Archive for May, 2014

Nove settimane e mezzo Mickey Rourke con aggiunta di Basinger sul basilico della Basilicata


30 May

 di Stefano Falotico

Personalmente, associo questi tre capolavori ad altrettanti capolavori musicali, ed è poesia

Prefazione

 

Ho una strana, stupenda percezione che mi pervade ma, insistente, credo sia quella giusta, cioè la via imboccata d’una ritrovata felicità. Quanto durerà? Ciò non importa, quel che conta è un racconto, e questo è un grande racconto da storyteller puro… come l’alabastro scolpito negli zigomi taglienti di un fabbro con smussature del cuore d’artista e il vento nei polmoni che, ancheggiando nel suo sangue, respira la “pelle” morbida del marmo, lo colpisce duramente, prima non lo scalfisce, un cazzo capisce di quel che è venuto fuori, un pastrocchio, un obbrobrio e poi, con certosina pazienza, egregiamente lo rifà daccapo, solleticando gli angoli affinché possano restaurarsi in ripristinata armonia delle forme. Sì, son grazioso. Grazie, applauso. Anche se non faccio molto per meritarmele… spesso, me le gratto ma vi sto lavorando “duro”.

Generando dal nulla, o meglio dalla rozzezza, una perfezione stilistica che grida al miracolo. Le donne invece fan gli urletti ma non sono affari miei. Anche sì, sì, ancora.

Ebbene, non perdiamoci in chiacchiere, anche se adoro le donne scultoree e decanterei la Monica Bellucci che fu in modo “irreversibile”, tanto che, stupefatta da tanta beltà riflessa, mi bacerebbe nobilmente, (non) dando a vedere ai suoi spasimanti che preferisce maggiormente la mia Gioconda. E ridendocela bellamente, di brutto, con un po’ di burro che facilita la mia anguilla di olive e la sua giuliva grulla, combatteremo l’ipocrisia, mordendola a fasi alterne in un balletto ipnotico d’ansie soggiacenti al cristallino torpore della notte e alle sue meteore fottutamente vampirizzate da uno stellare firmamento con tanto di nostre firme, “in cal(i)ce”, appunto.

Questo racconto s’intitola “L’estate più bella della mia vita”. E non raccontatevela, volendomene suonare. È molto sexy, sì, da morire, fa quasi paura da brivido caldo… e molto effetto doccia fredd(ur)a.

Ieri sera, son stato da un mio amico. All’improvviso, mentre stava giocando a un video-poker, mi fa:

– Stefano, hai mai visto Nove settimane e mezzo? Sai, ho quasi quarant’anni ma non l’ho mai visto. Le ragazze, quando frequentavo ragioneria, me ne parlavano sempre. Ma no, preferii mantenermi “vergine” alla visione.

– Sì, hai fatto bene, anche se non lo so… ti mancano i soldi per il “visone”.

– Cosa non sai? Se ho fatto bene, a quei tempi, a non “sverginarmi” col “dolciume” di quella roba?

Che intendi con visone? La pelliccia o la mia faccia da schiaffi (s)fatta?

– No, potevi essere Mickey Rourke e invece oggi assomigli a Kim Basinger. A volte, la vita va così, non sai che “donna” prenda… Comunque, “visone” sta per faccia da culo. E tu non ne hai avuto molto…

– Che cazzo vuoi dire? A che stai alludendo? Che sono frocio e lo piglio lì e basta?

– No, ma piaci agli uomini. Questo è inevitabile, prendine cosc(i)e(nza, e fattene… una ragione e poi anche qualcuno. Va così, è andata… insomma, dovevi “spingere” in quel frangente. L’attesa, dolcificandoti nella melanconia, t’ha reso melenso ed eppure è meglio una mela oggi che un domani marcio. Quindi marcia e lascia che ti manginino.

– A parte gli scherzi. Di che parla quel film?

– Non parla. C’è uno spogliarello storico verso la metà ma la storia è più semplice che non si può, vorrebbero sposarsi ma si spossano troppo presto. E, alla fine, (si) mollano. Per tutto il film, non aprono bocca ma riempion le loro labbra.

Prendono una sbandata, s’innamorano, scopano come conigli, lei non rimane incinta e non dovrà dunque aspettare nove mesi prima di chiedere il divorzio. Sarà una separazione “amichevole”, che abortisce dopo la durata della settimana del “titolo”.

Tutto qui.

– Un film per ragazzine, dunque?

– Sì, su per giù… Mickey Rourke però continua a eccitar le donne. Sarà il “movimento lento” del tempo che passa eppur ci son sempre le passere. Anche se oggi le sue amanti son le vecchie galline che fanno il brodo. Mickey, oggi, mangia risotto in bianco come alternativa.

Ma, si sa, se questo è un uomo, nella frittata ci vogliono le uova.

– Sai, io non (ti) capisco.

– Mah, è giusto che tu non mi capisca. Ora, posso andare a pisciare? Dov’è il cesso?

– Il cesso sono io.

– Sì, ma speravo in un cesso migliore. Insomma, fai cagare.

Comunque, amico, il film è la storia di una mia re(l)azione… gastrica.

An(n)i fa, m’innamorai di una, ci stava, un po’ resistette, le fui “resistente”. Poi, a lungo andare, m’ammosciò e con lei fui impotente…

Ci salutammo. Io, arrabbiato, la mandai a prenderlo in quel posto. Lei incassò…, io ringraziai da maleducato ma, comunque, è tutto bene quel che finisce male.

Altrimenti, il film non ha quel qualcosa di rude che fa “tosto”, il troppo miele è “zucca” al palato di chi mangia i film vuoti. Come le sceme. Tu però sei scemo. Scemo più scema fa “shampoo”. Ciao.

