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La leggenda di KING KONG – Lettura integrale del cap. 13 e prefazione à la HERCULE POIROT, no, Falò!


30 Jul

Qui, onestamente e non lo dico da solo, mi pare abbastanza evidente, viaggiamo sulla nave? Ah ah, no, su Michelle, no, ad alti livelli. Son un topo, no, tipo alla Mad Dog. E ricordate: Glory al signore. Eh eh.

Che battutista! Che artista, che vista. Che acutezza, che bellezza! Potrei far anche il regista, ah ah. Ho fantasia e so coniugarla alla realtà. O accettate la verità oppure impazzite a scervellarvi, non ce la potete fare. Infatti, non (vi) arrivate, uh uh. Vi faccio una confidenza: non capite me e/o il prossimo perché adottate unicamente il vostro pensiero e non lo cambiate. Siete limitati. Al solito, avevo ragione io. Perché apro la mente a ogni prospettiva e vivo di empatie, di transfert emotivi, di sinapsi da condividere e di mille e più storie umane da am(mir)are. Voi, invece, eravate in un certo mo(n)do da adolescenti e, anche oramai senescenti, siete rimasti deficienti. Vedo infatti giovani che ragionano con schematismi tristi da vecchi, vedo vecchi più bambini, nel cervello, di quando loro furono Bambi, no, bimbi. Ed è per un gran divertimento assistere al lento ma progressivo, irreversibile e incurabile sfacelo delle piccole menti che, incapaci di viver(si) amabilmente e anche a livello corporale, godono solamente di frustrazioni tremende, gioendo nella bruttezza della joie de vivre, no, maligne, più infima e terribile. Mi (s)piace.

by Stefano Falotico, mia signoria

È meglio Ridley Scott (Gucci biopic coming soon) o il compianto fratello Tony? È meglio Shakespeare, Kenneth Branagh o il funambolico, stravagante artista tout-court Falotico? Chissà…


21 Aug

falotico

 

suicidioNo, non credo. Dopo un parziale giovamento, un inaspettato ringiovanimento, sento onestamente che sto morendo. In realtà, lo sto sentendo dall’età di tredici anni, non so neanche come, per miracolo, sia riuscito ad arrivare fin qua.

Ma me ne sto andando e, se già poco sentii la necessità di stare assieme agli altri e vivere quella che, volgarmente, viene definita socialità, alla mia età ho/avrei solo bisogno di vergare il mio residuo sangue nel trascriverlo di ultime, lapidarie memorie. No, non morirò in odore di santità poiché vergine non lo sono più dal 2003. E n’è passato, peraltro, da allora di tempo. E ne vidi tante.

Tre, forse quattro. Cinque e mezzo se consideriamo un capezzolo succhiato, una caviglia leccata e una mezza fighetta, no, sfigata da me subito sfanculata ma comunque, per pietà e grazia ricevuta, semi-baciata.

Fulgore, dolore, mormorii di restaurazione, illusione di salvazione. Amore o forse deperimento nella vita carnale che inganna ogni sacro pudore, traviandolo perdutamente nella più miserrima perdizione.

Giornate tumultuose, giornate in cui il tempo mio rinasce sempre più splendente. Macché. Come no…

Ma quale furore!

E, (non) inorgogliendomi sul finire di tale estate per me, sino a questo momento, entusiasmante, sorprendente ed estatica, ancora passeggio qualche volta malinconicamente nel rimestare le angosce ancestrali della mia anima che, dal mio ventre, no, dal mio profondissimo dentro, dopo tanto tenero, tenebroso e tetro essersi auto-sigillata in un caduco, quasi canuto eremo, è rifiorita come un’alba fulgidamente nitida che or asciuga ogni mio trascorso, crepuscolare tormento.

Applauso! Ah ah.

C’è poco da ridere. Ho davvero poco da vivere.

Paio Bruce Lee che, qualche giorno prima di andarsene, in cuor suo, come si suol dire, avvertì il tintinnio assai vicino della morte. Che presto sarebbe giunta a fargli visita. Spegnendogli ogni agonia. Sì, va bene, spegnere è transitivo. Io mi spengo, tu mi hai spento. Gli altri, più bastardi di te, ti spegneranno. Quindi, un cero accenderemo tutti assieme. Prima, ceneremo? Ah, le ceneri. Le feste, le felicitazioni, a tutti auguro condoglianze serene.

