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La malattia mentale esiste davvero non soltanto nel Cinema e in True Detective? Oppure è una fandonia creata appositamente dalla psichiatria a mo’ di spauracchio per chi odia i geni che non credono all’eugenetica della mi… a?


28 Jun

van gogh schnabel dafoe

Inizio spiritoso per poi arrivare al finale malato… di metafisica.

Ora, che c’entra True Detective? C’entra eccome.

Nella prima stagione, così come le altre due, scritte da Nic Pizzolatto, Rust Cohle/Matthew McConaughey è malato di mente. La sua non è però una malattia mentale socialmente pericolosa, anzi, tutt’altro. È lui che, grazie al suo fiuto da tartufo, in virtù del suo pessimismo cosmico da Giacomo leopardi ante litteram e, forse, rispetto a lui meno letterato ma probabilmente più lettore dei libri di criminologia non scritti da egregi, noiosissimi dottori, bensì da provetti, privati investigatori alla pari di lui espertissimi di assassini seriali, perfino rispetto a lui più intuitivi e migliori, in maniera prodigiosa riesce a catturare lo psicopatico pedofilo e a smascherare non soltanto il maniaco sessuale, bensì anche le false congreghe di ciarlatani affetti da manie religiose.

Rust non è un fanatico, non è neanche un esaltato. È proprio un gran figlio di puttana nella sua accezione più figa di Michelle Monaghan e di Alexandra Daddario.

Invece, il suo “partner” esclusivamente lavorativo, Marty/Woody Harrelson, non soffre di nessuna patologia mentale, non è uno psichico, tantomeno uno da internare in un centro psichiatrico.

Però, a vederci chiaro, è in effetti malato del seno della Daddario. Mentre Rust sodomizza sua moglie e poi scatta la rissa fra i due amici/nemici che si danno più colpi di quelli rifilati a Rachel McAdams da Ray Velcoro/Colin Farrell nella seconda stagione.

Anche Ray è malato.

Difatti, è tanto certosino e impeccabile nel suo lavoro quanto borderline e facile alle botte da dare non solo a Rachel, bensì a ogni ragazzino bullo, indubbiamente disturbato, che fa lo sbruffone con suo figlio “ritardato”.

Vince Vaughn, invece, è manesco, è un puttaniere conclamato ed è un fesso mai visto.

Sì, sua moglie è una fessa incredibile, nel senso meridionale del termine (fessa infatti, al sud, significa gran pezzo di patonza che, a sua volta, si dice in Toscana, maremma maiala!), eh già, Kelly Reilly.

Oramai specializzata in ruoli da mangiatrice di uomini, “rinomata” nella parte della bagascia di bell’aspetto che può cavalcare sia Kevin Costner, ovvero MrBalla coi lupi, di Yellowstone che un nerone come Denzel Washington di Flight.

Nonostante ciò, Vaughn la tradisce con delle meretrici di bassa sega, no, lega.

In ciò, va detto, assomiglia a Stephen Dorff. Uno che, alla pari di Bret Michaels, riuscì a fottere Pamela Anderson.

Mentre, in Somewhere, Stephen inchiappettò Laura Chiatti. Secondo me, non solo nella finzione.

Con buona pace del cornuto di Marco Bocci.

In True Detective 3, Stephen interpreta la parte, per l’appunto, del tipo piacione un po’ coglione e, nel finale, molto panzone ubriacone.

Stephen, in questa serie, non è malato di mente. Di bionde, nel senso stavolta di birre, sì.

Ha pure la parrucca biondissima!

Mentre Mahershala Ali diviene progressivamente demente e non ricorda più quasi niente.

Vi garantisco, comunque, che Carmen Ejogo è una passerona che non si dimentica facilmente.

Ora, perdonatemi. Non ho più voglia di scherzare e sdrammatizzare.

Avverto un blackout dietro di me, qualcosa di enormemente bergmaniano.

Negli ultimi anni, quasi tutte le persone a me care, purtroppo, sono morte.

