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Rivedendo Edge of Darkness con Mel Gibson, mi ricordai tre nomi sottovalutatissimi, cioè Martin Campbell, Ray Winstone & Danny Huston


11 Jun

mel Gibson Edge of Darkness

danny huston Robin Hood

Ebbene, molte persone si dichiarano fan, mi auguro non alla Gil Renard, ah ah, di Bob De Niro.

Ma in verità vi dico che non lo sono. Poiché, nessuno fra questi, eccetto qualche eletto e illuminato, per meglio dire, vero aficionado del Bob mondiale, che rappresenta l’eccezione che conferma la regola, è a conoscenza che De Niro interpretò la parte di Jedburgh in Edge of Darkness con Mel Gibson per qualche giorno, prima cioè che desse forfait per ragioni abbastanza ignote e oscure, forse perché entrò in disaccordo col regista della pellicola suddetta e in questione, ovvero Martin Campbell. La parte abbandonata da Bob andò poi a Ray Winstone, splendido interprete, corpulento fisicamente e carismatico immantinente e immensamente, di Sexy Beast firmato da Jonathan Glazer, assieme a un Ben Kingsley che andò vicinissimo all’Oscar. Jonathan Glazer… il quale, prima di fare sfracelli con l’acclamatissimo Under the Skin, doveva dirigere il film Chaos, con De Niro e Benicio Del Toro, per la regia di Hideo Nakata, all’epoca un nome ricercatissimo da Hollywood dopo il suo celeberrimo The Ring pre-remake, con Naomi Watts, di Gore Verbinski. Mentre parve che Martin Campbell fosse stato designato da De Niro, prima della sua dipartita da Edge of Darkness, per dirigere 36 con George Clooney e De Niro medesimo. De Niro, attore scorsesiano per eccellenza, insomma per antonomasia. Ma in The Departed fu rimpiazzato da Jack Nicholson e non fu presente neppure in Hugo Cabret. Ray Winstone, invece, sì. Grande attore, Ray. Il Beowulf zemeckesiano. Il fiore all’occhiello della più pregiata e calibrata recitazione in sottotono, con la sordina assai rinomata e britannica, figlia della regina, no, della veterana e ben navigata scuola di recitazione di matrice affascinante e altolocata. Un omone che pesa più d’un quintale, un attore dalla caratura e recitativa statura degna della miglior Inghilterra quasi vittoriana. Patria ove, se un Winstone non ce la fa, altri ipotetici Winstone finiscono a fare gli hooligan.

Winstone, un degno sostituito del De Niro mancato. A Bologna, direbbero, che cartola… Cioè, a proposito di Winstone, in tal caso un uomo che recita senza recitare, cioè sibilando le sue battute con aplomb, per l’appunto, da vero englishman non da ora del tè, bensì da Guinness di cinque litri scolata e tracannata in qualche bettola e osteria da camionista duro e impuro, in qualche tugurio e scantinato ove si conservano i migliori vini d’annata, oppure in famosi pub di Londra anche più malfamati, pullulanti di gente scalcagnata e moralmente dannata. Ah ah!

Infatti, in The Departed, le sue migliori scene con DiCaprio avvengono in quelle paninerie e tavole calde ad alto tasso calorico e alcolico, anche pregne di uomini emotivamente sanguigni, calorosi e dal carattere fumantino e antiero(t)ico. Ove, fra tanto fumo di sigarette Chesterfield rosse, da un momento all’altro, potrebbe fare er… ne, no, irruzione l’ex stupenda pornostar Rhiannon Bray. Una delle donne per cui andai matto verso il 2006. Bellissima, tatuata, con un fondoschiena più eccitante di quello di tutte le modelle avute dal bel Leonardo… fra un ciak e l’altro.

In fatto di magnifiche donne, va forte ed è sempre andato fortissimo anche Danny Huston. A proposito del sovreccitato, no, succitato Jonathan Glazer, siamo sicuri che la scena di sesso fra Danny e Nicole Kidman, in Birth, fosse simulata? Diciamo che Danny entrò… nella parte in maniera molto sentita e accalorata. Ben goduta e sensibilmente recitata. Ah, adoro quest’uomo anche se non sono omosessuale. Lo venero perché è stato l’ex compagno storico di una Venere, una delle ex donne più sexy del pianeta Terra, vale a dire Virginia Madsen. Infatti, in The Hot Spot di Dennis Hopper, perfino il signor Miami Vice, ovvero Don Johnson (altro sciupafemmine mai visto, ex di colei che sta ancora con Antonio Banderas, cioè Melanie Griffith mrs. Omicidio a luci rosse, e ho detto tutto…), ebbe forti dubbi se scegliere Jennifer Connelly o Virginia. Sì, molti uomini considerano Jennifer la donna dei sogni suprema. Ma, dinanzi alla Madsen dei tempi d’oro, un uomo, se dovesse scegliere fra quest’ultima e, per l’appunto, la Connelly… be’, diciamocela francamente, la situazione per lui si farebbe… dura, veramente dura, durissima…  Siamo sicuri che io abbia scritto bene? Ho scritto durissima con la a finale? Ah ah, l’Ah di Deborah di C’era una volta in America. Eh eh. Ebbene, Martin Campbell sta girando un nuovo film con Liam Neeson e Monica Bellucci. Quale Monica, miei finti monaci? Quella de I mitici – Colpo gobbo a Milano, chiamata Deborah con la desinenza aspirata… da Ricky Memphis e invece avuta nella vita reale da Claudio Amendola? Ah, i figli d’arte sono avvantaggiati, non raccontiamoci cazzate. Danny Huston è infatti il figlio di John Huston. Non ho mai capito perché però sia nato a Roma. Inoltre, se Orson Welles realizzò Quarto potere a soli 25 anni, Danny Huston girò il suo primo film da regista in quella zona lì. Ah, Mr. North!

Di mio, alla pari di Danny Huston, avrei voluto girare il mio primo film da giovanissimo quasi imberbe, diciamo, in barba a tutti. Vidi Ronin e m’innamorai di un’altra ex di Danny, cioè Katarina Witt, una delle più grandi pattinatrici del mondo. Infatti, la vedevo e mi serviva molto ghiaccio, ah ah. Scivolava che era una bellezza! Pare anche che Danny abbia avuto un flirt con Olga Kurylenko. Ora, la sorellastra di Danny è Anjelica Huston. Cioè una delle donne più brutte della storia. Ma donna di grande classe. Ex amante epocale di Jack Nicholson. Sì, sapete, sono l’unico uomo al mondo capace di amare De Niro, naturalmente soltanto a livello virtuale di ammirazione sconfinata, e incarnare il Jack Nicholson della situazione.

De Niro non lavorò, quindi, con Martin Campbell ma stette con Naomi Campbell. Di mio,invece  non sono De Niro ma il mio fascino “folle” da Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo mi permette di possedere una grinta da Mel Gibson al topo, no, alla topa, no, al top. Non ho i celeberrimi occhi azzurri di Mel ma ho gli occhi neri. Rarità inestimabile. Molte donne, per via dei miei occhi desueti ma magnetici, a mo’ di presa per il culo gigantesca, mi guardano e mi cantano bello, bello e impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor medio-orientale.

Sì, questo capita con le racchie come Gianna Nannini. La mia lei invece sa che, a letto, sono Mel Gibson di Arma letale.

Su questa freddura, vi lascio. Ah ah. Anzi, no. Per molti anni, essendo io un uomo libero, fui invidiato a morte e in molti cercarono di ammazzarmi, inventandosi la storia secondo cui mi inventai tutto da Falotico, no, da fantomatica “teoria del complotto”. A un certo punto, compresi ogni schifezza perpetratami a mo’ di Gibson di Fuori controllo. I nemici commettono difatti, prima o poi, sempre una mossa sbagliata. La mossa sbagliata di Danny Huston, in Fuori controllo, fu la seguente. Chiese al personaggio di Gibson, dopo avergli fatto le condoglianze, posso farle una domanda? Che cosa si prova?

In quell’attimo, Craven/Gibson comprese che Danny fu uno dei principali responsabili della morte della figlia. Al che, lo inseguì per tutta la città di Boston a velocità pazzesca, entrò nella macchina ove vi era il mostro, cioè questo stronzone immane, gli puntò alle tempie e alla gola la pistola e gli domandò in maniera bestiale e micidiale: e ora che cosa si prova?

Ecco, amici, nella vita s’incontra sempre qualche strega che pensa di fotterti e rubarti la bellezza e la purezza.

Mai mettersi, però, contro uno da Interceptor. È un genio vero, lo è sempre stato, e ha fatto molto, molto male. Il male giusto! CHE COSA SI PROVA?

Una delle scene più belle del Cinema di Martin Campbell è presente in Fuga da Absolom. Sapete meglio di me qual è. Sono come Ray. Dirimpetto a un uomo grande e grosso che vuole intimidirmi, sono Ice Man.  Vi è un solo modo per fottermi. Se, davanti a me, mi trovassi Rhiannon Bray, non Ray(!), e Katarina Witt ignude come delle amazzoni selvagge, non avrei molte speranze di sopravvivere. Eh sì, figlioli, la situazione si farebbe dura, davvero dura. Ho scritto dura o volevo dire che me la vedrei, come si suol dire, assai nera? Almeno, Don Johnson ebbe la possibilità di scegliere fra una bionda e una mora. Comunque, come dice il detto, non vi è due senza tre. Perciò, con calma olimpica da Ray, no, non Liotta, Ray Winstone, voglio rivelarvi la verità e scoprire tutti gli altarini. Molti anni fa ebbi una relazione con una donna più bella di Angelina Jolie. Dunque, Rhiannon e Katarina, dopo avermi avuto, sarebbero gelose di tutte le altre donne del villaggio. Perché mai? Ah, ma allora non mi seguite. Secondo voi perché Anjelica Huston era sempre arrabbiata con Jack? E ho detto tutto. Insomma, per farla breve, Mel Gibson ha un casino di figli. Per forza! Ha gli stessi occhi di Danny Huston ma, onestamente, rispetto a Danny, ha molti più muscoli. Soprattutto uno. Da cui, per dirla alla Lino Banfi, state attenti a Mel, è incazzeeeto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

angelina jolie beowulf

beowulffuga da absolom locandina

Il grande Jon Voight che non è solo il padre di Angelina Jolie e ogni scempiaggine internettiana su Nic Cage, Tom Cruise e forse su qualcun altro pazzo come un cavallo. Cavallo di che?


10 Apr

voight jolie

jon voight midnight cowboy jon voight heat sfida

Sì, dovete sapere che l’Italia è proverbiale nel distinguersi nello sport nazional-popolare, cioè il Calcio? No, nello sparlare delle presunte incompetenze altrui, bardandosi dietro una saccenteria che invero fa rima con bieca, pusillanime mancanza di galanteria, con grave scortesia, con scarsa signorilità, no, con pessima signoria, figlia dei pregiudizi facili della piccola catto-borghesia che, a sua volta, si sposa con massoneria, no, con pensiero generalista di massa qualunquista che fa il paio con millanteria da tuttologi invero fancazzisti. Anche fantozziani… Vale a dire la presunzione cafona che ben si appaia all’egomania e alla ridicola mitomania, col vantarsi di essere speciali in qualche ambito da queste stesse persone superbe, totalmente incoscienti della loro abissale ignoranza e della loro superficialità imbarazzante e tristemente disarmante, falsamente acclarato sulla base d’inutili attestati, anche solo di stima da parte di altrettanti idioti, che presumono sia la cartina tornasole della loro validità in materia per loro stessi insindacabile.

