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RIFKIN’s FESTIVAL è poi così brutto come io stesso asserii, scherzandovi però sopra, e chi è in verità Woody Allen?


04 May

Rifkins-Festival

fino ultimo respiro belmondo sebergrichard gere kaprisky respiro

cuore di tenebra roeg tim roth

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Be’, ieri scrissi una recensione decisamente sui generis sull’ultima opera cinematografica di Woody Allen. Alcuni addirittura pensano che sarà veramente the last opus di Allen. In quanto, dopo le ennesime accuse sessuali molto ridicole rivoltegli da femministe ipocrite, appoggiate peraltro dalla fedifraga, artisticamente parlando, Kate Winslet, non sono in pochi a credere fermamente che Allen sia arrivato alla frutta.

Malgrado i rimandi dovuti al Covid, Rifkin’s Festival è finalmente uscito. Ufficialmente doveva essere distribuito nei cinema nello scorso inverno, invero, ancora non è sui grandi schermi italiani. Esce giovedì prossimo ma se ne può già fruire della visione sub ita in streaming a ottima qualità audio-video.

Dunque, dopo i problemi riscontrati da Allen con Amazon, dopo i disagi insorti per colpa della pandemia dovuta al Coronavirus, sebbene i complottisti, fra cui il sottoscritto, pensino che i vari, severissimi lockdown siano stati creati ad hoc per fermare inopportunamente la nostra vita socio-economica e lavorativa, andrei qui fermato e non dire altro in merito?

Ebbene, prossimamente uscirà il mio libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid. Ma non voglio fare spoiler e vi sorprenderò, scioccherò, perturberò oppure disgusterò a tempo debito. Se mai sia, quando tale mio romanzo sarà in vendita, voleste per cortesia, gentilmente acquistarlo per salvarmi dai debiti occorsimi nel frattempo. Ah ah.

A scuola non ricevetti mai alcun debito in quanto me ne fregai altamente d’istituzionalizzare il mio sapere, ah ah.

Trascorsi gran parte dell’adolescenza nell’infanzia simile ad atmosfere oniriche paragonabili a Il posto delle fragole, dunque nella prematura senilità non abbisognante di maturarsi nella cazzata del cosiddetto diploma di maturità?

A un certo punto, essendo stato io ingiustamente paragonato al disertore Martin Sheen di Apocalypse Now, fui violentato psicologicamente da sedicenti educatori, invero persone assai maleducate, le quali credettero che io vivessi nel mondo delle fragole? No, delle favole. Comunque loro limonavano…

Ah, che Arancia meccanica!

Attentarono alla mia salute mentale, questi pazzi, poiché credettero che fossi un ignorante come Max Mazzotta/Enrico Fiabeschi del film Paz!

Chiariamoci molto bene, conosco a memoria Joseph Conrad, il capolavoro succitato di Coppola, Heart of Darkness di Nicolas Roeg con Tim Roth e John Malkovich, poche volte frequento la Conad, sono malato di mentine, sì, le caramelle balsamiche all’eucalipto(lo), devo prima o poi vedere Apocalypto di Mel Gibson, lessi molti fumetti e so benissimo chi è Igort. Quello di 5 è il numero perfetto.

Non fatemi perdere la pazienza e anche Andrea…

Comunque, ho visto pure Edge of Darkness di Martin Campbell con Gibson e Ray Winstone che sostituì Bob De Niro. Film da noi intitolato Fuori controllo, a proposito d’Ipotesi di complotto.

Uh uh. Avete mai visto, peraltro, Ransom di Ron Howard? Eh eh.

Sì, fui preso in ostaggio da persone che si spacciarono amanti di Woody Allen e della Nouvelle Vague e che, a prima vista, parevano uomini fighi come Jean-Paul Belmondo di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Appunto…

Spesso, nelle relazioni amicali e amorose, può innescarsi una fascinazione verso i criminali.

Poi, mi stufai come Jean Seberg ma furono loro a denunciare me poiché vollero insabbiare i loro reati e il loro sequestro di Persona alla Bergman?

Ecco, per capire queste mie precedenti righe, bisognerebbe aver vissuto il mio vissuto stesso, altrimenti considererete quanto da me vergato qualcosa di diagnosticabile come disturbo delirante paranoide.

Oppure, abbisognereste di cultura omaggiante i classici di Bergman, di Godard, di Truffaut e di Orson Welles? Ah, Rosebud di Quarto potere. Quel trauma… In effetti, ho sempre reputato la psichiatria una balla colossale. Uno psichiatra forense, infatti, desidererei che diagnosticasse le ragioni psichiche che indussero Federico Fellini a girare . Non esistono, vero? Poiché l’arte non è materia da parcellizzare in trattati biochimici. Così come il fondoschiena di Polly Walker, in 8 donne e ½ di Peter Greenaway, è qualcosa per cui sarebbe uscito matto Jung/Fassbender di A Dangerous Method.

Sì, alle schizofreniche un po’ anoressiche come Keira Knightley/Sabina Spielrein, preferisco un’aspirina e un po’ più di carne felliniana, amante difatti delle donne alla Botero.

Sì, sono un protestante come Martin Lutero. Ho raggiunto il Nirvana? No, non mi piacque mai Kurt Cobain, nemmeno In Utero.

Amici, vi garantisco che vi furono tempi in cui fui scambiato per Mia Farrow de La rosa purpurea del Cairo, furono veri Radio Days impagabili.

In Rifkin’s Festival, Allen cita anche Claude Lelouch, marito da una vita di Alessandra Martines.

Sì, vi fu un tempo in cui la gente stupida pensò che io fossi Alessandra di Fantaghirò per la regia di Lamberto Bava.

Appena post-puberale, io vidi Alessandra in reggicalze che ballava alla tv e mi veniva… la bava.

Sì, sono un divoratore di caffeina e non frequento la cosiddetta crème de la crème. No, amo di più le cremerie e detesto gli arrivisti, gli esaltati cinici e le cretinerie. Sono uno sfigato come Jesse Eisenberg Café Society? Non è che fui già un genius come Lex Luthor, no, come Mark Zuckerberg?

Louis Garrel è davvero l’erede di Delon Alain, di Belmondo e di Vincent Cassel? A Laetitia Casta piace parecchio. Va be’, a Laetitia piacque anche Stefano Accorsi. Mi spiace per Stefano… di Veloce come il vento ma Irama è più figo. Il video musicale, sotto mostratovi, è un po’ commerciale ma spinge, eccome se spinge. Ah, mi deste precocemente del vecchio e il mare…

Chiariamoci molto bene, lupetti e furbetti. Io amo sia Ernest che Mariel Hemingway. E ho detto tutto… Alla pari di Woody Allen, Mariel mi piaceva anche quando era troppo giovane…

Era così scabroso farsi… dei film, poveri moralisti, su Tracy di Manhattan? Forse distorcevo tutto ma a me pareva Brooke Shields di Laguna blu. Onestamente, Allen è un genio e io sono Joaquin Phoenix di Irrational Man. Che vi devo dire? Molte donne pensarono di essere delle grandi attrici come Kate Winslet e invece, nonostante si laurearono, recitando le pappardelle a memoria durante le interrogazioni orali in stile Melanie Griffith di Celebrity, non sanno recitare neppure la loro sceneggiata patetica.

Altre sono come la Casta, cioè Gina Gershon. Non una castissima, diciamo. Forse castana? No, mora. Ah, le more, le fragoline, i limoni, i gelsomini e i bravi bambini. Gli uomini non sono niente. Pensano tutti di essere Marlon Brando ma di Woody Allen ve n’è uno solo? Eh no, due. O no? Ah ah. Comunque, sì, esistono due Woody Allen. Uno di questi è bello come Brando.

Sono un Cuore di tenebra. Insomma, sono un romantico tenebroso. Molti sostengono che io possieda una bella voce. Non lo so. Giudicate voi. E dire che, dalla nascita, faccio tutto da solo. Se avessi i milioni di dollari di Allen e uno studio non solo di registrazione, forse della Warner Bros. Comunque, a parte Irama, sono un cinefilo enorme. Avete mai visto Faccia di rame? Io sì. Scommetto che voi no.faccia di ramewonder wheel kate winsletradio days allen

ipotesi di complotto gibsondi Stefano Faloticofuori controllo gibson


Per curarsi dal Covid-19 e relative quarantene, bisogna creare e ricrearsi, fantasticare, sognare e “cinematografare”, comunque evviva Beppe Maniglia, rocker artista bolognese come me!


15 Nov

zabriskie twin peaks

beppe maniglia beppe maniglia 2diabolik poster marinelliIl Cinema e la poesia ci salveranno. E vi do un consiglio per gli acquisti davvero straordinario.

Le librerie, nelle italiche zone rosse, sono chiuse? E chi se ne frega.

Potete ordinare questo romanzo immenso, ah ah, anche online. Un romanzo che pulsa di vita nuovamente accalorata dinanzi alla vastità della vita stessa del suo autore, eh già, del tutto rinnovatasi, ah ah.

Vi garantisco che non è affatto una str… ata. Diciamo, più che altro, una superba faloticata!

https://www.lafeltrinelli.it/libri/stefano-falotico/leggenda-lucenti-temerari/9788855165785

Sì, siamo quasi tutti interdetti dal vivere normalmente, asfissiati tremendamente, strozzati in apnee polmonari da pesci quasi senza branchie, insomma, siamo abbrancati totalmente? No, abbracciati tutti assieme a cantare appassionatamente?

Macché, celati dietro mascherine da Batman, forse precipitati in un cinecomic perfino demenziale. Dato che impazzano disposizioni che non poco c’indispongono.

Queste governative “misure cautelari” per ottenebrarci nell’oscurità silente d’abissali solitudini immani, oh sì, ci costernano. E rabbrividiamo. In attesa di nuove direttive speciali di un Dpcm che sarà varato prossimamente.

Al fine che, sotto Natale, potremo di nuovo brindare finalmente e felicemente insieme, inondandoci di frizzantini… baci dolci come uno spumante squisitamente da gustare lietamente!

A Bologna, vive e vegeta, talvolta anche si mortifica, immalinconisce e poi inaspettatamente rivive straordinariamente un uomo rinascente. Stupefacente!

In passato, lui stesso si diede del demente, negandosi molte felicità socialmente godenti la vita maestosamente ardente.

Egli contraffò la sua anima, derubandola di molte gioie quotidiane. Nascondendosi in un’ermetica decadenza che visse di grigiore e spettrale “senilità” anzitempo.

Ma lui rinacque miracolosamente, risvegliato nella coscienza sua apparentemente dormiente. Ringiovanendo amabilmente in modo entusiasmante. Oserei dire euforizzante! No, non dategli più calmanti!

Ridestandosi immantinente, forse in una notte bruciante di emozioni riscoperte, lui tantissima preoccupazione destò e, per tale suo imprevisto ed allucinante risveglio inaudito e mai visto, la gente ignorante si allarmò. Ché codesta, sospettosa, volle indagare in merito approfonditamente. Oscurantistica, la gente non credette alla sua favola illuminata di vita rifulgente e lo perseguitò psicologicamente, domandandogli spiegazioni a riguardo, diciamocela, assolutamente meschine, stolte e superflue.

Egli, felsineo d.o.c.

Sì, di origine controllata come un grande vino d’annata. Un uomo maledetto, bellissimo, pronto a festeggiare di enorme rimpatriata. Oh sì, la sua vita è ritornata.

Un uomo dalle origini, onestamente, meridionali. I cui genitori emigrarono nel capoluogo emiliano.