Ah, dimenticavo. Sei pelato ma ora ho fame. Mi preparerei una pastina. Ci son dei palati per insaporir la salsa?

– Io sono calvo, vuoi ballare?

– No, preferisco far impazzir le donne come la piccante maionese Calvè.

 

Sì, come racconto è una stronzata.

Ma in fondo la vita è peggio.

Ed è per questo che il Cinema, accoppiato con dell’ottima mus(ic)a, m’ispira di più.

Bando alle ciance e alle gomme da masticare, ecco tre film per tre canzoni. Poi, ordinerò un calzone. Nel senso di pizza “a portafogli?”. No, di pantaloni di velluto per “intascarmele”. Ce la vogliamo dire? Sono un cazzone meraviglioso.

No, nessun film. Scopatevela!

Il padre di De Niro era gay? E allora?


30 May

I migliori film sull’omosessualità: che io mi ricordi, son sempre andato più “d’accordo” coi maschi…

Anche se non so se mi piace far la femmina…

di Stefano Falotico

 Ora, a prefazione di questo mio importante discorso, citerei ancora una volta Robert De Niro. Ecco, molti di voi si chiederanno che c’entra De Niro con l’omosessualità? C’entra…

In una recente intervista, a presentazione del suo documentario Remembering the Artist Robert De Niro Sr., prodotto dall’HBO che lo trasmetterà sul suo network l’8 giugno, De Niro ha rivelato l’outing di suo padre, che in vita sua però mai lo riferì ad anima viva, tranne ai suoi amanti naturalmente, perché ai suoi tempi si viveva d’arretratezze ideologiche e tabù molto forti, il puritanesimo imperava e guai a dire apertamente che s’era gay, si passavan i guai. Gli omosessuali venivano “schedati” dal bigottismo della società, perseguitati per strada, additati come “streghe”, nei casi migliori emarginati, in quelli peggiori e più violenti eran addirittura picchiati e messi alle strette delle sbarre, oh certo purtroppo, grattati tanto di provocazioni toste da finir arrosto non solo di graticola ma di oscene, scellerate grate in prigione. Sì, beffa delle beffe, come se non bastasse quest’ignominioso, ingiusto accanimento, dettato unicamente dell’ignoranza della gente che considerava l’omosessualità, appunto, una grave devianza e perfino una “malattia mentale”, molti di loro, se si ribellavano e manifestavano i loro diritti, venivan “prelevati” e trascinati in carcere o in manicomio. Sono tantissimi gli episodi di “diversi” che, non sopportando più le prevaricazioni umilianti, semmai anche nei posti di lavoro, che all’epoca fra l’altro erano a predominanza di “carattere”, anche in senso figurato e sfigurandoli…, maschile, venivano quasi costretti a “dar di matto”. A urlare l’ingiustizia di non potere vivere proprio sanamente la propria sessualità e dover inoltre dover, castigandosi e perciò soffrendo, far buon viso a cattiva sorte. Allora, i più coraggiosi e fieri, stanchi dei maltrattamenti che subivano, si “spogliavano”. E non parlo solo di denunce che si prendevano per aver infranto, di “bollino rosso”, il limite limitatissimo del pudore imposto… dagli impostori e dagli ipocriti. Mi riferisco a un concetto più schifoso in cui venivan derubati della loro umana e sacrosanta, libera dignità. Mangiati vivi e spellati. E sbattuti da qualche parte affinché si zittissero per creanza, ah ah, del quieto vivere (s)corretto.

De Niro attore presenta così questo affascinante, interessantissimo documentario, da lui stesso girato, in tal modo omaggiando il padre “omonimo” e gran signore, un celebre astrattista della New York che, da quanto sentiamo nell’anteprima e come spero presto vedremo anche in Italia, intrecciò relazioni non solo artistiche con altri personaggi “gai” di spicco, dal drammaturgo Tennessee Williams a Pollock sin al poeta Robert Duncan, quest’ultimo fra l’altro proprio uno dei più accaniti “combattenti” del movimento di liberazione…

Allora, sorge spontanea la domanda: come ha fatto a nascere De Niro se suo padre era omosessuale? Suo padre, da quanto apprendiamo, non era subito “deciso” a seguire la sua natura e si sposò con Virginia Admiral. Ma, poco dopo che il piccolo Bob nacque, De Niro Sr. visse il matrimonio solo per “facciata”. Appunto per non “passare i guai”.

Personalmente, non sono omosessuale. Credo comunque di essere molto misogino. Lo ammetto senza problemi, sfacciatamente. E ne vado anche orgoglioso.

Credo infatti che le donne, per quanto oggi si dichiarino emancipate, e dunque dovrebbero essere in pace con la loro sessualità, sian invece proprio molto più discriminanti, in questa società di ruoli ribaltati, degli stessi uomini. Sono gli uomini adesso ad essersi ammorbiditi e ad accettare tranquillamente gli omosessuali. Le più schizzinose, assurdamente, son rimaste le donne. Che casino. Vogliono il maschio rude e insensibile non la femminuccia colta.

È un paradosso. Sì, dati alla mano e per esperienza “professionale”, posso dirvi che le donne scherzano in modo molto più cattivo e subdolo sui maschi che non “hanno le palle”.

Perplesso, angosciato da una società che prima era ottusa e malvagia mentre ora è peggio perché mascheratamente “tollerante”, elenco qui a voi i film ove non esistono censure e “cerniere” che tengano.
E sono bellissimi!

Crusing

Il vizietto

In & Out

Querelle de Brest 

Intervista a Stefano Falotico


29 May

Giacomo Pedroni mi intervista:

1 – Chi è Stefano Falotico? Parlaci un po’ di te, come persona e come scrittore.