Ma ora, dopo questa sanissima prefazione giustamente poetica, pleonastica, retorica o soltanto polemica in maniera sacrosanta, spostiamo un attimo l’attenzione su uno dei più sottovalutati grandi attori degli ultimi cinquant’anni, il grandissimo Jon Voight, gigantesco anche di statura non solo recitativa, infatti è alto la bellezza di un metro e novanta ed è, ahinoi, dalle nuove generazioni a malapena conosciuto per essere solamente il padre di quell’esagerata bellezza sconfinata di Angelina Jolie, attrice forse leggermente sopravvalutata e ultimamente non poco dimagrita in maniera spiacevolmente poco confacente alla sua fama di femme fatale irresistibile per ogni bell’uomo alla Brad Pitt? No, per tutti gli uomini senz’eccezione alcuna, a prescindere dai gay, compreso quel “nano”, titano della recitazione, che è Danny DeVito. Il quale, ne L’uomo della pioggia, sembra quasi un detective dei casi umani alla Falotico, no, delle private investigazioni sulle sparizioni à la Raymond Chandler, dei casi giuridici assai contorti, no, alla Humphrey Bogart, no, alla Bob Hoskins di Chi ha incastrato Roger Rabbit che non poche volte sbianca, più che altro sbava paurosamente e grottescamente dinanzi a Jessica. Il quale però è più coniglio del protagonista cartoonizzato, amante di Jennifer Lopez, no, di Jessicona.

Film eccitato, no, succitato di Robert Zemeckis, miei pavidi uomini, oltre che coniglieschi bavosi delle conigliette di Playboy, perfino leoni da tastiera assai coglioni. Simili a quegli ominicchi e omuncoli stregati dalla donna di Maleficent, no, ipnotizzati dalla maga Circe, no, fottuti in ogni senso da colei che, di live action assai arrapante, interpretò la madre di Grendel ne La leggenda di Beowulf. Sì, Angelina Jolie. Un uomo la vede e grida: oh, madre di dio! Per la Madonna di nostro Signore del Cristo salvatore della Vergine santissima!

Credo in Cristo, no, credo che, miei poveri cristi, una così la vedrete col binocolo. Comunque, se pensate di vedergliela nei due film con lei appena sopra menzionativi, lasciate stare. Prima di fare gli esaltati, guardatevi allo specchio e rispettate un minuto di religioso silenzio. La Pietà di Michelangelo! Ah ah.

Vi do io una mano… se volete gustarvela desnuda, noleggiate Gia. Se volete ammirarle il lato b tatuato, sparatevi… Wanted. Ma dobbiamo arrivare… a Taking Lives per vederla quasi integralmente come la creò madre natura. Nel 2004, Ethan Hawke era ancora sposato a Uma Thurman? Ah, ora capisco perché Uma gli chiese il divorzio. Diciamo che Ethan, essendo un signor attore, s’immedesimò nella parte in modo molto sentito… con Angelina. Inutile che poi abbia fatto l’angioletto in First Reformed. Sì, infatti questo film di Paul Schrader, eh già, sapete bene come va a finire… Ethan Hawke non ha la faccia del prete, mentre Angelina ha la faccia di una interamente sfacciata. O no? Ebbene, spudoratamente e senza vergogne, no, svergognatamente vi dirò che il padre di Angelina Jolie fu un gigolò in Un uomo da marciapiede. E ho detto tutto…

Siamo sicuri che il titolo originale di questo film di John Schlesinger sia Midnight Cowboy? Diciamo anche Mezzanotte di Cowgirl. O no?

Dai, a parte gli scherzacci da preti maledetti, Jon Voight non è solo il padre di Maddalena, no, scusate, della Jolie. Eccitiamo, no, citiamo solamente alcuni dei suoi film come attore in cui dimostrò di saperci fare da pezzo da novanta… Un tranquillo weekend di paura di John Boorman, col quale poi avrebbe girato The GeneralIl campione, strappalacrime drammone di Franco Zeffirelli, Tornando a casa di Hal Ashby per cui vinse l’Oscar, A 30 secondi dalla fine (nomination meritatissima!), HeatMission: ImpossibleAlì!

Jon Voight, signore e signori, uno degli attori più unrated, no, underrated della Storia assieme a Jeff Bridges.

Magnifico nel su citato The Rainmaker. Si beccò la nomination ai Golden Globe. Perché non agli Oscar? E perché Danny DeVito non ricevette niente? Matt Damon è un grande attore, Nicolas Cage non è solo il nipote di Coppola e Tom Cruise, in Collateral, è il Padreterno. Se F. Frusciante dice che anche lui saprebbe recitare alla grandissima se diretto da Michael Mann, gli credo. Sì, come credo in dio, essendo io ateo.

Tutti, in questa società di uomini e donne vanagloriosi, vogliono essere Brad Pitt o Angelina Jolie. Okboomer. Perché invece non provate e recitare, davanti a una troupe, i monologhi di Al Pacino ne L’avvocato del diavolo? State sudando freddo, vero? Siete più bravi di Pitt? Certo, capisco. Peccato che non abbiate il physique du rôle per essere credibili nei panni di Brad o nelle mutande della sua ex, la Jolie? O no? La gente di oggi pensa che Nicolas Cage sia un “meme”. Ah ah. Ma come si veste? Ma che clown! Certamente… ah, certa gente così certa di non essere deficiente, ah, che pena mi fa. Di mio, non sono più sicuro di essere Forrest Gump.  Ecco, in un video su YouTube, un ragazzo chiese a Frusciante perché, secondo lui, Elvis Presley fu il padre dell’ex moglie di Tim Burton, cioè Lisa Marie, no, dell’ex sposa del nipote di Coppola, l’omonima LISA MARIE con l’aggiunta di un cognome un po’ pesantino da portarsi dietro, ovviamente PRESLEY. Perché era suo padre e basta. Non ci vuole un genio per saperlo o dobbiamo resuscitare Elvis e controllare i geni? Ecco, la domanda comunque posta a Frusciante non fu questa. Gli fu domandato perché Elvis sembrava figo. Frusciante fu molto onesto. Difatti, rispose, circa così: Elvis Presley piaceva alle donne così tanto solamente perché aveva una bella voce, semplicemente perché era il più bono di tutti.

Dunque, uomini, a meno che in banca non abbiate il patrimonio, non solo genetico di Elvis, se voleste farvi Angelina Jolie, la vedo molto dura e potrete essere duri quanto vorrete ma non verrete proprio a nulla con lei se non dietro uno schermo mentre state pure guardando Uma Thurman nella scena di sesso con Bob De Niro de Lo sbirro, il boss e la bionda.

Ora, molti mi accusano che dovrei farmi più il culo e che non possa stare con una donna così bella come la mia lei semplicemente perché mi dovrei vergognare di non fare un c… zo da mattina a sera. Be’, quello se lo fa lei. E io faccio molto di più, venditori di cazzate. Non è colpa mia se non sono Brad Pitt. Infatti, Brad alla mia lei non piace. Detto ciò, Dustin Hoffman è poco più alto di Danny DeVito ma è grande come Jon Voight. Sì, secondo me, sono grandi uguali. Dopo una vita, dopo essere stato spodestato di ogni “titolo”, decisi di ritornare sul ring come Voight in The Champ. Morirò oppure finirà come Alì? In effetti, a Muhammad Ali, la gente ignorante diceva di essere un gran pagliaccio. A un certo punto, ballava come Elvis e spiazzava ogni pronostico. Era troppo veloce. Sicuramente più veloce del falsi Bruce Lee di C’era una volta a… Hollywood. E ho detto tutto. Sì, la gente si comportò con me allo stesso modo di Voight con la figlia. Jon la definiva pazza e da manicomio. La verità è che Jon è un grande, ribadisco, lo perdoniamo. La verità è che sua figlia, in Changeling, non era da internare, il suo personaggio aveva ragione da vendere ed è stata un’attrice magnifica.

Finisco così: per molto tempo pensai di essere Dustin Hoffman di Papillon. Come nome, rispetto a Dustin, mi piace più Steve.

 

di Stefano Falotico

 

HOUSE OF GUCCI – Lady Gaga & Adam Driver nella nuova foto ufficiale dal set del film più brutto dell’anno, forse di tutti i temp(l)i


10 Mar

signore signora gucci adam driver lady gaga

Mentre in Italia, anzi, nel Belpaese nella sua quasi totale incertezza, no interezza, vige ancora una sorta di stato di guerra nazi-fascista, soffocati come siamo da dittature sanitarie assai discutibili, mentre nel Regno Unito stanno superando l’impasse dei vari lockdown precedentemente imposti in virtù della loro fermezza governativa decisamente superiore ai ridicoli decreti controproducenti emanatici da presidenti del Consiglio identici a Pinocchio, definibili più propriamente come penosi bugiardi e vili, cioè infimi conigli, mentre in Israele già festeggiano anticipatamente, in vista del “liberi tutti” della Pasqua ebraica, la loro religiosità monoteistica su cui Mauro Biglino, anti-biblista per eccellenza, avrebbe non poco da ridere, no, ridire, mentre l’opinabile ebraista Cuscito persevera a contestare anche La Bibbia nuda, ecco che, dall’account ufficiale Twitter di Lady Gaga, viene “mandato in onda” l’official first look di lei in posa assieme ad Adam Driver. Entrambi senza mascherine, altresì addobbati rispettivamente come due altoatesini coperti da maglioni di lana comprati all’Abetone, no, da Benetton, e da cappelli che somigliano a un colbacco acquistato alla Rinascente.

Sì, Lady Gaga pare una donna transiberiana dallo sguardo hot che, vicino a uno scoppiettante camino, al venir… della sera dopo un tramonto rosso fuoco, ardimentosamente accenderà in modo asintomatico ogni virile ardore, raffreddatosi ed eroso più d’una zona erogena, no, montagnosa picconata da uno scalatore come Reinhold Andreas Messner, degli uomini ammalatisi non di Covid, bensì induritisi nel gelo ormonale da Yeti anti-erotici. Lei ardirà ad ardere e abbrustolire il vostro grande freddo polare, sfilandovi anche la Polo per donarvi una notte più selvaggia di un unrsus maritimus Phipps, famoso orso del North Pole.

Ed ecco che la nostra… la mostra, no, si mostra tutta vestita di noir dal set di quella che si preannuncia una pellicola romantica da Gonna with the Wind, no, da Via col nel vento del Monte Rosa, no, come evento di quest’altro anno più burrascoso di una valanga rovinosa sui picchi, no, sui pochi coraggiosi che, malgrado le chiusure alle località sciistiche, trasgressivi più della Gaga nei suoi videoclip musicali assai bollenti, elusero tutte le regole dei Dpcm più imbarazzanti di Vacanze di Natale del compianto (da chi?) Carlo Vanzina.