Spesso, quest’uomo fu indubbiamente un disadattato e, a causa del suo risultare anomalo presso la gente più bigottamente sconsiderata e deficiente, fu a vista sorvegliato, francamente quasi indagato, soprattutto mal adocchiato follemente.

Egli è invece artista di strada la cui vita fu distratta. Fuorviata e forsanche sbagliata.

Ma, senz’ombra di dubbio, è una presenza carismatica ancora profondamente conturbante in mezzo alla plebaglia più conformista e nel cervello annacquata.

Un uomo diabolico, sì, forse è Diabolik. A Luca Marinelli, preferisce La canzone di Marinella del grande Fabrizio De André.

Un uomo che, l’altro giorno, ha inoltre terminato lo sterminato libro coming soon intitolato Bologna insanguinata.

Storia di mille storie del bolognese nel quale saranno presenti molti personaggi felliniani per glorificare un Amarcord magnifico.

Vi saranno Andrea Roncato, il Roxy Bar e certamente lui, l’idolo cittadino per antonomasia, il mitico Beppe Maniglia.

Ricordo, sì, io mi ricordo…

Perché lui parla così. Non si capisce nulla di quello che dice. Invece sì.

Egli adora Robert De Niro, egli delira, egli è.

Egli è un uomo modesto.

Sa di non essere Alain Delon, infatti è più bello.

Ah ah.

Ed evviva Beppone, Peppone, Balanzone, i volponi e il Vecchione. Abbasso i vecchietti, i boomer, Roberto Vecchioni e i falsi sapientoni! Poi ce la vogliamo dire senza se e senza ma?

Miley Cyrus batte Madonna in modo del tutto pazzesco. Così come Sylvester Stallone batté Bull Harley in Over the Top in maniera devastante!inland empire lynch

 

di Stefano Falotico

L’amore vince su tutto: se Fedez forse non tradirà mai la Ferragni, il grande ROCKY BALBOA visse per Adriana e non la tradì neanche da morta, ci avevate mai pensato?


05 Oct

rocky tommy gunnstanzionerocky davide daltri

Alla Bacinotti, detta La Baci, preferisco la bici? Non credo.

Al bacio al cioccolato, comunque, preferisco il pistacchio.

Sceriffo Teasle: – E vorrebbe dirmi che duecento uomini contro il suo Marine sono nella posizione di non poter vincere?

Trautman: – Se ci manda tanti uomini non dimentichi una cosa.

Sceriffo Teasle: – Che cosa?

Trautman: – Una buona scorta di barelle.

Per quanto tempo, su R 101, Silvia Notargiacomo e Francesca Bacinotti leggeranno il gobbo gossiparo per illustrarci della storia d’amore (?) tra Fedez e la Ferragni?

Di mio, ho sempre considerato Ryan O’Neal un grande e Love Story un bel film, a differenza di Ghost.

Guardando invece Al Pacino in Bobby Deerfield, debbo ammetterlo, credetti di essere omosessuale come Gabriel Garko. Perché Al, in questo film, è più figo che in Crusing. Ah ah.

Anni fa, da Bruno Vespa, Vittorio Sgarbi litigò furiosamente con Garko. Invece, Elenoire Casalegno forse litigò con Matt Dillon di In & Out? Ah ah. Be’, se avesse litigato con quello de La casa di Jack, avrebbe potuto anche non bisticciarvi, diciamo. Tanto lui l’avrebbe ammazzata ugualmente. Se invece la Casalegno avesse incontrato il Dillon di Fort Washington, non si sarebbe arresa dinanzi alla schizofrenia di Matt e l’avrebbe lo stesso amato come Jennifer Connelly nei riguardi di Russell Crowe di A Beautiful Mind. Cioè, alla follia. Ah ah. Se la Casalegno avesse incontrato il Dillon di Singles, l’avrebbe lasciato dopo tre giorni e si sarebbe chiusa, non solo in casa, depressa a morte, riascoltando tutta la peggiore, dunque migliore musica grunge malinconica per ritrovare i(l) Nirvana. Invece, se avesse incontrato il Matt di Rusty il selvaggio, credo che sarebbe andata con suo fratello, cioè Mickey Rourke. Voi dite di no? Non diciamoci stronzate. Se la Ferragni avesse incontrato il Rourke dei primi anni ottanta, avrebbe lasciato Fedez dopo tre secondi netti. Peraltro, Rourke non stava messo male a soldi.

La Notargiacomo e la Bacinotti sono due donne molto sexy, la seconda però, anziché avere una voce calda e dunque radiofonica, come si suol dire, appena apre bocca, mette solo voglia di amare Piccolo Buddha di Bertolucci. Poi, se la vedi su Instagram, senza che lei minimamente fiati, è mozzafiato. Sì, ottime gambe, seno esplosivo, una bionda da leccarsi i baffi.

Ecco, dopo queste gustose freddure in puro stile Falotico, ne aggiungiamo un’altra. A 13 anni, dopo la licenza media, rimasi innamorato d’una delle mie ex compagne di classe delle medie. Lei s’iscrisse all’istituto per geometri, il Pacinotti di Bologna. Io, invece, dopo mille delusioni, amai da morire Al Pacino di Serpico.

Cavolo, ne so una più de L’avvocato del diavolo. Ah ah.

So farvi sempre ridere ed essere autoironico sulle mie sfighe. Sulle mie fi… e, sono molto serio. Ecco, cerchiamo di fallo, no, difatti… di mantenere un atteggiamento da duro… non lasciamoci intenerire da troppi ricordi da rompiballe. Ah ah. Credo di credere all’amore nonostante le inculate bestiali ricevute. E dire che non sono gay passivo. Ah ah. Neanche attivo. Tant’è che, qualche anno fa, vollero affidarmi all’assistenza sociale. Per fottermi di più? Ah ah. Sì, ci sono cosiddetti tutoralias educatori, che tradiscono le mogli con le ragazzine malate di mente da loro prese in cura, forse sotto gamba. Eh già, codeste ragazze, apparentemente sprovvedute, sputtanano tali pedagoghi della mutua e li fanno impazzire. Ah ah. Sì, infatti costoro sono sempre affiancati da uno psichiatra. Ah ah.

Sono uno dei pochi uomini che ama Pier Paolo Pasolini ma solo dal punto di vista del lato artistico e non del lato b, a differenza di Ninetto Davoli. Willem Dafoe interpretò Pier Paolo per Abel Ferrara. Massimo Ranieri invece per David Grieco. Scusate ma il Ranieri de La patata bollente non piaceva evidentemente ad Edwige Fenech ma forse sarebbe piaciuto a Giacomo Leopardi. Sì, diciamocela, la celeberrima Silvia di Leopardi fu usata a mo’ di copertura alla pari di Eva Grimaldi e Manuela Arcuri con Garko. Basta, fermatemi! Ah ah.

Uh uh, che diavolaccio che sono. Il mondo è pieno di maligni, non esiste solo il Maligno. E io ho un diavolo per capello. Ah ah. Molti anni fa, mi piacque molto Luisa Ranieri, poi compresi che era, fu, è e sarà un’attrice solo del cazzo. Ah ah. Luisa s’innamorò di Luca Zingaretti dopo averlo ammirato ne Il commissario Montalbano. Se l’avesse visto in Vite strozzate e ne Il branco, avrebbe cantato con Adriano Pappalardo di Ricominciamo. Ah ah. E Luca, consapevole di essere stato uno stronzo, avrebbe urlato a squarciagola con questa.

Credo di essere stato sempre molto più avanti rispetto ai miei coetanei. Ai tempi delle medie, infatti, mentre quelle della mia età adoravano Claudio Baglioni, io amavo questa canzone:

Nel ‘92, il Festival di Sanremo fu vinto da Valerio Mastandrea de La prima cosa bella. Cioè Luca Barbarossa, ah ah. Non so, comunque, se Paolo Virzì dedichi alla sua Micaela una canzone di Eros Ramazzotti oppure questa:

Comunque, Sylvester Stallone di Rambo è ascetico. Mentre quello della saga di Rocky è forse l’uomo più romantico di sempre. Non tradisce mai Adriana. Nemmeno da morta. Rocky non è soltanto una storia di sconfitta e redenzione commovente over the top. È la storia di un “fallito”. È la storia di un uomo, la storia di un uomo… come Il grande Lebowski. È la storia di un uomo che accetta ogni provocazione e colpo basso. Ma è una grande storia d’amore soprattutto, ripeto.

Ora, molti mi chiedono come abbia fatto a essere piaciuto e a piacere alla mia lei.

Risposta: – L’ho vista e le ho detto che volevo baciarla. Non solo baciarla, direi che mi sono spinto oltre…

– Eh, chi sei? Alain Delon?

– Alain Delon ha più di ottant’anni.

– Ma va’, va’. Chi sei? Una viene con te perché sei, saresti più bello mentre gli altri devono farsi il culo per essere amati?

– Significa che non amano, sono dei leccaculo.

Comunque, appoggiato dalla mia lei, sto terminando Bologna insanguinata. Libro di circa 300 pagine che disaminerà amori, imbrogli, reati, ipocrisie, delitti efferati avvenuti nel capoluogo emiliano che mi diede i natali. Un excursus mai visto, soprattutto letto, su Bologna e dintorni. Dall’Uno Bianca di Castelmaggiore a Villa Clara, da Marco Dimitri alla strage della Stazione Centrale, da Andrea Roncato a Pupi Avati, dalle scuole Guido Reni alle Salvo D’Acquisto, dai licei Galvani e Minghetti al Sabin e al Copernico, dal Righi a una che amò i Righeira ma non andò mai in riviera, dai suicidi indotti dal bullismo alle persone rinate grazie al loro devastante e ribaltante colpo inaspettato da gancio sinistro micidiale e geniale alla Balboa.

Nel frattempo, D. Stanzione, critico di Best Movie e mio amico, mi ha promesso che stasera mi manderà, in allegato PDF, su Messenger, la prefazione da lui curata del mio prossimo libro pubblicato dalla Kimerik Edizioni. Fenomeni e campioni, chi sono io? Nessuno. Sono uno che, per colpa d’imbecilli, si beccò una diagnosi totalmente sbagliata. Nessuno al mondo resiste a una mostruosità del genere. Nessuno tranne John Rambo.

Cari idioti, ora vi do una Bacinotti e un bacino. Siete felici o volete un altro mio (s)gradito regalino? E quella Notargiacomo la dovrebbe finire di parlare in radio solo di lasagne. Avrebbe bisogno di una besciamella e so io di cosa. Densa e granulosa. Dolce e cremosa. Oserei dire, voluttuosa e associata a qualcosa di grosso, diciamo, molto voluminoso.

 

di Stefano Falotico

francesca bacinotti

silvia notargiacomo

casalegno sgarbifedez ferragni

È meglio Sergio Leone o Martin Scorsese? È meglio Fellini o Visconti: meglio io, abbasso La dolce vita ma evviva Clint Eastwood, sempre io


11 Jun

mule eastwood

Questo scritto non vuole essere autocelebrativo. In realtà, vuol essere non tanto una magnificazione del sottoscritto, bensì un’obiettiva esaltazione inconfutabile della mia ineffabile monumentalità incedibile. Infallibile? Non lo so.

Credo che realizzerò perfino a breve, forse in tempi (non) sospetti, un mockumentary sul sottoscritto. Ovviamente diretto, sceneggiato, da me stesso orchestrato e interpretato alla maniera di Eddie Murphy di Un professore matto, senza però l’utilizzo di effetti speciali da Harold Ramis di Mi sdoppio in 4.

