Archive for November, 2017

Le mie grotte sono più belle delle vostre gote


30 Nov

Film Title: Le Labrinthe de Pan

 

Sì, bisogna vivere nello spelonche e non grattarsi troppo le anche. Solo così ci può girar i pollici, cambiando il proprio giudizio sul mondo, recensendolo su o giù a seconda dell’umore.

Vengo spesso atterrito dalle persone troppo ridenti. Ridono sempre e, in questo scostumato ridere, poco alla verità addivengono. Qualcuno disse che solo nella noia si può essere obiettivi e lucidi, perché liberi da infingimenti, solo quando il nostro cervello non è oberato da pensieri angoscianti, quando la nostra anima non è preda delle piccinerie e non è schiava dei luoghi comuni, può adoperarsi affinché le più brillanti idee liberamente fluiscano.

Molti non sono dei fanatici della noia. Io ne sono un “patito”. Mentre i detrattori di questo sentimento “ozioso” la vituperano perché la ritengono responsabile del male che la nostra società attanaglia.

Quante volte leggiamo sui giornali che degli atti esecrabili sono nati e partoriti dalla noia. Niente di più falso. Se qualcuno ha commesso qualcosa che è andato oltre… non lo si può imputare alla sua noia, ma alle bacate traiettorie mentali del suo cervello fritto.

Nella noia invece io ho trovato giovamento, sciogliendomi in elevazioni poetiche che solo l’apparente monotonia di questo “tedio” poteva darmi. E ne gioisco ogni giorno, ringraziando la bizzarria di un’apatia che non è affatto letargica, ma s’invigorisce del profondo mio inconscio disinibito che vaga armonico nel tempo mio immanente. In questa connatura beltà dell’animo gaudente, di forti emozioni risplendo e poco nella società mi spendo, non vado neanche a far la spesa. Molta gente invece tutto soppesa ed è sempre così restia a denudarsi del suo puro io, mascherandosi dietro le stesse etichette che essa stessa crea nel sovrapprezzo che attribuisce al suo stimarsi oltre i propri reali meriti. Sì, molta gente vive di una realtà che pensa sia l’unica possibile e attraverso questo sguardo, in verità distorto, dalla veridicità di sé stessa si distoglie, abdicando al valore non tanto che dà quanto al valore per cui si danna. Che danni. Ah, meglio i daini.

 

Bene, dico a un uomo, invitandolo a sedersi per discutere “noiosamente”.

 

– Si segga o, se preferisce, si sieda.

– Non ho capito. Dovrei sedermi?

– Sì, s’insedi.

– Insediarmi dove?

– Prenda possesso della sedia. Non si sedi, su, metta giù il sederino. Insomma, si metta a sedere.

– No, non mi siedo.

– Vorrebbe sedarsi, per piacere?

– No, non mi sedo.

– Allora, la “insedio” io.

 

Sì, ridete di vere gote. Il mondo si divide fra chi è ricco di famiglia come i Getty e chi aveva un padre arricchito come Gotti. Di mio, posso dire che sono un ricco povero. Ricco nell’anima e povero in canna. Ci sono anche i poveri in canne. Sì, quelli che a Bologna le fumano in Piazza Verdi. E, a proposito di Verdi, speriamo faccia goal contro il Cagliari, domenica prossima. Ciò mi renderà felice nonostante rimarrò al verde. So che sono una brava persona che non passa mai col rosso.

Ah, stasera ho visto uno che portava a spasso un cane. Non vestiva Armani e mi pareva però armeno.

Ah, ci sono quelli derisori ché sono persone irrisorie, e ci sono anche i risotti.

Il risotto va cucinato ai funghi e mangiato con le mani per potersi leccare le unghie. Attenti a quelli velenosi. Spuntano sempre nell’erbaccia cattiva di un mondo che non ha di meglio da fare se non mangiarti.

Come scrissi qualche giorno fa, son pieno di fauna intestinale. Come? Avrei dovuto scrivere flora? Ma sì, che Flora sia florida. Mi lasci ribollire di mie faune. Adesso vado a vedere Il labirinto del fauno.

Non ho le corna di capra o di caprino e non voglio essere DiCaprio, ma ho quelle in testa e amai una donna di Capri, essendo satiro che un po’ se “la” tira.

 

di Stefano Falotico

Tutti i soldi del mondo, l’inquietante, agghiacciante Christopher Plummer al posto di Spacey


30 Nov

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Credo, e non sono l’unico a crederlo fermamente, che cancellare Spacey dal film e sostituirlo con Plummer sia innanzitutto un insulto all’Arte. Spacey sarà condannato e perseguito penalmente per le sue azioni, e non è questa la sede opportuna per approfondire la questione, ma il suo lavoro, come peraltro confermato dall’ipocrita Scott, l’aveva svolto egregiamente, con la sua consueta professionalità e con puntiglio maniacale, ah ah. Quindi, sostituirlo con l’egregio Plummer è quantomeno ridicolo, assume proporzioni grottesche questa decisione. Uno sfregio che sa di raffazzonatura imbarazzante e vergognosa, un film da boicottare a prescindere. Perché si è sconfinati nell’eccesso di un moralismo pruriginoso e peccaminosamente stucchevole. Poi, con tutta la stima per Plummer, come si evince da quest’immagine doppiamente ambigua, ah ah, da questo raffronto fra “mostri”… sacri, ah ah, pare che dica… ma che ci sto a fare qui? Fatemi godere la vecchiaia in santa pace. Sguardo rincoglionito in prossimità dell’ictus, stessi vestiti di Spacey, che gli vanno larghi, e labbro “pendulo” su cui rimaniamo perplessi come Getty.