Eccola, la Vedova Nera, alias Patrizia Reggiani. Incarnata dalla Germanotta. Eccolo, Maurizio Gucci, interpretato da Adam Driver. Colui a cui Scarlett Johansson, Black Dahlia per Brian De Palma, chiese il divorzio in Storia di un matrimonio.

Sì, in Italia, Dalila Di Lazzaro fu ed è la donna adatta a ogni uomo da amare, no, da Mare d’inverno, no, esemplificò invero la nostrana Dalia Nera. O forse Hilary Swank, con tintura corvina non patinata da Vogue, no, non sul ghiaccio pattinò né pattina, no, non fu platinata nel film appena succitato di De Palma, immedesimandosi invece ridicolmente in Kim Novak anti-ossigenata di Vertigo, cioè La donna che visse due volte?

Sì, ancora impazzano le quarantenni, no, le quarantene in Val d’Aosta, in Trentino Alto-Adige/Sudtirol, forse anche a Courmayeur, e Nanni Moretti prende una boccata d’aria fresca, insegnando come si taglia il Mont Blanc. Evviva la Nutella e la settimana… Bianca!

In House of Gucci, vi sarà pure Jared Leto. Da poco approdato a Roma. Il quale, dopo una vita da modello forse perfino per Rodolfo Gucci (Jeremy Irons), no, per Armani e Clemente Ludovico Garavani, più comunemente noto as Valentino, da non confondere con l’amatore Rodolfo dallo stesso cognome del nome del nostro celebre stilista internazionale, posò sulla scalinata di Piazza di Spagna. Vestito da Rocco Siffredi, uomo che non ha mai eroticamente freddo, per l’appunto, o da Rocco Barocco?

Nel film di Scott, vi sarà persino Al Pacino. Uomo di origini sicule dal sangue caliente!

Forse assisteremo anche al comeback di Alberto Tomba.

In vestaglia, no, in veste cammeo o da uomo buono come una Torta Cameo. Interprete “indimenticabile” di Alex l’ariete ed ex di Martina Colombari, donna dalle curve più pericolose d’uno Slalom Gigante. Alberto, peraltro ex carabiniere di Castel de’ Britti, amena frazioncina nei cipressi, no, nei pressi di San Lazzaro di Savena, a sua volta comune dell’inland dei colli bolognesi.

Alberto, ex testimonial “bono” della Barilla.

Così, fra un albero natalizio quasi a Pasqua, no, fra un Alberto risorto e un altro lussurioso, no, lussuoso e assai comodo resort, aspettando un altro film di Scott con Joaquin Phoenix nei panni dell’imperatore Commodo, no, di Napoleon, per dirla all’americana, continuano le riprese di questo Via Montenapoleone iper-costoso.

Nel frattempo, i vanziniani, no, i papapapapaparazzi di Lady Gaga, i gossipari e i fanzinari, i giornalisti leccaculo del super mega direttore galattico coi super attici come Berlusconi, legati a marchettari legami non coniugali, bensì editorialmente ruffiani, in modo propagandante e schifosamente promozionale, asseriscono che la Gaga sia uguale, fisionomicamente, alla Reggiani. Certo…

House of Gucci, un film che sputtana un complotto mostruoso. Però, non screditerà la griffe… poiché è sempre pubblicità, ah ah. Cosa si farebbe pur di mangiare in quest’Italia da famose du’ spaghi, di pennivendoli dall’inglese maccheronico che adorano il formaggio… degli amanti corrotti e soprattutto scaduti più di Zucchero di Parmigiano, no, di Partigiano Reggiano. La Gaga è inoltre ospite di un albergo che affaccia sui Fori imperiali per rivedere il Colosseo vero e non ricreato dalla CGI del peplum più retorico della Storia, ovvero Il gladiatore. Fra un ciak e l’altro, mangia un polpettone, indossando scarpe dai tacchi più vertiginosi del sopra eccitato, no, succitato capolavoro di Hitchcock, oppure dei sandaloni? Alla faccia di noi, coglioni? Gressoney Saint Jean e Gressoney La Trinité in Sankt-Moritz!

Ricordate, la Gaga fu la seconda scelta di Ridley Scott dopo Angelina Jolie. Cioè, la madre di Grendel ne La leggenda di Beowulf. Donna milf come Kendra Lust e Cherie DeVille, Theresa Russell di Whore di Ken Russell, woman come Maddalena de La passione di Cristo di Mel Gibson, cioè Maddalena Scordia, vale a dire Monica Gucci, no, Bellucci/Malèna?

Sì, Hänsel e Gretel, donne che si credono garbate e Garbo Greta, Snow White & i sette nani, I fratelli Grimm e l’incantevole strega… Donne che saprebbero resuscitare i morti e Papa Ratzinger, donne che attraggono i mori, no, le mire… d’ogni pazzo e paparazzo amante delle bionde, donne per ogni ca… zone, donne spaparanzate sul divano a girarsi i pollici o a girarseli tutti, donne come Megan Gale, cioè Rachel Roberts del film S1m0ne, donne “valenti” come Nina Morić e Nina Seničar. Donne per ogni uomo con le “palle” (di neve?) come Fabrizio Corona. E Ridley Scott dovrebbe vergognarsi di aver castrato Kevin Spacey in Tutti i soldi del mondo. Kevin andava con ragazzi maggiorenni come Jude Law di Mezzanotte nel giardino del bene e del male. Allora, che male c’era? Non sono omosessuale, non sono omofobo, non sono moralista, però sembro Pier Paolo Pasolini. Ex grande ala destra. Dal dribbling più entusiasmante non degli slalom di Tomba Alberto, bensì da ex militare, no, militante nella scuola Calcio Bologna. Fu grazie a me che vincemmo il torneo di via Ca’ Bassa! A San Lazzaro… Ma questa è un’altra storia… Forse sarà presente nel seguito di Bologna insanguinata!

A tutti i miei haters poveretti nel cervello, forse non solo in quello, come dicono nel capoluogo felsineo, io direi… socmel, che inculet che avete ciappett’! Siete rimasti inchiappettett’!

Per dirla insomma alla Vasco Rossi, eh già, sono ancora qua! Aggiungo io, miei quaquaraquà. Ah ah.

Sarò una stella cometa o A Star Is Born?

Mah, di mio, oggi devo tagliarmi la barba. Non sono però ancora barbone.  A volte, sono solo palloso, sì, barboso. Vorreste evirarmi, no, evitarmi per questo? Allora, non è che voi siete i figli della Reggiani? Eh sì, dei figli di…

E ho detto tutto, vero?

 

di Stefano Falotico

a star is born cooper gaga

Sfatiamo i miti e i sex symbol: Brad Pitt ha avuto solo 27 donne, meno di Fonzie e del meccanico vicino casa mia. Io, invece? Qualcheduna, di qua e di là ma sto bene ora con lei


15 Aug

92nd+Annual+Academy+Awards+Governors+Ball+Mdnp5hsKLZnl

Sì, a conti fatti e rumors inclusi, il tanto decantato e magnificato, dal gentil sesso, Brad Pitt, ha avuto soltanto 27 cosiddette relationship(s).

Peraltro, alcune di queste donne sono donne solamente a livello ormonale. Alcune di loro, difatti, sono delle malafemmine, delle donnacce, in parole povere delle poverette, dette altresì bagasce, baldracche, ovvero donne come Gwyneth Paltrow. Una che vinse un immeritatissimo Oscar per un film stra-romantico e iper-brutto-super dolciastro, cioè Shakespeare in Love, dandola ad Harvey Weinstein, produttore della pellicola e, come sappiamo, oramai celeberrimo “caimano” di Hollywood che fa un baffo a ogni Berlusconi di sorta, diciamo pure di sorca.

Al che, rinnegò il suo fallo (inteso ovviamente come errore, vero?, non pensate male), sì, ripudiò e insabbiò il fattaccio, sputtanando il tycoon succitato, sempre maniacalmente eccitato.

Affermando che all’epoca amò Brad Pitt, il quale assomigliava ad Erik Everhard, celebre pornoattore canadese, mentre oggi, dopo averla data a bere e vedere a tutti, la sventola e svende sul suo sito con tanto di calco vag… le da merchandising come adultdvdempire.

Una donna veramente con le palle, cazzo.

Poi, nel carnet di donne carnali e scarnificate dal premio Oscar di C’era una volta a… Hollywood, compaiono in prima linea la sua ex storica, Juliette Lewis, Demi Moore e Thandie Newton.

Allora, la prima è una mentecatta che distrusse psicologicamente Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days e fu imboccata, in Cape Fear, da De Niro.

Sì, da allora in poi, Ralph Fiennes interpretò Spider e i film più melensi di Wes Anderson.

Vedete? Una donna può ridurre un uomo puro da poesie di Umberto Saba, un cattivone di Schindler’s List in un povero coglione peggiore di Woody Harrelson di Natural Born Killers.

Demi Moore non la consideriamo neppure. Solo un Die Hard come Bruce Willis poteva accettare di avere le corna in testa da oh Sole mio sta in fronte a te e a me. Eh già, un altro sarebbe già precipitato nel vuoto e nella notte più nera come Alan Rickman…

Sì, da cui Unbreakable. Film incentrato su un uomo inc(r)edibile da Trappola di cristallo, simil-Glass, della sua invulnerabilità. Emotiva e fi(si)ca.

Quindi, Thandie Newton. Una che, in Crash di Paul Haggis, si lasciò palpare da un Matt Dillon più pervertito rispetto a La casa di Jack.

Alla fine, Dillon fece pure il Padre Pio della situazione ma, come uomo redentosi, fu meno credibile di Elias Koteas nel Crash di Cronenberg.

Dunque, nel “curriculum vitae”, anzi figae di Pitt, compaiono tre donne che, malgrado le loro discrete filmografie, io non assumerei nemmeno, tramite agenzia interinale Adecco, a pulire i cessi della stazione dei treni di Lecco.

Donne che comunque devono aver leccato parecchio per arrivare lì. In alto? Ma, più che altro in una zona intermedia dell’anatomia umana posizionata sia in zona frontale che simmetricamente posteriore. Diciamo anale?

Sì, credo che tali ex donne, per modo di dire, del Pitt siano pure sostanzialmente frigide e intrinsecamente lesbiche.

Brad scopò anche Claire Forlani. Una che, dopo averla data nella finzione a Nic Cage di The Rock, venne… pure a Bologna per interpretare la parte di una donna sbattuta, cioè sbadata, sbandata e molto drogata, in un videoclip dei Mistonocivo.

A Bologna, se andate alla Montagnola, ritrovo di fattoni e di donne strafatte in ogni senso, anche nel loro seno, potete trovare una barbona molto più presentabile di tale sciroccata indubbiamente zoticona.

Insomma, questo Pitt non è poi, a coiti fatti, no, a conti fatti, questo gran bell’uomo di cui tutte le donne, soprattutto Jennifer Aniston, si riempi(ro)no sempre la bocca.

Epocale fu inoltre la relazione di Brad con Angelina Jolie.

