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Kendra Lust non ha bisogno di present(azion)i e non va vestita con immagini, bensì su(p)ina introiettata


22 Jul

Parola della Bibbia, versione apocrifa della blasfemia meno ipocrita.

Questa fottuta società è American Hustle ingannatrice che tracanna le coscienze giovanili e le irretisce a un volere capziosamente sovrano, al fine di decretarne precocemente le fini, dunque a sancir le funi. A questo suicidio indotto, io, dottissimo,, emetto la sentenza che non mi adatto né allatto a questa scemenza.
Con non sentite condoglianze, firmato Dead Man, australopiteco di canguriana memoria saltellante di pal in frasca e sempre fresco nonostante vogliano sbattermi al caldo.
Alle fighe oppongo una nuova sfiga e alle fortune do il beneplacito di pene.
Grazie, applauso.
E che Kendra Lust apra le gambe con far che solo LEI sa(le).

 

di Stefano Falotico

 

Il grande David O. Russell dirige ancora Robert De Niro, Jennifer Lawrence e Bradley Cooper in “Joy”


12 Nov

di Stefano Falotico

De Niro Lawrence

Torna la coppia di scopa De Niro-Lawrence, dopo il meritato, strepitoso successo de Il lato positivo, per David O. Russell, un regista che a me piace tantissimo, checché ne dican gli ostinati detrattori, i quali, superficialmente, l’accusano, a “tortissimo”, prendendolo a “torte in faccia”, d’esser “retorico” e “buonista”, troppo “(ir)ragionevole”, che assurdità immonda… questa (s)vi(s)ta tremenda del fraintendere il suo Cinema dolce-amaro alla Frank Capra del nuovo millennio per banale “qualunquismo” registico, quand’invero, appunto, O. Russell “cucina”, da “buongustaio”, film sapientemente miscelati d’ingredienti “piccanti”, pungenti, cau(s)ti(ci), “al vetriolo” nel far intelligentemente a fette l’American Dream, questo sì furbo e lezioso, “disgustoso”, falso e “vanaglorioso”, promettente faville, raccontante favole da “fumo negli occhi”, stuzzicando quindi quell’Hollywood purtroppo odiernamente proprio tristissima delle patetiche “reiterazioni” a presa in giro dei suoi spettatori creduloni. O. Russell, di “contraltare”, ci regala film deliziosi, tanto spesso col lieto fine quanto realistici, poeticamente obiettivi, ove i “cattivi” perdono ma i buoni, appunto, vincono a metà. Della serie… e (non) vissero tutti felici, un po’ cont(ent)i e un po’ (non) scontati col conto dei rimpianti, con l’orlo argenteo delle nuvole, in silver linings playbook ove ogni apparenza inganna e l’hustle è la faccia della m(ed)aglia sociale imbrogliona, “ridicola-tragica” di states che combatterono in guerra e si ritrovarono, melodrammaticamente (di)strutti, nei three kings del non sai se ridere del destino beffardo, sogghignar sotto i baffi, pensando che la vita è un bellissimo, stupendo scherzaccio, oppure se ber una birra in compagnia, consapevoli che (non) tutto cambierà, che la vita va e ognuno di noi è “seg(n)ato” (in)evitabilmente da un percorso (s)fatto, (r)esistente, (s)composto, “a posteriori”… di tanti eventi scombussolanti, che il tormentante passato tutt’or “duro” t’incula, quel pas(sa)to che c’eravamo (dis)illusi d’aver abbandonato alle (s)palle, veemente, rattristante veramente e anche però inducendoci-indurendoci a riflessioni importanti sul chi fummo, su come sfumò ma ce la “(s)fumiamo” da tener(on)i, sul chi siamo, su cosa saremo, torna “violento” a bussar(ci), “picchiettando” ancor le ansie che credemmo fossero non più angosciate ma asciugate… (t)erse in effimera frivolezza “canterina” da “Ma sì, è andata così, non tutto il male è venuto per nuocere, spacchiam le (g)nocche, altre patate e soprattutto palate, siam (s)venuti, abbiam goduto se ci ripen(s)iamo, pigliamola a cu(cu)lo per quel poco che ci mancò, che ancora manca tanto, mica tantissimo, minchia, cazzi amari, andiam di manico, da (o)nani(smi) ché è tutta, in fondo(schiena), una costruzione mentale, ma quali giganti, i Giants, pizzi e fichi, tanta (s)figa, sempre (di)speriamo per un colpo di (s)fortuna che ci par(l)i nei momenti no, su e giù, scopiamo, sgobbiamo, da ingobbiti ci rialzammo, in piedi rialziamoci, applaudiamola, e vai, vai, non va per niente, forse sì, forse poteva essere, ma ove andò, tu dove andrai, balliamo assieme, eddai, spinge… suvvia, su con la vita(mina)”.

