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La mia vita è un mistero carismatico da Twin Peaks – Il ritorno e da Joker/Phoenix, cari tonti


19 Sep

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Chapter One: il falò delle vanità! Ah ah

Vi chiederei di guardare con estrema attenzione questi miei tre video.

Uno totalmente improvvisato. Quando, durante le nubi addensatesi nel cielo bolognese sopra la mia testa, m’infilai negli anfratti delle mie cervellotiche teorie cinematografiche. Non so se bislacche, colorate come l’arcobaleno che spunta nella prima alba dopo una notte in cui hai fatto sesso con la pornoattrice Cherie DeVille e Margot Robbie d’amplessi sfiancanti più devastanti del calcio di rigore di Zaza agli Europei di Calcio nei quali, a causa della sua bischerata, fummo eliminati dalla Germania, eh sì.

Teorie falotiche, teorie di un uomo che conosce le domande retoriche, probabilmente solo stupide di Gigi Marzullo e, sottovoce, se ne fotte.

Sì, Gigi è sempre stato un provocatore da denuncia. Una volta, nella sua celeberrima trasmissione notturna, invitò Milly Carlucci. La quale, per l’occasione, sfoderò un paio di gambe mozzafiato in liscissimi collant attizzanti. Lui, da marpione, chiaramente guardandole i quadricipiti, con far ammiccante, le chiese da quanto tempo fosse sposata con suo marito proprio nell’attimo nel quale Milly imitò involontariamente Sharon Stone di Basic Instinct.

Un’altra volta invece l’attore Lino Capolicchio confidò a Gigi e a noi telespettatori che lui, in confronto a Vittorio Gassman, fu un semplice mestierante.

E Gigi, non smentendo la sua fama di stronzo per antonomasia, gli chiese:

– E cosa mancò a Lino per non essere Vittorio? Oppure Lino non desiderò essere Vittorio e preferì rimanere Capolicchio?

 

Invero, qui ho esagerato ma la domanda, per quanto un po’ diversa da come sopra l’ho appena scritta, fu ugualmente, terribilmente imbarazzante. Ecco, Gigi è uno che mette a disagio la gente. Porge sempre la domanda sbagliata nel momento più inopportuno. Per fortuna che gli ospiti vengono e vennero profumatamente pagati, sennò…

Ah, io sogno che un ospite, bullizzato da Gigi, di notte s’alzi in maniera tosta ed eretta come qualcosa che parimenti, se siete maschi eterosessuali normali, s’eleva dinanzi a Cherie DeVille. Ed esasperato dal terzo grado marzulliano fuori luogo, eh già, gliele suoni.

Porgendogli quindi la domanda:

– I sogni aiutano a vivere meglio o le botte aiutano a far sì, Gigi, che lei desista dall’imitare Freddy Krueger in giacca e cravatta?

 

Sì, contesto io con piglio deciso incastonato fra morbide labbra vellutate quei critici superati del cazzo che ebbero l’ardire di ardere Joker, cioè di stroncarlo o perlomeno non tributargli il giusto, doveroso apprezzamento sacrosanto.

Una Critica, come si suol dire, della vecchia guardia. Legata a un tipo di Cinema non dico antiquato, passatista, sì.

Paolo Mereghetti, schierandosi in prima linea, poiché ama fare spesso il bastian contrario soltanto per partito preso, assegnò a Joker un 7 in pagella.

Come già dissi, vista e considerata la severità mereghettiana, un 7 pieno assegnato da Paolo equivale a un 9 degli altri.

Mereghetti poi, nella disamina più articolata nel suo personalissimo editoriale del Corriere della Sera, sbuffò e fece spallucce. Vistosamente e pubblicamente deluso che Joker, per l’appunto, avesse vinto di tutto pugno.

Insomma, per Paolo questo film è una mezza pugnetta.

Paolo è uomo sospettoso. Celebri difatti le sue stroncature frettolose. Oserei dire epocali e piene di cazzate magistrali. Che possono battersela alla grande con le perle del Farinotti.

Come saprete, inizialmente Paolo non sopportò David Fincher. Solamente da un paio d’anni a questa parte, rivide e corresse le sue scarsissime valutazioni dei suoi film, alzando le stellette.

Qui lo dico e qui non lo nego, esiste solo un critico che, prima di attaccare un film o il prossimo, pondera, valuta, sa bilanciare il giudizio con savoirfaire serio e al contempo irresistibile magnetismo da agente Cooper di Twin Peaks.