Sì, sono versatile, camaleontico, mutevole come il tempo atmosferico di queste pre-estive escursioni termiche. In tali giornate ove le nuvole sono volubili più di una donna con la sua voglia… di gelato, semmai al limone con un tocco al bacio di pistacchio su granita sciolta del suo uomo che, fra le sue pesche, ondeggia di banana spalmante tutta la naturale stracciatella di ormoni con scaglie di cioccolato del maschio cremoso come lo yogurt più sfizioso, per proteggermi dai forti acquazzoni, soprattutto emotivi, di molta gente umorale, soventemente amorale, brindo al plenilunio in onore dell’amore mio ritrovato.

Sì, fui da tanti virili vili, detti più semplicemente bulli, spellato più di un bambino al mare a ferragosto senza protezione solare.

Al che, fu allora che riamai Lo squalo. Infranto sulla scogliera di uomini che mi freddarono con offese più calde di una milf in topless, al primo albeggiare delle mie emozioni riscoccate dall’oceano abissale d’una mia perpetua marea esistenziale, rivolai alto come un gabbiano o forse come Birdman.

Stupendo (gerundio di stupire o nel senso di favoloso?), oserei dire allibendo (gerundio al 100%, non ci sono cazzi che tengano) la gente più maialesca di Beetlejuice – Spiritello porcello che attentò alla mia purezza al fine che mi sporcassi e corrompessi più di Michael Keaton di The Founder.

Ah, quel Michael fu assai volpino, furbino di uccellino e alla fine, da spompato che fu assai sfigato, spompò la Cardellini, diventando più laido di Donald Trump.

Va be’, andiamo da McDonald’s e non pensiamo a questo maiale arrosto con la patata fritta più impazzita della maionese per colpa di una maestra culinaria che non sa cosa sia il ketchup.

Sì, una cuoca che sa però cucinare al sangue la salsiccia del marito, cazzo.

Sì, la gente è fallita, io sono un Falotico, cioè vale a dire fantastico e bizzarro. Nessuno riuscirà mai e poi mai, con la sua crudeltà che con me si rivela fallace, eh sì, a tarparmi le ali. Poiché so essere Batman che, ottenebrandosi lontano dalle mondanità frivole, non desidera usare il suo pipistrello con Kim Basinger o Catwoman/Michelle Pfeiffer, preferendo un recente film con Michael Caine. Cioè quasi l’intera produzione di Christopher Nolan. Chris infatti ficca Michael come il prezzemolo nelle sue pellicole più decerebrate di Christian Bale di American Psycho e io adoro anche il basilico, pure il Fernet-Branca come nel controverso finale di The Dark Knight Rises.

Sì, Chris Nolan è una chiavica. Ha oramai la pancetta, puro bacon su capigliatura giallognola da Cheeseburger.

Molti rimasero spiazzati dalla mia imprevedibile virtù dell’ignoranza poiché, di punto in bianco, mi tirò il culo (classica espressione emiliano-romagnola alla I vitelloni per definire, per l’appunto, un colpo di genio assolutamente insospettabile che lascia di stucco anche il più ciuco, altresì modo di dire quando a un eterosessuale piace il fondoschiena di Claudia Koll di Così fan tutte) e, mentre tutti presupposero che fossi sul punto di congedarmi dall’esistenza come in My Life, reputandomi un coglione inaudito, ebbi le palle di sollevare uno scandalo, contro questi “pedofili”, più eclatante de Il caso Spotlight.

Sbattei questi mostri in prima pagina alla maniera dei Cronisti d’assalto.

Sì, ero già Fuori dal tunnel ma gli stronzi perseverarono a rompermi il cazzo.

Che c’entra però Michael Keaton con Sergio Leone e Martin Scorsese? Con Federico Fellini e Luchino Visconti?

Mah, molti considerano Ludwig bellissimo. Secondo me è, nonostante l’età, molto più bello Alain Delon.

Peraltro, con Delon, Romy Schneider incarnò La piscina ancora prima di girare il film e di girarglielo in mezzo alle gambe.

Alain Delon, contro i gelosoni, urlò: – Salutatemi Rocco e i suoi fratelli!

Per quanto riguarda, invece, Claudia Cardinale…

Ecco, ho sempre amato il detto… non fare l’amico del giaguaro. Sì, che spettacolo quando un amico ti regge il gioco e sa benissimo che la Cardinale scopò sia Henry Fonda di C’era una volta il West che Delon de Il gattopardo.

Ma Pasquale Squitieri, il suo ex marito, se avesse saputo la verità (tanto la sapeva), si sarebbe vendicato come Charles Bronson?

Macché. Squitieri fu un regista senza voce… in capitolo. Ah ah.

Comunque, Pasquale con Claudia suonò molte volte l’Harmonica… e Claudia non le fu monaca.

Federico Fellini fu un puttaniere. Più di Marcello Mastroianni. Ogni loro film assieme è una porcata.

Sì, sono molto più basso di Clint Eastwood ma rimango Travis Bickle. Che entra nel locale gestito da Gene Hackman de Gli spietati a tarda notte?

No, entro nel mio bagno, apro un fumetto sulla tazza del cesso da Pulp Fiction e parlo da cazzone John Travolta. Leggo Tex e non le avventure di Max il leprotto come De Niro di Cape Fear:

Sì, ho ucciso donne e bambini, ho ucciso creature che camminano e strisciano in tempi lontani…

E ne ho piene le palle di Brad Pitt e di Leo DiCaprio. Non solo di C’era una volta a… Hollywood.

Poiché, purtroppo, sono più bello e bravo di loro.

Con la sola differenza che la gente ama i divi di Hollywood. Così come sostiene Larry David di Basta che funzioni, le persone arricchiscono gli altri perché sono tonte. E dunque proiettano i loro sogni mai avveratisi in celebrità da loro elette a dei.

Esiste solo un dio, esiste solo una dea al mondo.

Questi.

Per il resto, pigliatevelo nel culo.

A proposito di culi, mi fate pene, no, pena. A quasi cinquant’anni sapete solo riempirvi la bocca della parola Cinema. Recensioni su recensioni ma mai una buona volta che recensiate la vostra vita. Io v’assegnerei, a mo’ di Paolo Mereghetti, il pallino vuoto, ovvero flop totale. Poi, abbiamo pure I. Feole, autrice di un tomo noiosissimo su C’era una volta in America che non frega una beneamata minchia a nessuno. Autrice, come se non bastasse la menata appena succitata, anche di una disamina femminista-antirazzista su Via col vento.

CAPE FEAR, Joe Don Baker, Robert De Niro, 1991, (c) Universal

CAPE FEAR, Joe Don Baker, Robert De Niro, 1991, (c) Universal

Alla maniera di Eastwood di The Mule: – ma qualcuno se l’incula?

 

di Stefano Falotico

 

 

ludwig visconti keaton mi sdoppio in 4la piscina delon la dolce vitarocco e i suoi fratelli delon

La top ten dei miei film preferiti dello scorso anno: siamo sicuri che sia così insuperabile il Cinema orientale? Mah, forse sì


13 Feb

exiledPremettendo che ancora non vidi (sì, uso il passato remoto apposta) Parasite, domenica scorsa assistetti al colorato discorso di Federico Frusciante su Tetsuo di Tsukamoto. Che è giapponese come Takeshi Kitano. Fuori dal Mikasa Club, ove si tenne la sua presentazione cinematografica, gli accennai brevemente proprio in merito a Kitano. Chiedendogli espressamente se consideri Achille e la tartaruga un grande film. Lui mi rispose:

– Be’, è Arte pura.

 

Il che significa tutto e significa al contempo nulla. Vi fu un tempo in cui Kitano fu un regista indiscutibile.

Ci furono però annate, prima della sua sottovalutata trilogia di Outrage, in cui molti dubitarono della sua genialità. Poiché, sebbene largamente apprezzate, pellicole troppo personali come Takeshis’ e Zatôichi, più che Arte pura, apparvero sinceramente coma masturbazione mentale impura, nel senso non di atto impuro, bensì di opere imperfette e/o irrisolte.

Forse, concettualmente geniali ma talmente, per l’appunto, ermeticamente agganciate alla sua poetica soggettiva che, agli occhi anche dei suoi fan più sfegatati, sembrarono di primo acchito, più che figlie del genio, partorite semplicemente da un neuronale blob kitaniano di matrice ghezziana.

Infatti, al caro Enrico Ghezzi piacquero da morire e, più del dovuto, le magnificò ed eresse, forse erse, ah, i dubbi da Hermann Hesse, in auge.

Ora, chiariamoci. Non è vero, a differenza di come, in tal caso non semplicemente, bensì un po’ semplicisticamente, generalizzò Frusciante, ma lo capisco, fu costretto per brevità a eccedere di sbrigatività, che i film provenienti dall’Oriente siano superiori a quelli occidentali per il semplice fatto che, nelle terre del Sol Levante, non s’è avvezzi all’italiota manicheismo e al più becero qualunquismo. Spesso relativistico.

Dobbiamo dirci la verità senza farci prendere e assalire da esterofilie e orientali manie connotate di semplicismo e superficiale esaltazione anti-patriottica. Non facciamo i leninisti, sì, è vero, basta coi vetusti latinismi ma dovremmo smetterla anche col dire che, a proposito de L’insostenibile leggerezza dell’essere, l’ex stupenda modella tedesca Tatjana Patitz, solo perché diretta da Philip Kaufman in Rising Sun con Sean Connery e Wesley Snipes, sia meno affascinante di Céline Tran, in arte, qui eccome se impura, ribattezzata Katsuni.

Nel lontano 2006, per esempio, chiesi a un mio amico di Monselice, del quale già vi parlai innumerevoli volte, perché mai considerò Katsuni più sensuale delle super statunitensi attrici altrettanto non geografiche ma solo pornografiche.

– Perché mai – gli domandai, infatti – Katsuni ti piace di più delle sorelle Ashley e Angel Long?

 

La sua risposta fu questa:

– Perché sono un uomo da Tokyo Fist e da Tokyo Decadence. Sto anche scrivendo un libro intitolato Tokyo nera in cui parto da Paperino della Disney per arrivare a un delirio e trip visivo-letterario da Cinema di Takashi Miike.

 

Gli replicai così:

– Non è che invece, più che uomo da Sonatine, sei già molto suonato e, più che amante della bellezza non solo femminile, bensì artistica e in senso lato, non intendo quello b, inoltre più che essere tu un esistenzialista malinconico alla Hana-bi, sei invece in fin dei conti il miglior amico del Beat de L’estate di Kikujiro?

– Che vorresti dire, Stefano? Che sono un bambino?

– Voglio dire che la bellezza non ha confini erotici, no, esotici. È bona Katsuni ed è molto buono il romanticissimo Dolls, però sono buone anche le sorelle Long.

– Ah, Stefano, tu la sai lunga…

 

Ecco, detto ciò, dopo questa mia spiritosaggine, più che da Philip Kaufman, da Jim Carrey di Man on the Moon, cioè Andy Kaufman, a essere proprio sinceri, i film di Ki-duk Kim sono noiosi non perché noi siamo italiani e quindi fatichiamo a capirli. No, non è per questo. I film di Chan-wook Park sono decisamente più belli. Ed entrambi, guardate bene, sono cineasti sudcoreani.

