Archive for November, 2011

Martin, credo sia un marziano


18 Nov

 

 

Ieri è stato il suo compleanno… e, con un Giorno di ritardo, mi perdonerà il nostro imbattibile esimio, lo voglio celebrare così…

Uno dei miei primi grandi amori cinematografici, fu Taxi Driver, ancora insuperato, sul quale vergheremo fiumi d’inchiostro, contemplandolo anche in un pomeriggio “pioggerellino” in un chiosco “amarene-iggiato”. “Veleggiandolo” senza velocità, con gran calma. E il nostro sangue freddo, lucertolesco.

 

Son ricordi intricati, di come l’anima, folgorata, si divelse nelle sue “lapidarie” osservazioni entomologiche sulla società, dai primissimi abbagli notturni di Mean Streets fin giù, o anche su, per le strade, sempre newyorkesi del suo tassista “ermetico” o nell’anima del suo “eremo”.

Amori malinconici, fra le “nevi” d’anime incastonate nella propria via, una ballerina di cabaret e un jazzista che suona solo, forse, per un amore romanticissimo, per un Gershwin ove Liza Minnelli assomiglia tanto a Gina Gershon.

Poi, ancora Cinema antropologico, anzi, quasi “antropomorfo” per le metamorfosi impressionanti d’un De Niro-Jake, Toro scatenato animalesco ma “docilissimo” e fragile tanto d’autodistruggersi.
Prima si “leggenda” e poi s’annienta, divorato dalla sua stessa irreprimibile forza, un’energia che lo ammanta di taurina virilità, e poi lo disintegra come un pulcino imbolsito, grasso, “repellente”.
La “mostruosità” della vita, dell’infinita sfida con se stessi.

 

Mi ricordo di Paul Hackett, Uomo “comunissimo” nel suo sgangherarla in una Notte, sempre Lei, vividissima, kafkiana. Abbiam accennato alle metamorfosi, qui m'”appellerei” quasi ai processi, allo scambio d’indentità, al gioco maliardo e ingannatorio di chi (non) sei, vorresti essere, sperduto, spaurito, in preda al turbinio dell’ignoto.

Anche Cristo voleva, in fondo, essere un Uomo nella sua ultima tentazione.

E tanti men’s club balordi, sono anche al centro nevralgico della tribù gangsteristica di Quei bravi ragazzi, o della lotta “giusta” fra Bene e Male di The Departed.

O di un Uomo smembrato da un’ambizione troppo “assennata” in mezzo a chi il senno l’ha perduto. Casini o Casinò.
O l’Uomo che si specchia, biblicamente nei suoi peccati, due facce opposte della stessa medaglia, Cady & Bowden.

L’Uomo nel suo imperituro, puritano pentimento in Al di là della vita, altro incubo a occhi aperti, “sghembo”, ove i morti (non) resuscitano, tormentano, e prima d’esalar l’ultimo respiro cantano echeggiando “The Voice”, Frank Sinatra.

Gang di New York, sfide primitive, arcaiche per la supremazia della Città per antonomasia, incrocio di genti e di rapaci “macellai” Vs “efebiche” spietatezze vendicative.

La follia della grandezza in The Aviator, o quella d’una vita nei suoi abissi per riagguantare una sanità che forse non sarà più, e da quell’attimo mai fu, Shutter Island.

Aspettiamo fantasmagorie col suo omaggio alla Settima Arte, la nuova meraviglia di Marty, zio o Zio. Con la maiuscola, sì.

E, sempre il mio amico Giuseppe Avico, appassionato scorsesiano, lo “scorse” così, in un altro dei suoi video omaggio, montandolo così come Thelma Schoonmaker shakera e “impazzisce” le immagini create dal Maestro, guidandole calibratamente spericolate come Schumacher.

 

 

 

Firmato il Genius

 

 

 

Come Nanni, “nanizzo” film impagabili e “giganti”


16 Nov

 

Nanni Moretti, questo nome non m’è nuovo, direbbe Totò.

In Italia, lo conosciamo tutti, meno in America, molto di più, amato, in Francia, “impalmato” d’oro…

A me piace, inutile raccontarsela, sebbene la sua boria altezzosa e umoristica, spesso “fuorvia” per straderelle in cui perde un po’ il senno, a mio avviso solo per far ridere lo spettatore. Parentesi che divertono, ma “criticamente” assai discutibili.
Come quando, in Aprile, sfasa così tanto da stroncarci, senza mezzi termini, uno dei capolavori di Kathryn Bigelow, Strange Days.

