Archive for October, 2011

Facciamo la ola ad Halloween, meglio se con Jolanda


31 Oct

 

Ci siamo, fuori i dolcetti, “uomini” dolci!

Pensavo d’allietar il clima festivaliero, con questo post  “zuccheroso”.

Ho ospitato anche un caro amico, come me “intubato“, che ci delizia con uno dei suoi video “terrorizzanti”:
5 scene truculente delle migliori morti nel Cinema horror, secondo il suo più insindacabile parere.

Ma sì, siam stufi d’Italiette “incarinizzate” in amorucoli banalotti senza epica, ma “pippaiola”, delle pippe e delle filippiche.
Nutriamo il “candore” anche quand’è “orrore”, e non siamo facilmente suggestionabili, neppure quando veniamo investiti da un tir.
Semmai tira… è giusto che “spinga…”.

 

 

Qual occasione migliore, sì non me la squaglio e vi “cucino” alla quaglia, per presentarsi balboiani e dunque combattivi “alla pacinesca” del suo miglio sangue siculo (vi ricordate le mie recensioni?, ve le ripropongo cartoonizzandone l'”Incipit“), ma anche dai sospiri shakespeariani, irridere la borghesia con sortite ficcanti (quelli pensan solo “a ficcarlo…”) e un “orpello” fra il “citrullo” e l’impostata voce che sa quanto a Napoli, oltre alle pizze, ci son le “bon” capricciose.
Imboccolate o “timide al riccio”, la Donna mediterranea e “moreggiante” è “mostruosamente” da leccar…
È così, e la folla, “incommediata”, va in brodo di giuggiole.

 

 

 

E io, con Jolanda, “oleggio“. No, altro che oleazzo, si va d'”olio”.
Una nottata un po’ “scherzetta” e un po’ “dolcificata”.
Eccome…

 

Vedi Halloween e a Napule mor’, con la morettona

Evoco passati indigesti di verdure fresche triturate nella pastina, di mattine ovattate nello smaltato Ovomaltina, di quando m’affibbiaron l’etichetta di matto mentr’io pensavo solo a una pornostar levigata nell’aroma intenso del mio “incendiarlo”.
Sì, scribacchiai di me e m’abbacchiarono, ma ancor fra i giocattoli alimento la fiamma dell’ossigeno che non s’arrenderà all’ozono, freddamente apprezzerà il Cinema borghese di Francois e si masturberà sulle tette di Ludivine, la Sagnier da insaguinar con “inlasagnate inraguttate” senza timor dello sfogo “gutturale”.

Io son culturale e, all’intelligenza dei villani “vestiti a festa”, preferisco la Donna di gran testa.

Sì, nella Notte cammino e rincorro le sottane, con allupata voglia di gola alla Dracula, per un collo che m'”ingollo” fra i denti, e un fondoschiena che m’inculo.
Non placheranno il mio erotico profumo, avvizzendomi nella Croce, poiché crociato già mi “castrai”.
Fra un film blockbuster e un motorino Booster, preferisco il busto d’Ilaria D’Amico, e piuttosto che essere in gamba prediligo quelle che mostran le cosce, anche se m”impolleranno” solo d’un malizioso polline che aleggerà nel desiderio e mi “baiocchinizzerà” per non darmela.

Sono un Uomo mascherato che beve alcolici con la Luna che mi offre altro da bere, e non ho altro da chiedere, anche se m'”improsciutterei” per usar il mio pregiato salame per una da “immortadellare”, arrosto o anche nudo e crudo.

In codesta sera, son lo spauracchio ma ancora “sparo”, contro i farfalloni che nella vita si son inzuccati nella realtà, e contro le zucche vuote.

Rimango un fan di Nick Nolte e, fra un tuffo in piscina e “uno” in Sabina, il mio sangue cola mentre mi decollo, ma qualcos’altro, lì in mezzo, sempre, perdutamente, irrefrenabile s'”incolla”.
E, se una religiosa Annunziata non me “la porgerà”, la passerò in bianco alla “d’annunziana”.
Perché il piacere son sempre io, anche allo specchio, che cortesemente stringe la mano alla mia immagine e, dopo il “Come va”, “le” chiede perentorio “se può accomodarlo”.

