Archive for June, 2014

Il ritorno di quel genio (in)compreso di Benicio Del Toro: analisi seria e anche spassosa del suo comeback


30 Jun

di Stefano Falotico

Anche se fu da compresse.
Ah, già, ma da quant’è che il signor Benicio io non vedo al cinema? Neanche da molto, a dir il vero. Il suo “schizofrenico” in Jimmy P. è passato sotto ingiusto silenzio, uno scandalo “giudiziario” di proporzioni sesquipedali d’una critica e un pubblico superficiali, che hanno ignominiosamente ignorato la bellissima pellicola di Desplechin, un errore madornale quanto lo diagnosi, completamente erronea e campata per aria, dei “medici legali” che appunto, nel film suddetto, lo giudicarono da fermare col (non) visto dell’infermità. Ma quale matto! Un povero Cristo sbattuto prima in guerra e poi, della serie oltre al danno un “bellicoso”, “bellissimo” referto clinico da infermo di mente, cioè lo Stato riconosce ai reduci soltanto la beffa e se la ride sotto i baffi, alla faccia della pazzia invertita d’una società tutta sba(di)gliata. Del tipo, non sei morto sotto i bombardamenti in battaglia, bravo, medaglia al valore, non pensare di scampartela. Ora, verrai di farmaci bombardato e trattato da invalido. Che male aveva fatto? Non lo voglion salvare nonostante si fosse prodigato per salvar l’America. Alla fine, il film è proprio invece validissimo, nonostante i critici e gli spettatori non l’abbiano convalidato, anzi, lo condannarono alle seconde visioni soltanto dopo tre giorni di proiezione. Sbrigativa radiografia, occorreva maggior profondità, una migliore analisi, sì.

Fatto sta che, se volete (ri)vederlo, capirete che i “rivedibili” son stati proprio quelli che han snobbato questo film.

Ma Benicio è forte, non si arrende a botte del genere… (dis)umano. Anzi, insiste.

E, nella prossima stagione, è pronto a sbarcare di grandi film, qui citati nell’ordine, speriamo, cari militi, che Benicio rimanga un mito e forse, tra questi film, spunterà anche la pietra militare, scusate, volevo dire miliare.

I guardiani delle galassie, i sicari, Pablo e i titoli indovinateli voi, siamo (in)oltre fra Malick e poi Paul Thomas Anderson!

Il caso Selvaggia Lucarelli, una montata, in senso (a)lato b e lattea/o di una spaventosa ignoranza di massa(ia), forse (una) massaggiatrice


30 Jun

di Stefano Falotico

Ebbene, il cazzo, ops, volevo dire il caso “duole”, no vuole, e quanti cazzi vuole a volontà, eccome, che si vada a parar su quella “culona”, cafona tettonabarona (sei un mito da personaggi alla 883) di Selvaggia che, dietro questa finta aria “microfonata” da brava ragazza a far la figa per il filo dei maschietti che arrapa dalla cintola della pubertà sin all’andropausa che non si gonfia sotto la cinturina, continua a mieter s(ucc)esso, mettendo bocc(on)a (eh, è laureata alla Bocconi) da tuttologa secondo me solo dell’“articolo” intitolato: “Sbattila in prima panna”. Eppur tutti mette “incinti” e anche delle donne s’accattiva le simpatie, prendendone tanti dunque, quelli “dentro” degli uomini, virtualmente e/o non a lei scamiciati in tifi “bollenti”, soprattutto bolliti, e quelle delle casalinghe che aman la sua lingua, cioè delle lesbiche che mai ammetteranno, e non ci sarebbe nulla di male, di volersi far allattare da Selvaggia. Non potendo sugger quel seno “esplosivo” di minchi(at)e, appunto, si ciuccian e bevon tutte le più stronze e sconcie cos(ci)e che tal montata, già, da una che si “alla(r)ga” troppo (eh sì, una topa che te li st-r-appa, straripando di straparlar da strafatta anche se non è rifatta) e si dà loro a suo “aprirsi” in cagate “sto(r)iche” come questa qui sotto (ec)citata. Tanto la Lucarelli sa che, anche se è una cazzata di proporzioni iper(bolicamente) dotate di ridondanza utile sol ai suoi dille(evol)i, fedelmente andran in brodo di giuggiole sia le oche e sia le giulive in questo fine Giugno:

