Archive for September, 2020

LOCKDOWN ALL’ITALIANA: inutile polemizzare sul Greggio più grezzo e sulla Leotta che fa rima con m… ta, evviva Ghosts di Springsteen e il grande Spielberg di THE TERMINAL


29 Sep

diletta leotta lockdown italianaMi raccomando, il virus rimane sulle superfici e tu sei un superficiale.

Ah, non è la Leotta ma Martina Stella? Ovviamente. Ma sono separate alla nascita, Greggio infatti allude alla somiglianza.

E io considero la Stella non una star, bensì una Leotta.

Su quest’aforisma “identico” a quelli dispensatici da Oscar Wilde, iniziamo…

Ecco, era ovvio che la boiata oltre ogni confine dell’immaginazione firmata dall’ex produttore di suo fratello, Carlo Vanzina, cioè Enrico, potesse suscitare schifo generale presso il target meno amante delle scemenze trivialmente popolaresche. Sì, un film che schifa, genera vomito a pelle, ribrezzo e tremolii agghiaccianti che percoteranno, per notti insonni intere, l’anima dello spettatore più sensibile, perlomeno mediamente intelligente. È assai preoccupante che, dopo l’indubbia tragedia del Covid-19, tralasciando gli eccessi sensazionalistici e i falsi, esagerati allarmismi che la suddetta “influenza” pandemica indusse perfino nei giornalisti più seri che si prostituirono, per un po’ di boom d’ascolti in più, a cedere alle fake news più distorsive del concetto d’integrità informativa più allineato al bon ton e all’integerrima professionalità da non svendere per l’audience del mentecatto Bruno Vespa, il quale per anni lucrò e ancora continua a lucrare su psicodrammi da Shutter Island,  una robaccia come Lockdown all’italiana venga ancora prodotta/a? Ah, Vespa fece dello sciacallaggio immondo su Anna Maria Franzoni e Schettino mentre Achille Lauro continua a vendere di brutto e spacca più dell’incipit di Speed 2, ah ah. Intanto, la cantante Annalisa è più spettacolare dello Tsumami di Hereafter, ah ah.

Ora, filmacci come quello di Enrico rappresentano lo specchio d’una italica società immutabilmente ancorata agli strascichi della malattia contagiosa e socialmente pericolosa chiamata Mediaset? Roba per cui Roddy Piper di Essi vivono avrebbe fatto la felicità degli oculisti? Così come recita la squallidissima battuta prevedibilissima dell’uomo italiota dinanzi a una velina? Ecco, toglietele, no, toglietevi il velo.

Siamo ancora rincoglioniti dall’era berlusconiana oppure anche il bellissimo e adamantino L’era glaciale fu in verità un film strutturato in maniera politically (s)correct e propedeuticamente anti-pedagogica al fine di modellare i bambini più puri e innocenti ai precetti dolciastri fintamente ecumenici per allettarli e allattarli, a mo’ di milf mammifera, alla raccapricciante barbarie ancora imperante in questa società ove vince e trionferà sempre l’edonista uomo, nemesi di Pasolini, che in curva Sud, all’apparire di Diletta Leotta a bordocampo, urlerà a squarciagola: faccela vede’, faccela tocca’!?

Sì, di debosciati palestrati di questa razza di Neanderthal, da età paleolitica, da studio andrologo dei gorilla poco sapiens, ne vidi tanti. Un mio ex compagno di Calcio, per esempio, ragazzo timidissimo alla Ethan Hawke de L’attimo fuggente, appena avvistava o anche solo di sfuggita intravedeva Paola Ferrari, s’infuocava più di Gianluca Vialli con Alba Parietti. Ah ah.

Per attimi di scompenso “virile” che avrebbero fatto la fortuna di psichiatri a buon mercato. I quali diagnosticano malattie mentali, inanellando pazienti da spedire in TSO, alla stessa velocità con cui Diletta Leotta cambia i suoi amanti. Molti degli ex di Diletta non reggono all’abbandono e, in preda a sogni mostruosamente proibiti di affettività cagnesca, diventano dei fan mai visti di Lupo solitario di Sean Penn mentre Sean oggi è sposato con una più giovane di lui di trent’anni e, fra un paio di mesi, farà all’amore con una ex, per l’appunto, del Cavaliere Mascarato. Alternandosi fra una donna “emancipata” come Valeria Golino di Respiro e una quasi minorenne come Adèle Exarchopoulos. Sì, caro Sean, non vi crede nessuno che, sul set de L’ultimo sguardo, avesti occhi solo per Charlize Theron. A parte gli scherzi, quello fra Sean e Charlize fu un amour fou come nel film Le fidèle. Ah ah.

Ora, se volete vedere un grande film triste, tenero, brutale e cattivo come The Elephant Man, a proposito di Abdellatif Kechiche, non guardate il furbo e ricattatorio La vita di Adele, bensì recuperate Venere nera (Vénus noire) del 2010. Da me visto a Venezia. Di mio, non voglio sbancare al botteghino. E non voglio sbagliare, no, sbaragliare, sbandare, forse solo sbavare come Leonardo Sbaraglia nel film Sangue nella bocca. Clint Eastwood, in Per un pugno di dollari, urlò: – Al cuore Ramón!

Eva De Dominici, invece, dopo aver fatto la difficile, gridò al Leonardo del film succitato: – Amore, siimi più Tigre!

In questo film, il personaggio di Eva si chiama Débora. Nel film tom hanks terminal, invece, avemmo Ricky Memphis che ci spiegò che Monica Bellucci fu/è eccitante (sì, la scoperta dell’acqua calda, uno squirt?) e quella di Monica… fu una Deborah con l’h. Capito? Nel frattempo, davvero Ibra ebbe un flirt segreto con la Leotta? Soprattutto, a scrivergli l’autobiografia fu Ewan McGregor de L’uomo nell’ombra di Polanski? Ezio Greggio invece come mai non divenne un genio come il suo “amico” adoratissimo, ovvero Mel Brooks? Perché forse volle essere uno yuppie e non ebbe le palle per essere Stefano Falotico? Uomo dalla voce à la Adriano Celentano? L’idolo di Joan Lui e Yuppi Du? Chissà, la verità la sai tu? Di mio, sono un tipo, da J’Accuse più bravo a recitare la parte dello scemo rispetto a John Belushi, capace di sputtanare ogni partenopeo che pensi, su WhatsApp, di coglionarmi, mandandomi i meme, a mo’ di presa per il culo, degli opuscoli dell’Opus Dei e della madonna di Lourdes. Come se volesse dirmi che io sia un boomer e pensionato anzitempo che cerca/chi il miracolo nella fede.

Ma lo sa con chi sta parlando? Per di più, abbiamo anche l’aspirante regista scamorza degli horror più pecorecci che, dopo che gli stroncai un film senza pietà cristiana, mi telefonò, apostrofandomi così: – Porco, io ti fotto! Ora, ti metterò in croce! Per dio! Tu mi fai una pippa.

La mia risposta: – Quella che non ti fa la nuova Leotta che, pur di avere una parte di tre minuti nel tuo film del ca… o, ha accettato di farsi te per tre ore?

– Io ti denuncio! Ti distruggo! – rispose lui in preda alla rabbia più atroce.

– Ah sì? Cosa denunci? Sto dicendo la verità.

– Come fai a saperla?

– Me l’ha detta lei.

 

Per cui, figlioli, ascoltate Ghosts di Springsteen e sappiate che, a Natale, rivogliamo un film come The Terminal. Ecco, la differenza fra un “cinepattone” italiano e Steven Spielberg è semplicemente questa: un cinepanettone è più indigesto di un candito scaduto mentre Steven è un genio e Tom Hanks non sa essere solo Forrest Gump. Insomma, parliamo di uno dei più grandi attori del mondo.

Finale:

– Dove vuole andare?

– Voglio andare a casa.

 

The Terminal, un film magnifico. Sa farci ridere, sa emozionarci, sa essere tutto come una stupenda track jazz. Se non vi piace, sposate Diletta e, dopo tre giorni, nel vostro letto vi saranno quattro Greggio.

Ricordate: alle prossime elezioni, votate un uomo “senza dignità”, il Falotico. Autore di cinquemila libri che non si è mai venduto a nessuno. Perché ha una faccia da sberle/a.

Per finire, mi telefona un altro matto: – Stefano, che fai? Vieni a Napoli. Guarda Napoli e poi muori.

