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Eh già, Ryan Gosling, super video, oserei dire storico, totoiano


13 Apr

Ehilà!

goslingfaloticoEh sì. Dovevo dare retta a mio cugino. Me lo disse subito, qualche anno fa.

– Stefano, no, di De Niro non hai molto. Nemmeno di Johnny Depp. Senza dubbio non sei Paolo Villaggio né Alain Delon. Lascerei stare Paul Newman e non scomoderei neppure Matthew McConaughey.

Ora, vieni qua. Guardati allo specchio. Comincia a fissarti su un punto dello specchio. Avanti.

Secondo te, a chi assomigli?

– Non lo so. A un deficiente? Potrebbe essere la risposta giusta?

– A Ryan Gosling, ecco a chi assomigli. Visto che vogliamo giocare, come fanno gli adolescenti, con le celebrity e le icone divistiche.

 

Ecco sì. C’è proprio una somiglianza impressionante. A parte il colore dei capelli. Ryan è un bel biondino, un pulcino.

Io invece sono corvino e ho gli occhi neri come il grande Matt Dillon.

Non ho alcun pudore nel dirvi che il mio passato fu praticamente identico a Stay – Nel labirinto della mente.

Sì, una psiche enigmatica, amletica, con accenni di psicosi e curve pericolose d’uno stato mentale talmente anomalo da poter essere scambiato superficialmente per demenza ed equivocato per invalidante disturbo psichico.

Ma anche uno psichico come ne Il caso Thomas Crawford. Una testa di c… o che non gli daresti una lira.

Ed Anthony Hopkins, nuovamente “psichiatra della mutua” come il suo epocale Hannibal Lecter, pensa che sia facilissimo coglionare il ragazzino.

Che invece lo fotte di brutto.

Può succedere, Sir Anthony, di trovare uno più deduttivo e intelligente di te. Capita, non ne facciamo una tragedia. Suvvia.

In questo mondo, Solo Dio perdona e io non sono Gesù Cristo.

Sono un umanoide, un mezzo androide metafisico, a volte figo a volte sfigato, come in Blade Runner 2049.

La realtà virtuale è amabile come Ana de Armas.

Sì, le donne reali sono spesso insopportabili. Sono isteriche. Stanno a lagnarsi tutto il giorno solo perché s’è rotta la lavatrice. So io invece che il loro cervello andrebbe smacchiato a massima temperatura.

Di testa calda e friggitrice come il mitico Ryan di Drive. Un romantico futurista, un autista mezzo autistico.

Che però, quando si accorge del marcio, quando al suo amico combinano uno scherzo omicida, diventa una furia devastante.

Sì, direi che il Falotico c’è tutto.

Per non parlare poi di First Man.

Uno a cui capita qualcosa di veramente nefasto e agghiacciante. E con tutti finge che le cose vadano benissimo. Fa buon viso, come si suol dire, a cattiva sorte.

Sì, ho perso mia figlia piccola, beviamoci uno Scotch.

Sì, per colpa di bambagioni che pensavano di arrivare sulla Luna, stavo allunandomi ai crateri della più sola aridità notturna.

Ma me ne fotto delle bevute in compagnia, delle cosiddette piccole cose. Rose rosse per te non ho comprato stasera. Donna, pigliati una rossa, sì, sei lesbica e mi stai soltanto addolorando d’amor spinoso. Sì, ho sbagliato ad arrossire per te.

Sogno un viaggio spaziale, indimenticabile.

Voi non avete tempo per questo. È sabato, andate a caccia stasera. Poi domani è domenica, sveglia tardi, una mangiatona e stravaccata sul divano. Quindi il lunedì e ricomincia la tiritera, la routine giornaliera.

Ah, non si è rotta la lavatrice. Ti sei rotta le unghie? Io invece di tutto questo mi son rotto il c… ecco, ci siamo capiti.

Quando morirò, immagino la mia pagina di Wikipedia.

 

Stefano F.

«Considerato uno dei più svogliati, grandi sex symbol della storia dell’umanità, attore specializzato nel trasformismo, mimo in quanto spesso atipico e sofferente di atimia, fu preso per gentile uomo timido.

Invece la sua canzone preferita era Smile di Jimmy Durante.