In una parola, spettrale.

 

di Stefano Falotico

Al Cinema viscerale di Kathryn Bigelow ho sempre preferito le mie viscere


30 Nov

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Sì, siamo bombardati dai nostri dolori di pancia, e la Bigelow è bona ma, come diceva Joe Pesci di Quei bravi ragazzi… è buona ma come il piombo, bum bum bum.

Ah ah, sì, la Bigelow è una donna piacente o meglio lo era. Adesso, onestamente, è leggermente âgée sebbene ancora in passerella voglia far la passerona, vestendo tailleur attillanti…

Adesso, con mesi di ritardo rispetto all’uscita statunitense, esce con questo Detroit. Film osannatissimo dalla Critica anche se, a ben vedere, sono in parecchi a non essere stati del tutto entusiasmati da questa prova registica, tecnicamente ineccepibile e superlativa, ma forse carente di quel pathos veramente sentito o “schierato” che l’avrebbe reso un film più ideologicamente compatto.

Un certo Mereghetti, che voi conoscete bene, nella sua breve disamina lo ridimensiona abbastanza, chiosando così… È il cinema muscolare e adrenalinico di cui la regista è campionessa, giustificato dalle irrisolte contraddizioni razziali di un potere so white, ma che sembra preoccuparsi soprattutto di infiammare l’emotività piuttosto che aiutare a ragionare.

Eppur sento dire in giro che è un capolavoro che non si discute. Pareri di esimi “critici”. Mah, io ho dubbi in merito e tal dubbi nutrisco scorrendo la sua filmografia che un tempo mi pareva più interessata esclusivamente alla pura azione adrenalinica, senza pretensiose ambizioni socio-politiche, sulle quali peraltro la Bigelow sembra essere stata stavolta piuttosto superficiale. Non voglio polemizzare sulla sua maestria, sul suo stile roccioso e viscerale ma, sapete, son tempi in cui le mie viscere hanno poco da spartire con questo genere di film. Film stupendo… brava, ma meglio la Pravo…

Pensiero stupendo

Nasce un poco strisciando 

Si potrebbe trattare di bisogno d’amore 

Meglio non dire

E tu 

E noi 

E lei 

Fra noi

 

Al che, penso al Cinema muscolare di “Silvestro” di Rocky e poi scopro che ha una figlia abbastanza stallona, Sophia, a cui potrei essere lo stallone italiano…

Insomma, fatevi neri per acclamare la Bigelow… a ognuno la sua.

Lo sapevo Moretti in quegli strani giorni di Aprile:

– Hai mai jackato? Hai mai mai zigoviaggiato?

– No, mai.

– Ah, un cervello vergine… ti faremo cominciare bene! Sei proprio sicuro che vuoi essere collegato?

– Sì, sì lo voglio.

– La vedi quella filippina superdotata laggiù? E lo vedi quello lì che balla con lei? Eh? Ti piacerebbe essere lui per venti minuti? I venti minuti giusti? Io lo posso fare accadere. Senza nemmeno farti macchiare la fede nuziale.

 

Finiamo con questa, Vincenzo, detto dagli amici V’ Cinz, è andato a Vicenza assieme a Cinzia.

Leggete la recensione di Anton Giulio Onofri su Close-Up, la pensiamo allo stesso modo.

di Stefano Falotico

L’armata delle tenebre – Mary Elizabeth Mastrantonio di The Punisher è un teschio ambulante


29 Nov

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Sì, mi son goduto questa serie di Netflix, ma qualcosa, qualcosa di angosciante ha tormentato le mie notti. E son stati risvegli impregnati di vero Abyss.

La bella attrice di Scarface e tanti altri film di successo, la Lady Marian del Robin Hood con Costner, ha fatto capolino in tutto il suo “splendore”. Sì, scopro che non è neppure tanto vecchia, classe 1958, ma il tempo l’ha usu(r)pata, logorata, asfissiata in una dimensione scheletrica degna di una controfigura horror. Le rughe sono marcatissime, il viso che un tempo era dolcemente affusolato è ora spaventosamente spigoloso, gli zigomi escono dalle “orbite” di una spaventapasseri vivente, lei, che fu anche una discreta passera.
Eh sì, il tempo infiacchisce, rende anchilosati gli arti ma non su tutti ha lo stesso effetto. Alcuni, che erano cicciotelli da giovani, col tempo, schiacciati da stress quotidiani, dimagriscono tanto da “sparire” nel vento, mentre altri, atletici e virgulti quand’avevano vent’anni, a cinquant’anni esibiscono panze clamorose degne di un italoamericano di bocca buona nelle più “saporite” trattorie di Little Italy, ove deglutisce le sue amarezze esistenziali nel trangugiare spaghetti fumanti allo scoglio, scialacquandosi in noie che osservano il fiume Hudson dalle scogliere bianche del suo essere anche incanutito in modo proporzionalmente “adiposo” alle sue alopeciche pelate. Sì, la sera assieme alla moglie obesa pelano i pelati, piangendo lacrime amare nello sbucciar la cipolla di ricordi a base di corna e tradimenti inflitti al “miglior” amico, “colpevole” di aver guardato la loro figlia in modo troppo “mafioso”.