– Mi basta guardare te, anzi sentirti. Scusa, non volevo buttarti giù ma devo proprio buttare giù. Si è fatto tardi e vedo che non sei cambiato. Sei più tardo di prima. Salutami a sorrata. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

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Adoro Nic Cage, non mi picchiate – The Unbearable Weight of Massive Talent


27 Sep

nic cage wild at heartAdoro Nicolas Cage, per noi, suoi fan, detto Nic. Così, infatti, auto-ribattezzatosi nello strambo biopic in fase d’allestimento e di riprese immediate intitolato The Unbearable Weight of Massive Talent.

Sì, Antonello Venditti andò matto per Milan Kundera e il libro di quest’ultimo più citato dagli italiani, ovvero L’insostenibile leggerezza dell’essere.

L’italiano medio cita a sproposito libri dei quali ha sentito “dire” ma di cui non ha letto nemmeno una sola parola.

Conosce almeno il lessico o solo il cane Lassie?

Molti italiani, peraltro, tifano per l’Inter e non sanno neppure chi sia Kundera. Venditti invece, ovviamente, tifa per la Roma e ha letto, no, a letto, una sua ex amante non più segreta, Monica Leoffredi, tifò per lui in maniera accalorata, diciamo.

Voi invece avete mai visto The Unbearable Lightness of Being di Philip Kaufman?

Ecco, per un uomo sanamente eterosessuale, è difficile rimanere impassibile dinanzi a Juliette Binoche ignuda. Sì, assolutamente impossibile. A meno che non siate Daniel Day-Lewis al suo minimo storico, cioè tragicomico come nel film Fergus O’Connell – Dentista in Patagonia oppure quello di My Beautiful Landrette. Se invece siete il Daniel de L’ultimo dei Mohicani e di The Boxer, eh sì, la vedo dura che non vi diventi d… ro.

A dirla tutta, qualsiasi maschio normodotato, dirimpetto a Juliette, non può essere Nic Cage di Adaptation.

Cioè uno sfigato come Charlie Kaufman. Eh sì, i gemellini… Anche se foste a pecora, come si suol dire, vale a dire fortemente demoralizzati, Juliette subito vi tirerebbe su e ringalluzzirebbe “a bestia” a mo’ di Donald.

Sì, per molto tempo fui identificato col Nic Cage di Matchstick Men.

Invero, scoprii di essere Sailor Ripley di Cuore selvaggio. Irrequieto, pazzo scatenato nel senso più romantico del termine e adoratore di Elvis.

Adoro Gran Torino di Clint Eastwood e anche Joe di David Gordon Green. Eh sì, si fa presto a dirmi boomer.

Quando mi girano, ecco, sono capace di sfoderare monografie dedicate, per l’appunto, a Nicolas.

Come questa: https://www.ibs.it/nicolas-cage-attore-vampiro-libro-stefano-falotico/e/9788891136107

Ora, Federico Frusciante, gestore e proprietario della nobile, mirabile Videodrome di Livorno, sostiene che Cage sia un incapace e un cane. E che qualsiasi uomo possa essere un grande attore se riesce/a a fingere di non venir… arrapato dalla Binoche? No, che possa risultare bravissimo a recitare se diretto da cineasti come Brian De Palma, Ridley Scott, David Lynch e/o Scorsese.

Adesso, non diciamoci puttanate. Che Nic sia stato raccomandato più del figlio di Umberto Bossi, il Trota, lo sanno anche a Bernalda, cittadina dell’entroterra lucano ove mia cugina Laura di Pomarico, paesino vicino Matera, no, la cugina di Cage, Sofia, la regista de Il giardino delle vergini suicide, si sposò con tanto del Padrino di suo padre, vale a dire Francis Ford, più il testimone Nicolas Cage che, fra un lauto primo e un ricco secondo a base di ostriche, champagne, prosecco e caviale, intrattenne l’allegra compagnia, riunitasi a desinare fino al tramonto, cantando peggio che in Via da Las Vegas.

Ora, se Achille Lauro azzecca una canzone su dieci, in forma quasi parimenti direttamente proporzionale, Nic Cage indovina un’interpretazione su quindici film da lui interpretati. Essendo, Nic, assai stacanovista, girando cinquemila film (vai di iperbole) all’anno, mi pare ovvio che sia un grandissimo.

Scusate, la matematica non è un’opinione. Ah ah.

Oh, su 30 film, quattro sue performance sono di certo memorabili. Ah, cavolo, non solo non leggete libri. Neppure avete mai aperto un libro di algebra.

Nic Cage interpretò di tutto. Girò con Giuliano Montaldo, assieme a Ricky Tognazzi e Giancarlo Giannini, Tempo di uccidere, tratto da Ennio Flaiano.

Alla fine delle riprese, Montaldo urlò a Nic: – Sparisci, lebbroso!

Mentre, in Nato per vincere, Nic incarnò la parte di uno dei fratelli campioni di canottaggio, sì, gli/l’Abbagnale, con una faccia da salame peggiore di Sylvester Stallone nel terzo Rambo e un’espressione da pesce lesso maggiore rispetto a quella da lui stesso esibita in Con Air.

Sì, a livello di physique du rôle, Nic c’è tutto. Nulla da dire, gran fisico. A livello di “figo”, non sempre.

Di mio, che posso dirvi?

La mia attuale lei è più bella di Patricia Arquette ma, soltanto da un anno a questa parte, conduco Una vita al massimo.

Durante tutta l’adolescenza vissi come Nic Cage di Birdy. Diciamo, non propriamente un’esistenza esaltante.

Feci per la prima volta all’amore, comunque, con una ragazza più bella di Jennifer Beals di Stress da vampiro. Difatti, impazzii per lo scompenso psicologico dovuto alla botta pazzesca ricevuta e datami dopo anni interminabili di castità madornale e divenni così stupido da farmi piacere anche Flashdance.

Ora come ora, la situazione è stabile.

Dunque, se vogliamo dire che Nic Cage, in Ghost Rider, faccia schifo, è vero.

Se vogliamo invece affermare, falsissimamente, che costui (sotto mostratovi) non sia un grande scrittore, è meglio che non vi azzardiate a fare i grandi attori.

State mentendo spudoratamente, non siete affatto credibili nel dirmi che non sia vero.

Adesso, diciamo che posseggo un certo fascino alla miglior Nic Cage di sempre.

Sono un uomo, infatti, da Falò delle vanità. Anche se Omicidio in diretta è meglio.

E De Palma, ribadisco, è un genio.

Se non vi sta bene, vi offro da bere e una torta Saint Honoré.

Per piacere, non fatemi però la fine di Nic Cage nel remake, firmato da Werner Herzog, de Il cattivo tenente.

Film in cui Nic filmò una scena disgustosa con Stephanie Honoré.

Sono un uomo di gusto e giusto. Se voi volete invece essere degli schifosi, lasciatemi perdere.

Altrimenti, perderete ancora di più. Ah ah.
Insomma, non sono un uomo soltanto da pizza e Il mandolino del capitano Corelli, cari fratelli e care sorelle. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

RILEY KEOUGH: dopo la mia lei, modestamente parlando, è la donna, attrice e modella più del mondo, a prescindere da VANESSA KIRBY ed ELIZABETH OLSEN


20 Sep

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rileykeoughSettimana nuova, buon lunedì a tutti, post dunque nuovo. E Falotico nuovissimo. Diciamo, rinato e rinnovato, forse solo riamato, ritornato. Chissà.

Speriamo, inoltre, che questo terribile incubo del Covid-19 finisca completamente e che si possa tornare in sala regolarmente senza mascherine e mascherate varie. Ma dove siamo? In Eyes Wide Shut? Il Carnevale di Venezia è a Febbraio e il Festival della kermesse veneziana è finito oramai da un pezzo.

Quindi, cerchiamo di tornare alla normalità quanto prima. Io sono tornato normalissimo. Anzi, al momento sono fin troppo normale, dunque imborghesito in modo confacente alla cosiddetta realtà sociale. Che può essere disturbante poiché la vita vera può presto annoiare e bisogna, appunto, presto ritornare a sognare, dunque andare nuovamente al cinema.

Sessualmente parlando, ho appurato di essere eterosessuale. Tranne quando vedo, anzi, rivedo Riley Keough e, come si suol dire, non vi sto dentro. Riley è stupenda e se la può battere con la mia lei. Perde solo ai punti. La mia donna, lo dico senza falsa modestia, è veramente bellissima. Secondo lei, a prescindere dalla mia stempiatura abbastanza evidente, anche io posseggo una bellezza fuori dal comune.

Ecco, detto ciò, inserita/o che ho la mia lei al primo posto assoluto e inarrivabile, parliamo delle tre donne e attrici, a mio avviso, più belle e sexy del mondo.