Ora, in Italia abbiamo quella merda del Festival di Sanremo, le polemiche su Morgan, i cachet esagerati a Benigni da Zio Paperone, l’esagerata e plastificata, esaltata Diletta Leotta (comunque una carina Minnie con grosse minne per ogni Mickey Mouse che si crede un latin lover come il Mickey Rourke che fu), abbiamo gli improponibili Gabriele Muccino, troppi cappuccini e quella Nonna Papera, che si crede pure figa, di Paola Cortellesi.

Dobbiamo però anche dire che l’Italia e il nostro Cinema possono vantare film, sebbene pochissimi, che riuscirebbero benissimo, già peraltro alla grande riuscirono, a rivaleggiare nelle maggiori competizioni perfino coi migliori film cinesi, thailandesi, nipponici e via dicendo.

Per esempio, Lo chiamavano Jeeg Robot, solo perché fu scritto da un guaglione dal cognome Guaglianone, non potrebbe battere, secondo voi, in un solo colpo da Ken il guerriero, maestro della sacra scuola e disciplina di Okuto, Ronin di John Frankenheimer? In effetti, no. Ah ah.

Ecco, ciò per dire che esistono i grandi capolavori della Settima Arte orientale ma non è vero che il Cinema migliore sia soltanto quello oltre i nostrani confini e quelli statunitensi.

Non facciamo di tutta erba un fascio, amico Frusciante.

Ecco comunque la mia top ten in ordine sparso:

Joker di Todd Phillips: quando Arthur Fleck, poco prima di ammazzare sua madre, cammina con l’impermeabile in stile Unbreakable sotto la pioggia notturna, la fotografia acquosa e molto piovigginosa, su luci al neon fluorescenti e melanconiche, batte ogni frame di tutte le pellicole di Kar-Wai Wong.

Dunque Richard Jewell di Clint Eastwood. Con tutto il bene che voglio a Scorsese e a Tarantino, il film di Eastwood è più struggente, in una parola, più bello di The Irishman e più tragico di C’era una volta a… Hollywood.

Ecco, finita la top ten.

– Che cosa? E gli altri otto film dove li hai messi?

– Ecco, ragazzo, conosci il dialogo finale di Per qualche dollaro in più?

Colonnello Mortimer: Che succede ragazzo? Il Monco: Niente vecchio, non mi tornavano i conti. Ne mancava uno.

– Qui ne mancano otto, però. Stai scherzando, vero Biondo… tu… mi vuoi fare uno scherzo, eh?

– Non è uno scherzo, è una corda. Su, avanti, mettici dentro il collo, Tuco.

 

Insomma, Il buono, il brutto, il cattivo è onestamente più bello de La tigre e il dragone.

– Ma che risposta è, amico? Che pensi di essere il più bello?

– No, figurati. Non lo penso affatto. Ci mancherebbe. Lo sono.

Toglimi però una curiosità. Davvero tu pensi che ogni film orientale, anche il più trash, sia sempre inappellabilmente meglio di ogni altro film di un altro continente?

– Sì, credo proprio di sì. Perché sono più intelligente degli altri e questa è la verità.

– Perfetto, apposto. Dunque, sei più scemo di quello che pensavo.

Spesso, amico, assomigli a Kitano. Non come regista ché non si discute. Per quanto invece riguarda la sua recitazione come attore, eh sì, è più espressiva la facciata di una stampante degli anni novanta.

– Ma che ne vuoi sapere tu di Cinema orientale?!

– Mi ricordo che vidi Exiled del grande Johnnie To al Festival di Venezia del lontano 2006. Magnifica storia d’amicizia girata con riprese alla Michael Mann e un finale tarantiniano alla Sergio Leone.

Amico, invece che ne pensi di Windtalkers di John Woo? A me ha sempre commosso la scena nella quale Joe Enders/Nicolas Cage osserva, stupito e incredulo, Ben Yahzee/Adam Beach che prega il suo dio. Insomma, due culture agli antipodi che d’empatia si compenetrano. Poiché forse l’amicizia e l’umanità, l’amore e il dolore della condizione umana sono un libro di Yoshimoto Banana.

– E noi due invece chi siamo? Jean Rochefort e Johnny Halliday de L’uomo del treno (L’homme du train) di Patrice Leconte?

– Mah, amico, a me dicono che sia un bimbo favolista da Fantaghirò. Detta come va detta, Alessandra Martines, la donna del Leconte, m’ha sempre eccitato oltre ogni Racconto dei racconti da Garrone.

Quindi, vedi di non farmi girare i coglioni perché, altrimenti, potrei diventare Johnny Halliday di Vendicami.

– Ah, certo che tu ne sai di Cinema. Comunque, è meglio Ryan Gosling di Solo dio perdona.

– Può essere, non lo so. Adesso, ficca nel lettore dvd il film Brother.

– Ah, te la tiri da Alain Delon di Frank Costello faccia d’angelo, invero sei solo un coglioncello.

– Invero, Alain annunciò il suo ritiro ma dovrebbe invece presto girare il nuovo film del Leconte con Juliette Binoche.

– Che vuoi dire?

– Che Juliette è bella.

 

 

di Stefano Falotico

zatoichi

kitano

samourai delontatjiana patitz

Cambia il Cinema, cambiano le mode, cambiano i sex symbol, siamo passati da John Lennon a Norman Reedus, gli altri cambiano le ragazze, loro li cambiano, cioè li effeminano, io purtroppo non sono cambiato, presto morirò o forse mangerò una brioche


20 Nov
Non cercate sul vocabolario la parola troione poiché, in italiano corretto, non esiste. Guardate questo qui e avete già capito tutto.

Non cercate sul vocabolario la parola troione poiché, in italiano corretto, non esiste. Guardate questo qui e avete già capito tutto.

Che io mi ricordi, sono sempre stato un diverso. Un menefreghista assoluto del sesso reale.

A tredici anni, le ragazzine sceme, a scuola con me, andavano matte per gentaglia come Luke Perry e Jason Priestley di Beverly Hills 90210. Di lì a poco, sarebbe iniziata l’altra mega-puttanata di un’altra serie per pubescenti frustrati, corredata di cinquemila puntate, ovvero Melrose Place, epigono pure peggiore del capostipite e campionario di bellocci da mettere sul comodino e spolverare come Elisabeth Shue, la sorella di Andrew, uno dei protagonisti dell’appena menzionata, semi-adolescenziale cagata sesquipedale.

Sì, con la Shue serve un panno con l’alcol per disinfettarla dall’animalità che scatena, sì, è una gatta che fa le fusa e sa rendere gli uomini confusi. Sì, gli uomini sono dei cani, abbaiano. Infatti, vedendola, si allupano e sporcano di acari dopo aver insudiciato il fazzoletto, ululando.

Al fratello di Elisabeth, invece, come dicono a Bologna, servirebbe solo una ripassatina su quella testolina.

Sì, so che siete scioccati da quello che dico. Mica tanto. Chiedetelo a uno di Facebook che non avrebbe mai sospettato che un tipo apparentemente timido come, eh già, una settimana fa in piena notte lo fece sobbalzare quando in chat lo aggredii con una potenza vocale da orco. Sembrai il cantante Mario Biondi. Credo che, assalito in questo modo, il giorno dopo comunque, il malcapitato se ne sia fregato, mangiando nuovamente il Buondì.

Credo sia ancora traumatizzato ma guadagna parecchio col suo lavoro, quindi finché la sua panza andrà, non vi saranno psichiatri a incularlo a dovere.

È quello che si andò a cercare. Io sono uno che vuole vivere appartato, oramai lontano da tutti. Anzi, esco e incontro gente solo per sentirmi uno zombi come gli altri. Fa ridere? Sì, è un’umanità di morti viventi. Anzi, di scimmie. Parlano solo di chi s’inchiappetterà chi e dell’abito migliore da indossare per far sì che l’ingroppata sia dissimulata con più eleganza dietro un vestito di Armani.

E arriviamo dunque a Norman Reedus, divenuto famoso con The Walking Dead.

Norman Reedus è il classico esemplare di debosciato che, dopo aver lavorato con Carpenter per Cigarette Burns, è poi divenuto più scemo di quello che sospettai dopo averlo visto in The Boondock Saints.

A dire il vero, già in Dark Harbor (film che vidi solo per masturbarmi su Polly Walker quando mostra tutto il suo ambaradan nella scena in cui è sdraiata a letto con Alan Rickman), la sua voglia… di fare il Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi c’era già tutta.

Sì, come Marlon nel film di Bertolucci, il suo personaggio non ha nome ma è belloccio. E lui se la tira da ragazzo perso con pose da maudit. Più che altro da drogato e basta. Comunque, sempre meglio del marito di Laura Chiatti, Marco Bocci. Uno che mi fa girare le palle e va quanto prima bocciato prima che c’ammorbi con altre sue incursioni cinematografiche.

Pensasse piuttosto a dar da mangiare a Laura, ultimamente la vedo sciupata.

Dopo il suo cortometraggio improponibile, Incline al benessere: forse perde la salute cercandola, già orripilante a partire dal titolo, infatti, dopo salute ci voleva la virgola, fra pochi giorni il Bocci uscirà con la sua prima regia nel lungometraggio. Cioè col film A tor bella monaca non piove mai.

Ho detto tutto. Oggi, Marco fu ospite in tutte le radio nazionali. Ove, per l’appunto, pubblicizzò questo suo film coming soon. Aggiungendo:

– Mia moglie è figa ma, quando vado in giro, essendo pure io figo, le donne che incontro per strada mi chiedono di metterle incinte.

 

Secondo voi è presentabile uno spermatozoo del genere?

Mah, tornando invece a Norman, io a questo qui non darei nemmeno da recitare la parte di Franco, interpretata da Franchi Franco, in Ultimo tango a Zagarol.

Sì, in tale succitato film, Franchi riesce a emanare persino un fascino da Alain Delon nonostante sia uno zotico mai visto.

Reedus, invece, che adesso sta spopolando col videogioco Death Stranding, più che ad Alain Delon, assomiglia all’icona del beota finto-maledetto che piace tanto, per l’appunto, alle donne di ogni età.

Sì, se uno piace a molte donne, non è bello. La maggior parte delle donne sono ritardate.

Reedus piace alle meridionali da cognomi come Sorrentino, Bertacci, Berarda, Bernalda, a nordiste con cognomi come Messaggino, Massaggiata, sì, non conoscete Susanna Massaggiata, famosa personal trainer che tutti li assaggia grazie all’edonismo palestrato del suo culo sempre a novanta che ama, col movimento basculante delle natiche, servirvi la frittata?

Sapete che i piedi di Norman puzzano? Che forse puzzano più di quelli di John Lennon? Un altro che fece impazzire migliaia di donne negli anni sessanta, cantando canzoni più mielose di quelle del Coro dell’Antoniano.

No, non ebbi e non ho nulla a che spartire con l’umanità.

Pensate che a me fa pure schifo Diane Kruger. Cioè la moglie di Reedus. Voi dite che è bona.

Che cazzo volete dire con bona? Ma smettetela. Bona è la marmellata, una donna al massimo può fare le torte di mele…

Queste, sì, che fanno leccare i baffi. La Kruger, secondo me, dovrebbe mettersi assieme a Freddy Krueger.

Un uomo che saprebbe bene come servirle lo strudel.

Io sono un tipo da Clint Eastwood. Con la differenza che Eastwood scopava molto, io dopo le prime volte, capii che la mia scelta d’isolarmi, già a tredici anni, fu quella giusta.

La ragazza che mi fotté pure la follia che sempre mi contraddistinse, cazzo, ci rimase malissimo dopo che le sparai nel grilletto il mio Ispettore Callaghan.