Mastrantonio, un nome che mai mi è stato nuovo. Nel paese natio dei miei genitori, credo ci fosse uno che portava questo cognome. Ah no, mi sbaglio ora che rammento con più esattezza, si chiamava come Valerio, Mastandrea. Ma pare non fosse andato al Costanzo Show per farsi assumere dal “cinema” italiano. Penso che faccia il fornaio e sia un Casanova che “inforna” la sua “focaccia” in tante stuf(at)e, con stantuffate “crescenti” come il lievito di birra.

Di mio, posso dire che il mio fisico è molto “elastico”, ci sono giorni che sono Jim Belushi de La ruota delle meraviglie, in altri sono Keanu Reeves di Matrix. Ma l’importante è che stasera ho mangiato la pizza, dando il mio salame piccante a una donna di nome Margherita.

Su questa stronzata, vi lascio in compagnia della Mastrantonio di oggi. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

SCARFACE, Mary Elizabeth Mastrantonio, 1983, (c) Universal

SCARFACE, Mary Elizabeth Mastrantonio, 1983, (c) Universal

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Ci si stupisce delle fake news, dovremmo stupirci innanzitutto della schizofrenia di una società falsa e distorta


29 Nov

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Sì, in questi giorni non si fa altro che parlare delle fake news, come se scoprissimo l’acqua calda adesso. E, nel dare “notizia” delle fake news, i giornali “sensazionalisticamente” alimentano la fake news che ciò sia qualcosa di nuovo. Da sempre, sono state diffuse notizie inventate e false per vendere i giornali…

 

Wikipedia: le notizie false sono scritte e pubblicate con l’intento di attrarre il lettore o indurlo in errore al fine di ottenere finanziariamente o politicamente – spesso con titoli sensazionalistici, esagerati o palesemente falsi – la sua attenzione.

 

Siamo invasi da notizie false, anzi, la maggioranza delle notizie che leggiamo o che vengono trasmesse in tv, altro organo di regime stupidamente ingannevole, sono appunto false o ingigantite, create apposta per fare “audience” o appoggiare un movimento politico, oppure per cementare nella mente delle persone ideologie in tal modo erroneamente pubblicizzate, notizie strumentalizzate per i più svariati fini, date in pasto all’addormentata coscienza di massa che le prende ingenuamente per vere. Sì, perché l’uomo medio è superficiale, abbisogna di certezze figlie della cialtroneria, non ha tempo né voglia di approfondire e si limita oscenamente ad accettare ciò che gli fan credere sia reale…

In Italia, ci han campato per anni. Aveva ragione Bob De Niro di Sesso & Potere, non c’è nessuna guerra, ma se l’ha detto la Tv allora significa che la guerra c’è.

Quel Bob De Niro sapeva come ingraziarsi gli elettori. Così come Berlusconi, nella sua recentissima, orrida apparizione sulla RAI, con indubbia sfrontatezza senza vergogna, visibilmente rifatto e rincoglionito, continuò a declamare promesse assurde agli italiani. E poi il giorno dopo su Facebook leggi che in molti voteranno Berlusconi perché li ha “convinti”, si capisce, porterà le pensioni d’invalidità a mille Euro, ucciderà la disoccupazione, al sol potere del suo schiocco di dita si creeranno, come per magia, posti di lavoro favolosi, e vivremo tutti felici e contenti. Sì, Berlusconi azzererà il debito pubblico, risolleverà le sorti di un Paese fallito, grazie alla forza mediatica del suo lifting. D’altronde, solo in Italia, un uomo che era ammanicato con la mafia, che “giocava” con le minorenni, garantendo loro carriera, ville e divertimenti, può essere rieletto. Un uomo di mille letti che platealmente prende per il culo non solo le sue concubine ma anche l’ignoranza della gente dabbene. Insomma, nella sua vita di “proprietà privata”, (si) facesse quello/a che vuole, non sono un moralista, ma non fottesse noi.

Ah, io non mi stupisco…, no, non mi stupisco. Dovete sapere che sono una persona molto precisa, ponderata e meticolosa, insomma un “moderato”. E da gente folle vengo additato come persona maniaca-ossessiva. Eh sì, la ponderatezza, la cura dei dettagli, l’accuratezza nel parlare, la diligenza con cui cerco sempre “maniacal-mente” di scrivere in perfetto italiano, non mettendo mai una virgola dopo un verbo e scrivendo po’ al posto di pò, mi ha reso vittima delle più grosse falsità sulla mia persona. E il mio stile di vita libero, emancipato dalla piccola borghesia caciarona e arrogante, si è attirato addosso le peggiori accuse.

Al che, se guardo desiderosamente una donna, chi mi vuole male va a dire in giro che ho voglie “malate”, che sono un “insano”. Sì, agghiaccianti fake news di un mondo che vuole vivere tranquillo nelle sue idiozie e ama compiacersi nel reiterarle alla faccia dei fessi che vi abboccano.

Dunque, no, io non mi stupisco oramai più di niente.

Un tempo, d’altra parte, chi sosteneva che non siamo soli nell’universo e affermava che esistono gli alieni, veniva “scomunicato” e spedito in manicomio. Oggi, invece, se dici che non ti piacciono gli “incontri ravvicinati”, vieni preso per un alienato.

