Archive for April, 2018

Il Ras del quartiere, fra bullismi e donne ignobili, io navigo sott’acqua da anfibio che si tira su la lampo


30 Apr

Abatantuono ras quartiere

A me affiliatevi ma, donne, con me non figliate. Io non figlierò mai e poi mai. Ho già troppo da badare al pupo che sono per occuparmi di bebè. E poi da solo, senza obblighi genitoriali, posso mangiarmi tranquillamente il babà.

Sì, sono un ras, un uomo dotato di una personalità talmente sfacciata e così prominente, spiccante e i miei mille umori spaccante, da permettermi di nobilitarmi da solo, anche se nobile sono soltanto nell’anima. Non discendo da alcuna dinastia ricca o possidente, anche se mio nonno aveva un bell’allevamento di polli che poi faceva arrosto. Sì, li sgozzava quando diventavano pasciuti e poi si gustava le loro cosciotte come un antico romano nel suo banchetto fastosamente allestito. Insomma, mio nonno non viveva in una reggia ma in una specie di cantina adibita a uso domestico. Ma comunque non si faceva calpestare da nessuno. Se qualche uomo potente lo ricattava, lui gli rideva in faccia, dicendogli bellamente che solo le galline spennacchiate sarebbero andate a letto con lui. Si beccava un pugno ma lui sferrava un calcio nelle palle, piazzato con “oculatezza”. Ove sapeva che avrebbe rotto il cazzo. Sì, mio nonno non ha mai voluto prendere ordini da nessuno. Infatti, era molto rispettato per la sua screanzata visione del mondo. Campava di pollame e uova al tegamino. E qualche volta, allo scender della Luna, solfeggiava di culo, aromatizzando le zoccole… che giravano attorno alla sua casa per vivacizzare un po’ la triste, monotona atmosfera. Ah, tope belle grosse, cazzo, roba che le pornostar americane avrebbero fatto carte false per quei marciapiedi lerci ma nobilitati dalla presenza “scenica” di mio nonno. Sì, sarebbero andate a nozze, come si suol dire, e finalmente avrebbero trovato un uomo che le avrebbe fatte davvero godere, mostrando loro la povertà economica, e dunque arricchendole dentro. Perché mio nonno era esperto di tramonti, mica di squallide monte. Sì, non ha mai scritto una poesia in vita sua, ma il suo sguardo vissuto la diceva lunga… e le donne avrebbero peso dalle sue labbra. Sì, peso, participio passato di pendere.

Mio nonno non era nobile, almeno esteriormente, ma non era neanche nubile, per il semplice fatto che io esisto. Che poi esista spesso in un mondo lontano dai bullismi e dalle porcate, fa parte delle mie sane dissociazioni da una realtà stupidamente troia.

Ecco, è proprio sulle troie che vorrei, amici carissimi, soffermarmi con “gusto”. Ero su Instagram a cazzeggiare, al che adocchio una buona pollastrella, e comincio a mettere mi piace alle sue foto. Foto di caviglie poderose su tacchi a spillo che neanche le fenicottere, sì, fenicottere, femminile di fenicottero, dell’Australia…

Al che questa qui, senza che abbia detto una sola parola, se non un timidissimo… buona, sì, sei buona, forse cucinabile, ah ah, si è resa privata. Impedendomi l’accesso a tutto. E quando dico tutto intendo anche al rifarmi gli occhi. Sì, le donne sono così, prima vanno dalla parrucchiera per acconciarsi da strafighe, poi scelgono la minigonna più corta per “allungarli” e, se uno si azzarda a dire la verità, ci restano male. Sì, una psicologia strana quella femminile. Prima la danno a vedere per essere leccate e poi si stupiscono se non hai peli sulla lingua. Ah, per forza, virtualmente non si possono avere molti peli. Mah, dico io…

Ma torniamo al ras: in Etiopia, titolo che era attribuito ai più alti dignitari del paese, aventi signoria e giurisdizione su singole province.

Ma tale termine viene usato anche in maniera spregiativa e canzonatoria: persona che esercita dispoticamente la sua autorità in un certo ambiente.

Sì, oggi pomeriggio sono uscito e ho incrociato un mio vecchio amico delle medie, il gemello Longo. Ma dalla fretta non ho capito se era il gemello intelligente o quello scemo. Fatto sta che, all’epoca, entrambi questi gemelli mi portavano enorme rispetto. Sì, uno dei due, non ricordo quale, era il mio compagno di banco. Gli piaceva disegnare ed era un tifoso rossonero. Dipinse un centravanti immaginario. L’allenatore del Milan a quei tempi era Capello. Al che io, dopo che la professoressa lo sgridò, gli suggerii d’inserire una vignetta con scritto… oggi, ho un diavolo per capello.

Lui rise fino a fine lezione. E da allora, pur sapendo che non sono mai diventato né mai diverrò Presidente del Consiglio, mi saluta, togliendosi il cappello.

Sì, avrei da raccontarvene, ma si è fatto tardi e devo andare a pisciare, prima di dormire. Ché domani sarà un’altra giornata di stronzate. Quindi, il riposino per il mio uccellino è quello che ci vuole…

 

 

di Stefano FaloticoArquette Fuori orario

Non tutti possono amare i film di Bertolucci: rivelazioni scabrose di un uomo che conosce il pudore


30 Apr

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Sì, Bertolucci si è scagliato contro l’ipocrita moralistone Ridley Scott, per aver scempiato la carriera di Kevin Spacey. Spacey, come tutti sanno, lo scorso Ottobre ha potuto dire addio alla sua carriera di attore perché accusato di molestie sessuali e dunque è stato “evirato” da Tutti i soldi del mondo. Spacey, sebbene abbia tentato in forme lecite e illecite di nascondere la sua congenita, non so se “genitale”, attrazione per i maschietti, alla fine è stato deflorato nella verità. E ha dovuto confessare, facendo outing forzato e violentemente obbligato. Ma non si recriminò sulla sua omosessualità, altrimenti i movimenti gay pride avrebbero fallito, bensì sul fallo, no scusate, fatto che il suo “vizietto” di andare con dei ragazzini non fosse moralmente accettabile. Qui, mi trovate d’accordo, suoi fervidi denigratori, perché per nessuna ragione né erogena regione al mondo bisogna attentare alle fresche verginità dei ribaldi giovincelli, se proprio siete “froci” datevi a un concetto di “amicizia” più “maturo”. E lasciate stare i minorenni!

