Artù vs Ginevra

19 Feb

Quesito serale: la città Ginevra è secondo voi meglio dell’omonima moglie di re Artù che, peggio di quelle di Praga, scopava la “spada” di Lancillotto con Percival a regger il moccolo del Sacro Graal nel cul’?

Lungo preambolo, “fuori tema”, per arrivar “lì”…

Detta fra noi: Ginevra, la città, è più piena di zoccole della medesima da “Tavola Rotonda”

Quello che leggerete è il mio sfogo dopo l’ennesima sua corna.

Il gigante nella vostra valle di lacrime, il ritratto per voi angosciante di un’attanagliante realtà sociale a cui porgo le condoglianze e un sorriso di marc(i)arlo in maniera non futile bensì funebre…, a me il “Sole” felice…

Il gigante nella vostra valle di lacrime, il ritratto per voi angosciante di un’attanagliante realtà sociale a cui porgo le condoglianze e un sorriso di marc(i)arlo in maniera non futile bensì funebre…, a me il “Sole” felice…
… assediato dal vostro turpe, laido, barbarico scioglimento in carni alla brace, che vi dimesticate ad addomesticare pudicamente, com’è cosa buona e giusta, ma poi bruciate nella solita, diabolica, perseverante, sempre a voi ficcata, in modo (indele)bile e dolentissima, (s)fighetta del seder vicendevole di cene da criceti cretini, a mandibole sbrananti l’anima che oramai, persa e imputridita, v’affannerete inutilmente a raccattare dal pozzo nerissimo della vostra lercia immondizia sudicissima, bisunta e cosparsa soltanto d’una morte all’esservela perpetrata nel smarrir l’essenza più vera, posso superbamente elevarmi in t(r)ono a predicatore di tal non avallar più le (bis)lacche sporche della vostra “brillantina” assai a me ormai nauseante per effetto dell’esagerata, artefatta carineria. Sì, alla cremeria, io lecco i gelati che siete, succhiando il limone di tanto sempre vostro acidulo retrogusto amaro. E gustosamente vi sgranocchio per inorgoglir maggiormente il mio mangiarvi di “biscotto”.

Trastullandomi poi, con occhi permeati di malinconia sana, a giudicar voi stravaccati in mie eleganti gambe accavallate. Odo i vostri reflussi gastrici che irriteranno, reiterando d’altro cannibalismo di voi frivoli divoratori sterili, i fegati già marci dell’aver “golosamente”, per (rac)capriccio di troppa fame sconcia e d’indecenza losca da bugiardi però con la b(r)ava alla bocca di “fragola” su pettinatura “impeccabile” come si confà alla vostra fanfaronaggine del farvele in (cioccola)teschi abit(udinar)i dei tuorli d’uomo nell’uovo delle strapazzate, una visione che, tetra, vi sta intristendo quanto rallegrando gioiosamente.

V’avvertii a cosa sareste andati incontro. Soltanto a chat d’incontri virtuali che vi sfamano quanto una sega mentale. Ma vorreste sedar me per tapparmi nell’illusione impossibile di potermi rimpicciolire a vostra ridicola immagine e somiglianza da (n)ani.

Al che, spalancandomi al vostro “amabilissimo” mondo, dall’alto del mio pulpito da saggio del monte, che ride nel (non) costernarsi di rilevare a quanto ammontano i danni delle vostre mentalità da sociali “montatori”, afferro per le corna un daino e da cerbiatto scopo i Bambi…, non radendomi la barba ma piluccando le Barbie al fine di (s)fotterle per pura sfacciataggine stronza, su ritmo del digradar nelle vostre valli da (in)validi.

E, valicando le vostre “erbette”, sradico a pelo irto e da orso, le donzellette delle campagne su giochi erotici d’apnea in stile libero, anche a dorso e sempre principe contro le rane a miei birbanti (ran)occhi, cari rachitici e allocchi.
Oggi, siamo afflitti dai nerd, razza che va estirpata perché vorrebbero addebitarci, peggio degli strozzini più impuniti, duri e ostinati, la lor concezione sfigata.

Essi adattano il mondo alle proprie (in)capacità, chiudendosi a ricci per contemplare Guardians of the Galaxy.

Io so solo che ho sempre preferito annusar le gatte al film Gattaca.

Rimango comunque non adatto. Però m’allattano. Da quei capezzoli rigogliosi, “inalbero” il mio furore, che voi vorrete spegnere da Fuhrer, nel vivandare e vivere come Nosferatu, (soddi)sfatto dei vostri funerali.
Ecco lo stuf(at)o.

Ora, Ginevra, estrai “Excalibur” e ficcatela rocciosa.

A voi sembra una regina degna di cotanto primo cavaliere?

No, è una zoccola.

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