Ora, chiariamoci molto bene prima di incorrere in fraintendimenti. La mia attrice preferita, in senso prettamente recitativo e/o attoriale, è Jodie Foster. Jodie è di una bravura immane, è mostruosa. Su questo, non si discute. Non mi metto neanche con(tro) una così, una donna veramente cazzuta.
Jodie, anche se mai sia dovessi un giorno conoscerla dal vivo, non potrebbe comunque venire con me.

Sì, è lesbica e dunque preferisce i rapporti saffici.

Di mio, a 13 anni fui perdutamente innamorato di una ragazza della mia classe terza media, ovvero T. Laffi. Poi mi persi per strada e, qualche volta, qui a Bologna gironzolai pure per via Saffi.

Quando dal resto del mondo mi oscuro, purtroppo, significa che sono nuovamente ricaduto in nero stato depressivo. Al che, divento un tipo schivo e poco di me sicuro. Ma, statene sicuri, dinanzi alla mia lei mi riaccendo, per lei non più mi trascuro e sono duro.

Rimanendo però magnificamente un puro.

Non mi do più agli atti impuri e, da qualche giorno, ho visto Le strade del male di Antonio Campos.

In questo film che, a dircela tutta, non è bello come Robert Pattinson, c’è l’ex di quest’ultimo, vale a dire Riley Keough, per l’appunto.

Al Festival di Venezia vidi (qui cambiamo in passato remoto) The World to Come con Vanessa Kirby. Ma non vidi Vanessa dal vivo. Mentre Tom Cruise del succitato Eyes Wide Shut vide quella di Shaw Vinessa.

Considero, dopo la mia lei, Vanessa Kirby la donna più bona della storia. Altro che Nicole Kidman.

Dunque, Vanessa, in quale posizione la mettiamo? Naturalmente, al primo posto del podio. Al secondo, piazzo Elizabeth Olsen. Come già vi dissi, la vidi in Red Lights e forse fui cieco poiché, a quei tempi, non mi piacque. Anzi, la considerai racchia.

In Red Lights, vi è il mio attore preferito. Chi è? Lo sanno pure le pietre e i bambini di 5 anni, suvvia, bambagioni, è ovviamente Bob De Niro.

In questo film, vuole dare a bere a tutti di essere sensitivo e super dotato… di poteri paranormali. Si finge pure cieco.

Invero, il sensitivo si scopre essere Cillian Murphy (spoiler) e Simon Silver/De Niro rimediò una figura da coglione peggiore di Tom Cruise nel capolavoro del Kubrick sopra menzionatovi.

Sì, ero cieco, ora ved(ev)o come Bradley Cooper di Limitless.

Nella mia vita, persi di vista le ragazze, persi quasi tutto a essere sinceri, adesso ho riacquistato la vi(s)ta e non solo quella.

Col senno di poi, debbo ammetterlo. Elizabeth Olsen è una così f… a che, come si suol dire, non si può vedere, ah ah.

Riley Keough non scherza, però.

Come si suol dire, che il Falotico sia un uomo normale, non vi crede nessuno.

Basta che la mia lei creda in me.

Anche perché devo dirvi la verità in tutta franchezza.

Vanessa Kirby, Elizabeth Olsen e Riley Keough sono, come detto, bellissime.

Ma anche ricchissime.

Forse, potrei anche permettermele. Ma non ho, devo esservi onesto, il carattere per stare a Hollywood.

È un posto pieno di stronzi.

Preferisco uscire prestissimo col mio nuovo libro. La cui prefazione sarà curata da D. Stanzione, ottimo recensore e critico di Best Movie.

Non vi sto mentendo. Domani dovrei riceverne la bozza definitiva, ultimata e corretta.

Il libro s’intitola La leggenda dei lucenti temerari.

Credo, in tutta sincerità, che Stanley Kubrick fosse e sia stato un genio anche se trasse le sue sceneggiature dai libri degli altri.

Non aveva, come si suol dire, molta fantasia. La sua fantasia peggiore era diventare triste, misantropo e solo come Jack Torrance/Nicholson di Shining.

Non l’avevate capito? Allora, siete veramente più tonti di quello che pensavo.

Domani, forse risplenderà il sole, a fine mese dovrei incontrare la mia lei di nuovo e diverrò radioso, oserei dire caloroso e raggiante.

Come dicono in meridione, statem’ buon’.

Che volete farci e farmi? Sono un bello e dannato. Anzi, d’annata.

L’unica differenza fra me e Robert Pattinson, a parte qualche capello in più di Robert, è il fatto che lui fa il piacione perché è un riccone. Ho scritto… riccone. Pensate, a me non piace neanche andare a Rimini e a Riccione. Sono ambienti pieni di tamarri, preferisco rimanere sia Joker che Batman. Ora, scusatemi, s’è fatto tardi. È l’una e mezza infatti di notte. Devo dormire oppure riguardare Via col ventoDomani è un altro giorno. E ci saranno nuove gatte, sì, Catwomen da pelare. Soprattutto, se vogliamo essere realistici, non fantasticando troppo di cinecomics, la mia vita è stata tragicomica. Non s’è mai visto, difatti, uno scrittore forse più bravo di Kubrick che ha/abbia meno soldi di un analfabeta.

La prendo con filosofia. Riley+Keough+Riley+Keough+Jimmy+Kimmel+Live+vHUfQGsHcomlVoi, invece, se ce la fate, prendetevi RilRiley+Keough+Riley+Keough+Ben+Smith+Petersen+ZkSB0On81CGley.Riley+Keough+Riley+Keough+Ben+Smith+Petersen+GVH4G3bz8LPlRiley+Keough+Girlfriend+Experience+New+York+vbT3WKZ39dAlRiley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+clTh1L8_zBkl Riley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+b_zt67RjTsll Riley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+awC2-9ui-zFl

 

Francesco Totti presenterà il “suo” film alla Festa del Cinema di Roma, i più grandi film sul Calcio e la più grande ala destra di tutti i tempi, cioè il sottoscritto, vedere per credere


19 Sep

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Francesco+Totti+FC+Internazionale+vs+Juventus+nuzzXMGQD0blEbbene, puntuale come un orologio svizzero, in data 13 Settembre sono arrivati gli auguri di compleanno di un mio ex compagno di squadra che risponde al nome, anzi, al cognome Ceccarelli.

Terzino meno forte di Franco Baresi, probabilmente però più in gamba di suo fratello Giuseppe, e figlio di un bolognese, a differenza di me. Ché ho ascendenze meridionali malgrado sia nato al Sant’Orsola della città delle due Torri.

Un grande… il Ceccarelli. Solitamente, per via della posizione “arretrata” che svolgono in campo, i difensori hanno sinceramente poche possibilità di fare goal, azionandosi solamente in retroguardia, stando sulla difensiva, diciamo. Ma il Ceccarelli, durante un sabato pomeriggio di tantissimi anni fa, colse il pallone in contropiede, spaccandosi le palle, no, lo afferrò di contro balzo e, con una potenza micidiale, scagliò un fendente al volo da centrocampo. Cacciando, come dicono per l’appunto a Bologna, una sassata devastante. Che trovò assolutamente impreparato il portiere. Il quale, essendo stata tirata da metà campo, essendosi spostato dapprima al limite dell’area di rigore, fu spiazzato e scavalcato dalla botta incredibile, di conseguenza imprendibile del Ceccarelli.

Il quale, a sua (gira)volta, segnando una rete d’antologia, peraltro la sua unica rete in carriera, fu colto dall’estasi come se avesse scopato Dua Lipa. Ce la possiamo dire? Il detto… ma che hai visto la Madonna?, è falso.

Madonna è oramai brutta, Jennifer Lopez, sì, J. Lo ha la sua età ma Dua Lipa è paradisiaca. Andiamo avanti.  Suo padre invece fu colto da un semi-infarto con scivolata dagli scalini della tribuna da Paperissima o forse da triplo, oserei dire multiplo, salto carpiato con tuffo incrociato di legamenti sinistri spappolati in zona fantozziana da super imbranato di natura epocale.

Durante quella partita, per la cronaca, io segnai due goal stupendi. Ma gli onori e la gloria andarono tutti al Ceccarelli per via del fatto che le mie segnature meravigliose, in confronto alla sua rete bellissimamente mostruosa, sfigurarono. Suo padre offrì la cena e da bere a tutti.