Insomma, alle soglie del 2018, la gente pensa che, dopo questa vita, un uomo che sta in cielo, con la barba folta e canuta, ci giudicherà nel Giudizio Universale, e che le nostre imprese in questa terra risuoneranno per l’eternità.

Di mio, so che il caffè da me bevuto stamattina era freddino. E che a Bologna fa più freddo di ieri.

Insomma, ci siamo capiti…

 

di Stefano Falotico

La vita è un frigorifero, ed è giusto che si mantenga fredda


28 Nov

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In questi giorni, mia madre si lagna perché il frigorifero è rotto e le cibarie si riscaldano nel buco dell’ozono di un Sole invero pallido che, in quest’autunno d’ultime foglie, scivola dolcemente annoiato sul Pasto Nudo dell’umanità.

Sì, che dubbio amletico “rilevante” quello di mia madre. E per tutto il giorno è preoccupata se scegliere un Indesit o un No Frost. Ma non sa su quale frigo optare perché uno è più conveniente e capiente ma ha un colore che stona col resto degli elettrodomestici, mentre l’altro è meno spazioso ma s’intona di più con l’arredamento rustico della cucina. Sì, come diceva Kevin Costner de Gli intoccabili, c’è una parte di mondo che si preoccupa del colore della cucina, appunto.

Sì, le donne son sempre casalinghe anche quando svolgono lavori “emancipati” che le imp(r)egnano a far le insegnanti. Sì, mia madre insegnava e io ho sempre aspramente criticato questa professione. Metodica, noiosa, ove per tutto l’anno s’inculcano, in quei ragazzi così vitali, programmi “educativi” ammorbanti, (s)fatti d’induzioni da imparare a memoria, e li si redarguisce, li si depista dalle loro vere, spassionate, appassionatissime potenzialità, indirizzandoli a un buon senso “raddrizzante” che possa (de)formarli come uomini. Uomini che diverranno appunto burocratici (f)rizzanti e s’imborghesiranno dietro logiche convenzionali solo al tirar a campare, prosciugando quelli che erano i sogni per cui erano (in)nati. Hanno da cambiare i pannolini solo ai loro neonati…

Sì, ho visto le migliori menti della mia generazione scivolare nella demenza di massa. Una volta che acquisirono le “credenziali” per attestare una presunta superiorità intellettuale, si avvelenarono di conformismo tristemente adatt(at)o al mondo squallidamente odierno che tanto criticano e a cui, per codardia dell’animo, abdicano in favore di un qualunquistico, meschino e ruffiano quieto vivere.

Le donne, appunto, si dividono fra lavori “ambiziosi” e amanti dagli amplessi “rincuoranti”, figliando una generazione di gremlins che oggi vengono definiti nerd.

Sì, sono stanco del femminismo, credo che il cosiddetto diritto alla parità sessuale abbia reso gli uomini meno (d)ritti. Spenti dalle femminilità che educano al bon ton mieloso, al calore domestico, alla vita tranquilla a cui le donne hanno sempre anelato, e che ben poco appartiene al sesso forte. Che, col passare del tempo, pur di rimediare delle scopate, ha ceduto a queste lusinghe, in un’agghiacciante, preoccupante effeminatezza delle virilità che furono. Ribadisco, pur di rimorchiare e venire… incontro alle esigenze delle donne, da robusti donnaioli gli uomini son diventati delle donnette. Al che li vedi andare al cinema mano nella mano a godere dell’ultimo film di Kathryn Bigelow, una che, sì, un tempo tifava anche per noi maschietti e girava film adrenalinici machi, improntati sull’amicizia ribalda tra figli di puttana, e oggi, dopo aver vinto l’Oscar, gira con sguardo appunto da “donna con le palle” dei discreti film di denuncia come Detroit, film di “negri” inculati, film acclamatissimi da una Critica dominata dall’intellighenzia alla Angela Merkel, per un Cinema documentaristico “serio e onesto”, privo però di guizzi e slanci davvero poetici, privo di quel pathos emozionalmente tipico di noi uomini che, mi spiace dirlo, care donne, siam sempre stati più fantasiosamente lirici, fiammeggianti, deliranti, in una parola più cazzuti. Questi film saranno pure finemente girati, scrupolosamente orchestrati, ma mancano della sincerità mascolina di Quel pomeriggio di un giorno da cani, anche se in quel film Pacino rapinava la banca affinché il suo amante diventasse una donna. Ah ah. Pacino sbraitava e “latrava” ma la sua rabbia cagnesca (in)castrarono…

Sì, ho molto da ridire sulle donne. Molte donne mi dicono che sono abbastanza misogino. Io toglierei quest’abbastanza che parzialmente screma la mia totale misoginia. Sì, vedi queste donne di oggi… hanno un lavoro in banca, Dog Day Afternoon docet, e poi sono preoccupate che il figlio diventi un bravo “guaglione”, che diligentemente studi per prendersi la LAURA, come diceva Totò, che abbia molti amici da leccare in socialità false da bevute nei pub, che evolva sessualmente sano dalla sua pubescenza, e che s’interessi di “cultura” con puro spirito pratico. Insomma, il ritratto perfettino di sciocchini che diverranno osceni giornalisti…

Sì, un tempo i genitori volevano che i figli diventassero medici o avvocati. Oggi, invece vogliono che siano persone di “valore” in ambito giornalistico. Ma i figli, essendo questo sistema molto competitivo, non vanno mica in trincea in guerra a far i reportage, scrivono invece articoletti di gossip sull’eterna separazione fra Brad Pitt a cui è stato offerto il ruolo di capo della CIA in un film intitolato Spia il maschio geloso che ti sparerà dietro le s-palle, e la Jolie, a cui invece è stato proposto ancora il ruolo della moglie rediviva e cornificata nel Buon Pastore 2, film di De Niro in cui Damon “pasturerà” con donzelle meno femministe e più attratte dalla sua “pistola”.