Una che, a mio avviso, fu bellissima in Ragazze interrotte quando s’imbruttì per interpretare la parte di una ragazza malata di mente che forse curò le sue turbe psichiche tra un farmaco e l’altro, sognando un giorno di sposare l’uomo più ambito del mondo. Che ve lo dico a fare? Il Pitt.

Anche Amber Heard di The Ward fece una cosa simile, sognando Johnny Depp. Però, mentre Angelina sposò e scopò davvero Pitt, la Heard, sì, parimenti scopò e sposò Depp con l’unica differenza che, attualmente, con tutte le denunce sportegli contro, avendolo costei accusato di averle più e più volte alzato le mani (forse meno volte, comunque, di quelle per cui lui le alzò quello che ogni uomo normale, dinanzi alla Heard, alzerebbe e alza anche se non ne è sposato e altolocato), Depp finirà presto a reincarnarsi nella sua partner, no, a reinterpretare la sua parte de Il coraggioso.

Sì, sebbene sia ancora ricchissimo, fra una manciata di ani, no, di anni, il Depp si darà a uno snuff movie in cui verrà ammazzato dalla Jolie.

Pare che, sul set di The Tourist, ambientato a Venezia fra le notissime calli, Depp abbia urlato dopo mille ciak andati a zoccole, cioè sbagliatissimi, la catartica frase dell’uomo che non deve chiedere /la mai, no, che non gliela fa più:

– Sono cinque ore che ripetiamo questa scena del bacio pudico. Cioè che non porta a nulla!

Angelina deve cambiare pure il vestito bianco. È più bagnata di tutta la laguna. Siamo in piazza San Marco e volano piccioni a tutt’andare.

Solo il mio non può dentro svolazzarle. Se Domenico Modugno, cantò nel blu dipinto di blu, perché io non posso cantare a squarciagola profonda, il leitmotiv nel rosa-lilla dipinto di rosso? Scusate, devo tornare in albergo. Devo spararmene almeno dieci di seguito. Mi verranno i calli alle mani ma non preoccupatevi. Fa molto caldo, il clima è afoso, sono molto confuso in mezzo a queste atmosfere anche caliginose-pruriginose. Sì, è una giornata uggiosa, voglio in albergo essere rugginoso. No, di mio liquido libidinoso, piovigginoso, praticare un fortissimo autoerotismo da uomo caloroso.

Tornerò a rigirare la scena dopo il mio (im)purissimo metodo da Actor’s Studio. Sì, in albergo m’immedesimerò benissimo. Con tanto di dizione e diaframma da me respirato, i(n)spirato di erezione. Farò almeno mille prove allo specchio. Alla fine, sarò un provino, no, provato, spompato anche se avrei amato essere soltanto da Angelina spompinato. Non allarmatevi, sono un uomo duro.
Nessuno può sbattermi, no, battermi. Sono bello e dannato, sono Depp il maledetto.

 

Insomma, Pitt non è un grande amatore, il libro L’amante di Marguerite Duras non vale una beneamata minchia mentre l’omonimo film di Jean-Jacques Annaud è guardabile solo per Jane March.

Di cui vi consiglio anche Il colore della notte. Il film più brutto con Bruce Willis in assoluto.

Peraltro, in tale pellicola, Willis si mostra ignudo in piscina.

Perché mai una vacca come Demi Moore lo sposò?

Ce l’ha più piccolo di un lottatore di sumo.

Va be’, fate quel che cazzo che volete. E fatevi, soprattutto, i cazzi vostri.

Io e la mia lei siamo bellissimi assieme. Non siate gelosi. Anzi, andate a dar via il culo.

Detta come va detta, fottetevi. Non sono sgarbato né Vittorio Sgarbi. Sono solo qualche volta scortese e non Martin Scorsese.

Per finire con la mia freddura classica: Pitt interpretò Sette anni in Tibet. Io, invece, vissi mezza vita da monco-monaco. Non tibetano però, bensì oserei dire siberiano.

Anche se a dircela tutta, io non sono Brad Pitt, non sono Johnny Depp, non sono Nicolas Cage, non sono neppure Matt Dillon. Mickey Rourke, invece, sì. Eccome.

Non di Orchidea selvaggia, di Rusty il selvaggio.

Sì, la mia anima è come il pesce colorato di Pitt. Non può stare in un acquario.
Lo/a voglio tenere a mollo solo con la mia lei. In maniera poco molle.
Sì, mollatemene tante.
Senza dubbio alcuno, sono belloccio così come, detta come va detta, ho meno soldi del meccanico vicino casa mia e alle patate di Pitt preferisco i Fonzies.
Molta gente sostiene che mio padre assomigli ad Henry Winkler.
Ho preso tutto da lui.
Ehi!

di Stefano Falotico

Robert De Niro sarà a Roma per THE IRISHMAN di Scorsese?


19 Oct

jolie maleficent

after exileChi vivrà, come si suol dire, vedrà.

Io lo vedrò?

Io già vidi il mio idolo dal vivo. Sì, quando al Festival di Venezia di molti anni or sono, presentò in Piazza San Marco, sì, non al Lido, Shark Tale. Sì, il cartone animato in cui diede la voce allo squalo Don Lino.

Avete capito la Sala Perla? No, la chicca? De Niro che fu premio Oscar per la sua interpretazione del padrino socialmente squalo Don Vito.

Vito Andolini. Lini non è il plurale di Lino, diminutivo del nome del mio godfather? No, padre e basta, Pasquale. Pasquale è assonante a squalo. Ah ah.

So ch’è una battuta squallida ma mio padre amò gli Squallor.

In questo film persino Scorsese MARTINO doppiò un pesciolone nella parte di Sykes.

Alla prima veneziana, furono presenti anche Will Smith e Jolie Angelina.

Angelina è il nomignolo che i condomini del mio palazzo hanno da tempo immemorabile affibbiato alla mia vicina di casa, la signora Angela. Una donna forse non del tutto angelica che, però, da giovane, nonostante frequentò un collegio per diventare suora, si dice che fosse anche sexy come Angelina.

Mah…

Oggi come oggi, Angela è diventata la strega di Maleficent. Ah ah.

Sì, brava donna, per carità, anche troppo. Tant’è che, non avendo mai un cazzo da fare, se non rosolare le salsicce, fa la spiona, spettegolando a tutt’andare sugli altri abitanti dello stabile.

Ogni giorno allestisce fantasie da fiabe nerissime sui condomini. Di me va a dire che io sia Brad Pitt.

Sì, ha grande stima nei miei riguardi. Come? Non è un’offesa paragonarmi a Brad Pitt? Dovrei esserne lusingato?

Macché. Lei sostiene che sia Brad Pitt de L’esercito delle 12 scimmie e de Il curioso caso di Benjamin Button.

Non è proprio bellissimo… ah ah.

Ma me ne sbatto. Tanto Angela ha poca voce in capitolo a Hollywood. Il sabato sera, difatti, frequenta il circolo del cucito delle dodici sceme.

Undici babbione che cercano sempre l’ago nel pagliaio. Ho detto tutto.

Su una ragazza gnocchissima, di cui già vi accennai, ora andata ad abitare col suo compagno, disse che, anziché essere un’avvocatessa, quale è effettivamente, fosse sempre in tribunale perché i suoi clienti volevano il rimborso degli scontrini fiscali che, a detta di Angela, questa ragazza rilasciava dopo averli invitati nel suo appartamentino.

Cioè, in poche parole, andava a dire a tutti che era una baby girl. Anzi, peggio. Le diede l’appellativo di mangiatrice di uomini come Angelina Jolie de La leggenda di Beowulf.

Donna in-stabile, come si suol dire, ah ah. Che forse cucina le salsicce bolognesi poiché, da parecchio tempo, non mangia la carne cruda di suo marito. Ah ah.

Torniamo comunque a De Niro.

Sì, è un bello stronzo come il suo personaggio di Murray Franklin di Joker.

Non caga i suoi ammiratori, un po’ come fa Jerry Lewis/Langford nei confronti di De Niro stesso nei panni di Rupert Pupkin di Re per una notte.

Nella mia vita da Arthur Fleck, eh già, vidi molti attori. Pressoché tutti si fermarono a firmare gli autografi.

L’unico che non si fermò fu De Niro. Troppo intento ad ammirare la Jolie. Tant’è che, due anni dopo, Shark Tale, la ficcò… in The Good Shepherd. Ho detto tutto.

Secondo me, De Niro non sarà a Roma. Malgrado pochi giorni fa sia stato a Londra, a quanto pare lunedì inizierà le riprese di After Exile.

Be’, però se non ci sarà Don Lino/De Niro, ci sarà suo padre, ovvero Michael Corleone/Al Pacino?

Bene, su questa stronzata vi auguro la buonanotte, sperando che non incontriate a quest’ora la signora del male ma la signora del p… e, no, volevo dire del bene.

Ché è la stessa coscia, no, cosa.

Sapete qual è uno dei migliori amici di Bob De Niro?

Ma come?

Vi do un aiutino. Se De Niro fu Don Lino, quindi uno squalo ma anche Toro scatenato, ovviamente la risposta esatta è Pesci, Joe Pesci.

Ora, concluderò così.

Dovete sapere che la mia prima ragazza era bionda come Gwyneth Paltrow.

Finì quasi in tragedia per colpa di uno stalker invidioso come Kevin Spacey di Seven.
Però, a differenza di quello che sostiene Angela, sono un angelo e perdonai questo criminale mai visto.

Infatti, fu un vigliacco e agì dietro un profilo anonimo.

Un demente che, non potendosi permettere di andare al Festival di Roma, andò e va ancora a dire in giro che io soffra di schizofrenia delirante e complottista come la povera Angelina Jolie di Changeling.
Peccato però che io non sia John Malkovich di Nel centro del mirino, bensì questo:

 

malkovich changeling

Questa, amico bello, si chiama figura di merda.

Mi spiace averti deluso.

Ma, guardate, sono un uomo magnanimo. Gli manderò un video con tanto di bacino con Al Pacino.

 

WILL SMITH is the voice of Oscar; JACK BLACK is the voice of Lenny; MARTIN SCORSESE is the voice of Sykes; ROBERT DE NIRO is the voice of Don Lino; DOUG E. DOUG and ZIGGY MARLEY are the voices of Bernie and Ernie; MICHAEL IMPERIOLI is the voice of Frankie; ANGELINA JOLIE is the voice of Lola; and RENEE ZELLWEGER is the voice of Angie in DreamWorks Pictures' animated comedy SHARK TALE.  Quality: Original. Photo:Courtesy of DreamWorks Pictures. Copyright: TM & © 2003 DREAMWORKS LLC.