 

I bambini mi adorano, l’intero gentil sesso mi brama, gli adulti vogliono ricoverarmi, e le vecchie rimpiangono la loro gioventù che poteva sperare di avermi.
E, anche a Napoli, lo spacco a tutti e a tutte, con lo stadio folgorato come San Paolo che esulta ai goal di Cavani, mentr’io, a bordo campo, abbordo una “crocerossina” col caviale… ah che capelli mori.

Applauso!

 

Eh eh, perché questa mia “dipartita” partenopea?
Perché, più “avanti”, non so dove e quando, la vedrete.
Io “la” vedo stasera, su questo non c’è dubbio.

 

Firmato il Genius

 

 

 

 

 

Vecchio diavolaccio, ci facciamo una bevuta?


31 Oct

Demoni sotto una pelle “mostruosa” e folle

Sono lieto e davvero entusiasta d’esser il primo a recensire il film vincitore del Leone d’Oro di questa Mostra del Cinema.

Avevo pensato d’inserire le recensioni dei film da me visionati alla rassegna veneziana in ordine cronologico, ma devo, orgogliosamente, cambiare i “piani”, e dar priorità al film di Sokurov.

Ho tifato che vincesse, trepidante fino all’ultimo perché, a mio parere, è un’opera imbattibile.

Sokurov e le smisurate ambizioni che s’infrangono nel suo pensar(la) in grande, imbrunendo in immalinconiti “idioti” che vaniloquiano con le ombre della loro decadenza, con lo Spirito immortale della condizione umana e a essa genuflessi per poi intorbidirsi in passeggiate da viandanti “tristi”, ammorbiditi perché ammorbati dal comune disprezzo della frivolezza, d’anime incagliate nei loro sudori giornalieri, “idioti” remoti dai circoli pettegoli e dal comun “convivio” che, mesti, aspiran la levità dei flussi di coscienza, la “tetra” immobilità d’una insaziabile esigenza psichica d’origine “genetica” o di morfologia della propria anima, che s’affama di ricerca ossessiva, indaffarata a esplorarsi, a vivificarsi in spellate, nude fughe senz’approdi o dell’eterea, mareggiante Pace senza Tempo, immersa nelle sue ignote danze coi respiri.

Monumentale capolavoro d’infiniti rimandi, arabesca evasione dal futile che s’inteporisce in “indecifrabili” anfratti e ne capta arcani profumi d’eterni infiniti, d’un “pazzo” che si vende a un “mostro”, un deforme, malefico vecchio d’intaccabile saggezza.

Ho sempre pensato a Cristo come a un messia salvatore, una guida spirituale per noi tutti che ambiamo al Senso della Vita, mutandoci a ogni sospiro decantandolo nell’“acceso gelo” della nostra fervida, intrepida mente. D’una mente empatica all’anima, al suo coagularsi per rabbrividire nella “pioggia” e perdersi tra foreste di fulgido, autunnale splendore.

Sokurov piange e parla col suo protagonista, lo “segue a mano”, tra scatti nervosi di sghembe invenzioni pittoriche d’immaginifica visionarietà, primi piani “spauriti nel loro dolore”, sequenze che “roboan” ammaliando la “polvere”.

Capolavoro di uomini e sull’Uomo, homunculus o specchio che s’astrae, metafisico, nell’anima, smorendole “garbato” per poi vivificarlo, infiammate lagrime per il nostro Paradiso e l’oltre, sempre oltre.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Chapeau!

 

Firmato il Genius

 

 

La vita è una questione di “pari opportunità”. Io, direi, di c… o!


30 Oct

 

Sì, anch’io ne ho avuto parecchio, essendo romanziere celebrato, ma molta gente ne ha (avuto) più di me.

Per ottenere le tre “S” imprescindibili per farsi largo nella società “moderna”, Successo-Sesso-Soldi, oltre ad alla(r)garle, bisogna che sia di b(u)ona larghezza.