Con distinti saluti! Brindiamo, sì, alla salute.

Sì, oggi dovevo ricevere la prima bozza riguardante l’editing della mia nuova opera letteraria, provvisoriamente intitolata La leggenda dei lucenti temerari, per la quale firmai, un paio di settimane fa, un rinomato contratto editoriale.

Non posso ancora svelarvi quale casa editrice pubblicherà tale mio imminente, per l’appunto in via di pubblicazione, romanzo allestito secondo un personalissimo stream of consciousness. E come potrebbe essere altrimenti, data l’espressione stessa del flusso di coscienza che rende la scrittura così creativa e agganciata quasi esclusivamente alle sue sciolte sensazioni interiori riesplose e diveltesi svelte? Sveltamente, dobbiamo essere celeri. Acceleriamo! Ve l’ho detto, sto deperendo a vista d’occhio, sto sinceramente morendo e mi pare che la farsa filodrammatica allestita attorno alla mia persona sia stata già dimidiata, oserei risolta. Nessuno dalle sue colpe va assolto, in principio io, principe a cui fu concesso il lusso di non lavorare mai salariato, bensì a cazzo mio, io, responsabile involontario della mia funerea, tristissima depressione subito deflagrante in un perpetuo addio. Perentorio e spero grandioso.

No, non sono permaloso né malmostoso. La vita è costosa e io non ho più voglia di scervellarmi per prenderlo in culo da chi, per trombare, scopa pure le sue donne male a terra. E le sfrutta senza neanche offrire loro, prima del “dolce”, la frutta. A questi qui io caccio un rutto. Sono tutti brutti.

A scopo informativo, didattico e da tramandare ai posteri, questo mio scritto non dovete cagarlo.

Buttatelo nel cestino e poi pulite il pc, usando CCleaner o solo il WC Net.

Anche in questo siete inett’? Quasi quanto del demente di Nolan. Finalmente, stando ai primi responsi della Critica d’oltreoceano, in molti hanno capito che non solo Tenet sia un film più brutto di Inception, bensì hanno pienamente compresso, no, compreso che Robert Pattinson non scherzi in quanto a impresentabilità estetica quando non viene imbellettato da un visagista dei divi.

Io scrivo!

Affinché non accadano più brutture e orrori di questo genere… umano schifoso.

Ah ah! Secondo applauso! La folla è in visibilio. Io meno.

Son perfino a me stesso inviso.

Sono un moderno Ulisse che dopo una mia interminabile Odissea, osteggiato da dei figli di Troy, fu scambiato per Ettore e invece forse è più bello di Brad Pitt, forse soltanto è assai simile a Edward Norton di Fight Club oppure rappresenta una versione nostrana, sfigatissima eppur indubbiamente carismatica d’un Tyler Durden ante litteram e, a differenza di tal cafone borderline, è molto più acculturato e letterato sebbene decisamente meno palestrato?

Mia madre adora i mobili dell’IKEA, non ha mai letto in vita sua un solo libro di Chuck Palahniuk e va matta per gli oggetti in semi-cristallo di Swarosvki. Di mio, dopo aver vissuto per molti anni come una bambolina matriosca, dopo essere stato scambiato per un leninista-stalinista, più che altro fancazzista da gente lavoratrice solo di bullismo, sì, fui un abitante più che a Mosca in una cameretta con qualche mosca, dopo essere stato preso per un radicalizzato delle sue ansie più fanatico dei musulmani alla moschea, continuo ad adorare The Fly di Cronenberg e penso seriamente che, ripeto, se Christopher Nolan, viene paragonato a Kubrick, io batto Charles Bukowski solamente tutt’ora emulando il grande Lebowski.

Scrivo per Daruma View Cinema. E fui il primo, nella tarda notte di ieri, cioè di stamattina, a dare la notizia in Italia secondo cui Ridley Scott dirigerà Gucci. Un biopic con un cast da brivido, da far paura perfino ala strega di Biancaneve.

A interpretare Patrizia Reggiani vi sarà con tutta probabilità Lady Gaga. Secondo me, una donna bellissima. Sexy da morire sebbene, quando viene mal fotografata, può/possa apparire come Anna Mazzamauro che cerca di sedurre un uomo per niente fantozziano, ovvero Bradley Cooper.