Tenero, adorabile, dimostrò una durezza impressionante. Amante, come detto di Durante, scrisse molti libri aulici come Alighieri Dante.

Lui dava ma gli altri non davano nulla.

Uomo molto da Aspettando Godot, non è che molto godette. Eppur fu sentimentalmente legato alle più belle donne dell’epoca. Nessuna di Hollywood gli sfuggiva. Neppure quelle conservate, prestigiosamente, in cofanetti da famosi sogni nel cassetto…

Uomo uguale a Totò le Mokò, era talmente sensuale che simulava di essere un eunuco per non far scoppiare un casino pazzesco. Da cui Un turco napoletano:

la donna è mobile e io mi sento mobiliere.

La gente gli urlava… datti una mossa… e lui invece rimaneva impassibile.

Immobile, spolverando tutto il mobilio…

Gli altri, odiandolo a morte come il fascista Duce, morirono prima di lui di bile.

Mentre oggi il Falotico vive nell’olimpo e da lassù vige.

Così è, non si transige».

 

di Stefano Falotico, dico, mi pare ovvio56976895_10213438286814463_8244242247827062784_n 57039802_10213438347815988_5042845505961328640_n gosling

E se fossi Ryan Gosling di DRIVE? Sì, il Batman italiano, anche il JOKER


09 Jan

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Sì, sapete che non l’avevo mai visto? Ah, colpa gravissima. Io, cinefilo incallito e amante del noir più sfrenato, futurista ante litteram e letterato incallito, L’ho anche recensito ma a dire la verità non è che mi sia piaciuto tantissimo. Una mescolanza di Cinema realizzato altrove meglio che, secondo me, come detto, basa moltissimo del suo risultato emozionale per via di questa canzone strepitosa:

Sì, Stefano Falotico, il qui presente sottoscritto, se vogliamo definirlo, è indefinibile, sfuggente, un driver l’imprendibile. Con accenni malinconici alla Travis Bickle innestati, innervati su una carrozzeria del cuore da Cinema di Michael Mann. E veloci schizzi romanticamente violenti.

E questo libro, nonostante le troppe virgolette, qualche neologismo furibondamente eccentrico, rimane un masterpiece.

Sì, io sono l’autista notturno di tutto, soprattutto delle mie emozioni sepolte che, nello sfrecciar di gomme pneumatiche, riempiendomi di calore nelle strade della mia anima dissestata, sbattono contro il mio parabrezza psichico e dilaniano l’anima, spandendola nella lost highway.

Non voglio più sentire stronzate sul mio conto. Anni fa, uno sciroccato di psichiatra, non capendo un beneamato cazzo della mia vita, disse che andavo istradato a una vita normale. Orrore degli orrori. Non voglio ridurmi come una donnetta lagnosa che ascolta Elisa e si consola dalle sue frustrazioni affettive, riguardando alla tv, con la lacrimuccia e rimmel sbavato, Paura d’amare.

Basta, non se ne può più delle assurde dicerie sul mio conto. Se vogliamo dire che io non so cos’è la parola amore, diciamolo pure. Perché io non amerò mai come la maggior parte di voi. Il vostro non è amore, è bisogno di stare con qualcuno per paura di rimanere soli. Per attimi patetici di calore. E confondete spesso il sesso con l’amore. Ché quasi mai sono in congiunzione, se non in rari casi, e allora, soltanto in questo frangente miracoloso, potete considerarvi soddisfatti, pienamente appagati e probabilmente, oltre che fortunati, modestamente felici.

La maggior parte delle persone viene folgorata, da cui il colpo di fulmine a cui io credo, dal sesso opposto, anche dal sesso identico se sono omosessuali o lesbiche, e il primo impulso che brucia in loro è istintivamente l’attrazione fisica, la chimica esplosivamente ormonale.

Poi, se ci scappa una scopata, se con quella persona con cui ti sei accoppiato/a s’instaurano delle affinità elettive, si sviluppa il piacere di starci assieme e non solo a letto, vi fissate con questa parola abusata, amore.

Ve ne riempite la bocca, sciocchi.