Poi, qualcuno mi disse che impazzii dopo aver fatto sesso perché lei non era adatta a me. E mi persuase a trovarne un’altra.

Sì, di pazzia in pazze e vai di foll(i)a.

La trovai.

Abbiamo visto i risultati.

Ricoveri psichiatrici, sedazioni, psicofarmaci, cinquemila libri da me partoriti e la freddezza che ho oggi.

Pari, appunto, a quella di Clint, specialista delle freddure. Lui le spara di brutto.

Sì, una donna viene da me e, peraltro, vorrebbe venire con me:

– Sai, sei bello.

– No, non lo so e non lo sono. Tu, comunque, non avrai il mio pisello. Vai adesso a cucinare pasta e piselli.

– Sei un fallito e un coglione!

– Sì, ora però vai anche a preparare la besciamella.

 

Al che, se uno solo mi fa una smorfia, divento Bob De Niro di The Irishman.

Sento dire che Joker sia un film puerile. Puerile sarà quella zoccoletta di vostra sorella.

Joker è un capolavoro. Se lo considerate puerile è perché vi piace la fighella e venirle bene nel buco come una cremosa ciambella. Sì, è così. Non è altrimenti spiegabile. Sì, la figa o il cazzo, se siete donne, appartengono alla stimolazione dello stimolo vitale. Quindi, in teoria, anche se non ne disponete, v’illudete che potrete avere in futuro dei carnali godimenti poiché in voi c’è l’Eros. Ovvero lo slancio e la passionalità che spinge…

Io amo il Thanatos. Come Fleck, ho solo pensieri negativi. Infatti, mi piace dire la verità alle persone. Uno, per esempio, mi contatta e mi dice:

– Sono felice, ho trovato l’altra mia metà.

E io:

– Sì, mi fa piacere. Sì, sono sincero. Pensa però che lei potrebbe morire di Cancro e la tua felicità finirà per sempre.

– Perché dici questo?

– Potrebbe accadere. Oppure, lui o lei farete un incidente mortale e rimarrete invalid(ati) a vita. Tu l’ameresti anche sulla sedia a rotelle? Lei ti amerebbe se non avessi più il tuo faccino da culo?

– Sei un mostro.

– No, sono realista.

 

In verità, Arthur Fleck altri non è che Tom Stall di A History of Violence.

Buono e caro finché non lo aggrediscono. Poi, dall’inconscio (prima lezione di psichiatria), ritorna la furia sedata dall’ipocrisia. Perché Tom Stall è cattivo, lo è sempre stato, anzi, è qualcosa di disumano e terrificante.

Adesso, per piacere, voglio gustare un cornetto alla crema.

Quello che gustò, fra l’altro, in maniera fragrante, tua moglie ieri sera ma non con te…

Nemmeno con me.

Ve l’ho detto. Alle dolcezze, preferisco le scemenze.

Qui sotto, potete ammirare Marilyn Manson col bambagione di cui v’ho parlato nelle righe precedenti.

Il mondo è cambiato.

Un tempo, questi due sarebbero stati internati a Shutter Island, adesso se lo danno pure a vicenda.

Non so se anche a Vicenza.

Questo mio scritto è disgustoso?

Ah sì?

Vi accontento, subito, ora regredisco al vostro livello, ecco una poesia migliore di quelle di Ugo Foscolo:

i fiori sbocciarono nel mattino ove la rugiada si rifletté nei tuoi occhi di giada e tu, quando calerà il tramonto, sognerai speranzosa come Rossella O’Hara ma ricorderai che tuo marito, ieri notte, scopò Yara e dunque, via col vento, stanotte per te, oh, dolce amata cornificata e dunque resa nell’anima amara, prevedo un’altra insonnia pesante, eh sì, mia cara. Ti alzerai dal letto in maniera leggiadra, ti recherai in cucina ove leccherai tutta la cioccolata e canterai sottovoce, sin a luce del giorno inoltrata, Albachiara.

 

Sì, diciamocela. Che cazzo campo a fare?

Rispetto a me, siete dei poeti. Sì, della minchia e dello sticchio.

 

di Stefano Falotico

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marilyn manson norman reedus

JOKER ha ora la data dell’anteprima mondiale, il Governo cade, voi ne uscirete? Quando, in quale trailer? Per fortuna esce il Blu-ray di Angel Heart restaurato


09 Aug

francesca dellera dellera

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Capitolo uno: dovete avere una bella vita per perdere tempo a pensare al governo

Sì, adoro la spietatezza. Poiché io sono intransigente perfino con me stesso. Sì, mi auto-critico come se a praticare l’esegesi della mia persona fosse il severissimo critico d’Arte per antonomasia, ovvero il Vittorio Sgarbi nazionale.

Ah, spesso nella mia anima non tira una bella aria. Sono cosciente dei miei limiti e cerco di sanarli ora dopo ora con fiera e ferrea abnegazione. Quando vado troppo giù, mangio un tiramisù di liscia, scorrevole masturbazione. E tutto mi pare più fluido.

Se scrivo, per esempio, un testo e, a distanza di qualche minuto dalla sua pubblicazione, m’accorgo che presenta(va) dei refusi, quanto prima, tempo e altri impegni permettendo, lo correggo immantinente.

In quanto son uomo che, appunto, quando si rende pubblico, a differenza di molti giornalisti-pubblicisti impresentabili e incolti, cura ogni dettaglio nei minimi particolari. Io sono la particolarità, d’altronde, fatta persona.

E m’angustia, mi allarma e quanto Di Maio, no, quanto mai mi preoccupa quest’Italia oramai all’arrembaggio, piena di gente che tira a campare, arrangiandosi. Ma non so per quanto.

Ah, io di tutto m’accorgo, spesso con la maggioranza son in disaccordo in quanto voce lontana dal coro e sovente anche dal mio cinico core. Come Ismaele nell’incipit del capolavoro letterario di Herman Melville, ovvero Moby Dick, appena atteggiate le vostre labbra al torvo, ecco, o siete Alba Parietti che ancora, nonostante i suoi anni suonati, s’atteggia a donna da novembre umido e piovigginoso per l’uomo navigatore delle sue cosce che furono su Google immagini dei tempi oramai andati, oppure state sinceramente gracchiando, sconsolati e borbottanti, amareggiati e stremati, rammaricati e delusi come uno spennacchiato corvo.

Ah, che brutte facce incagnite, ingrugnite, forse solo imbufalite che avete. Ma ancora qualcosa avete?

Questo è il problema.

Tira solo, appunto, una pessima aria e non quello che dovrebbe tirare quando le cosce, no, le cose si mostrano nel loro solare, incantevole splendore attizzante e indirizzante all’azione ficcante.

Frequentemente, quello è per voi intirizzito e soprattutto striminzito. Spompato e inaridito.

All’Aria che tira, Vittorio ha celebrato, forse da costernato decerebrato, l’italiana scon-fitta. Aveva ragione quando tempo fa ammonì gl’illusi dal gridare troppo presto vittoria?

Ah, Vittoria. N’ero ossessionato, una figa mai vista, da me sicuramente neppure minimamente avuta, che non mi faceva dormire la notte. Lei andava sempre a prendere il sole a Metaponto e io, sapendo che lei m’aveva snobbato e onestamente, platealmente rifiutato, per nascondere il dolore di questa mia immaginata e fantasticata scopata mai con lei (av)venuta, pontificai. Immaginando di predicare dall’alto del suo balconcino, ah, un capodopera monumentale di forme geometriche sensazionali come se fosse stato scolpito da Michelangelo. Ah, solo baciare quei suoi capezzoli grossi e palpare quel suo seno rigoglioso, meraviglioso, semmai in un amplesso caldamente serale in quel mare frizzante e ondoso, m’avrebbe aperto… le porte del paradiso mio da suo carnale moroso, oserei dire super focoso. Affogato, libidinosamente insabbiato.

Sì, un grande San Pietro. Ma io invece finii come Cristo e urlai solo, senza parole, la mia Pietà.

Sì, ogni mattina, vicino alla riva, la vedevo così angelicata eppur diabolica nell’ostentare di sua vanagloria l’estasi del suo bikini favoloso. In mezzo a quel dolcissimo, schiumoso cloro, desideravo spalmarle la mia crema ma rimasi all’asciutto. Pure bruciato vivo poiché non usai la protezione adeguata e il suo fidanzato mi cacciò un calcio nelle palle così tremendo da spappolarmele più di un castello di sabbia che si scioglie immediatamente sotto la prima pioggia battente.

Che donna. Dopo aver fatto l’amore con Vittoria, stanne certo, non hai più bisogno di nessun Sgarbi Vittorio che t’illumini sul patrimonio artistico e rinascimentale della nostra Italia fighissima.

Vittoria, donna superlativa, assolutamente. Sì, il superlativo assoluto di figa è fighissima o figona? No, figona è un accrescitivo, per forza… ah ah.

Sì, che te ne fai della Cappella Sistina se sai che, ogni notte, puoi dipingere e affrescare Vittoria, detta la birichina passerona? Non necessiti neppure di azzeccare una vincente sestina. Eh sì, Vittoria è donna zuccherosa con cui inzaccherarsi ma io, perdendovi la testa, ricevetti però soltanto un’inzuccata e nessuna inzuppata.

Perché lei indossa la quinta e già allora partii subito di eccessiva spinta. Lei sa rigenerarti, crearti a sua immagine a somiglianza, forgiandoti di scintilla divina e toccandoti con la soavità dei suoi lieti polpastrelli che accarezzano il tuo uccello bello già ritto come un carabiniere sull’attenti, donna da Altare della Patria che sa accenderti la fiamma tricolore con un magistrale pompino, oserei dire, variopinto!

Qui, sto esagerando. Ma io ci do. Senza badare a spese. A nessuna spesa. Mai sino a questo momento pagai una prostituta ma, comunque, quando vado appunto a fare la spesa e, cazzo, basta che compri un succo di frutta e ti prosciugano lo stesso. Donna, lei viene prosciugata se le offrono gratis il prosciutto?

Non ho soldi, mi decollerò, impiccandomi.

Sì, quando uno s’impicca, non sente poi tanto male. È come un bacio pungente col succhiotto, miei salsicciotti. Soprattutto scemotti.

Sgarbi ha proferito le seguenti, lapidarie parole testuali come se stesse recitando il suo Antico Testamento ai posteri, tramandando il suo sapere a un’Italia, più che da Elmo di Scipio, discinta e non più distinta.

Dominata solo dal più pericoloso, barbarico, triviale, populistico istinto.

Sgarbi è un opinionista, opinabile o no, ma sa il fallo, no, fatto suo:

è successo quello che doveva succedere. Perché non si può governare con fantasmi che non hanno un’idea, una visione politica e che sono figli di un personaggio grottesco e paradossale che si chiama Grillo. Che non c’è più da un anno. Da quando sono arrivati al governo, Grillo è sparito e ha messo lì questo piccolo fantoccio educato… non laureato, non lavorante, diventato ministro del Lavoro e vice-premier, con la visione di dare i danari a tutti quelli che poverini hanno bisogno, impedendo con ciò lo sviluppo dell’economia, creando quindi un danno terribile al Paese e chiamandosi grillini senza Grillo. Quindi, mi pare che sia inevitabile. Io dissi al mio discorso di fiducia provocatoria: nel disordine e nell’ignoranza io prospero. E sono qui per assistere al vostro declino.

Io, invece, sono sempre qui per assistere al suo cretino.

Ora, io sono apolitico sebbene apollineo. E non mi piace Di Maio. Ma che c’entra il classismo dell’essere laureati o no?