Ebbene, Bertolucci, specialista di “scandali”, che fra poco tornerà in sala con Ultimo tango a Parigi, è esperto di donne “burrose”, ah ah, alla Maria Schneider, e da sempre è predicatore assiduo del sesso libero e selvaggio, vivaddio umanissimo, lontano dai rigorismi bacchettoni dell’Italia casa e chiesa e poi porcellona quando si spaccia, falsamente empia, per “corretta”. Bertolucci provocò con gusto e classe, a incarnazione di un Marlon Brando “maledetto” che aveva capito che, dopo una vita di sacrifici, patimenti e auto-inganni castratori, doveva darsi alle gioie disinibite di un accoppiamento sto(r)ico.

Sì, Bertolucci, un uomo vero, un dreamer, un fomentatore di pura libertà, non un sobillatore come quell’osceno Larry Clark.

E dunque ha tenuto le parti di Kevin Spacey, aggiungendo che, dopo la porcata che Hollywood gli ha perpetrato, gli piacerebbe fare un film con lui. Sì, Io ballo da solo, biopic sulla vita adesso castigata del povero Kevin, che beve vino del Chianti ed è tutto un pianto, nel sognare le colline toscane, remoto dai soliti sospetti degli “integralisti”, dei chiacchieroni, piccini puritani pusillanimi. Sì, lì incontrerà un morente Jeremy Irons, e Irons gli farà capire ancor di più l’ingiustizia che ha subito. E assieme si leccheranno a vicenda, riguardando le loro performance titaniche. Spacey si complimenterà con Irons per il suo oscarizzato Mistero Von Bulow, mentre Jeremy gli stringerà la mano nel plaudere ad American Beauty.

Io, amici carissimi e anche nemici ostinati, sono un uomo che si fa i cazzi suoi. Oggi, ad esempio volevo comprare il Blu-ray di Open Range del Costner, perché lontano dai pecoroni, miei mandriani, sono un sognatore di praterie sconfinate, un uomo western che va dalla sua Annette Bening e le fa vedere le stelle anche nella stalla, da stallone che conosce il suo romanticismo da stella di Lattea, no, latta. E ad Annette si “allatta”, succhiando con grazia, perché lei lo medica e gli toglie la garza di una vita infetta, regalandogli tutto l’amore che oramai Warren Beatty, decrepito, non può darle manco a spingerlo di botte nel sederino. E, ciucciando, Annette mi consiglierà di vedere La tragedia di un uomo ridicolo e io invece le farò comprendere che sono come tè nel deserto, di grande Cinema dissero e di brio e brividini disseto la sua aridità sessuale da ultimo imperatore del mio amante da Novecento e una notte. Si dice mille e una notte? Io tolgo un cento in più che non sta a dire un cazzo e le regalerei, “regale”, mille Euro se le avessi. Ma scopro… che tutte vorrei scoprire eppur non essendo mai stato un conformista non ho molti soldi, e dunque neanche tanti “soli”. No, non mi sono mai adattato al porcile di massa e allora vado su Instagram, vedo una di cosce planetarie che si chiama Azzurra e le scrivo…

nel blu dipinto di blu, Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me… e allora quasi quasi perdo ancora il treno e “vengo”, vengo in te… spero che sia abbastanza lungo per una come te ma, se mi rifiuterai, al solito mi darò al faidate.

Sì, Azzurra, le tue forme toniche danno “lustro” alla mia giornata poco illustre, e “risplendo” spappolato nel gioir delle tue immagini di culo palestrato. Ah son un pollo arrosto ma te lo metterei in forno… a mille strati.

Domani è un altro giorno… per te un’altra notte da mignotta. Ma così va la vita. Almeno io dico la verità, mica come i gagà che fan i galantuomini e son poi dei figli di puttana.

Chi ha orecchie per intendere intenda, chi ha delle buone orecchiette al sugo le magni, chi è un invidioso ricchione si astenga a prendere oltremodo per il culo, chi ama farlo dietro le tendine ha qualcosa forse da nascondere.

E che la Madonna, sperando non sia la Ciccone, ché vuole solo carne “ballerina” per ringalluzzire la sua milf “peperona”, vi accompagni.

Siate uomini pimpanti… e ricordate: ogni vacca vuole il suo bestione di sudato testosterone, ogni cowgirl vuole l’andamento lento come una ballata romantica che soffice e permeante ti entra deliziosamente dentro. E via da me i bovari!

Siate uomini di poche parole che sanno quando andare dritti al sodo…

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di Stefano Falotico

If It Makes You Happy, l’estetica berlusconiana ha devastato anche il Cinema


28 Apr

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Eh sì, dobbiamo a Berlusconi un’intera generazione, anzi, due generazioni, forse anche tre di spettatori analfabeti a livello cinematografico. Con l’invasione delle sue televisioni e con la bieca scusante che non erano a pagamento ma campavano sull’insistita, aberrante, invadente pubblicità dei più squallidi prodotti commerciali, che andavano dai pannolini agli assorbenti sin ad arrivare ai clisteri e allo shampoo al balsamo contro le triple punte, a interruzione delle scene “cliffhanger”, tanto per spezzare tragicamente la tensione, “ammorbidendoci” nel consumismo più volgare, Berlusconi sin da subito ci ha ammorbato e, cronenberghianamente, ci ha avvelenato nel suo osceno Videodrome, rendendoci cervelli animalizzati nella carne del suo terrificante circo e zoo degli orrori.

Una tv dolcificante, sì, a base di saccarosio carnale, trasmessa dall’etere alle coscienze più deboli che, come sotto l’effetto di un’ipnosi mortificante e alienante, distorsiva e pericolosa, hanno sin dal primo fotogramma, falsato e contraffatto, abboccato alla sua estetica deformante.

Uno storpiamento di tutto!

Allora, imperava, impazzava la sigla “di” Sheryl Crow, l’estratto del ritornello della sua canzone “positiva” e rallegrante ad anticipazione del “bellissimo” presentato dalla tettona Emanuela Folliero che recitava a mo’ di pappardella, a sua volta, “elisir” di pillole liofilizzate recensorie, estrapolando i pezzi del dizionario Mereghetti o, peggio, i trafiletti da Sorrisi e Canzoni.

Ecco, appunto, sorrisi falsissimi, androidi, da replicanti “perfetti” delle emozioni impiantate nei nostri ricordi di tutta una vita già così stuprati, snaturati, mistificati a mercanzia di una Total Recall delle nostre anime contagiate dal morbo Berlusconi.