Non vivo mai di certezze ma sino al giorno della mia morte sarò perennemente tormentato, nei miei incubi peggiori, da questa domanda marzulliana:

l’agente Cooper s’ingroppò Laura Palmer o fu il fantasma di Bob a incularlo?

 

Chissà.

Su tale quesito, probabilmente senza possibile risposta, adesso sparisco di nuovo e m’eclisso in altre notti ove, oltre ai film di Lynch e con Cherie DeVille, mi sa che riguarderò pure, per la milionesima volta, Il seme della follia.

Adesso, vi saluto.

Vi sto osservando con in mano i popcorn, idioti.

Sì, mi sa che molti di voi si fecero un film tutto loro sulla mia vita.

Peccato che non foste sarete Orson Welles ma Ed Wood. E ne venne fuori una stronzata.

Ricordate: io dico sempre la verità. Non racconto fandonie, al massimo delle faloticate.

A differenza di quel debosciato di Mickey Rourke che, pur di guadagnare qualche migliaio di Euro che peraltro dilapida in tre notti di luna piena con qualche bagascia di quart’ordine, va dalla D’Urso a sputtanare Bob De Niro. Affermando falsità assolute e assurde.

A quanto pare, Jane Rosenthal e Irwin Winkler, produttori assieme a Bob di The Irishman, stanno procedendo già legalmente contro mr. Rourke.

Mickey è comunque un mito.

È l’Antonio Cassano del Cinema. Ove c’è lui, ci sono litigi, zizzanie, casini e puttan(at)e varie.

Idolo imbattibile. Ha tutto il mio sentito, incondizionato appoggio. Un Pinocchio in carne e ossa su naso non lungo ma rifatto e (da) strafatto. Sì, prima va in giro a piangere miseria, poi il giorno seguente i paparazzi lo fotografano fuori da qualche locale malfamato con sottobraccio una super zoccola che chiede per una sola ora di amore e coccole più di Cherie DeVille.

Chapter 2: tutti i consigli moralistici dei nani, il Genius spazza e spezza in tre secondi netti

Ecco, se io avessi continuato a dare retta agli sciroccati, probabilmente adesso sarei rinchiuso assieme ad Arthur Fleck.

Il 3 Ottobre capirete perché.

Sì, io fui talmente superiore alla media di ritardati adolescenti, tutti affetti da patologie piuttosto invalidanti, sì, pressoché dei cerebrolesi asfissiati da genitori castranti, che optai per una scelta anomala e terribilmente, mostruosamente incompresa.

Quella d’estraniarmi dal comune volgo di damerini, viziatissimi fighetti, liceali nauseanti, una massa di cronici borghesucci tormentati da una stirpe malsana, da un albero genealogico dalle ramificazioni neuronali assai peggiori della depressione bipolare, anzi, subito da potare e anche sputtanare ché, se non si fossero laureati, li avrebbe sbattuti in cura psichiatrica.

Sì, non lo sapete? In Italia, il genitore medio è un malato di mente. Visto che non è riuscito lui a raggiungere vertici che, nelle sue illusioni fuori dalla realtà, s’era prefissato d’ottenere, avendo abdicato a un lavoro, semmai discretamente remunerativo, però poco vitalisticamente appagante, essendosi immolato a un’esistenza tristissima nella quale, una volta superati i trent’anni, una volta messa su famiglia, visse di nostalgie e di Amarcord, cibandosi dei peggiori film funerei di Pupi Avati, affidandosi all’assistenza comunale per farsi regalare la casa popolare, spacciandosi per intellettuale, sì, un intellettuale il cui ABC dell’anima consta d’una manciata di Bignami di psicologia mal applicata ai suoi teoremi da Pi greco del delirare di congetture poco elleniche sulle vite altrui, sì, una costanze insanabile delle sue limitatezze mentali, diciamo da demente con la panza scoreggiante e scoraggiante i giovani che non amarono la sua visione merdosa del mondo, ecco… in tale sua spaparanzata, screanzata villania da fanfarone Balanzone dei miei coglioni, tutti quelli che non la pensa(ro)no come lui da costui vennero trattati da minorati, da schizofrenici cazzeggianti, da handicappati distrofici, da impotenti sessuali, da pervertiti pericolosi, da in(f)etti.

Sì, tale uomo batté Savonarola soltanto col potere mi(s)tico dei suoi disagi proiettati sul prossimo per esorcizzare il suo male di vivere e anche la sua repressione an(n)ale di qualcos’altro. Poiché, essendo un piccolo borghese amante di Claudia Koll e di Così fan tutte, ma essendo al contempo ipocrita e dunque doviziosamente, ah ah, chiesastico, pontificò su chiunque, prendendosi arbitrariamente licenze gratuite sui destini altrui, sindacando sugli altrui liberi arbitri.