E anch’io non mi sento bene.

Più che malinconico, sono nostalgico.

Ma forse qualcosa è rimasto, qualcosa echeggerà eternamente.

La mia anima vivrà per sempre.

Non è un testamento funebre ma una presa di coscienza lapidaria.

Ecco, detto questo, elenchiamo dei film ove i protagonisti sono, in un modo o nell’altro, dei pazzi.

Blown Away – Spazzato via:

Ecco che si riforma la coppia formata da Corey Feldman (identico nell’aspetto a un mio ex amico delle elementari e delle medie, Marco Trasatto) e dal compianto (da chi?) Corey Haim.

La loro patologia consiste in questo: perdono la testa per la stessa donna, cioè Nicole Eggert. In tale thriller erotico girato col culo. Un film, diciamocelo, del cazzo.

Non guardatelo, scaricatevi solo le clip in cui Nicole si mostra più e più volte generosamente ignuda.

Comunque, a Nicole Eggert e a Pamela Anderson, ho sempre preferito Marliece Andrada. Anche lei bagnina bagnatissima di Baywatch e sicuramente una che, come Alexandra Paul, soprattutto di Christine, può trasformare un nerd come Keith Gordon in Flash Gordon.

Proof:

qui, Anthony Hopkins, dopo essere stato il celeberrimo cannibale de Il silenzio degli innocenti, interpreta la parte di un genio matematico impazzito. Il quale non riesce neppure a capire che sua figlia, incarnata da Gwyneth Paltrow, la diede a Brad Pitt.

Dire, cazzo, che Anthony e Brad girarono assieme Vento di passioni. Anche Vi presento Joe Black.

Pare che Pitt e Claire Forlani non abbiano mai avuto alcun tipo di relazione sessuale e/o sentimentale.

Sì, questo lo andranno a dire a quella zoccola di Angelina Jolie.

Andiamo avanti…

Qualcosa è cambiato:

qui, Jack Nicholson interpreta la parte di un misantropo che scrive romanzi d’amore. Ma che significa?

Allora, odia l’umanità o non gliela fa? Lo sa Helen Hunt.

Per riuscire a farcela…, Jack prende le pastiglie, cioè gli psicofarmaci.

Molti di voi, invece, non abbisognano di pasticche come il Viagra.

Non gliela fate manco con questo/e. Ah ah.

Joker:

non so se ne siete stati informati. Questo film è la storia della mia vita.

La mia esistenza è stata plagiata da Todd Phillips e da Scott Silver.

Ho chiesto il risarcimento danni all’Infortunistica Tossani. Ma come? Ho pure vinto l’Oscar come miglior attore protagonista? No, l’ha vinto Phoenix.

Insomma, ‘na tragedia. Ah ah.

Rambo:

qui, Stallone, dopo essere impazzito a causa degli orrori del Vietnam, dà di matto.

Sicuramente meno, comunque, rispetto allo sceriffo e ai suoi scagnozzi fottuti. Non solo nel cervello.

Risvegli:

una malattia chiamata encefalite letargica. Un miracolo inaspettato. Peccato che duri pochissimo. Quasi quanto la corta durata di Stand by Me di Reiner. Una magia e un magnifico ricordo che finiranno solamente nel brevissimo, impercettibile tempo di un’estate bellissima.

A Beautiful Mind:

discreto film, assai retorico. Nemmeno una donna bella come Jennifer Connelly riesce a salvare un genio dalla follia.

Neppure il suo amore riesce a curarlo dai suoi demoni…

E che se ne fa John Nash del Nobel?

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità:

forse l’arte, la fantasia, l’immaginazione salveranno il mondo da ogni aberrazione e da ogni ipocrisia.