Al che, scorrevano in slideshow i volti arcinoti dei nostri beniamini, e si andava dall’onnipresente, elegantissima Michelle Pfeiffer delle Relazioni pericolose e L’età dell’innocenza, a Sean Connery di Indiana Jones e l’ultima crociata e via dicendo, se non ricordo male, in un pasticciato, intossicante assemblaggio, assiepamento random di star riconoscibilissime ma al contempo svilite in tanta colorata ma monogrammatica, appiattente gallery impersonale.

Sì, perché senza alcuna cognizione di causa, giusto per l’alloccante gusto di reidratare attori già inflazionati o persino noiosi, li si reduplicava nel riproporli a scadenze settimanali o mensili, creando un’ignobile poetica d’attore. Sì, avete capito bene. Al che De Niro, anonimizzato ma allo stesso tempo iper-mitizzato, mistificato, monumentalizzato, magnificato e dunque depersonalizzato, veniva surrogato in “maratone De Niro”, avvicendamento di 4/5 film presi a caso dalla sua filmografia, decontestualizzati in una successione casuale, anzi, a casaccio, di performance scollegate. Sì, dopo Taxi Driver, che ne so, uno si sarebbe aspettato di vedere naturali sue evoluzioni scorsesiane, forse Toro scatenato, ma no, Raging Bull era un film troppo iperrealista e violento per le reti Mediaset, e allora programmavano Brazil in cui si vede solo per dieci minuti, ma attualmente fanno ben di peggio, trasmettendo Quei bravi ragazzi e dopo 15 minuti – Follia omicida a New York.

Ed è per questo che la gente si accalca a vedere Escobar con Bardem, perché ci sono Bardem e la Cruz. Un’estetica da rotocalco! Sì, un filmetto teleromanzato banalissimo e scontato più delle cosce oramai decrepite di Patrizia Rossetti.

Poi, su Italia 1 davano Notte Horror. Una bella intuizione, peccato che si passasse da Shining a Pet Sematary. Ma c’era la scritta… sono tratti entrambi da King. Sì, il primo è di Kubrick, il secondo di “tale” Mary Lambert, ed è una robaccia schifosa che davvero ti rende un cimitero vivente, perché è talmente inguardabile che induce al suicidio? No, alla depressione più mortifera. Da lapide del tuo umore irrecuperabile.

Comunque, negli Stati Uniti ci battono. Adesso va l’assurda moda dei “tribute”. Pigliano come sempre un attore e lo omaggiano a mo’ di madonnina, santificandolo in fotogrammi agiografici che catturano la sua migliore espressione “figa”.

Li presentano pure agli Oscar.

E poi vi stupite che la gente legge poco e fa le boccacce su Facebook o fotografa i suoi lati b “da urlo” su Instagram.

Ed è per questo che quando vedete un capolavoro siete talmente abituati ad aver schiacciato tutto, plastificato ogni cosa, che mugugnate un… sì, bellino, carino.

Carino? Carino lo dico semmai a un animale domestico, non a un film di David Lynch.

E a proposito di Lynch, a prescindere dalla serie Twin Peaks, che è stata ed è un fenomeno anche di massa, gli unici due film che hanno dato di David sono Una storia vera, perché è un film che “capiscono tutti”, e Mulholland Drive perché Laura Harring ha delle belle gambe… e poi l’amore lesbico fa sempre “scoop”.

Ho detto tutto.

– Ah, mitico! Vai, Richard Gere. Non cambiare canale! Sempre bono!

– A me non pare tanto bono, adesso. Mi pare vecchiotto ma più bravo, comunque.

– Non mi interessa che sia bravo. Poi non è vecchio, è bono! Lui è sempre bono!

 

 

di Stefano Falotico

True Detective: e se Berlusconi non avesse avuto tutti i torti? Provocazione del venerdì


27 Apr

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Eh sì, dopo solo 24h, anche meno, è arrivata in mia casa la copia del Blu-ray specialissimo delle due stagioni di True Detective, “ubicata” fra Twin Peaks e un film da me molto amato che spero vogliate indovinare. Volete l’aiutino, come si suol dire? Il Bardo incontra Agatha e il signor Donnie Brasco crepa quasi subito.

Ecco, avvengono delle strambe coincidenze, oserei dire messianiche. Anche una mia amica su Facebook, senza che la preavvisassi, ha detto che oggi le è arrivato il cofanetto, sì, quello dell’offerta esclusiva di Amazon, di due al prezzo di uno senza spese di spedizione. E ancor una volta mi convinco di avere poteri telepatici. Perché, pur non volendo, “contamino” bellamente di sani gusti cinematografici menti affini alla mia, in un’elettività maestosa che è figlia della mia anima poderosa. Ah, che bella rima baciata. Sì, baciamenti spirituali.

Esiste la parola baciamento? Sì, è l’atto del baciare, mie menti invece bacate o mie, ahimè, braccia bucate.

Sì, non fatemi la fine di Reginald Ledoux. Ledoux incarna tutto ciò che ci può essere di antitetico rispetto a Berlusconi. Ledoux è un maniaco, un pedofilo, un figlio di puttana che vive in una sorta di latrina assieme a un grassone, ed entrambi maneggiano stronzate con le loro vite debosciate e perdute ai confini della follia più abominevole. Silvio è uno che se la gode e le donne gliele danno in cambio di soldi.

Berlusconi vive ad Arcore, ove il lucore fa rima con sudore. Sì, come avrete visto dal trailer di Loro 2, il Berlusconi di Servillo è un Oreste Lionello da Bagaglino, un panzerotto ancor più tinto nei capelli di quello reale che, da voyeur marpione, ammira la Sofia Ricci che splendidamente si denuda a bordo piscina.

Ora, mi soffermerei sulla Ricci, miei uomini “ritti”. Nell’agghiacciante film Commedia sexy esibisce un culo di proporzioni monumentali, roba che neanche l’Aida Yespica dei bei tempi poté permettersi mai. La Yespica, oltre a essersi fatta inchiappettare da Silvio, eh sì, fu opera “lirica” anche per Bruce Willis, e con l’uomo die hard suonò quattro atti in DO minore alla Giuseppe Verdi o cinque amplessi alla Siffredi.