Ah, la classica domanda a cui non basterebbe l’intera mia vita per rispondere. Chi sono? Non lo so e non voglio saperlo. So solo che, all’anagrafe, risulto nato il 13 Settembre del 1979, concepito, a detta di mia madre, in una notte di avido plenilunio, da cui forse è spiegabile la mia lunatica visione umorale della vita. Dunque, credo di essere congenitamente mutante nell’animo. A volte, naufrago dentro i rivoli turbinosi di emozioni troppo forti, ondose, travolgenti, e lascio che il mio cuore batta freneticamente, cavalcando il vento delle sensazioni a pelle. Altre volte, invece, è come se mi rannicchiassi, quasi soffocandomi in claustrofobiche malinconie. Però, in quest’anfratto, all’apparenza tetro, riesco sempre comunque a scorgere quel che dentro, di sangue asfittico, pare essersi ostruito e non voler più fulgidamente zampillare e sorgere. Scandagliando nei miei abissi, in quel che può sembrare a prima vista superficiale, un estemporaneo, cupo buio esistenziale, trovo dunque le energie per riemergere, ancor più battagliero e fortificato proprio da quei periodi tristi che son stati costruttivi, che mi hanno robustamente rafforzato. Credo di essere un guerriero delle emozioni, perciò me n’avvinco, esse mi posseggono e talvolta mi sommergono perché troppo potenti tanto che devo appunto, come dire, anestetizzarmi e bloccarle, per non sentire troppo e poi rischiar d’impazzire. Mai vinto…

2 – Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?

Tutto nasce per caso, o forse no. Anni fa, per rielaborare una mia adolescenza particolare che mi tormentava, afferrai carta e penna e mi sfogai. A poco a poco che scrivevo, come per flusso di coscienza, da un personale “diario di bordo” della mia storia personale mi accorsi che, “inconsciamente”, in modo quasi involontario, il libro stava assumendo dei veri e propri tratti letterari. Alla fine, è diventato “Una passeggiata perfetta”, il mio esordio, pubblicato dalla Joker Edizioni. Una storia alla stand by me, una trama noir intrecciata ai ricordi della giovinezza, una storia “gialla” che all’improvviso viene spezzata da flash onirici a rimembrare il tempo perduto, un po’ alla Proust.

3 – Come nascono le idee per i tuoi romanzi e racconti?

Sono un fervente cinefilo, spesso dunque prendo spunto dai film, dai protagonisti che ho amato di più del grande schermo. Ma anche no… Altre volte mescolo il mio vissuto e l’associo, sì, a personaggi iconici della Settima Arte che semmai mi hanno ispirato, da cui ho attinto, ma tentando sempre di forgiarli in caratterizzazioni dotate di personalità mia. Credo che ciò emerga prepotentemente e sia abbastanza inconfondibile per chi mi conosce. Le idee nascono per pura fatalità, per strane circostanze sulle quali poi rifletto e a cui poi do forma. Passeggi, che ne so, per strada, incontri fortuitamente qualcuno, mediti su quell’incontro, ad esempio, lo romanzi e quindi dai il via alla creazione autentica d’un aneddoto che poi trasformi e plasmi a tua “penna”.

4 – Per i personaggi, che vivono nei tuoi libri, ti ispiri a qualche persona che hai conosciuto realmente o vengono tutti dalla tua fantasia?

In parte, ho già risposto a questa domanda in quella precedente. Sì, m’ispiro a figure più o meno reali, spesso del Cinema, come già accennato, ma i protagonisti delle mie storie presentano solo qualche tratto in comune, per il resto sono assolutamente frutto della mia fantasia.

 

5 – Hai un modello di scrittore a cui ti ispiri e a cui vorresti assomigliare?

Di libri ne ho letti tantissimi. Ora, non si confonda questa mia affermazione per posa mia superba. O per vantarmi di essere colto. No, non lo è, voglio solo dire che, certo, sono molti gli autori che mi piacciono, di cui ho amato alla follia alcune loro opere. Ma cerco di essere sempre, ripeto, me stesso, senza imitare nessuno. Sebbene ammetta che la beat generation e scrittori come William Burroughs inevitabilmente hanno avuto e penso avranno sempre il loro imprescindibile “peso” nel mio background.

6 – Cosa ti aspetti da questa tua passione per la scrittura? Quali mete vorresti raggiungere?

Bella domanda. Come sai, noi autori self-publisher abbiamo più difficoltà a commercializzare i nostri libri rispetto agli autori pubblicati dalle grandi case editrici. Perché in Italia, purtroppo, si legge poco, anzi pochissimo. E sbancano, ahimè, i “bestseller” frivoli di personaggi che, addirittura, con la letteratura han ben poco da spartire. Basta sfogliare la hit delle vendite e t’accorgi, a malincuore e avvilito, che primeggiano i libracci scritti dai VIP della tv. Pensa te. Non in pochi ironizzano sul fatto che io, come te e come altri emergenti, siamo poco conosciuti. Li biasimo. Se pensano che io scriva per avere successo, be’, lascio che pensino male e non me ne dolgo. Personalmente, scrivere nasce da un’esigenza interiore, è quasi diciamo un’urgenza mia intima ed emotiva. Essere apprezzato fa piacere, sarei ipocrita a negarlo, ma credo che non sia il mio obiettivo primario. Scrivo per far parlare la mia anima, per esternarla. Mi piace trasmettere emozioni…

7 – Quale messaggio vorresti lanciare ai tuoi colleghi scrittori emergenti?

