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Un uomo radiografa, in poche righe decisive e nette, la questione Frusciante


07 Jan

 

 

 

271275913_782667142692483_2149772697485423809_n Fidatevi, è meglio il tiramisù.

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Il Cinema è morto non per colpa di Netflix, bensì a causa di Instagram, patria e oscena parata di sguaiatezze


25 Jun
A PERFECT WORLD, Kevin Costner, 1993

A PERFECT WORLD, Kevin Costner, 1993

Sì, è così. Dopo un’attenta analisi, ho appurato che è così. Quasi tutti quelli che stanno su Instagram sono dei degenerati. Anch’io ci sto, ma con faccia beffarda da idolatra di me stesso, in quanto essere vero in un’umanità allo sbando che merita solo di essere sbertucciata, coi miei lineamenti allineati allo sfottò di classe, cosicché irrido George Clooney, attore comunque elegante ma paraculo, semiserio, un semifreddo quasi quanto la bella moglie semi-anoressica che si è trovata. Una che, truccata con tre chili di cerone, può essere accettabile, ma rimane l’incarnazione dell’aceto. Sì, donna da accettare, nel senso di tagliare con l’accetta. No, non dobbiamo essere cruenti e cattivi, ma è una donna che non stimola l’appetito… Insopportabile, giornalista delle ca(u)se perse ma non della sua che diventa sempre più lussuosa e i cui figli, dopo aver vissuto nella ricchezza più sfrenata, diverranno attori secondo la tradizione, passando di festa in festino con qualche “operatrice sociale”. È così!

Sì, io sono cinico e anche misogino. Molte donne mi stanno sul cazzo, cioè praticamente nessuna, perché non meritano di posarsi ove il mio membro, scioltamente puro, non può inzozzarsi nelle carni di queste puzzolenti mentecatte. No, non sono così, sono molto romantico ma sono un giovane povero e divento spietato per mancanza di materia prima, che non sono le donne, ma l’oro. Ah ah.

Poi, ora ci sono pure le arene estive. Sì, ove proiettano all’aperto i film dell’anno. Io spero venga sempre a piovere, un bell’acquazzone che mi liberi dall’olezzo di queste donne coi sandali aperti, la cui rancidità è stomachevole, coi loro alluci valghi e le loro borsette su gelato alla crema quando scende montante la sera e loro che, ammirando film romantici-lacrimanti, sperano poi, rincasando, di essere leccate dal marito che ha amato Michael Bay e dunque è “carico” nell’afa sgocciolante del suo cervello squagliato e del suo erotismo marinaresco da trombone dell’alta borghesia “festeggiante”…

Sì, io le sparo… vanno sparate. Senza eccezione alcuna, compresa la mia fighetta che spesso fa la stronzetta. Ah ah.

Non mi soffermerei su queste codeste galline che definiscono ogni cosa culturale, ché loro non sanno neppure cosa sia la cultura, ogni cos(ci)a dicon sia “meravigliosa” e ascoltano quel patetico “pallemosce” del cantante dei Negramaro. Come si chiama quel pidocchio melodrammatico del cazzo? Giuliano Sangiorgi. Ma bevesse l’amaro… Giuliani! Mah, io preferirò sempre, con questo caldo, un frigorifero della Sangiorgio, ove ficcare la testa di questo emulo di Amedeo Nazzari, prestato alla musica dei perdenti, per rinfrescarlo un po’. Datemi Giuliana e che sia giuliva con lo “stuzzichino” delle mie olive… Ah, questo Sangiorgi andrebbe sbattuto. Mica da me, mica so’ frocio, ma al fresco. Vediamo se in carcere un coglione del genere capirà che deve scrivere musica tosta e vera, non minchiate per fruttivendole che, dopo aver urlato in piazza, s’immalinconiscono con tal demente “dolce”. Ah, belli freschi, cocomeri al mare mentre magnate il vostro ghiacciolo da Algida. Ah ah.

Sì, poi abbiamo Instagram, ove ogni super zo… la può spacciarsi per Catherine Deneuve, fotografata in shooting che celano la sua identità da meretrice dietro luci soffusamente languide come gli occhi del sedicente fotografo che dice lei:

– Cara, dopo aver magnificato il tuo corpo en nature, puoi pagarmi in natura.

– Sì, ci sto. Mi conviene e tu vieni…

 

Quando si dice son scatti che “spingono”. Scusate, vado a estrarre la pasta al forno dal microonde. Ah, che besciamella. Io me la pappo!

 

 

di Stefano Falotico

 

Il satiro totoiano, la felicità non esiste


07 May

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Non so se avete ascoltato l’intervista al grande Totò di un giornalista dell’epoca, la trovate sul Tubo…

– È contento lei, oggi, Principe?