 

Memore, però, del suo poco “favellarla”, ma comunque dirci la sua, “recensisco” anch’io un film (spero, ne vengano altri) in cui mi diverto, qui “davvero”, a prender per i fondelli film, forse meno importanti, ma spesso molto renumerativi al botteghino.

Correva l’anno 1993, e nei cinema italiani usciva Demolition Man, “abissale” pietra miliare della Settima Arte…
Ricordi un po’ “sfocati”, ma lo “riverisco” quasi genuflettendomi dinanzi a tanta “bellezza”.

 

 

Firmato il Genius

 

 

Rimembro… nelle membra di John


15 Nov

 

Lo Sguardo, la visione che non è cenere, ma polvere ch’è turgido bagliore, fuoco di dinamitarde pulsioni dinamiche, la Notte, passeggera nel dondolio che fremerà, s’arroccherà in una locanda ove sguinzaglieremo le nostre “canaglie” bastardelle, appisolati in un altro sogno di “funerea” danza, vivaddio cristallo che si plasma nelle anime, le attorciglia senza cosmetiche “cure” a morsicarle d’ipocrita perbenismo, e, “balordi”, gozzoviglieremo con gole arrochite, tempestosi di una nave che “scorazza a perdifiato” lungo i “sentieri” di mareggiate che illuderemo per eluderci ancora.
E non recluderci, nella morte, nell’asfissia di giornate flatulenti d’inezie con cui “sperticarci” seppur “pettinati”.

È l’indole, abbigliata di noi “biglie”, nel nostro parapiglia, che “sparerà” impazzita lungo strade di fuoco, di lingua che serpeggia lungo un viale alberato di ormoni festosi, di tiepide voglie che tempreremo nell’indomabile Tempo, nel vivido chiarore che le “singhiozzerà” per accenderle di nuova enfasi. Ah, anche di retorica ci coloriamo e trasecoliamo, ché d’immalinconite “sconfitte” è piena la valigia, e qualcuno potrebbe svaligiarci anche dei sapori senza Sesso nei suoi scippi che tanto (ci) leccano e poi, col malloppo, di gran galoppi, scappano per altre donnette-scaloppine.

Evoco John Carpenter, l’ultimo dei “maledetti”, in una società imborghesita nel politicamente corretto, ché io e lui “scoreggiamo” per non “accorarci” in questo “coraggio” di plebiscitarie regoluzze che non vogliamo, no per niente, c’ammansiscano in “cortesi” bon ton “abbottonati”.
Noi tiriam fuori le palle, e c’appaiamo a Lune terse nel madido horror allucinatorio, intrise di crepuscoli nelle “spelonche” o in case demoniache ove Dio bacia i suoi angeli più cari, accudendoli col gift della fantasiosa Bellezza.

Alcuni, genericamente, l’appaiano a David Cronenberg. Quale bestemmia, quale blasfemia!
Invece, non oso pensare a registi così agli antipodi. Uno, David, nel podio aureo della sua “chirurgia” indagatoria, per come scandaglia tutte le “scaglie” della nostra (dis)umanità, l’altro, il nostro John, appunto, per come, intrepido, spella senza peli sulla lingua, le paure ataviche del nostro leggerci in leg(g)ende articolate in sangue “vitreo” & sudore-furore. Forse, “cremisamente”, innaffiato di sé, volto “teschio” dalle esorbitanti idee “bislacche”, ch’occhieggia al buio e lo sonderà, sempre, da sponda a sponda, nelle sue onde emotive.

Stamane, spolverai le mie “smemorate” memorie o “amnesie” e, proprio in cucina, sì, proprio lì, vicino ad altre riviste, ecco fuori che spunta “Incubi e deliri” di Stephen King, “sinopsizzato” così:

 

Un dito che emerge da uno scarico del lavandino, giocattoli che si trasformano in micidiali strumenti di morte, mosche che si annidano in un vecchio paio di scarpe da tennis, il deserto del Nevada che inghiotte una Cadillac… la leggenda di Castle Rock ritorna per ammaliare l’attonito lettore. La fertilissima immaginazione di Stephen King e la potenza della sua vena narrativa non sono mai state così efficaci, e terrificanti, come in questa antologia di racconti, capace – letteralmente – di togliere il sonno.

 

Ecco, non oso immaginare a uno scrittore più carpenteriano di Stephen, tanto che c’è da chiedersi chi sia “nato”, artisticamente, prima, se Carpenter o King.
Sono speculari, uno col Cinema, l’altro cinematograficamente dietro un Pc che raccoglie e “annoda” ogni sua “perversa” malia letteraria.