Sì, uno dei grandi misteri italiani, oltre a Silvio, imbonitore ante litteram, è colui che incarna la schifezza umana per “eccellenza”, ovvero Rocco. Perfino su Instagram mi compare il suo faccione “sciupato” e lui che, spogliandosi, giocando di doppio senso clamorosamente banale, sussurra Voglia, no stravoglia e poi va al mare col “coccodrillo”. Rocco è nato a Ortona, in Abruzzo, e dunque pronuncia voglia con una o chiusa che ti fa venir voglia d’iscriverlo a un corso di dizione. Eh sì, molte donne han preso lezioni “orali” da Rocco, pendendo dalle sue labbra. Rocco è uomo che foneticamente le fa parlare in tutte le lingue di Babele. Sì, Rocco è esperto di poliglottismo. Uomo “gutturale”, ruvido e “liscio”, praticamente la versione sconcia della filosofia grunge. Infatti, come Kurt Cobain, quando si accorge che le sue donne son lì lì per venire, “canta” loro come as you are.

Di mio, più che grunge, sono un Grinch, son uomo però pungente perché non tanto le so “mungere” ma comunque ungo il pene, no, il pane nel sugo della pizzaiola. Ah, delle scarpette davvero “chic” da Terence Hill de Lo chiamavano Trinità. Sì, lui mangiava i fagioli in quel padellone, e ogni volta che lo guardo mi stimola l’appetito. Eh sì, questa è una società, potremmo dire, “scoreggiante” e puttaneggiante. Tutte le più belle oche esibiscono culi fenomenali su Instagram. E gli uomini alla loro vista diventano degli “affamati” del Biafra.

Ma ora direi di riflettere, sì, riflettere sulla parola oca: non è solo una donna di sconcertante superficialità ma anche il nome degli uccelli anatidi della sottofamiglia degli Anserini.

Sul doppio senso della parola oca chiamerei “in soccorso” Rocco e vi racconto questa.

Quando avevo 17 anni, giocavo a calcio. Dopo gli allenamenti, ci si spogliava tutti belli ignudi per andare nelle docce. C’era un tizio di cognome Ferrara, da non confondere con l’altro pornoattore Manuel, e questo “Ferrarino” credo potesse fargli già all’epoca concorrenza.

Perché, ignudo che fu, nello “splendore” della sua nudezza (termine che in tal caso preferisco a nudità), fu adocchiato da un certo Cetti. Cetti, ragazzo che stava con una biondina peperina ma su cui ho sempre avuto il sospetto che fosse bisessuale. Infatti, dinanzi a quel po’ po’ (rafforzativo di poco che, troncato, e raddoppiato nel suo troncamento significa molto, da non confondere con popò) di “roba”, Cetti, in preda a uno sconvolgimento ormonale “balistico”, urlò: Soccia, che OCA!

Sì, parlo di “qualcosa” avvenuto più di venti anni fa. I ragazzi erano già “deviati” perché, prima di studiare la Storia e Pipino il Breve, guardavano le televendite con qualche sgnacchera (sinonimo del parlato toscano che significa bella gnocca, gnocca che letteralmente significa a sua volta vulva, organo genitale femminile ma in senso figurato e anche “sfigato” significa Ubalda molto attraente) e arrivavano agli allenamenti già spompati.

Avrei da raccontarvene.

Quello che voglio dire è…

Sentite, tutti sanno di avere qualcosa che non va. Semplicemente non sanno cosa sia. Vogliono tutti una confessione.

Insomma, per farla breve, io sono agli antipodi rispetto a Berlusconi, sono un collezionista di film, lui invece è un collezionista di fighe. Ma non fategliene una croce. C’è a chi piace l’Arte e a chi piacciono le troie.

Dai, su. Ah ah.

Si notano le copie ancora incartate? Sì, esiste lo streaming in HD e passeranno mesi prima che le scarterò. Perché sono fatto così. Voglio averle!

Il terzo film lo avete indovinato?

 

di Stefano Falotico

 

Rust Cohle

True Detective, il cofanetto è mio, le copie si stavano esaurendo ma io giammai mi esaurisco


26 Apr

True Detective

Sì, sto rivedendo e rivedendo True Detective, soprattutto la prima stagione perché la nostra vita si ripropone ciclicamente come dei kart su una pista. Tutto quello che è al di fuori della nostra dimensione è eternità. L’eternità ci osserva dall’alto. Ora per noi è una sfera ma per loro è un cerchio.

Sì, vado matto per il piano-sequenza finale dell’episodio 4, Cani sciolti, e riguardo ogni fotogramma con perizia chirurgicamente antropologica da vero esploratore della giungla disumana alla Ledoux. Sì, ipnoticamente le scene nella mia mente si addensano e in questo caleidoscopio immaginativo mi ricreo come in stato amniotico, rinascendo a ogni attimo di un Fukunaga ispiratissimo e “bioetico”.

Sì, uomini che tradite le vostre Monaghan per qualche mentecatta di buone tette, rifocillatevi dopo una giornata satanica in cui avete tagliato il prato, assurgendo a esistenza linda libera da ogni crocefissione della vostra anima. E filosofeggiate pure di sana pianta, perché il mondo è animalesco e i più bassi istinti, lo so, spesso vi depistano.

Anche a me succede. Dopo aver visto un porno, mi sento sempre in colpa, al che devo rigenerare la mia anima insozzata nel rilustrarla a base di poesia incantata.

Sì, io nella mia vita molte volte perii, patii, mi prosciugai e, ansimante, mi persi. Ma il mesmerico mio risplendere è qualcosa d’inaudito.

Io non ingrazio nessuna donna ma le donne si deflorano alla mia vista, squagliandosi ancor prima che possa sfiorarle. Il mio non è il delirio florido di un pazzo ma la presa di cosc(i)e(nza) di un uomo saggio che, dopo tante lotte, la luce or rivede brulicante in questo folle, universale mio enorme viaggio.

Sì, avevo già l’edizione americana, ma la comprai per puro collezionismo. E da tempo adocchiai il Blu-ray italianissimo della prima stagione. Ma stamane trovai tutte e due le stagioni “cofanettizzate” su Amazon.it allo stesso prezzo della singola stagione su IBS.it e senza spese di spedizione. E cliccai. Sì, perché io clicco. Qualche volta cicco ma non amo né la Madonna né la Ciccone.

Soffrii molti nervosi esaurimenti e ancor spesso son uomo nevrotico ma recito nella vita con lo stesso carisma nervoso di questo McConaughey bellissimo.

Io ce l’ho… “profumato”. Anche se alle volte, come Rust, sono un tantino scriteriato.

di Stefano Falotico

Non perdonerò mai Mereghetti per C’era una volta in America… e altre discussioni di Cinema


25 Apr

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Ora, per i pochi che ancora non lo sapessero, il signor Paolo Mereghetti, facendo imbufalire chiunque e soprattutto Ferzan Ozpetek, ha scritto questo su C’era una volta in America.