– Io? No.

– Perché?

– Perché ognuno ha la sua croce. Anch’io avrò qualche croce. Croci intime, croci che tengo nascoste. Che la gente non sa… Ma tutti le abbiamo.

– Certamente. Ma qualche volta lei potrà anche non essere triste, no?

– No, la felicità non esiste. La felicità non esiste, in nessun modo.

– È assoluto nel suo giudizio, Principe.

– Sì, sono assoluto. Nessuno è felicissimo.

– Non ha mai trovato, lei, qualche momento di soddisfazione particolare?

– Effimero. Di pochi momenti.  Di pochi minuti ma poi…

– Stiamo facendo un discorso piuttosto filosofico, vero, Principe? Uno strano discorso soprattutto se consideriamo che al di fuori dei finestrini ci sono gli ammiratori che si assiepano, che sono intenti a scrutarle sul viso, appunto, i segni della celebrità.

– Vedono l’attore superficialmente, vero? Non sanno quello che sta dentro all’attore.

– Lei pensa frequentemente a queste cose, Principe?

– Sempre, sempre.

– E non si dà mai un momento, diciamo così, di superficialità. Quei momenti, così, di riposo intellettuale che un uomo ogni tanto si deve concedere.

– No. Questo no. Io penso sempre. Sono un pensatore. Penso la notte, il giorno, sempre. E penso che in fondo NON SIAMO NIENTE NESSUNO.

– Non siamo niente nessuno?

– Nessuno. Nessuno è niente.

– Allora non vale lottare, Principe?

– No, vale il lottare per gli altri. Per rimanere… qualche cosa agli altri.

– Lei lascerà qualche cosa, Principe?

– Io no. Non lascio niente come non lascia niente nessun attore. Ché noi vendiamo delle chiacchiere.

– Principe, permetta un’obiezione, lei ha costruito tutta una particolare mimica, una particolare interpretazione, una particolare storia sua… personale.

– A che cosa serve tutto questo? Un falegname è più di me. Un falegname lascia una sedia che può vivere nei secoli. Io lascio le mie parole che, dopo una generazione, non se le ricordano più. Diranno chi è quello?… Cos’abbiamo lasciato noi, cosa lasciamo? Niente.

E a tal proposito leggetevi l’intervista anche della Fallaci in cui Totò disse…

Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.

 

Eh sì, Totò come tutti i grandi comici e clown era profondamente triste. Perché tremendamente realista, e dunque satiro, perché solo le persone realiste, vedendo la realtà nuda e cruda per quello che è, possiedono il dono magico del saperla sdrammatizzare e irridere con brio, retrogusto amaro, sano sfottò. Solo le persone illuse, i poveretti, pensano davvero che possa esistere una realtà migliore della nostra, abominevole e atroce. Allora sognano sempre che un giorno andranno su Marte e si emozionano per Interstellar, e poi guardano 2001 e si annoiano. Perché non è un film new age, è antropocentrico, è caleidoscopico e senziente alla nostra condizione umana. Di animali, qual purtroppo siamo, che fin dapprincipio s’illudono di essere altro, e s’imborghesiscono, aderendo a precetti e schemi mentali che anziché donarci libera felicità spesso ci reprimono e castigano in una dimensione angusta, carceraria, ove sediamo la nostra gaiezza per non scontentare il prossimo e dunque scontentare noi stessi.

Quante volte… sento dire, ah, guarda quel ragazzo, è sempre stato uno studente diligente, con la testa a posto, conoscitore di saggezze e piace alle ragazze. È fresco, simpatico, brillante. Ma che ne sapete voi invece di quel che è davvero quando, nell’intimità della sua scarna nudità, semmai soffre immensamente di non essere uno sciocco o un pazzo, così almeno non capirebbe nulla e godrebbe d’estemporanee idiozie?

Sì, oggi son andato da uno psichiatra, è qualcosa che oramai faccio di gusto e, a intervalli regolari, così come sono le pisciate diurne e anche notturne, vado in cerca di consolazioni futili, pagando fior di quattrini che persone diverse da me spenderebbero per un pompino o una lercia trombata con qualche battona.

No, non mi è di nessuna utilità recarmici. Ma non mi è nemmeno utile parlare della mia anima a gente che semmai respinge a priori ogni mia acuta riflessione, perché intenta a sollazzarsi in un beato, e io dico belato, porcile gozzovigliante al motto del lavora, scopa e non arrecar noie. Ché la noia è sintomatica di malinconia, e qui vogliamo rockeggiare di musica forse pessima ma scacciapensieri.