 

Un mio amico di Roma, Giuseppe Avico, oramai ci siamo affratellati… è l’affinità elettiva di chi, nella mente, ha il dono dell’esoterismo metafisico che non si scarnifica in putride realtà di “balocchi” solo carnali, ha montato per noi un omaggio-tributo al grande John.

In questi dieci minuti, possiamo così ripassare tutta la sua filmografia, irripetibile, unica.
Che Dio lo benedica, e anche il Diavolo.

Con quei picchi incendiari de Il seme della follia, il “Messico” di Vampires, fin giù alle sue macchine infernali, e altra porpora di magnifica “mostruosità”.

D’altronde, lassù nel Cielo, accanto al suo trono da “stronzo”, nostro Signore sa… che John ama le sue “malvagie” vie perché è un Uomo che non mentirà, mai.

Così, per Lui, abbiamo scelto un titolo: John Carpenter, un Uomo Snake per folgorate jene.

Perché New York non è solo una Donna che ci pitta in erotismi delicati, è anche un “bandito-manigoldo” che nessuno abbatte, neanche il virus degli essi vivono.

E ora gustiamocelo, anche se squillerà il telefono, e una gran testa di cazzo c’impartirà lezioni sul “vivere”. Che si tenesse la sua “coccolina”, ché noi c’accoccoliamo con questo “cane”.
Anzi, un lupone!

 

 

 

Applauso!

 

 

Firmato il Genius

La mia Bellezza è nella Donna, castana o bionda, m’imbionderò…


14 Nov

 

Se un regista, su un molo, sa che s’indurisce con una bionda così, non so se scegliere fra Lei, lietissima, o Marisa…

Bella lotta, ma si alletterà, comunque…

 

 

 

 

Anche una giornalista “anonima”, qualche volta, “incurva” meglio della “castorina” Tomei. Sì, s'”incastonerà”, imbiondato.

 

Firmato il Genius

 

 

 

Corvi che aleggiaron in Cooper, ma voleranno con un altro attore


13 Nov

 

Notte fonda, Notte che in te si fionda, e un giubbotto nero, nerissimo, a “ventricolar” fra una Luna “mesta” e un’altra “indagatoria”.

Forse, il corvo è una storia di detection o una revenge fra uomini spenti che gridan solo, imputriditi, “Fuoco & fiamme!“.

“Legenda” dal fumetto storico di James O’Barr, “mitizzato” da un Brandon Lee quasi già “postumo”.
Capolavoro ineguagliabile di Alex Proyas, nelle “taciturne” muscolarità atletiche del figlio eletto di Bruce.

Seguiti su seguiti, mai all’altezza dell’originale, per nulla originali.

Forse, val la pena, pensa Hollywood di “reoriginarlo”, un reboot in grande stile per ricelebrarne i fasti e la magniloquenza visiva. Quasi “opalescenza” candida, eppur atmosferica.

Ci stavano lavorando Juan Carlos Fresnadillo, regista, e Bradley Cooper, attore sempre più “rinomatissimo”, anche “in-jenniferlopezz(i)ato”… beato lui.

Ma, entrambi, per ragioni diverse (lo appureranno più approfonditamente i “biografi”), hanno abbandonato il progetto.

Il sito “Shock TillYouDrop”, sempre attento alle sfumature “baluginanti”, è andato a ripescare il concept art del film che “non vedremo”.
No, il film si farà, questo è sicuro, e per il ruolo del protagonista, l’indimenticabile Eric Draven, si fanno già due possibili nomi, Channing Tatum e Mark Wahlberg.
Non che la “scelta” mi paia pertinente.
Tatum è un “bamboccione con dei begl’occhi, un po’ allocco… gran fisico, ma oltre al fisico ci vuol la faccia giusta, e lui non ce l’ha, a meno che non lo (s)trucchino, anzi, devono “stuccarlo”.
Mark Wahlberg? Be’, già meglio. Lo vedrei bene “calzarsi” coi capelli lunghi, e i pettorali ben in vista sotto una sdrucita camicetta fra il jeans e il ruvido, con qualche tatuaggio sui bicipiti… che ne so… un dragone, una lucertola, anche un cerbiatto, perché no?
Ma sto chiacchierando e, al piano di sopra, il vicino panzuto, lavoratore stakanovista, “mesce” la moglie in letti “occhialuti”.