E festeggiammo allegramente in compagnia. Cazzeggiando di brutto fra una birra Moretti e una bionda… matrona come Claudia Peroni? Donna dalle gran pere. Sì, fu di lì a poco che caddi in depressione letale, rimanendo a letto in posizione fetale, oserei dire quasi da ragazzo regredito all’infanzia da Store Prénatal. Roba che Javier Bardem di Mare dentro fu un dilettante, sebbene campione di nuoto. Comunque, a Javier non è andata malissimo. Adesso sta con la Cruz ma, a mio avviso, uno così poteva permettersi di sposare Tania Cagnotto. Dai, Javier, beviti un Chinotto e non ci pensare. La Cruz non è figa come Tania ma ci sta…

E debbo ammetterlo, non poco proverbialmente, immancabilmente m’identificai nel mio omonimo Stefano, cioè Accorsi di Radiofreccia. Per resistere alle umiliazioni inevitabili che patii a causa del mio penoso stato depressivo in quanto, si sa, i coetanei sono terribili se non appari come un bomber alla Marco Van Basten con le ragazze, per molto tempo elevai la coscienza (e non altro) in stato mistico-spirituale da coglionato chiamato er mitico.

Sì, ottenni la coppa Simpatia. Non giocai neanche più a calcetto ma la folla, dagli spalti sotto casa mia, mi urlò inferocita: finiscila di poltrire, fenomeno da baraccone alla Ronaldo, sia Cristiano che Luís Nazário de Lima, non fare il briccone, datti una mossa, riallenati alla vita, tira fuori gli attributi, meriti solo dei ceffoni e dei calcioni!

Molta gente, soprattutto sotto il Vesuvio, pensa che il più grande calciatore di tutti i tempi sia stato e sempre sarà, insostituibilmente, Diego Armando Maradona. Lo pensa anche Paolo Sorrentino ma non so se ne fosse convinto un uomo alla Lucio Dalla da Caruso… qui ove il mare luccica e tira forte il vento… il mare di Sorrento.

Sì, il mare di sorrata, più che altro. Fidatevi, è meglio Pascoski (di padre polacco) di Francesco Nuti.

Ecco invece il famoso monologo di Freccia…

Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che viene a prendere l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua. Però, prima di credere in qualcos’altro, bisogna fare i conti con quello che c’è qua e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio. Credo che, se mai avrò una famiglia, sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che, se non leccherò culi come fa il mio caporeparto, difficilmente cambieranno le cose. Credo che c’ho un buco grosso dentro ma anche che il rock n’roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stro**ate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono (qui ci voleva il congiuntivo, tirate le orecchie allo sceneggiatore… che me lo riempiano e di botte riempitelo). Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri perché comunque non puoi sapere proprio un ca**o della vita degli altri.

Bonimba chi fu/è? Un centravanti di sfondamento vero. Mica Speroni de L’allenatore nel pallone. In Messico 70, Roberto Boninsegna, nella finale mondiale, segnò il goal della bandiera per il nostro Made in Italy… Io non ero ancora nato ma avemmo, cazzo, di fronte il Brasile di Pelé. No, non sono Lionel Messi e, a tutt’oggi, quando con la mia lei, in senso metaforico, sbaglio il tiro, lei disperata mi grida: ma come sei messo?!

Paro i suoi colpi come Sylvester Stallone di Fuga per la vittoria? Fuga, giusto? Sì, pensavo di aver scazzato… In che cosa credo io, anzi, in cosa io creda? Credo che il film su Totti sia una stronzata universale ancora prima di uscire, credo che Ilary Blasi sia più scema della donna che portò al suicidio Accorsi in Radiofreccia, eh sì, una bella cretina a rifiutare un figo Maxibon della madonna, per l’appunto. Ilary sta con Totti ma, secondo me, poteva e potrebbe permettersi Javier Bardem. Credo che il Don Camillo con Terence Hill sia più bello di quelli con Fernandel e Gino Cervi. Credo che le roller skaters che ballarono con Terence nel film suddetto, eh già, mi eccitarono vent’anni fa ma ora sono un povero cristo, ah ah. E le teenager non m’attizzano. Volete farmene una croce? Ah ah. Credo che Mickey Rourke de L’anno del dragone sia un dio ma, oggi come oggi, la dovrebbe finire di avercela contro quel diavolo di De Niro… Rimanesse cornuto e stia/stesse zitto. Credo che un mio contatto Facebook, Arianna, sia più bona dell’attrice ed ex modella Koizumi, detta Ariane. Mentre la mia lei è più arrapante dell’ex pornostar Céline Tran, detta Katsumi. E credo che, se puoi fare ciò che vi mostrerò qui sotto, nonostante una depressione vicinissima alla follia più incurabile, non sei soltanto una grande mezz’ala destra come Pier Paolo Pasolini, significa che dio esiste e dio, a vostro avviso, chi è? Non sono il Pupone, non sono Peppone, non abbisognai di psichiatri con la pipa, non sono un boomer da caffè della Peppina, insomma, come si dice a Roma ma anche a Bologna, cari haters, me fate ‘na pippa. Non vorrei filosofeggiare troppo e non credo alle teorie aristoteliche. Mi ave(va)te preso per un coglione? Credo in Lino Banfi e in Aristoteles. Due uomini veri, due uomini con le palle… Basta quindi con la saudade. Il grande angelo Ayrton Senna morì a Imola? Sì, anche se fu dichiarato clinicamente morto al Maggiore di Bologna.

Credo in me perché, così come ben cantò Jon Bon Jovi, questa è la mia vita. Sicuramente non è quella di Totti o di uno uguale a tutti. Sì, quando riscendo in campo, l’arbitrò può anche fischiare la fine dei tonti.

Non c’è, come si suol dire, partita…

Il mio video ve lo mostrerò quando sarà pronto, pazientate, ah ah.

di Stefano Falotico

LETTER TO YOU: che io mi ricordi, sono sempre stato fan di Bruce Springsteen e di Asbury Park, di City by the Sea e del mio fantasma nella notte


16 Sep

Bruce+Springsteen+National+Board+Review+Annual+WIauEdlU_Y7l

Ora, non so perché mai, dopo la tragica caduta delle Torri Gemelli, Bruce Springsteen compose l’album The Rising. Per far sì che, assieme appassionatamente, dalle ceneri d’una tragedia senza pari, gli Stati Uniti risorgessero collettivamente, cingendosi in preghiera, a raccoglimento d’un musicale giubileo ove qualsiasi cittadino della Nazione a cinquanta “contee” forse chiese perdono a dio per essere stato un peccatore o, probabilmente, per essersi sentito involontario responsabile di qualcosa di terribilmente nefasto che non poteva comunque essere evitato.

Dinanzi alla morte per mano altrui, rimaniamo infatti pietrificati, scioccati, oserei dire solamente costernati.

Non fu colpa di nessun americano poiché l’attentato terroristico scagliato contro le Twin Towers fu architettato, diciamo, nei minimi dettagli studiato e orchestrato dalla mente diabolica di Osama bin Laden, appoggiato nella sua imperdonabile, esecrabile malefatta aberrante dai suoi adepti radicalizzati.

Ma forse tutto ciò ebbe inizio a causa della coscienza sporca del guerrafondaio Bush. Che, in Medio Oriente, permise che i soldati statunitensi trucidassero innocenti a raffica, propugnando un osceno culto bellico figlio della più mostruosa, oceanica distruzione delle culture non appartenenti all’edonismo reaganiano. Oggi tornato di moda, a livello planetario, con lo spopolare di Instagram ove chiunque esibisce svergognatamente la sua carne in scatola, anzi in scatti selfie e stories che si autodistruggeranno come le vite di chi le crea a mo’ della fuggevole, stolta vanità estemporanea del suo capriccioso implorare 15 minuti, anche meno, di celebrità warholiana, svendendosi nel suo prodotto da macelleria, mercificando la sua anima in cerca d’un patetico, clemente Mi Piace in più. Elemosinando l’autostima più meschina e vile, pusillanime e priva d’una benché minima, personale dignità, nell’inscenare la nudità del suo essersi disumanizzato ed animalizzato in un prosciutto vivente offerto allo sguardo godereccio e porcellesco di chi, consumandolo, ne trarrà godimento cannibalistico dei più parimenti parassitari. Oramai sono radicale anche se non mi stette mai simpatico Marco Pannella e giammai ne voterò il partito omonimo. E, a tutt’oggi, reputo scandalosa e di cattivo gusto la premeditata mendicità di Marco, ritenendo raccapriccianti i suoi sciocchi scioperi della fame. Un modo forse più puttanesco della prostituzione per accattonare voti elettorali in forma ricattatoria delle più capziosamente orride. Postulando la falsità della povertà, sputando nel piatto di chi non poté davvero mangiare.