Leone, che da tredici anni pensava a questo film, l’ultimo che poté dirigere, intendeva celebrare da europeo l’immaginario del cinema classico americano, approdando a un finale cupio dissolvi carico di malinconia per i sogni perduti. Ma lo sforzo di sei sceneggiatori non ha prodotto un solo personaggio coerente, e la durata spropositata non basta a evitare buchi nel racconto. Come sempre, a Leone riesce bene la trasfigurazione lirica del triviale: rende epica una mano che mescola lo zucchero in una tazzina, e struggente il ricordo di uno stupro tanto gratuito quanto repellente. Ma lo stile non basta: c’è troppo autocompiacimento oltre a un’aridità di sentimento che lascia perplessi in un film che vorrebbe essere anche una grande elegia romantica…

Inizialmente, aveva assegnato due misere stellette al film, poi per far contenti quelli che si erano arrabbiati ecco che li ha appunto “accontentati”, aggiungendo una mezza stelletta. Ma su questo film di Leone, come in generale su tutto Leone, non essendogli mai garbato molto, Mereghetti è intransigente, come si suol dire. E “raccatterete” un video sul Tubo nel quale, in compagnia del trombone compianto Umberto Eco, autore di un solo capolavoro, Il nome della rosa, e invece ammorbatore latinista di semiologie discutibili, alla domanda perché proprio non gli vada giù Once Upon a Time in America, Mereghetti, senza battere ciglio, con gamba accavallata da lord inglese, continua indefesso a “lordare” il film, definendolo irritante, raccapricciante, disgustoso e volgarissimo. A prescindere dal fatto che tratti malissimo le donne. Poi, stizzito, annoiato, chiosa con un… no, non è un grande film… e bellamente se ne frega altamente.

Sarebbe da prendere a sberle ma oramai lo conosciamo. Ha devastato The Hateful Eight del Tarantino, essendo leoniano e, a parte per i primi tre suoi film, che considera geniali e sinceri, non lo digerisce moltissimo. E gli affibbia, ben che gli vada, due stellette e mezzo “di stima” per non far infuriare nessuno.

Il Mad Max con Tom Hardy lo considera un giochetto da Playstation, e via dicendo. E stupisce che metta sullo stesso piano uno come Virzì, apprezzabile certo, ma suvvia non esageriamo, assegnando “capolavoro assoluto” a Ovosodo, in una disamina campata per aria che grida vendetta, e invece ritenga “invalidi” e imbecilli quasi tutti i film di von Trier. Quasi tutti, perché talvolta si ricrede e dà pure dei lodabili voti.

Ma spazientisce la sua mania burocratica di classificare chicchessia con una prosopopea agghiacciante che lascia esterrefatti. Nell’ultima edizione però, forse dopo aver attentamente visto il film di Noah Baumbach sul grande Brian, ha compreso che De Palma è un genio e non un patetico imitatore di Hitchcock, come lui sempre l’aveva ritenuto, allora ingigantisce le stellette e sostiene che Vestito per uccidereBlowUp e Scarface siano opere magnifiche, titaniche.

Ora, avrete capito bene che Mereghetti è uno della vecchia scuola, molto classico e a tutto ciò che gli “puzza” di post-moderno oppone una certa resistenza difficile da curare. Mereghetti non rinsavirà mai, su certi registi è ottuso come una capra, e non vuol sentir ragioni, sbuffando con aplomb da stronzo insostenibile.

Al che, oggi pomeriggio ho avuto una discussione piacevolissima con un amico su Facebook, anche lui fanatico sfegatato di De Niro.

Ora, abbiamo concordato che De Niro abbia sbagliato tantissimi film, fra i tantissimi che invece ha immensamente azzeccato. Fra i bruttissimi abbiamo messo Non siamo angeliremake scialbo di una pellicola con Bogart a cui poco è valsa la regia di Neil Jordan, praticamente invisibile, e neppure il banale script di un David Mamet al minimo storico. Ritengo che sia la più brutta interpretazione di De Niro in assoluto, molto peggio delle sue prove “alimentari” degli ultimi quindici anni. È un’insopportabile smorfia continua tanto che ti viene il dubbio che in quell’anno De Niro forse soffrisse di ebefrenia. Non è simpatico, non fa ridere neanche le vecchiette, e drammaticamente è osceno. Una performance vergognosa!

Poi, tralasciando alcune pellicole dell’inizio che giustamente sono introvabili, come SwopI maledetti figli dei fiori e La gang che non sapeva sparare (complimenti comunque per la traduzione, assurda e quindi meritevole di menzione), e forse basta, perché invece Il clan dei Barker di Roger Corman, i primi De Palma, appunto, e Batte il tamburo lentamente sono pellicole molto più che decorose, abbiamo annoverato i De Niro sottovalutati. Primo fra tutti il bellissimo Jacknife. Poi i nostri film “simpatia”, film obiettivamente bruttarelli, per usare un eufemismo, ma che personalmente hanno il nostro perché. Primo fra tutti Capodanno a New York, cinepanettone mielosissimo e zuccherosissimo con Bon Jovi che, anziché scoparsi Sofia Vergara, sceglie Katherine Heigl, ipocrisia raggelante per la quale non basterebbe che Bongiovanni ci cantasse a palla Livin’ on a Prayer per farci credere che fra una gnoccona alla Esperanza Gomez e una figa di legno alla Heigl, scelga appunto la Heigl. Ma per piacere, Bon! Dai dai. La Heigl è “buona”, non voglio dire il contrario, ma Bon, lo sai, sei uno che vuole una più bona. Sì sì. Me lo dice la tua faccia da culo.

A me piace anche il lynchiano Motel, detto anche Bag Man, soprattutto perché c’è un’attrice che attrice non è che mai più si è vista se non nella tv via cavo del Texas o a giocar di “sombrero” con qualche cowboy messicano nelle pampas delle sue cosce solari… tale Rebecca Da Costa, una che pur di farle un massaggino… saresti disposto a spaccarti una costola.

In questo film c’è un John Cusack bollito che vale il prezzo della stronzata.

Ora, torniamo a Mereghetti. Non ha capito un cazzo del capolavoro del Leone. Cosa pretendeva da un film su gangster bavosi e stronzi? È logico che siano volgari, sporchi e cattivi, è un inno malinconico su maschi rimasti sempre bambini, ed è per questo che la filosofia che lo sottende è misogina. E poi… anche Quei bravi ragazzi e Il padrino hanno scene repellenti e “volgari” ma, così com’è giusto che sia, li considera capolavori.