Eclatanti ed emblematici, tre “casi” che non c’è bisogno d’ana-lizzare…

 

 

 

A regola d'”Arte”. Misure davvero “canoniche”.

 

 

Anche la strepitosa Cavallari, è anoressica appaiata a Kim…

 

 

Jessica, l’im-butt-ibile!

 

Anche se io, batmaniano, preferisco una lupa come Kate Beckinsale…

 

 

Ma, Catwoman, è per il pipistrello notturno…

 

 

Firmato il Genius

 

 

 

 

M'”alluno” e allupo in Halloween


30 Oct

 

L’occasione merita un’altra faloticata-travis-iata…

 

31 Ottobre: c’è sempre un Michael Myers che “spia” alla Austin Powers e, “dal freddo”, si mangia la “zucca”, col “sale”, sale eccome…

Alla viglia di codesto dì, dunque Notte, che “dindiriggerà“, m’appresto a indossar la maschera stevensoniana del mio “doppio”, per “dopar” le donne in “doppiati” amplessi cow

Stamane, mi “marmottizzai” in un grande manuale della Cucina “reg… ale” poiché, zuccone, non ho ancora imparato a “cocer” la zucca.
Mia madre la serve calda e “impatatata” al gusto “peperone”, si scioglie in bocca come un …da quella sera non ho fatto più l’amore senza te!.

Sì, la zucca addolcisce di “buchetti” le rabbie dell’Uomo poco festaiolo e induce ai balli “orrorifici” in transilvaniche “mostruosità” da lupi siberiani e fatali streghe dalla “mano” fatata, per “inturchinizzarti” in un Sesso “caramellato” con scodinzolii “paradisiaci”.

Uno dei grandi meriti di John Carpenter fu scoprire Jamie Lee Curtis.
Vittoriosa, di seno appuntito, ma maternissimo per i tuoi “burrosi” miraggi in Una poltrona per due, ove il bue si “suinizza” da “poveraccio” e Lei lo “arricchisce” in un orgasmo alla Wall Street, “incoccolandolo” di “sbaciucchi” da “derelitti-ciuchi”.

Sì, sono un Uomo true lies e, come il “muscoloso” Schwarzy, teutonico anche nell’erogenia meno glabra, avrei “pinocchieggiato” molto perché Jamie si svestisse per me, come un’odalisca per il mio Occhio ardente che ulula per l'”idromassaggio” del suo ventre, l’ombelico d’ogni più maschile fantasia erotica.
Sì, Jamie, quella “bugiardona” che s'”impiegatizzava” la mattina per poi liberarsi in una carica irresistibile, era uno dei miei più verecondi “tuffi” allo “Splash” delle mie tante, puberali adolescenze, fra pubettini “al Cuba Libre” e la “libbra” lirica del mio “playboy late night show“.

Sono un fuso di testa alla Mike Myers, perfino il “meccanizzato psichiatra” Malcolm McDowell mi dà la caccia, quando non rispetto l'”arancione“.
Sono il suo Michael preferito, ma datemi una Sheri Moon e non mi “zombificherò” più.
Come dice il detto… “quella” fa resuscitare i morti e, come c’insegnò il Maestro Romero dei suoi viventi, il posto migliore ove farlo è “la cantina”. Lì, poco si “candeggia” ma molto, di canditi, si “cantilineggia”.
Fra un vinello, un'”intopata” senza “inzoccolarci” troppo, ma “imbiclettizzarla” di gran “pedalate”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Halloween: The Beginning (2007) Michael s’aggira di Notte, per una selva “nera” con collanine da teenager.
    Ma, alla fine, preferisce una Milf.
  2.  The Strangers (2008) Datemi Liv Tyler e la “incaviglierò” io senza croci a “esorcizzare” le mie “diavolerie incappucciate”.
    D’altronde, ai rosari ho sempre preferito il Kamasutra “al corollario”.
  3.  La casa dei 1000 corpi (2003) A me basterebbe un “evil dead” con la moglie del regista, solo due corpi.
    E Lei, alla “sua” vista, griderà “Che physique du rôle!“.
    “Rolliamoci”.