Nella vita abbiamo tutti il sacrosanto diritto di lasciare, mollare, rifarci una vita. Ovviamente, non possiamo evitare che l’altro soffra, non possiamo proteggerlo dal dolore che le nostre decisioni e il nostro voltare pagina gli arrecheranno. Però qualche piccola delicatezza, quella sì, si può avere. Non si tratta di mentire, si tratta di non affondare il coltello. Ecco, i social, da questo punto di vista, sono una bella cartina di tornasole: hanno portato a galla uno stuolo di esibizionisti sadici che, dopo aver mollato mogli, mariti, fidanzati e fidanzate, due giorni dopo, non esitano a passare con la ruspa sulla loro sensibilità, postando foto in cui limonano con la nuova fiamma, in cui scrivono pubblicamente dichiarazioni d’amore, frasi con allusioni alla loro scoppiettante vita sessuale e ributtanti, sdolcinati cinguettii che hanno un solo effetto: quello di arrecare ulteriore dolore a chi, magari prima di rifarsi una vita, ha bisogno di tempo e una delicata ricostruzione emotiva. Ecco, io questa roba qui la trovo ignobile e mi spiace davvero per tutti quelli che ci sono passati o ci stanno passando (io no, ma ho visto cose che voi umani…). Ma porca vacca. Vi siete rifatti una vita alla velocità di un bosone e siete felici come una Pasqua? Godetevela senza bisogno di schiaffare la vostra felicità e l’occhio languido su una bacheca Facebook o su Instagram con i filtri soffusi e i cuoricini da bimbominkia. Il tatto è l’unica cosa dovuta a chi soffre per amore. E, alla fine di tutto, volevo dire a questi sfigati sadici esibizionisti che la ruota gira. E che i prossimi a sentire le budella, che si attorcigliano dopo un giretto su una bacheca altrui, potreste essere voi. Ve lo auguro di cuore.

Ora, augurandomi che non abbiate vomitato dopo sua questa ennesima puttan(at)a, vi dico che ho anche corretto il testo perché la nostra Selvaggia ha fatto la solita p(i)azza(ta), sì, ma pazziando, anzi piazzando le virgole “a cazzo”.

Non avevo dubbi, lei usa la lingua italiana da “brillantona” in testa su spermatica “donna con le palle”. Donna di grandi testi(coli). Che pennona, come sciacqua i panni sporchi, la porca, che pezzo!

Eh già, mi par ora, fratelli della congrega, di abbatter questa battona. E la finisca di far battutine!

Ah, ammetto che è tastabile, sì, quel seno fa “senso”, ma è donna davvero di cattivo gusto, in inglese taste, nonostante si profumi di tanti clap clap a chiappe vostre che prende per il culo su tastiera ergonomica a ove tira… il vento. Io spero che il vento, di sua (raf)fica, “spifferi” un giorno d’uccellini “a balconcino” che la sputtanino a dovere e le lascino solo le briciole della “dura” sua gallina ad abbindolar voi, i galli cedroni spennati dal suo “pelo”, e voi che strapazzate le uova della vostra fritta(ta) di maionese, mie pazze.

Fa specie infatti (dis)umana che codesta, da coccodè, sfacciatamente faccia l’intellettuale “bella” sullo sgabello polemista. Vada a preparar la polenta e che balli un lento in balera, mia balenottera.

Il lupo, che sono io, mangia eccome Cappuccetto Rosso, eppur non mi “scappello” dinanzi a una che fa soldi proprio coi social network, sputando poi nel piatto in cui magna.

Che schifo, zoccola! Ora, scopa a terra!

Mi denuncerà? Non se po’ fa’! E sai perché Selvaggi(o)na? Perché sei tu la prima a parlare male di tutti.

E io, non essendo uno qualsiasi e neppure un qualunquista, ti fotto!

Ma porca vacca! 

Alex Morgan Sports Illustrated Swimsuit


29 Jun

Clint Eastwood e le sue sette battute fredde, altro che le vostre battone calde


29 Jun

Clint Eastwood e le sue sette splendide freddure, battute da lasciarti secco su suoi occhi di ghiaccio

di Stefano Falotico

Adoro Clint, l’ho sempre adorato. Quando nei film di Leone, con quell’aria imperturbabile di poncho-impermeabile, continua a girovagare per il vecchio west su faccia da schiaffi come poche. Tutti provano a schiaffarglielo, l’Indio e i suoi manigoldi lo schiaffeggeranno anche ma lui, seppur ferito, si piega, non si spezza e non “caga la mossa”, come si suol dire, anzi, è lui a suonarle, conservando un’inappuntabile autoironia da “metter i brividi”.

Prendete il finale, ad esempio, de Il buono, il brutto e il cattivo. Il nostro appena compianto Eli, ecco, scava sotto la tomba per trovar l’oro, al che alza lo sguardo e nota una corda da “cappio al collo”. Urlandogli “Ah, è uno scherzo, vero?”.