Prima di arrivare sul posto, dalla macchina ho filmato una bizzarra coppia vicino Porta Saragozza. Elemosinavano soldi e compassione agli automobilisti fermi al semaforo, inscenando uno spettacolino circense con loro acrobati che, terminati gli atti ginnastici, si avvicinavano, ballavano, si davano un bacio e quindi porgevano i rispettivi cappelli per ottenere gli oboli caritatevoli della gente miserevole, indulgente e pietosa.

Ma loro sono contenti. Fanno il loro gruzzoletto, rincasano a tarda sera, si cucinano pane e cicoria e poi selvaggiamente amoreggiano in grazia di Dio.

Al che, arrivo dallo psichiatra. Nonostante la mia maniacale puntualità, ho dovuto aspettare per proverbiali ritardi “professionali”. Prima di me c’era un signore, che a passo felpato e con sguardo già distrutto è entrato a “colloquio”. Lo psichiatra ha lasciato la porta dello studio aperta e io ho bellamente, da menefreghista puro, ho origliato.

– Io non mi riprendo più. Era un bellissimo ragazzo biondo, con gli occhi azzurri.

– Sì, quindi lei è omosessuale?

– No, che ha capito. Mi era tanto caro. Quasi quanto lei. Bellissimo e infatti doveva vedere che pezzi di gnocche che gli ronzavano. Poi ha cominciato a drogarsi, non ha saputo controllarsi e un giorno mi hanno chiamato… e ho visto il lenzuolo, un lenzuolo come quello della Sacra Sindone, che avvolgeva il suo corpo. E da allora… che tragedia!

– Capisco. Deve essere terribile perdere una persona cara.

– Capisce? Era pieno di donne.

– No, scusi, si spieghi meglio. Che c’entrano le donne?

– Sa, io a parte mia moglie non son mai piaciuto molto alle donne. Ma lui era sangue del mio sangue!

 

Sì, la grande tragedia di quell’uomo non era la morte di quella persona, che non ho capito se era suo figlio o suo nipote, ma il fatto che quel ragazzo, essendo morto, non potesse più godersela…

Quello che io definisco transfert sessuale. Lo fanno in molti, la maggioranza a dire il vero. Molti genitori proiettano ai figli le loro aspirazioni, che non sono altro che i loro desideri mai realizzati. Allora vogliono che il figlio diventi avvocato non perché vogliano davvero la felicità del figlio. D’altronde, a mio avviso, un avvocato può fare molti soldi ma campa sulle disgrazie altrui, e quindi solo se possiede un cuore di pietra può essere soddisfatto. E via dicendo.

Quello che credo è che le brave persone lo prendono prima o poi nel culo. Perché troveranno sempre un figlio di puttana che li fotterà. Questo vale anche per le puttane. Ma molte puttane, le più a dire il vero, lo prendono anche in un altro “posto”. Comunque loro sono contente. Non fanno sconti a nessuno.

Ieri pomeriggio invece una donna mi ha espresso il desiderio di conoscermi. E io le ho chiesto se la voglia… d’incontrarmi era adducibile, dico adducibile, alla semplice motivazione che volesse scoparmi.

Lei mi ha risposto con grande onestà… – Perché no?

E io: – Solo questo vuoi? Una botta e via?

– Sì, perché no?

– Perché no. E poi le ho scritto vai a dar via il culo.

 

Sì, d’altra parte cosa resterà di me, una volta morto. Sono la persona, credo almeno in Italia, con più libri pubblicati. Tra selfpublishing, saggi monografici, eccetera, saranno più di una cinquantina di titoli. E mi piace recensire i film. Leggere degli ottimi libri.

Ma, si sa, agli occhi della gente sei valutato solo se guadagni ventimila euro al mese e se hai un lavoro “normale”. Altrimenti sei un mezzo demente.

 

Ho detto tutto. Cosa lascerò? Niente. Perché una modella su Instagram è più di me. Le basta mostrare il suo deretano per essere “seguita” da milioni di persone. Quando si dice che la vita è una questione di c… o. Il teorema è lapalissiano. Solo un ritardato non lo comprenderebbe.

Sì, molta gente non ha mai studiato, si presentava solo alle lezioni per timbrare il cartellino, poi passava il tempo a prendere appunto per il culo i paraplegici, i diversi, i froci, come dicono loro, le persone con una spiccata sensibilità, le persone particolari.

Ma avevano ragione loro. Mi scopriranno da morto. Ma sarò già bello che sepolto.

Al che lo psichiatra mi dice:

– Sa, credo che lei sia gravemente depresso. Sbaglio?

– Se per lei grave depressione significa vedere la vita per quello che è, sì, mi curi. Domani voglio essere uno stronzo qualsiasi. E sbatterlo al primo che capita per fargli capire che sono uno ce l’ha grosso. E che sa sfondare…

di Stefano Falotico

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