Chi dice danno, dice donna. Un proverbio vero come il mio uccello di prima mattina che si “scrolla” di dosso… le vostre puttan(at)e.

Sì, per quanto tentai indefessamente, molto da fesso, di ficcar delle “fesse”, ah ah, non ne godetti molto e la mia vita non ne giovò. Le donne son sempre state attratte dall’irremovibilità del mio maschio romantico ma polemico, dal mio Homo Eroticus di sexy beast a cui non frega niente di trombarle. E si diedero da fare per “sbloccarmi”, per farmi capire che doveva piacermi… sì, vedrai… una volta “svezzato”, la vita ti sorriderà. Di mio, so che la vita è meglio col proprio coglione. Anche se ne ho due e spero di conservarli in “frigorifero” finché non troverò un porno su cui lasciarli “scaldare”.

Scusate, ma se le donne sono provocanti, perché io non posso provocarle?

In una società che te lo fa nero, piacciono i neri.

E lo sa la Bigelow, una che era sposata con James Cameron e adesso gira con quelli del Camerun!

Ah ah.

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di Stefano Falotico

Un moderno Pasolini contro chi scrisse un osceno articolo di Vanity Fair su Kevin Spacey


27 Nov

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Un mio amico, in questa mattina lunatica di tal lunedì 27 Novembre 2017, proprio quando apprendiamo che, dopo essere andata in “iato”, ah ah, la serie House of Cards sarà terminata, posta sul suo profilo Facebook le sue giustissime considerazioni in merito a un articolo di rara imbecillità apparso su Vanity Fair. Non sto a linkarlo perché è capace che poi lo cancelli(no).In cui l’autrice di tal obbrobrio fa un ambiguo parallelo fra i personaggi “cattivi” di Spacey e il caso di abusi sessuali che gli ha rovinato e macchiato indelebilmente la carriera.

Se vi ricordate, miei aficionado/i, in tempi non sospetti, dissi che qualcuno, in preda a quest’agghiacciante caccia alle streghe, specchio dei mortificanti tempi bui che stiamo, ahinoi, vivendo, si sarebbe divertito molto a “ironizzare” con cattiveria sui molti personaggi di Spacey, diciamo, non propriamente lindi. E citai i suoi personaggi più emblematici in tal senso, puntando gli occhi su The Life of David Gale e American Beauty.

Ecco, per dover di cronaca, la mia che è sana portavoce, vivaddio, della giustezza, copio-incollo alcune parole che tanto mi “stupefanno” e rabbrividir ancor più mi fanno, le rileggo con affanno perché fatico a comprendere la mente deviata che le ha partorite. Di tale “scrittrice” Vittoria B… cchio… sicuramente non parente di Marco omonimo, ah ah, regista de La visione del Sabba, uno che si è sempre battuto contro i moralismi più fetidi, si è da sempre schierato contro i luoghi comuni che insozzano e insudiciano le vite altrui, ha sempre battagliato per far rilucere la verità, libera da chiacchiere appunto gossipare e dalle superficialità più ignobili. E certamente avrebbe enormemente disprezzato questo articolo, gridando di tutto cuore amareggiato dinanzi a tal “illeggibile” bieco “giochetto” mostruoso.

 

The Life of David Galerivedere la scena clou senza farsi due domande è impossibile (Spacey, ubriaco a una festa, cede controvoglia alle avances della mantide, che lo bracca in bagno e lo comanda a bacchetta durante l’atto, dandogli istruzioni irripetibili in questa sede). E se non scopriamo mai perché la studentessa abbia deciso di sabotare il prof, a parte la voglia di vendicarsi per una bocciatura, l’elemento che fa quasi ridere è la rapidità con cui il poveretto ingiustamente crocifisso perde tutto – famiglia, cattedra, onore, incarichi futuri – come se la parola di una sola persona potesse bastare a mandare in lista nera per l’eternità un uomo stimato e influente. Ops.

 

Un breve estratto sintomatico dell’idiozia che lo sottende.

In poche parole, costei, insomma, sostiene che, se avessimo guardato attentamente i personaggi interpretati da Spacey, certamente, avremmo preso coscienza che ci trovavamo di fronte a qualcosa e qualcuno non “raccomandabile” che andava oltre la finzione. Inutile affermare che queste affermazioni sono, oltre che “scimunite”, irriguardose e nate da una donna sicuramente frustrata, affermazioni assai pericolose.

Sarebbe come dire che, se un giorno Stephen King dovesse “abusare” di qualcuno o della moglie, avremmo dovuto capire prima, leggendo le sue storie dell’orrore, che avevamo a che fare con un potenziale maniaco.

Il problema sta a monte! C’è da domandarsi in modo preoccupante perché siamo arrivati a questo e permettiamo a certa gente di poter scrivere liberamente tali schifezze.

