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Un moderno Pasolini contro chi scrisse un osceno articolo di Vanity Fair su Kevin Spacey


27 Nov

onofri spacey

 

 

 

Un mio amico, in questa mattina lunatica di tal lunedì 27 Novembre 2017, proprio quando apprendiamo che, dopo essere andata in “iato”, ah ah, la serie House of Cards sarà terminata, posta sul suo profilo Facebook le sue giustissime considerazioni in merito a un articolo di rara imbecillità apparso su Vanity Fair. Non sto a linkarlo perché è capace che poi lo cancelli(no).In cui l’autrice di tal obbrobrio fa un ambiguo parallelo fra i personaggi “cattivi” di Spacey e il caso di abusi sessuali che gli ha rovinato e macchiato indelebilmente la carriera.

Se vi ricordate, miei aficionado/i, in tempi non sospetti, dissi che qualcuno, in preda a quest’agghiacciante caccia alle streghe, specchio dei mortificanti tempi bui che stiamo, ahinoi, vivendo, si sarebbe divertito molto a “ironizzare” con cattiveria sui molti personaggi di Spacey, diciamo, non propriamente lindi. E citai i suoi personaggi più emblematici in tal senso, puntando gli occhi su The Life of David Gale e American Beauty.

Ecco, per dover di cronaca, la mia che è sana portavoce, vivaddio, della giustezza, copio-incollo alcune parole che tanto mi “stupefanno” e rabbrividir ancor più mi fanno, le rileggo con affanno perché fatico a comprendere la mente deviata che le ha partorite. Di tale “scrittrice” Vittoria B… cchio… sicuramente non parente di Marco omonimo, ah ah, regista de La visione del Sabba, uno che si è sempre battuto contro i moralismi più fetidi, si è da sempre schierato contro i luoghi comuni che insozzano e insudiciano le vite altrui, ha sempre battagliato per far rilucere la verità, libera da chiacchiere appunto gossipare e dalle superficialità più ignobili. E certamente avrebbe enormemente disprezzato questo articolo, gridando di tutto cuore amareggiato dinanzi a tal “illeggibile” bieco “giochetto” mostruoso.

 

The Life of David Galerivedere la scena clou senza farsi due domande è impossibile (Spacey, ubriaco a una festa, cede controvoglia alle avances della mantide, che lo bracca in bagno e lo comanda a bacchetta durante l’atto, dandogli istruzioni irripetibili in questa sede). E se non scopriamo mai perché la studentessa abbia deciso di sabotare il prof, a parte la voglia di vendicarsi per una bocciatura, l’elemento che fa quasi ridere è la rapidità con cui il poveretto ingiustamente crocifisso perde tutto – famiglia, cattedra, onore, incarichi futuri – come se la parola di una sola persona potesse bastare a mandare in lista nera per l’eternità un uomo stimato e influente. Ops.

 

Un breve estratto sintomatico dell’idiozia che lo sottende.

In poche parole, costei, insomma, sostiene che, se avessimo guardato attentamente i personaggi interpretati da Spacey, certamente, avremmo preso coscienza che ci trovavamo di fronte a qualcosa e qualcuno non “raccomandabile” che andava oltre la finzione. Inutile affermare che queste affermazioni sono, oltre che “scimunite”, irriguardose e nate da una donna sicuramente frustrata, affermazioni assai pericolose.

Sarebbe come dire che, se un giorno Stephen King dovesse “abusare” di qualcuno o della moglie, avremmo dovuto capire prima, leggendo le sue storie dell’orrore, che avevamo a che fare con un potenziale maniaco.

Il problema sta a monte! C’è da domandarsi in modo preoccupante perché siamo arrivati a questo e permettiamo a certa gente di poter scrivere liberamente tali schifezze.

Sì, siamo una società in cui la politica del politically correct ha mietuto vittime e combinato danni peggiori della Santa Inquisizione. Siamo invasi da “educatori” sociali, che puniscono i ragazzi, semmai, solo perché hanno appetiti sessuali troppo “vivaci” o si ribellano, come deve essere, a una società “adulta” che poi li “educa” a queste arbitrarie, “divertenti” manipolazioni della cultura, alla strumentalizzazione più abietta della verità. L’informazione mainstream distorce le notizie, fa passare per malato di mente anche chi solo ha rubato una confezione di marmellata, e si affoga nelle più sciocche insensatezze, assurdità, piovono e “vertono” capi d’accusa spettrali ove tutti cercano il capro espiatorio ai propri mali quotidiani, e allora ecco che ci s’accanisce con sadismo glaciale e aberrante sul “mostro” designato per puro diletto terrificante, per “insaporir” malignamente la noia e darle orrido gusto. Fioccano i giornaletti “scandalistici” e “maliziosi”, divorati dalle donnette dalle parrucchiere, ai giovani si urla solo di crescere!, quando le prospettive del “panorama” contemporaneo sono asfittiche e di siffatte porcherie, un mondo in cui siamo “evoluti” di smartphone ma ancora barbarico nei plebiscitari pregiudizi, un mondo fascista, giustizialista, ove le persone appunto “eleggono” il “pazzo” di turno per dargli addosso nello scagliar pietre che invero sono lincianti solo la povertà morale della lor stessa “cresciuta” e bugiarda società, di una società che avanza nel qualunquismo becero, che vive di pettegolezzi, d’invidie e sfottò, di burle e bullismi in ogni fascia sociale.

Allorché, il giovane litiga coi genitori che lo vorrebbero vedere “sistemato” e gli stessi genitori urlano all’impazzata dalla mattina alla sera, con la madre che fa sì che la maionese non impazzisca, perché spreca troppo tempo a coccolare il suo gatto. Il padre è angosciato solo dal passo “falso” della Roma, che quest’anno non potrà “ambire” allo Scudetto. La vicina porcella, sbattuta contro le piastrelle di porcellana, si fa appunto l’idraulico “martellante” mentre il marito operaio vien operato “chirurgicamente” dall’avvocato che lo sventra a base di parcelle che svenerebbero anche la più “emancipata” prostituta “brillante”.

I laureati in Economia & Commercio spendono e spandono, facendo poi gli economisti contro gli operatori ecologici, spazzandoli via con licenziamenti che li lasciano sul lastrico.

Un’altra persona finisce in rehab perché non ha saputo “abilitarsi” alla frenesia capitalistica imposta dal “modello” berlusconiano, un pittore invece viene reputato matto perché non ha un lavoro “normale” e i suoi quadri geniali vengono presi soltanto per creazioni di un “astrattista” dei suoi deliri, un “diversamente abile”. Un altro va a vedere un film di Solondz perché sa che la sua vita è una merda ma ha bisogno di un cineasta da idolatrare, in cui riconoscere la propria da sempre usurpata “dignità”. Un’altra deficiente, invece, è stata mollata dal suo ragazzo, un nerboruto buttafuori che amava troppo gli altri “fori” mentre lei voleva solo più fiori, allorché parte in vacanza “premio” per un’Isola dei Famosi.

 

di Stefano Falotico

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