Vi mostro le immagini “esclusive”, tanto che le ho “rubate” per voi.

 

 

Secondo me, l’unico, insuperabile attore, perfettissimo per la parte, è questo personaggio…

 


La “dormienza” della “placidità” che s’innaffierà & infiammerà nella Notte.

 

Firmato il Genius

Pacino è pesce, dalla voce roc(ci)a


12 Nov

 

Ho sempre preferito la voce di Giancarlo Giannini a quella “maschia” di Gianna Nannini, vago fra “nane” deduzioni e gigantesche ironie.
Ezechielando” in una realtà onnivora, ove “nudeggio”.

Pesci, e un acquarietto, anche sporchetto, è la vita che (si) “caga”. Dove spesso nessuno ti…

Sono un pesce coppoliano, anche con la coppola, esigo rispetto quando mi s’intacca nella dignità.
E colgo le sfumature rabbiose di Pacino, l’Alfredo che ora, s'”ironizza”, ma fu, ed è ancora, pregiata merce che combatte per se stesso e i suoi valori.

Un volto indimenticabile, “inzigomato”, quasi arrugginito o nella sua scarna insonnia che s’abbranca.
Ribellioni di un’anima a cui voglio dedicare questi viaggi mentali, “preambolici”, per approdar in citazioni filmiche del nostro “doppiaggio”.
Sì, io “dopo” Al, lo eleggo e l’innalzo, perché quand’appare, gli altri scompaiono.

 

 

Gente che s'”affilia” a te, per ucciderti nell’orgoglio e rinfacciarti i suoi peggiori istinti animaleschi, a “illuderti” per poi imputridirti.

 

Rime che non sono tali, ma istinto che ti dà una sberla.

 

 

 

 

Sul grande schermo e a Broadway, magnifico, versatile Shylock.

 

 

O, in vesti “normali”, dolce padre di famiglia, vicino a un negozio di giocattoli, “incastellati” e incastonati nella fantasia di una bambina. Sua figlia.  Per “tramandarla” del suo imman talento!

 

Firmato il Genius

 

Pacino è sempre stato un Jekyll & Hyde, adesso è in “Jack and Jill”


11 Nov

 

È strasicuro, oramai, il peggior film nella carriera di Pacino, è e sarà Jack and Jill.
Massacrato dalla Critica, com’era prevedibilissimo, la commedia “sandlerina” andrà parecchio maluccio anche al box office, stando ai primi dati.

 

Se De Niro da anni s'”autoparodizza” e, proprio Jack Nicholson, spartì un po’ della sua follia in Terapia d’urto, sempre con Adam… adesso, è la prima, sciagurata volta di Al Pacino.
Che lascia allibiti i suoi fan con una sconcertante “apparizione” nelle vesti di se stesso.
Basterebbe questa clip per lasciarci attoniti. Direi sconvolti, interdetti.

Perché, l’hai fatto?

Be’, Alfredo, non sei come Maramao, ma ti canto lo stesso questa canzone-lla…

 

Maramao perché sei morto
pane e vin non ti mancavan
l’insalata era nell’orto
e una casa avevi tu

Le micine innamorate
fanno ancor per te le fusa
ma la porta è sempre chiusa
e tu non rispondi più

Maramao Maramao fanno i mici in coro
Maramao Maramao Maramao

Maramao perché sei morto
pane e vin non ti mancavan
l’insalata era nell’orto
e una casa avevi tu

Quando tutto tace e su nel ciel la luna appar
col mio più dolce caro miao chiamo Maramao
Vedo tutti i mici sopra ai tetti passeggiar
ma pure loro senza te sono tristi come me

L’insalata era nell’orto e una casa avevi tu
Maramao Maramao

ma la porta è sempre chiusa e tu non rispondi più

Maramao Maramao fanno i mici in coro
Maramao Maramao Maramao

Maramao perché sei morto
pane e vin non ti mancavan
l’insalata era nell’orto
e una casa avevi tu….

 

Becchiamocelo così, anche con una pancetta un po’ “ingombrante”:

 

Firmato il Genius

Nelle notti, c’è Nick, di cognome Nolte


11 Nov

 

Nicki, vieni a me…

Nick Nolte…

 

Nick Nolte: ritratto d’attore, o della sua furenza nell’aurora
Un Uomo rugbysta, arpionò se stesso senza taumaturgico buonismo, nella fantasiosa evasione dalla grettezza in cui s’aggrottò, per grinze che lo rapiron del suo “rapinarla”

L’osceno si mescerà, intorpidito fra ombre fugaci, a volar sinergico entro diademi che l’intingono d’una decadenza “moribonda”, da ubriacone che si liqueferà in sé, alle maliardi origini ove la sensualità peccaminosa s’intreccerà alla Luna, per danze “leviatane” d’insondabili abissi del Piacere, ludico nell’intraprendenza che, irosa, dondolerà tra furtivi occhi incendiari e una mistica visione del suo delirio più “balocco”.