WILL SMITH is the voice of Oscar; JACK BLACK is the voice of Lenny; MARTIN SCORSESE is the voice of Sykes; ROBERT DE NIRO is the voice of Don Lino; DOUG E. DOUG and ZIGGY MARLEY are the voices of Bernie and Ernie; MICHAEL IMPERIOLI is the voice of Frankie; ANGELINA JOLIE is the voice of Lola; and RENEE ZELLWEGER is the voice of Angie in DreamWorks Pictures’ animated comedy SHARK TALE.
Quality: Original. Photo:Courtesy of DreamWorks Pictures. Copyright: TM & © 2003 DREAMWORKS LLC.

di Stefano Falotico

Ha parlato BRAD PITT: il fenomeno del divismo delle star di HOLLYWOOD


15 Sep

Voi non siete divi di niente. Non siete dee di nulla nemmeno dei vostri migliori nudi, miei giudei (im)pudici.
Ah ah!silvio orlando ex brad pitt divismofaloticopittorlando ex

 

di Stefano Falotico

Esce o no il trailer 2 di JOKER? Vi spiego come funziona il Festival di Venezia perché Marlon Brando è sempre lui e io sono l’ultimo dei mohi(ri)cani


09 Aug

joker phoenix

brando coraggioso

 

Ma quale Carlito’s Way e Giannini!

Ora, mi devo organizzare per il Festival. Per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Luogo ovviamente destinato a uomini del mio rango. Precluso invece ai mocciosi simili agli oranghi.

Io sono l’espertone.  Colui che conosce a menadito anche il vicolo cieco ove ti andrai a (im)bucare. Ah, lì si bruca… si fa melina.

Guardate, chiariamoci. Si chiama Festival di Venezia ma non si tiene propriamente nella città marina per eccellenza. L’unica sul mare di tutto il mondo. Amsterdam e la piccola Comacchio sono sulla terraferma. Che poi abbiano più canali di Venezia è un altro discorso.

Com’è un altro discorso che voi vi rechiate ad Amsterdam per un turismo sessuale, diciamo, dietro le veneziane delle vostre bugie inconfessabili.

Ad esempio, un mio pro-cugino ora è felicemente sposato con prole a carico ma sua madre era ossessionata dal fallo, no, fatto che fosse rimasto vergine sino a trentacinque anni suonati perché non s’era mai ufficialmente fidanzato fino a quest’età.

La verità dei suoi sverginamenti io la seppi quando mi confidò che a vent’anni, giù di lì, andò dal Papa, no, a Praga per visitare certamente la Staroměstské náměstí, detta italianamente, in modo nazional-popolare, Piazza della Città Vecchia. Ecco, a poche centinaia di metri da questo luogo elegantissimo, passeggiano oppure sono ubicate in case molto intime, discrete e riservate delle donne poco da San Nicola. Santo a cui dobbiamo la favola di Babbo Natale. E ho detto tutto.

Quando si dice… le madri conoscono i figli meglio di nessun altro. Macché. Io conosco suo figlio comunque meno della prostituta ceca con cui si sverginò.

Ah, io sembro cieco ma le mie trombe di Eustachio ascoltarono molto bene il realistico, quasi tangibile per come me lo confidò in maniera sentita, come se ancora la stesse sentendo in quel momento, erotico racconto poco favolistico.

Sì, mio pro-cugino è un ottimo uomo. E in fondo non v’è niente di male ad andare con una donna di malaffare. Quasi tutti gli attori di Hollywood, cioè le persone maggiormente, attualmente tenute più in auge dalla società di massa, son stati a Troia, almeno una volta in vita loro.

Pensiamo al dio greco Brad Pitt. Oltre ad aver recitato in Troy, credo che possieda un vero tallone d’Achille.

Sì, caro Brad. A me non la dai a bere. Fra una Juliette Lewis e una Jennifer Aniston, fra una Gwyneth Paltrow e un’Angelina Jolie, a qualcun’altra, suvvia, fra un drink e l’altro, un Martini di George Clooney con ghiaccio e un Vi presento Joe Black, l’avrai dato a bere, appunto.

Ah ah. Da cui il film Vento di passioni. Molti l’hanno dato a una che la dà volentieri, qui, in Italia, vale a dire Gabriella Pession. Sì, siamo sicuri che questa Gabriella sia donna letiziosa e virginale d’arcangelo Gabriele e da miniserie tv come Jesus o Don Matteo? Mah, a me pare spesso solo in minigonna per la prima segata, no, serata in passerona, no da passerella.

Sì, l’umanità è perlopiù un allevamento di bestiame nella fattoria del Montana come recita la trama di Wikipedia di Legends of the Fall, appunto.

Sì, film di Edward Zwick che piace agli uomini del Sagittario molto tori come Brad Pitt. Nato lo stesso giorno di Steven Spielberg, ovvero il 18 Dicembre.

Eh, però c’è una bella differenza fra questi due bei biondini. Steven realizzava film magici per bambini, Brad piace a tutte le bambine che si fanno, immaginandolo nel loro letto, dei film più avventurosi della saga d’Indiana Jones.

Sì, in Italia la gente ancora crede agli oroscopi. In verità vi dico che dovrebbe credere ai gemelli omozigoti Longo.

Sì, i Longo erano i miei idoli ai tempi delle scuole medie. Erano identici, spiccicati, come si suol dire.

In prima media, uno dei due gemelli sedette al mio banco, sì, era il mio compagno di banco. Mentre quell’altro, suo fratello, frequentava un cattivo branco. Ah, ragazzo di tutt’altra classe…

Sì, quindi sfatiamo anche la diceria secondo cui la famiglia è all’origine della maleducazione dei figli.

Scusate, se fossero stati eterozigoti, avrei potuto darvi ragione. Se vi dico che erano fisicamente identici, tranne quando uno dei due mangiava un piatto di maccheroni fumanti, ingrassando qualche chilo solo duecento grammi, e l’altro no, dovete credermi.

I genitori, presumo, vista la loro identicità, che fossero gli stessi.

Allora perché uno era a modo e l’altro fuori dal mondo?

Sì, finiamola. Quando sento dire che tutti i disagi giovanili nascono in seno alla famiglia, mi arrabbio. In realtà, i problemi del gemello Longo più malalingua nacquero da quando lui leccò precocemente il seno di una che era già avviata a prenderlo in culo.

Comunque, conosco il Lido di Venezia come le mie tasche. Nelle mie tasche, non ci sono molti spiccioli, le palpo con vellutata dolcezza con la stessa delicatezza di uno che accarezzi le cosce di una donna per l’ultima volta con un po’ di eccitazione mista a un’insopprimibile tristezza. Poiché sa che, così come non ci sono soldi neppure nel taschino del giacchino, domani non ci sarà neppure un’altra donna gratuitamente disponibile a consolarlo perbenino.

Quasi tutte stanno infatti con quelli pieni di baiocchi. Sono di un’altra tribù. Sì, vivono nel mondo delle meraviglie come Lucignolo del Paese dei Balocchi. Molte di queste sono o(r)che ma stanno sempre in occhio al portafogli. Ammanicandosi alle regole aziendali del più potente, soprattutto a loro generoso industriale caloroso. Forse sessualmente deficiente ma comunque parecchio abbiente. Sì, questa è gente che sta sempre a bere, no, bene. Ah si sa, è quello l’ambiente.

Io faccio fatica ad ambientarmi anche con me stesso e conduco una vita da topo. Figurarsi con certe grosse tope come potrei (non) trovarmi, tope indubbiamente molto belle ma dette più volgarmente ma forse anche più sinceramente zoccole.

Se riesco a rimediare qualcuna del sesso a me opposto senza elargire alle mie amanti nemmeno una lira è solo per merito del mio talento lirico da poeta romantico, sganciato da ogni linea editoriale, senza un nichelino ma con addosso il nichilismo perpetuo dell’uomo eroticamente mansueto. Che adocchia tizie come Madeleine Stowe e, grazie al magnetico fascino dei suoi occhi neri alla Daniel Day-Lewis dei poveri, appunto, qualcuna intasca con grinta animale. Eh, ‘na roba. Poi non curo nemmeno il mio guardaroba, figurarsi se posso andare a ruba o ballare con una cubista a Cuba.

Odio ogni lupa in quanto mannaro, più che altro sono un vivente mannaggia che s’arrangia, stando lontano da ogni magnaccia.

La mia dolcezza non si può discutere, non ho bisogno di circuirle e plagiarle, regalando loro ville da laureati villani.

Incarno l’apoteosi del ribelle bello per antonomasia. Che bacia una donna sotto una cascata non di diamanti ma di altre amanti scroscianti solo di risate e lì poco grondanti.

Sì, conobbi una piuttosto normale. Lei desiderò che fossimo soli, bollenti come il più rovente sole, nei rivoli della nostra acqua sgorgante ma dietro le rocce del mio calore si nascosero altre donne senza candore che attentarono a farmi colare, no, crollare del tutto.

Sì, furono talmente provocanti che, a forza di cattive, allusive loro provocazioni coi loro doppi sen(s)i a mo’ di presa per il culo, mi convenne andare a vivere in una riserva indiana come Kevin Costner di Balla coi pupi… Sì, coi pupi. E, peraltro, un cazzo lo stesso venne.

Io sto simpatico a tutti, anche a Francesco Totti.

Sono più acculturato di cento dottori laureatisi a Oxford ma, chissà come mai, non potendo presentare alcun pezzo di carta che attesti e comprovi nemmeno quanto sono provato, rimango soventemente, poco soavemente, diciamocela, inchiappettato.

Che poi anche questi critici di Cinema col titolo della minchia non capiscono un cazzo, appunto, della Settima Arte.

Sì, il laureato medio, soprattutto spuntato e cagato male dal Dams, è assai arrogante. Con la supponenza cattedratica del suo scibile presuntuoso, impone il suo sapere dall’alto del suo pessimo alito e spera di arrivare solo a quella… ma io trascendo come un film di Terrence Malick questi uomini insinceri e, mentre loro mi leccano… il moccolo, sono a cena a lume di candela con le loro fidanzate poiché la mia ottima cera, eh sì, una volta c’era, scomparve per molti an(n)i ma c’è tuttora, ancor intatta, sempre pronta a cornificare ogni fraudolenza delle megere. Sì, le streghe vorrebbero castrarmi ma io me sbatto altamente.

Sono colui che mette non solo il dito fra moglie e marito. Io sono peccante, piccante, spesso onestamente auto-ficcante. Nel senso che mi fotto da solo. Come già detto e (s)fatto.

Se non mi va di fare qualcosa e di farmi quelle da me amate anche solo col pensiero, anche perché ricevo soltanto pene, è solamente perché le mie donne trasognate hanno i loro cazzi. Appunto.

Sì, pretendo quella sposata e culturalmente sistemata. Ma, in fin dei conti, che me ne faccio di un’insegnante che lava i piatti, smacchia i lavativi e che è lasciva solo dopo aver asciugato le posate? Cioè le sue colleghe ancora più frustrate di lei. Sì, sono talmente frustrate che hanno oramai solo fame da buone forchette del salame del macellaio, non quello del marito che le tradisce con delle porchette nel suo pollaio.

Sono terribili queste donne. Passano le loro giornate, scambiandosi confidenze da cornute che non conoscono più l’aroma (det)ergente dell’uomo che delle fallite non si accontenta e, da esigente, pretende migliori pretendenti.

Sì, uomo intelligente senza precedenti. Tant’è che nessuno/a lo caga e, sporcato da tanta indifferenza, non ha più niente. Nemmeno i soldi per lo spazzolino e per potersi, dunque, pulire i denti.

Un uomo decadente, eh sì. Mi pare ovvio. A me pare anche che mangi solo le uova.