Clint, senza batter ciglio e “chiodo”, lo “inchioda” di risposta da “strangolarlo” ancor prima di “provocar” la sua gola…, lo libererà non prima d’avergli fatto perder la pazienza.

 

– Non è uno scherzo, è una corda.

 

Ora, le battute di Clint io conosco a memoria.

Qui sotto, inserisco sette “sue” pellicole, la battuta indovinatela voi.

Di mio, posso dirvi che mi congedo, strizzandovi l’occhiolino e sussurrandovi questa mia:

 

– Stefano, come va la vita?

– Bene, va da Dio.

– Ah, menomale. Stai bene, adesso, dunque.

– No, ti ho detto che va da Dio. Non sto bene, sto nell’aldilà.

 

So che questa non vi fa molto ridere, infatti è freddissima come quest’altra:

 

i rapporti con le donne vanno male e poco miele, quelli con le nonne vanno bene di crostate di mele, i rapporti con me stesso riportano che ancora non ho il riporto ma un bel portamento. Nonostante questo, lavoro nei porti.

 

Non l’avete capita? Non avevo dubbi. Eh sì, la vostra vita è per me un mistero.

Dove stanno le sette battute? Vi chiederete. Trovate voi la risposta e la vostra vita migliorerà.

Sono Jerry Maguire, lei è Tom? Piacere, ipocrita! Me ne fotto!


27 Jun

di Stefano Falotico

Ma sapete che Jerry Maguire è un grande film? Ce la vogliamo dire? Non spargete la voce in giro. Sono spesso il Tom Cruise di Cocktail, “in pratica” quasi ma(n)i

In quest’epoca di nani del pensiero, di verità ribaltate, serve uno “scartellato” alla Tom Cruise per far il mazzo ai giganti. Tom il basso(tto), alto come me, 1 e 68, anche se il 69 è meglio alzando un dito alla pollice su di Fonzie negli happy days del tuo top(o) gun.

Ah, Kelly McGillis, una topa che me lo faceva, in pilota automatico, rizzar in volo di jetlag su smanettarlo al settimo cielo nel momento masturbatorio topico, appunto, per poi riprecipitare in stato da rain man. Per celarmi dalla vergogna, indossavo occhiali rayban. Autistico alla Dustin Hoffman? No, semplicemente da uomo tanto a sognar quel seno dai capezzoli a mo’ di spioventi quanto a “bagnarmi” da “non può piovere per sempre”, la versione cupissima d’un onanistico “corvo” poco alla Brandon Lee e molto invece di “sparato” a salve nel noir morir in pancia di pall(ottol)e la cui balistica non è stata accertata per ragioni troppo notturne del mio “ratto” sgattaiolante in ignoti anfratti. Sì, negli angoli bui della mia casa, quando il crepuscolo scendeva, saliva il “giulivo” muscolo, sfoderante un tramonto già (av)venuto dell’arrossarmelo di sera la spero ma invece rimane un fazzoletto di sperma bianco su pallida cera. Ah ah, che cazzone!

Ma comunque Tom è un mito.

Prendiamo Jerry… Maguire? No, non quei cartoni animati di Hanna & Barbera, in cui Tom finiva col prenderlo sempre da quel topone furbissimo che, incuneandosi nella tana, glielo incuneava.

Nella pellicola di Cameron Crowe, invece, Tom all’inizio lo “prende”, anzi, perde tutto, poi trova un “marrone” alla Cuba Gooding Jr. e assieme fanno il culo a tutti.

A rivedere questo film, c’è da commuoversi. Prima la “commozione” cerebrale quasi comatosa e pietosa di Cuba, quindi la ripresa, il placcaggio, i denti rotti di placca da tartaro giocatore di football coi parastinchi, casco, “fregolismo” di funamboliche mosse (s)piazzanti, colpi di scena, emozioni ascendenti, figli problematici, adozioni (s)fiduciarie, insomma una “montatura” per la meta vincente degli Oscar e la Zellweger che, all’epoca, era una mela niente male per ogni touchdown di “(bis)cotto”, fregando gli avversari d’una “legata” con lei e Cuba nel terzetto contro ogni malinconia da il triangolo no di Renato Zero.

Qui, l’unione fa giocoforza, tre disperati incazzati “a bestia” per una pellicola che suda la pelle della vita, addolcita solo da qualche tocco mieloso per ricattare lo spettatore, come sussurragli “Ehi, merdoso, la storia fa piangere, non piangi? Allora, ecco la botta al fegato tuo marcio”.