Tepori ermetici che si squaglian, nella “divelta” nudità d’oasi ove la felicità dell’anima fu scarnificata da abominevoli urla a “svezzar” l’attimo fuggente della loro imperiosità, dello Sguardo “amniotico” fra neon che s’abbacinavan di sogni dalla dormienza “cheta”, fors’era morigeratezza di crepuscolari dissolvenze, o le “insolvenze” con un’anima incatenata al suo famelico & fiammeggiante incanto, o solo (auto)inganni.
Di famelicità sbiadita nel pasto dell’agghindata lussuria borghese. L’esposizione, espoliata, di “foglie” che “squittivan” nel vento, nelle repentine, o alla serpentina, estasi vagabonde d’un etereo Inverno dal Cuore estivo. Senza proibizioni restrittive, o “bavagli” a cellofanar le “palpebre” dal nitor “svagato”.

Caduhi, “imbruniremo” ove il tramonto “verdeggerà” in strazianti tormenti, l’afflizione s’appiccicherà con sollazzevole “vergogna”.
Ah, la vergogna di se stessi, primo passo per elider i crepitii gioviali delle giovinezze “eterne”.

Vergogna è un ebefrenico snervato d’avvilenti “genitorialità” che lo “adultizzaron” con perentori “Dai, cresci, dove hai messo le palle?”.
Vergogna, è “lui”, che s’atteggia, insuperbito, in raggiri a circuir il prossimo, per plagi alla sua anima, e le sue geriatriche analisi d’anale pornografia.
È “lui”, che scarabocchiava la sua inutilità, “psicotizzandola” in un'”avorio” sempre macchiato dall’ipocrisia godereccia, per “sbrecciar” in verginelle da concupir per un godimento “svelto quanto immondo”.
È la sua ignominia che “nobilizzava” chi lo “discerneva” saggio, e precipitò, poi, in un mare di guai, ai primi “rintocchi” d’un adattamento che non più s'”allatta”, sebbene solo lo “alletti”.
È la sua sguaiatezza che schiamazza e s’attornia di puttanelle per “benefici” sfoghi, o le fighe più addomesticabili dalla sua retorica “immalinconita” nell’erotica “maledettistica”.

È l’ignoranza cafona di chi non ha mai aperto un libro e “vanaglorieggia” di “scibile” citazionistico, col clap clap pronto all’uso per quattro imbalsamati del grande schermo, alcuni da schernire, altri da “incenerire”, altri da “arianizzare”.
È, per questa e altre mille ragioni, che un Idiota di tal fatta, così sfatto, deve rassettarsi il bavero a asciugar la sua bava, perché io son e sarò lava “inferocita” come un guascon Nick Nolte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  48 ore (1982) La vita non è una partitella “a tenzone” fra gonzi, son strade “innaffiate” d’asfalto ruvido che non “pneumatizza” neppur le gomme da masticare, anzi, n’è mastice.
  2.  New York Stories (1989) Creazioni di “creta”, anima avvilita, sola, torrenziale “in piena” o alla Jack… “torranceiante“.
    La nevrosi dell’artista. L’ispirazione di chi ansima, però respira.
    Oblitererà un viaggio per le “lagrime”, ma seppellirà la putredine con le sue “redini”.
  3.  Cape Fear. Il promontorio della paura (1991) La classe media è “a mezza via”, fra la giustezza della giustizia, e le bugie dell’omertà.
    Il matrimonio è un’altra maschera, e i figli si “crescono” nel rispetto delle “regole”. Ma, irregolare, nella “stuzzicheria” della trasgressione, “lo” trastulla per la collega, con moine “simpatichine”.
  4.  Affliction (1997) Relitto, il suo “delitto” a se stesso.
    Morirsi dentro, o spaccar la faccia a chi ti vuol spezzar le gambe.
    Afferrarlo per il “cravattino”, il “fratellino” e sputargli in viso che è una merda! Come tutti gli altri!
  5.  La sottile linea rossa (1998) Incassare tanto, da perdersi nella follia d’una guerra personale, impartire ordini per bombardare le ultime speranze per una “medaglia”.
  6.  La colazione dei campioni (1998) L’immensità del “fallimento”, in “ghingheri” nella dignità smutandata che se ne frega.
  7. Warrior (2011) La stereotipia dell’alcolista, che eppur si muove, non muore e si commuoverà.
    Applauso! Retorica in grande stile, da cane rabbioso.