Guardi, nella mia vita ho visto professoresse di Storia e Italiano dire ai loro studenti che, senza laurea, si diventa disoccupati e pazzi. Queste donne andavano matte Per Woody Allen. Sino a prova contraria, Allen non è laureato.

Abbiamo visto questa gente “laureata” cos’è stata capace di fare alle persone. Questa gente di cultura cosa professò? Ma che vollero processare e professare?

Non vanno bene perciò i 5 Stelle ma non vanno bene nemmeno questi falsi ipocriti che prima parlano del PD da mezzi comunisti pacifisti, incitando alla rivoluzione del volersi tutti, appunto, bene, ma poi li trovi a togliere le stellette al prossimo con le loro sbrigative recensioni.

Sì, ci voleva una fortissima reazione indimenticabile. Un’impietosa lezione.

Sarebbe questa la gente che si dichiarò e ancora, ottusamente, si dichiara progressista, che va dai giovani di vent’anni e gioca, sadicamente, con le loro intime emozioni, ricattandoli psicologicamente perché a quell’età devono farsi il culo e come schiavi lavorare?

Ma che razza d’insegnamento è mai questo? Questa si chiama demagogia. Allora, cambierò religione e pregherò alla sinagoga, no, nella moschea, lontano da queste fastidiose mosche che si fingono, appunto, comuniste come quelli di Mosca, ah, sì, persone sedicenti da Cremlino ma in verità vi dico che preferisco a costoro, cioè gli impostori, un morbido gelato al cremino.

No, questa gente da me non avrà più nulla, nemmeno il reddito di dignità. Quella dignità per cui si riempiono la bocca e quella bocca ora per sempre cucita. Come si fa coi pazzi che, sedati come cavalli, sono rimasti distrutti.

Capitolo due: il celeberrimo, chi non lo conosce, auto-inganno di cui parla la borghesia stagna con la piena panza, gente che fa pena e che mi ha davvero rotto le palle abbastanza

Per molti anni, praticamente una ventina, ho sempre pensato che quando gli altri mi dicevano che, se non facevo certe “cose”, mi auto-ingannavo perché, in verità, le desideravo, ne soffrivo la mancanza e trovavo l’alibi, da loro chiamato scappatoia consolatoria, per sviare altrove, incenerendomi nella solitudine o esaltando la mia depressione a contraltare dei miei limiti patologici, chiamati genericamente o forse geneticamente disagi psicologici, magnificandomi nel fare il misantropo a tutti i costi a mo’ di rinnegazione capricciosa delle mie intime aspirazioni frustrate, sì, uso il passato remoto adesso, malsanamente e ingenuamente vi credetti.

Si chiama suggestione. Essere suggestionabili però dinanzi alla falsità delle facili deduzioni.

Guardate, lo dico dal più profondo del malincuore, sino all’altro ieri volevo persuadermi che io avessi torto e loro ragione.

Ma ho soppesato, nelle scorse ore, un’attenta, psicanalitica considerazione, un’auto-riflessione atroce. Non sarei mai voluto arrivare a questa tragica consapevolezza. A questa devastante conclusione.

Purtroppo, avevano torto. Sì, ho scritto bene. Ho detto purtroppo.

Perché, ribadisco, mi sarebbe davvero piaciuto che avessero avuto e abbiamo semmai tutt’ora piena ragione.

Poiché sarei stato e sarei un semplice coglione. Basta un po’ di eiaculazione e vedrai come ti passano le paturnie con una scopata d spontanea erezione. Oh, prendila come viene, mi dissero. Ma che vogliono dire? Non sanno parlare.

La verità è molto più grave, ancestrale, incurabile. Io non sono mai inculabile, al massimo m’inculo da solo.

Una verità destinata a macerarmi nell’animo più di come già nella totale alienazione sprofondai, annegai, m’intorpidii da tempo immane.

Tutto ciò per cui mi prodigo scrupolosamente per ottenere con vigore e determinazione, ahimè, si concretizza e si avvera con sempre maggiore mia intuizione.

Tutto ciò che inconsciamente non mi piace, invece, non (av)viene. Sì, il sesso non è che mi prenda molto. No, manco per il cazzo.

Ora, se avete lo stomaco forte e non siete malati di pregiudizi, vi spiego bene. Se voleste stare a leggere, a sentire e ad auscultare le ragioni del mio cuore, vi spiegherò tutto con coraggio, schiettezza e franca coscienza, con sana potenza. Con ponderazione. Potete dire anche ponderatezza.

Sì, so che state già ridendo, anzi, voi dite… sorridendo. Deridendomi, no, ora siete maturi e adulti, snobbarmi, sì. Prendere questa mia uscita (uscita da che?), mie checche, come l’ennesimo mio al lupo, al lupo ché poi tanto non succede niente?

La mia vita affettiva e sessuale è finita. Non c’è alcun rimedio né soluzione. Ora arriva la mia sincera costernazione.

Al che, un mio amico buontempone, goliardicamente provocatorio e giocherellone, per sdrammatizzare la serietà della mia succitata affermazione, esplode con un:

– Ah, perché mai iniziò? Ah ah!

– Purtroppo c’è sempre stata. Ora ti dico. Ciò non è inquietante, è invero terrificante. Rimarchiamo il rimarchevole.

– Dimmi pure. Onestamente, sono rimasto un po’ indietro con la tua vita. Sai com’è. È già incasinata la mia che se stessi a preoccuparmi di ciò che accade nella vita degli altri, ah, starei fresco.

Comunque, hai la mia attenzione. Ti do però mezz’ora. Ce la fai?

– Eh certo. Mi sa che ho ragione io, dannazione.

– Cioè non è mai stato un problema di timidezza, chiusura e quant’altro? In effetti, mi sa che forse è così come dici tu. Le persone timide non si scagliano contro uno alto due metri e gli saltano alla gola a costo poi di prenderle e finire, se va fatta bene, al traumatologico oppure, se va fatta male, al cimitero. Sì, certo, l’altro da te aggredito, eh già, sarebbe finito all’ergastolo ma tu saresti finito del tutto, diciamo.

– Già. Ho pensato a quanto t’ho detto in seguito al mi piace su Instagram di Francesca Dellera.

– Francesca Dellera. L’attrice?

– Attrice di che? Ah sì, come attrice del cazzo è da trecento Oscar l’ano.

– Sì, comunque lei? Quella de La carne?

– Ecco, appunto.

– Ma ancora campa, Francesca? A proposito, il ritornello di Lucio Battisti e Mogol… Francesca non ha mai detto di no… fu scritto per la Dellera?

– Ma che cazzo dici? Sì, comunque non è tanto vecchia. È dell’ano, no, anno 1965. Diciamo che, cinematograficamente parlando, a livello qualitativo, l’ha preso in culo da tempo immemorabile ma non mi addentrerei in compenetrazioni da psicanale, no, psicanalisi. Sarà cascata in depressione, le saranno cascate le tette. Sarà stata economicamente messa a novanta, alle strette. Che cazzo ne posso sapere, io?

Sono andato a fare delle ricerche in merito ai suoi mariti, no, flirt. Ha un carnet appunto carnale mica male. Insomma, da maiala. Donna dolcissima, ispirò a molti uomini, pensa, il crème au caramel. Sì, lei si è fatta tutti. Dai buzzurri che fumano le Camel ai gobbi come i cammelli, perfino Benicio Del Toro, eh sì, nomen omen, Delon Alain, anche se Alain nega d’averla inchiappettata bellament’, Berlusconi ovviamente e pure Christopher Lambert, specializzato in cosce e minigonne, vedi le sue relazioni della minchia con Parietti Alba e Diane Lane. Ah, Christopher, uomo che sa scaldare le donne meglio di una maglia di lana.

Fatto sta che Lambert, secondo me, è un attore di merda e, nonostante questo popò di figotte, un povero Cristo. Diciamocela!

Ah, guarda, Francesca è una che ha perennemente lavorato duro. Sì, si è fatta il culo per avere tre ville al mare. Si capisce.

Dal 1986 al 2006, poi non ha fatto più un cazzo, come no, ha girato la bellezza di sette film, due miniserie e forse però un milione di seghe dei suoi fan incalliti.

Sì, un sex symbol degno di notte. No, di nota. Donna indubbiamente un po’ mignotta ma, comunque sia, faccia quel cazzo che vuole. Non la giudico.

Detto ciò, asserito questo e non il mio in Francesca inserito, i titoli dei film da lei interpretati sono lo specchio della mia vita da depresso anale, no, annale.

Sì, Grandi magazzini, ovvero i centri commerciali ove vado quando sono annoiato per guardare le vetrine, aspettando l’ora di cena.

Capriccio, appunto, peccato veniale di cui vengo accusato dall’età di 14 anni in poi.

Roba da ricchi: sì, sono pure colpevolizzato se sto male. La depressione, in Italia, viene considerata una vergogna nazionale. E ti urlano che solo chi ha i soldi può permettersi di sputtanarseli, andando a fare chiacchiere con gli psicologi.

Qui si paga alla Romana. L’Italia è un Paese di falsi e, appunto, se sei diverso dagli altri, ti dicono che ti auto-inganni e ti danno della bugiarda.

Insomma, un Paese ove se non ti spacchi il culo, facendotelo/e, se aspetti il sabato sera per andare con un mignottone come la Dellera, ti fanno le smorfie come se tu fossi un bimbo, vale a dire L’orso di peluche.

Sì, a me ne diedero tante. Già pienamente adolescente, registrai dalla tv il film 4 cuccioli da salvare. Perché è un film commovente.

La gente stupida alluse malignamente:

– Ah, e chi sarebbe il quinto cucciolotto? Tu? Ah ah.

 

Sì, vidi giusto nella mia coscia e (in)coscienza, anni fa, quando decisi di mandarvi tutti a fare in culo.

Dopo che mi sverginai, impazzii davvero.

Di solito succede il contrario. Sì, per voi. Per me fu traumatico. Sì, dopo la prima volta, scopai molto. Questo va ammesso.

Ma persi la mia poesia. Quindi, fottetevi.

Vedo ora il mondo per quello che è.

Un mondo ove vendereste pure vostra madre al demonio al fine soltanto di dare un bacio alla Dellera. Io, pur di dare un bacio alla Dellera, venderei comunque il nuovissimo Blu-ray di Angel Heart che ho appena pre-ordinato. Tanto costa poco, 20 Euro, posso ricomprarlo. Ah ah.

A parte tutto, sì, non mi piace tanto il sesso. Non sto scherzando. So che questo può turbarvi. Ma scusate, se non turba me, a voi che cazzo frega? Per caso volete incularmi?

Finisco con questa:

– Stefano, non capisco perché tu ti ostini a inserire video sul tuo canale YouTube. Ho appena visto il tuo ultimo. Ho visto pure che l’hanno visualizzato solo dieci persone.

– Vedi? Ti sbagli un’altra volta. Sono undici, considerando che tu l’hai appena visionato.

Ah ah.

 

Comunque, fedelissimi e stronzissimi, dopo il mio Cuore angelico… tenere tenebre sanguigneIl diavolo è un giocattolaio Il candore svelato, libri che potete trovare in vendita su Amazon e sulle maggiori catene librarie online, sto terminando il quarto romanzo a tematica faustiana e diabolica.

Purtroppo, ho la stessa faccia da culo di Mickey Rourke. Volete farmene una croce?

Eh sì, quest’anno sarò fra gli accreditati stampa a Venezia per il Festival.

Ma reggeremo sino a fine agosto o questo stival’ cadrà a pezzi come la stessa Venezia sommersa dalle acque?