Anche perché siete ossessionati dalla moralità piccolo-borghese. E, guardandovi allo specchio, vi reputate ignominiosi se fate sesso senza credere che l’abbiate fatto solo perché vogliosi di lasciarvi andare. Dovete necessariamente, per via del vostro inestirpabile, abominevole retroterra moralisticamente cattolico, affermare che avete fatto sesso perché sentivate qualcosa che andava al di là del puro, carnale, duro, detonante, furioso o dolce rapporto fisico lussurioso. Che voi non siete appaiabili alla sconcia e squallida animalità sanamente, sì lo è, connaturata alle vostre termodinamiche sensoriali e corporee, bensì, essendo figli del vostro illusorio Dio, della vostra bacata idealizzazione di Dio e cosicché anche dell’alterato, anzi adulterato concetto mitizzato e appunto divinizzato dell’amore, voi fate sesso solo quando romanticamente innamorati. Perché, se mentiste a voi stessi, dunque riconoscendo la chiarissima verità, di fronte a questa bugia immane che vi raccontate, per via sempre della vostra educazione distorta, vi sentireste gravemente in colpa, sporchi, e invece siete brave persone, vero?

Non ci crede nessuno, smettetela.

Io ho un concetto dell’amore molto simile a von Trier. Totalizzante. E non limiterei, tumefarei l’emozionalità del significato della parola amore al solo amore fra due persone. L’amore cioè inteso in senso relazionale di coppia.

Amore è anche guardare un bambino e, osservando la cristallina innocenza del suo sguardo, sorridergli, augurandosi che la sua vita sia fottutamente bella, piena di speranza e sogni.

Amore è soffrire nella solitudine più devastante e commuoversi per un attimo fugace di poesia.

Amore è ricevere una telefonata mentre stavi guardando un film con Stanlio e Ollio e sapere che la persona di cui eri innamorato è tragicamente morta.

Sapere che è tutto finito.

Amore è forse Ron Perlman di questa serie televisiva, un uomo che da piccolo mi spaventava a morte.

Amore è l’ingenuo Salvatore de Il nome della rosa e forse, a proposito di poesia e Sean Connery, quest’altra è una delle scene più belle di tutti i tempi.

 

– Scusi, ma lei, Falotico, come fa a sapere de La bella e la bestia con Ron Perlman?

– Io so tutto. Sono o non sono John Connor?

– Falotico, lei mi sta facendo girare le palle! Ma chi crede di essere per vivere così? Lei deve darsi una regolata. Lei non è Superman.

– Io direi molto di più. No?

 

di Stefano Falotico

First Man e la serie The First con Penn sono la dimostrazione che l’uomo che vola “alto” si è rotto il cazzo dei piccolo borghesi


30 Aug

Rosemary

Sì, stamattina, ero in macchina e in radio passava ancora la canzone di Noemi di qualche anno fa, Vuoto a perdere, una delle più grandi cagate che una donna possa partorire nella sua vita.

Una che alla terza, forse quarta, anche quinta strofa inserisce il termine cellulite. Una delle fisse delle donne assieme al ciclo. Sì, le donne sono ossessionate dalla cellulite. Ecco che allora fanno pilates, si tonificano e comprano cremine rassodanti. Sperando di piacere di più a un tipo alla Sean Penn, abbastanza tosto, che userà con loro “pura” crema di uccello.

Sì, sono cinico all’ennesima potenza. E queste cantanti da De Filippi non le sopporto più. Già il mondo è una merda di suo, ci mancano anche le lagnose frustratissime.

E la dovremmo smettere anche con Laura Pausini, con la sua melensaggine da reietta, con Elisa e le sue tristezze da adolescente che ha superato i quarant’anni. Sì, la Pausini, uno dei grandi misteri di Fatima. Una donna che, nonostante si curi, io spedirei in cura. Sì, per una bella lobotomia frontale

Io canto… sì, lei, piena di miliardi canta fra i ruscelli, così come faceva Riccardo Cocciante, un uomo scocciante.

 

– Stefano, ma tu credi all’amore?

– Sì, ogni sera, prima di andare a letto, canto con Fausto Leali, Io amo! Non lo sapevi?

 

Ma vedete d’anna a fanculo, con la vostra retorica catto-borghese, i vostri lamenti, il vostro LAVORO, che vi ha solo ingrigito, inaridito, spento.

 

 

Spero finisca l’estate, questi vicini di casa hanno rotto le palle

Sì, con l’avvento dell’estate, cioè da fine Giugno a Settembre inoltrato, i vecchi condomini del mio palazzo si appostano sotto al portone dello stabile. Vi garantisco che è una rottura di coglioni tremenda.