 

 

 

Le missioni impossibili di Tom


30 Oct

 

Quando il “thrillerico” De Palma se ne uscì con un film ritenuto, da molti critici, poco più che una tecnologica bazzecola, in tanti risero sulle acrobazie “bassine” del tappo Cruise.
Ma, Tom, è sempre stato indomito e “infisicato” al punto giusto, tanto da dosar la sua immagine di star spericolata in seguiti arcimiliardari, fruttuosi e fortunatissimi.
Da qui, la serie Mission Impossible, arrivata ora al quarto capitolo per la regia del cartoonishing, chissà se astonishing, Brad Bird, uno che svolazza davvero con la Mdp.

Orsù, gustiamoci questo Tom “aeropindarico”:

 

Io sono molto più Bello e atletico di Tom, comunque…

 

 

Firmato il Genius

La “Stagione Omicida” di De Niro & Travolta


30 Oct

 

 

Connessioni internettiane all'”etere informativo”.
Di solito, la Domenica non è un Giorno “fausto” per le news, specie cinematografiche o “inerenti al suo ambito”.
Si “gravita” intorno ad altri argomenti, come il Campionato, le sue “guide”, i suoi “novantesimi minuti”, come la Formula Uno e le moto che, indefessamente, nonostante agghiaccianti morti, continueranno a “showizzarsi in go on“.

 

Ma, oggi, invece, una notizia non sapete quanto m’abbia, come dire, ritemprato dopo sabati sera “ammosciati”, e m’abbia rinvigorito, sebben la mia barba poco la curi, o forse è “lei” a non curarsi di me, “ispidendosi” come una pianta rampicante.

Ma, perdonatemi, mi “digredisco…”.
Veniamo, quindi, al dunque…

 

Sia “Deadline”, sia “Variety” e sia “The Hollywood Reporter”, stamane, confermano all’unisono, che Robert De Niro & John Travolta saranno i lucenti protagonisti dell’actioner Killing Season.

Già, Franco Battiato cantava “La stagione dell’amore…”:

 

Ne abbiamo avute di occasioni
perdendole
non rimpiangerle
non rimpiangerle
mai
Ancora un altro entusiasmo
ti farà 
pulsare il cuore
Nuove possibilità 
per conoscersi
e gli orizzonti perduti
non ritornano
mai
La stagione dell’amore
viene e va
i desideri noninvecchiano
quasi mai
con l’età

 

Ma, ci sarà anche una stagione omicida, a quanto pare…

Mark Steven Johnson (ahia, ahia, è l’artefice di due delitti ignominiosi alla Marvel, Daredevil e, non “pago”, Ghost Rider, nulla di tanto buono, pare dalle premesse…) dirigerà questa sfida sui ghiacci, anzi, potremmo dire sui Monti Appalachi.

Il plot che ci è stato comunicato, è pressapoco questo: un militare veterano (De Niro) che s’è “eremitizzato” vivendo in una baracca tra i boschi, “stringe” una spiacevole amicizia con uno strano “visitatore” (Travolta). Sotto le mentite spoglie, infatti, il “turista” non è altro che un soldato serbo che, “chissà perché”, cerca invece proprio la sua vendetta.
La sceneggiatura è firmata da Ewan Daugherty, già autore de Il Biancaneve… di Rupert Sanders con Kristen Stewart.

Tutti elettrizzati, a partire dal produttore Avi Lerner, che ha già lavorato con questi due grandi attori e confida molto nella loro “combinazione vincente“.

Le riprese dovrebbero iniziare molto presto, primo ciak fissato per il prossimo 16 Gennaio.

Questo fa supporre però, sempre più, che il film su Gotti diretto da Barry Levinson, così come s’era vociferato, è al momento “sospeso”. Visto che, proprio lo stesso, esattissimo Giorno, sarebbe entrato in produzione.
E ne siamo un po’ dispiaciuti. Una rarità vedere riuniti nella stessa pellicola il sempre “bel” Travolta e il grande Al Pacino.

