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Il ritratto Falotico della nemesi di Dorian Gray eppure senz’età, il fascino bestiale di un uomo/Cillian Murphy in mezzo ai matti e ai finti ciechi


12 May

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Sì, io non ho età. Questa sta all’anagrafe per i comuni mortali. Ove risiede anche il mio secondo nome mai ufficializzato, Piero.

Sì, secondo tradizione di famiglia, essendo io il primogenito, dovevo chiamarmi come mio nonno, ovvero Pietro. Ma Pietro a mia madre non piaceva e, oltre a non mettermi questo nome, bensì ficcandomi appunto Stefano, al padre di mio padre fece anche lo sberleffo del secondo nome senza la t.

Ah ah.

Anch’io ovviamente risulto all’anagrafe. Anzi, lì il mio nome sta ubicato e ben conservato per i burocrati di ogni essere umano, regolarmente registrato.

Malgrado, come è oramai ovvio e acclarato, io sia superiore a Cristo. Ah ah.

L’anagrafe andrebbe comunque abolita. Oggi c’è Facebook. Il signor Zuckerberg possiede tutti i dati di voi, uomini e donne di questa terra. E, nel caso di hackeraggi, si spera che vi preservi da qualcuno che, rubando i profili altrui, possa attentare alla vostra incolumità, deturpando la vostra identità. Con foto di preservativi al posto dei vostri ca(p)pelli, rovinando la vostra faccia(t)a di qualità.

In realtà, oggigiorno non avremmo più bisogno neppure del cimitero. Tanto, appunto, c’è sempre Facebook.

Se muore un caro o un parente a cui eravamo assai affezionati, perché prendere la macchina, fare chilometri, parcheggiare e addentrarsi in questo dormitorio adibito alla sepoltura di grandi anime oramai estintesi in questa terra non so se consacrata da dio?

Basta aprire i loro profili e scorrere nei loro diari, commuovendoci con le loro foto.

Ma quali ritratti cimiteriali, pietre tombali e decorazioni appunto sepolcrali.

Devo dirvi la verità, necessito ora di esservi lapidario.

Molti di voi sono già morti dalla nascita, vagano sconsolati su questa terra, maledetti dalle loro bassezze, afflitti visceralmente dalle loro nefande azioni spregevoli.

Coloro, i più appunto, che la cultura gnostica (attenzione, non agnostica) definisce ilici, i cosiddetti terragni. Persone che vivranno tutta la vita tormentate dalle loro invidie, dalle loro gelosie, attaccate ai soldi, ossessionate dal sesso più becero e barbarico, capaci di commettere infinite, imperdonabili crudeltà, persone miserabili a cui non va la mia misericordia. Molti ne ho incontrati e di alcuni non ho ricordo ma non voglio pensarvi e ora vado a comprarmi un cd allegro da Ricordi.

Ci sono quindi quelli come me, i Cillian Murphy di Red Lights.

Sì, come l’efebico, psichico Cillian di questo film, per molto tempo ho voluto indagare sulla mia presunta malattia psichica. Essendo io evidentemente troppo diverso rispetto a gran parte di voi, gli ilici.

E dunque io stesso avevo creduto di essere malato di mente.

Alla fine, ho scoperto che, al pari del ciarlatano De Niro/Simon Silver di questa pellicola sottovalutata di Rodrigo Cortés, i matti siete voi.

 

Insomma, se pensate di cavarvela come Ryan Reynolds di Buried – Sepolto, no, per voi non vi sarà nessuna salvazione, nessuna luce del giorno. Tanto, anche se riuscirete a scappare dalla prigionia delle vostre tombe, avrete sempre una vita di merda, cioè da tombini. Siete da tempo immemorabile affogati nel liquame, nella melma.

Distrutti dalla claustrofobia dei vostri vuoti pneumatici.

Sì, sempre stando allo gnosticismo, mi manca poco per ascendere al ruolo di Maestro come George Romero.

Cioè per diventare uno pneumatico, per essere divinizzato in antropomorfica forma diabolicamente angelica. Decisamente, mi manca poco per essere al settimo cielo.