Forse, la forza della grandezza artistica permetterà a Vincent di essere un grande uomo come il Pasolini descritto da Abel Ferrara. Ancora una volta, strepitosamente aderente al viso cristologico del leggendario Willem Dafoe.

di Stefano Falotico

Attori rinati: Woody Harrelson


11 Oct

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 Continua imperterrita quest’affascinante panoramica sugli attori rinati, cioè quegli attori che, momentaneamente, hanno ciondolato in tanti film sbagliati, risibili oppure dimenticabili e, come per miracolo, grazie a un paio d’interpretazioni indovinate, azzeccatissime, hanno riconquistato a furor di popolo nuovamente il consenso che parevano aver per sempre perduto.

Oggi è il turno di un nostro beniamino, un attore che davvero ci piace tantissimo, un volto oramai onnipresente, dal viso spigoloso, roccioso, perfino un po’ asimmetrico da mostro di Frankenstein. Ovvero il grande Woody Harrelson.

Nato nel Taxas, a Midland, il 23 Luglio del 1961 e il cui nome intero di battesimo è Woodrow Tracy “Woody” Harrelson.

Harrelson, come nome d’arte cinematografico, ha eliso Woodrow e Tracy, nomi troppo ingombranti, che forse lo caricavano di ampie responsabilità, eh eh, e ha selezionato Woody. Un nome peperino, facilissimo da ricordare, d’immediato impatto.

Un nome che si pronuncia esattamente come il wurstel Wudy, sebbene la dicitura di Woody, appunto, sia differente.

Woody Harrelson è un convinto vegetariano e varie volte ha avuto problemi con la giustizia, per via dei suoi vizietti incontrollabili, per i suoi modi spesso maneschi, per la sua irascibilità spasmodica, ma soprattutto per la sua eccessiva stravaganza comportamentale. Come quando, nel 1982, bloccò tutto il traffico della città di Columbus, nell’Ohio, perché all’improvviso si mise a ballare in mezzo alla strada. Fu arrestato e poi pagò la penale.

Un bel tipo, insomma.

Abbastanza fuori di testa, ma a noi garba proprio per questo.

Come il suo stralunato, folle Billy Hoyle di Chi non salta bianco è di Ron Shelton.

Uno dei suoi primissimi film (anno 1992), un enorme successo di pubblico. E trampolino di lancio per la sua carriera e anche per quella del suo compagno di “giochi”, Wesley Snipes.

L’anno successivo è interprete, piuttosto moscio a dir il vero, assieme alla bella Demi Moore e al mitico Robert Redford del film “scandalo” Proposta indecente.

Il regista è Adrian Lyne, un furbacchione, capace da sempre di suscitare scabrosità a buon mercato. Un mezzo ciarlatano. Come nel suo epocale e sopravvalutatissimo 9 settimane e ½. In 9 settimane e ½, almeno, seppure in una fugacissima scena, Kim Basinger mostrava il suo lato B spettacolare, in Proposta indecente non si vede un bel niente. E il film è una ciofeca tutto sommato perbenistica assolutamente velleitaria e patetica. Roba che non ha provato turbamento nemmeno a mia nonna. E ho detto tutto…

Una macchia nella carriera di Woody e infatti si cucca il Razzie Award come peggiore attore non protagonista dell’anno.

Però, Woody rimedia immediatamente dopo, grazie alla sua strepitosa performance in Assassini nati – Natural Born Killers di Oliver Stone.

Il suo psicopatico occhialuto Mickey Knox, con la crapa pelata e la magliettina rossa tutta lisa e trasparente, con tanto di ombelico in bella vista, fa centro.

Quindi è il magnifico protagonista dell’ultimo film del leggendario Michael Cimino, Verso il sole.

E viene candidato agli Oscar come migliore attore per Larry Flynt – Oltre lo scandalo per la regia dello straordinario Miloš Forman.

Non male, no?

Dunque, fa un cammeo coi fiocchi, in un altro ruolo da rintronato mezzo matto, nello stupendo Sesso & potere di Barry Levinson con Bob De Niro e Dustin Hoffman.

Mentre Hi-Lo Country di Stephen Frears e EdTV di Ron Howard, nonostante personalmente non li disprezzi affatto, si rivelano dei grossi flop a livello di pubblico e Critica.