Ma come finisce quel cazzo di film? Boh?!

Andiamo a bere un drink, dai dai.

Per finire in bellezza, diciamocela tutta. Anzi, voglio dirvela.

L’altra sera, dopo un pomeriggio abbastanza tranquillo, anche perché dormivo grazie a un pesante sonnifero che non mi fece sognare proprio nessuna speranza (im)possibile, ecco, mi sveglio di soprassalto, nessun salto di gioia, mi guardo allo specchio e vedo un bellissimo uomo.

Poi, però, guardo nel conto in banca e vedo la mia faccia “al verde”.

Accendo il pc e vedo i miei libri con la recensione di uno che scrive platealmente “Costui è un genio assoluto, no comment, leggetelo!”.

Sì, assolutamente. Infatti, pensando all’incredibilità della mia vita, ancora seminudo post sonnellino durato tutta la mia adolescenza che ha incasinato tutto, piazzandomi fra i geni di nicchia davvero “piazzatissimi” in (classi)fica, insomma da “posteriori” veramente, credetemi, “godibilissimi”, guardo giù e son lì per “prendere il volo”.

All’ultimo, mentre il dirimpettaio stava urlando “Ehi, cazzo, quello si lancia nel vuoto!”, squilla il telefono, “rovinando” tutto…

Ritorno in me e coi piedi per terra, vado a rispondere. È un mio “amico”.

– Stefano, devo dirti la verità, altrimenti di notte non prendo sonno. Sai, da quant’è che ci frequentiamo? Due anni? Ecco, io non ho mai avuto il coraggio di dirtelo.

– Fermo, avevo dei dubbi che volessi sbattermelo in culo, calma. Sono nella merda, vuoi “ripulirmi” anche tu?

– No, che dici? Ora, è una tragedia, se lo sanno i tuoi “amici” su Facebook, figurati se non lo so io. Solo un miracolo può salvarti.

– Certo, è ovvio.

– Ma non buttarti via.

– No, grazie comunque. Stavo per buttarmi la vita. Tanto…

 

Al che, sbatto la cornetta in faccia a un altro “cornuto” e me ne fotto.

Piglio il “volante” e metto su “Angel of the Morning”.

Molto “free” da pazzo in macchina. Un cornetto alla crema può aiutare.

È calata la notte più buia, ma mi ricordo quel bar con quella cameriera da sbattere al tavolo a destra e a “manico”. Mi sa che quella non vuol neanche la mancia. È una quaglia che vuol solo una minchia scatenata. A quell’ora non c’è nessuno che può disturbare l’aver una “marc(i)a in più”. Una bella bimba da grembiulino non pulito da mio bermela impunito. Ah, mi ha in pugno. Tutto dentro. Un fisting.

Sì, doveva andare così.

“Pigliamola a culo!”.

 

Italia eliminata dai mondiali, son cazzi vostri amari, tutti al mare!


24 Jun

 di Stefano Falotico

L’eliminazione dai mondiali ci ricorda giustamente la nostra italietta, non solo calcistica

Il ritratto di una sconfitta totale come nazione di pagliacci

Per strane paraboliche di previsione “meteorologica” da mio veggente e previdente la disfatta imminente della nostra compagine di “ladroni” dementi, non volli vedere la (di)partita, e non tifai per tal marmaglia capeggiata dal “Super” Mario Balotelli che di super ha solo lo stipendio astronomico e pare un “dotato”, nonostante i miei (sos)petti (s)fondati, a letto con le veline pollastrelle esibenti il pettorale della “mediana” di suo “pressing” indossante il “marsupio” e (ca)sacca scrotale da boxer plateale di tut(t)e che gli saltan addosso, con cui “palleggia” meglio del gioco per cui vien pagato, essendo un “centravanti di sfondamento” per quelle che godon con uno che se la suda da negro, (non) facendo un cazzone, nel pallone gonfiato acclamato dai coglioni sodomizzati, nonostante muoian di fame sotto pagatissimi, da pagani pagan il biglietto, dando a Cesare quel che è di Prandelli, della radiotelevisione italiana, previo abbonamento alternativo di Sky o altro “ladrocinio autorizzato” da solito popolino ipocritamente cattolico di “catodico” illegale nella rojadirecta striminzita della “crisi” tanto urlata in piazza d’inutili movimenti da Beppe “grillini” per cagate mondiali negli spalti (s)parlanti inneggianti a Mameli in streaming da vermi striscioni di “facciamoci forza” sulle note, e notti in bianco-rosso-verdone, del sognar le bombe-bone mamme(lle) nel reiterar, tirandosela… appunto da paganti, “bravi” cittadini con la bocca di bava, all’asciutto… stolto adagiarsi sul (di)vano di a tutta birra nel solito qualunquismo imperante da comunismo-fascista sventolante i nostri altari(ni) della “Patria” solo quando si ha l’acqua alla gola ma poi Spagna o Francia basta che se magna.