Sarò il primo uomo non solo su Marte ma anche uguale a Plutone, accrescitivo di Pluto, cane imbranato della Disney.

Non mi credete?

Guardate queste foto.

Voi ci credereste che a Settembre compirò quarant’anni?

Eh già, voi invecchiate, soprattutto nell’anima e siete sempre più lerci, corrotti e putridi.

Io invece sono la donna che visse due volte, sono hitchcockiano, eccome, ho scritto il libro Dopo la morte e credo che Isabella Rossellini di Death Becomes Her mi scoperebbe a sangue.

D’altronde, Zemeckis, Scorsese e Lynch sono tra i miei registi preferiti.

Adesso Isabella è vecchia ma nel suddetto film di Zemeckis incita a masturbazioni potenti e sudate.

Ce la vogliamo dire senza infingimenti e cattiverie?

Sono forse il più grande Genius della storia.

Ah ah.

Non dovete ridere, so che non mi credete.

D’altra parte, voi mi credete pazzo e non credete a un cazzo.

E ricordate: se pensate, appunto, di non valere un cazzo, forse non avete incontrato ancora la donna giusta.

Trovate quella che vi sappia tirar su e vedrete come sarà tutta in discesa, prima sotto, poi sopra.

 

 

di Stefano Falotico

 

rossellini la morte ti fa bella

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Sono Simon Silver… linings playbook, un buffon’ “finto cieco” di rivelazione profetica


