Potevo fare l’attore ma mi accontentai del cimitero, ah ah

29 Jun

Stallone Creed

Sì, vago pensieroso per questa landa ch’è la vita spesso così omertosa, ove tutti camminano, mentendo tronfiamente e io, invece, da mentore inascoltato, miei mentitori, spesso zittendomi con far da deficiente, vengo preso per un demente quando, ve lo dico ma non spifferatelo in giro, non ho solo un cervello ma credo di averne venti. E, se misurerete la potenza possente della mia voce tonante, care donne, potrete appurare che ce l’ho grosso anche di trenta…

Sì, è giunto il momento di far sfoggio dei miei vanti, qui nel vento.

Questa brezza estiva sta asciugando le mie malinconie ancor ritornanti. Sì, spesso le sedo con antidepressivi sfiancanti ma il mio fisico, indebolito da questi farmaci, abbisogna di rinvigorirsi, allora faccio su e giù sulla panca. Perché sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa. E, mie capre, verranno tempi in cui l’uomo coi piedi caprini salirà dagl’inferi per ricordarvi che non siete belli come Leonardo DiCaprio, un attore diabolico. Ah ah.

Ecco, da quando son diventato letterato, sono un maniaco dei refusi. Ecco che redigo, miei redattori e donne che tanto male le vostre case arredate, degli scritti impeccabili. E li rileggo infinitamente, per filo e per segno, di virgole e giuste concordanze, appunto del mio talento vantandomi.

Sì, ieri è comparsa la mia recensione di Al di là della vita ma presenta un paio di refusi in due punti topici. A volte, la fretta di pubblicare, è cattiva consigliera. Sul mio sito mulhollandlynch, di mia auto-production, troverete la versione già corretta, invece da “quell’altra parte” ci vorrà una settimana per editare le imprecisioni. Perché il redattore è in vacanza, nonostante abbia già pianificato gli articoli da me preventivamente inseriti in bozza, che in automatico scatteranno a orari prefissati.

Anche questa, adesso? Un tempo si programmava il timer sul videoregistratore, e ancor rammemoro quando fissai l’orario esatto della programmazione di un softcore con Shannon Tweed per momenti futuri di onanismo “brillante”, ma sbagliai canale e registrai la televendita dei materassi Eminflex. Materassi su cui sognavo di “ondeggiare” con Shannon all’epoca in cui Shannon era una bionda entusiasmante. Un po’ rifatta, forse, ma quel seno gridava vendetta e necessitava di insegnamenti “immorali” come in Karate Kid… dai la cera, togli la cera, con movimento circolare-palpante per quella Milfona da “poppante”, invero solo da pompare.

Ah, erano tempi “spumeggianti” che rimpiango tanto, miei tonti, ora che l’innocenza di quelle masturbazioni allegro-andanti si è perduta nel cinismo di questa vita così frenetica e ridondante. No, non vi è niente di traviante, disturbato né disturbante, e neanche “ontante” nelle seghe spensieratamente sognanti una donna che, a te cavalcante, ti sproni battente all’atto impuro “impertinente” e, diciamocelo, ficcante…

Ontante è italiano? Sì, la Crusca sostiene che il verbo ontare esiste, e voi genitori, se scoprite vostro figlio “con le mani in mano”, insomma che “smanetta”, non adontatevi. Oggigiorno, gli smanettoni sono utili per i siti d’informatica.

D’onde i padri credettono, che il lor sangue ne fosse ontato.

Avete capito? CREDETTONO, credeteci.

Ieri, il mio post su BronxA Lame Tale, ha sollevato alcuni dubbi da parte dei maligni, che arrivano coi loro retropensieri bacati, a pensare cos(c)e di me spesso disdicevoli.

– Mi è piaciuto, molto divertente e nostalgico. Ma toglimi una curiosità. Cosa c’è di infaustamente insinuante quando dici che quei ragazzi del quartiere sfottevano la tua omosessualità?

– Io non ho scritto che sono omosessuale.

– Sì, l’ha scritto o, perlomeno, era sottinteso.

– Cosa era sottinteso?

– Che sei omosessuale.

– Io non ho mai scritto questo. Ho scritto che a volte, se uno è riservato e taciturno, non è molto espansivo, gli adolescenti un po’ malevoli pensano che tu sia frocio.

– Perché c’è qualcosa di male a essere gay?

– No, ma inculati.

 

Ora, care vacche, vado a bere il latte. Buona giornata.

 

 

di Stefano Falotico

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