Be’, però, vedremo per la prima volta assieme se ci sarà una chemistry esaltante nell’aver “assemblato” Bob & John.

A proposito di Bob. Molti, davvero poco lungimiranti, rattristati dalla sua partecipazione al Manuale… di Veronesi, oserei dire “stesi” dopo averlo creduto “rincoglionito del tutto” per essersi prestato  persino come ospite-“lagrimuccia” al programma “C’è posta per te” della De Filippi, forse, non hanno mai saputo che un “neo” può girare anche un film d’azione, alla soglia dei settant’anni.

Con questa faccia qui, “estratta” dalla serata finale del suo Doha Tribeca Film Festival (sì, oltre che a New York, da poco più d’un paio d’anni, è anche “extracomunitario”), che dire?
Sei in gran forma.
E, Grace, lo sa…

 

 

 

Firmato il Genius

 

 

Un metodo cronenberghiano


29 Oct

 

Pericolose intuizioni

La vita di chiunque si potrebbe circoscrivere, lapidariamente, a un rapporto psichiatrico d’anatemi che l’ammorbidiscano entro un “labile” labirinto d’intrichi che la sua storia tessé, un cammino di spensierata “vaghezza” che s’inerpicò per ostacoli a bloccarne il respiro, a ottunderne la mente e obnubilarla dentro il suo perimetro “freddo” o sanguinante pulsioni represse, che chissà per quanto giaceranno in un Limbo solo a sfiorarsi e mai ad affiorare.

Un virgulto tripudio d’emozioni, accudite e mai accaldate, raggelate in una misura che si frena, palpita ma non schiocca, intinta in cristallini torpori che son moribonde “tombe” dell’anima, a mordicchiarsi e premersi nelle vene, smorendole nell’apatia o in impeti che s’“euforizzeranno” troppo da gracchiar e poi diromper in urla di vaneggiamenti che furon trappole dei sospiri.

La vita di chiunque è un “quantunque”, immolato ai vissuti che si spalmarono, incendiati in lascivi crepuscoli o in un sorseggio timido alla Luna, quando l’adocchi silenzioso nel mormorio di romanticismi come vampiri cheti che si slabbrano nelle loro ferite, squarci melodici di virtù coccolate nel grembo, assopite per poi destarsi nella Notte, in un atmosferico boato che viaggerà ermetico dentro un’anima scolpita nel suo odore, nel suo dorarla o indolenzirla per “armeggiar” di candida morbidezza, o anche concupirsi nell’amore e nei suoi indistricabili profumi impalpabili, cangianti. Nel fremito roboante che si crogiola nel vago vento d’infinite corse nell’etereità o in slanci che lancian sfide a un Mondo, ossidato in mortifere baldorie a festeggiar solo mendaci chiacchiere per (non) saziarsi.

A volte, quando la svagatezza s’amareggia o il canto della malinconia si fa insopprimibile, mescolo purpurea levità alla retorica, in proclami che mi liberino da prigioni in cui mi castigai, o solo per librarmi, in fiamme di rabbia che scalcia, o perpetue afflizioni che sudan, membriche, leccando il bianco che si coagula ai dolori, patiti o inflitti nel “crocifiggersi” a una vita che, con perentoria costanza, ammanetta l’ardore & la carne, ne sevizia, di “stolto” masochismo, l’urlo che si mescerebbe all’intrepida nudità e nitidezza di te stesso se solo tu non fossi trepidante, ma una bellissima “serata ubriaca”, il lindore dei liquorici “miei essere”, o non esserci pur vivendo d’essenza. C’è sempre un’ombra di giaculatori ricatti che persevererà ad “affilarti” con le sue lame, un mostro a compatirti e a “porgerti” gentili omaggi per “perdonar” la tua troppa clemenza verso il Mondo, con un pianto ch’è solo ipocrisia che lagrima per la tua anima “diversa”. Che s’inietta il tuo struggerti per distruggerne incaptabili, enormemente gioiose vivacità. Che si baciano, aggrappate, forse, solo ad altre illusioni, o a lustrar gli occhi, ormonalmente vittoriosi, per una minigonna in bicicletta, muliebre amplesso che forse neppur vivrò, ma scattò incendiario in una repentina fantasia di mia pelle che in Lei vorrebbe, disinibita, fondersi, macular in scremate tinte dalle foschie ora “garbate”, ora civettuole nel nostro immergerci l’un nell’altra, ammal(i)ati.

