Gabriele Muccino attacca Pasolini: pensavo fosse scemo come Silvia la pescivendola, invece è più scemo di Silvio il pollivendolo

21 Feb

muccino fratelli

Abbiamo letto e sentito le parole di quell’idiota patentato di Gabriele Muccino. Una vergogna italiana. Da quando ha cominciato a girare pseudo-Cinema, il Cinema stesso italiano è affondato miserabilmente nella poltrita scemenza più borghese.

Sì, Muccino, fautore di queste storielle d’amore insulse che hanno fatto la felicità di cinquantenni depressi, in crisi esistenziali soltanto perché la loro squadra preferita, semmai l’Inter, ha perso e la loro moglie è malata ma loro sono Kevin Spacey di American Beauty e stanno cazzeggiando con una ventenne burina alla ricerca del proustiano lor tempo perduto, ero(t)icamente scaduto.

Lui che ha fatto sì che un imbecille come Stefano Accorsi diventasse miliardario e potesse oggi pubblicizzare la Peugeot 208, con la sua voce da bolognese e la celeberrima S di socmel delle due Torri che, strascicata, diviene lassiato al posto di lasciato e sì uno “sci” alla Alberto Tomba.

Già che è stato con Laetitia Casta, perché non ha promosso anche la Renault? L’ha lassiato? Non gli ha dato il lassativo? Sì, andasse a cagare!

Sì, lasciamo stare Stefano, mio omonimo e natio della stessa città, appunto, in cui sono nato io.

Una mi disse che gli assomigliavo. Le diedi uno schiaffo nonostante questa qui fosse una bella sberla. Me ne fotto.

Bologna. Una città dal centro storico piuttosto decoroso ma malfamata. Frequentata da gente borghesissima. Tutta chiacchierona che s’è sempre professata amante della Settima Arte coi tortellini a ingozzarli di sbrodolanti (s)vaccate.

E poi quell’altro… Pupi Avati. Solito Cinema passatista, malinconicamente tristissimo, angosciante. Oppure infarcito di amori adolescenziali insostenibili peggiori del fratello cerebroleso di Gabriele, Silvio. Un aborto spermatozoico, una scimmietta da zoo. Un incapace secondo me anche fra le lenzuola.

Sì, pare che Tamburini, famosa rosticceria del capoluogo emiliano, cerchi carne cotta e macinata per un tortellone al dente. Silvio potrebbe tornare utile alla cuoca. E Silvio la infarcirà di besciamella col ragù marcio.

Che poi fanno schifo i primi piatti di Tamburini. Si fanno pagare venti Euro per cento grammi di ravioli ed è meglio, fidatevi, sputtanarsi trenta Euro per comprarsi un porno con Viola, donna con cui vola.

Sì, un bel porno di peluche alla Andrea Roncato, con queste passerone dai culi che parlano…

Ma tutta l’Italia è a pecora. Spopola Marco Giallini coi suoi denti ingialliti, Mastandrea con la sua alopecia, Bentivoglio con la sua faccia incartapecorita, Gassman Alessandro con la dentatura di Jim Carrey di The Mask, e soprattutto lei, mrs. antipatia per antonomasia: Jasmine Trinca, che fu elevata da un Nanni Moretti già andato. Jasmine, il ritratto della snob per eccellenza che vaga di città in città, semmai succhiando il gunman Sean Penn o leccando l’uccello a Jean Reno.

Propinandoci la sua faccia da succhiacazzi macilenta. Sì, è dimagrita, Jasmine. Adesso è cresciuta. E, come tutte le donne cresciute, è diventata leggermente più simpatica ma comunque proporzionalmente più troia.

Belle gambe, una silhouette al formato d’uno stuzzicante, ammiccante gourmet, sì, potrebbero prenderla per lo spot della mozzarella questa bufala attoriale dalla carnagione lattea come tutti questi altri bocconcini che puzzano di sterco di mucca.

Sicuramente il mio “formaggio” non lo avrà.

Se Pasolini, secondo Muccino, ha impoverito il Cinema, posso dirvi solo una cosa. Pasolini amava i pisellini ma non era un cazzone come Gabriele.

Di mio, amo i fagioli. Soprattutto perché, dopo averli mangiati, posso scoreggiare meglio in faccia a questi puttanoni.

Ribadisco, andate a farvi fottere.

Non pensavate che fossi così? Infatti. Sono peggio.

Se vuoi rompermi il cazzo, ci sta. Il mio si riaggiusta sempre. Il tuo culo no, però.

Scusate, ora devo mangiare una clockwork orange.

Sì, mi sono servite molto le cure psichiatriche.

Se prima ero pasoliniano, ora sono in ogni ano.

Sì, come v’inculo io, nessuno.

Diciamocelo.

Insomma, testa di cazzo ero e ora sono pure cazzuto.

Se non ti sta bene e mi dai del farabutto, t’intubo mentre inserisco un altro video su YouTube.

Tornando a Silvia, sì, è una pescivendola. Ma è anche una buona sventola. Non comprate da lei, squali, il pesce fritto. Silvia ve lo renderà ritto ma sicuramente, dopo avervi circuito, vi annegherà.

E ben vi starà. Silvia è una vera (p)orca.

 

di Stefano Falotico

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