Detto ciò, per miracolo mi avvicinai a Springsteen. Dopo che, essendo scomparso durante l’adolescenza nella morte della mia anima forse già ultraterrena, forse solo assai tenera, ne ascoltai al massimo due canzoni, ovvero Streets of Philadelphia e The Ghost of Tom Joad

In data 8 Giugno 2003, come già scrissi, mi recai allo stadio Artemio Franchi di Firenze ad assistere a un suo concerto storico. Io, poco amante dei ritrovi canterini, io, cantore solo delle mie malinconie, ecco che fui in tribuna ad ammirare la folla in delirio, una folla più folle di me.

E, già come Joker, incitai la foll(i)a al ritmo del mio essere Nothing Man.

Peraltro, nel 2002 uscì un film che piace solo a me, ovvero City by the Sea.

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia…

Perché forse, in quel momento, potevo davvero essere salvato come James Franco. Ma, da allora, invece non mi sentii più giovane, gagliardo e veramente romantico come il Boss di The River. Malgrado, di enorme, monumentale resilienza, stia curando l’editing di un libro di 249 pagine esatte per la Kimerik Edizioni, intitolato La leggenda dei lucenti temerari.

In quanto, prima di morire, voglio citarvi un pezzo celebre di Shutter Island: ricordatevi di noi, perché anche noi abbiamo vissuto, amato e riso.

Aggiungo io, ricordatevi di me. Perché io non ho saputo vivere da idiota come quasi tutti, non ho amato tre donne, sì, solo tre, come un maiale qualsiasi, non ho riso come un pagliaccio.

Perché io sono io. Bruce Springsteen è dio ma anche Jim Morrison non scherza poiché è Satana.

E, quando si arrabbia uno così, il re Lucertola, fatevi il segno della croce.

È arrivato l’Anticristo.

Così come non dimenticherò mai il finale di True Detective.

Errol Childress sostiene di essere molto cattivo.

Dinanzi a lui però ha Rust Cohle.

di Stefano Falotico

Anche questo Festival di Venezia è andato, la vita passa in un(a) lampo, la nuova stagione cinematografica, chi vivrà vedrà, eh già, sono ancora qua


11 Sep

PasoliniAh, i colpi di fulmine, le maschere di cera ed ecco che, zac, scivola la cerniera, salta la cena ma l’appetito vien mangiando, solo trombando(si).

Il tempo passa. Il tempo insiste, sì, è persistente oltre che insistente. E la calvizie si fa prominente oppure la stempiatura tua si fa sempre più evidente, oserei dire incipiente? Mio demente?

C’è, chi col tempo, incontenibile diviene, chi diventa incontinente, chi ha viaggiato in tutti i continenti, chi, invecchiando, è divenuto saggio oppure insipiente, c’è chi non è mai andato nel Biafra e, non solo è ben pasciuto, sì, di brutto ha sempre magnato, pure a sbafo, bensì ha tante donne inchiappettato e divorato. Detto altresì, costui, impunito sciupafemmine, forse pure sfruttatore magnaccia. Mannaggia! Poi abbiamo i patiti… di Lucio Battisti (ho fame, non soltanto di te), quelli col cervello partiti oramai da una vita, quelli che sono morti oppure semplicemente spariti, sì, un’inaspettata loro dipartita avvenne. Ci sono gli spioni, quelli che vengono spiati e quelli che non vengono neanche se, da voyeur, le coppiette spiano.

Ma che vogliono spiare? Le loro colpe espiassero, anzi, respirassero. Cioè, detta come va detta, scopassero! Sì, guarda quante passere, dai, suvvia… passerà. Mangia intanto l’uva passa e dai da mangiare ai piccioncini, mio passerotto.

Ci sono quelli che guardano solo le partite e quelli che, invece, non guardano manco un film ogni tre anni ma lanciano più di un occhio (eh sì, portano gli occhiali, sono i cosiddetti finocchi, pinocchi forse quattrocchi e idolatrano Michela Quattrociocche, donna sciocca ma gran gnocca, detta anche sgnacchera), eccome, solamente alle donne eppur le donne che guardano, eh sì, amano i calciatori coi soldi e non i tifosi che scommettono alla SNAI e non vincono mai. Perdendo pure il danaro da loro utilizzato nelle bische clandestine ove rimediano un due di picche pure di una partita a Poker.

C’è chi, come me, s’identifica col Joker, chi invece non ha mai letto un solo libro, dunque non è molto esperto d’italiana Lingua ma, fra un piatto di linguine allo scoglio e forse uno scolo, fra uno scolapasta e una donna che ama le olive, non soltanto ascolane, a letto è campione bilingue da inserire negli annali. Annali con due n. La N di Napoli e la N di Nunzia che però non è partenopea, neppure patriottica, bensì abita a Salerno e, oltre ad andare col “linguista”, va pure con uno che ama la Juventus e non ha mai gustato un grissino torinese.

Insomma, Gianna di Rino Gaetano andava con tutti, Il cielo è sempre più blu e tu non gliela fai più. Oltre a non fartene una manco se, per scioglierla, le regali tutti i dischi dei Roxette. Lei dà il rossetto e non solo quello/a a un uomo che, a differenza di te, non è mai solo. Appunto! Ma a lei non importa, affatto, essere presa per una poco di buono, non è di bocca buona, è solo bona da fare schifo al c… o e non le interessa darla al primo venuto… anzi, a uno che viene con tutte.

La vita è una sola… Quindi, il motto moderno è: goditela finché puoi, finché puoi. Finché, soprattutto, lei ne vuole, finché ha(i) voglia. A “voja”, te, a impegnarti al massimo se poi sei povero in canna e, in frigorifero, non c’è neanche il Vov. Famoso liquore afrodisiaco per vite, a differenza della tua, più paradisiache. Eppure sei bello da morire, sì, dionisiaco mentre Stefano Dionisi, pur essendo carino, in Farinelli – Voce regina, per chiarissime ragioni, anzi, per regioni da eunuco, non è che ne potesse fottere molte. Si lasciò però fottere dal cazzone del suo amico.

Ora, Farinelli fu omosessuale passivo? Invece, il critico di Cinema Pino Farinotti scrive il Dizionario dei film grazie solo alla farina del suo sacco o si affida al direttore della Cineteca di Bologna, l’omonimo (di cognome) Farinelli? Uomo però, a differenza dell’identico, nomen omen del personaggio incarnato da Dionisi, decisamente molto attivo, non solo a livello di Cinema Ritrovato.

Moretti girò Ecce bombo e a quella ragazza schizofrenica non importò assolutamente andare con lui.

Preferì non dargliela ma dirgli: faccio cose, vedo gente.

Chiedo io, anche venia: quali cose? Quale gente? Non mi sven(d)o!

So io quale gente bazzicate, voi, uomini e donne di malaffare. Siete degli affaristi o solo degli arrivisti?

Non arriverete a nulla se continuerete a non fare una beneamata minchia dalla mattina alla sega, no, sera.

Vi auguro buonanotte. Ah ah. Specialmente, buone mignotte.

E quell’altro? Che fine ha fatto? Il Magnottta! Lo presero per il culo con la storia della lavatrice.

Mentre Dante Alighieri lo volle mettere, da sempre, in quel posto (fisso, statale o comunale, ecco, sì, stavolta ci sta… anale) a Beatrice ma poetizzò ogni meretrice fottuta (da lui, no, però), ficcandola nel Purgatorio.

E Virgilio? Ne vogliamo parlare? Secondo me, fu meglio Numa Pompilio.

A essere sinceri, Pompilio, ovvero il secondo re di Roma, non valse una pippa. Ed è comunque sempre meglio Campbell Naomi nuda anche se sarà solo una fantasia (auto)erotica.

Quando si suol dire: Naomi non è una che giammai andò e vada per il sottile, la diede e dà a tutti indiscriminatamente, è/fu una facilona ma non guarda/ò quelli che non valgono/valsero (balli un valzer?) un cazzo, da lei quindi non otterrete neanche un pompino.

Se invece sarete i nuovi Flavio Briatore, state tranquilli, oltre a Naomi, avrete anche Nomi e non andrete mai con una frustrata come la cantante Noemi.

Siete un vuoto a perdere.

La cellulite, le mie nuove consapevolezze?

Campbell Naomi può essere pagata a peso d’oro e può permettersi ogni liposuzione. Voi, invece, comuni donne più altamente morali rispetto a Naomi, però più mortali, non avete neanche i soldi per portare il cane di vostro marito dal veterinario. Siete degli animali! Delle leonesse, delle fesse di sorrata?