Se credete in voi e pensate di aver scritto qualcosa di originale, insolito e soprattutto, ribadisco, molto sentito, non permettete che gente invidiosa del vostro talento vi demoralizzi. Non permettete loro di rubarvi questa stupenda e nobile passione. Inseguite sempre i vostri sogni e combattete affinché possiate concretizzarli. Anche se, all’inizio, tutti vi saranno contro e tenteranno in ogni maniera di buttarvi giù. Insistete come dei forsennati.

8 – Dove possiamo trovare i tuoi libri e come possiamo seguirti?

Le mie pubblicazioni si possono acquistare dal sito www.youcanprint.it, essendo state edite da questa casa editrice. Sono anche disponibili, sia in formato cartaceo che in e-Book, sulle maggiori catene librarie online: www.ibs.it, www.inmondadori.it, www.lafeltrinelli.it, www.libreriauniversitaria.it. I miei e-Book si possono anche scaricare dal sito www.bookrepublic.it. Tutti i miei libri si possono poi acquistare, su prenotazione, in tutte le librerie Feltrinelli, una delle più grandi catene librarie italiane. Inoltre, ho pubblicato molte opere eccentriche tramite www.lulu.com, reperibili proprio su questo sito o su www.amazon.it.

Robert De Niro e Robert Pattinson, inedito du(r)o di du(r)etti


28 May

 

di Stefano Falotico

Sino a qualche tempo fa, tale notizia ci sarebbe apparsa altamente improbabile. Vedere il divo dello scialbo, “teenageristico” Twilight in coppia con uno dei nomi più altisonanti del Cinema mondiale, sua eccellenza Robert De Niro.

Ma il Cinema è come una partita di calcio. Segue il gioco degli eventi, dei “calci d’angolo” delle sue strane, imprevedibili parabole e assurde traiettorie. Ed ecco che prodigiosamente si concretizza il colpo che fa gridare, allibiti, non so se all’applauso o all’incredulità. Dipende se siete fan di Pattinson o ancora credete nell’ultimamente “buttatosi via” Bob De Niro, del quale, ribadiamolo per dovere di “cronaca”, non abbiamo molto tollerato i suoi “outside” nel Cinema troppo commerciale. Da ammonizione e fischiare, eh eh.

“Variety”, in associazione con “Deadline”, riporta infatti la news, molto attendibile data l’importanza di queste due testate americane, specializzate in fatto di “primissime”, che De Niro avrebbe appena firmato il contratto che lo vedrà affiancare appunto Pattinson nella pellicola Idol’s Eye.
Ora, ciò che stupisce è il fatto che stavolta, a differenze di ciò che proprio succede negli ultimi tempi, in cui viene riportato che De Niro prenderà parte al solito “filmetto” d’immediato, “liquidabile” consumo, il film sarà diretto da un grande, Olivier Assayas, appena reduce da Cannes col suo Clouds of Sils Maria, che vede nel suo cast l’ex fidanzata di Pattinson, Kristen Stewart. Casuale coincidenza, semplice “ambaradan” del fato o c’è proprio lo zampino della nostra Kristen ad aver “favorito” la scelta di Pattinson? Chissà. Io non penso male. Credo piuttosto alla “verità dei fatti”. Molto più ovvia. Kristen lavora con Assayas, parla in termini positivi del suo ex compagno, Pattinson, Assayas vuole vederci giusto, lo adocchia nei recenti Cronenberg e pensa “ma sai che, in fin dei conti, Pattinson non è male e potrebbe tornarmi comodo come protagonista del mio Idol’s Eye? Sì, è giovane, di bell’aspetto, recita benino, almeno con Cronenberg è stato davvero efficace, è un bravo professionista, perché no?”.

Allora Assayas lo scrittura appunto per questo Idol’s Eye, che ci viene descritto come un “film di rapina sofisticato”.

Quindi, “trama alla mano”, Assayas si guarda attorno e, per questa storia “losca” d’imbroglioni con la mafia che “incombe”, pensa subito a Bob De Niro.

E io invece cosa penso? Ecco, penso che il Cinema si riveli sempre sorprendente. E do fiducia ai giovani.

Poi, Pattinson mi sta simpatico, con la dovuta “gelosia” non cattiva, però. Insomma, anche a me sarebbe piaciuto sodomizzare sia Juliette Binoche che Julianne Moore, rispettivamente in Cosmopolis e in Maps to the Stars, sebbene sia stata finzione (?), ma non nutro invidie per i talentuosi. A cui va la mia stima generosa e disarmata, anche amorevole.

Dunque, vederlo prossimamente in questo Idol’s Eye assieme proprio al mio sempiterno idolo, nonostante tutto, che fa nome(a) De Niro, è un’idea che m’attizza, m’alletta, mi dà gusto.

Inoltre, ripeto, il nome di Assayas è già garanzia di qualità. Potrebbe anche essere un capolavoro.

Adesso, De Niro, in una recentissima intervista, ha dichiarato che suo padre era gay. Dunque, nel codice genetico c’era già in qualche “seme” l’affiliazione per i giovani e belli alla Pattison.

Naturalmente, qui, sto scherzando. Ma i film sono alle volte di rapina e spesso ti rapiscono…

E non metterei ulteriore “bocca” sulla “relazione” fra De Niro e Pattinson.

Gatta ci cova. Il bel tenebroso è un rubacuori, per questo film sarà un ladro e basta. E ha intrappolato anche Bob nella cassaforte dei suoi occhi magnetici. Il vampirismo di Robert. Quale dei due?

