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La nobile arte del doppiaggio spiegataci da Pino Insegno e i metodi Stanislavski e Lee Strasberg “impartitici” da Stefano Accorsi


27 Dec

Lasciami+Andare+Closing+Ceremony+Red+Carpet+cVGqgmd43WhlSu suggerimento di un mio amico, ho guardato ed ascoltato molto volentieri le interviste del celeberrimo Marco Montemagno rivolte rispettivamente a Pino Insegno, doppiatore oramai provetto e fortunato ex marito della bella e sexy Roberta Lanfranchi, oggi sposato con l’altrettanto pimpante e sgambettante, no, sgambata e non so se in gamba, Alessia Navarro, e a Stefano Accorsi, famoso testimonial indipendente, no, pagato in modo davvero rimarchevole, forse un po’ da marchettaro, indimenticabile nel Maxibon ché two gust’ is megl’ che one, detto in cadenza strascicata alla bolognese di s alla James Bond/Sean Connery menzionato da Insegno, celebre Dino Campana sui generis di Un viaggio chiamato amore per la regia di Michele Placido. Dino, uomo per nulla placido, abbastanza turbolento, molto simile invero all’Accorsi de La stanza del figlio di Moretti Nanni. Dino, non quello di dammi un Crodino ché mi devo rifare la bocca di un altro sport, no, spot degli anni novanta arcinoto, quasi da circolo Arci, Dino, molto poco campano, infatti fu di Marradi in provincia di Firenze, “pazzo” alla stregua del pittore Giuseppe Arcimboldo, assai meno banale di Massimo Boldi, Dino, da non confondere con Dean Martin e con George Clooney del Martini. Ah ah. Comunque, a Lisa Snowdon, ex di Clooney, preferisco Colombari Martina.

Stefano Accorsi, protagonista popolare di Radiofreccia, interprete di Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni. Ho detto Negroni, da non confondere con l’illustre, oserei dire egregio signore, no, esimio cocktail dello stesso nome. Che piace molto alle signore così come l’Accorsi, ragazzo dai sani valori, più che altro da Antica Gelateria del Corso con limonate e peperonate servite in modo macchiato caldo alle sue ex donne più gustose d’un frappè al cioccolato.

Ho detto Jack Frusciante, fra l’altro. Non Federico Frusciante, gestore della videoteca Videodrome di Livorno che omaggia il capolavoro omonimo di David Cronenberg, ho detto Jack Frusciante, da non scambiare con John Frusciante, straordinario chitarrista epocale dei Red Hot Chili Peppers.

Ho detto Red Hot, da non confondere con hotdog, da non scambiare per una chat erotica.

Comunque, molta gente è tarda di comprendonio e, per anni, confuse Hotmail per un programma, in tarda serata, con Manuela Falorni, detta Venere Bianca. Ho detto Venere Bianca, da non confondere con la Black Dahlia, da non scambiare con David Bowie, detto il Duca Bianco.

Tornando a Nanni Moretti, bisogna avere gusto a tagliare il Mont Blanc, forse anche a digerire chili di Nutella da una confezione gigantesca in Bianca. O no? Oppure inevitabilmente ti viene il fegato amaro se vieni puntualmente snobbato da Laura Morante della quale sei da sempre innamorato.

E non c’è verso che lei ti caghi anche se le dedichi i migliori, più alti, poetici, deliziosi e squisiti versi. Sei un tipo introverso, forse, a lei forse piace Enrico Lo Verso.

Accorsi con Lo Verso girò Naja, Laura tanti ne girò, non te la dà e ti dice solo: stai buono, anche se sei maxi-bono come Stefano, vai a nanna.

Ho scritto Red Hot Chili Peppers. Da non confondere con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, da non scambiare con gli anfibi Dr. Martens.

Stefano Accorsi, ex marito di Laetitia Casta. Scritto senz’accento sulla a di… ammazza quanto sei bona.

Laetitia, donna tanta, donna però non tanto castana naturale. O forse è davvero bionda e casta? Lo sa Louis Garrel. Se fossi in Louis, la lascerei subito. Una così attizza mille sguardi e non so come faccia, il Garrel, a non essere ancora impazzito come Dino Campana.

Stefano Accorsi, ora sposato con Vitali Bianca.

Ecco, interviste molto belle quelle di Montebianco, no, di Montemagno e risposte garbate dategli dai suoi intervistati. Uomini più fortunati di chi, per dirla alla Lino Banfi di Al bar dello sport, ha vinto il Montepremi.