Poi, che succede?

Sino ad ora, come abbiamo visto, Harrelson ha lavorato con registi di grido ma, senz’apparenti motivi, ecco che precipita nel Cinema di cassetta, relegato a comprimario.

Sì, è in Radio America di Robert Altman e in Non è un paese per vecchi dei Coen, ed è padrone della scena in The Walker di Paul Schrader, ma qualcosa non va ugualmente.

Per Oltre le regole – The Messenger viene candidato nuovamente agli Oscar ma non ci siamo lo stesso.

Ma, proprio quando Harrelson sembra annaspare, con Benvenuti a Zombieland ritorna in formissima.

E si succedono altre sue prove abbastanza forti… 7 psicopatici di Martin McDonagh, regista che poi gli regalerà uno dei suoi migliori personaggi degli ultimi anni, quello del sceriffo suicida dell’acclamatissimo Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Altra nomination… ma al solito, comunque, non vince.

Indubbiamente, però, è il suo Marty Hart della prima stagione di True Detective di Fukunaga a riportarlo in auge. E, assieme a un altrettanto strepitoso Matthew McConaughey, ha dato vita a uno dei più carismatici duetti attoriali della “televisione”.

Adesso Woody Harrelson è di nuovo un fulmine di guerra e gira film come un ossesso.

Lo stiamo vedendo in Venom con Tom Hardy ma soprattutto lo vedremo, su Netflix, in Highwaymen di John Lee Hancock con Kevin Costner, a brevissimo già sorprendentemente disponibile alla visione mondiale.

Woody Harrelson, un attore versatile, simpatico, che sa interpretare la parte di un uomo gentile e raffinato ma anche quella del buzzurro cafoncello senza battere ciglio, un uomo bruttino ma di fascino. Il fascino del super stempiato di razza.attori-rinati-woody-harrelson-01- true-detective-fenomeno-culto-02--e1524482464620 attori-rinati-woody-harrelson-03-

 

di Stefano Falotico

 

Venezia 74. Tre manifesti a Ebbing, Missouri e la mia “bruttezza” alla McDormand


06 Sep

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Io non vivo in Missouri ma, dubbioso sulla sua esistenza “tangibile”, sfuggendomi di mano, me “lo” misuro. È lungo in modo proporzionale alla mia volpe. Sì, rossa, esemplare di raro gusto estetico che “sguazza” nell’emisfero boreale del circolo polare artico. Anche se alle volte assomiglio a un fagiano, animale che potrete incontrare nelle superstrade di provincia, a tagliarvi la strada e, nell’incidente a lui mortale, a venir schiacciato su vostre gomme pneumatiche non frenanti la “cacc(i)a” che rappresentate.

Invero, ieri sera, quando il Sole di questo Settembre focoso eppur fosco sdilinquì nel vivo tramonto dei miei sogni di gloria, mangiai una pizza capricciosa, fregandomene delle prime piogge tardo-estive e dunque della variabilità meteo delle quattro stagioni. Poi, bevvi un Gingerino, pensando a Fred Astaire.

Questa McDormand del film di McDonagh è bravissima e merita la nomination all’Oscar e anche un buono-pasto da Mc Donald’s. Il film non l’ho visto ma mi fido dell’unanimità di Critica e pubblico che l’ha osannato. Frances, dunque, ritorna in zona Fargo, anche se non avrei sottovalutato il suo ritratto di donna stanca e anche franca in quel film con De Niro e James Franco, City by the Sea…

A proposito di De Niro, non sono come il suo Alfredo Berlinghieri ma, amareggiato come ad Asbury Park, guardo la vita dalla ringhiera, ringhiando.

Ieri, l’italia di Ventura ha giocato malissimo con Israele, per colpa soprattutto della verruca di Verratti.

In passerella a Venezia ha sfilato quella passerona della Lawrence, che ha presentato uno dei film più brutti della storia del Cinema.