Meditate gente, meditate. Succhiate dal Cinema e attingetene. Pittandovi gli occhi di rosso acceso…

Pattinson & Julianne Moore, mie fantasie da map of the (dado) Star


27 May

A volte, son assalito da sani pensieri sconci. Oggi, ero al cinema con un mio amico. Ma all’improvviso mi sono sentito Robert Pattinson e ho sognato, estasiato dal film di Cronenberg, proiettato sui miei occhi illuminati, di fottermi la poltroncina davanti, così come Robert fotte Julianne Moore. Ma rimase una fantasia proibita, chiesi “permesso” alla poltroncina dirimpetto ma essa era “presieduta” da un cazzone disturbante col cellulare. E il mio uccello gli cacciò una pedata. Non capendo un cazzo se Pattinson era nel frattempo venuto e non intuendo perché, nonostante “tutto”, la Moore, rincasando dopo averlo così bellamente incassato, era ancora incazzata come a inizio film. Qualcosa, in quell’arco, dev’essere accaduto di losco. Di bosco? Chissà.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster


26 May

di Stefano Falotico

Are you a goodfella?

No, neanche quello. Sei solo un fesso.

Un mio (ex) amico, fortunatamente molto ex, sì, ironizzando sul suo fallimento, riporta nel suo blog la celeberrima frase d’apertura di Quei bravi ragazzi, pronunciata dal suo protagonista, Ray Liotta.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster…

Mah…, io, di tal scellerato “compagno” (tra)passato, di passaggio e speriamo non più dalle mie parti passi, non ho un gran ricordo, dato che da suo (non) pentito lo trascinai in tribunale e gli puntai proprio il dito, come scena finale del succitato, a me sempre eccitante, capolavoro di Martin.

Questa storia la conoscete un po’ tutti. Chi più chi meno, lui ne prese molte. Non solo “economicamente”.

Sì, ma comunque non era un mafioso. Solo uno sporcaccione peggio dei derelitti descritti appunto in Goodfellas. Frequentò il liceo classico e venne promosso sempre grazie alle “spintarelle” del padre che (cor)rompeva le insegnanti, promettendo, in cambio del lasciapassare, dei “presenti”, ricattandole da passerotto, proprio affinché il pargoletto ottenesse la promozione previo simpaticissimo, certo, nulla osta, ostia, nonostante le ingiustificate assenze del figlio mai presente in aula ma, nel frattempo, marinante nel parchetto con le canne ma manco un’aiuola da “porchetto” qual sempre fu a “non riempibile”. Vuoto totale, bilioso, “durissimo”. Un fottuto “genio” dichiarato… “Diplomatosi” dunque con “stile”, poche stell(in)e e “inappuntabile” condotta, credo si sia, in termini simili, laureato da lordo e poco di lode. Ma, nonostante le molte leccate di culo, pare che oggi sia lo stesso imbecille che denunciai per varie sue “infrazioni” alla mia dignità.

Feci bene a rompergli le palle e a sfondarglielo.

Non credo comunque che soltanto per “causa” mia traslocò dalla sua casa. Anche per altre porcate che combinava ai vicini. I vicini, si sa, son spesso “ammanicati” a quelle lor vicine e lui invece volevo star troppo vicino a queste, non prevedendo però la sociale “previdenza” dei fidanzati picchiatori. Dunque, credo alloggi oggi dentro una cassa cranica molto rotta(si).

Credo perfino che anche come emulo di Joe Pesci abbia fatto un buco nell’acqua.

Non si è realizzato non solo come persona “normale” ma neanche come animale.

Di suo, passa il tempo a immedesimarsi nei capolavori della Settima Arte di Scorsese, scegliendo personaggi in linea col suo, quelli sbruffoni ma molto coglioni, pensandosi oggi Robert De Niro e domani chissà chi. Oh, almeno, da questo punto di vista, ha un certo “gusto”. Era peggio se sceglieva pessimi attori. Sì, una certa grandezza sa apprezzarla. Niente da dire. Nessuna ombra di dubbio. Gli son rimasti solo i santini. Nessuna obiezione, giudice.

 

Che io mi ricordi, costui vive ormai di altrui ricordi. Ah, che topo amaro, che tipo da mare(a).

E credo che presto si sparerà.

A meno che non sia già affogato.

Comunque, posso offrirgli un tiramisù. Sì, che mi costa fargli un ultimo “regalino dolce?”.

Molti mi chiedono se ho fatto la scelta giusta a rovinarlo.

Rispondo di aver fatto la scelta sacrosanta.

Avrei voluto fare di più ma la legge non me lo permise.

Ma glielo misi.

Il vuoto da (super)eroe, nessuna immagine, tutta immaginazione


25 May

I film di supereroi per cui capii di essere “sbagliato” per questo mondo orco, e sbadigliai con loro, quindi c’offrimmo del tè, godendoci sul (di)vano… di seren(at)e sere, senza “seghe”

Sono in un bel guaio. Ho la certezza matematica, oltreché empirica, che l’umanità è immutabile, e non credo nell’empireo dei falsi dei che idolatrate, comincia a starmi antipatico anche Bruce Willis.

Sì, un tempo, quand’ero adolescente, quel pelato mi sapeva di uomo “salato”, anzi, forte di sale in zucca su robusta camminata a papera da duro un po’ cazzone. La giusta miscela dell’uomo che non deve chiedere mai… al prossimo perché ottiene più ruoli di Stallone, fisicamente molto più dotato ma ai grandi registi più sui coglioni. Bruce dava l’idea che, nonostante la panzetta, avesse più presa sullo spettatore, sì, emanava fascino alopecico da uno con “le palle”, stando anche in pantofole su battutina beffarda. Adesso, ché son adulto e vaccinato, semi-sverginato, possibilmente annacquato, spesso ubriaco, quasi sempre infantile con tendenza a non essere omosessuale e credo però asessuato nel farmi solo i miei, comprendo che quell’uomo ha avuto solo del culo sfondato. Ma d’altronde ve lo siete meritato. Bruce? No, il brucior di stomaco da cui appunto Bruce che qualche pelo ce l’ha, anche sotto lo stomaco. Pigliandovi tutti per il culo.

