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“Blue Jasmine”, meglio Colin Farrell, Ercolino per tanti pompini


07 Jun

In camuffa, ti sbeffeggio mio buffon’, io son l’impero del Sole nel tuo rimpianto, la croce celtica annodata a tua cravattina e la Luna di Farrell Colin nel farti a colabrodo…

mentre sulle donne il “mio”, colante e sculacciante, proboscide d’elefante, mette le corna fra tanti collant

Questo Mondo è invaso da invasati. Propugnan leggi razziali coi pugnali in mano e, a manetta, son maneschi.

Di mio, son burrascoso, se irritato… a te pe(rma)loso, arricciato in ciuffo altero per atea sfacciataggine d’avaro in tal amenità di umanoidi. La gente mi copre di vergogna ma io vivo nella c(ucc)agna, insisto nell’incagnirli e, in cagnesco, latro mentre li vomito nelle latrine, ove si rassoderanno a novanta per pulir gente che cagò storto nel gabinetto pub(bli)co. Non mi agogneranno mai! Ah, analmente ne son pirata e “farabutto” in tal umanità brutta. E rutto, ché mai sarò rotto da voi “dottori”. Agguanto una pantera e di lingua “sguaino” per “sterzar” la marcia nel “tirarlo” senza freni in mezzo alla giarrettiera. Quindi, “sbuffo” come le caffettiere a “evaporarlo” di “ferro da stiro”, versando amarezza a una già “scucchiaiata” per mischiar lo “zucchero” nell’aroma caldo, “fragrante” e leggiadro di tensione “idrica”.
Ebollizione e la pentola “scopa” a pressione, bollente lagrima la patata sbucciata, da me sedotta, abbandonata e poi, con panna montata, nel sorbetto digerente per un’altra “ardente” cucinarmela.
L’addento e lì, dentro, son “scarpetta” col sughetto e sfilatino del roast beef srotolato e farcita in farine della mia “sacca”. Tu, bovino, sbavi ma devi star bravo se non vuoi che consoli la “bua” della tua bella con la mia Bestia infornata ove, a “lievito di birra”, pian piano-delicatissimo, si gonfia per “spararle” al “buio”.

Sì, sono la microonda idraulica, in quanto aulico letterato fra voi sgrammaticati iellati senza la caramella Elah, il gusto “mieloso” delle “palle” gustative con dolcezza snocciolata in cioccolato “fondente”. Io ballo, di burro le sbraco, e sbullono le baionette.

Una con me s’arroventa e il suo fidanzato scaravento, avventandomi poi su una pavona, forse di Padova, in questa “catenina” di Sant’Antonio e Montana Tony, ché a ventaglio è mitragliatrice fra voi che mi “ammirate” ma non le “irraggiate”. Siete “girasoli” volta-bandiera e non “gomma” nella Donna vampira ad aglio, olio e peperoncino, e non potete competere con me, oltre le barriere, ariete in canottiera e “marsupiale” a succhiarle in grembo alla lupa. Io, bocca di balena, bon vivant e gourmet di chef per paté in agnelline, come gatto in calore sul rosicar il fegato del pollo allo spiedo.

Io, formaggino nella pecorina, lana pregiata nel pascolarlo sereno e non tanto tenero.

Sono il bastone. Vecchietti, io le ustiono! A lenta combustione per una cottura di più lunga proporzione.

Sì, ammicco di piedini e condisco il contorno su rosolarle in tanto vino rosato. Che osé!

Porgo lor il pene formato roselline! La vasellina!

Le mangio senza posate, a capotavola sputo il rospo, tu annaspi e, annacquato vieni depurato dal mio imbuto a diluirle nel rubinetto frizzante dell’idromassaggio.

Sono uno stronzo di razza inestirpabile, miei biliosi io ce l’ho profumato e ficcato nel peluche infoiato.

Sono come Colin Farrell. Una faccia da culo, un “cazzone” come pochi.

Ed è per questo che le donne ne van matte. A loro non interessa come interpreta la parte ma come le pettina prima di “sborsarlo” fuori dalla patta.

Egli cala le brache, abbassa le tapparelle e tante ancora ne tapperà.

Si chiaman fighe di qualità, mica acquistate a basso mercato, bensì cotte a dover nel coito “scudisciato”.

Applauso!

Detta come va detta, sono un Bobby Cannavale.
Se mi fai incazzare, ti servo il gel meridionale con Bombolo al tuo bambolotto.

E questo film di Allen fa già cagare.

Jasmine è una Blanchett che piange sempre. Bisogna rabbonirla col fazzoletto. Su cui asciugarlo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Blue Jasmine (2013)
    Colin la stende sul lettino dello psicoanalista e sfodera la biscia ad occhialuta. Mentre Baldwin si strappa il villoso pacioso.
  2. Miami Vice (2006)
    Fra le molte donne che scopò, Gong Li piacevolmente incanalò nello yacht.
  3. Alexander (2004)
    A caval del Colin.