Rimane la Francia, la Spagna è stata, come noi, già eliminata. Un tizio, dopo l’eliminazione degli spagnoli, urlò “Godo che abbian fottuto quel finalmente non più vincente del Bosque Vicente, godo come un porco più d’aver raso al suolo i boschi delle aiuole più fighe dopo una sana spagnola post aver fumato ogni erba”.

Al suddetto “sudato”, precocemente eccitatosi, consigliai di toccarsi perché anche noi avremmo ricevuto una tacchettata nelle “palle” più dolorosa d’un asfissiante… tichi tac così come quando avviene (non viene nelle mutande, attenti… che non sanguini, tamponare subito, non sei venuto e volevi tamponarla, ricevendo invece un quasi svenimento da“botta” di pun-i-zione ben-pene piazzata) nel caso si gridi “vittoria” troppo da “sveltina” come  la donna corteggiata dai villani italici cafonissimi che giustamente, da cui il piangente di lacrime da coccodrillo (non sei tanto più ritto, cocchino) e “latte” non della donna versato al bamboccione mandato a fanculo,  ha cacciato un “calcio”alla vostra (non) quaglia(rla) nello squagliarveli a tiro imprendibile da falli(mento) su tutta la linea…

Al che, dopo l’uscita dal “triangolo” della donna, neanche il rettangolo può salvarlo dal frust(r)ato. Ed eccolo distrutto, disperato perché la nostra Italia è stata nuovamente inculata come quattro an(n)i fa. Stavolta, al nostro stivalone, è stato calzato a pennello un corner di testa a renderci ancor cornuti di “testicoli”.

Buffon però se ne fotte. Finge di mettersi le mani nei capelli ma infila il dito di guantone a una di pelo. Oggi è il turno d’Ilaria, un’altra “papera” e, “insaccandolo”, Buffon(e), oltre al culo parato della vaccona di ciuffo al gel spalmata, ha il suo miliardario con tanto di “portieri” migliori di lui a protegger lui e la sua gonnella st(r)appata dagli orgasmi nella lor villetta, detti “allarmi rossi” più scattanti dei suoi riflessi andati a puttane… se i ladri metteranno a segno un colpo schienante i suoi “gioielli” (non) brillanti da appunt(it)o para solo il culo della svampita di cazzo che oca, che gnoccolona.

E ben vi sta.

Cos’aspettarsi d’altronde da una squadra che rappresenta il vostro, il mio non è, paese di sfruttatori, caciaroni, cacio sui maccheroni, oratori presenzialisti e “rinomate” scosciatone persino delle giornaliste più serie e “in gambissima”, quando vai in giro e vedi al (sema)foro un idiota da circo(lo) vizioso che passa “a luci rosse” con la cabrio, mentre alza il “cambio” della sua “segretaria tuttofare” di vetri oscurati in lei abbassata da donnetta bassissima mentre “tutto scorre” su “pompata” hit del proletario che ce l’ha “fatta” e ti scoreggia in faccia “Sfigato di merda?!”.

Meritate questo. Il vostro puttanesimo e le false ostie delle prediche domenicali prima del campionato del porcile.

Da domani, solita vitarella, cari miei “vitelloni” terra terra.

Di mio, andrò a rivedere l’ultimo film di Clint Eastwood. Voi tenetevi le chiappe chiare da “cacciatori” di quelle in riviera riminese come vuol la tradizione dei soliti “calciatori” la grande bellezza.

Ed evviva Paolo Sorrentino, poveri stronzi!

Sono cattivo? No, sono obiettivo.

“Cari” italiani, non solo l’Uruguay non ci vede neanche ma, continuando a viver da merde, non lamentatevi se poi la vostra vita sarà solo piena di altri guai accecanti.

Ahi, ahi, ahia!