Sì, siamo una società in cui la politica del politically correct ha mietuto vittime e combinato danni peggiori della Santa Inquisizione. Siamo invasi da “educatori” sociali, che puniscono i ragazzi, semmai, solo perché hanno appetiti sessuali troppo “vivaci” o si ribellano, come deve essere, a una società “adulta” che poi li “educa” a queste arbitrarie, “divertenti” manipolazioni della cultura, alla strumentalizzazione più abietta della verità. L’informazione mainstream distorce le notizie, fa passare per malato di mente anche chi solo ha rubato una confezione di marmellata, e si affoga nelle più sciocche insensatezze, assurdità, piovono e “vertono” capi d’accusa spettrali ove tutti cercano il capro espiatorio ai propri mali quotidiani, e allora ecco che ci s’accanisce con sadismo glaciale e aberrante sul “mostro” designato per puro diletto terrificante, per “insaporir” malignamente la noia e darle orrido gusto. Fioccano i giornaletti “scandalistici” e “maliziosi”, divorati dalle donnette dalle parrucchiere, ai giovani si urla solo di crescere!, quando le prospettive del “panorama” contemporaneo sono asfittiche e di siffatte porcherie, un mondo in cui siamo “evoluti” di smartphone ma ancora barbarico nei plebiscitari pregiudizi, un mondo fascista, giustizialista, ove le persone appunto “eleggono” il “pazzo” di turno per dargli addosso nello scagliar pietre che invero sono lincianti solo la povertà morale della lor stessa “cresciuta” e bugiarda società, di una società che avanza nel qualunquismo becero, che vive di pettegolezzi, d’invidie e sfottò, di burle e bullismi in ogni fascia sociale.

Allorché, il giovane litiga coi genitori che lo vorrebbero vedere “sistemato” e gli stessi genitori urlano all’impazzata dalla mattina alla sera, con la madre che fa sì che la maionese non impazzisca, perché spreca troppo tempo a coccolare il suo gatto. Il padre è angosciato solo dal passo “falso” della Roma, che quest’anno non potrà “ambire” allo Scudetto. La vicina porcella, sbattuta contro le piastrelle di porcellana, si fa appunto l’idraulico “martellante” mentre il marito operaio vien operato “chirurgicamente” dall’avvocato che lo sventra a base di parcelle che svenerebbero anche la più “emancipata” prostituta “brillante”.

I laureati in Economia & Commercio spendono e spandono, facendo poi gli economisti contro gli operatori ecologici, spazzandoli via con licenziamenti che li lasciano sul lastrico.

Un’altra persona finisce in rehab perché non ha saputo “abilitarsi” alla frenesia capitalistica imposta dal “modello” berlusconiano, un pittore invece viene reputato matto perché non ha un lavoro “normale” e i suoi quadri geniali vengono presi soltanto per creazioni di un “astrattista” dei suoi deliri, un “diversamente abile”. Un altro va a vedere un film di Solondz perché sa che la sua vita è una merda ma ha bisogno di un cineasta da idolatrare, in cui riconoscere la propria da sempre usurpata “dignità”. Un’altra deficiente, invece, è stata mollata dal suo ragazzo, un nerboruto buttafuori che amava troppo gli altri “fori” mentre lei voleva solo più fiori, allorché parte in vacanza “premio” per un’Isola dei Famosi.

 

di Stefano Falotico

A Salvatores e Tornatore, ho sempre preferito il mio aviatore


26 Nov

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Ora, ieri chissà perché la mia mente pindarica è andata a parare su Gabriele Salvatores, colui che fu insignito dell’Oscar per Mediterraneo, premiato da Sylvester Stallone che all’epoca soffriva davvero di pessima pronuncia e aveva il labbro più storto delle storture che girava. Film che torturavano la nostra pazienza grazie alla sua adrenalinica possanza tamarra. Sì, a quei tempi lo Stallone era reduce da troppe scopate con Brigitte Nielsen, detta la stallona. E la sua carriera era nella stalla. Eppur, in questa notte delle stelle, premiò il nostro filmetto. Sì, perché tale è. Un ritratto alquanto patetico e miserello di vitelloni “agguerriti” a farsi la bella del villaggio, persi fra Vanna Barba e il barbone di Abatantuono. Come ha fatto questo film a vincere? Caciarone, simpatico e “sensibile” ma abbastanza stereotipato, ma si sa lo stereotipo dell’italiano sfaticato, attratto solo da “quella”, che suona il mandolino e gioca a carte ha sempre affascinato gli americani, che vivono appunto di stereotipie ai nostri danni. E ci prendono per un popolo d’ingenui sognatori, dunque premiarono anche Nuovo Cinema Paradiso, firmato da quello che si è sempre creduto un erede di Sergio Leone per le sue elegie iper-romantiche e poi ha girato un Amarcord dei poveri con quella cagata di Baarìa. E dire che aveva ereditato anche il progetto mai realizzato proprio di Leone, quel Leningrad che fortunatamente è saltato, parlo della versione di Giuseppe.

Sì, il nostro Cinema profetizzava la piccolezza che oggi possiamo “ammirare” in otium contemplativo su Facebook, ove epicurei uomini scalcagnati espongono la loro medietà, scrivendo però che sono laureati alla Bocconi, e in cui le donne si appellano agli sguardi voraci dei voyeur di turno, “attizzandoli” con foto scosciate in cui (t)ergono il vinello su tacchi a spillo dell’ammiccare, anche falsamente amicare, di spallucce. Un’esibizione del narcisismo di massa, un vomito escrementizio di frustrazioni “abbellite” da post buonisti che predicano il volemose bene, mentre la barca va e si lasciano andare. E la nave va.

