Hikikomori, gli autoreclusi sono un fenomeno in espansione anche da noi

26 Feb

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Da Wikipedia:

Hikikomori (引きこもり o 引き籠もり letteralmente “stare in disparte, isolarsi”, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi”) è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura.

 

Non c’è da stupirsi se anche in Italia questo “fenomeno”, anzi, questa generazione di “fenomeni” si st(i)a espandendo a macchia d’olio. Sempre più giovani, e non solo minorenni, e lì la scelta sarebbe più comprensibile perché rapportabile all’adolescenza, periodo difficilissimo e problematico per eccellenza, si stanno allontanando dal mondo di tutti i giorni, e si rifugiano in casa, passando tutte le loro giornate in rete e sovvertendo i “normali” cicli vitali, scambiando la notte per il dì e vivendo al di fuori delle regole sociali. Insomma, si creano, come si suol dire, il loro mondo.

E in merito avrei da raccontarvene donde. E anche di “onte” e calunnie…

Quello che stupisce di questi ragazzi è che, a differenza di quello che si possa credere, sono molto più “collegati”, interconnessi con la vita di quanto invece lo siano, spesso, i cosiddetti adulti, troppo indaffarati e “impicciati”, come dicono loro, con quotidianità squallide, fatte di un lavoretto tristissimo per tirare a campare, mogli che tradiscono con le puttane sui viali, e figli da “educare” a base di calci in culo, disfunzionali istruzioni per l’uso ed etiche alquanto distorte su cosa sia l’esistenza. Poi, non “sbigottiamoci” se i giovani, appunto, decidono di far la fine di Napoleone a Sant’Elena ancor prima di aver “governato” anche solo la paghetta settimanale.

Sì, in Italia il fenomeno è in aumento. Tutto ciò è allarmante? Potrebbe essere, ma anche no.

L’altra sera, volevo amabilmente conversare con una bella guagliona, al che, dopo un lungo corteggiamento degno del Casanova più sfrontato ma, appunto, ottimamente educato, azzardai nel chiederle se voleva incontrarmi. Lei, di tutto piglio, mi rispose che, sì, era sabato sera, ma sarebbe rimasta in casa a rivedere le repliche di Hazzard, e poi voleva giocare alla Playstation. Sì, ma non stiamo parlando di una ragazzina, bensì di una procace donna fatta in tutto e per tutto, di gambe parecchio “spronanti all’azione”, molto colta, peraltro, assolutamente piacente e affascinante.

Poi, telefonai a un mio amico chiedendogli se voleva andare al cinema a vedere l’ultima interpretazione di Day-Lewis, ma mi rispose che doveva vedere Mute su Netflix. E ammutolì ogni mia fantasia amicale, rendendomi un blade runner delle nostre solitudini incomprese, forse anche in compresse. Sì, perché la società induce a deprimersi, al che gli psicologi impazzano, facendo ancor più impazzire, essendo strizzacervelli e “cagacazzi”, i ragazzi (in)sensibili, e sedandoli “sensibilmente”, intontendo le loro vivacità troppo “pronunciate”, e il panorama offerto alle nuove generazioni è desolante. Per quanto tempo potremo sopportare un mondo in cui la maggiore notizia del giorno è se Gigi Buffon giocherà ancora delle partite in nazionale, se una coppia di Uomini & Donne ha inscenato un finto amore sulla melodia de Il Volo, per quanto tempo potremo ascoltare il festival della canzone italiana e non vomitare di disgusto?

Al che, le opzioni per i giovani non sono molte. La scuola è piena di bulletti stronzissimi, di bimbette che deridono la loro “acerba” sessualità, e li prendono per il culo per le loro umanissime imbranataggini. Nei bar ci sono i vecchietti che giocano a carte e ogni due minuti vanno a fare un po’ di “acqua” nella toilette, e poi hanno lo sturbo se entra un’impiegata in calze a rete, “sollecitando” erezioni faticose ma ancor “virilmente” arzille. Poi urlano ai ragazzi “senz’arte né parte” di andar a lavorare, quando il loro lavoro era mietere il grano e aspettare il gallo alle sei di mattina, con la moglie che ancor ronfava nel letto, letto sudicio e porco in cui la sera prima ci avevano “dato” fra scoregge, orgasmi con le mani ancor zozze dell’olio dell’insalata e una gallina che entrava nella loro camera, “sbirciando” la copulazione saporita come un brodino di cappone. E nacquero dunque figli che dovevano “laurearsi” per non farli accapponare nel disonore…

Accendi la tv e c’è Barbara D’Urso che, dopo esser stata molto “gentile” con Berlusconi, cioè dopo che da Silvio si fece sfondare, sfondò, e ospita in studio Gentiloni in mezzo ai suoi drammoni e finti lacrimoni. Anche tette rifattissime.

Mentre la Gruber è da museo delle cere, i 5 Stelle promettono sussidi ma non hanno mai aperto uno scolastico sussidiario.

Come la vedi?

E perché questi ragazzi “senz’anima” amano le anime, nel senso di cartoni giapponesi?

Facciamo cin cin!

DONNIE BRASCO, Al Pacino, 1997, © TriStar

DONNIE BRASCO, Al Pacino, 1997, © TriStar

 

 

di Stefano Falotico

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