Date a Clint quel che è mio


23 Jun

di Stefano Falotico

Con grande agonia, la butto sull’ironia, burlandomi di me ma tenendo in auge Clint Eastwood, cioè sempre me stesso in abiti da “mon(a)co

Adoro quest’uomo, questo “nonno” che, in Gran Torino, mentre forse stava sognando ancora la sua ex Sondra Locke, un sogno ero(t)ico da back to the future per scoparsela ancor da giovane Firefox… oltre le barriere del suo “volante” quasi rincoglionimento cavalcante da fu texano dagli occhi di ghiaccio di marmo e, onestamente, oggi sempre affascinante ma non credo così pompante di cavallo in mezzo alle mutande da uomo nel mirino nel filo da torcere alla gonnella di quella sorca di Sondra, estrasse il “fucile” e uscì nell’aiuola ove i bulli stavan aggredendo l’innocenza a mandorla delle virginali purezze giovanili. Capolavoro! La storia di un duro che sembra da ospizio e invece fa il culo agli arrestati “pisellini” dopo lo stupro scellerato. Gli uccelli (in)castrati in gabbia.

Ma che cazzo di nome femminile è Sondra? All’anagrafe, la “a” di Sandra deve essere andata a puttane di o, oh, quant’è bona questa figliuola. Sì, un pezzo di grilletto come poche per la 44 Magnum del nostro Callaghan. Sondra, una fortunata. Perché Clint è tutt’ora uomo che (non) ha p(r)ezzo, mi scommetto le palle, infatti e in mio fallo, da lui battuto, che a letto sa domar le amanti meglio di Bill Munny. Io sono in questo più simile a Bill Murray. Quando ricevo un (ri)fiuto da una donna, ridacchio di occhio strafottente in dolce-amaro lost in translation. Sì, a differenza di me, che spesso lo prendo in quel posto in senso (a)lato, nessuna pecorina si è mai lamentata di quella eastwoodiana pistola unforgiven, veloce d’estrazione senza preliminari dei vostri coglioni, però non precoce di penetrazione, ma eiaculante solo dopo aver soddisfatto la sua donna in modo fumante.

Ed è per questo che io e Clint (non) siamo la stessa persona. Metterei la firma per avere una vecchiaia come la sua. Il suo Cinema, e non solo, ancora spinge, tira più d’un carro di buo(nism)i inutili. Cinema secco, commovente, romantico e senza retoriche. Cinema che ti prende, ti scopa, ti prosciuga, ti bacia con dolcezza ma anche con ruvida potenza.

Cinema che entra sotto pelle, “sleeper”, crepuscolare come le notti più calde che mai vi sognerete.

Adriano Celentano, lyrics di Pregherò by Falotico


22 Jun

Il (ri)montato

 

di Stefano Falotico, il sottoscritto

Con le donne son fantasioso, piaccio perché non inibisco la mia voce caratteriale alla Celentano misto al roco del rock asciutto in fisico “marcio”. È una strana convergenza di fascino rozzo, primitivo, adamantino di barbetta incolta su colpi da colto e occhi da cotto, in pa(de)lla se mi prende bene, al sugo se lei succhia di “scarpetta” a prosciugarmelo. “Bianco” purissimo viene… fuori, talvolta “vola”, altre volte, (s)composto a tavola, non felice mi accontento solo di un tovagliolo per la bava non sfamata nel suo foro e spesso mi consolo con una crostata di mele lievitata nel fornetto se, metaforicamente evirato, devo così virar alla fame riempiente il bucaniere che non fui in tal però, capperi, occasione “al dente”. Era prelibata, da collo vampiristico per una leccata da colpo di culo nella cottura dalle orecchie sin giù ai capezzoli (s)venendole. Era avvenente ma non venne una minchia. Era da svenimento, infatti collassai, altro che colli e, arrabbiato al risveglio, tentai di “sguinzagliarlo” ma gli inferm(ier)i mi legarono con un collare. Mi trascinarono in un monastero affinché mi convertissi a una maggiore castità, oh, bau bau, e dir ardentemente che né tastai e neppur gustai il pasto. Di notte, m’allupai lo stesso, senza sesso, ficcato da fesso e fegatino amaro nell’abbazia dei monaci nel “giogo” della pecorina sarda e, dall’abbaino, abbaiai ma, inascoltato, mi rabbuiai. Che botta, che buio, e dir che son un bel bue se di cavallo spinge il muscolo con le bo(vi)ne. Comunque, mi servon dei manzi niente male, “al sangue”, m’inculano di osso buco.  Però va di traiettorie “balistiche” veloci, “dinamitarde”, poi con rallentamenti da temporeggiatore che insacca dopo aver sfondato ogni difesa delle suore ortodosse grazie al mio marcamento a zona di erogeno su faccia fendente, quasi da fetente, come po(r)che posson permettersi. Sì, parto in “retrovia”, nel didietro, schivando le “bombe” delle punizioni di lor lingue muliebri da biforcute taglienti in rasoterra mia, schienato in un punteggio apparentemente irrecuperabile. Ma rimonto, le smonto con accelerazione intraprendente, di pressing quasi da “stalker” fra il lor prima maltolto, aver beccato un mal rovescio su spaccato malleolo e menisco spappolato di queste gnocche di patate in calci alle palle da latte alle ginocchia ma, da allenato di “(s)gonfiato” oramai con (at)tributi in platea, calorosi nel tifar che venga, anzi che (la) vinca, torno nello spogliatoio, fra lo stupor generale dei “paganti” che vanno con le puttane suddette e ancor da sudare, ritirandomi a tirarmela da solo, da puro fresco.