A molti risulto stomachevole perché sono disinibito e dico ciò che la gente “perbenista” ipocritamente tace. Ad altri appaio stucchevole perché, indubbiamente, quando rivelo di essere innamorato, sto mentendo spudoratamente, forse anche da disperato. Ma sono onesto.

Credo in questo. Viviamo in un paese ove ci saran sempre segaioli su qualche velina calcistica e darete la ricchezza a chi v’ha costretto a stare, disoccupati, altro che adorar le vostre star, con “le mani in mano”, andando nel pallone non solo la domenica ma da lavoratori “balistici” sempre a farvele… girare. Insaccati! Mah, comunque avete la salsiccia! Bona!

Gira che ti rigira, l’Italia è questa. Una pizza in compagnia e un balletto con la cretina scosciata, allupandovi nella “capricciosa”.

Ma non datevi pena. È il mondo che è sempre stato un porcile.

Di mio, mi dichiarai morto a sedici anni.

Da allora, ho fatto molti passi in avanti. Prendendo cosc(i)e(nza) che non potevo cambiare un cazzo del vostro nulla, mi diedi al darvelo nel didietro, con l’inconveniente che non venivo neppure su quelle di buon paravento. Di tette?

No, grazie, preferisco un tetto senza plurale al femminile. In quanto troppo oltre… infatti vivo da barboso barbone e mi riparo sottoterra.

Meglio il solitario e sotterrato dei vermi striscianti.

– Mi sembri rassegnato, sai?

– Ah, mi conforta. Pensavo di non sembrare e basta. Di mio sono il malessere, toglimi il mal e saremo essenza del tutto.

– Non l’ho capita.

– Sì, infatti vivi e mangia.

– Eh, ma devi fare ancora un sacco di cos(c)e.

– Di mio, credo che mai un cazzo feci ed ebbi ragione. Basta vedere come si son ridotte le donne a forza di farseli. E non sono misogino.

– Ah no? Più misogino di così, si muore.

– No, basta conoscere la propria radicata misantropia e starsene al tropico, beati gli scemi, che siete voi, ed evviva la mia superbia.
Sì, sono al top(o).
E me ne vanto di mant(ell)o.

 
Ora, quali sono questi film sui supereroi?

Tutti. A parte quelli di merda. E anche in questo caso lo sono tutti.

Amore e i film: dipende dalla biblioteca Rizzoli di Innamorarsi con De Niro & Streep


25 May

di Stefano Falotico

Io sono un grande bugiardo. Ogni giorno, dichiaro di negare l’amore e invero vivo solo per passeggiare di notte, reggendo un lumicino che mai la mia arda affievolisce. Mi scambiano infatti per una puttana. Ma me ne fotto! Gioendo fra portici del mio decadentismo e sibilando a mie labbra insaporenti l’aridità del troppo essermi essiccato per aver assai amato tanto da rimaner deluso. Oh, che vi devo dire? Tanto ardire, volevo dir ardere, m’inaridì? No, m’inumidisco e mi spruzzo il profumo per conservar l’inamidato del poteva limonare di eterno am(id)o. Sì, mi chiudo per timore che una donna poi possa aprirmi e, cannibalistica, dopo avermi sbranato, quindi sbarrato, da cui le barrette di cioccolato “fondenti”, scappi solo via, immiserendomi soltanto con una squallida scopata. Soffro quando lei s’“immedesima” in un altro. Sì, con lui si compenetra e io mi faccio pena, rimanendo col bene che mi volle, a (pre)scindere, in una notte di Luna piena in cui comunque volle il mio pene. Volente o nolente, la botta ci fu. Assieme ci fece. Sì, fummo anche lerci, vi faremo le feci in caso di vostri figli troppo precocemente (ri)belli con qualcuna che ne faccia le veci, la Milf. Me la scopai e alla fine, però, scoppiai perché lei lontano da me scappò, trovando la scappatoia di non volermi ferire nel dirmi che a un più umido amante tolse l’accappatoio. Il piumino! Al che, rimasto di sessonon va più via l’odore della mia faccia di sasso, sputtanando così Ligabue e le sue canzoni. Sono romantiche quanto quelle di un pornoattore. Però non ho mai capito perché Luciano, nonostante il suo aver avuto un gran buco di culo, dunque tante amanti per molti an(n)i, molte credo proprio a novanta, sì, è un amante “toro” ascendente di gemellini in tante gemelle da porcellino, abbia il viso butterato da cazzone e gli zigomi prosciugati da coglione. Di solito, mangiando vien l’appetito. A questo invece è successo che il sesso ha fatto solo danni visibili. Eppur Liga usò l’anguilla su voce sporca di catarro roco in tante chitarrine. Uomo roccioso, uno che tiene “tosto”. Fa figo il maschio consumato? Mah, secondo me fa schifo, sa di puzzolente e andato da un pezzo di merda a troi(on)e. Di mio, invece, adotto la tattica, su andamento lento, quasi ai limiti della demenza, di meno “tatto”, la faccia al borotalco, fra il miglior finto ingenuo alla Carlo Verdone e la panna morbida dei miei occhi neri ululanti al plenilunio del mai nel cuore imbrunente. Sto abbrustolendo, mi sto incazzando. Voglio respirare! Che mentitore! Datemi una mentina! Sempre resto appunto ardendolo. Che vi devo dire? Ne trovai una che mi allettava, con lei a letto furon gran diletti, mi “allattava” eppur non mi adottò. “Fallo” suo fu, fatto sta che rimango un uomo dotto, ex lupo ma a patir il lutto. Chi ha dato ha preso e sempre in quel posto si va a parare. Da cui quelli parati. Non sparlate. Ora, mi sparo, aspetta un attimo, prima afferro il tuo “grilletto”.