 

 

 

 

 

Guerrieri… Notte, nella pirotecnia delle botte!


10 Nov

 

 

 

Lezioni retoriche di Cuore in una Pittsburgh infiammata di crepuscolare “corposità”

Lungi da ogni dubbio, rifuggiamolo, Warrior non è un capolavoro, ma lo “capolovorizzeremo” perché s’incendi nella retorica, “magnanima”, che gronda (d)a ogni fotogramma, quasi scandita nelle nerviche nerezze di nuovo accese di combattenti, ove il ring delle arti marziali miste è solo il pretesto per inscenare la lotta, ben più filosofica e quasi ancestrale, di magmaticità profumata nelle ruggini del Tempo, dell’Uomo, in senso alato, alleato, senza panegirici aleatori che l'”agghindan” di “sbiadevoli” sogni della “taumaturgia” di quella dottrina che c’insegno che il “migliore” vince e il resto, inconsolabile, s’avvoltola, anche in arrotolate sigarette o alcol dalla sbronza vivacemente funerea, nella e per la sopravvivenza.
Nelle tortuosità impervie dei castighi della sua stessa “afflizione”. Quasi, per perdonarsi. Per abbagliar la dignità, anche quando non è più “in piedi” o barcolla, “mendicandola”.

O’Connor è un artigiano che, elasticamente, dilata le anime dei suoi personaggi, a intingerli d’umana e, nostra, commozione.
Disperati “balordi”, anche uno che è professore di Fisica, costretti a guadagnarsi, oltre che il rispetto, forse anche il “tetto”.

Due fratelli di sangue a dissanguarsi, spellarsi in ferite che si (in)taglieranno picchiandosi corpo a corpo, inesausti, con un padre balena bianca che custodirà sempre quella purezza estinta ai primi colpi inferti da Achab.
Un Nolte, sempre di Notte o nella foschia impalpabile d’un mattino nella “grinza”, che spera sempre combattivo, dopo averla sperperata, e “gironzolata”, addobbato nel suo accalorato, laconico ultimo tifo e giro di boa.

E loro, Tom Hardy e Joel Edgerton, l’orso “cattivo”, eroe di guerra che non sa che farsene delle medaglie al valore, e un Uomo comune e rispettabile con una vita “normale” e una famiglia da non sfamare al “buio”.

Prevedibile, scontato, aspettiamo solo chi vincerà nel duello dell’eterna rivalità, senza esclusione di colpi e senza precluderci la lagrimuccia.
Su, è colata mentre speravate di ridacchiare, non “mentitela” furbetti, e immacolata ha tradito la vostra bontà.

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Il mio erotismo… non ha “paura” dei “leader”


08 Nov

 

L’ipocrisia, bello schifo!

Abbiamo chi “comanda” guerrafondaio e dittatoriale e, di “Natashe“, s’accalora all'”imputtanito/a”.

Meglio la verità-realtà del Genius volatile, “scoiattolo all’alce“.

 

 

E io dovrei votare uno così? In tanti, qui da “noi”, lo votano e lo rieleggono. Questo, mi dà da pensare.

 

 

Questo, fra una zoccola e l’altra, scatenerà una guerra, alla Martin Sheen… Non votatelo, assolutamente, ingiuriatelo!
E che delle giuste giurie lo ficchino nel letto della prigione!

 

 

Questo qui ha “sodomizzato”, monopolizzandola e monetizzandosi, la Tv per l'”uomo” che se lo smanetta.
Ed, eccolo, col suo “Patto per gli italiani”.
Mah…
A codesto individuo, sfregio ancor la sua pelle meglio delle sue chirurgie estetiche, riannodato nel mio “revideoizzarmi”, e afferro il mio sincero, “cafoncello” erotismo, che non ha paura di sé, e non si lascerà mai, mai irretire da un “leader” di tal (s)fatta. Però, se le “fa” tutte. Fra un trapianto e una “canzonetta”.

 

 

Firmato il Genius
Il cui unico contratto è il suo contatto con una Donna poco puttanesca!

 

 

 

 

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)