Insomma, costui non riuscì a fare nemmeno l’arbitro di Calcio perché nacque spompato, forse crebbe giammai ben spompinato, che volle spezzare le gambe a chi non s’attenne alle sue bandierine, ai suoi ammonimenti da terzino macellaio fuori tempo massimo.

Il classico personaggio così tanto ossessionato dai suoi fallimenti, sinceramente dal suo malfunzionante fallo, che si divertì a commettere falli per puro gusto sadico.

Sì, tremendo questo Mangiafuoco:

– Ti sei laureato? Hai messo la testa a posto? Ah, così mi piaci.

 

Invece, m’è arrivata oggi a casa tutta la collezione di My Friends Hot Mom.

Al contempo, anche tutta la saga di Tetsuo dello Tsukamoto.

Se non gli sta bene, indossiamo immediatamente il giubbotto di Drive e gli sfondiamo il culo.


Joaquin+Phoenix+Mercy+Animals+20th+Anniversary+gNDgjHkBLsql

Top and Most Anticipated Movies of 2019 o forse no, il grande Cinema è un sogno, un incubo lungo tutta la notte infinita


26 Apr

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Vado a curiosare nella media recensoria di Rotten Tomatoes riguardo Avengers: Endgame e noto un impossibile 96%.

Dico e mi domando: questa Critica americana cosa si è bevuta?

Premetto però questo, a me il primo Avengers, oramai di anni or sono, è piaciuto molto. Andai a vederlo a Prato assieme a mio cugino. Che è cinque anni più piccolo di me. Io sono del ’79 e Avengers è uscito nel 2012. Fate voi i conti e capirete che età potesse avere mio cugino all’epoca.

Nel cinema, stranamente, c’erano quattro gatti. Era il primo spettacolo pomeridiano. Può darsi che, a quell’ora, i pratesi fossero ancora a lavorare e i giovani a farsi un sincero pisolino.

Mio cugino è un nerd strepitoso. Volete saperlo? È stato uno dei principali esponenti e ideatori di uno dei maggiori siti in materia, oserei dire, cine-fumettistici in Italia. Del quale per motivi di privacy non posso rivelare il nome. Anche se comunque lo rivelassi, adesso non esiste più. Quindi…

Si era persino indebitato pur di portare avanti questo suo sogno. Dopo un po’ dalla sua dipartita, preso com’era da una vita più dentro la realtà, ha abbandonato tutto. Il sito è passato nelle mani di altri che non si sono dimostrati all’altezza e sono falliti.

Detto ciò, il primo Avengers diverte da matti, è cazzuto, vigoroso. Quindi a mio avviso è bello. Gli altri non li ho visti perché non mi andava di vederli. Ah ah.

Può darsi dunque che questo Endgame sia stupendo, a me sinceramente di sorbirmi tre ore di CGI mi rompe le palle. A me non attizza nemmeno Scarlett Johansson. Il fisico è buono, la faccia da stronza non cambia mai espressione.

So che voi vi dividete tra faziosi, facinorosi, irriducibili fan sfegatati di questa saga Marvel, oramai per voi appunto monumentale, irrinunciabile, e coloro che, spesso per partito preso, affermano che questo non sia Cinema ma scemenza pura.

Non lo so. A rigore di obiettività, come detto, sto in zona neutrale, non potendomi esprimere coerentemente in merito. Non ho visto i sequel, neppure il seguito che ha tua sorella, e credo che non vedrò Endgame.

Tua sorella, comunque, la vanno a vedere tutti. Tua sorella sa bene che cosa sia un blockbuster. Come no?

Il biglietto d’ingresso costa pochissimo ma a lei sono tutti abbonati. Ha adottato una politica degli incassi da Netflix.

Ero partito molto prevenuto anche su Thor. E, prima di vederlo, ero sconvolto: Branagh che dirige un cinecomic?

E invece mi stupì. Thor è senza dubbio il migliore cine-fumetto che io abbia mai visto. Branagh ha classe.

Branagh è un narcisista ma può anche permettersi di esserlo. Anzi, scherzando sulla sua fissa su Shakespeare, può esserlo e non esserlo.