Sì, dalle 18 di sera a mezzanotte piena, questi qua, arzilli marpioni e signore altezzose e pettegole, stanno sotto casa. E spiano ogni movimento. Così, sanno benissimo quando esci e rincasi. Se malauguratamente inciampi, cercano di trattenere le risate ma mal dissimulano la presa per il culo plateale. Poi, lo sapete, non tutti i giorni sono uguali. Semmai, sei in serata no, hai la faccia incazzata e pure incazzosa, hai insomma i cazzi tuoi per la testa. E loro scrutano. Manco fossero la congrega di rincoglioniti del finale di Rosemary’s Baby.

Peraltro, non stanno proprio sotto al portone. Ma si posizionano in una zona strategica, semi-laterale, per avere la visuale completa e panoramica di tutta la proprietà privata. Per scrutare meglio e far zizzania.

E via di maldicenze a tutt’andare.

Fortunatamente, non rientro mai accompagnato da una prostituta, altrimenti lo direbbero all’amministratore. Che poi non è vero. Vi ho già parlato di Cuomo, quello del terzo piano. Un essere schifosissimo, un mariuolo irredento che, un mese sì e uno no, si becca gli arresti domiciliari. Combina sempre malefatte, sì, un mezzo gangster. Nel mese libero, praticamente ogni sera si fa accompagnare da un mignottone diverso. Ma i vicini lo conoscono, non ci danno peso. Anzi, quello del primo piano, il signor Rosselli, ogni volta che Cuomo rincasa con tali “gentili signore”, gli sussurra:

– Be’, stasera vai alla grande, ragazzo. Ieri, ti eri scelto un cesso, una rachitica con le gambe storte, stasera devo dire che la passerona c’è tutta…, complimenti.

– Signor Rosselli, la signorina al mio fianco accetta anche i triangoli. Che ne dice di salire assieme a noi?

– Be’, si può fare. Mia moglie tanto dorme, dopo aver ascoltato Loredana Bertè.

 

Mamma mia… quel terzo piano lì dev’essere un covo di viziosità.

Ah ah.

Tanto per smentire invece Salvini, c’è invece un nero simpaticissimo nel mio palazzo. Anche lui, come me, è spesso solo come un cane. E ogni giorno mette su Is This Love del Bob Marley.

Anche se io gli dico che la canzone più bella di Bob è Could You Be Loved.

 

First Man. La storia di uno che, annoiato, decise di cantare con Domenico Modugno… nel blu dipinto di blu. E pensò: finalmente ’sta Claire Foy finisce per un po’ di scassa’ u caz’.

 

di Stefano Falotico

Halloween di David Gordon Green e First Man di Chazelle m’interessano, o forse nessuno dei due


09 Jun

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Com’era lecito aspettarsi, con l’inizio di Giugno siamo stati bombardati in queste ore dai primissimi trailer della prossima stagione cinematografica. Tre o quattro “anteprime” al giorno di filmoni pronti a sbarcare, quasi tutti da Settembre in poi, nelle sale mondiali.

Quello che non uccide, nuovo capitolo Millennium da Stieg Larsson, uno che assieme a Jo Nesbø ha contribuito non poco alla moda dei thriller nordico-scandinavi che tanto vanno forte, con una Lisbeth Salander interpretata da Claire Foy…, ah, ma questo è il quarto capitolo e lo scrittore è un altro! Ecco che la stessa Foy, richiestissima, è protagonista assieme a Ryan Gosling di First Man. La storia del primo uomo, appunto, sulla Luna: Neil Armstrong.

Trailer lucidissimo, iper-spettacolare, fascinoso ma forse non è il Cinema che desidero vedere. Trama intrigante ma l’immaginifico e lo psichedelico abita lontano da Chazelle. Così come non è che m’interessi poi tanto questo sequel, io direi “apocrifo”, sì, assai poco autentico, dello storico Halloween di Carpenter. Produce lo stesso Carpenter ma forse soltanto per questioni commerciali perché sa che incasserà parecchio.