Però, non esageriamo nell’autoglorificazione. È vero, sì, Pino Insegno ha fatto la gavetta e ora, dall’alto del suo apprendistato e del suo rimarcare vanagloriosamente che è/sia un professionista (nell’intervista l’avrà ripetuto ed evidenziato, con voce stentorea, almeno diecimila volte), vada giustamente orgoglioso dell’essere cresciuto esponenzialmente come doppiatore dopo la sua parte da “Oscar” di Roberto Vacca nel “capolavoro” Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone con Andrea Roncato, bolognesissimo, ma m’è parso troppo imbrodante quando ha modulato la voce nel farci sentire come s’impostino le corde vocali per recitare un audiolibro con delicati, romantici melliflui toni toccanti.

Di mio, su Audible, vi sono miei tre audiolibri da me recitati. Presto, saranno quattro e non mi sono avvalso della compagine tecnica di Pino. Non sono così ben attorniato. Non ho neanche come strumentista Pino Donaggio. Sapete che farò? Andrò alla gelateria Pino e gusterò un cremino, forse mal digerendo il mio essere spesso un cretino.

Pino che, nel ri-doppiaggio di De Niro nel secondo Padrino, a dircela tutta, fa sinceramente un po’ schifino…

Per quanto concerne Accorsi, che dirgli? Come Primo Ministro in The Young Pope di Sorrentino, be’, è meno credibile dell’attuale Presidente del Consiglio quando sostiene che non vi saranno altri lockdown e, nel mentre, dietro di lui assistiamo al volto da sfinge assai bugiarda del Casalino…

Accorsi, Il giovane Casanova, ci vorrebbe far credere che, per interpretare Made in Italy, utilizzò i metodi Stanislavski e Strasberg.

In tal caso, è meno credibile di Al Pacino come psichiatra forense in 88 Minutes.

E di De Niro in Nascosto nel buio. Poiché dubito che il Bob, per la parte dello psichiatra specializzato nell’infanzia che vuole fare sesso con Elisabeth Shue, la co-protagonista di Karate Kid e allo stesso tempo di Via da Las Vegas, educando una ragazzina in questo film più brava di lui, Dakota Fanning, abbia adottato un metodo recitativo d’immedesimazione alla Raging Bull. Rivolgendosi, per lo studio del personaggio, a qualche psichiatra del reparto SPDC dell’Ottonello dell’Ospedale Maggiore di Bologna ove, probabilmente, saranno ricoverati ragazzi con insanabili disturbi paranoici e deliranti, affetti da fobia sociale e maniaci depressivi con gravi tendenze al suicidio a mo’ di Angelina Jolie di Ragazze interrotte o della figlia di Meryl Streep, assieme alla sanissima, non proprio santa, Amber Heard, quest’ultima nei riguardi di Depp stronzissima, in The Ward di John Carpenter.

Una volta, un bolognese d.o.c., sì, di origine controllata, non Accorsi, nemmeno Andrea Roncato, neppure io, nato al Sant’Orsola, ovvero Pier Paolo Pasolini, soprattutto nella versione di Abel Ferrara con Willem Dafoe, disse:

l’inferno sta salendo da voi.

Ecco, non sono Pasolini, non sono così esaltato da credermi un chitarrista come Frusciante…, a malapena infatti so suonarmele da solo quando mi flagello perché sono troppo bello per non essere emarginato, traducibile letteralmente con indiavolato, no, invidiato, sono molto autoironico in merito alle mie epiche sfighe passate ma non desidero che Insegno m’insegni a recitare il ruolo che mi sono cucito addosso più delle stigmate di Padre Pio. Non amo le false zie e le donne fintamente pie.

Quale sarebbe questo ruolo? Quello di Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo? No, quello di Sylvester Stallone in First Blood.

Traducibile in… tutti pensano che io sia un povero pazzo coglione.

Ecco, in effetti Rambo è lo scemo del villaggio. Infatti, Pino Insegno e Stefano Accorsi non sanno recitare Dante. O forse sì. Secondo me, sarebbero bravissimi.

Ma li reciterebbero a modo loro. Il modo Falotico è un altro. A dirla tutta, non m’identifico in Rambo. Tipo troppo cattivo. Facilmente permaloso oltremodo.