Allora, chiariamoci, fringuelli. I capolavori di Ridley Scott sono tre e basta.

Cioè I duellantiAlien e Blade RunnerChi protegge il testimone vale vale solo per la milfona Mimi Rogers, l’ex di Tom Cruise.

Il gladiatore è un film assai sopravvalutato e non comprendo a tutt’oggi perché Russell Crowe abbia voluto vendicarsi di suo fratello Commodo. Uno che ebbe sempre una vita comoda e sposò la sorella di Keanu Reeves di The Devil’s Advocate. Non poteva chiedergli l’asilo, essendo in questo film, eh sì, Phoenix un eterno bambino, offrendo il suo reddito di cittadinanza a sua moglie che, in cambio, in segno di riconoscenza, diciamo, gli avrebbe fregato l’anima e soprattutto la voce di Luca Ward?

Connie, mah, io conoscevo il cane Lassie e Liz Taylor dagli occhi viola ma Brigitte Nielsen, no, Connie è rossa assai più caliente della moglie di Ridley Scott stesso, ovvero Gian(n)ina Facio. Una che stette anche con Rosario Fiorello, il quale amò (si fa per dire) un’altra rossa di fuoco, Katia Noventa.

Mentre la Facio (io, invece, chi mi faccio?), nel Gladiatore, ebbe lo stesso figlio avuto da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi ne La vita è bella. Interpretato da Giorgio Cantarini.

Eh già. Peccato però che, nella vita reale, Nicoletta sia sterile e Roberto la butti in farsa come nell’appena menzionativi suo film oscarizzato, facendo ancora Il piccolo diavolo e recitando l’Inferno di Dante…

Cantarini, alias Giosuè Carducci? No, Orefice. Però senza soldi per fare il gioielliere mentre Fiorello regalò i suoi gioielli a tutte di “Karaoke”, storpiando… la nebbia agli irti colli, piovigginando sale e, sotto il maestrale, urla e biancheggia il mare…

L’italiano medio non ha mai capito il senso di questo ritornello da Fiorello “adattato” in maniera sensuale, vero? Ah, d’altronde cosa ci si poteva aspettare dall’Italia? Un “Belpaese” ove la gente andava fuori di testa per Stranamore e rideva per o famo strano detto da Claudia Gerini, burina mai vista, di Viaggi di nozze.

Credono tutti al matrimonio. Sì, anche al mercimonio quando la moglie si dà al pinzimonio…

Povero Alberto Castagna, scoperto in castagna, per l’appunto, dalla sua ex moglie. Che lo scoprì a letto con Francesca Rettondini. A lei venne un infarto, no, rischiò solo di morire di crepacuore, a lui invece, purtroppo, capitò un mortale aneurisma. E capitombolò.

La Rettondini invece fece tombola e, coi soldi incassati dall’eredità intascata senza battere ciglio, le sopracciglia si rifece, non solo quelle, e frequenta ancora gente di “risma”. Capisc’ a me!

Non sono cazzate queste che vi dico. E Tony Scott non fu affatto un cazzaro.

In verità, se proprio devo esservi sincero, a me il Cinema di Brian De Palma piace perfino di più rispetto a quello del mio amatissimo Martin Scorsese. È folle, romantico oltre ogni dire, visionario come me. Non ha paura di nulla. Neppure di spingersi troppo oltre.

E, a prescindere da Artemis Fowl, sul quale comunque si può a lungo discutere, credo fermamente che Kenneth Branagh sia un vero genio.

Inserisce e infila Dave Gahan dei Depeche Mode con la grande Policy of Truth nel suo trailer di Assassinio sul Nilo e al contempo, nel film medesimo, recita anche nella versione originale con accento francese da Hercule Poirot che conosce a memoria un inglese per eccellenza, vale a dire William Shakespeare.

Di mio, tendo a scrivere libri di quasi 500 pagine che saranno letti da gente che mi stima e, alla pari di me, viene presa per il culo da chi è “sano”, cioè un professore dei miei stivali che della vita non ha mai capito niente.

Secondo me, costui è un coglione come Michael Douglas di Rivelazioni.

Ne vogliamo parlare poi di tanti medici? Per diagnosticare la celiachia a mia madre, impiegarono due anni. A questo punto, è meglio fare i modesti impiegati del catasto. Abbasso le caste!

