Mi (man)tengo di pene da cattivo tenente

21 Sep

 di Stefano Falotico

Molti/e sostengono che sia un bel ragazzo, ma io non (mi) vedo (come ) un cazzo, sono la metafisica, addio…

Nonostante riceva molte richieste di (con)tatto, e venga spronato a “godermela”, credo che voglia… godere solo del mio stato mentale, in un’abbazia medioevale, fischiando tra le foglie e coltivando le scorie, no, la cicoria di tua sorella, una cicuta.

Meglio il ciuco a queste che ciucciano. Me lo ciuccio da sol(id)o con pochi sol(d)i.

Sì, non voglio “goderla”, alla fine ne avevo scelta una fra le (pre)tendenti, ma è meglio essere un prete un po’ cattivo tenente. Quando mi santifico, il mio umore notturno si sanifica ed è meglio, fidatevi, la contemplazione della mia anima lunare piuttosto che la penetrazione di un’altra (s)figa bestiale. Se proprio me li rompe, la provoco nell’urlarle “Fammi vedere come succhi!”.

Deve pagare la mul(t)a!

Ché di gatte già dovetti sbucciarne e poco ci mancò che m’avrebbero pure rubato la minchia per pisciare. Meglio lo “spompato” a questi pompini perfetti, lo sa Chris Walken di New Rose Hotel. In alternativa, facciamoci un gir(in)o, se perderai “carburante”, c’è la pompa di benzina ed è meglio rombare delle trombate col burro. Poi, è pieno di burine. Delle zoccole coi loro buchetti ove scopano i topi di fog(n)a. Mi basta un budino, anche un burrone. Non reggerai alla “botta” e speriamo sia uno schianto per farla… fin(i)ta senza ulteriori danni. Manca solo la sedia a rotelle e finiremo la frittata. Pure le frittelle ché t’imboccheranno di (ciam)bella non “venuta” col buco dell’infermiera, una drogata “dolce” che vien bucata dal “farmacista”. Sì, la mia pisciata dev’esser libera da stronz(at)e, ma(i) cagarle di striscio, solfeggiando un pet(t)o libero, ambiguo, fra il Cruising alla Pacino e il vaffanculo a tutto di mio (s)lavato a secco, (i)netto, staffilato di fetente come esigo dal mio “ergermi” sopra tutti i cessi che siete da far a fette, mal digerire e poi vomitare. Carnali, materialisti, pettegoli, vivete di cacche e cacce. Meglio appunto cacciarlo, e il tuo uccello, libero e s(ci)ol(t)o a “ca(va)llo”, fluttuando “aromatico”, senza questa cagata dell’amore, ché l’amore è solo una sciolta…, mai diarreico o venereo, teneramente librerà vi(b)rante verso nuovi orizzonti lindi, miei sporcaccioni.
Mie verghe, vergatevelo a memoria! Non ve la menate con le balle!

La vita non è bella e queste belle avran da me solo un bruto.

Sono un uomo “buio”.

Io lo sapevo che “non avrebbe funzionato” pur funzionando benissimo. Sì, pene…

Mi rigettai nel porcile per “appurare” se questa vita mi poteva ancora (s)tirare.

Mi diedero dell’impotente e “scopai” che, scoperta lei sotto le coperte, mi scoprii un mezzo pornoattore, cari puttanoni impostori. Ecco il tor(chi)o! Si chiama veritas del tuo Dio porco!

Già, conobbi una bionda, neanche male, al terzo appuntamento, me lo ficcò dentro. E durò più di quanto sia io che lei, infornata, no, informata ch’ero vergine, potevamo aspettarci. In poche parole, non usai il profilattico ma seppi estrarlo dopo un’oretta in cui me l’ero scassato. Lei era già venuta una quindicine di volte, a tutto VOV, no, volt, ma la chimica precoce persi e accesi il motore, dicendole che, sostanzialmente, è meglio la macchina a meno che non sia a scoppio ritardato. Lei “tirò” il freno a mano e con l’altra manina di nuovo slacciò la cintura… di sicurezza. Tastando di “constatazione amichevole” che non m’ero arrugginito. E vi spruzzò dell’olio, con uno sputo d’asciugatura in lavatura “automatica” per rifarmelo “nuovo”. Lucido, ancor di dura carrozzeria scorrazzante a tutto (s)cazzo. Che palle. Ancora da bagnare di su e giù al “tergicristallo”.

Una scopata talmente lenta che quell’amore finì troppo accelerante. Anche se per un an(n)o circa, spinsi un altro po’, venendo solo un paio di volte. Lei intanto mi prese per il culo e per le corna, sì, credo che mi tradisse con altri tor(chiat)i. Poi, durante una notte di luna piena, mi saltò all’improvviso addosso da vamp(ira) ma non mi fece sangue. I lupi perdono il pelo e non il vizio, i licantropi perdono tutto. E, anziché darle un morso, le diedi un pugno. Non un fisting ma un mezzo setto nasale fracassato. Per non ferirla troppo, le ruppi pure lo specchio di casa. Così, mentre i vetrai le avrebbero riparato lo specchio, lei non avrebbe pianto vedendosi spacc(i)ata. Mi denunciò e ora devo, a distanza di an(n)i, pagarle la pagnotta. Che mignottona.

Cosa avete imparato da questa mia “amorevole” presa di cosc(i)e(nza)?

Che io e il sesso siamo fatti della stessa pasta e “piselli”.

Buonanotte.

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