È solo vita che s’“addenta”, che, di cicatrici condivise, addolcendosi anche in virulente passioni, godendosi naviga. Ci perderemo nel nostro essercene incantati, dunque non c’incateneranno.

Intavolerai altre conversazioni ieratiche con tuo padre, “regredendo” a una “lentezza” saggia o esperendone gusti di vissuti che Lui visse, immaginandolo giovane, o forse come sempre (non) è stato, come s’arrestò, “interruzione” fatale, e di come si ridestò, spettabilissimo signor che talvolta, innervosito, d’irascibili sue irrefrenabili “follie”, ammorba d’improperi, forse solo se stesso, è la blasfemia che tremava nel mostrarsi, che svergognata s’enuncia e annuncia che lui (lo) è.

Tutto procede per intuizioni, parsimoniose o ingannevoli a lacerarci, e non c’è filo conduttore nella filmografia di Cronenberg, se non condursi ove lo “incanala” nella sua corrente, mente magmatica che affonda le sue radici, sconfinate, nel delirio, lo costeggia e se n’abbevera, imprimendosene per catturar il suo istinto, la Luce che lo “coglie” nel sonno o in visioni cabalistiche, tra realtà e plasmarla come vite che si domandano a “quanto ammontano”, ma poi montan, sempre leggiadramente imbizzarrite o nella loro variegata bizzarria, anzi, si smontano per rimontarsi.

Una Donna “pazza” al centro nevralgico di qualcosa ch’è più d’una nevralgia, traumi inferti alla coscienza da curare, dal libro “The Talking Cure” di Christopher Hampton, da Lui stesso adattato.

Inizia così, urlante e urlandoci, quindi, già quei mugolii strazianti d’un viso angelico che si “strappa”, si contorce e si sfoga dimenandosi pur anchilosato. Rattrappito, anzi, come dico io, indissolubilmente alla sua anima rapita, acerbamente legata perché forse, un po’ da tutto, n’è slegata o vorrebbe legarsi, quindi la legano al letto, la raffreddano con bagni “a incupirla” più che a scuoterla, a infangarla perché resista e combatta il suo “osceno & sporco”.

Un medico, professore delle sue teorie, Carl Gustav Jung, n’è affascinato e al contempo turbato, Lei è un demone innocente da “rendere se stessa”. Una fascinazione che diventa desiderio e passione, adulterina voglia di fuga, dalle costrizioni e dai rigidi codici ottocenteschi che furon soppressione troppo concettuale e altera dell’anima. Ma la storia, le tante storie forse, diventa(no) un ménage à trois, con un padre “putativo” forse paternalistico, che non abbraccia le derive “magiche” e gli approcci di Jung, il suo nome è un sigaro “monolitico” che sbuffa autorevole a ogni inquadratura, Freud, un Viggo Mortensen “canutamente” Sigmund, icastico nel ritrarlo quasi emergesse da una biografia dai contorni pittorici, così come gli incubi confidati, in stanze notturne d’interminabili discussioni a scandirsi nell’orologio della mente, della psiche, nelle sue (in)decifrabili e tortuose sinapsi, nella forza illuminante e rivelatrice dell’inconscio che, mentre l’assopiamo, ci sussurra chi (non) siamo.

Un clown, sessualmente esuberante e ossessivamente, compulsivamente nevrotico, quasi un’apparizione sibillina e “serpentella”, il trasgressivo Otto Gross (Vincent Cassel), “progenitore” delle rivoluzioni sessuali, dell’“orgia educativa” delle “droghe”.

Il film passeggia, “lentissimo”, composto, classico come meglio non si potrebbe, di verbosità mai banale, introspettiva e “specchiante” fra uomini che s’osservano mutarsi, si scrutano enigmaticamente, si coccolano in messaggi epistolari che (non) li scoprano, che si tendono le mani e “piangono” spesso da soli.