Sì, c’è più gusto nella masturbazione, nel farsi la sega soprattutto mentale. Poiché, una volta che l’amplesso s’avvera, m’immalinconisco e, nel tramonto più languido della rossa sera, dopo tanta scaldante serra, medito melanconicamente a quel che sarà un domani quando, all’alba, Sara se ne andrà e solo sarò ancora come ieri nel mio emozionale deserto del Sahara. Se mai fui, eh già, non in lei ma in me. Sì, perché non l’avrei mai scopata se fossi stato sobrio. Lei mi ubriacò in virtù della sua danza del ventre da donna poco virtuosa eppur, ardimentosa, ogni mia rigidezza… drogò e scalmanò, ammosciandosi poi in un urlo placidamente declinato al gemito soddisfatto come un uomo dopo l’acme dello svuotamento da richiamo della foresta e dopo troppe volgari feste.

Sì, guardate, scopare non è un granché. Tanto domani devi farti un’altra volta il culo. E poi s’insudicia tutto a terra. Bisogna lavare il pavimento, dar di bianco sul cemento e andare a far ancora la spesa, sperando d’incontrare un’altra cassiera che ti abboni lo scontrino del suo dessert del dopocena.

E che fai? Diventi fan dello youtuber lambrenedettoxvi? Uno che ha da poche ore rilasciato un video declamatorio, demagogico e illogico, intitolato Ragazzi di vent’anni per voi è finita, in cui nel suo caravanserraglio di scontate scemenze a buon mercato, urlando come un venditore del rione ortofrutticolo, grida appunto che lui aveva già capito tutto dai tempi della caduta del muro di Berlino.

Che c’entra la caduta del muro di Berlino e la fine dello sciovinismo col suo discorso ecumenico e cretino?

E poi ci lamentiamo che le ragazze sensibili come Christiane F. siano finite allo zoo e questo zoticone non sia stato ancora preservato dall’estinzione? No, tutt’altro. Fa anche il gran signore.

Fa di tutta erba un fascio. Ma a quale schieramento ideologico appartiene? Sì, è un fascista, un fancazzista o, come molti paraculi, un equilibrista? Quindi, lo assumiamo al circo come trapezista. Anzi, sbattetelo nella gabbia dei leoni e poi la finirà di fare il volpone.

Sì, lui sostiene che la sua azienda è ferma da mesi e che è dunque nella merda. Attesta, con tanto di attestato, che gli scrivono tremila persone al giorno. Sì, un quarto degli iscritti al suo canale. Col quale, grazie alle migliaia di visualizzazioni in cui sputtana tutta la politica italiana, diffamando dal primo all’ultimo parlamentare col suo folcloristico, carnevalesco modo di fare da fanfarone, pensa che io sia, come tutti gli altri del porcile generale, un coglione da (s)fottere in maniera sesquipedale.

No, lui guadagna grazie alla partnership e alla pubblicità dei suoi fedelissimi adepti analfabeti, aumenta il suo conto in banca coi clic delle persone disperate e/o annoiate che rendono la sua rendita più remunerativa degli stessi enormi numeri che dà nel suo sciorinato, vomitato campionario di luoghi comuni peggiori di quelli del lido di Venezia.

Questa gente mi ha davvero rotto il cazzo.

Gente che campa coi contributi interstatali di quelli che non sono neanche provinciali contribuenti poiché, nella loro frazione denuclearizzata, sono tutti scoppiati più della bomba atomica.

E, deflagrati totalmente, passano le giornate a rifarsi una vita? No, gli occhi sulle bombe dell’ultima modella di Instagram che, almeno per mezz’ora abbondante, riscalda le loro ansie da maggiorata per mentali minorati. I loro sogni perduti caldeggia, incitandoli all’azione… spronandoli forse solamente alla masturbatoria eiaculazione del dolce far niente dalla prima colazione all’ultimo cazzone. Ah, questi sono i più fortunati. Ad alcuni, talmente distrutti, sedati da psicofarmaci antidepressivi potentissimi, nemmeno più tira. Al massimo possono rimediare… una notturna polluzione nel momento in cui finalmente se la dormono quando, invero, è dalla nascita che se la son dormita.

Ah, se la tirano pure, appunto.

Contatto l’ufficio stampa della Biennale, chiedendo come mai si stiano attardando quest’anno a diramare il calendario delle proiezioni. Sì, il programma ufficiale è uscito ma che ne facciamo del “palinsesto” se non sappiamo a che ora e in quale giorno programmeranno, che ne so, Ad Astra?

Come dire? Sì, parcheggi davanti a una multisala, sai quale film vuoi andare a vedere. Entri, stai per dare i soldi, appunto, alla cassiera ma lei ti dice che non sa quando inizierà lo spettacolo.

Peraltro, hai pure sbagliato giorno perché il film che volevi vedere, cazzo, lo danno il giorno dopo ma ancora non sanno perché forse non lo daranno neppure domani.

Sì, non s’è mai vista una cosa del genere. Riusciremo almeno a vedere Joker?

Siamo quasi a Ferragosto e il Festival inizia fra circa quindici giorni.

Hanno aperto le biglietterie di Boxol.it a che pro?

Quest’anno sono un accreditato stampa. Perciò, Boxol stavolta non mi serve. Ma, essendomene iscritto anni fa quand’ero un comunissimo spettatore pagante, ogni anno mi spediscono le notifiche automatiche.

Mando allora una mail alla direttrice dell’ufficio. Mi risponde che oggi dovrebbero diramare, sul sito ufficiale della Biennale, il calendario con tutti gli orari precisi.

Però, sarà quello destinato al pubblico degli spettatori paganti. Il calendario per gli avvantaggiati, cioè gli accreditati, non si sa quando uscirà.

Avvantaggiati di che?

Lo spettatore normale non è costretto a guardare un film per lavoro. Se non lo ispira, come si suol dire, non ne prende il biglietto.

Il critico invece, categoria a cui quest’anno ufficialmente appartengo, grazie alle mie giornalistiche collaborazioni sempre più intense, deve obbligatoriamente guardare anche i film che, istintivamente, non lo stuzzicano. Sennò, lo licenziano.

Come dire… traslando la stronzata succitata… devi scoparti una orribile altrimenti poi non avrai i soldi per pagarti da mangiare e mi sa che sarà molto dura anche scopare solo a terra.

Forse rivedrò anche il mio amico Johnny Depp. Il signor Johnny lo vidi due volte a pochi centimetri da me. La prima volta per La vera storia di Jack lo Squartatore, la seconda per Neverland – Un sogno per la vita.

Non scherzo, entrambi questi film furono presentati a Venezia. Tu, invece, non sei più presentabile neanche per tua sorella. Fidati.

Mah, comunque dalla vita ho capito che è inutile farsi troppe illusioni. Puoi sognare, va benissimo, puoi crearti l’isola che non c’è, startene nel tuo mondo immaginario come Sir James Matthew Barrie ma se svolti l’angolo potresti trovare la tua ragazza sgozzata da un maniaco assassino come Jack the ripper.

A me fortunatamente questo non è mai successo.

Ad esempio, nel 2003 conobbi una di Trieste di nome Roberta. Già ve ne parlai, giusto?

Lei era impaurita da un tizio che abitava nei suoi paraggi. Secondo lei, prima o poi al buio, al suo ritorno dal lavoro, l’avrebbe aggredita.

Le chiesi se sapesse dove abitasse quest’uomo nero delle favole.

Al che, mi recai sotto il suo portone. Suonai al citofono di tale Charles Manson di quartiere.

– Chi cazzo è a quest’ora?

– Senta, può scendere giù? C’è un pacco regalo che l’aspetta.

– Non è possibile. Il corriere SDA non fa consegne a quest’ora tarda della notte.

– Ha ragione. Comunque scenda, le devo parlare. Ho bucato le gomme della macchina. Mi serve qualcuno che m’aiuti. Non ho trovato nessuno in zona a darmi una mano.

– Va bene. Se però è uno scherzo o lei è un malintenzionato, giuro che chiamo la polizia oppure la riempio di pugni.

– Ma si figuri. Non ha nulla di cui preoccuparsi. Esca, forza. Ne uscirà sfigurato?

– Senti, testa di cazzo, adesso scendo e te le suono.

– Ah, a proposito, prima di suonarle a me, metta a posto il citofono. Ho dovuto spingerlo cinquemila volte. Poi ha funzionato. È un po’ come lei, sa? Lei è suonato da un pezzo ma se la canta da solo.

– Ora hai esagerato. Aspettami, figlio di puttana. Non scappare, eh?

– Ah, ci mancherebbe. È lei che dovrebbe di più scopare.

– Basta! Fra due minuti ti ammazzo!

 

Lui scese.

– Scusi, è lei il maniaco che spia Roberta?

– Ma che dice? Ora ti spacco la faccia! Vedrai poi che faccia farò, riderò come il Joker.

– In effetti, ha ragione. Con la faccia che ha, lei spaventa solo sé stesso.

 

Ecco, quest’aneddoto è di pura invenzione ma comunque è vero che fu un bel periodo quel 2003 con Roberta.

Indubbiamente ero un bell’uomo, quasi quanto il Depp. Anzi, il confronto con lui non regge, sebbene anche Johnny sia uno lontano dal gregge e soprattutto da lei, signora, ché mai legge.

Ovviamente lo batto con la sola alzata birichina del sopracciglio sinistro accentato su un’espressione da Mickey Rourke senza rimmel. In quanto io sono sempre (al) naturale.

Molte donne fanno a gara per vedermi en nature.

Ma, scusate, alla verdura appassita di queste squallide fruttivendole, preferirò sempre la mia (s)fregatura.

Ora, in Sala Grande danno i film in Concorso alle 20.30, al PalaBiennale gli stessi film mezz’ora dopo.

II film invece che voi, poveri illusi, vi fate ogni giorno, lo programmano soltanto dallo psichiatra presso cui siete in cura.

E ve lo posso dire? Anche in culo.

Sì, posso andare avanti alla meno peggio, alla bell’è meglio ma mi sa che, visto che non mi sputtano, quindi non farò mai il gigolò a pagamento, dato che non rispetto i prostitutori appuntamenti, in questo sistema di venduti, mi servirà un atto da Coraggioso…

Ricordate: Sansone crollò ma fece crollare tutti i filistei, cioè il mondo intero, i falsi e gli ipocriti.

Distruggendo sé stesso ma massacrando anche tutti coloro di questo temp(i)o.

Concludo con una cosa molto triste ma vera come la vita.

Successero parecchi casini qualche anno fa. Io reagii a delle scriteriate, stupide provocazioni, volendo fare il giustiziere della notte.

Mi chiamò il PM.

– Senta, Falotico. Ho capito. Lei è molto incazzato, ha perso la testa perché qualcuno la sta stalkerizzando in maniera vigliacca.

Però ci sono molti però. Non ha molte prove alla mano e sa meglio di me che, anche se si ha ragione, non si possono combinare casini.

Allora, le sarò franco. Le posso dare un mese di arresti domiciliari oppure prescriverle una perizia psichiatrica.

Cosa sceglie?

– Lascio rispondere il mio avvocato.

– Avvocato, quale delle due opzioni crede che sia la più vantaggiosa per il suo assistito?