Intanto, vi crescono le mammelle e i mammoni non esistono più. Ora, abbiamo i ragazzini che amano le milf coi seni rifatti più delle labbra di Alba Parietti.

Ah, che suzioni mammarie. Ah, che somari. Ah, che porci. Ah, vomito. Sto male, per la Madonna, santissima Vergine.

Aveva ragione Pier Paolo Pasolini. È tutto un porcile… Tutta una questione di Uccellacci e uccellini, anche di tamarri e burini che vogliono sol uccellare. Non soltanto con tipi come Pier Paolo, pure con Giampaola. Come dettovi prima, ci sono le alopecie androgenetiche, i nazisti che credono all’eugenetica, quelli che perdono i capelli e quelli che perdono pure la faccia. E non basta un lifting per mettergliela a posto. Ci sono le tragedie annunciate e incombenti. Ci sarà forse pure, presto, un altro tizio che vincerà il Nobel. Cavolo, allora, altro che ritardato. Ma sarà comunque troppo tardi.

Il suo nome infangaste, infingardi, ingiustamente lo snobbaste e di chissà quali crimini lo additaste e accusaste. Scusate. Ogni verità è stata svelata, tu sei stato poco svelto, svegliati, sveltisciti, in una parola… finiscila… ti dicono se non stai zitto. Sapete che vi dico? Me ne fotto!

Ti ricattano e ancora vogliono la ricotta, ti scottano, t’intimidiscono, coi giochini ti terrorizzano. Ma un uomo si rialza all’’improvviso ed è qualcosa di mai visto. Fa paura, che gran casino, è come Sansone. Oh, Cristo! Non ce la farà, sta crollando… tutto. Ma con lui, vivaddio, anche tutti i filistei.

Soprattutto i filibustieri, cioè i figli di puttana che vanno pure con le puttane.rino gaetano

 

di Stefano Falotico

Venezia 77: stupendo (ovviamente, è ironico): andare da accreditati, stare due notti e vedere solo due film, beccando pure una pioggia torrenziale


10 Sep

world to come

Sì, amici cinefili e non. Questa volta, la mia trasferta al Lido è stata un disastro.
Dopo le tragicomiche mie disavventure per trovare parcheggio, alla fine sono riuscito a vedere solo due film. Ovvero quelli da me recensiti, vale a dire Mainstream e The World to Come.
Addirittura, 72 ore prima della proiezione per gli accreditati (ciò dovrebbe presupporre, insomma, ah ah, un accreditato non dovrebbe prenotare nulla in quanto il film gli dovrebbe spettare di diritto), eh già, bisognava collegarsi al sito Boxol.it e inserire prematuramente il codice asegnato nella tessera da giornalista.
I miei dati anagrafici non corrisposero al mio codice fiscale. Invece, erano esattissimi. Contattai quasi un esattore. Dopo essere stato tartassato a vita, adesso pure devo pagare la soprattassa? Allora evviva Torquato Tasso e i tassinari.

La mattina del 7 Settembre mi beccai anche un acquazzone storico e dovetti rifugiarmi al Vincent Bar ubicato in Parco delle Rimembranze. Il barista è comunque un grande, assomiglia a David Lynch ma è circa 20 anni più giovane.

Inizialmente, essendo io nuovo del luogo, lui e sua moglie mi guardarono con diffidenza. Poi mostrai loro la tessera a voi mostrata qui sotto e scomparve ogni sua diffidenza. Come dire: ah, è una persona seria, non è un forestiero giunto a Venezia per derubarci.

Ah ah.118836878_10217422021765347_7936391963780681082_o

A volte, capisci che Il cielo sopra Berlino è un grande film. E spesso la gente dovrebbe capire che le persone diverse lo sono realmente. Non fingono né mentono a sé stesse.
Sono dei poeti e forse è giusto che presto volino altrove. In un mondo migliore, più bello, colorato, il mondo degli dei.

Questa è Venezia e Hook di Steven Spielberg, checché ne dicano i cinici e gli incompetenti, è un capolavoro.

Anche Cortesie per gli ospiti.

Ora, non è colpa mia se voi non ci arrivate.

Dobbiamo anche dirci la verità. Il Cinema di una volta era più bello perché la gente sognava.
Oggi, abbiamo Instagram. Si credono tutti fighi e simpatici come Robin Williams.
Ma di Williams ve ne fu solo uno.

Poi, non è vero che i Backstreet Boys facevano schifo. Così come gli 883.

Vi saluto, amici. Al prossimo anno, tutti al Lido di Venezia. O lassù.

Buona vita, buon Cinema. Ciao.

di Stefano Falotico

Venezia 77, diario di bordo: solo due nottate stavolta per me, la famiglia Coppola, l’alluvione mattutina d’un 7 Settembre infausto ma mi sento rinvigorito e rilluminato, anche onestamente accreditato sfigato, è bellissimo!


09 Sep

Mainstream+Red+Carpet+77th+Venice+Film+Festival+3hsHmCUKrhPlChe dire? Quest’anno, Il Festival di Venezia è stato decisamente molto particolare. E forse io, alla soglia dei quarantun anni (li compirò, ahimè, fra pochissimi giorni, ovvero il 13 di questo mese), sento che davvero, questa volta, qualcosa nel mio animo s’è irrimediabilmente perduto. Non respiro infatti più quella delicata magia dei primi tempi quando vi andai da esordiente, ignaro perfino di dove fosse e sia tuttora ubicato lo storico, lussuoso Palazzo del Cinema che ospita la celebre kermesse, nostro fiore all’occhiello e vanto nazionale di pregiata Biennale.

Che io mi ricordi, io, peraltro famosissimo per le mie tragicomiche amnesie da Guy Pearce di Memento, ecco, per quanto io a stento rammenti o possa non ben rimembrare quella prima volta mia al Lido avvenuta oramai in tempi lontanamente siderali, il primo film che vidi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia fu il bellissimo Cop Land di James Mangold.

Uscito sui nostri grandi schermi in data esatta del 25 Ottobre del ‘97.

Cop Land fu presentato, fuori concorso, credo all’ex sezione Mezzanotte. Aggiungo io… e dintorni. Ancora prima che impazzasse Gigi Marzullo oggi giorno, con la sua rubrica cinematografica, oppure precisamente quando Gigi cominciò a spopolare furiosamente col suo oramai leggendario ex programma televisivo chiamato Sottovoce. Che cosa? Non è ex di niente? Ancora lo programmano nel palinsesto notturno?!

Ora, la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

Celeberrima domanda retorica, oserei dire soltanto ridicola, espressa spesso da Gigi ai suoi ospiti incolpevoli che dovettero sorbirsi, di altre domande impertinenti, un’interrogazione, diciamo, quasi più imbarazzante della domanda porta (no, non Porta a Porta di e con Bruno Vespa, bensì participio passato del verbo Porgere) loro sopra scrittavi.

Che io mi ricordi, mi colpì comunque la sua intervista a Lino Capolicchio ma soprattutto non dimenticherò mai la puntata nella quale una Milly Carlucci, eh sì, ancora al massimo del suo splendore e al più alto rigoglio delle sue magnifiche gambe seduttivamente inguainate in collant assolutamente eccitanti e morbidamente trasparenti, scosciando con levigata morbidezza di quadricipiti longilinei ed allineati alla sua mise di tacchi a spillo vertiginosissimi, fece sì che io arrossissi, no, mi scordassi immediatamente di ogni quesito marzulliano stupidamente cervellotico e invece, alla maniera di Woody Allen, di contraltare facessi l’amore con una persona che stimai, cioè me stesso. Dicasi anche autoerotismo sentito in modo profondissimo, diciamo anche da uomo aspirato nella depressione e nel buio più nero sprofondato in maniera poco ispiratrice di slanci vitali amorosamente condivisi e più calorosi.

In pratica, l’autoerotismo è una pratica demonizzata e malvista da quasi ogni donna, anche dalle più divinizzate e beatificate, alla base forse della rottura di p… e, sì, di legali pratiche (che avevate capito?, scusate, ah, come siete maliziosi) che condusse, assieme probabilmente alla relazione di Woody con la figlia adottiva “avuta” da Mia Farrow, alla separazione coniugale, non tanto di constatazione amicale/amichevole, diciamo, fra Diane e il genio di Manhattan.

Ma non perdiamoci in seghe… mentali e non, arrovellandoci pateticamente di onanistiche dietrologie e retro-pensieri più bigotti della crociata scagliata contro Woody dall’America puritana, detta altresì solo ipocrita.

