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Sono l’uomo della pasticceria che beve il caffè solo se cremoso


26 Jan
APRILE, (aka APRIL), Silvio Orlando (center), 1998. ©Tandem Films

APRILE, (aka APRIL), Silvio Orlando (center), 1998. ©Tandem Films

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E scremo.

Sì, scemi, bisogna scremare e amare una donna Cremona, dandole un bacione al cremino. In quella cremosità, addiverrete al piacere bagnato, liquoroso di un godimento profumato di babà.

Sì, giovani angariati da dei papà oramai inariditisi, prendete la macchina e mettetevi in viaggio verso mete, dunque metà, su cui far montare… la vostra panna. Se, in autostrada, rimarrete in panne, chiedete al benzinaio dell’Autogrill come fa il “pieno” a sua moglie. Vi risponderà che son segreti “diesel”, che carburano di notte quando le mani si sporcano di “olio”. In quelle parole sagge, la macchina come per miracolo ripartirà di nuovo e vi condurrà dalla vostra bella, su cui potrete nuovamente “rombare” con accelerate di frizione, anche erezione, ben dosata, gustando il vero motore della vita.

Sì, bando al moralismo. Ne sa qualcosa James Franco, colpevole di essersi affrancato in zone erogene non consentite, pensando di farla franca. Non era assicurato e pagò di franchigia, essendo stato escluso dalla nomination all’Oscar. In compenso, potrà consolarsi, rimembrando come le sue belle statuine smaltarono di “oro colato” il suo membro, non dell’Academy, ma sicuramente poco “accademico” di troppo rischioso “sbandamento”. Diciamo che andò fuori dalle righe, ma centrò molte fighe.

Sì, di mio posso dire che mi associo a persone che mi compatiscono. Sì, è una buona associazione quella della compassione. Non si va alla Caritas, la gente ti vuole bene anche se ti maltratti, non ti giudica e non urla per carità. Sono caritatevoli e le donne, curandoti le ferite da infermiere, ti rendono “ferino” in nottate indimenticabili in cui unisci l’utile, cioè il medicamento un po’ da mendicante, al dilettevole, ovvero i letti in cui guaendo, eh sì, guarisci.

A parte gli scherzi, son uomo che consuetamente si reca al bar alle quattro e mezza di pomeriggio, gustando un caffè che, di mestizia amara, si scioglie zuccheroso nelle mie papille stanche di appartenere a un uomo senza palle. In quel momento delicato, l’aroma si fa prelibato, ne giova il palato e non devi darti al parlato. Sì, tutti vogliono che tu ti evinca, che ti “estrinseca”, che ottimamente argomenti, invece in quei silenzi “bagnati” la lingua ne gode da matti. Lo sanno le donne, che amano gli uomini di poche parole, anche di poca prole, a cui offrono “schiume” piacevoli come labbra umide in cerca di “effervescenza”. Per la serie evviva i muti che sanno come farle “cantare”.

Sì, la mia vita non è il massimo, ma mal che mi andrà rimarrò me stesso. Con buona pace di chi si sveglia la mattina per far la lotta al prossimo e poi si risveglia, però in punto di morte, capendo che ha fregato solo la sua anima da puttana che si è sempre svenduta ai soldi facili e al s(ucc)esso.

Stasera, dopo la cotoletta con le patate, mangerò un bignè. Tiè!

Voi invece dovete scopare… a terra! Ah ah!

Più che pasticciere, sono un pasticcione. Meglio di te, che curi lo stress coi pasticconi!

 

 

di Stefano Falotico

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