Scusate per questa mia lunga prefazione. Era per introdurre uno dei film da me più attesi dell’anno, ovvero Joker con Phoenix. Anche perché, si sa, com’è oramai ovvio, che non sarà un cinecomic nel senso stretto del termine. Un pretesto più che altro per parlare di un uomo impazzito per colpa di una società cinica e brutale.

È accaduto a molti, ahinoi. Anche a me, sebbene credo di essermi ripreso.

In questi anni, sapete, sono infatti entrato vivamente e dunque anche dolorosamente in contatto con realtà che mi erano state ignote sino a quel momento.

Realtà apparentemente tristi e oscure, fatte di gente emarginata, complicata, piena di manie, di paure, confinata nella propria tetra, ostile solitudine.

Persone molto vere nonostante tutto il loro bagaglio (im)prevedibile di assurde contraddizioni.

Gente che, essendo stata dall’adolescenza respinta dai suoi coetanei perché troppo particolare e forse schietta, non accettando molti ipocriti patti sociali, ha preferito melanconicamente allontanarsi dalla vita di tutti i giorni ché spesso consta di meschine e basse competizioni.

Donne e uomini verissimi. Talmente veri che sono matti. E non vogliono rinnegare la loro follia. Come li vedete? E chi li vede, oramai?

Non so se abbiano fatto la scelta giusta. Anzi, non penso proprio. Stare in questa società altamente spietata, certo, è dura. Ma starne del tutto fuori è altrettanto, se non più, controproducente.

Può servire semmai momentaneamente. Uno per proteggersi, si crea il suo piccolo mondo pieno di sogni. Ma, col tempo, la realtà inevitabilmente ti richiama. Non è un “obbligo di leva” in stile Apocalypse Now col soldato semplice Martin Sheen, bensì è un richiamo ben più subdolo, oserei dire ancestrale. Ah, le foreste sono incantate ma, di notte, tu non avresti paura a startene tutto solo al buio in quella casupola nel bosco? No, io non ho paura di alcuna strega. Ché poi le streghe sono ottime fighe, diciamocelo. Sì. Per anni, durante le inquisizioni medioevali, venivano bruciate. Per forza, erano talmente belle che tutti volevano averle ma solo il re poteva ardere con loro. E le streghe pensarono: ma questo re è un cesso, poligamo, infedele ed egoista. Non ci paga neanche. Andiamo a vivere da femministe altrove. In focolari più naturali…

Posso garantirvi che non esiste nessun uomo che possa definirsi un eremita. Cento anni fa poteva forse esserci. Ma probabilmente non doveva pagare le bollette della luce e del gas, era fuori come un cavallo e c’erano altre migliaia di persone come lui. Quindi, poteva starsene da solo in una baia a contemplare il mare e ad aspettare il tramonto con un bicchiere di vino in mano.

Oggi, nemmeno il guardiano del lago di Loch Ness credo che possa definirsi un eremita.

Avete visto il film The Vanishing? Non è male, l’ho pure recensito.

Come dire; sì, ti credi tranquillo e poi inaspettatamente ti accade qualcosa che invece non ti sarebbe successo se avessi svolto un anonimo lavoro da impiegato comunale. Ma poi anonimo di che? È un’azienda enorme, sanno tutto di te. Anche quante volte vai in bagno fra una segreteria e la segretaria che si apparta nella toilette con quello che conosce pure tua moglie.

Sì, e poi che fai quando non lavori sodo, tutto solo, stando da mattina a sera di fronte all’oceano? Per distrarti dalla noia, accendi la tv e ti sintonizzi, pure per sbaglio, su un canale a luci rosse.

E pensi: ah però, questa non è male. No, no, no. Ed è frustrante, onestamente, stare ad ammirarla con le mani in mano…

Una così devo conoscerla. Questa forse no, questa la dà a tutti. Ma, piuttosto che crepar di freddo tra queste gelide mura, in pieno inverno, una piccola uscita ci starebbe.

Il primo pub della zona non è poi molto lontano. Sì, forse non beccherò Brandi Love. Meglio, oramai è un colabrodo. E nemmeno Deborah Ann Woll. Perfetto, no, perfettina, è troppo dolce e perbenista, gasata e vuole amori di glassa. Deborah, se la tocchi, più che squagliarsi come un ghiacciolo, si rompe a mo’ di Glass. Ma una buona barista da The Punisher, chissà, forse posso trovarla. Una che sappia, eccome se sa, shakerare il milk al calore etilico.

E se invece incontrassi Grace Zabriskie di Twin Peaks 3?

Ah, ma potrei pure incontrare Lissie di Wild West.