– Se prende i domiciliari, per quanto innocui e brevissimi, avrà la fedina penale sporca anche se, le ripeto, pubblico ministero, che il criminale è l’altro. Il mio assistito ha solo dato di matto. Perché il troppo è stato troppo.

– Allora gli prescrivo una perizia.

– Sì. Così se dalla perizia emerge che il mio assistito è rimasto scioccato in seguito a quest’osceno bullismo, verrà anche giustamente risarcito.

 

Il mio avvocato, ingenuamente, pensò di farmi del bene. Era profano in materia di giochini giudiziari.

Vi spiego. Se tale medico legale di tua sorella avesse scritto che ero solo incazzato ma sanissimo e, invece, il giorno dopo avessi davvero commesso una strage, lui sarebbe stato radiato dall’albo e sbattuto a dovere.

Dunque, per tagliare la testa al toro, scrisse che soffrissi di disturbo delirante paranoico.

E accadde una tragedia.

Ora, a me piace cambiare nella mia fantasia i finali dei film.

Prendiamo L’ultimo dei mohicani di Michael Mann.

Uncas è più debole dell’orco Magua. E Magua lo uccide. Al che, la ragazza di Uncas, Alice Munro si uccide a sua volta.

Il padre di Uncas fa un culo come una capanna a Magua. Cioè lo uccide.

Mettiamo invece che Uncas, miracolosamente, non fosse morto.

Dalla profondità del dirupo, avrebbe urlato a suo padre di fermarsi.

– Aspetta, lasciami riprendere, lasciami crescere. Se lo ammazzi tu, diranno che il mio paparino ha vendicato un bambino tanto debolino. Ci penserò io.

 

Perché Uncas, crescendo, avrebbe massacrato Magua.

Sì, ve la racconto.

Magua se ne sta nel suo covo.

– Sai, Magua, Uncas ti sta cercando.

– Chi, quel povero ragazzone coglione? Vuole morire sul serio, stavolta. Ah ah.

– Magua, Uncas adesso è molto più forte di te.

– Ma davvero? Ah ah, che ridere.

– Sì, in verità ti ha già trovato. È fuori da questa caverna. Ti sta aspettando. Vado a dirgli che lo raggiungi appena avrai finito la cena?

– Ah ah, ok.

 

Magua finisce comodamente di mangiare come un porco ed esce piano piano dalla caverna con un sadico, strafottente sorrisetto stampato in volto.

A quel punto, calano le tenebre.

Ecco, lasciate stare comunque le vendette.

E che volete fare? La fine di Samuel L. Jackson de Il momento di uccidere?

Gli idioti vanno perdonati.

E smascherati.

Bene loro è stato come un vestito rosa da femminuccia.

Un’onta indelebile come un trucco incancellabile da pagliacci orribili e mostruosi.

 

di Stefano Falotico
alice munro mohicans

 

 

The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

farmiga judge

 

thornton jolie

judge

Brad Pitt è un demente conclamato, certificato, lasciò una con delle gambe così per una Jolie anoressica


19 Jan

Sì, dopo dieci diagnosi psichiatriche, è stato appurato incontrovertibilmente che Brad Pitt è insanabilmente malato di demenza acuta.
Malattia mentale che induce a una sorta di percettiva cecità, portando il soggetto che ne è affetto a distorcere la realtà e a non capire più un cazzo. Ma soprattutto a equivocare il sesso opposto, cioè la figa.

Vari medici, pagati da Pitt, insomma corrotti, dietro suoi lauti compensi hanno impugnato la schiacciante diagnosi, rilasciandone una in cui è stato scritto che il signor Pitt è perfettamente sano e integralmente, sessualmente perfetto.

La questione è stata dibattuta in tribunale ove Pitt, sporgendo denuncia contro gli psichiatri che, a suo avviso, lo avevano infamato, ha battagliato coi suoi avvocati portando come testimonianza, appunto, a validità inoppugnabile della sua sanità psico-fisica, la diagnosi che attesta le sue normalissime funzioni cognitive.

Un processo che è durato mesi. Alla fine, il giudice si è inappellabilmente pronunciato. Si è anche scappellato.

Il teste accusatorio ha mostrato queste foto al giudice. Il quale, guardandole e venendo subito nelle mutande, tanto da creare imbarazzo in aula, ha così emesso la sua sentenza:

– Sì, dopo cinque mesi in cui abbiamo dibattuto riguardo le condizioni mentali del signor Brad Pitt, vedendo io queste foto, e non fatemele più vedere sennò mi denuncerete per atti osceni in luogo pubblico, non posso che respingere la denuncia del Pitt medesimo perché non ha ragione di esistere. Infatti, come si può, dico io, cristo santissimo, lasciare una passerona di questa topa, no, tipo, per la figlia degli zombi di Romero?

Sì, non me ne voglia, signor Pitt. Lei è un demente. La seduta è tolta. 102313753-dffba80b-9afd-4c99-a9e6-582ee4ed0d4c 102318196-a5083d88-95d3-449c-a4c5-6f160260ce4c 102317158-c4f8e1d6-cc98-460d-8288-044bf15dcd9b 102319167-24c0fe05-da5e-4644-a8a4-a23630915fa1 102317833-b9d6c8bd-aa78-4a5f-a68c-9643b4b9831c Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+KJgwMz8dFm0l Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+NWzHRGQuVWwl Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+RhknXMG_3p7l Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+r1FNa1F08qbl Jennifer+Aniston+Open+Roads+World+Premiere+tzyKlJP35__l Jennifer+Aniston+Premiere+HBO+Leftovers+Season+r2o21m4XsvCl Jennifer+Aniston+Premiere+HBO+Leftovers+Season+RPNfEzAe6w6l Jennifer+Aniston+Premiere+HBO+Leftovers+Season+GM2otvknsOvl Jennifer+Aniston+Premiere+Netflix+Dumplin+EdaKlxQ1NBJl Jennifer+Aniston+Premiere+Netflix+Dumplin+mk3sW8rGBH_l Jennifer+Aniston+Premiere+Netflix+Dumplin+WEy0L1xVVrsl

 

di Stefano Falotico

Racconto di Natale, una storia assurda, tanto incredibile da essere reale e buon Natale alla Changeling


25 Dec

Film Title: The Changeling

Ieri sera, ho rivisto Changeling, uno dei grandi film più sottovalutati di Eastwood. Che assai presto recensirò.

La prima volta che lo vidi fu in una sala cinematografica a Rastignano, in provincia di Bologna. Era pieno novembre, il novembre dell’oramai lontano, orribile, almeno per me, 2008.

Era sabato e avevo ricevuto il permesso di due giorni per tornare a casa.

Perché stavo svolgendo servizio militare ed ero stato congedato per il fine settimana? No, io son stato obiettore di coscienza, il servizio civile lo svolsi nel 2000, se non ricordo male. Sì, o meglio nella stagione 2000-2001, anno più anno meno. Dovrei, per esservi più preciso, andare a controllare l’attestato rilasciatami dopo averlo terminato e che conservo da qualche parte nella marea di scartoffie e documenti, certificazioni e ciclostilati burocratici che ho ficcato in uno dei tanti cassetti del mio appartamento.

Sì, svolsi servizio civile in Cineteca perché, dopo i due giorni di leva, fui dichiarato perfettamente a posto, normalissimo, di sana e robusta costituzione e dunque non mi riformarono e dovetti attenermi, come ogni bravo cittadino italiano, a quest’onere a cui tutti i ragazzi maggiorenni adempivano quasi immediatamente se non potevano rimandarlo per motivi di studio o per gravi problemi familiari.

Cosicché, trascorsi pochi mesi dalla leva, mi giunse a casa la lettera secondo la quale, nel giro di un paio di settimane, forse qualcosa in più, avrei dovuto presentarmi ai vari uffici con la mia domanda da obiettore. Non ricordo esattamente, forse i funzionari dello Stato, dopo che compilai i questionari e mi sottoposi alle varie visite mediche, mi chiesero in quel posto fatiscente se volevo far il militare, la cosiddetta naia, o se invece preferisco dichiararmi un pacifista come Stanley Kubrick o Terrence Malick e non avessi alcune intenzioni belliche, come si suol dire. Insomma, mi domandarono se fossi un fervido sostenitore delle teorie contro ogni forma di guerra come Gino Strada. Ah ah.

Sì, scusate se la memoria, dopo circa vent’anni da allora, un po’ mi tradisce. Insomma, non mi ricordo se feci domanda subito come obiettore oppure, soltanto dopo aver superato brillantemente la leva, mi fu chiesto di presentar domanda.

Fatto sta che inoltrai un’altra domanda. Come forse sapete, all’epoca, prima che abolissero la leva obbligatoria, chi aveva deciso di svolgere il servizio civile, poteva, nel limite del consentito, vagliare alcune opzioni rispetto ai luoghi nei quali avrebbe dovuto ottemperare a quest’obbligo irrinunciabile.

Fra i vari posti sottoposti alla mia attenzione, fortunatamente, essendo io da sempre un cinefilo incallito, vi era niente meno che la Cineteca di Bologna. Subito, mi affrettai a selezionare quella “crocetta”, inoltrando seduta stante il documento per battere la concorrenza. Ah, di certo non volevo finire a pulire il culo agli anziani e a sorbirmi quasi un anno in mezzo a persone che, con tutta la stima e il bene del mondo che posso voler loro, sicuramente avrebbero infranto, col loro carico di tristezze e malattie spesso, ahinoi, penose, il mio gaudente giovincello che voleva vedere il mondo nella sua luccicante bellezza più sana e portatrice di letizia.

Ebbi grande didietro, lo ammetto. E, infatti, fui scelto assieme ad altri tre miei concittadini dalla Cineteca di Bologna.

Cazzo, i primi giorni ero spaventato. Era un ambiente del tutto nuovo, pieno di cinquantenni boriosi e schizzinosi. E io, sebbene avessi già vent’anni suonati, mi sentivo un imbarazzato, timido pesce fuor d’acqua. Ma la paura scomparve abbastanza presto. Prima mi affiancarono a una bella signora, la Marc… san, sì, forse di origini veneziane, una donna con delle cosce stupende che, però, mi guardava dall’alto in basso, mi squadrava sempre con pose da stronza insanabile e mi dettava i numeri da scrivere e da appioppare ai manifesti e alle locandine che dovevo pazientemente enumerare come un monaco amanuense de Il nome della rosa.

Era una bella donna, indubbiamente, anzi, vi dirò di più. Secondo me, col suo fare altezzoso, mi provocava apposta perché s’era accorta, all’istante, che ero l’unico che non ci provasse con lei. E il mio atteggiamento schivo, pudico e timoroso non poco paradossalmente la metteva in soggezione e la disturbava, non riuscendo lei a spiegarsi perché fossi schifosamente taciturno, indisponente con la mia atimia e non le lanciassi, come tutti gli altri, delle occhiate bavose, desiderose d’invitarla a cena e semmai scoparmela.

Cazzo, avevo vent’anni, non ero più un bambino, lei in verità non era molto più grande di me. E allora non capiva come mai un ragazzo discretamente di buon aspetto fosse così chiuso e non si lanciasse.