In quest’otto e mezzo di falsi ricordi, di foto dell’infanzia, di sogni fustigati, di donne procaci e voluttuose, di uomini che si credono grandi artisti, di velleità di una dolce vita invero amarissima, emerge il sottoscritto, un Falotico raro a trovarsi, infatti è una rarità persino per sé stesso. Egli vive sott’acqua, nutrendosi di fauna… intestinale nei silenzi abissali della sua oceanica fantasia, ove volteggia come un gabbiano che nessun ingabbia e che mai verrà gabbato. Ah, c’è anche chi mette le canzoni di quell’altro idiota del Gabbani. E chi mostra i suoi vestiti di Dolce e Gabbana.

 

Sono un grande bugiardo ma la gente (non) mi ama per questo.

La grande bellezza!

 

Vorrei concludere con questa stronzata, forse non ho neppure visto il film di Fellini ma di sicuro non ho mai guardato il programma con Lilli Gruber…

Comunque sia, uomini che sapete come va il mondo, datemi retta, mangiatevi un bel piatto di tortellini alla panna e sappiate che le crescentine abbisognano del prosciutto. Nudo e crudo.

Ah ah.

 

Domani è lunedì. Cioè il giorno della Luna.

Di mio, preferisco il giorno della lupa, mie volpi. Sinceramente, domani è sempre domani.

Ah ah.

Non lo dite in giro, Tornatore secondo me ha una gran faccia da culo.

 

di Stefano Falotico

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Martin Scorsese pensieroso passeggia, Woody Allen d’autunno non cazzeggia, Jim Carrey non è depresso, Uma Thurman è ipocrita e io son sempre più una ciambella non “venuta”… col buco


26 Nov

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Sì, cogliamo questo foto di Rodrigo Prieto dal dietro le quinte di The Irishman, lui, direttore della fotografia che ha immortalato Martin mentre, avvolto dai suoi pensieri mutevolissimi, laconico si stinge nella malinconia dei suoi dubbi. Angosciato da come girerà la prossima scena o forse con la mente acquietata dopo tanta fatica a meditare quale cena gli hanno preparato per la pausa serale in cui lautamente immergersi in cibarie piccantine come le battute più caustiche di Allen, che sempre a New York allestisce la sua prossima pellicola, gironzolando placidamente nella dolce chete nevrotica dei suoi umori baldanzosi e poi di tristezza smaniosi, uomo che ottantenne è ancor fresco come una rosa mentre le foglie caduche dagli alberi di viali crepuscolari si posano leggiadre sul manto asfaltato delle sue infinite strade mentali.
Jim Carrey, nel frattempo, dichiara che è uscito dalla depressione, in tal tunnel precipitò e precipitevolissimevolmente cadde… preda di angustianti pensieri autodistruttivi, soffocato da umori castranti perfino la sua genialità comica, resasi schiava delle più astruse mortificazioni del sé. Peraltro, ultimante è stato anche indagato ma ne uscì pulito, sebbene con la testa ancor confusa. Paragona la salvezza spirituale dell’animo restaurato al Graal e gli consigliamo La leggenda del re pescatore, anche se credo l’abbia visto. In quel Gilliam, Williams si salvava grazie alla follia savissima del calice di Cristo dell’ultima cena, conciliandosi con la vita, pur rimanendo matto e immutabilmente danneggiato.

Invece, la Thurman, che a Weinstein dovrebbe far un monumento, augura ipocritamente la morte a colui che l’aiutò parecchio nella carriera e spera che il signor Weinstein venga asfissiato dalla solitudine in cui marcire nei più atroci sensi di colpa, in una brutale esternazione vendicativa ancor più “tagliente” delle lame della sposa di Kill Bill. Ho detto tutto… prima il mentore la fece… Uma, poi Uma volle veder morir lentamente il suo “creatore”. Mah, roba da rimanere piuttosto sconcertati.

E, in questo sconcerto disumano in cui i fessi vanno ai più osceni concerti, vivandando il fancazzista prendere la vita come un ritornello sciocco, ieri sera su Facebook si discusse del lavoro, in uno scambio di opinioni costruttivo eppur alla fin fine sterile.

Sì, tante belle parole ma i giovani sono divisi fra desideri volgarmente ambiziosi, voglie persino insane di libertà, adesione al dovere, inadempienza alla loro creatività.

Siamo il lavoro che facciamo, sosteneva il mago Boyle in Taxi Driver ma Travis replicava con indubbia sfacciataggine amletica, beffandosi di tale affermazione discutibile.

La questione lavorativa ha sempre ossessionato l’uomo. C’è chi, con l’avvento della robotizzazione, è convinto che l’uomo non lavorerà più e verrà sostituito dalle macchine. Sì, e chi ci darà i film splendidamente umani(stici) di Allen e Scorsese?

C’è chi ritiene il lavoro davvero qualcosa che possa nobilitare l’uomo, nell’emanciparlo dalla vuotezza di giorni monotoni e indirizzandolo alla sana disciplina del forgiarsi nell’elevazione di sé, per una civiltà basata su idee migliori, proiettate al progresso, al futuro più solidale ma forse ugualmente non solido.