Non si deve mai scherzare con l’horror, che è roba seria, ma David Gordon Green, regista pulitissimo e ultra-ambizioso, ci vuol far capire ancora una volta in più, come se non lo sapessimo, che lui è in grado di fare qualsiasi cosa, un registra “transgender” che sa cimentarsi con gli intoccabili.

Ma non mi convince. Posso anche sbagliarmi, ma Green non mi sembra abbia la mano, l’acume, l’intelligenza filmica per uscire, tutto sommato, dagli stereotipi e dalla prevedibilità. E infatti il finale del trailer, col colpo di scena telefonato, già lo dimostra.

 

The Irishman di Scorsese rimane ancora, inviolato, al primo posto dei miei attesissimi.

 

di Stefano Falotico

Blade Runner 2049, Trailer of Screenshots


09 May

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Festival di Venezia ti disdegno: sono The Young Pope senza La La Land


31 Aug

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Urge in me questo presente. Avrei voluto usare la coniugazione di passato remoto “urgette” o “urse” ma, come (non) sapete, non esiste. Allora fu urto in me questo sociale, totale rifiuto. Sempre più fiero della mia vita eremitica, da anni (in)consapevoli non mi reco più al Lido, perché questo lor chiacchiericcio non mi par grande bellezza. Gente che applaude Gosling, porgendo leccate di culo alla Stone, mi dà di stomaco. Il concetto di figata non l’ho mai capito. Secondo me è figo un bufalo nelle praterie sconfinate dell’Ovest che “pascola” assieme al suo piccolo, dandogli da mangiare l’aria cosciente della loro fresca, robusta animalità. Caduche le foglie di quelle steppe poi si (ri)posano su un’alce inne(r)vata che, mesta, passeggia “lagrimosa” nella scoscesa sera tranquilla, senza tutte queste mondane scosciate. Sì, Venezia n’è allagata. Donne che tutto l’anno “cacciano” il cibo del loro “erotismo”, zampettando su tacchi a spillo per uomini che, cedendo alle “lusinghe” del loro sesso così “bell’esposto”, maliziosamente (non) celato, crolleranno “colanti” dinanzi a un paio di collant attizzanti per la “gioia” di 15 minuti di cannibalismo accoppiato. Roba per gente carnale e vogliosa di successo… che cessi. Scoppiate… a piangere davanti al mio papa, sono un pappamolla e vi racconto questa. Per via del mio stile di vita autarchico, ai confini con la foll(i)a, la donna del settimo piano, quando mi vede scendere le scale, pronuncia sempre un lapidario “mah”. Come dire: ma questo ci è o ci fa? Lei (non) sa che appena la vedo mollo, appunto, una “sana” scoreggina secca, “calibrata” di sfintere libero come una libellule senza i “cazzi” di queste vecchie donzelle. Acida, frustrata, con un marito geologo che non so se ancora la trivella. Di mio, preferisco le caramelle. Anche la caravella del parlare di ovvietà come se avessi scoperto l’America. Sì, adoro il Sabato sera degli anticipi di Calcio, di questi giocatori al “potassio” che “scuoiano” le palle in pantaloncini “sintonizzati” sullo Sky-line degli abbonati non so se di normale tifo “abbottonati”. Un gioco che piaceva a Pasolini e garba pure a me. Vi racconto quest’altra. Come tristemente abbiamo appreso, è morto il grande Gene Wilder, icona Mel brooksiana ma soprattutto Willy Wonka. Oggi, Mereghetti ha ben accolto La La Land, apprezzandolo per il suo romanticismo sognante schierato a viso aperto contro il cinismo andante. Sì, proprio lui che giustamente stronco Willy Signori e vengo da lontano. Che c’entra? C’è un filo logico in questa cagata, sì, perché leggo il Mereghetti sempre sul water, imparando a memoria le sue stellette quando la merda fa flop, no, pluf. Ecco,ve ne racconto un’altra. Oggi son andato a pigliare… un mio amico. Mi ha confidato che assume delle pasticche che non glielo fanno tirare. Poi mi ha chiesto se anch’io prendo quella robaccia. Io ho assentito, e lui: come fai? I migliori anni della tua (s)figa, cazzo, per la Madonna di Cristo impestato! Devi scopare.

Lo scaricai, dandogli la benedizione e mandandolo a puttane. Di mio la mia vita non va a zoccole, ma per via del “fallo” di essere un san(t)o la gente mi riverisce come fossi Bergoglio.