La celiachia, fanculo la geriatria, la genealogia, la genetica, la fottuta psichiatria e il demente psicologo da cui va a farsi inculare, no, curare quella zoccola di merda di tu’ zia!

Per diagnosticare il “male incurabile” di Nanni Moretti, in Caro diario, vi misero infatti così tanto che, nel frattempo, a lui venne il fegato più amaro del finale devastante del Pasolini di Abel Ferrara.

E un magone più grande di quello da lui sottilmente, mirabilmente espresso nel film suo appena citatovi in cui omaggiò Pier Paolo con la sua memorabile, assai toccante scena del litorale di Ostia…

No, non sono furbo, non vedo il mondo da una prospettiva sbagliata, non sono un diverso.

Sono io. E certa gente, prima di dare fiato alla bocca, avrebbe dovuto capire assai prima chi io fossi.

Perché, quando mi arrabbio come Pasolini, succede veramente un gran casino.

Uno come me è “giusto” che sia odiato e invidiato a morte. Soprattutto da sé stesso. Io cerco di migliorarmi perennemente. Voi, mi raccomando, cari raccomandati, cercate di scrivere e dire ancora più stronzate e sarete laidi ma maggiormente stimati e amati.

Da chi? Vi seguono in tre miliardi di persone? E allora? Tutti falsi, tutti irreali.

In fede, un ateo e uno che non c’è più e presto neppure fisicamente vi sarà. Sarà morto clinicamente parando.

Finisco con una mia classica freddura à la Clint Eastwood:

– Lei cosa fa nella vita?

– Io, il pescatore?

– Lei, invece?

– Lo scrittore.

– Lei?

– Niente.

– Meglio.

– Lei?

– La prostituta.

– Cazzi suoi.

– Lei, signor Falotico, che fa?

– Faccio quel che posso quando la mia lei può. Non posso?

 

E, su questa sparata, scivolo ove so io.

Volete sapere dove?

Ve l’ho detto. Siete più ritardati di quel che pensai e penso.

Nella bara.

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di Stefano Falotico

Assassinio sul Nilo: cominciate le riprese, sì, sono un Hercule Poirot anche Pierrot, l’Agatha Christie che amò Helena Christensen, Chris Isaak, insomma, Cristo, che la forza sia con voi


05 Dec

death on the nile

Sì, Hayden Christensen/Anakin Skywalker merita il mio Darth Vader. Prendetelo e ficcatelo nel water.

Sì, io adoro Kenneth Branagh.

Lo persi per un po’ quando un mio sedicente amico volle persuadermi che Enrico V fosse un brutto film.

Non dovevo dare retta a quel sedicenne lì…

Mi accusò di essere Johnny Depp/Edward Ratchett di Assassinio sull’Orient Express.

Edward, detto Cassetti, ovvero un lercio farabutto dall’anima sporchissima.

Fui io stesso, dopo indagini e pochi atti probatori a mio favore, a smascherare il vile impostore che indusse, grazie alla sua malvagia manipolazione, tutti i passeggeri della carrozza estemporanea di quella mia adolescenza in viaggio di tal (r)esistenza da carrozzone da zoccolone, eh già, a darmi addosso.

E non fu una singolare tenzone, mica pugnette, solo pugni e calcioni.

No, non soffrii di nessuna teoria del complotto amletica. Purtroppo, tutti quanti presero un abbaglio.

Sì, mi ricordo che, a quei tempi, trascorsi le notti ad ammirare le forme di Shannon Tweed, regina dei softcore e ancora attuale moglie di Gene Simmons dei Kiss.

Quando, al tambureggiare dei miei capricci sessuali e dei miei turbamenti risorti in gloria dopo tante notti in cui ottenebrai i miei ormoni, immalinconendomi disperato, divellendo il mio candore, nel cantare a squarciagola Perdere l’amore, fui anche scambiato per Massimo Ranieri de La patata bollente. Detto il Gandi. Senza h.

Poiché apparve assai strano che, giunto che fui oltre la maggiore età, nel mio lungo peregrinare lungo le strade mal asfaltate della mia città soventemente piena di scostumati, uno come me potesse smarrirsi in qualche bar malfamato, sprecando le sue giornate ad ammirare la venustà altrui da tempo immemorabile oramai esaltate, sputtanandomi ad acclamare gli idoli hollywoodiani, dimenticando invece d’impugnare la mia bella statuina dorata.