Sono uno sfigato come Rocky Balboa.  Me ne sto per i falliti, no, fatti miei. Non voglio però essere provocato da nessun Ivan Drago o da qualche fanatico di Stalin. Neppure dal nuovo Charles Manson o da Mason Dixon. Sapete com’è. Qualcuno… potrebbe prenderla a male, si potrebbe arrivare alle mani e io potrei prenderne davvero tante… Sì, mi macellerebbero. Avrei la faccia fracassata. Ma anche loro tornerebbero a casa con le stampelle. Sono un rompiballe? Citando Vasco Rossi, spesso sovreccitato, no, sovrastimato e troppe volte, a sproposito, citato:

Forse non lo dici, però lo sai, e non andrai in para… diso

Forse non lo dici, Però lo fai… E questo non è mica… bello

COME STAI, Stefano? Bene, grazie, si tira a Campari. Sì, un Campari è meglio che campare.

Come state, compari? Non è che avete sposato una comare?

A parte gli scherzi, Accorsi è parecchio migliorato. È cresciuto. Non era difficile. Stando con Laetitia, crescono tutti…

Pino Insegno è un maestro del doppiaggio.

Io invece sono esperto di doppiette.

Come dice il grande Terence Hill in Lo chiamavano Trinità…

Non c’hai capito niente, eh? Te lo rifaccio, se vuoi.

Lo chiamavano Bambino come Bud Spencer ma, a essere sinceri, senza girarci attorno, centrando appieno il bersaglio, sta diventano molto, molto duro.

Insomma, passano gli anni, sono rimasto un volpino o forse solo sempre più col pigiamino…

E pensare che molti credettero che fossi Michael Douglas di The Game.

Mi piacerebbe avere un fratello come Sean Penn. Almeno lui è ricco, nella realtà.

Di mio, sono come Gaetano Rino.

Sì, è bruttissimo essere figlio unico. È bruttissimo anche essere fratelli, oppure gemelli.

Se sei figlio unico, ogni botta che prendi, eh già, devi condividerla con la tua immagine allo specchio.

Si spera che non sia quella dell’agente Cooper dinanzi al fantasma di Bob… De Niro?

Se hai un fratello, forse tuo fratello andrà con nostra sorella. E se nostra sorella fosse Gianna? Se sei gemello omozigote, forse il tuo gemello è comunque diverso, in una cosa, da te. I suoi gemelli sono più grossi. Forse aveva ragione Loredana Bertè.  A un certo punto della tua vita, batterti contro ogni Bull Harley della Letteratura è una sfida che puoi indubbiamente perdere. Ma c’è un però. Di solito, tutti gli scrittori sono monotematici. Dostoevskij, per esempio, era pessimista. Edgar Allan Poe era fuori come un cavallo. Lovecraft credo che non abbia mai mangiato una sottiletta Kraft. Di mio, penso di cambiare sempre registro. Cambio la presa come Lincoln Hawk.

Apollo Creed aveva ragione, invece, ad avere paura. Aveva capito subito che Rocky era più forte. Facendo lo stronzo, voleva suggestionarlo ma gli andò malissimo.

Anche a me, anche a te, anche a noi. Se v’illudete che non sia così, ne prenderete molte…
Beati voi.

di Stefano Falotico

Raramente, anzi mai, imparo come si sta al mondo: Pippo Inzaghi è una pippa, c.v.d., e una lunga riflessione sugli attori e su questo decantato, patetico amore


27 Aug
SCARFACE, Al Pacino, 1983

SCARFACE, Al Pacino, 1983

Sì, nonostante in tantissimi abbiano tentato d’impartirmi regole comportamentali atte a imborghesirmi, e dunque a intristirmi, per adattarmi alla frivola mercanzia impiegatizia di massa, come Spartacus spacco sempre le catene dell’imbecillità e della mediocre adempienza alla collettiva scemenza. Vivendo perennemente a modo mio, oggi con far altero e duro da Jon Bernthal di The Punisher, domani da amante di Dario Argento prima maniera. Chiudendomi nel mio loculo e assistendo dalla mia finestra al cimitero ambulante di questa società sempre più edonisticamente sciocchina.

E mentre voi vi funestate in patemi d’animo, e mi complimento coi vostri fegati, davvero tosti, io mi allieto con canzoni maledette, planando nel cielo delle vostre ansie per invogliarvi a qualcosa di piccante e dunque peccante. Sì, peccate pure, non abbiate alcuna remora e mostratevi nella nudità della vostra eterna fanciullezza, rinunciando alle vetustà delle vostre anime impigrite nell’adattamento più bieco, mentitore delle vostre istintive, innate pulsioni. Datevi di tutto cuore e voi, donne, datemele di gran ardore.