Sono un montato, sì, un misantropo, faccio la doccia, sgocciola, lo scrollo, mi rivesto e indosso il montone.

E sarà Sole. E sale.

Fuori piove. Forse era meglio l’ombrello.

 

Anno di grazia 2014


20 Jun

Ringrazio iddio di esser sempre viv(id)o e qui a voi i ringraziamenti, anche se non è il giorno del Ringraziamento, io sono l’estate sempre estatica, al sapor del fresco tè, rigenerato di marina danza da amante della vita tutta!

Ebbene, l’estate è cominciata (?). Si fa abissale, in riva al mare, la voglia di pomiciare. Già scorgo da squalo, dall’oblò della mia finestra sul cortile, queste donne irrequiete che, dopo le depressioni invernali che le fecero cader nel buio, (non) sentimentale oblio, comincian ora, dai raggi dorate, a spogliarsi squamate, sognando, nel girarrosto, degli amplessi “schizzanti” fra scogli sguazzandoseli e spaghetti con le vongole nella trattoria ove pagheranno l’oste affinché non spifferi, sbandierandoci come nel coperto scoprì queste finte “posate” per sputtanarle, che da buona forchetta fornicò le “formiche” di suo “alzabandiera” ai for(n)i da “bagnino” parttime che servì a codeste, ridestatesi e svestite nello “spogliatoio” della cucina “dolce”, la sua “crema” asciugante, detergente-ergendolo, e ci riferì, in confidenza, senza scont(r)ini, quanto sono, avendole indubbiamente assaggiate di “retrobottega” affumicante, giustamente troie da pizze in faccia più aggiunta di olive e olio piccante. Salì fra insalate e salsedine di sua “salsa”. Ballando fra rotonde e il suo “magro”. L’oste tutte fece impazzire, strapazzandole con tocchi di maionese. La finissero di raccontar balle, queste professoresse galline che, per tutto l’an(n)o, si professan donne con le palle e poi mentono, andando invece a messa quando invero desiderano soltanto e sempre “quello”. Che lo dicano, che lo vogliano e nessuna vergogna. Se lo (o)mettano, la devon smettere! Via le gonne, evviva dunque le gondole del sesso sano e solare che, fra le onde, fa gustoso “tiramisù” d’affogati maschi a “pen” bagnato, schiumano in “apnea” di docce (non) tanto fredde. Col gelato sciolto in bocca gocciolante in modo che il limone di tali donne, prima “al ghiacciolo” dei mesi freddi e di depressione (bi)polare, (s)venga alla mela “cotogna” calda fra cene al melone e i salmoni virili dal pesce inzuppato in spagnole allo zabaione, di condimenti ambigui dei finocchi, dei “cocchi”, dei negri e dai pompelmi succhiati sin al midollo delle spremute sessuali, fra tardone col fisico a pera e pesche giganti del “frappè” di granite su sguardi a lor tette sgrananti.

Si sbriciolino, si spiccino, ancor “spaccano” ma, se non scopano d’estate, avran solo le briciole degli “uccelli” crepuscolari d’autunno nelle “foglie morte” e il tramonto non sarà rosso di via col vento ma una delusione al “crostaceo”. Prenderan solo un granchio, allora che le gambe sgranchiscano. Che “acquazzone” piove dai bikini di tali amazzoni! Ammazza! Queste fanno quelle da mazzolin di rose e invece scop(r)iamo che voglion le mazz(at)e.

Oh, tutta Rossella che, abbronzata, guarda un bronzo di Riace e lo vuole di marmo rosso come il colosso grossissimo di Rodi. Qualcuna mangerà il “grissino?”.

Dopo questa mia dal liberarvi dalle pudiche “ibernazioni”, io, la libellula, da Johnny il bello, ritornato in bellissima vita, voglio ringraziare alcuni miei amici.

Cioè tutti, ah ah!