Sì, fui costretto a smerigliarla e a non tirarmela più… da anarchico zen. Fui obbligato, giocoforza, a sverginarmi con la prima biondina di Donnie Brasco che mi fosse capitata, per l’appunto, a tiro. Per dimostrare che fossi un uomo e non un cazzone qualsiasi. Ah ah.

Ancora rammemoro quella notte nella quale la mia lei, con ardire della sua f… a ardente, attentò poco delicatamente alla verginità mia e, deflorando il frutto mio prelibato e da lei succhiato, da lei stessa presto sconsacrato, apparendole meritevole di forte svezzamento, in quanto sorprendentemente le fui provetto con far insospettabilmente caliente, urlò piacevolmente e volle di nuovo gustarlo svenevolmente, scopandomi ancora e ancora poderosamente, in ogni senso posteriormente.

Avvenne, eh già, l’indurimento e vi entrai dentro profondamente, oserei dire brillantemente. Sì, all’interno di questa vita carnascialesca che scordai, solamente allo squittire post-puberale della mia superata infanzia oramai andata a puttane, sentii vibrare nel mio animo un irresistibile desiderio di fottermi da solo, platealmente fottendomene, ché non puoi mai dire mai fine alla (s)figa e arriveranno, state tranquilli, altre botte pazzesche, fondendovi e confondendo l’uomo eretto in voi ché credeste d’averla fottuta rittamente, scoprendo invece non lei, bensì denudando la verità inequivocabile d’esser stati inculati bellamente.

Sì, tempi bui ove caddi nella depressione più nera, denominata selva oscura da Dante Alighieri, tempi immacolatamente (im)puri ora deturpati e irrecuperabili, eppur riempiti dal gaudio della mia poesia al(a)ta.

Sì, dopo la prima volta, fu un macello. Soprattutto ai danni del sottoscritto. Soprattutto danni e basta. Colei che mi sverginò, eh sì, dopo avermelo proteso, pretese che usassi il dopobarba e vestissi elegante come un dandy. Insomma, per farla breve, volle precocemente (in)castrarmi negli ingranaggi delle sociali maschere carnevalesche a me da sempre risultate scabrose e scioccanti e, altresì, volle “adultizzarmi”. Adulterando pure l’indole mia eternamente fanciullesca da Johnny Depp di Tim Burton.

Sì, non sposatevi e non figliate, ragazzi. Le donne v’inchiappetteranno, pretendendo da voi lo snaturamento della vostra emozionalità gioiosa, giocosa e intimamente cremosa poiché, dinanzi alle amiche, vorranno vantarsi di aver scelto come compagno un Cicciobello qualsiasi.

Meglio invece ancora perdersi nella notte come Owen Wilson di Midnight in Paris e non seguire più nessuna cura da Franco Battiato.

Non fatevi inculare… dal sistema, rimanete felicemente schizofrenici come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Vedeste cosa le combinò quello Jung? Per curarla dalla sua nevrosi, s’incarnò nella fantasia erotica di ogni teenager smorfiosa, sì, Michael Fassbender.

Le donne adorano Fassbender. Lo percepiscono come uomo forte, sicuro di sé, insomma un macho col mascellone da Ronn Moss di Beautiful eppur l’occhio da Shame. Cioè, diciamocela, un bel porcello.

Sì, le donne sono spesso ipocrite, miei fringuelli. A differenza di ciò che affermano nel quotidiano, ove fanno le san(t)e, vanno matte più di Keira… per un uomo dallo sguardo perverso. Lo reputano affascinante se lui le guarda di traverso. Che fesse…

So soltanto che Fassbender, ne L’uomo di neve, è veramente bollito e sexy quanto Val Kilmer dello stesso film. Ho detto tutto…

Di mio, che posso dirvi? Qui, le donne cercano le linguine, non solo allo scoglio, attenti allo scolo, quagliano poco ma vi vagliano e, se non spedite loro molti dispendiosi assegni, al massimo fantasticheranno di amori impossibili come in Uccelli di rovo. Ma, sostanzialmente, poco ovulano e friggono solo le strapazzate uova.

I maschi non stanno messi meglio, oggigiorno. Impazziscono, più della maionese, per la pornoattrice Brandi Love.