Detta fra noi, Allah o Dio mi sembrano due idoli messi lì per rincoglionire il popolino.

E questa kermesse, secondo me, può anche andare a farsi fottere.

 

Firmato l’uomo sul cui uccello anche l’acqua santa non può elevarlo.

 

Post scriptum: una ragazza su Facebook esulta dopo la “visione” di La La Land.

Di mio, mi accontento di essere un deficiente migliore dei deficienti “normali”.

 

– Ma Falotico, lei non si fa schifo? Non ha ambizioni.

– Signora “cara”. Si faccia i cazzi suoi. Considerando il suo trucco, mi pare che lei sia proprio una “diva”. E di cazzi, cantando trallallero, va il fil(m)ettino.

 

 

di Stefano Falotico, detto il Papam della Pescarola. Uomo che preferirà sempre una Coca Cola col limone ai limoncelli delle cocainomani.

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La La Land secondo Paolo Mereghetti


31 Aug

Alla grande scommessa, preferisco una “bolletta” di “short” alla SNAI, “big” vincita che mi salverà dal “legato”


08 Jan

Ho scommesso per domani, 6 o 7 partite, non ricordo bene.

Director Adam McKay on the set of The Big Short from Paramount Pictures and Regency Enterprises

Director Adam McKay on the set of The Big Short from Paramount Pictures and Regency Enterprises

Tutti, in massa, si stan precipitando ad andar a vedere questo film con Bale, Carell, Gosling, Pitt e pure Margot Robbie nei (non) panni di sé “spumeggiante”, inneggiando ai meriti di una pellicola che sarebbe “finanziariamente” divertente, che saprebbe mescere l’intelligente script con battute ficcanti, corrosive, con parolai di Wall Street dall’oratoria “furba”, schietti, veloci, scattanti, tranne Christian, “interdetto” per un sinistro e costretto a star quasi sempre seduto.

Ma ancor vi attirano questi film in cui si sputan le battute a (raf)fica, queste storielle d’imbroglioni, falsari, di facce da “poker” e vis(t)i (s)porc(h)i, puliti vestiti, corrotti fin all’osso, di maschi che rosicano, che straparlano, che fischiettano, che in doppiopetto caccian anche dei peti?

Già, per me, è troppa f(at)ica andar a far la spesa, infatti ordino tramite internet, al discount del sito “Compra un cazzo e mangerai pene e figaccia”, ubicato in via del Po(ve)ro numero 47 morto che “pirla”.

Smettiamola con questa roba, non drogatevi di tal film di tendenza, meglio (s)coprir le tendine e stendere il tendine, cioè quello che spinge… Il resto mi pare una buffonata. Se io vi paio una stronzata, beccatevi questi stronzi e magnateveli. Il vero Cinema è alt(r)o.

 

di Stefano Falotico

Ryan Gosling e il seguito di Blade Runner


17 Apr

Gosling Blade Runner

From Deadline

Ryan Gosling is in negotiations to star in Alcon Entertainment’s sequel to Blade Runner, the film that will be directed by Prisoners helmer Denis Villeneuve. Ridley Scott, who directed the original classic based on the Philip K. Dick novel, is aboard as executive producer. Harrison Ford, who starred in the original film, reprises his role as replicant hunter Rick Deckard. Tapping into what is considered hallowed ground is risky — even Scott got mixed results when he expanded his Alien film withPrometheus — but Gosling, the Drive star, adds a certain cool element to the effort.

Hampton Fancher (co-writer of the original) and Michael Green have written the original screenplay based on an idea by Fancher and Scott. The story takes place several decades after the conclusion of the 1982 original. Story details, as well as Gosling’s character, are not being revealed. Shooting begins in summer 2016.

Gosling, who once worked primarily in the indie space, seems to be going for mainstream stardom. Among the projects he’s enlisted in is Guillermo del Toro’s The Haunted Mansion. He also is circling with Emma Stone the Damien Chazelle-directed Lionsgate pic La La Land and next will be seen in Shane Black’s The Nice Guys opposite Russell Crowe and in Terrence Malick’sWeightless. He is in production on The Big Short, starring opposite Christian Bale, Brad Pitt and Steve Carell.