 

Film straordinario, cadenzato da squillanti suggestioni visive pur nella macchina fissa e nei primi piani di volti che si leggono, che noi intravediamo nelle loro emozioni, leggiamo coi nostri occhi.

Capolavoro che si screpola nella sua criptica “dolenza”. Forse, anche nell’abbandono di utopie che non vorrebbero lasciarli.

O nella geniale intuizione pericolosa, un’altra, di quella Donna “pazza”, Sabina Spielrein, un’immensa Keira Knightley. Isterica anche nella recitazione? No, per me soave.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

Firmato il Genius

Scarni, o scarnificati in Polanski


29 Oct

 

 

Il parco della (nostra) vita e una stanza freddissima

C’è sempre un’ombra di maligna oscurità nelle opere polanskiane, anche in questo kammerspiel di “studiata” levigatezza, forse un brivido dai nitori ammalianti dietro un volto di piacevole commedia “teatrale”, molto domestica, forse il loculo della letargia e delle pietanze borghesi.
Volti affilati che si cesellano, mascherati dietro la ligia rispettabilità d’un ruolo scritto per altri che l’iscriveranno alla “loro” classe, acerrime rivalità, come sempre d’adulti che, sapidi, tutti col loro bagaglio balzano da saltellanti, cervellotici dialoghi e un grottesco dietro l’angolo che annusa dentro l’anima, ti sfianca e un po’ fa la spia.
Infatti, tutto parte da un incontro “amichevole” fra due coppie, per metter pace a un “contenzioso” fra i loro, rispettivi figli. Ah, i bambini, scoiattoli ingestibili che combinan tanti guai, un acceso litigio da rammendar con la saggezza di chi è grande.
Par tutto risolto, poi, fra un “sì”, un “ma” e un “però”, nascon leggere schermaglie che van “appianate” forse in una dolce torta che accheterà il problema, un “casuale” incontro che sta per “nidificarsi” in una convenevole amicizia, l’evoluzione graduale d’una ripicca che è un alibi per intavolar conversazioni che poi “involvono” in discussione, in una nausea latente che era lì lì in grembo, a partorirsi per vomitare, rimpiattini fra veloci lingue schiette, forse troppo, accudite solo dal bon ton che sempre asciuga, ma l’inquietudine di fondo permane, si stanzia e si strazia con crescente velenosità, e saltan fuori gli irreprimibili impulsi che stavan solo “guarendo” nella “gentilezza”.
Scorre così il film, corrodendoli “amabilmente”, mentre s’implodon battibeccandosi, anche annoiati e “ingrigiti”, addosso, velocemente furtivi, a origliarsi nelle paure o in un torbido che si credeva ammaestrato.

Il Dio della carneficina domina le “ricette”, gli sbalzi e l’istinto, dalle primordiali società tribali dell’Africa dove i bambini vengon svezzati col fucile in mano e addestrati alla guerra per vincer(si) sul più debole, sin a quella p(l)acata, o forse placcata (come i denti di quel puro bambino “sfigurato” da chi usa le schegge d’un pugno contundente) di noi, occidentali, educati pian piano a pianificarci al rispetto civile, alle “buone maniere”, al corteggiarci anche quando siam (s)leali, nei cortei, spesso infantili, di chi è quasi costretto ad amare l’Arte e a “castigarsi” nella non-violenza per viver(si) felice, o illusoriamente tale.

Si apre solare, con un fermo-immagine in movimento di un parchetto nello scorcio di due alberi “a mezzobusto” che l’incorniciano e, sullo sfondo, grattacieli strofinati in un terso, limpissimo Cielo dalle risonanze plumbee d’una New York un po’ “impigrita” o nel suo Sol giornaliero.