“Americani” – Recensione


27 Oct

“Squali” dello squallido ufficio dei cap(p)i e delle “decapitazioni”…
Capitalistica autopsia di aziendali… già “periti”

Ieri sera, come sempre… non avevo sonno. Così, a mo’ di Nanni Moretti (sul quale ritorneremo in “tema” ma in termini non propriamente “cioccolateschi” di stima) mi catapultai in cucina, aprii il tinello delle “meraviglie”, e afferrai un barattolo da 400g di Nutella, “leccandomelo” tutto fra una cucchiaiata e una sigaretta inalata di tabacco mescolato alla crema gianduia di questa ricetta godibilissima di cacao e nocciole sciolte come le calze di Kim Basinger nel suo spogliarello più “cocco(loso)” di birbante, abbaiante “cagnolino” alla Joe Cocker…

Il pancino si rimpinguò ma l’esistenzial vuoto no…
Quindi, riaccesi il PC, scartapellando su “YouTube” alla ricerca d’altre delizie per il mio “palato” ancor non riempito. Accarezzai una (movie)clip gustosa d’un film che vidi, anzi “avvistai”, anni or sono, quando mi rintanavo nelle magiche “libagioni” della mia magione un po’ senza “ragione”. E capit(ombol)ai proprio su “Al Pacino”.
Tombola, Bingo!

Questa pellicola fu da me visionata la Notte prima dell’esame mondiale della clamorosa débâcle (non al Cibali, però) del grande, strepitoso, imparagonabile Luís Nazário de Lima, in Arte calcistica abbreviato in Ronaldo.

Che batosta, povero Ronny. Altro che Rocky. Vince lo “stronzo” Ricky…

Tu che portasti, su portamenti dribblanti e sfondanti, il Brasile alla Finale. Fosti sfondato, appunto, dall’arrogante Zinédine (Yazid) Zidane, che ti mise “zitto”.
T’infil(z)ò con due colpi di “palle” dalla sua testa “caprona”.
Festeggiando di Coppa per la Francia che si riversò sotto la Eiffel, tutta ubriaca di “capriole”.

Tardivamente, scoprimmo l’inghippo che ti paralizzò “monco”.
Stavi male, e quei medici irresponsabili ti sedarono per spezzarti le gambe. Quell’immagine di te che scendi la scaletta dell’aereo, tutto “storpiato”, s’è impressa nel peggior immaginario dei brutti ricordi “pasoliniani”. I tuoi ammiratori, scioccati, gridarono “Stronzi!”.

Perché ti(in)castrarono?
Perché temevano che il tuo “tiro” potesse esser troppo letale e disarmante per la combina. Gli scommettitori, ammanicati alla “Federazione”, avevan già “blat(t)er-ato” al fin che tu “atterasti” sciagurato e rovinato, schiantato da farmaci che immobilizzaron le tue serpentine iridate.

Torniamo a questo James Foley di “folli” poveri “Cristi”.

La Donna è mobile, e io sono il suo mobiliere
. Già, Totò ci sta.
Calza a pennello… proibito per questa storia di “pompe funebri” immobiliari.

In tempi di crisi, bisogna escogitare un metodo “integrativo” per attivare la “promozione” che sbatta i “polli” nei licenziamenti.
Sì, the hardest thing in life is sell. Amici veri. Amici generosi. Amici per la pelle. Degli altri. Questi gli “slogan” che “slogano”, appunto.

Vendersi e saper vender bene la propria merce, le proprie marche(tte), smarcare i “falliti”. 

Chi non starà, ecco, al passo con le vendite, finirà in mutande, assistito dalla “mutua” perché “ammutolito”. E se proverà a denunciare la carognata, sarà sporcato dai porci “sociali”.

E finirà a vivere (?) sotto i portici…

In una Chicago di cagoni, un’agenzia sull’orlo del collasso, per salvare la baracca, lancia una sfida che premierà chi non affonderà ma di barca galleggerà… ah-ah!

Un’agenzia nella merda, ove rimarra “in piedi” solo il più scaltro e “sveglio”. Questa la proposta (in)decente: al miglior venditore una Cadillac Eldorado, al secondo “piazzato” una collezione di coltelli, a tutti gli altri un calcio in culo, per “defenestrarli” in mezzo al lastrico e alle lastre di ghiaccio.

Fra questi mostri (non solo sacri), la spunterà il più “scafato”: Roma, come la capitale dell’imperialismo di “amatriciana”.