Come volevasi dimostrare, Inzaghi è un pippone…

Sì, dopo due partite di campionato, il Bologna ha totalizzato soltanto un punticino, segnando la bellezza di zero goal. Accontentandosi di un pareggino nelle scorse ore contro il Frosinone! Ecco, questa squadra blasonata, che un tempo faceva tremare il mondo, ora si è ridotta a chiedere la carità alle neo promosse.

Io in tempi non sospetti (e vi basta ripassare i miei scritti) dissi che Filippo, detto Pippo, Inzaghi ci avrebbe trascinato dritti in serie B. Sì, è l’uomo troppo magro di cui diffidava Giulio Cesare. Un uomo troppo donnaiolo per essere un allenatore “spirituale” alla Mazzone, incapace d’infondere ai giocatori il piacere vero del sudore, della passione, del furore! Uomo berlusconiano che, appunto, militava nel Milan scudettato, che si circondava di zoccole che non usavano bene il sapone! E dunque io dissi che un uomo così non può essere un trascinatore, perché è troppo pieno di sé. E nei suoi occhi vi è smodato, arrogante osé.

I falli, no, i fatti mi stan dando ragione. E stiamo assistendo, noi tifosi felsinei, a un orrore. Una difesa tenuta su con l’Attack, un centrocampo inesistente, un attacco fantasmatico.

L’altro giorno, ho beccato perfino Blerim Džemaili vicino alla moschea delle mie parti. Sì, nella mia zona, da anni hanno elevato una moschea e, ogni venerdì all’ora di pranzo, tutti i musulmani si riuniscono a pregare. Quand’è che inizia pure l’ambaradan? Ah no, scusate il Ramadan? Ah, capisco, ogni anno cambia in base alla luna crescente di Maometto che non sa se andare alla montagna o sui colli bolognesi. Sì, per tutto l’arco del Ramadan, i musulmani si tappano in casa, hanno il coprifuoco, manco se in giro ci fosse Dracula. I musulmani, si sa, non mangiano carne di maiale. Nella mia vita, ho visto cose da La cosa.

Sì, vidi un arabo parlare in greco antico, che per sbaglio azzannò un hamburger che lui pensava essere carne di pesce. E allora, distrutto dal suo gesto offensivo nei confronti di Ali Babà, no, Allah, emise un gemito gutturale come De Niro nel finale di Cape Fear, quando parla tutte le lingue di Babele, quindi si sbudellò simil Udo Kier di Cigarette Burns, estrasse il corpo del reato, e urlò: – Porco Dio, non mi fotti suino! Io mi reincarnerò in un babbuino ma non sarò condannato alla maledizione per aver mangiato questo bocconcino.

Sì, DZEMAILO che, da quando non sta più con quella super gnocca mai vista dell’ex moglie, si è spompato (e dire che doveva essere il contrario perché m’immagino quanto si facesse spompinare…), è di origini albanesi. E quindi può darsi che sia di questa religione tanto odiata da Salvini.

Il signor Blerim che, detta fra noi, indossava una tuta da metalmeccanico dell’osteria numero uno…, la dovrebbe finire di pregare il suo dio e pensare a giocare. E non fallire reti clamorose. Ce la possiamo dire? È un bidone!

E adesso vado a buttare la spazzatura.

 

Attori si nasce e io modestamente lo nacqui

Sì, Federico Frusciante è intervenuto sul mio post che ha incensato McConaughey. Sacramentando che invece, a suo avviso, nonostante le sue recenti, lodevolissime prove, Matthew rimane un mezzo deficiente.

Ciò fu causa di discordia nei suoi riguardi e gli consigliai di riguardare True Detective. Ma Frusciantone mi redarguì, sostenendo che un attore è sempre bravo se diretto da un grande regista. Al che, si è scatenata una discussione cinefila. E lui ha asserito che soltanto una decina di attori, che si contano sulle dita di due mani, anche perché tre non ne abbiamo, sono stati capaci di elevare materiale scadente e nobilitare film mediocri. E fra questi ha annesso Marlon Brando, Steve McQueen e Bob De Niro. Al Pacino, no?

La questione è invero assai complessa. Diciamo che ci vuole la faccia giusta al momento giusto. Voi ve lo vedete Carlo Verdone in Trappola di cristallo? Carlo è attore di razza, colto, classico, ma nel Die Hard ci vuole un cazzone come Willis. Vera faccia da schiaffi. Un culone!