 

Comunque i film da me più attesi sono, come detto, JokerThe IrishmanC’era una volta… a Hollywood, anche se non m’ha convinto per nulla il primo trailer,

Poi ci ficchiamo anche Gemini Man di Ang Lee.

Sapete che, tanti anni fa, doveva interpretarlo Clint Eastwood?

Lo ridico, a costo che mi diciate, come sempre, che sono ripetitivo.

Il più bel film del 2018 è The Mule.

Non voglio sentir ragioni.

Tornando invece a Twin Peaks.

Sì, David Lynch è un genio. Questi sono due momenti che m’hanno scioccato.

Perché, ricordate, Twin Peaks non è una serie televisiva, è uno dei più grandi film della storia del Cinema.

robbie hollywood tarantino

 

La durata dei film in questione e della nostra vita

Partiamo da Gemini Man. Abbiamo visto il primo filmato. Ma, se non sbaglio, la durata ancora non c’è stata rivelata. Conoscendo Ang Lee, non sarà sotto le due ore. Poco più poco meno.

Ang Lee, regista di un solo grande film, La tigre e il dragone. Bel colpo, sì. A pensarci bene, poi, proprio il suo Hulk è fra i migliori film “fumetto” di sempre. A proposito, Eric Bana che fine ha fatto?

Gli altri suoi film sono belli, eleganti ma troppo estetizzanti come il sopravvalutato, immeritato Leone d’oro Lussuria – Seduzione e tradimento.

Erano anni ove tutti impazzivano per Lee. Vedi l’altro Golden Lion di due anni prima, I segreti di Brokeback Mountain. Cioè vinceva sempre lui a Venezia.

Questo Gemini Man m’affascina. Un mezzo Minority Report con un uomo che scopre il suo clone più giovane, omicida. Molto interessante. Chissà davvero come sarebbe stato con Clint Eastwood di venti-trenta anni fa.

Callaghan che scopre un fascista assassino. A quel punto, nessun suo detrattore avrebbe più sostenuto che Eastwood sia un reazionario. Ah ah.

E Will Smith? Quest’anno uscirà anche con Aladdin di Guy Ritchie.

Ecco, qui ci starebbe appunto una battuta fintamente razzista in stile Clint: cosa? Aladino è un nero? Non c’è più religione, miei cari Alì Babà, volevo dire baccalà.

Ah, però c’è Alì, non è Will Smith? Ah ah.

Andiamo avanti, figlioli…

Tarantino e Once Upon a Time in Hollywood. Qui non abbiamo Ang Lee ma perfino Bruce Lee che le prende da Brad Pitt.

Da cui il famoso film L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. Forse terrorizzerà Chuck Norris, un cesso sia come attore che come uomo. Brad Pitt, no.

Conoscendo Tarantino, qui staremo sulle tre ore abbondanti.

Dunque, proprio Joker. Todd Phillips si gioca tutto. Ha rischiato veramente forte stavolta. Perciò, un filmetto da un’ora e mezza non può essere. Anche in questo caso parliamo di un film sui 120 min. buoni.

Ah, che ve lo dico a fare? The Irishman.

Mi pare ovvio che qua potremmo arrivare addirittura sulle quattro ore circa. Weinstein sforbiciò Gangs of New York. Che infatti nella versione concepita da Scorsese doveva durare circa 240 minuti.

Adesso, Martin lavora per Netflix che gli ha dato quasi totale carta bianca.

Il film, considerando la trama, con tutti i flashback possibili e immaginabili, potrebbe essere un C’era una volta in America in salsa scorsesiana.

E arriviamo, come direbbe Rust Cohle/Matthew McConaughey, alla questione Netflix.

Sento dire un sacco di stronzate, amici.

Ad esempio, che oggi i tempi di fruizione cinematografica si sono accorciati a dismisura perché sarebbe calata la soglia di attenzione dello spettatore medio. Che non ha per niente voglia di guardare qualcosa che possa andare oltre i cinquanta minuti come l’episodio appunto di una serie tv.

Non è vero. Chiariamoci molto bene. Secondo me è il contrario, invece.

Un tempo semmai era così. La gente lavorava da mattina a sera. E, se si sorbiva 4h di C’era una volta in America era perché non c’era il videoregistratore, di conseguenza non vi era neppure l’home video e figurarsi se poteva esistere lo streaming.