E io sto solo, arrangiandomi nell’arrabattare qualcosa che mi renda degno di non venir sdegnato, ho ritegno e penso che la vita non sia solo squallido prostituirsi al primo lavoro che ti offrono. Sì, questo ritengo e ben mi mantengo, anche se spesso mi faccio mantenere. L’importante è tenere duro, alle donne non piace tenero… ah ah, mentre gli stolti si affannano a trovar ragioni di vivere, io faccio della mia apparente stolidità motivo di elastica ubiquità e mi colloco nel mondo senza uffici di collocamento. C’è chi lavora per far soldi e poter acquisire quelle “credenziali” economiche per “soddisfare” le donne. Sì, alle donne non piace ladro e neppure laido, alle donne piace semmai “lardo” con la panza piena… ah ah.

Rifletto sullo sfacelo odierno e di come molti disoccupati si buttino giù dal grattacielo. Alcuni sono barboni per scelta, altri barbuti perché non hanno i soldi per dare un “taglio” al loro essere barbosi. Tagli agli stipendi, Berlusconi si ricandida “candidamente” e, in mezzo a grillini che non sanno usare i congiuntivi, al suo “eletto” popolo di elettori si presenta smacchiato da ogni accusa, continuando a farsele in tanti letti. Se diletta voi, donne a lui asserventi e anche di troppi “assorbenti”, beate siate, belate, ma lasciatemi con la bellezza dei ca… i miei.

Stamattina al bar, mangiai una ciambella, mie belle.

E ora vi pongo una domanda, uomini? Preferite i tagli di Lucio Fontana, pittore e scultore padre dello spazialismo, o vorreste “spaziare”, anche “spazzolare”, di buchi nella scultorea Federica Fontana?

Su questo dubbio, oserei dire, esistenzialista, forse anche non moralista, vi lascio masturbar il cervello e non solo quello. Ah ah.

Insomma, amate la vostra vita e rendetela… f… ica. Ah ah.

Sì, piove, “piove” sul bagnato se siete omosessuali, e piove sulla bagnata se siete etero. L’importante è che sia… “fontana”… ah ah.

Eh sì, nessun mi batte, son un battutista ma cammino in ciabatte. Che battuta, quante battone ci stan in giro, ma me ne sbatto.

Brillante! Ah ah

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di Stefano Falotico

Nella vita ci sono i radical chic ma anche gli sciocchi radicali


24 Nov

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Oggi, tutti detestano i radical chic. Ma Wikipedia insegna bene cosa in effetti siano.

Radical chic è un’espressione idiomatica mutuata dall’inglese per definire gli appartenenti alla borghesia che per vari motivi (seguire la moda, esibizionismo o per inconfessati interessi personali) ostentano idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza. Per estensione, la definizione di radical chic comprende anche uno stile di vita e un modo di vestirsi e comportarsi.

Un atteggiamento frequente è l’ostentato disprezzo del denaro, o il non volersene occupare in prima persona quasi fosse tabù, quando in realtà si sfoggia uno stile di vita che indica un’abbondante disponibilità finanziaria o improntato al procacciamento dello stesso con attività che, qualora osservate in altri, un radical chic non esiterebbe a definire in modo sprezzante, come volgarmente lucrative.

Inoltre tale atteggiamento sovente si identifica con una certa convinzione di superiorità culturale, nonché con l’ostinata esibizione di tale cultura “alta”, o la curata trasandatezza nel vestire e, talora, con la ricercatezza nell’ambito di scelte gastronomiche e turistiche; considerando, insomma, come segno distintivo l’imitazione superficiale di atteggiamenti che furono propri di certi artisti controcorrente e che, ridotti a mera apparenza, perdono qualsiasi sostanza denotando l’etichetta snobistica.

Insomma, i radical chic sono quelli che esaltano, che ne so, un film di Baumbach e ascoltano Bach ma poi si scopre che amano anche Battiato e disprezzano Battisti, che dicono agli altri di non far gli urlatori e odiano i bau bau della volgarità di massa, celandosi dietro apparenze fintissime da intellettuali “saputelli” che poi si scopre sono soltanto dei superficialoni di risma zoticona, persone molto giudicanti, borghesi nel senso peggiore e spregiativo del termine, che si mascherando dietro pose bohémien per tirarsela da artisti quando invero sono tutt’al più mediocri servitori, pedanti e noiosi, di una cultura che vera cultura non è, improntata al continuo sfoggio delle loro sopravvalutate e millantate qualità, incapaci di loro di creare davvero, vogliono distinguersi ma in fondo non si elevano dalla pusillanimità dei più scontati luoghi comuni, sono parassitari e vivono di ciò che arbitrariamente considerano personalmente, soggettivissimamente bello, secondo schemi mentali “affinati” da anni di distorta erudizione, persone “acculturate” ma invero non colte, che coltivano interessi che credono alti quando in realtà sono più banali di quel che, di primo acchito, si possa credere.

Insomma, l’orribile intellighenzia di oggi. Pervasa da cervellotiche sciocchezze e incapace di confrontarsi con i veri e puri, questi sì, stimolanti elementi del reale, che è mutevole, vario e variabile. Persone molto squallidamente volubili, umorali dei loro solipsismi.

E De Niro è un radical chic? Sì, veste trasandato quando invero è ricco come pochi, e fa il radicale contro Trump perché fa “bella” sinistra dire così.

Ma è anche De Niro. Abbiate rispetto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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