Come dire. Voi ve lo vedete il Falotico in una commediaccia alla Porky’s con un’ambientazione da isole Bahamas e cinquecento zoccolone che gli ballano intorno?

No, il Falotico è uomo da film di Lav Diaz, di Jim Jarmusch, un man quasi woman da Bergman. Ma comunque se voleste offrirmi una cena “vivace” con qualche pornostar americana, mi “ambienterei” alla nuova situazione con versatilità da fragolina. No, da fregolismo. Da sfregamento, più che altro.

Il Falotico è mutevole, oggi ha l’occhio lesso e lo pigli per fesso, domani cuoce in padella tante “fesse”, perché a voi mette le corna, essendo scopante e scoppiettante come un oleoso popcorn.

Non sai mai che farà, chi si farà ma soprattutto come s’inculerà. Ah ah.

Insomma, un attore magnetico! Che catalizza gli sguardi e che buca lo schermo… sì perché, alle donne represse che fanno solo il bucato, fa schifo mentre ai drogati bucatissimi non può star simpatico. E dunque spacca di brutto! Soprattutto le nocche della sua mano, cara la mia gnocca!

 

L’amore è una bugia che vi fa sentire uomini e donne migliori

Uno dei grandi problemi dell’italiano medio è la sua ipocrisia. Può trovarsi la donna più bella del mondo davanti, lei ci sta, e lui:

– No, sai, sono sposato. Io credo alla fedeltà. E poi io non faccio mai sesso. Io faccio l’amore. E devo essere innamorato.

 

Be’, sì, pur di rispettare falsissimi codici etici, l’uomo e la donna italiani scopano solo quando sono innamorati. Anche se non mi spiego come mai l’Italia sia uno dei paesi a più alto consumo pornografico.

Ho detto tutto.

No, non sono cinico. Credo che se, nella nostra vita, incontriamo l’amore vero, siamo fortunati. Ma, tornando a Inzaghi, la signorina Alessia Ventura, all’epoca, ebbe proprio il culo sfondato a incontrare un miliardario come Pippo.

Sì, amore purissimo, “certissimo”.

 

Anche oggi l’ho sparata.

 

 

di Stefano Falotico

 

Molte persone s’incazzano quando si sentono prese in giro, io non m’incazzo mai, nemmeno quando mi girano


02 Jul

Questa è una delle perle del Falotico. Tenetela a mente quando capirete che avevate creduto di diventare presidenti degli Stati Uniti e scoprirete che vi hanno “bocciato” anche per fare gli scrutinatori al seggio della frazioncina con quattro gatti.

Ora, facciamo il punto della situazione…

1) Molte persone s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono dei premi Nobel.

2) Molte donne s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono Monica Bellucci.

3) Molte persone s’incazzano se si sentono prese per il culo. Non è una presa in giro dire loro che non sono Brad Pitt.

 

Al che interviene la solita “rompicazzi”…

– Nemmeno tu sei Brad Pitt.

 

Risposta bruciante del Falotico con faccia da culo imbattibile.

– Infatti, sono meglio.

 

Ah ah.

 

Ora, molte persone che mi conoscono pensano che io le prenda in giro quando dico loro che sono il più grande attore della Storia.

Suvvia, non si devono incazzare. È palese, come si suol dire.

Ecco la posa da intellettuale maudit un po’ sognatore e un po’ coglione.

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Ecco la posa da Mickey Rourke che ha bevuto 500 gocce di Valium.

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Ecco la posa da miglior imitatore di Robert De Niro. Anzi, ve ne offro due al prezzo di una.

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Ecco la posa da pirla. Un pirla che sa…

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Ecco la posa da piacione simil-Matthew McConaughey.

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Ecco la posa da clown di Pennywise, incrocio fra Tim Curry e Bill Skarsgård.

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Ecco invece la posa, appunto, da presa per il culo sia beffarda che plateale.

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Ecco la posa da uomo assonnato, probabilmente rintronato.

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Ecco la posa da uomo che possiede il fascino del cazzone, il sex appeal del lupo di mare, la testa di uno che sembra poco sveglio ma ha un uccello micidiale.

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Ecco la posa da occhialuto.

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Ecco la posa da scaricatore di porto un po’ alla Claudio Amendola.

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Ecco una posa intelligente, nonostante il “profilo basso” della testa all’ingiù.

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Ecco la posa di uno che pare dica fra sé e sé: sì, ma che cazzo vuoi?

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Ecco la posa da genio.

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di Stefano Falotico

Genius-Pop

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