Ma Leone che gli ha fatto? Eh sì, cari lupi, ieri Paolo ha tifato per il Liverpool, da vero dandy del cazzo.

Paolo odia le caciare ma va matto per Ferie d’agosto, disgusta i western all’amatriciana ma se la signora Ferilli Sabrina gli mostrasse la topona non credo sarebbe così “duro”. O forse sarebbe durissimo?

Ah ah. Sì, vivaddio la “trivialità” sana, altrimenti si è già in fin di vita e si rimembra solo dolcemente il passato, specchiandosi come Noodles su Yesterday dei Beatles. Almeno, questa scena, Paolo l’ha capita?

 

di Stefano Falotico

 

 

Bon Jovi

 

211, Official Trailer with Nicolas Cage


25 Apr

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Il risveglio della coscienza, dormiglioni


25 Apr

Risvegli

Sì, stamattina, come di consueto, mentre molta gente era impegnata in lavori che servono solo alla loro panza, gente abbiente ma forse soltanto abietta, su cui ci sarebbe molto da obiettare, ero al bar. Stamane ho fatto tardi, sì, mi son svegliato con un’ora di ritardo mentre molta gente non si sveglierà mai. Che ritardatari, ma fanno gli straordinari giocando a pingpong.

Sì, ho scritto un libro straordinario, La leggenda di King Kong, libro che mi è costato ricerche esasperanti, meditazione trascendentale, un’elevazione pazzesca della coscienza, estenuanti notti insonni per cercare di dare emozioni profonde a chi lo leggerà, ma ha venduto solo una ventina di copie e, nonostante chi l’ha letto lo definisca un capolavoro, dicono che dovrei andare in officina a mettere a posto i bulloni. Se no, se continuo così, perderò le rotelle. Sarò uno sbullonato. Peraltro, mi urlano… se invece di fare il genio aristocratico con due Euro in tasca, eri un distrofico muscolare, vedrai come ti veniva la voglia di muoverti…

E questa gente “retta” continuerà da baccalà a gironzolare per il net, da me ribattezzato WC Net, leccandosi il culo a vicenda in questo tripudio, dico tripudio, di fessi che sognano il podio ma rimarranno dei polli.

Eh sì, fidatevi, è inutile che vi sacrifichiate a impegnarvi in qualcosa che vi possa dare onore. Vedo tanti giovani, inculati dai genitori, che pur di avere la paghetta settimanale, si prodigano in studi che detestano solo per attestare, pigliandosi la laurea, che saranno dottori di “classe”. Al che, rinunceranno alla bellezza di ogni intimo godimento, auto-ingannandosi illusoriamente di essere persone refrattarie al piacere vero, non quello delle edonistiche vacanze in Marocco, perché hanno scelto una “sana” missione, quella di far del “bene” agli altri ma invero, a parte i soldi, non amare la propria vita.

E non sperimenteranno altre posizioni se non quella del missionario, sposandosi per far felici quelli che potranno dire… avete messo la testa a posto. Ora avete la mia approvazione.

Sì, uomini, girovagate nei territori fertili della fantasia e mangiate la vita così come “viene”, oggi una e domani un’altra, in un’esuberante ammissione della vostra carne senza remissione di alcun peccato figlio di una repressiva moralità piccolo-borghese.

Che poi io sono ascetico, tendente al nebuloso, nel tempo sereno-variabile delle mie “precipitazioni” preoccupanti. Oh sì, con me son tutti apprensivi. Appena notano che me la godo troppo, son talmente allarmisti e ipocriti che si rivolgono a qualche istituzione della “sanità mentale” per rincoglionirmi un po’, così son “tranquillo” nell’ebetudine contemplativa delle rose nel prato e delle viole che baciano, nel leggiadro raggio solare dell’alba, le gardenie, nonostante questi nazistici abusi e queste reprimende istituenti solo l’ordine più tristemente bigotto. Secondo la falsissima filosofia del vivi e lascia vivere ma, se tu vivi troppo, sei troppo vivido e vivace, ti aggiustiamo noi a base di contenzioni psico-farmacologiche che ti faranno vedere le cosce, no cose, sotto una forma più “lieta”, tanto lieta che diventi De Niro in Risvegli. E Penelope Ann Miller, anziché sembrarti la spogliarellista fighissima di Carlito’s Way, ti sembrerà Madre Teresa di Calcutta. Ah cazzo, adesso si sta svegliando un’altra volta, è troppo creativo, rendiamolo nuovamente cretino. Su, questa è la “dose” rabbonente per renderti un deficiente.

Sì, prima ti catechizzano, t’inibiscono, demonizzano e rendendoti catatonico di sguardi stronzi se la ridono sotto i baffi, in “puro” stile Awakening, poi, quando ti risvegli ti fanno il sorriso di Robin Williams più smielato. Ammiccandoti un… avevo ragione io, la vita è bella… ti accogliamo a braccia aperte…

Che merde.

Sì, lo posso dire con sfacciata sincerità. Credo che la psichiatria sia un’invenzione di qualche fascista con troppo grilli per la testa. Perché le persone troppo vere, autentiche, che sentono le emozioni in maniera platealmente onesta, non vanno bene per questo mondo. Allorché, da conformisti qual sono, ti fanno credere che soffri di qualche patologia, in modo tale che, per i boccaloni che ci credono, la vita diventa mesta rassegnazione e accettazione della propria disumana “limitatezza”. E lo “psichiatra” può rilassarsi andando allo stadio, dove sfogherà tutte le bugie, gridando… arbitro, cazzo, è fallo, espellilo, è un porco. Su, spaccategli le gambe!

Per quelli che non ci credono, diventa presa di coscienza, ancora una volta in più, dell’ipocrisia di massa.

– Scusi, se questo libro finisse nella mani della Mondadori, io non sarei più tanto “malato”.

– Invero. Sì, la gente la guarderebbe come un genio miliardario, e ogni sua “diversità” apparirebbe come qualcosa di illuminante e immenso. Però, lei conosce Berlusconi? Ah no, capisco. La vedo un po’ dura allora. Sa, la Mondadori pubblica solo chi, diciamo, ha qualche aggancio… mi spiace, continuerà a prendere ganci.

– Comprendo. Ma non mi arrendo.

– E fa male. Si deve arrendere, altrimenti saranno dolori.

– Lei dice? Non è che invece sarà libertà e salvazione dell’anima? Ed essere sé stessi?