Poi, abbiamo pure le psicologhe. Donne che, prima di diventare tali, cioè mai, poiché crebbero solo con cazzi per la testa dopo quelli (ap)presi fisicamente nei liceo pedagogici, ora vogliono curare, cioè inculare i pazienti che guardano i film di Rainer Werner Fassbinder e di Herzog Werner.

Fottendoli a base di pasticche. Intanto, dopo aver sedato i loro pazienti, vanno a ballare col burino che le impasticca. Uomo analfabeta che però può garantire loro la bella villa, la bella vita e un po’ di divertente idiozia, si fa per dire, per far ridere le loro facce dal colore lilla.

Donne di siffatta (s)fattezza giudicano gli uomini come Pasolini non adatti a una società ove il valore maggiore è avere l’addome più piatto da esibire su Instagram.

Gli uomini vanno pure (di)dietro a queste. Poiché così è l’andazzo e allora pensano che sia meglio sbattersene… il cazzo.

Ecco, vorrei concludere con questa mia intuizione ficcata qui come viene…

Una volta, chiesi a un mio amico:

– Mi mostreresti, per piacere, sempre che per te non sia di troppo disturbo, la collezione dei tuoi libri, dei tuoi cd e dei tuoi film preferiti?

– Certo. Perché no? Ma non capisco il motivo di tale tua richiesta. Che vuoi vedere? Cosa vuoi appurare?

– Da ciò che ami, anche virtualmente, capirò com’è la tua anima.

– Suvvia. Che stupidaggine. Sarebbe come dire che, se mi piace Bob Marley, sono uno che sogna pace e libertà utopistica.

– Già, è così. Che poi tu ti trova nelle condizioni, anche economiche, per cui sei diventato cinico e realistico, è un altro discorso. Ma, in cuor tuo, batte la selvaticheria dell’uomo puramente ruspante e speranzoso che il domani sia egualitario e per tutti allegro e migliore. Insomma, scintillante!

– Dunque, seconda questa tua teoria, io sarei come Ryan Gosling di Drive solo perché ne ho il Blu-ray?

– No, in realtà non lo sei. Ma, istintivamente, a livello inconscio, ti sei riconosciuto nelle atmosfere e nella poetica di questo film.

Non sei uno stunt e non sei violento. Ma in te, nel tuo arcano spirito profondo e ancestrale, non v’è un uomo, qual sei, spaurito e forse dimentico della tua grinta oggi sparita.

Quando cala la notte e sarai solo, amico, guardati allo specchio e non mentirti.

Non sei Gosling di Drive, altrimenti ti arresterebbero. Ma in verità lo sei, eccome. Mio scioccone. E non fare lo scroccone.

Lo so. Siamo tutti dei coglioni, non fare neanche il marpione. Io sarò pure un volpone ma tu certamente sei proprio un bambagione.

Ecco, l’artista, bravo o scarso che sia, magnifico o impresentabile, aspirante tale o fallito tal dei tali, è colui che è riuscito, perlomeno ha provato, a scorporare l’interiorità della sua anima e del suo misterioso sentire per ricrearla di flusso estetico-emozionale, forse anche etico, educativo o non, propedeutico o meno, persino nichilistico o apparentemente osceno, a un’altra anima a cui offrire, si spera empaticamente, il suo esser(le) dentro.

– Ah, capisco. Per questo non ha funzionato fra te e quella che t’ha sverginato? Le sei entrato dentro ma, a lungo andare, non hai sentito un cazzo perché tu ami il Cinema di Clint Eastwood mentre lei vuole solo ragazzi con la 44 Magnum.

– La 44 potrebbe esservi stata, anzi, vi stette anche fra le tette, onestamente, ma non sono un tipo da grilletto facile… e mezze calzette.

 

Dopo questa freddura, accendo il termosifone.

Insomma, accendo il mio Falò. Fu solo Molto rumore per nulla.

Nel bel mezzo di un gelido inverno, incontrai Emma Thompson ma lei mi mandò a fanculo.

Al che divenni Charles Bronson e le suonai l’Harmonica da stronzo, giustiziandola nella notte Fonda come Henry, senza però pioggia di sangue, trattandola da Claudia Cardinale de I soliti ignoti.

Poiché in fondo in fondo, sì, posso garantirvi ch’è una mignotta e le preferisco un Gianduiotto.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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