 

“Only God Forgives” delude Cannes


22 May

Da Sentieri Selvaggi

Ecco il regista che immagina di essere un pornografo, senza riprendere mai la penetrazione, sogna un’arte come “atto di violenza”, ma rifiuta di uscire dai cliché di un’innocua video installazione. Ma, se davvero vogliamo dirla tutta, il film ci ha quasi convinti. Perché ammette finalmente che questo cinema, “bellissimo”, è un fallimento

A sentire quei fischi in sala che si sovrappongono ai timidissimi applausi, viene da pensare che l’effetto collaterale Refn sia destinato a ridimensionarsi presto, riassorbito nello stesso vortice d’immagini, tutte in fondo uguali, da cui era emerso. E si è tentati anche di aggiungere un’assurda rivendicazione: “eppure l’avevamo detto”, esponendoci alla condanna senz’appello dei fanatici. Ma il punto non è questo. Se davvero si vuol vedere e vivere Only God Forgives come una delusione rispetto a Drive (il cui successo trasversale magari avrà infastidito i fedeli della prima ora), significa aver frainteso tutto il cinema di Refn, che da sempre ha inseguito questa stilizzazione definitiva. Significa non aver compreso che, se davvero c’era da incazzarsi, era allora che bisognava farlo, proprio quando si applaudiva e si rideva alle teste sfondate in ascensore. In effetti, Only God Forgives è un film che non cerca scusanti. È un pugno scagliato a vuoto, che, nonostante la sfida lanciata, non ha la minima intenzione di colpire al cuore, come pretendeva di fare il precedente. Niente più romanticismo, baci che durano un’eternità, corse in auto con la musica che batte. È un film che non ammette neanche la possibilità della provocazione di un cadavere sventrato sul serio, di una violenza allucinata. Il suo umore è perfettamente scritto sul volto monocorde di Ryan Gosling e sull’apatia del suo personaggio, Julian. Le fiamme dell’inferno, semmai vive, si sono spente nella forma.

Ecco Only God Forgives è il film dello svelamento, quello che confessa, senza più mezzi termini, come le preoccupazioni di Refn non riescano ad andare oltre il piano, i colori, i tagli di luce, i rapporti dei personaggi con lo spazio, quell’incrocio tra pittura e teatro che passa da Valhalla Rising Bronson (e cambiando l’ordine di tutti gli addendi, il risultato è questo). Davvero non c’è alcun interesse, ossigeno per questa storia di rapporti edipici, di maledizioni, discese agli inferi e redenzione. Refn non ha più driver o pusher da mandare allo sbaraglio, non c’è più passaggio, attraversamento. Se c’è movimento, è naturalmente rallentato, ridotto a segno, gesto rituale. E i personaggi sono sempre già sul posto, al centro dell’inquadratura, inchiodati da un fascio di luce, incorniciati da una porta, statue di sale bloccate dalla paura di poter uscire dai margini del proprio ruolo. No, davvero Refn è un bad storyteller, come dice qualcuno che preferisce Anthony Mann. Proprio perché se ne frega, pensa che la storia non sia affare da uomini, ma il semplice pretesto per imbastire un teatro di pupi, di figurine di carte agite da una precisa, complicata meccanica di fili. E, allora, tutto potrebbe apparire persino corretto, funzionale all’umore di morte del suo mondo. Se non capitasse di intravedere nel senso di colpa di Julian, che affonda la spada e le mani nel ventre della madre, per poi accettare di espiare i suoi peccati, il senso di colpa dello stesso Refn. Il regista che immagina di essere un pornografo, senza riprendere mai la penetrazione, sogna un’arte come “atto di violenza”, ma rifiuta di uscire dai cliché di un’innocua video installazione. In fondo, è Refn ad aver paura. S’immagina come un corpo mutante, disposto a reinventarsi, per negare sempre la sua collocazione naturale nei confini del mainstream, ma poi non può fare a meno di ripetersi nella fotografia di un cinema bloccato. Ed è indicativo come scelga Bangkok, ma poi rifiuti di scendere in strada, nel timore di essere preso dalla città. Se davvero vogliamo dirla tutta, Only God Forgives ci ha quasi convinti. Perché dichiara finalmente che questo cinema, “bellissimo”, è un fallimento. La bellezza, così sembra, è un’altra cosa. Oh my God!

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)