Questo è il magnifico Cinema di O. Russell e chi non l’ha capito, chi non vuol capirlo/a, be’, si tenga i botti, gli spari, le bottane e la botte piena con la moglie ubriaca. Da cui Jennifer Lawrence, sempre “pazza”, isterica, adorabile, un po’ troia e un po’ bambina, un po’ a leccarti il culetto d’ammiccamenti a (non) dartela, con quella faccia da sberlona nel (su)darti un ca(l)cio e a non cagarti, poi subito a frignare, “sfrigolare” da fregnona per (s)tirarti il “cravattino” del tuo farti… il “pisolino”, una “topa” in “forma”, va infornata, è ignorante e non s’informa, fornicarla bisogna al (bi)sogno, lei ti serve la “serva” d’un suo gran sedere che a noi maschietti alza i pisellini, dunque severa a fartelo se non le servi il “dolce” ma comunque (non) è nella “crema”, è proletaria verissima, e su “questa” non ci (s)piove perché ti fa pen(ar)e, non darti pena ma mangia la “pasti(ccio)na”. Che casino, che (pastr)occhietti…

Che “gioia”, che Mangano Joy. Mannaggia! Non te la mangiavi così, vero? Che lupa mannara! Che fig(li)a di puttana, che stronza della “malora”, per la Madonna che tettone! E tu rimani un babb(i)o(n)e alla De Niro Bob, presenza oramai “cameo” come la tortina dell’omonima “sweet home” aziendale (s)fondata dal farmacista August Oetker…

Sì, un De Niro “dolcissimo” come padre di Pat Solitano, un (im)prevedibile Victor Tellegio e ora capo “familias” dei Mangano e di questa figlia Jennifer… “scop(pi)ante”.

Sì, una che divenne famosa, da disoccupata affamata, inventando la magica scopa…

Solo in America, poteva diventar una “grande”. Da noi, una così avrebbe continuato a far la casalinga di Voghera, cantando, come Claudia Pandolfi di Quando la notte, Gianna Nannini a tutta “frustrata” in “permanente” per una vita da nel “bludipinto di buuuhhh, che schifo” un po’ Modugno e “meraviglioso/a” alla (Negr)amaro.

A sgobbar, “scopando”, come una negretta e aspettando il “cocktail” dei Negroni, freddissimo, “(s)calda(to) con ghiaccio” del sabato sera “allegro-vivo/a” con altre “mani(ache)” delle “pulizie” su sbirciar il “tronista” del tavolo di f(r)onte “ecceziunale”. Che capelli, indossa il pellicciotto, non mi son tagliata le unghie ma, “volendo(lo)”, alla mia vogliona servirà la “penicillina”. Sì, dovrò curarmi da un’altra mia “inculata” perché ho scoperto che quel “piacione” è pure ricchione.

Torniamo a casa, prepariamo le orecchiette con cime di “capra”, di rapa e scopa magica…

Sì, la “classica” donnetta a cui tutti porgon la “gentilezza” del “Ti voglio bene, cara, non sei affatto bella ma come fai tu la besciamella neanche io che faccio (li)evitar le la(sa)gne di quelle più bo(mbo)n(ier)e, regalando loro i (miei) gioielli e ciucciandomele mentre tu fai la cann(ell)a”.

Miracle Pop(pe)! Evviva la pappa col pomodoro, è morto il Papa?! Papà! Questa Mangano non è Silvana ma come Rita Pavone. A me non sta(va) simpatica.

Gian Burrasca!

Sì, questa vita è un “cannolo”, salato/a di “dolcezze” e allora scalda i cann(ell)oni, son tutti incazzati, nel sen(s)o che c’attacchiamo tutti al “cazzo”, volevamo una vita migliore ma ci rimane il “mascarpone”, quella racchia col mascara, le maschere, e le (s)penn(at)e all’arrabbiatissima (ri)cotta “al sangue”.

Questa è “pura” Joy!

E ricordate: come vi (s)fotto io, neanche David O. Russell.

Ve la siete meritata!

La società di oggi è il (rit)ratto di quel che siete.

Un tempo, la gente si faceva il culo per tirar a campare, oggi invece si fan tutti i “culoni”, “tirandosele” a Campari.

I professori professan di esser stati dei fessi, che Stato è, e i meridionali, senza lavoro, ammetton che volevan solo la “fessa”.

Ci siete rimasti?!

Ora, scop(i)a(mo)!

Da cui Eyes Wide Shut.

Cioè, preferisco O. Russell a quel falso di Kubrick. So che mi lincerete ma ho ancora molti sogni, sempre meglio degl’ipocriti da “Doppio sogno”.

Sono Hitler? No, sono un sognatore alla Schnitzler.

Genius-Pop

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