Diciamocela…, è un periodo in cui, non solo inculato, sono molto stanco. Non ho più molto oramai da dire, da dare invece è inte(g)ro. Beccatelo! Ed è per questo che scrivo frasi dai periodi lunghi, perché io ho il naso poco corto e le annuso… da “lungo” e spesso dritto nonostante non tanto rizzo entri dentro. Tutto spesso non va liscio, no, quasi mai per il verso giusto. Lei deve aiutarti a reinserire. Devi (r)esistere. Altrimenti, può darti una mano ma, se è moscio, come cazzo si fa? Ah ah! A dirla e a darmele tutte, va detta, lo prendo da me per andare là, spesso a quel paese appunto, ma è rimasto un grande ricordo. Per consolare, infatti, sia i fatti sia il mio (ele)fante e anche il mio fallo perché i cazzi son questi, sfoglio perciò un “album” da Ricordi. La buona musica rende allegri. Quel paese, non molti lo sanno, è un’espressione per indicare Lucignolo. Tanti balocchi, molte gnocche e rimarrai come uno sciocco a forza di essere un asino con tante mule. Da cui Don Chisciotte, che almeno era un innamorato pazzo alla Celentano.

Ora, in quale film De Niro e Meryl Steep si rincontrano dopo non averci “dato” ne Il cacciatore per non tradire e far del “male” a Chris Walken? Falling in love… prima o poi ci caschi, e non fare il duro… cascamorto.

Comunque sia, questi sono film che fanno inevitabilmente piangere. E, in momenti di “moria”, di “magra”, servono affinché alla donna, che si spera li guardi assieme a te, possa (s)venire…, ah ah, voglia di fartelo diventar grosso…

Fidati, rimarrai solo e basta. Ben che “venga”, c’è il fazzoletto “a portata di mano”.

In verità, io sono per il grande amore.

E faccio ingelosire tutti. Perché ce l’ho da negro come Otello, il moro.

Il problema è che Iago mi rubò la mora. Come riuscì? Ah, me lo tagliò. Quindi, entrò il suo più facilmente. Tanto, quella, lo so per certo e di come varie volte mi sbottonò la cerniera, è una facilissima.

E da questo casino fu un bordello. Avvocati per pagar la pendenza, chi pendette dalle labbra di chi, il labbro pendulo, evviva allora Il mercante di Venezia! Sì, fra i due Shakespeare, è quello che scassa meno la minchia. William scriveva da Dio, sì, ma che due palle, dai, su!
Ok, pettiniamoci col gel(ato). Tutti pazzi per Mary! Ma quali amori!
Famoso ciuffo alla banana, unico frutto!
Sì, in fondo, chi se ne frega?

Sono bello come Kevin Costner.
Ma non ho i soldi per un cortometraggio neanche di un minuto. Non credo che durerò.

Oh, cazzo, il film di Kevin, da 7 Oscar, durava, eccome se durava, quattro ore.

Un lunghissimo. Bellissimo!

 

Di mio, preferisco accorciare. Se ti sta bene, ok, altrimenti coitus interruptus. E addio.

I film fateveli! Voi!

Di come De Niro passò da Heat a Bus 757 di Scott Mann. Insomma, da Michael, uno dei più grandi a un mediocre lestofante omonimo, ma The Tournament non era male


24 May

Sì, notizie di pochi giorni fa. De Niro girerà il film Bus 757, non in vesti da protagonista, però.
La trama è incentrata su un gruppo di rapinatori che vorrà svaligiare una banca importante, prendendo nel frattempo degli ostaggi appunto in un bus, o meglio dire pullman. Tanto per depistare la polizia.
De Niro interpreterà The Pope, il Papa, il gestore di un casinò. Sì, anche se non credo sarà un film grandioso come quello di Scorsese.

Nei vari forum in rete, impazzano i commenti.

– Oh, wow, Mann. Great director. This will be De Niro comeback.

A cui rispondo: – Please, come on, trimone, questo è Scott e non Michael.

Comunque, tale Scott Mann pare esser stato ingaggiato dalla Weinstein Company per dirigere il remakede I sette samurai. Qualche cazzo vorrà pur dire, insomma, pare un talento coi controcazzi per poter rifar Kurosawa. Mica il primo scemo venuto.

Chi ha visto The Tournament, sostiene infatti che, nonostante fosse un dichiarato bmovie (in)guardabile, aveva scene action fra le migliori degli ultimi anni. Di questo ne sono sicuri? Mah.
Alcuni sostengono inoltre di aver letto la sceneggiatura, e la considerano simile addirittura a quella de I soliti sospetti.

Non esageriamo. Sarà meglio.

Bob, non farmi delle stronzate.

Qui elenco i film per cui potevano chiamare anche me e avrebbero risparmiato sul tuo cachet, ottenendo una performance migliore della tua.

Sono solo due.

Freelancers

The Big Wedding

 

Gli altri vadano ove sai che puoi mandarli. A quel paese.

Non si azzardino! Portassero rispetto!

 

Questo Bob rugoso che, a 70 anni, gira filmacci, cazzeggia, incassa, va a guardare le partite di hockey su ghiaccio, che al Tribeca pattina, che ha mandato a culo tutto, eppur mi affascina.

Lo guarderò, sapendo sarà una vaccata peggio del rifacimento di Point Break.

Il seme della follia fece scuola e Carpenter è più grande di Van Gogh


23 May

L’arte nasce dall’impressionismo e forse la bellezza della vita è in the mouth of madness alla John Carpenter

di Stefano Falotico

Ora, vi racconto questa, fratelli della congrega.