Roma, un Pacino mai così bello quanto bastardo di monologhi secchi come il rasoio. Forse, è per questo che l’Uomo di Sinistra, Moretti Nanni, lo reputa “basso?”.

Pacino possiede una tecnica straordinaria e anche, qui, una capigliatura da “tutti in riga”. A passo da gigante, illumina la scena così come spegne i suoi concorrenti. Meno preparati in merito “azionistico” ma ugualmente bravissimi di classe attoriale. Un cast magnifico, con un Jack Lemmon enorme, un Kevin Spacey già mentore di Al, “in sordina”, e un Jonathan Pryce che “fa la parte del tonto”.

Cene dei cretini…

Sceneggiatura coi contagiri del velenosissimo David Mamet, e Pacino, sempre Lui, candidato come “Non Protagonista (?)” sia ai Golden che agli Oscar.

Di cui citiamo la sua amarezza “vincente”:

sui treni tutti gli scompartimenti puzzano vagamente di merda; col tempo non la senti più. È molto duro doverlo confessare. Sa quanto c’ho messo per arrivarci? Un sacco di tempo. Quando morirà, rimpiangerà tutte le cose che ora non fa. Lei crede di essere frocio? Sa cosa le dico? Siamo tutti froci. Lei crede di essere un ladro? Chissenefrega. Se ha il problema di una moralità piccolo-borghese se ne liberi, via, la allontani. Fa le corna a sua moglie, e allora? Niente rimorsi. Si scopa le ragazzine? Segnerò che le piace. C’è una morale assoluta? Eh? Forse. E che cosa cambia? Se lei crede che c’è, allora la abbracci fino in fondo. I cattivi vanno all’inferno? Io non ci credo. Lei ci crede? Agisca da credente. L’inferno è qui sulla Terra? Sì. E io non ci voglio stare. Questo penso.

Film tornato di moda, visto che, in questi giorni, proprio Al Pacino lo sta riportando in scena a Broadway, registrando un successo pazzesco.

 

 


(Stefano Falotico)

“The Good Shepherd” – Recensione


15 Oct

Un plumbeo capodopera “inarcato” nelle “formazioni” della formalità rattrappita alle forme scultoree delle rapite giovinezze

Mastodontici echi “acquosi” di malinconia troppo savia per non destare l’indagine, “sciolta” in 25 anni di Storia americana, dalla seconda guerra mondiale all’“esodo” fallimentare dell’anticastrismo, “castratissimo”, della Baia dei porci.
Narrato come un racconto di formazione di tragedia dell’anima in agguato, “salingeriano” nell’analessi che, “dislessica”, frastaglierà nei “lineari” doppiopetti della CIA, strumento di controllo del Mondo e delle menti non solo “assoldate”.
Intelligence” offuscata nei riti “carbonari”, società segreta “medioevale”, tenebrosa di Skull and Bones, e tanti scheletri “aleggeranno” nel viaggio “dorato”, d’orgia di tradimenti, complotti, registrazioni, intercettazioni, corna, carni e cadaveri scoperti “disossati” o da “affogare”, metafisiche lealtà tradite, stoico eroe dell’impossibile quietezza del vivere quando “non vivi”, dunque vedi di più.
“Sepolto” nello spettro d’un Matt Damon laconico, “freddissimo”, impassibile e “inespressivo”, lacerato da dubbi, da “inetta” attitudine all’“adattamento” della selezione “naturale” dei “forti” a protezione della Nazione, delle bandiere, ombra e martirio, “mattino” d’albe “marine”, ardore suo placato da una compostezza d’incognite ad “aggrovigliare” il sorriso, a “sbiancarlo” troppo di “macchia” come tutti i “servi” prodigati alla prostituzione d’ideali troppo teorici, segnati dalla “levigatezza” ingannevole, “finti” di gioco (ir)reale e crudelmente (auto)indagatorio a raggi x per non osservare il lento esacerbarsi, inasprirsi o imbalsamarsi… proprio di sé (com)punti… ni sulle i…

Produce la Zoetrope di Coppola, non è un caso.
Dirige De Niro ereditando Frankenheimer e le sue spie. Non è una coincidenza, uno scambio di favori “postumo”.

C’è la Jolie in “tenuta” triste, ed è una scelta che gela.

Eric Roth ribalta Forrest Gump in una sceneggiatura che, qui, non è ammansita nel buonismo conciliante.
Gli scemi pagano, i “grandi” ancora di più perché sanno troppe “cose”…

Richardson “scheggia” fotografica, “impermeabilizzata” in un’altra tragedia (non) annunciata, vibrante, “impiccata” nello strazio d’un Damon dal vagito d’“inchiostri neri” del Cuore, anche nella sua felicità “toccata in volo”.

(Stefano Falotico)

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