16 Nov

Spoiler: nel film, Red Lights, che solo la redazione di “FilmTv” ha stroncato, salvo l’ammanicato Porro Maurizio, il quale, in uno dei pochi momenti illuminanti della sua via ruminante, ha indovinato il meccanismo ingegnoso del film di Cortés. Sì, compro settimanalmente la mia affezionata rivista, ma non mi “vedo” nei giudizi. Per anni, noi lettori fummo ammorbati da Bocchi Pier Maria, che tenne in auge solo Michael Mann, trascurando sua moglie che miscelava nel manico di “scopa” con uno più “ameno”. A quanto pare di “canna” più a-r-mata. Prima, avemmo Martini Emanuela ché, se il film non era triste e “propenso” in zona tragica, non lo lodava. Solipsista della sua incurabile depressione, amò Clint Eastwood solo perché fraintese le sue “monoespressioni” per la sua vita senza jazzistica session d’uno duro duro d’erezioni. Quindi, Magrelli Enrico, di “panciotto” a incensare Cameron Diaz, tanto che ora “accavalla” con Marzullo Gigi, e “distilla” recensioni da bottiglie di vino nella cantinella del cantuccio del “cinema” caruccio. Mah…, il dubbio permane: chi assunse tali suini? Tornando al Porro, gli preferisco l’omonimo Vincenzo della mia periferia “scalognata” nella Bologna più “Pescarola”. Porro era un mio compagno delle medie, a tutte le insegnanti alzava il dito medio, poi gettava il suo “pennarello” sotto il banco per “oscur” scrutare il peletto della compagna, “ridendoselo” di gusto col suo compagnon’ di “merende”, tale Bronte, già bisonte a dodici anni. Dopo molte prese nell’ano, Bronte par che viva sui monti, nel “fanculismo” da “deluso” peloso alla Vasco Rossi. Porro & Bronte, due “cuoricini”, s’incontreranno come delle “star” al Roxy Bar, cantando con Ligabue la loro piccola “stellina” senza cielo. Si bruciarono, dunque se di tanto uccello favellarono, adesso di feci ancor “fannulleggiano”. Vite da “favola”. Porro però aveva una “marcia in più”, però. Sì, quella del teppista “Carmageddon”. Una volta offesero sua sorella perché è handicappata, e “lui” li “accoppò” di tamponamento. E anche di tampone, avendoli accoltellati previo senso di colpa da “infermiere” redento. Prima spaccò tutti i lor denti, quindi, dopo il “traumatologico”, li fasciò con delle garze… Eh già, come la sepoltura dei faraoni egizi…, li mummificò in modo tale che la polizia non potesse risalire (eh, il sale “bendato” sul volto putrefatto-“balsamo-che salma”) alle impronte del Carbonio 14. Altre volte invece, stanco di quei “preparativi” asfiassianti… e “infarinanti”, prima li polverizzò e poi li carbonizzò. Andando poi a gustare, col “carbonaro” Bronte, dei fumanti spaghetti alla carbonara presso l’osteria “Il mulino bruciato”, ove assieme ad altri “spellati vivi” intonavano la “canzoncina” canzonatoria dal ritornello sei diventato nero, nero, nero, come il carbon’!“. Sì, Maurizio è un po’ più intelligente dell’altro Porro(so), ed è lui a suonargliela. Maurizio, secondo la “legge” del Darwin, crede che a (r)esister a questo Mondo, sarà solo il più “forte”, infatti è un “patito” di Alberto Fortis: Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere oh Vincenzo io ti ammazzerò perche’ perche’ non sai decidere! Comunque, facciamo i seri, chissà… Nel film di Cortés, una super racchiona cosmica, con tre chili d’occhiali, intervista De Niro da giovane, “scimmiottato” da tal Sbaraglia Leonardo. Chi ha scelto costui? Non c’assumigghià pe’ nient’! Infatti, all’intervistatrice vien da ridere, sebbene Simon Silver non stia scherzando. Lei lo definisce un pagliaccio, e Leonardo fa una smorfia deniriana-beffarda alla Carlo Verdone del rosso “qualcosa come riso, come me vien’ da ridde’…“. Ieri Notte, al solito non presi sonno, provai col sonnifero ma ripiegai, dunque piluccai, nella Nutella, appuntamento immancabile del mio scaffale formato “sarcofago” con voglia di qualcosa di buono. In mancanza d’una bonazza, il barattolino. Mentre leccavo, cantai con Lucio Battisti, in memoria di mio cugino Ivan… mi ritorni in mente bello come sei, forse… non più. Ora, poche persone si chiamano Ivan e hanno discendenza italiana. Solo i figli dei bolognesi comunisti. Suo padre infatti, deceduto e pace all’anima sua, era un fervido sindacalista, anche se non faceva, in fin dei conti, un cazzo. Ce “lo” menava con Stalin, la Russia, e anche Dolph Lundgren del quarto Rocky… All’ultima cucchiaiata di Nutella, mi son chiesto questo questo: Ivan era come Cabrini, il classico bel ragazzo con le “palle”, perché s’è sposato con un cesso? E, su questa domanda senza risposta, dopo indigestione immediata da scorpacciata, son andato in bagno e ho fatto tremare tutto l’appartamento con delle “botte” pirotecniche da “protettore” del mio culo. Quindi, dopo aver evacuato, alle tre di Notte nette, ho telefonato a una certa Elena, una che voleva fossi nel suo letto a quell’ora “tarda”. Lei, tutta gentile ed eccitata all’idea del “non è mai troppo tardi per tirartelo e bagnarmela”, ha reiterato l’offerta, e io: – Volevo sincerarmi che sei la solita troia. Hai qualcosa in bocca mentre stai parlando con me?. Un cioccolatone…, vero, tutto intero? Lei: – Pezzo di merda! Io: – No, qui casca l’asina. Sono uno stronzo “integrale” eppur integro cara la mia “Te la do gratuitamente”. Sì, non sono Simon Silver ma la tua totoiana “clausola” Murphy ché, se “qualcosa” può andar male, una così, non da clausura se “lo” farà a “prescindere“.

Una “pescivendola”.

Ho detto tutto…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Red Lights (2012)
  2. L’orlo argenteo delle nuvole (2012)
  3. Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)


“Red Lights”, clip esclusiva


19 Jun

 

In cosa credete? Cosa, davvero, sappiamo della realtà, così suscettibile di tante interpretazioni e sempre filtrata dai nostri occhi?

Un De Niro, “veggentemente” cieco e inquietante, (non) ce lo spiega.

 




(Stefano Falotico) 

 

Genius-Pop

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