Quindi, o te lo cuccavi tutto di fila sulla Rai quando lo programmavano con solo due interruzioni pubblicitarie oppure dovevi aspettare l’anno dopo per vederlo, quando l’avrebbero ridato. Poteva pure capitare che l’annunciavano il lunedì, poi saltava tutto e te lo piazzavano la sera dopo. E tu quella sera avevi la febbre.

Lo spettatore di oggi non è affatto più scemo e pigro di allora. Anzi, ribadisco, è l’esatto inverso. Oggi, il livello culturale s’è alzato a dismisura, anche se la cultura è diventata ipertestuale e informatica, oggi siamo tutti più smaliziati perciò meno fottibili, cinematograficamente parlando.

Un tempo forse la gente era molto più ingenua e avevo meno tempo da perdere col Cinema.

Infatti, oggigiorno, la gente è spesso sola e manco si sposa. Un tempo, oltre a lavorare e giocare a carte, oltre a mangiare, bere e dormire, che altro poteva fare per occupare le ore libere?

Ecco, ci siamo capiti. È per questo che marito e moglie avevano dieci figli. Poi, per tirarli su, lei doveva pensare alla casa, facendosi un culo enorme, lui era lì che arava i campi, faticando come una bestia.

Che cosa? Danno C’era una volta in America? Ma che vuoi che me ne freghi?! Domattina, devo alzarmi alle quattro. Che può darmi questa roba? Invece, cara, tu puoi darmi qualcosa di più sostanzioso, vero?

Oggi quindi che senso ha spararsi quattro ore di botto? Puoi vedere il film a spezzoni. Sta lì su Netflix. E chi te lo toglie?

 

Detto ciò, morale della favola: se volete continuare ostinatamente a fare i passatisti nostalgici e dire che Netflix è il male, fate pure.

Se volete dire invece che la questione è molto più modernamente complessa, è una visione della vita molto più sincera come il Cinema di Clint Eastwood.

La gente mi chiede: scusi, ma lei che fa nella vita? La bella figa?

Potrebbe essere così o potrei essere davvero un agente Cooper molto più reale di quanto potreste solo immaginare.


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Buonanotte #twinpeaks #onceuponatimeinhollywood #davidlynch #kylemaclachlan

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di Stefano Falotico

Il Genius, il ritorno, meglio di Twin Peaks 3, e buon Natale a tutti


22 Dec

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Il cuore rivelatore, che fantastica storia è la vita!

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Il cuore rivelatore, che fantastica storia è la vita!

E tutti che pensavano assurdità sul mio conto. Lotte, invidie, mormorii, pettegolezzi.

Ma, restaurato, rinnovato, rincuorato, mi è giunto a casa il libro col mio racconto Un angelico miracolo.

E, fra un colpo di genio e l’altro, una colazione con molta panna e molto zucchero, sono io che risolvo i problemi, vero Mr. Wolf, rinato a suadente decadenza.

E se il grande Dario Argento filmò a Torino, no, a Roma, L’uccello dalle piume di cristallo, perché io non posso recarmi in questo capoluogo piemontese come il mitico Lino Banfi di Al bar dello sport e ammirare, dall’alto della mia Mole Antonelliana, tutto il panorama di questa vita strana?

Habemus Papam! Evviva le romane e anche le spagnole!

Come un gargoyle a Notre-Dame, osservo la miseria degli stolti e ballo assieme a Edgar Allan Poe la magnificenza della mia spettacolare giovinezza mia perduta o forse giammai vinta.

Tutti pensavano che fossi un martire e invece sono spaziale artista da Montmartre.

È ancora presto per ascoltare il rumore del mare, son riemerso come una marea di Mont Saint-Michel perché vado matto per quella figona di Pfeiffer Michelle. O meglio, ora Michelle è un po’ andata ma in giro ci son altre bionde che aspettano soltanto che io nei loro buchini le strapazzi come una buona frittata.

Molti pensavano che scherzassi quando mi autodefinii il Genius. E mi pigliarono per malato di mente.

Invece, io non sono né malato né inculato, resto un ragazzo con un ottimo c… o.

E d’ora in poi fatevi i vostri.

Un certo Lavstig su Facebook mi ha detto che son penoso. Dopo tre minuti, l’hanno ricoverato in manicomio perché gli son arrivate tre frecciatine che l’hanno fatto capitombolare di colpo.

Un altro, un tale Frattini, mi ha dato l’appellativo di poveraccio. Sì, questo pensionato avrà da me solo un rutto in faccia e una scoreggina distillata con enorme aplomb, silenziosa, scricchiolante nello sfintere a lui inchiappettante.

 

 

di Stefano Falotico

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