Essere antipatici è sempre meglio che essere dei patetici simpaticoni

05 Dec

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Ho constatato nella mia vita da peccatore, essendo un orgoglioso peccatore che tanto peccò e in futuro, vivaddio, peccherà ancora, poiché uomo che non si attiene ai bigotti precetti della società piccolo-borghese, e dunque inevitabilmente “sbanda”, sbava di eccessi, o di quelli che agli occhi della gente mediocre vengono erroneamente considerati “difetti”, ecco, ho appurato che, maggiormente m’elevai e continuo a elevarmi dal porcile di massa, parimenti vengo sempre più emarginato.

Perché indubbiamente la gente mi preferiva prima, quando ero ingenuamente “innocuo” e simpatico e non m’addentravo in discorsi che inesorabilmente vanno, giustamente, a boicottare, criticare, smuovere le certezze consolidate. Più sono polemico, e il mio polemizzare nasce dall’esperire il vero e saper(mi) più discernere, più le persone non mi sopportano e, in preda al folle ingiuriarmi dissennato, anelano a voler rovinare i miei attimi di felicità che, mi spiace per costoro, sono contemplativamente gustosi, poiché di ogni istante vitale, perciò fatale, fondo la mia anima e gioiosamente ne sprofondo. Maggiore è il mio grado cognitivo e maggiore è il mio distinguermi, maggiore è la malvagità altrui che insiste voracemente a volermi “mangiare”. Io, lo ribadisco con fervida autorevolezza del mio disprezzarli con “decoro” fuori dal coro ma sempre aderente splendidamente al mio core, mai mi atterrò ad atterrirmi e ad atterrare nella “normalità” di tutti i giorni. Normalità per me fa rima con prevedibilità, con meccanicità, con l’abominio della piccola borghesia sempre lagnosa, indaffarata, ciarliera, pettegola e che miseramente “tira”… a campare. Così, li vedi anchilosarsi in lavori che ripudiano ma che mantengono pur di “sopravvivere”, per andare avanti. Avanti… avanti di che? Se poi rimangono persone povere moralmente, che non sanno amare la bellezza e per di più la denigrano, e diventano orridamente degli “esteti” rivoltanti di un senso del bello distorto e volgarmente mercantile?

Ho letto da qualche parte che solo la classe media continua ad andare al cinema. La classe alta oramai i film li scarica o li guarda su Netflix. È aberrante tutto ciò? No, affatto, è la verità, nel bene e nel male. Personalmente, sono stufo di condividermi, ah ah, nelle multisale affollate piene zeppe di cafoni che, coi loro commenti inopportuni, col loro vociare indigesto fan a lotta a chi deglutisce più popcorn.

Quindi, sì, il mio “alienarmi” nel fruire dell’Arte in santa pace, nel calore “triste” della mia intimità domestica, mi dona estrema lietezza e letizia.

Oh, infervoratevi pure. Io la penso così e nelle socialità “tradizionali” non voglio penarmi.

Ma invero io vi dico che mentii, essendo uomo che, in quanto esperto, participio passato del mio esperire e davvero poco sperare, devo essere obiettivo e i luoghi comuni… speronare. Al cinema vanno i giovani, vorrei vedere che non ci andassero ma vi vanno molto meno rispetto a prima, perché i soldi scarseggiano e bisogna fare economia, ringraziando lo streaming. Con buona pace degli esercenti e di chi non appartiene a questo danaroso esercito. I 50-sessantenni vanno spesso ai ristoranti, ove “volano” 70-ottanta Euro per un pasto a base di asparagi marci e frutta secca, mentre i giovani son a secco anche di digestivo. Nelle “macerie” dei loro mal di pancia.

Insomma, i giovani sono sempre stati antipatici perché, volenti o nolenti, controcorrente vanno non tanto per il piacere di fare gli iconoclasti quanto perché anticonformisti lo diventano per (im)pure esigenze di “pirateria”. Date loro una prateria! E in questo fruire io fruscio nel dolce fluire, in quanto fui e non so se sarò ancor “fuori”. Sì, se stai sempre in casa, poi non ci stai “dentro”, se stai troppo fuori, ti mettono dentro. Ah ah. Comunque sia, non se ne esce. Lasciate che i liberi uccelli (cr)escano… ah ah.

Su questa mia frase “simpatica” ma ermetica, ribadisco che l’antipatia è alla base della creatività, ché sia disperata, fantomatica, anche falotica. Adesso vado a mangiare un’arancia, spero non meccanica…

Nota conclusiva in seguito a una notte che scop(pi)ò via, lasciando solo/a la mia “briciola”: una donna venne a me e si denudò totalmente, e mi disse perentoriamente che voleva scopare. Le diedi una scopa e lasciai che pulisse, dicendole che non doveva rompere i coglioni.

 

di Stefano Falotico

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