 

Ecco, tornerei al bar di stamattina. Tutta gente “rispettabile”, talmente rispettabile che mangiava le brioche mescolando poi la schiuma del cappuccino di scucchiaiate fastidiosissime. Sì, come mi danno fastidio. Risucchio e “scarpetta” nel caffè zuccherato delle loro educazioni davvero “prelibate”.

Mah sì, finché la barca va… compriamo il quotidiano, leggiamo questa critica di uno pagato per scrivere che il film è bello, leggiamo della Roma che ha qualche speranza di farcela se compirà un altro “miracolo”…

Forza, su, un lavoretto e poi andiamo su Instagram a scrivere a quella che ha delle belle gambe… Ti piace il commento alla tua “bontà?”. Ah, ti piace farti ammirare, mostrandoti semi-ignuda e semi-scema, però se poi uno ti contatta in chat, non hai tempo per “approfondire”. Ma approfondisci volentieri, “volenterosa” quasi se quel “contatto”, nonostante abbia poco tatto e sia invece volgarissimo, è uno della famiglia Agnelli.

Ah, che silenzio degli innocenti…

Che bellezza…

Mah sì…

Tutti rubano l’anima di chi possono sfruttare e poi dare un calcio in culo, e se la prendono se Berlusconi è stato con Ruby. Molte ragazze fanno le scuole professionali Rubbiani per stare con un nero molto “dotato”, poi arrivano a trent’anni e si mettono assieme a quello che le può dare i rubini.

Ho detto tutto.

Continua nel video…

Risvegli 2

di Stefano Falotico

Loro… la subiscono, non sono dei vincenti, siamo tutti domenica in chiesa e lunedì all’inferno


24 Apr

Mean Streets

Sì, loro sono quelli che hanno sempre fatto le scelte giuste, incontestabili, con la “fedina penale” dell’esteriorità più “sana” e “giusta”, loro sono quelli che sfruttano le donne, le trattano da oggetti, sono maschilisti fradici, incessantemente, invincibilmente ossessionati dal cul(t)o… del sesso e del successo. Sono quelli che pur di avere un posto da giornalista a Mediaset, si sono prostituiti al becero qualunquismo, alla retorica smodata, all’enorme bugia del “si vive bene se si lavora da mattina a sera come nella catena di montaggio”, ma loro nella fabbrichetta non ci vanno. Disdegnano i proletari, che manco esistono più, perché la società si è spaventosamente imborghesita e quelli che si definiscono comunisti sono ancora più borghesi degli altri. Semmai dissertano del Cinema di Elio Petri e di classi operaie che vanno in paradiso con la certezza che tanto domani è solo un altro giorno, forse sottopagato ma certo non da morti di fame, piattamente allineato al porcile di massa, più consumisti di quelli che accusano di essere spendaccioni, perché visto che criticano loro… si son scelti un mondo frustrante che esalta la frustrazione. Baloccandosi oggi con Guillermo del Toro, adoratore dei “diversamente abili”, e di Tim Burton, poesia infantilistica applicata a belle scenografie, elegia “preziosa” sui “mostri”. Sì, an vedi quanto è bona Gemma Arterton! Che tettone! Dio mio! L’unico “mostro” che hanno il coraggio d’incontrare non è Johnny Depp di mani di forbice ma l’incarnazione della bestemmia animalesca che cacciano quando per cena c’è solo pane e cicoria. Perché la bisteccona è bona ai ferri! Ed ecco che allora attaccano Berlusconi, il responsabile dei loro mali, la rovina dell’Italia. Sì, il mafioso, il puttaniere… sai che ti dico? Stanotte, vado da quella sui viali che avevo adocchiato di ritorno dall’Odeon. Ma sì, so’ uomo o non sono uomo? Un purissimo sfogo non farà male a nessuno. Allorché, in quest’ipocrisia generalizzata, adesso abbiamo gli espertoni di Cinema ma che non saprebbero scrivere neanche una sceneggiatura con tre personaggi in croce, che in loop si guardano Sergio Leone perché tanto una scena “rustica” non la sanno girare neanche nella cucina arredata con mele marce e due corone appese al muro. E intanto la vita va avanti. Mica ti sarai perso l’ultimo Shyamalan, dai, adesso scrivo una cazzata su Facebook, ma sai… ora metto una foto in cui scimmiotto John Travolta di Grease, così mi diranno che sono figo. Adesso mi fotografo con l’ultimo libro del filosofo thailandese che visse a Bangkok in una palafitta e morì suicida di harakiri assieme ad altri malinconici alla Hanabi. Potessi avere io l’attico di Nicolas Cage, quell’incapace maledetto!

Me la tirerò da esistenzialista che detesta quel maniaco “nucleare” di Kim Jong-un, ma in fondo in fondo son guerrafondaio col vicino di casa perché non si è presentato alla riunione condominiale. Sì, sarà war contro il signor Rossi, e sarò reazionario contro questo rosso… Mi lasciasse in pace, ho le mie gatte da pelare, mi lasciasse coccolare la mia coniglietta… dai, bella, andiamo alle Maldive, ci sono dei tramonti che fan venir la monta quando, anzi, cuando calienta el sol… ti farò veder le stelle!

Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi…

Sì, abbiamo ancora i fanatici di Paulo Coelho? Sì, una generazione di adulti da Quelo alla Corrado Guzzanti. Sempre a far compere alla Comet e poi ognuno, menefreghista, a vivere dei suoi egoistici e imbarazzanti credo…

Una donna alla sua amica… credo che la mia vita non sia perfetta, però io ci credo. Alla fine del tunnel, c’è la luce. Non può piovere per sempre. Adesso si è fatto tardi, mio figlio non so dove sia andato. Dal pusher, forse?

Se sei un giovane triste perché avverti come in Matrix che c’è qualcosa di malato nel mondo, danno del malato a te. Perché combattere per i propri sogni è corretto solo se i sogni alla fine ambiscono ad avere la villa ad Arcore.

Su, Cicciobello, che c’è che non va? Stai sereno e, se non stai sereno, pigliati questo sedativo e adesso lasciami vedere la Roma contro il Liverpool, ché domani m’aspetta un’altra giornataccia. Cagna impestata! Lupa puttana! Ah, fraciconi!

Come? Non hai ancora visto L’ora più buia? Ma cazzo… mi deludi, fratello, Oldman ha vinto l’Oscar. Poi è di Joe Wright. GIGANTESCO!

