzo agl’incubi delvelluto blu dipinto di blu. Quindi, chi mi darà un divano per giochi anali? Nessuno/a, meglio così.

Ripeto, come Blade Runner, son virtù eccelsa avanti mille anni, la cinesina sullo schermo gigante ammicca affinché la ficchi, insomma assomiglia alla pornostar Katsumi, alias alle volte Katsuni, “detta” come va data una suina per il “Telecazz’”.

Preferisco la mia macchinina gironzolante “fra le nuvole” e, nel caso ne avessi bisogno, opterò per un “bisognino”. Abito a Bologna, ciità degli Asinelli sempre tra-ballanti come la Garisenda. Butto tutti giù dalla torre, essendo torrido mentre una mi lecca il “torroncino”, eh sì, sono un Toro non solo zodiacale, e mescolo la panna nel crudo “tortellino”. Lo so, tendo alle “porcatelle”, sempre meglio degli sporchi. Io, almeno, son piccante e spicco. Fra l’altro, vanno imbavagliati e, se non basterà il “collare” alle loro emozioni liofilizzate, vaglieremo anche un Valium atraverso il loro tubo digerente dentro le loro vertebre invertite, direi evirate se vibreranno d’altre offese a un intoccabile come me.

Son io che tocco, senza “tangenti” e raccomandazioni, sono l’Uomo che non si crogiola né dorme sugli allori, per questo m’adorano.

Uh uh, che odorino mia Sean Young. Profumo d’un seno giovanissimo, m’è gioviale. Anche se questa Daryl Hannahè, come si dice in gergo, “d’annata buona”. Molto buona, buonissima.

Per concludere: se sei uno stronzo che m’accusa di dementia praecox nei suoi deliri in-castranti da Minority Report, io amplifico la mia percezione ipersensoriale da precog, e prega che ti strappi solo il ciuffo. Rimarrai col “riporto”.

Ora, faccia di merda, levati dal cazzo, perché sono anche Django ed esigo di rimanere un romantico anche sognatore.

Unchained Melody!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Blade Runner (1982)
  2. Shining (1980)
  3. Il gladiatore (2000)
  4. Ghost. Fantasma (1990)
  5. Rocky II (1979)
  6. I predatori dell’Arca perduta (1981)
  7. Furia cieca (1989)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)