A proposito di bruttezze, la McDormand indubbiamente può concorrere al premio di miglior racchia della Settima Arte, eppur s’incazza e giustamente non incassa.

 

di Stefano Falotico

“Seven Psychopaths”, Red Band Featurette


02 Oct

 

Un film già cult con la “fucking legend” che risponde al nome di Christopher Walken.

“Seven Psychopaths”, il Trailer


15 Aug

 

Ne vogliam parlare di questo quartetto d’interpreti strepitosi?

 

(Stefano Falotico)

Pulp – A Facebook preferisco la mia casa in pieno stile, ma sono iscritto per non apparire un “camino” snob di “fumo”


29 Jul

 

Al bar dello sport preferisco il moscone 

Sì, amo Mickey Rourke.
Invero, oggi non ci “frequentiamo” più. All’epoca, fra una puttana e l’altra, piangendo donne amarognole e un po’ tamarre, si consolava fra un Cimino e il mio “risotto” con l'”asparagone”.
Da tale conoscenza “malfamata”, affamatissimo dopo che, anche Lui mi tradì con Darren Aronofsky, nacque l’Uomo per cui ogni specchio non sa se ridere o piangere, cioè quello degli altri. M’incita al wrestling sociale delle “minchie” animalesche, per una Tomei che, di castorino “azzannarlo”, scoscerà per rendermi più Uomo di Joe Pesci. Ma il mio “squalo” è duro ad “ammollarglielo” da “cugino” Vincenzo. Sì, al largo, nell’Oceano vado a caccia di maree e del tomo autobiografico perduto in Atlantide: “La scialuppa è meglio d’una che galoppa e vuol trattarti da tonno”.
Il “mio” è liscio e ama la mia rasatura, di mento vicino alla mente e di “acqua e sapone” su sorriso a 33, avendone fregato uno di scorta agli anni di Cristo, estraendoglielo, con l’estorsione, a Giuda, uno senza fegato che gli spezzò il “pene”, mentre Lui divideva il pane, perché voleva addentargli la “vita” proprio quando, nella Cena, Gesù s’accorse che era l’unico figlio di una Vergine.
Il mistero è questo: se la Madonna non ebbe il “bastone” di Giuseppe, perché suo figlio non ebbe Maddalena? Perché Lui è Lui, e non dà il biscotto come il “Berluscone”.
Al massimo, ti ficca in bocca un Vangelo.

Su cui è scritta la profezia di Samuel L. Jackson.
Che tutti, come “Samuele”, conosciamo a memoria, essendoci sorbiti il Pulp Fiction un migliaio di volt.

I tempi, fratelli, son cambiati. Il Mondo s’è involgarito alquanto.
Ragazzi in cerca d’affetto scrivono alla prima che capita a “tiro” frasi molto orgogliose della propria autostima: “Sarò il tuo schiavo”.

Mah, mi ricordo che quando erano schiavi “negri”, erano solo frustate del Faraone. Altro che la “faraona”.
Adesso i neri vanno “forte” con le rosse.

Che li “comandano” dal Sinai, ma si fan leccar il seno da un asino “quanto quello”.

E “lo” ho detto tutto.
Ma solo mie elette posson “vederlo”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Social Network (2010)
    Facebook è stata la rovina dell’ultimo cristiano.
    Anche lui, seguendo l’andazzo dei “mignottoni”, si mostra, non in viso però, di petto scolpito e compiacenti “Mi piace” alla foto della gnoccona di gran “gommone”. Ecco cosa succede quando si supera Gibilterra.
    Che ti credi Alessandro Magno e ti “spingi” troppo.
  2. Alexander (2004)
    Oliver Stone è l’unico americano a cui hanno permesso di girare gli assassini nati.
    Da allora, lo abbiamo perso.
  3. Le iene. Cani da rapina (1992)
    Il Falotico rientrerebbe nei “colori?”. Sì, Mr. “Arcobaleno”. Bello come u’ Sol’! ù-ùùh!

Genius-Pop

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