Film d’attori, col “cherubino” John C. Reilly a “drinkare” di parole “sciolte”, forse era od è solo un po’ d’alcol a luccicarti “ieratico” tra le nebbie delle false virtù, un Waltz dalla spensierata luciferinità che s’è rabbonita, e due attrici sopra e sotto le righe, esageratamente se stesse, la pudica e “nevrastenica”, piagnucolosa, apprensiva e maternissima Jodie Foster, e la Bellezza dai tacchi deflagranti di Kate Winslet. Quattro “uomini” che si rimpinzano e dan di stomaco, si “pinzillaccherano” e poi apron bocca sguaiatamente, caccian il demone, sibilando nella loro claustrofobia.

Un criceto non è morto, e i bambini giocano.
Un film che non è mai pensato né soppesato, forse non c’è molto da pen(s)are. È la vita di “tutti”.

(Stefano Falotico)

 

Certo, che se Kate Winslet entrasse in camera tua, vestita così, mi “scarnificherei” io…

 

 

Firmato il Genius

 

 

Stanno tutti bene? Io sì, molto, anche “monto”, non solo in moto


28 Oct

 

Un viaggio melanconico dentro le nostre ondeggianti increspature…

Sarà la mia età, prettamente inteporita in sonni “pensionabili” che ha addolcito di levità un film, nelle sue dense imperfezioni, a gustarlo friabilmente agonico negli occhi “dormienti” d’un De Niro di “morbida zuccherosità”, ad aver allievato corde rigide d’un “muscolo insensibile”, qual è il mio, spesso gelido, nel suo “invernal” crepuscolo ad accudire solo il cinismo di chi è preda delle baraonde, e sghignazzerà, “buffeggiando”, un’opera delicata come questa, che si tinge di colori pastello per tinger i nostri occhi d’una patina commossa, dalle iridi lagrimevoli ancora d’una sincera emozione. Il Tempo che, infingardo, ruba i sogni e li scalfisce, l’inietta di “nettari” che ottenebran solo l’allegria, ammorbandola d’un sapor “rabbuiato” nelle sue erosioni imperiture, poiché già approdati alla morte, quasi ce n’avvinazziamo, a celebrarci eroi d’un “brancolarci” da “sapidi” che han smarrito l’ombra della propria anima.
Questo film inneggia, nel suo “Bellissimo-garbato”, a custodirla per librarla in volo, come vetri smerigliati d’un pullman del nostro viverci, di torbido “dissolverci” pulsando, o d’un acchetarla per auscultarla con intensità a batterci dentro, a immergerci nelle sue intrise palpabilità, anche laconiche, o trasparenti come un “piccolo” sogno onirico che “sonnecchia”, e vividamente si sveglia, in giardino sotto il temporale, quando i nostri cari figli c’han confidato segreti “inconfessabili”, le verità nascoste che sempre abbiamo schivato perché c’avrebbero ferito. O solo nella coscienza d’un padre che non voleva esserne consapevole.
De Niro, mansueto in un’”ipocondria” nostalgica del (suo) Tempo, s’incardina in una “catatonica” essenza d’un Cuor assopito che vaga per l’America, lungo i fili “arrugginiti” della sua incendiaria passione a baciarli, a coccolarli nelle sue vene d’aroma candido, a serbarli dai pericoli e indirizzarli alla “strada”.
Un oscarizzabile “duro” che s’è intenerito sorprendentemente, quasi a straziarsi.

(Stefano Falotico)

 

 

La “delusione” d’un padre…

 

 

Quante volte, un padre, c’ha rimproverato “bonoriamente”, appunto paternalisticamente perché fumiamo?

 

 

Tutti, tutti abbiamo dei problemi…

 

 

Addii commoventi…

 

 

Educazione repressiva? No, un buon padre…

 

 

Le “piccole” bugie dei figli…

 

 

Stanno tutti bene…

 

Io, di più.

 

Firmato il Genius

“Trilliamo”, “marvellosamente”, “trailizzati”


28 Oct

 

Una lunga sfilza di trailer della Marvel, così come si presentarono “theatricalmente“.
Qui, vi mostro gli “ultimi”.

Oh, ma ci son attese “svolazzanti”, mantelli sventolanti e orecchie “volanti”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Possono bastare?

 

Firmato il Genius

 

 

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