Veniamo… al dunque, detto anche… sodo. Non ero ancora maggiorenne il giorno del 5 Settembre quando Cop Land fu presentato in Sala Grande alla presenza di Sylvester Stallone e Ray Liotta.

E mia madre dovette fare i salti mortali per convincere la bigliettaia a darmela, sì, la possibilità di entrare in galleria in mezzo alla platea che applaudì, a fine eiaculazione, no, proiezione, così come dopo l’amplesso mostrato e appieno ben svolto da Woody de Il dittatore dello stato libero di Bananas.

Sì, soffrii del complesso di Edipo da episodio, per l’appunto, alleniano di New York Stories, quindi, volete farmene una colpa?

Guardate che vi farò curare da Billy Crystal di Un boss sotto stress se ancora azzarderete ad accusarmi di essere affetto da attacchi di panico quando vedo Bob De Niro buttarsi via in commediole più scialbe di Ti presento i miei, ah ah.

Ecco, in Cop Land vi è/fu anche Bobby. Oltre a un cast di facce scorsesiane da far impallidire ogni uomo scaldato e sovreccitato allo spasmo come se si trovasse dinanzi a Cathy Moriarty di Toro scatenato.

Eh già, c’è/ vi fu anche lei. E la Moriarty è/fu anche in Analyze That.

Sbaglio? Non credo affatto.

Guardate, nella mia vita incontrai papponi e corrotti più viscidi di Sport di Taxi Driver e serpi velenosi più indistruttibili di Robert Patrick di Terminator 2.

Ma me salvai grazie alla mia purezza da Superboy/Michael Rapaport.

Bisogna stare attenti, comunque, non solo agli uomini moralmente stronzi.

Anche le donne apparentemente più innocenti come Ksenia Rappoport de La doppia ora di Giuseppe Capotondi (presentato in Concorso a Venezia, rendiamocene conto!) possono abbattere ogni Filippo Timi all’apparenza duro, dicendogli soltanto che non è più figo come un tempo e ora abbisognerebbe di un riporto…

Molta gente, in Italia ma non solo, parla degli altri e di Cinema senz’alcuna cognizione di causa.

Ecco, stimo Fede Frusciante ma, l’altra sera, mi trovai da un mio amico e, in maniera scanzonata, riguardammo un suo video sui peggiori film “di” San Valentino.

A un certo punto, sostenne che Richard Gere sia il re degli incapaci. Adesso, possiamo sindacare su Autumn in New York, reputandolo giustamente un film sentimentalmente zuccheroso e insopportabile.

Ma ricordiamoci che, per essere Richard Gere e Nicolas Cage, bisogna avere le palle.

Nicolas Cage, Sofia Coppola e Gia Coppola sono raccomandati? Certo ma la raccomandazione devi mantenerla. Anche la pensione d’invalidità, miei furbetti, se fingerete di essere malati di mente e poi, ogni notte, non solo la vostra vita, metaforicamente, andrà a puttane. Non raccontiamoci pugnette, suvvia, mezze calzette e cazzoni vari.

Dunque, non spariamo cazzate. Per esempio, Cristiano Ronaldo sa benissimo che, per essere Ronaldo, deve mantenere una disciplina ferrea. Se fossi in lui, comunque, lascerei subito stare quella Giorgina o come cazzo si chiama lei. Uno che sa giocare di tiri così, cazzo, potrebbe riempire l’incrocio dei “peli” di una molto più figa della sua faccia imbattibile da culo.

E basta anche col criticare Matteo Salvini con la sua nuova “topa” Francesca Verdini. Non tutti possono essere James Bond e di Sean Connery, a dirvela tutta, ce n’è solo uno?

Forse due. Chi è il secondo?

Non lo so, forse un signore colto come Guglielmo da Baskerville che visse da metronotte alla Jimmy Malone, spesso soltanto alone, il quale conosce la perfetta differenza fra un volpone e la Sala Volpi, fra la Coppa omonima e quella di voi nonni. Ah ah, non sono secondo a nessuno. Infatti, sono ultimo. Ah ah.

E quando incontri uno così puoi anche dire Mai dire mai. Sì, è un tipo da Caccia a Ottobre rosso, un uomo immersosi in modo subacqueo nelle sue ansie oceaniche, quindi riemerso in gloria malgrado a Venezia, in data 7 settembre, alle 9 in punto di mattina, il cielo si oscurò, tanta pioggia a lui in testa precipitò eppur, testone, non è un coglione come quasi tutti ma un uomo che conosce il distinguo fra Amos Gitai e i gitani.

Chiariamoci molto bene. Non bisogna soffrire d’invidia né di gelosia.

Di Connery, eh sì, abbiamo appurato che ce ne siano due.

Di De Niro, invece, ne rimane solo uno per quanto sia ancora il mio attore preferito. No, non me ne identifico, di cognome faccio in effetti Falotico.

Nel giro di sei mesi, Robert De Niro dovrà girare After Exile, Wash Me in the Water con John Malkovich, Killers of the Flower Moon di Scorsese con DiCaprio, Gucci di Ridley Scott (uno qualsiasi, vero?), Armageddon Time di James Gray.

77 anni per Bob da poco compiuti e la settantasettesima edizione del Festival.

Per durare così tanto, significa essere forti, grandi.

E questo è quanto.

Adesso, scusate, sto lavorando all’editing di un libro di circa 400 pagine, domenica devo festeggiare il mio compleanno, quindi sto completando un’altra opera letteraria, devo incontrare la mia lei, gestire tutto ed essere pronto, il prossimo anno, a tornare di nuovo al Festival, conservando una dignità e una forza impressionante da Silvio Orlando de Il papà di Giovanna e de La passione.

Due film forse non capolavori ma che valgono il prezzo del biglietto.

Provateci voi a non essere Brad Pitt ma un comune Silvio.

Chi? Orlando o Berlusconi?

Non lo so, so soltanto che al Caimano preferisco darvi una mano…

Ché, come si suol dire, una mano lava l’altra e qui, in tale mondo di “mani pulite”, sono cazzi vostri amari se, presto, non riconoscerete di essere dei fottuti.

Sì, dovete e quindi dobbiamo prenderne coscienza. Possiamo, al massimo, essere i nuovi William Shakespeare. Facciamo ridere i polli. Ah ah. Non avremo mai la possibilità che vengono offerte ad altre… no, volevo dire, ad altri. Che poi… è la stessa cosa. Lui dà a lei il lasciapassare e lei dà a lui la sua passera. La vita è questa. Sì, fa schifo, si sa. E, se non lo sapete, ve lo dici qui senza fronzoli. Non otterrete neanche un modesto accredito stampa al Festival di Venezia per potervi permettere di essere come me.

Sì, salutatemi a sorrata. Eh già, ci sono quelli baciati da Francesca, quelli che cantano non è Francesca, Francesca non ha mai detto di no, ci sono gli amanti di Lucio Battisti e di Giuseppe Battiston, di mio, non sono da Sanremo e da teatro Ariston, sono un Aristogatto, sono Aristoteles de L’allenatore nel pallone con Lino Banfi, sono quel che voglio.

Poiché ebbe ragione Pino Daniele: iè so’ pazzo, iè so’ pazz’, non mi scassate u cazz’.

 

di Stefano Falotico

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77.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: inaugura Lacci di Luchetti mentre io slaccio ogni lucchetto del passato e voglio ringraziare tutti, anche i cattivi, per il mio miracoloso ringiova(ni)mento


02 Sep

Lacci+Photocall+77th+Venice+Film+Festival+EeNMmso1s2olInnanzitutto lei, anzi, Lei con la maiuscola. Fulgida e soave, superlativa e acuta, lei il mio cuore ausculta e la mia anima ascoltò.

Eh sì. Edizione veramente particolare quella di quest’anno del Festival di Venezia. Pregiata kermesse giunta alla sua settantasettesima edizione.

77, come gli anni da pochissimo compiuti di the greatest actor alive.

Che te lo dico a fare? Al Pacino, incluso Donnie Brasco e la sua magnifica performance doppiata, in tale film di Mike Newell, da uno strepitoso Giancarlo Giannini al suo massimo storico?

No, il suo antagonista, nemico-amico storico di sempre. Ovvero, anzi, ça va sans diremonsieur Bob De Niro. Soprannominato, ai tempi della sua adolescenza schiva e riservata, as Bobby Milk, per via del suo pallore congenito.