E di Dunkirk cosa ne pensi? Sì, dai, non malaccio, anzi, Nolan qui è “sincero”, sì, il budget è sempre faraonico ma è stato stavolta meno interstellare, più coi piedi per terra. Sì, questo è un Nolan che mi garba. Una sentita “analisi” storica, cazzuta.

Quasi carpenteriano, con assedi da Distretto 13 dilatati però in prospettive oceaniche a mar aperto della planata aerea “immersiva” di Hardy.

Sì, fanculo questi statali, paraculi, bombardiamoli. Loro non sanno che vuol dire arrivare a fine mese con le pezze al culetto! Pezzenti! Vi rode eh?

Io invece sono un comunale non comunista e voto Silvio. Tu voti Renzi? Non ti stringo la mano, ma a messa scambio sempre il segno di pace.

Tu stasera a chi ti dai? A me piace quella sulla sinistra. Quella sulla sinistra qual è? Non ricordo.

 

Una volta mi dissero… una volta che tornerai nella realtà, puoi anche buttarti giù dalla finestra! Ti derideranno, massacreranno, in una parola sei fottuto!

Ne sono ancora sicuri?

Vedete, il mondo si divide in due categorie: chi accetta la realtà perché non la capisce e chi non la capisce ma la accetta lo stesso.

Poi ci sono io, “caso” a parte. Fortunatamente.

 

Adesso paragonano Loro a Scorsese. Ma scusate. Nelle interviste, Sorrentino ha mai nascosto il suo amore per il Cinema dello zio Marty?
Almeno è onesto.

E perché se Tarantino dirige un film intitolato Once Upon a Time in Hollywood non ve la prendete del suo dichiarato omaggio a Leone? Ah, perché Tarantino è più simpatico perché nerd. È uno di noi…

Capisco.

E ricordate: tutti copiano, tutti reinventano. Di mio, non sono mai stato uno scolaretto. Ero già “pazzo”.

Menomale.

Vivrò ancora fra agonie e tormenti ma la mia anima e la mia mente non me la toglie neanche Trump.

 

di Stefano Falotico

Non tutti nascono Tom Hardy, molti si danno all’hard, i più al lardo


24 Apr

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Eh sì, “spinge” questo Tom di Venom. Anche se il regista non mi convince, Ruben Fleischer.

E non mi convince neanche Adriano Giannini come doppiatore italiano dell’Hardy. La sua voce, presa in prestito dal padre, e ringiovanita per differenza sua anagrafica, è crespa, pare quella di un Rust Cohle strizzato per le palle, e si ostinano ad affibbiargli Hardy che non gli appartiene.

Sì, Hardy piace tantissimo ai giovani. È tosto, cazzuto, un mezzo uomo borderline, un orso buono, probabilmente uno che, se vede un’hostess in minigonna, sa come farla “volare alto” senza bisogno di citarle qualche filosofo russo. Hardy incarna tutto ciò che un nerd medio non potrà mai essere. Il nerd è acculturatissimo, ogni giorno sbanda cervelloticamente di qua e di là ma poi, come Yotobi, sta sempre in pantofole con un’espressione fantozziana degna di una sorte migliore. Quella che i suoi genitori speravano avesse. Perché lo volevano pezzo grosso dell’alta società, e invece lo vedono “smanettare” giorno e notte sui Blu-ray e sui giochi della Playstation. E non sanno darsi pace. Ma come? Era un ragazzo così intelligente, doveva avere un futuro migliore, più soddisfacente. Più puttanazzone. Sì, poteva essere amico di Berlusconi, e invece ora è un mezzo sinistroide anarchico che non vota Salvini perché fascista, non votò Renzi perché pinocchiesco, e neppure 5 Stelle perché non nutre rivendicazioni sociali, sì, è mezzo disoccupato ma gli va benissimo così. I suoi coetanei son belli che sistemati, con un gruzzoletto mica male in banca, invece nostro figlio sta sperperando i migliori della sua vita a celebrare videoludiche virtualità, senza esperire neanche la materia prima che rende l’uomo “decoroso”. Cioè la figa. Sì, nostro figlio dovrebbe scopare più spesso, invece nella sua camera abbiamo rinvenuto dei film con Brandi Love, oh mio Dio, che vergogna! Anche onanista amante delle Milf, che schifo! È un degenerato, un pusillanime verso noi che gli abbiamo dato il nostro cuore e lui invece ci ha traditi con la più squallida stronza perché a lui così tira il culo… roba da matti! Sì, portiamolo da uno psichiatra, va corretto prima che sia troppo tardi, indirizzato alla rettitudine morale, e presto deve trovarsi un lavoro che faccia onore al nostro casato. Non può, è inammissibile, starsene sempre incassato, così soltanto umiliazioni incasserà. Quanto ci fa incazzare! Noi non lo capiamo. Deve svegliarsi e darsi una mossa! Ma non può stare con quelli della sua età a ubriacarsi, a fottersi qualche scema, insomma, non può godersela? Ci pare Victor Frankenstein della versione di Kenneth Branagh. Dove pensa di arrivare? Povero illuso. Che pena!

Eh sì, cari nerd, Tom Hardy è un warrior che rappresenta tutto quello che avete sempre sognato di essere e invece non sarete mai. Però tifate per lui, vi emoziona da morire questo mad max furioso, questo “badass” che sa il fatto suo. Sì, ruvido, grezzo, che non sai mai se ha la pancetta da birra o addominali troppo sviluppati. Sì, che look sbarazzino, da figlio di quella gran troia. Vai Tom, sei un mito! Gigante!

Di mio, non sono né Tom Hardy né uno da hard. Con voi, come lo sono sempre stato, devo essere schietto. Sì, qualche “filmetto” non propriamente da Oscar sulla mensola sta. Materiale “duro” che può sempre far comodo quando la depressione è talmente profonda e sei talmente moralmente integerrimo che non vuoi nessuna zoccola fra le palle, ma “tirartela” un po’… non farà crescere la tua autostima eppur ti darà 30 secondi orgasmici di “felicità”.

Invero, sono come Marlon Brando/Moreau. Esco di casa e benedico l’umanità di scimmie.

Perché io non lecco nessuno, non desidero bastarde leccatine, e me ne sto per i cazzi miei.

Poi la gente parla alle (s)palle. Me ne fotto! Hanno il prosciutto sugli occhi oltre che fra i denti. Insomma, il genio non si batte. Tu sarai pure ingegnere ma ogni lunedì sera guardi Montalbano. Sai che vita…

Molto meglio la mia, che mangia le banane. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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