Sì, le piacevo, ma aveva un modo assai strano di dimostrarmelo. Sogghignava e cercava di trattenere le risate, pensando fra sé e sé, come cazzo devo fargli capire che mi piacerebbe se si azzardasse a fare la prima mossa? Sì, ero io che doveva fare la prima mossa. Se l’avesse fatta lei, i suoi colleghi l’avrebbero scambiata per una poco di buono che circuiva, oscenamente troia, i ragazzi obiettori da immorale, sessuale predatrice porca.

Alla fine, mi mandò a fanculo. Sì, non sopportando oltremodo la mia ritrosia allucinante, trovò una scusa bella e buona per sbattermi… via dal suo ufficio e mi fece accoppiare… con uno scimmione quarantenne obeso, sozzo e lercio, scoreggione. Era il fotografo della Cineteca. Un semi-invalido che nella vita non aveva trovato di meglio.

Furono mesi interminabili nei quali dovetti sopportare tale gorilla flatulente che, afflitto da nostalgie tardo sessantottine fuori tempo massimo, mi parlava dei suoi miti musicali, di Lou Reed, Nico e compagnia bella. E mi voleva invogliare al maledettismo più di maniera. Mi disse anche che apparteneva al cosiddetto gruppo degli Enfatisti: gli Enfatisti furono per la decadente e post-politicizzata Bologna una scarica di adrenalina narcisistica e autodistruttiva

Una sera, invitò me e gli altri tre ragazzi obiettori, a casa sua. Preparò il pollo con le sue mani unte e bisunte e stemmo assieme, appassionatamente, fino a notte inoltrata, ad assistere alle elezioni presidenziali americane. Sì, si stavano compiendo (oh, ora mi viene in mente l’anno esatto, il 2000) le votazioni per eleggere il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Lo scontro era tra Al Gore e quel figlio di puttana di George W. Bush, la testa di cazzo che, con la sua politica da macellaio, è stato uno dei responsabili della tragedia delle Torri Gemelle. Avvenuta infatti l’11 Settembre dell’anno successivo.

Devo dirvi la verità. Mi fece molto bene quell’anno. Fu tostissimo, duro più di Bruce Willis, ma mi svegliai parecchio, stando a contatto da mattina sino a pomeriggio pieno con tutta quella gente. In realtà, io son sempre stato sveglissimo ma mi piaceva dormirmela. Ah ah.

Fu al termine di quest’anno che cominciarono i casini. La gente attorno a me, accortasi della mia metamorfosi comportamentale, di una sorta di risveglio ai limiti dell’inverosimile, cominciò a chiedermi spiegazioni, non capendo più chi avesse di fronte. Come… uno che aveva passato quasi tutta l’adolescenza barricato nella solitudine delle sue notti malinconiche, ora, di punto in bianco, che si era messo in testa? Ah, doveva subito ora cercare lavoro o continuare gli studi che aveva interrotto. Eh sì, non era “malato”, come per qualche anno orrendamente si era arbitrariamente supposto, era solo un povero stronzo che, terminati i suoi obblighi, diciamo, coscienziosi, ancora se la tirava da artista ante litteram e adesso gli era perfino balzata in mente l’idea folle di scrivere un libro di memorie autobiografiche, romanzate e cazzute.

Dopo tira e molla estenuanti, indagini alla mia psiche, congetture, pettegolezzi, incomprensioni ai limiti del grottesco più furibondo, ecco che davvero cominciò un’altra indagine.

Stupefattomi e stufatomi di essere preso per i fondelli, mi accomiatai da quel delirio e ricominciai davvero a pensare a me.

Dato che amavo infinitamente il Cinema, volli iscrivermi al DAMS. Ma dovevo prima diplomarmi. Sì, avevo interrotto il Liceo Scientifico ed era oramai troppo tardi per ributtarsi lì. Tanto, cultura ne avevo già da vendere, in quegli anni da mio autodidatta superbamente lontano dai miei coetanei stronzissimi, avevo letto più libri io dello stesso Umberto Eco. Il diploma, il primo che mi capitasse a tiro, mi serviva solo per accedere a quella facoltà da me designata. Che poi comunque è una stronzata, diciamocela. Non è la Laurea al DAMS a renderti Orson Welles. Parafrasando Totò, signori si nasce e io modestamente, emulo di Bob De Niro lo nacqui.

Incontrai nel frattempo anche una ragazza di Trieste e poi pure un’altra. E in quel periodo mi sverginai perfino.

Ma, nei vari forum su Internet, mi arrivavano missive devastanti, con offese infamanti, calunnie obbrobriose e qualcheduno scrisse addirittura e addusse che una di queste due ragazze, da me mostrata su YouTube, era una prostituta raccattata sulla strada e dal sottoscritto, dietro laido pagamento, fosse stata obbligata a filmarsi amoreggiante con me per far sì che, finalmente, dopo anni in cui fui adocchiato come uno sfigato cosmico, volevo dimostrare che non ero un citrullo poco dotato in ogni senso, impotente e vigliacco. In verità vi dico che Rocco Siffredi m’ha sempre fatto un baffo. Lo sanno i miei ex amici coi quali giocavo a Calcio. I quali, quand’eravamo tutti ignudi nello spogliatoio, mi guardavano come fossero tutti omosessuali. Eh sì, in mezzo alle gambe, nonostante non l’abbia dato molto a vedere, c’era e c’è qualcosa di molto succulento.

Ma non perdiamoci in desideri maschili e non. In seguito a tali atti spregevoli e diffamatori, mi comportai da scriteriato e cominciai a sbraitare a destra e a manca.

Al che, come se non bastasse, essendo io tanto irrequieto e in preda a ire fortissime, fui sottoposto a una perizia, eseguitami da uno psichiatra totalmente pazzo e di una superficialità da far ammattire davvero.

In solo mezz’ora di colloquio, quando tentai di spiegargli la situazione, addivenne boriosamente, senza voler sentir ragione alcuna, che fossi paranoico e schizofrenico.

Dopo pochi giorni, vennero i carabinieri a prelevarmi coattamente. E mi trascinarono alla clinica psichiatrica più rinomata, si fa per dire, di Bologna. Finiti, sfinendomi, i quattro mesi orrendi di sedazioni e neurolettici, imbottito com’ero di tranquillanti in seguito ai quali a stento riuscivo a parlare e a camminare, i medici, dopo un’attentissima osservazione, sì, osservandomi così malridotto, incapace di esprimermi, decisero che per il mio bene dovevo essere trasferito lontano da genitori e amici.

Bello schifo.

Ed è per questo che, nel novembre del 2008, ebbi quei due giorni di permesso da quella sorta di comunità terapeutica e potei vedere a Rastignano il magnifico Changeling.

In quel posto di matti, ove io non stavo a dirci nulla, come infatti sostenuto dallo psicologo del luogo, il quale si accorse dopo trenta secondi nei quali gli parlai che si era trattato di un enorme, mostruoso equivoco giudiziario e diagnostico, e lottò affinché potessi essere liberato il prima possibile (ed è per questo che mi concedeva permessi a iosa, cose che ai “matti” sono assolutamente proibite), dovetti avere la forza immane di tenere tutto dentro, mantenendo una condotta ineccepibile che permettesse di appurare che, in effetti, era stato commesso un criminoso errore, anzi, un orrore.

Fui quindi liberato ma l’iter burocratico durò altri quattro anni, in cui fui costretto a dimostrare la mia sanità mentale.

E, in un flagellante, umiliante percorso riabilitativo ingiusto e spossante, dopo che mi sbudellai, distrussi il fegato, dopo che lavorai perfino sottopagato per acclarare che ero socialmente funzionante, fui dimesso.

Vi svelo questo, se non lo sapete. Una persona dichiarata matta, nel novantanove percento dei casi, è matta davvero. E, in quanto matta, non essendo cosciente della sua malattia mentale, nonostante tutti provino dolcemente a spigargliela, rimane matta tutta la vita. Perché la sua malattia mentale non le permette di comprendere la patologia della quale è affetta, poiché una persona matta soffre appunto di manie interpretative e distorce ogni cosa sulla base della sua alterata percezione della realtà.

Nessuna persona viene dimessa da un centro di salute mentale. Provate a informarvi e chiedete in giro.

Quindi, se ciò è accaduto, è perché i medici stessi, sconvolti, si eran accorti che la diagnosi era infinitamente sbagliata.

Insomma, ero stato cornuto e mazziato. E in questi casi nessuno ti risarcisce.

Al che, dopo poco, passato circa un anno dalla mia dimissione, imbufalito per tutto l’inferno che avevo dovuto vedere, mi sfogai ancora.

E giù di altre diagnosi inventate giusto per legalizzare e burocratizzare il casino successo. E per evitare beghe. Sennò si doveva giustificare l’ingiustificabile. Chi mai se ne sarebbe preso la briga?

Nessuno che voleva avere il coraggio di ammettere i propri scellerati sbagli, partoriti dalla fretta cattivissima consigliera e dall’arrembante sveltezza di uno psichiatra immondo che io vedrei bene, appunto, a pulire i glutei dei vecchi per scontare le sue vergognose diagnosi che hanno rovinato e spezzato centinaia di ragazzi soltanto bisognosi di essere ascoltati. Analizzati in momenti sbagliati.

Oltre alla mia tragedia, una settimana fa n’è avvenuta un’altra.

Sconvolgente.

E io sono dispiaciuto davvero.

Io ero solo arrabbiato.

Ma, nonostante ciò, auguro a tutti buon Natale.

Perché, come narra la leggenda di Changeling, io sono un folletto.

Forse, in questa brutta storia, non saprò mai chi è stato il deficiente che all’epoca mi perseguitava e mandava, vilmente, messaggi tanto da provocatori d’aver scatenato tal evitabilissimo putiferio. A me non lo confesserà mai. E io voglio soltanto che schiatti nel dolore della sua colpa.

Comunque, festeggiamo, e presto uscirà in cartaceo il mio nuovo libro.

Ringrazio il mio John Malkovich, che io so chi è ma non posso rivelarvi, strepitoso personaggio che mi ha salvato dalle grinfie della follia altrui, non la mia.

È un uomo che mi ha detto: – Vedi, le istituzioni hanno potere e non vogliono che la loro integrità possa essere minata. Quello psichiatra non ammetterà mai il suo sbaglio, gli stessi in medici e quelli che ti hanno avuto in fantomatica cura non riconosceranno i loro scempi. Perché altrimenti sarebbero radiati dall’albo.

Preferiscono dire che andavi curato anche se non ne avevi alcun bisogno e ora, dopo la cura immaginaria, stai bene ed evviva la vita.

Ti saluteranno con una stretta di mano e ti sorrideranno. Anche se, una volta che chiuderai la porta, penseranno… mio dio, che cazzo abbiamo fatto…?!

– Ma è una menzogna terrificante. Ricusare la patologia del loro malato cervello, il loro delirante abbaglio colossale, negare di aver sciupato anni di vita con una diagnosi fuori di testa.

– Lo so. Ma resisterai e vincerai, come infatti hai vinto.

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di Stefano FaloticoFilm Title: The Changeling Film Title: The Changeling

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