Sì, è vero. Gli assomiglio. Peraltro, non poco. Ma non credo, sinceramente, che questa mia rassomiglianza sia derivata dall’essermene identificato tantissimo tempo addietro. Quando, adottando una tecnica d’identificazione-trasfusione attoriale fra lui e me, spettatore nei suoi riguardi adorante oltremodo, in maniera simbiotica sostituii il mio Falotico, dotato inoltre di medesimo suo neo sulla guancia però opposta, al suo volto. Compenetrandomene à la Videodrome cronenberghiana di mimesi talmente assurda da sembrare, a sua volta, un ambiguo, inquietante e al contempo pazzesco, funambolico body horror incredibile ed estremamente affascinante.

E, a proposito di uno dei tanti capolavori inarrivabili di uno dei maggiori, imbattibili cineasti viventi, vale a dire David Cronenberg, da qualche anno a questa parte, sono divenuto amico di Federico Frusciante. Auto-ribattezzatosi l’ultimo dei “videotecari”, stazionante in via Magenta e gestore, proprietario, soprattutto factotum del suo negozio di noleggio di dvd.

Un locale ove, anacronisticamente, ora che impazzano lo streaming, Amazon Prime e Netflix, ancora si possono “affittare” i film, restaurandoci all’antico lindore di una memorabilia cinefila fra l’ante litteram più nostalgico degli anni novanta, epoca in cui spopolarono le VHS, e la Naïve art di pellicole soltanto “arty”, cioè pellicole che, nelle intenzioni, vorrebbero essere assoluta arte memorabile e invece sono ed eternamente rimarranno pacchianate kitsch delle più scontate e programmaticamente studiate per un pubblico idiota di radicalchic finto-sofisticati, cioè una congrega di esaltati intrinsecamente ignoranti, e… dicevo, scusatemi, per l’ennesima volta mi sono perso. Dicevo, datemi un attimo di tregua e di Respiro (che fine ha fatto, Emanuele Crialese?), devo compiere mente locale, ecco, ci sono. Pardon!

Locale, quello del Fruscio, ove si passa dalle ultime mega-cagate con Nic Cage, attore da Fede detestato, alle più bieche furbate, dicasi altresì gigantesche porcate in formato colossal soprattutto della scemenza più abissale, firmate da Michael Bay, dai film muti a quelli più sregolati, folli e geniali di Takeshi Kitano. Regista dal Fruscio giustamente venerato, forse solo un tantino da lui magnificato.

Io vidi Beat Takeshi dal vivo. Come no?

Ah, ne passai tante e vidi tantissimi attori e registi. Pure lo stesso Nicolas Cage durante la prima de Il cattivo tenente di Werner Herzog.

Dopo aver fotografato Nic, mi recai a un chiosco. E, dinanzi a me, in camuffa, scorsi Vincent Gallo.

In questi anni, credo di aver affrontato qualcosa che un comune mortale non dovrebbe mai fronteggiare e contro cui nessun uomo dovrebbe giammai battagliare.

Dovetti scagionarmi da accuse infondate sulla mia persona, sconfiggendo ogni ordine psichiatrico e dimostrando di essere più intuitivo di Rust Cohle di True Detective per non venire cannibalizzato da carnali persone ingorde della mia anima.

Sì, sono Hannibal Lecter. Non lo sapevate? Con l’unica differenza che furono gli altri a volermi mangiare vivo mentre io continuo a pensare che, se Jodie Foster soltanto mi avvistasse davanti a lei in un pub, dopo tre secondi netti non sarebbe più lesbica.

Sì, Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti fu un uomo invero originariamente, innatamente e dannatamente innocente, scarnificato da maniaci sessuali. Al che, spolpato a sangue nel suo pudore stuprato, da pecora da poesie di Umberto Saba, si trasformò in un lupo cattivo, desiderando di amare le donne in modo saffico.

Di mio, malgrado ogni violenza psicologica subita, ripeto, divento sempre più buono, soprattutto bono forte.

Tant’è che la mia attuale lei è sull’orlo della pazzia, in quanto del sottoscritto gelosa a morte.

L’altra sera addirittura mi disse:

– Stefano, per non soffrire pene… d’amore, mi sa che dovrò cambiare sesso.

 

Lei, inoltre, crede fermamente che io piaccia molto anche ai gay. Una bella situazione del cazzo, non c’è che dire. Ah ah.

A parte gli scherzi, il Festival è stato inaugurato da Lacci di Daniele Luchetti, grande amico di Nanni Moretti.

Mentre io, grazie alla mia personale psicanalisi, assai più valida di ogni teoria freudiana ed elucubrazione lombrosiana sulle principali istanze della personalità, tematica al centro di Tre piani, abito al quarto piano e, ultimamente, io e la mia lei, quando ci amiamo e ci denudiamo, non è che, a dirla tutta, ci andiamo pianissimo.

Diciamo che io spingo abbastanza anche se, finito che abbiamo io e lei di amoreggiare in modo selvaggio, lei sostiene che Al Pacino sia sempre stato più bravo di De Niro.

E io, a mo’ di Moretti di Aprile, le rispondo:

– Sì, ed è sempre più basso.

 

No, non sono ancora a Venezia. Me ne recherò il 5 da accreditato stampa. Non posso permettermi tutto il Festival. Gli alberghi non poco costano.

Davvero pensavate che fossi figlio de Il caimano?

Sono un pasticcere trozkista e, a mio avviso, Silvio Orlando è un grandissimo.

Vi ricordate la sua battuta in Ex?

– E con questo stai? È pure brutto!

– Ha parlato Brad Pitt!

 

Io mi differenzio da Silvio per due motivi. I seguenti:

Brad Pitt non ha mai scritto un libro, recita peggio di me e, al Festival, vi va da piacione.

C’è una grandissima, immane differenza fra un sex symbol e un Falotico.

Io, se fossi in voi, sceglierei il Falò.

Se dite che non è così, beccatevi questo mio video e ci vediamo alla prossima.

Sì, non sarò mai Brad Pitt e C’era una volta a… Hollywood non è un granché.

Ma io batto Leo DiCaprio di Titanic soltanto di mia Voglia di ricominciare.

Comunque, fidatevi, This Boy’s Life è un film mediocre.

È meglio il film che sto concependo in tale mio momento esistenziale. Intitolato provvisoriamente Voglia di fottere…

Ve ne do un’anticipazione. Sarà la storia di vari uomini invidiosi del Falotico. I quali, malgrado molti universitari titoli, non sono accreditati stampa, non hanno nessun libro all’attivo, non sono combattivi ma hanno crescentemente i fegati distrutti.

Al che, in preda alla follia più totale, perseguitano il Falotico nel tentativo patetico di volerlo destrutturare e abbattere.

Peccato che io ami anche Ronin.

E, con morbida nonchalance, passeggio vellutatamente, leccando un gelato e non solo…

Non so cosa farò del mio Falò in questa vita ove ce n’è sempre una…

Intanto, faccio cose, vedo gente.

Sono un Ecce Bombo, un Bombolo, un uomo che ama un bombolone alla crema ma anche una donna più dolce delle facce da cioccolato scaduto di molti di voi.

Sì, ho capito una cosa importante in questa mia stranissima vita.

Io devo aiutare gli altri quando vanno giù e loro parimenti devono aiutare me.

Solo attraverso ciò si è veri amici. Così come insegnano Nanni Moretti e Daniele Luchetti.

Altrimenti, se continuerete a essere egoisti e narcisisti, stronzi e qualunquisti, canterete solamente La Mer.

Non sarete artisti di niente, sarete solo delle mer… e.

E mi spiace davvero deludere tante persone.

Avevo ragione io.

Sono un poeta, un romantico. A dirla tutta, non vi vedo neanche. E mi pare giusto che i dementi abbia io sputtanato.

DiCaprio è vincibile da me e l’isola di Capraia è fighissima…

Abbiamo pure visto, in questi giorni, il poster ufficiale di Diabolik.

Hype alle stelle! Ma mi faccia(no) il piacere. Ci mancavano solo i Manetti Bros. Con quel trimone di Luca Marinelli, con la regina delle sciacquette, ex Miss Italia dei suoi stivali e dell’italiano medio da stivalone italicus, ovvero Miriam Leone, cioè per dirla alla Carlo Verdone, un puttanone. E, a proposito di “top” delle tope da Bianco, rosso e verdone, abbiamo pure Claudia Gerini.

Ah, questi mi fanno girare i co… i, odio questi “girini” da girotondini raccomandatissimi. Di mio, mangio un grissino e sono versatile come il principe Antonio di Totò Diabolicus.

diabolik poster diabolicus totò

 

di Stefano Falotico

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