Chissà.

Adesso, vado a leccare un gelato.

E forse anche qualcos’altro.

 

di Stefano Falotico

 

angel heart blu ray

Ho sempre amato ogni Sharon, preferisco Ludivine Sagnier a Emmanuelle Seigner, sono più bello di DiCaprio e Alain Delon in quanto più in gamba, eppur si campa


25 May

Alain+Delon+Palme+Honneur+Photocall+72nd+Annual+1_QaFo-fQ4Ll

Sì, la dovrebbe finire quel farabutto a prendervi per fessi e fesse. Racconta un sacco di balle sul mio conto perché sta morendo d’invidia. E voi poveretti abboccate alle sue maldicenze, alle sue calunnie e credete davvero che io sia un eunuco come Totò il turco napoletano.

Fumo solo più dei turchi.

Questo cacasotto che insulta solo da dietro un PC, è un piccino, un simpatico bimbino.

Ma stavolta ha incontrato uno più stronzo di lui. Può succedere, fenomeno.

Dietro i nostri esibizionismi su YouTube, io vi vedo solo slancio vitale, non vi vedo insicurezze, bisogno di conferme, depressioni, disagi, malessere, ansietà e patologie, abbasso i sociologi-psicologi

Circola voce che gli youtubers seguiti da milioni di fan o soltanto giudicati fanatici, forse come Falotico, seguito invece da una ristretta nicchia e forse, perché no, anche da qualche racchia, abbiano cercato pateticamente la via traversa dei 15 minuti di celebrità warholiana che qualche bacchettone sostiene esser addirittura deviante, un mo(n)do auto-ingannevole per trovare la luce del giorno svanita nei loro cuori pietrificatisi nella solitudine più triste.

Ma che falsità immonda, che bieca distorsione dello sguardo ipocrita di questa massa fintamente allegra e ridanciana. Festivaliera e amante dei baccan(al)i.

Io invece vedo nella finta contentezza di questa massa ruffiana e sempre apparentemente smagliante nei suoi sorrisi di plastica da manichini, da robot mercantili dell’edonismo collettivo che, ahinoi, ha preso il sopravvento e ha sopraffatto le menti più deboli, una felicità mortifera da morti viventi e, come dissi pochi giorni fa, da morti dementi.

Persone che si attorniano perennemente di compagnie coi drink in mano, fra risa sguaiate, volgarità smodate, balletti e vinelli, abbracci e osceni bacetti. Fra sorrisetti da mezze calzette e qualche cazzone al loro fianco che fa la guest star con l’occhiolino malandrino.

Donne eterosessuali ecco allora che posano non soltanto con l’uomo che hanno sposato, esibendo le loro composte pose da brave signore a modo, alternando queste images politicamente corrette a immagini raccapriccianti ove, per sentirsi trasgressive, emulano Charlotte Gainsbourg in accoppiamenti di dubbio gusto con femminone oramai scabrose solo a tua sorella, sì, donne superate come Jane Birkin e neppure in bikini, però con questi sguardi lasciavi, maliardi e un po’ da maiale assai birichine.

Delle bricconcelle, forse solo delle riccone che, parimenti ai cosiddetti ricchioni, categoria comunque rispettabilissima poiché io non sono omofobo ma stimo molto soprattutto quelli alla Greg Kinnear di Qualcosa è cambiato, al mattino recitano la parte delle brave secchione e di notte, avendo codeste una vita da frustrate, cioè ricevendo tante botte soprattutto in testa, se la montano… di amori saffici a cui non crederebbe neppure il barbone più rimbambito di Via Saffi.

Alcune di cognome fanno Laffi, altre Biffi come l’ex cardinale omonimo, ex grande uomo mai baffuto. A me sempre piaciuto. E, dopo queste pose orgiastiche in (s)mascherate da Eyes Wide Shut, dopo aver dapprima pontificato sul mondo, scrivendo didascalie santificatrici dei loro peccati ven(i)ali, scritte farisee ficcate sotto ogni loro foto in costumi discinti da grottesche ebree bruciate soltanto nel cervello, diventano come Joe Pesci se, al posto di Bruce Willis, avesse interpretato Trappola di cristallo.

Cioè sono credibili e attendibili come avvocatesse e donne di classe quanto Joe Pesci, sempre lui, sì, però di Mio cugino vincenzo.

Sì, Pesci in questo film è stato fenomenale. Grazie alla sua ruspante schiettezza, alla sua ingenua e imbranata scaltrezza, alla fine ha vinto pure la causa. Salvando quei due scornacchiati dalla forca di una società ingiusta. Formata perlopiù da fighette e da foche monache.

Queste invece sono solamente delle ignorantone cafonissime molto meno sexy di Marisa Tomei.

Vinceranno mai l’Oscar? No, il premio come belle statuine sul comò e come soprammobili da (im)mobilissime, leggasi oggetti sessuali per una vita comoda, forse sì.

Alcuni, guardando i miei video, hanno voluto intravedere in essi la necessità, da parte mia, di sfuggire alla solitudine, la voglia a dir loro addirittura pericolosa di estraniarmi dal mondo reale di ogni dì per buffoneggiare in un altrove delirante e visionario fra il mistico, il mitico in senso negativo, forse solo all’interno di un’apatia creativa da vero, velleitario indubbio fallito senza più vel(l)i. Senza pelle. Soprattutto senza palle.

Ah, ma che moralismo. Suvvia, non è da come si recita un sonetto di Shakespeare che si giudica un uomo con le vostre recensioni affrettate da chi non può comprendere le rabbie all’Al Pacino de Il mercante di Venezia.

Non è da una mia smorfia alla Massimo Troisi che potrete vincere al Lotto.

Sì, voi sognate da sempre. Vi fate i film sulla gente perché a voi basta dare alle persone una cattiva occhiata per nascondere i vostri scheletri nell’armadio e parlate retoricamente soltanto di corretta, noiosa ars amandi, coi vostri populismi, i vostri buonismi, i vostri classismi, i vostri fancazzisti che inneggiano al vogliamoci bene. Ma che state dicendo? Che farneticate? Ma che fornicate?!

Sì, perché qui quelli che non fanno nulla dal primo canto del gallo all’ultimo urletto della vostra gallina, siete voi.

Io, come tutti gli youtubers più giustamente gigioni, appunto paciniani e alla Pesci, so benissimo che il mondo è di per sé una schifezza.

E le sparo grossissime con un carisma da lasciare esterrefatta pure la fotocamera digitale che vorrebbe spegnersi e invece s’illumina radiosa, multicolorata, briosa e calorosa.

Sì, non mi sono mai fidato delle persone con troppe certezze, delle persone che puntano il dito, che vorrebbero evangelizzarti, frenarti e rabbonirti, immobilizzarti nella loro esistenza prevedibile, ripetitiva, scolastica, demagogica e banalmente appunto ipocrita.

Sono i primi che fingono di essere san(t)issimi e invece poi, attraverso account fake, vigliaccamente da dietro una tastiera offendono gratuitamente nella maniera più folle e insincera.

Perché sono invidiosi, perché tromberanno pure come delle scimmie ma rimarranno anche più stupidi della scimpanzé di Tarzan.

Lo so benissimo e sto benissimo, in tutta la mia vita non sono mai stato meglio.

Perché sono ora privo di ragazzini educati appunto alla falsità, sono lontano da ogni schema, da ogni precetto e ricetta, da ogni lutulente ricotta, da ogni vostra volgare flatulenza, da ogni vostro mal di pancia, da ogni stronzetta e da ogni pugnetta.

Io celebro la bellezza nella sua forma e nelle sue forme più armoniose, più ipnotiche, più suadenti, più poetiche.

Perché, a differenza di molti di voi, so che un giorno morirò. Questo potrebbe accadere anche da un secondo all’altro. Mi potrebbe prendere un infarto così come mi può pigliare subito pure un’infatuazione per una fata. E, con mani fatate, scrivo e parlo.

Anche stando muto come un pesce. Oppure infoiandomi troppo come Pesci. Infognandomi come quello di Casinò.

Questo è tutto per ora. Domani, sarà un’altra figona o figata, forse una faticata, forse sarò sfigato o ancora sfaticato… Certamente io vivo di faloticate.

Un mio amico mi dice:

– Ah, sei misantropo. Datti di più. Non da fare, datti per farti una come Sharon Stone.

– Sì, farò la fine di Pesci e De Niro.

– E se invece incontrassi quella di Basic Instinct?

– Ah, di male in peggio…

 

Eh già, voi ora di non me non state capendo più un Tubo, vero?

Allora, siete ridotti peggio di un uomo turbato spesso titubante, intubatevi.

Si prega di non disturbare. Mai più.

Grazie, miei uomini e donne turbate.

Io spingo di brutto o forse bellissimo, di turbo e indosso perfino i più svariati turbanti.

Io sono conturbante. Esitante ma comunque (in)esistente.

Un uomo a sé stante.

 

Ricordate: più mi prendete per il culo con batoste toste e ficcanti, più ve le do ben assestate e brillanti. Lo do alla mia lei da brillantone.

In quanto oggi son grande, domani ti spezzo il glande.

E posso permettermi di mettere in copertina una più bella di Ludivine Sagnier.

Come no?

Vendimi una penna. Avanti…candoresvelato

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Femmine vs ma(s)chi: date la Palma d’oro ad Alain Delon, anche il traditore Tommaso Buscetta/Favino, in fondo, come Checco Zalone, voleva solo amare Barbara Bouchet


15 May

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Ah ah.

Sì, non è che mi fate la fine di Marco Messeri nella sua famosa scena del pazzo di Ricomincio da tre?

Quando, rinchiuso nell’asilo manicomiale, sta così male che delira e rivendica la sua vita sempre sognata e mai avuta? Chiedendo insistentemente a Massimo Troisi perché non possa essere ricco come Gianni Agnelli e bello come Alain Delon? Perché? Si guardasse allo specchio e si desse una risposta. Ecco, simpaticissimo attore il Messeri, un brav’uomo a differenza della famiglia del delitto di Vetrana, i Misseri, gente veramente pazza.

Altro che questo povero cristo soltanto disperato in quanto, nonostante mille curriculum vitae inviati a ogni ufficio di collocamento, gli avevano trovato soltanto un posto da matto. Ah, bella collocazione, non c’è molto da dire. Ah ah.

No, forse il suo personaggio, chiamato semplicemente “malato mentale”, desiderava invero sola-mente (scritto apposta così) un amico vero con cui andare a bere una birra e forse un po’ più di serenità. Non ambiva a detenere l’impero finanziario dell’avvocato Agnelli ed era ben conscio di non possedere lo stesso sguardo magnetico di Delon. Eh no, gli occhi erano quelli appunto di uno da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In fondo, a uno come il Messeri sarebbe solo interessata una vita il più normale possibile. Senza troppe responsabilità da padrone della Fiat ed ex presidente-patron della Juventus.

Già, un uomo sanissimo. Mica un maschilista come Agnelli, uno che corrompeva tutte le segretarie da volpone lunghissimo fra un brevetto della Cinquecento e un nuovo assegno con tanto di miliardario libretto.