 

Su Facebook, impazzano i test “simbiotici”, per capire a chi somigli. Di mio, preferisco somigliare ai “film” che mi faccio, lo dico sfacciatamente

Ieri sera, un mio amico mi manda il test sui migliori comici degli anni 80. Migliori per modo di dire, un “bel” campionario di idioti da cinepanettoni. Compilo il quesito e mi paragonano a Lino Banfi. Piacerei insomma alle donne per la “simpatia” ma non ne coglierei una, bestemmiando, in vasca da bagno con la paperella, un “Madonna dell’Incoroneta!”. Ma mi facciano il piacere, preferisco Totò. Io mai lo prendo nel popò ma amo più il mio bebè ai “papà” troppo “sviluppati, sanno di (s)porco senza bidet che tengano, io invece mi tengo infantilmente la mia faccia da b(id)ello pulito che non ha nulla… da nascondere e cammina a testa alta, ammosciato di brutto, “tirandomele” qualche volta in caso di mal “mantenuto” non in lei ma in mano a(r)mata.

Sì, comunque sia, non sarà un “cazzo”, fidatevi, faccio la bella figa, sculettando a mo’ inchiappettante tal società che pensa solo alle cazzate. E, nel movimento lento ammiccante, sto pure alla larga da quelli che vorrebbero ficcarmelo ove sapete, miei “pisellini”. State freschi, miei fringuelli. Se vi ribellate, al fresco.

Sì, in effetti (non) sono quello. Un cazzone a spron senza la sbattuta. Ma me “le” sbatto.

Anche quando sto abbottonato.

Il fisico regge più di Lino e a capelli sto messo meglio, nonostante “stempi” e recuperi dei capelli in extremis di ricrescita anomala dovuta ai cambiamenti “atmosferici” degli o(r)moni. Sì, più gli altri van con le donne e più m’incazzo, sviluppando un’alopecia “androgina” al contrario da androgenetico misantropo che, fingendosi giocoforza misogino, si rilassa e, in tal rilassatezza, a cui servon però i lassativi per digerir la “botta” del non (s)tirarmelo, trovo una serenità “propedeutica” per la iniezione (de)crescente senza lozioni di queste donne da ustioni e da mettersi le mani nei “capelli”. Son lupo che perde il pelo ma non il “vizietto”, eppur non sono omosessuale, preferisco il masturbatorio ai tromboni che si fan le loro infermiere negli ambulatori. Ah, quelli non stan mai (in)fermi, da cui la bomba atomica di Enrico, sexy quanto quest’umanità “denuclearizzata” d’ogni valore.

Io invece enucleo il mio so(li)do pararmi il culo da sex bomb per i cazzi suoi. E ho la testa al solito posto, cioè sul collo, rimanendo in tema di popò e Totò. Tiè! Ma i miei testicoli stan andando a puttane, da molto infatti son (s)carichi senza p(r)ugnette che tirino.

Ah, sono un vero ferro del mestiere, da stiro, che “toro”.

Donne che ti lascian con degli scompensi acuti nei borbottii di pancia sfinterici, donne isteriche ma indubbiamente da batteri(e), petulanti da pentole, meglio farle penzolare da lavata mia patta, andassero a sciacquar i piatti, donne piatt(ol)e da casse di risonanze orgasmiche con uomini al p(l)ett(r)o che le san pompare a più volume, essendo lor muscolosi e io un finto-(ro)busto. E la carrozzina va di forza e coraggio, ma chi mi dà i soldi per la corazza contro questi cazzari che me le fanno girar di rotelle?

Donne di cui me ne faccio proprio un c… o.

E, su dubbio se sia cazzo o culo, ti (s)fotto.

Il liceo classico è sinonimo di merda/e


19 Jun

Quella “cultura (in)dotta” è stupida per due motivi: sono la dimostrazione vivente che gli studi “classici” producano solo quel genere di “leader” giustamente criticati da Al Pacino di Scent of a Woman, essendomene io sganciato di adolescente. sacrosanta ribellione quando compresi che il liceo è solo un ambiente che produce esaltati che, in fin dei conti, oltreché dissertar da tuttologi della boria e null’altro, col tempo, semmai di lauree parimenti ostentate per fregare il prossimo in caso di sleali (s)mascherate, sviluppano una perfidia subdola delle più raccapriccianti, cioè ricattare sempre il prossimo, sfoggiando il titoletto delle “palle” in carta stampata, secondo me igienica, che dovrebbero attestare una supposta, supponente superiorità di lor tutta appunto liceità presunta, unta, bisunta e da paraculi.

Il secondo motivo è che io motivo la gente a migliorare mentre loro si son cementati nelle “certezze” bacate, dopo che a quei tempi si bucarono, “radendo” le “aiuole” delle ragazzine delle magistrali, “siringandole” a lor “magistero”.

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