Quando io frequentavo la terza media, erano tempi tanto “oscuri” quanto deliranti, infatti impazzava la serie Twin Peaks già di lost highway alla mia vita sbadata, sbadante, da donna che visse due volte, fra un amarmi hitchcockianamente da finestra sul cortile e poi notare che Patricia Arquette era doppiamente… più bella di tutte le bionde dei film a nere tinte di Alfred. Piani di livelli onanistici che Dio solo sa quanto e come soprattutto la guardavo al telescopio, ma furon grandi sogni, sì, microscopici. Menomale, ci sono. Non so però se quello è a posto. Dio spia, Dio è un voyeur.

Sempre di quei tempi, ecco, c’era l’ora di storia dell’arte. La nostra insegnante non era ortodossa e neanche ossuta, era molto grassa. Da cui i dipinti a “olio” dei quadri “sudati” con passione da Botero.

Le sue lezioni eran propedeutiche, quasi epidermiche per come ti schiaffeggiava di mani tozze, rimproverandoti di “bacchettona” che esigeva t’affinassi inversamente proporzionale ai suoi canoni da donna cannone sempre con in bocca il cannolo, ridendosela sotto i baffi da donna a me mai piaciuta. Uomo eroticus fa pelo sullo stomaco, donna attraente fa rima con lama. Più si depila, e più tira più di un carro di buoi. Sì, ti urlava “Sii più fine nei tratti quando fai un somatico ritratto, somaro, e tu, ebetuccia, finiscila di far il gioco della cannuccia con quel tuo fidanzatino ciuco, da me riceverete solo la condotta d’affrescarvi di sberle se disegnare con accuratezza non vorrete, le vostre vivaci pubertà da schizz(at)i non m’impressionano, siete ancora lontani dalla pazzia Van Gogh, lui sì un vero impressionista geniale. E sapete perché? Faceva i suoi lavori coi piedi, da cui il film Il mio piede sinistro, anche se quello era un altro pittore, e tu, scemo, beccati il mio destro a renderti il viso picassiano…”.

Una volta, mi diede un compito da svolgere in classe, con tanto di cronometraggio e clessidra da countdown, disponendo in cerchio tutti gli altri alunni perché faceva più “pressione”. Insomma, mi mise alla croce, come un Cristo dei migliori pittori fiamminghi.

Frastornato da tanti occhi spianti il mio pudore artistico, combinai un pasticcio.

La maestra urlò: “Che schifo di disegno, sei una merda! Però puoi migliorare. Ricorda l’impressionismo: non è bello ciò che, effettivamente, è un pugno in un occhio, infatti beccatelo, ma ciò che rende un lavoro personale”. Poi, mi diede un calcio nei “personali”, gridandomi “Avanti, sforzati, anche sotto sforzo! Prendi fiato, sfigato, respira! Spingi, quindi dipingi!”.

Al che ebbi un moto d’orgoglio, afferrai i capelli dell’insegnante, ne strappai una ciocca, e la usai intingendola nel mio “calamaio”. Quei capelli sfibrati, tinti, di mistura fra la paglia e la vecchiaccia spelacchiata, guidarono però, come per miracolo, la mia mano magicamente. Ed essa ritrasse la sua Gioconda, in tutta la sua ambiguità da per la Madonna di Lourdes! Mah, non è che fosse un quadro del museo del Louvre, chiariamoci, ma faceva la sua porca figura.

Lei, distrutta da sindrome di Stendhal dinanzi a tale sfogo beatificante, vide la follia imprimersi sulla tela. Rimase incantata e disse: “Da oggi, sarò la tua musa, chiamami Jena”.

In quel momento, capii il seme della follia e divenni un cacciatore di vamp(ires).

Ho molte amanti come la Venere di Botticelli. Ma preferisco bere dalla botte di vino piuttosto che sposarmele dopo una botta e via di pennello.

Il seme della follia

Chiese barocche, una collega allocca, Sutter Cane, saette, mostri, imbavagliamenti, manicomio, una gabbia di matti da morti viventi, uno che si crede Stephen King e non fa paura neanche a tua nonna, finisce al cinema, a tarda notte.
La storia della mia vita.

Fuga da Los Angeles

Come Jena, da piccolo mi sfidarono. Lui fece canestro da metacampo, io feci goal da porta a porta.
Sì, Bruno Vespa da me fu insaccato. Che salame.

Grosso guaio a Chinatown

Da giovane sembravo vecchio, da vecchio sembro più figa di tua figlia, che è una bionda niente male.
Da cui potrei inguaiarmi se la ingravidassi. Verrebbe fuori un mostro? No, verrei e basta. Non ho i soldi per abortire.
Il cinese sa. E ammicca di cis.
Ripulirà lui il fattaccio.

Le avventure di un uomo invisibile

Nel 92 sognavo Daryl Hannah, nel 2014 è ancora blade runner.

Distretto 13: le brigate della morte

Non ho mai vinto al totocalcio ma spesso ho i miei venerdì, non solo 17, mi ribello anche ai brigatisti, finirò come Aldo Moro.
Accerchiatemi!

Essi vivono

E tu?
Hai la faccia da morto, sarà colpa degli occhiali da sole. Non ti danno una bella cera, no, non ti donano.
Fanno più tetro di quel che già sei.
Chiama il becchino, fidati.

E beccati questa pala(ta)!

 
Christine, la macchina infernale

Questo film è ispirato alla mia vicina di casa, Cristina.
Da piccola, pensavano fosse ritardata. Ora, che è una tardona, è più indemoniata nei drivein di quando si sverginò a 30 anni suonati.

Genius-Pop

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