Agnelli, un riccone poco ricchione, come dicono in meridione, che però andava con tutte le donne bone e magre come i più stuzzicanti grissini torinesi e assumeva, per un lavoro duro, nella sua fabbrica ogni terrone che se lo faceva non di burro bensì di brutto…

Eh già, gli emigrati al nord del Mezzogiorno, nei loro paesi originari non trovavano lavoro, a meno che non facessero i baristi o i gestori di qualche video-club privato per spettacoli con quattro gatte…

Allora, gli uomini onesti salivano nelle grandi metropoli nordiste. Anche se questi qua erano laureati, i capi delle aziende pure ragionieristiche e fantozziane raramente li assumevano. Oppure, li prendevano, in particolar modo per il culo, soprattutto le derisioni arrivavano dai colleghi altoatesini che li sfottevano con classe della minchia. Perché erano considerati appartenenti a una razza inferiore.

Insomma, potevi essere bello con gli occhi azzurri come Alain Delon ma, se eri nato in Basilicata, ti sarebbe comunque aspettata una vita poco viscontiana ma da Rocco e i suoi fratelli.

Cazzo, che scalognato colui che aveva la sfiga di essere nato in terronia. Poteva essere insomma più geniale di Einstein, più sexy di Alain ma, al di là delle sue frontiere, l’avrebbero trattato come un cane alano. No, agli alani va grassa, come un cagnaccio senza Elena e neppure Maddalena.

Questa regola oserei dire aurea, ah ah, valeva anche per gli Stati Uniti. Voi ad esempio vi siete mai chiesti perché il Cinema americano abbia sfornato sempre attori e registi italoamericani di grosso calibro e cilindrata pari all’Atlantic Jeep Chrysler e cavalli di razza più cazzuti di Rocco?

No, non Alain Delon, in questo cazzo, no caso, ovviamente mi riferisco all’uomo italico meno freddo del mondo, il Siffredi. Uno che, anche quando beve da solo un caffè della Segafredo, sa che ce l’ha così bollente e schiumoso da zuccherare cremoso tutte le sue cameriere, mica come voi, mezze-seghe.

Ah, un uomo macchiato caldo, il Rocco. Vuoi mettere lui con un integerrimo terrone qualsiasi? Lui sì che non si è piegato mai a novanta al sistema.

E non ha dovuto accettare un lavoro da impiegatino. Lui, sì, che ha tirato fuori le palle!

Praticamente come quell’altro Rocco, Rocco Barbaro: me ne fotto!

Ah ah.

Nato a Ortona, in Abruzzo, quindi centro-meridionale ma comunque un uomo che sta sempre su soprattutto quando lei sta giù.

Vi pare giusto?

Ah ah.

Torniamo al Cinema americano, non perdiamoci in quello pornografico.

Ecco, Coppola, Scorsese, De Palma, De Niro, Pacino, pure Ray Liotta non erano mica degli stronzi da quattro soldi e delle mignottone.

No, se eri italoamericano, a New York e dintorni non ti assumevano come giornalista. A meno che qualcuno nel grosso giornale non t’inserisse grazie alla mafia…

Sì, pure Scorsese l’ha sempre sostenuto. Nell’incipit di The Departed lo dice platealmente.

Ah, uno come lui, cazzo, poteva solo fare il prete oppure aveva altre due scelte. Fare il gangster o il poliziotto.

No, a ben pen(sa)rci, vi era la quarta possibilità. La più difficile ma da perseguire se volevi far valere le tue dimensioni. No, non quelle di Siffredi, quelle artistiche.

Un nano, Scorsese, altissimo però a livello di cervello e forse non molto dotato di quello…

Però uno davvero che ha firmato capolavori e gioielli…

Ecco, siamo stati invasi da attori e registi italoamericani perché gli uomini che non volevano svendersi (anche se circola voce che, prima del successo, Pacino facesse il gigolò), non trovando un beneamato cazzo, potevano darsi solo all’arte. C’è chi sfondava in maniera molto più nobile di Siffredi, chi rimaneva nei circuiti amatoriali e parrocchiali, chi sarebbe diventato, appunto, il regista di Mean Streets Quei bravi ragazzi. Sì, Il traditore di Marco Bellocchio altri non è che il remake di Goodfellas. Ah ah. Come no? Che posso dirvi di me? Sono alle volte, non sempre, sennò sai che du’ coglioni, affascinante come Alain Delon. E molte femministe mi dicono che sia omofobo e misogino. Perché mi vorrebbero ma non possono. Che malafemmine… Ah, è per colpa di queste ipocrite e di questi maschioni molto meno bravi e fini di Alain se, non avendo mai tradito gli amici e non facendo il puttaniere, mi tocco, no, mi tocca essere scambiato per un cieco pazzo da canzone Ti regalerò una rosa nella versione parodistica di Checco Zalone.

… andiamo, chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta?

Dunque, basta con le invidie. Date questa Palma ad Alain Delon. È stato un grandissimo attore e un gran figo.

Donne e uomini, se siete gelosi, fottetevi.

Sì, mi par ovvio che io sia un tipo da Cinema di Bellocchio.

Come dice Checco, io ci vedo perfettamente… 

Sono il ritratto di uno dei più grandi coglioni del mondo? Sì. Sono un genio? Non lo so ma potrebbe essere e, in questo caso, sarebbe una tragedia. Togliamo il condizionale. Purtroppo. Comunque, prendiamola come viene. Se non viene, questa qui dirà che sono impotente.

Robe da matti, adesso anche le donne frigide ce l’hanno con Delon e con me!

Secondo me, in questo mondo andato a puttane, andate quasi tutti schiaffeggiati.

Datevi una calmata.

Altrimenti, vi sbattiamo… ove stava Messeri.

Messieurs et dames, mie damigelle e cari porcelli non tanto belli, diciamocela, ciucciatemi l’uccello.

 

di Stefano Falotico

Bestemmia del giorno, fino a un certo punto: il Cinema di Clint Eastwood è superiore, per classe e sentimenti, a quello di Kubrick


07 Mar

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Come detto, mi son già espresso su questo misantropo sovrastimato che è stato Kubrick.

So che fa figo dire che Kubrick è il meglio. Stilisticamente impeccabile, eccentrico, visionario, avanguardistico e cinico come siete voi.

A me è parso sempre un mezzo panzone pieno di fobie. Non guidava la macchina perché aveva paura d’impazzire durante la guida e si faceva trasportare dall’autista. Se ne stava barricato nella villa a bere tè e a filosofeggiare, giorno e notte, puntualmente ostile verso l’umanità tutta, senz’eccezione alcuna, scolandosi semmai il vino e andando poi nel cortile a coltivar le ortiche. E giocando, di nascosto, con la sua oca.

Insomma, un orco pieno di sé, un trombone che sparava a zero su tutto. E l’unica cosa che gl’interessava era, in fin dei conti, morire con la nomea di genio.

In fondo, dei soldi che gli dava la Warner Bros non gliene poteva fregare di meno, a differenza di Nolan, a cui lo paragonate. Tanto, appunto, non sapeva che farsene e piuttosto li utilizzava per farsi abbonamenti alla tv via cavo dei canali a luci rosse. Sputtanando un patrimonio in seghe vere, non quelle mentali con cui s’è fottuto il cervello da quando, dopo il primo film, qualche critico gli ha detto che era un genio e lui, per non tradire le aspettative, s’è imbrodato nella misantropia più autoreferenziale che, come scritto, secondo il vostro modo bacato di ragionare, rende l’uomo affascinante ed elevato.

I suoi film sono algidi, freddissimi, la sua è la poetica di uno che stava male e vomitava cerebrale i suoi dolori di pancia ombelicali. Sublimando ogni sesquipedale malessere nella tronfia prosopopea finto-altolocata da depresso incurabile.

I suoi film sono tutti pamphlet e grosse metafore sull’uomo e le sue scelleratezze. Arancia meccanica è un capolavoro assoluto e ha centrato appieno il bersaglio, con la sua letale mescolanza di satira cupamente macabra, col suo umorismo nero, terribile e dolente, con la sua requisitoria significativamente violenta, un j’accuse tremendo contro un mondo più violento, appunto, di Alex. Che, non perdonandogli lo scempio da lui commesso, lo stupra mille volte di più in maniera meno carnale ma più lobotomizzante, distruggendogli la coscienza completamente.

Un film radicale, nettissimo, un manifesto politico ineludibile. Ove Kubrick, senza mezzi termini, ha denunciato con straordinario coraggio lo schifo del mondo. Senza sottilizzare troppo in panegirici e buonismi consolatori.

Tutto il resto è sinceramente robetta. Ma il tema di fondo è sempre quello. 2001 vorrebbe essere un film che, mascherandosi da fantascienza, ha avuto l’assurda presunzione di riprodurre Nietzsche sul grande schermo. Come per dirci, sai che roba, che il super-uomo altri non è che un feto galleggiante, uno Starman carpenteriano.

E, fra l’altro, Dark Star… mi pare decisamente superiore. Sì, è venuto dopo. E tu invece non sei venuto neanche una volta.

Barry Lindon? Leggetevi un libro di Paolo Crepet sulla mediocre, malsana educazione genitoriale e capirete che Paolo guadagna soldi a iosa, campando sui significati reconditi e psicanalitici di questo film propedeutico e pedagogico. Mentre Kubrick, avendo paura di non essere un buon padre, anziché rivolgersi a qualche pediatra, ha esorcizzato nella sua pellicola ogni sua colpa genitoriale. Dilatando poi quest’esorcizzazione spaventosa, quasi da Rosemary’s Baby, nell’immedesimarsi in Jack di Shining.

Sì, Kubrick era pieno di paure. E la sera, prima di andare a letto, davanti allo specchio si domandava:

– E se domani impazzissi e sterminassi la mia famiglia? Ah, è uscito questo libro di Stephen King. Ora me lo accatto.

 

Quindi, dopo averlo letto, pensava:

– Adesso ci cavo un film. Ma sì. Questo fa al caso mio.

 

E quell’altro? Full Metal Jacket? Sempre la solita solfa. Gli uomini sono bastardi, è tutta una guerra e un gioco al massacro.

Sì. E quindi? Ha scoperto l’acqua calda.

Per non parlare di quell’altro film “psicologico” per coppie in crisi, Eyes Wide Shut.

Sicuramente meglio Mariti e mogli di Woody Allen. Almeno Allen allenta la tensione drammatica con qualche battuta. Sdrammatizza le cause di divorzio. Mette pepe alle corna.

 

Quindi, non voglio più sentire puttanate.

Sono vent’anni che è morto Stanley?

Ottimo, direi. Se non nasceva era tanto di guadagnato. Ci ha solo ammorbato!

Ah ah.

 

Sì, voi non dovete credere sempre a tutte le stronzate che dico.

Le mie sono freddure eastwoodiane.

Come questa:

La casa di Jack del von Trier è in realtà il remake di Shining. Un rifacimento sui generis ancora più egomaniaco, autocentrato, solipsista e narcisista del Kubrick del cazzo e dei suoi tiramenti di culo.

 

Voi mi prenderete anche per pazzo e scemo. E a me non sbatte una minchia.

Perché come dice Clint:

le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue.

Quindi, pigliatevi le vostre bagasce e fuori dai coglioni.

E poi scusate. Vogliamo mettere la faccia da bambagione di Stanley col Clint? Suvvia, mi pare ovvio che non ci siano paragoni.

Sarebbe come dire che Woody Allen è più figo di Alain Delon poiché è più intellettuale di Alain.

E la sua testa è migliore di quella del francesone. La testa…

Al che Massimo Troisi risponderebbe così: sì, certamente…

Molte donne purtroppo sono convinte di questa scemenza.

– Il mio uomo ideale è Woody Allen. Geniale, spiritoso, autoironico, iper-creativo, stimolante.

 

E Clint risponderebbe al solito tagliente…

– Sullo stimolante avrei dei dubbi, comunque.

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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