Al Pacino for Best Movie e for me, the be(a)st

07 Aug

Best Movie ha indetto un concorso. Chi meglio scriverà, in poche righe, su Al Pacino, vincerà una giornata con lui al Festival di Venezia, in occasione della presentazione di The Humbling.

Che tentazione!
Naturalmente, non potevo non tentare, e gli ho dedicato questo mio pezzo sintetico. Avrei scritto su di lui per interminabili ore, riempiendo pagine e ancor pagine, ma mi devo attenere appunto alla sintesi:

di Stefano Falotico

Al Pacino, adoro quest’uomo. Lo considerò uno dei più grandi artisti in assoluto della Storia del Cinema e, quest’anno, al Lido, porterà appunto The Humbling di Barry Levinson, già sceneggiatore di …E giustizia per tutti, col nostro Al, mattatore strepitoso che, anche per la sua memorabile arringa finale, si meritò una sacrosanta nomination all’Oscar, ma che fu diretto proprio da Levinson solo qualche anno fa nel Tv movie per la HBO, You Don’t Know Jack – Il Dottor Morte, nel quale sfoderò un’altra interpretazione impressionante nei panni del controverso medico, a favore dell’eutanasia, Jack Kevorkian.
Trovo pleonastico starvi a citare tutte le immense performance di Al. Quando un attore è così grande, infatti, mi par quasi insopportabile celebrarlo con un “elenco della spesa”. Non è dunque, anche per questioni di brevità e regolamento, indetto da “Best Movie”, il caso di dilungarci troppo. Qualsiasi appassionato di Cinema conoscerà a memoria, ad esempio, i suoi indimenticabili Tony Montana di Scarface o il suo Vincent Hanna di Heat, in cui magnificamente duettò col suo “rivale”-amico Robert De Niro.
Un attore per il quale il termine “attore”, e basta, mi par riduttivo, limitante, perché Pacino va sconfinatamente oltre la mera e semplicista definizione di attore, appunto. È “qualcosa” di talmente immane, proprio attorialmente parlando, che “confinarlo” mi sembra quasi offenderlo. Un genio, un interprete scattante, “iracondo”, burrascoso, stupendamente poi repentinamente sobrio, misurato, calibratissimo, dotato di un talento inarrivabile, magnetico, istintivo anche quando porta il suo amato Shakespeare al Cinema, come in Looking for Richard, eclettico, imprevedibile, che buca lo schermo e, all’istant(an)e(a), ti fa perder la testa, rapendoti, a lui ammirandolo di grazia e divinità, nel suo ipnotico gioco di sguardo penetrante, memorabile, la monumentalità della Settima Arte incarnata a suo titanico fascino immarcescibile, indelebile, eterno. Immortale!

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