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Il cuore nero degli uomini, episodio capolavoro di The Punisher, intanto frana tutto tranne io, e torniamo su C’era una volta in America


31 Jan

Ebbene, nel video mio su YouTube postato ieri sul mio canale, da me tagliato e corretto, forse non sono stato chiaro. Di questo film, come sapete, oramai esistono cinquemila versioni e non si sa più quale sia quella giusta.

Nel 2003, fu realizzato un dvd col nuovo doppiaggio di Stefano De Sando e Luca Ward, poi il film è stato restaurato e presentato a Cannes, dunque la Warner Bros ha rilasciato un’edizione estesa ma la compressione video non era granché e si pensò bene, a distanza di qualche anno, di realizzare un nuovo Blu-ray per la Eagle Pictures, attualmente in vendita dappertutto. Quello invece della Warner Bros è fuori catalogo.

Questa nuova edizione contiene le scene aggiunte in inglese e mantiene il doppiaggio storico con Ferruccio Amendola che doppia De Niro/Noodles.

In tv, passa a volte la versione con De Sando, a volte quella integrale, a volte invece quella tagliata. Eccetera eccetera. Un bel casotto. Sì, si chiama così l’episodio nove di The Punisher 2.

Ma è invece sull’episodio dieci che voglio concentrarmi, ovvero Il cuore nero degli uomini.

Frank Castle e Billy Russo sono due “pazzi” irrecuperabili. La dottoressa Krista Dumont lo sa. Due che ostinatamente combattono la propria assurda guerra, due uomini perduti nella nebulosa dei loro reciproci traumi incurabili.

L’unica cosa che probabilmente differenzia Castle è il fatto che lui ammazza solo i cattivi. Russo invece ammazza anche i buoni, anzi, soprattutto quelli.

E se Castle invece, distratto, sbagliasse mira e ammazzasse donne innocenti?

Ecco il suo tallone d’Achille. E nel finale splendido di quest’episodio “psicanalitico”, incentrato su tali due personalità antitetiche ma al contempo speculari e con un passato simile, un finale alla Full Metal Jacket, Castle crolla. E le sue certezze, che comunque erano assai precarie anche prima, vacillano. Perché si accorge che, senza neppure accorgersene, sparando all’’impazzata, ha trucidato chi non c’entrava nulla, compiendo involontariamente una strage devastante a danno di vittime inermi.

Intanto il Pilgrim diventa una furia sanguinaria e predica mentre una bagascia gli “rilascia” un pompino dolce. Sì, la bagascia lecca le sue ferite da peccatore mentre lui fanaticamente vaneggia ancora insanguinato in viso. Altra scena cult.

Ben Barnes grandissimo. Bravo oltre ogni limite. Stiamo viaggiando veramente su livelli straordinari.

 

Invece ieri, il paese natio dei miei genitori, è stato travolto da una frana potentissima che ha divelto e fatto crollare vecchi edifici e smembrato il centro storico cittadino.

La gente del posto, in preda a urla comprensibili ma “terrone”, anziché preoccuparsi delle possibili vittime travolte dalle macerie, ha girato video vanitosi per mandarli alla tv locale e avere i suoi 5 minuti di presenza televisiva.

Ho detto tutto.

 

di Stefano Falotico

The Punisher 2: siete veramente penosi, parola di Frank Castle, uomo rompiballe, soprattutto delle sue


12 Jan

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 Come vedo il futuro di questa triste umanità? HO DETTO TUTTO

apocalypse

Sì, tanti anni fa credevo che la realtà fosse enigmatica, un rebus. Non prendevo neanche più l’autobus, la mia esistenza era un rompicapo, rimediavo batoste devastanti a tutt’andare. Da nessuna parte andavo ma mi ci mandavano. Agghiacciato da un mondo che mi appariva divorante, squagliato nella sua idiozia perpetua, procrastinata in solite settimane lavorativo-scolastiche per aspettare il giorno festivo in cui, stravaccati, guardavate Buona Domenica. Nell’attesa che alla tettona Sara Varone scivolasse, nel vostro “passatempo” preferito, il reggiseno. Allupati e arrapati come non mai, eravate ipnotizzati da tutte quelle ballerine scosciate che si dimenavano mentre ve lo menavate, tentando il giorno dopo di spacciarvi per uomini ben migliori di Pierino ma invero rifornendovi dallo spacciatore. Sì, dicevate che il vostro film preferito era Light Sleeper di Paul Schrader ma in verità vi dico che il vostro era solo un esistenzialismo di maniera, ve la tiravate… da maledetti col poster di Kurt Cobain nella cameretta ma per lo più eravate già più impasticcati nel cervello di quella strafatta di Courtney Love. Col passare degli anni, quando le vostre botte di culo son passate, quando gli ani da fottere son diventati più duri e la vita ora vi si è mostrata in tutto il suo allucinante splendore nudamente terrificante, avete finalmente preso coscienza.

Il pasto nudo!

E finalmente vi siete accorti che i moniti che vi lanciai tempo addietro, quando invece mi pigliavate tutti per il didietro, si sono tragicamente avverati. Tutte le vostre bacate illusioni sognanti momenti di gloria alla Vangelis si son dissolte come neve al sole e forse qualcuno di voi, il più lucido e coerente, più veritiero e coscienzioso, meno menzognero, è ora su una nave ad ammirare i delfini di notte che, zampillando nell’oceano, v’inducono ancora a esser speranzosi per albe migliori.

Sì, prima o poi approderete su una verdeggiante costa con la vostra camicetta Lacoste e dopo esservi creduti Kevin Costner e, dopo una vita in cui avete costeggiato la vostra natura selvaggia da Rapa Nui e Balla coi lupi, reprimendola dietro il paravento di chimere effimere, finalmente ignudi, spogli di tutto, troverete su un’isola felice il vostro porto cheto, attraccando nella boscaglia di una donna selvatica e con lei immergendovi in amplessi fluidi ai piedi di una rinfrescante cascata.

Ricordate però che non siete Tom Cruise di Cocktail. E non scoperete né Elisabeth Shue e nemmeno Brooke Shields di Laguna blu. Ma sì, forse ve le scoperete. Sai quanto me ne fotte.

Ah, qui gli asini cascarono. Nell’isola ove King Kong fu padrone degli ominidi che siete sempre stati, nell’adorazione pagana d’idoli di cartapesta. Urlaste Madonna impestata nei momenti in cui la vostra ambita ragazzina del liceo non ve la dava nonostante vi foste per una buona volta affamati, no, affannati a studiare con dedizione la preistoria per elevarvi un po’ dai tabù primigeni di una vostra testa sottosviluppata da uomini di Neanderthal. No, non ve la chiavaste, da soli vi deste martellate sulle palle con la clava ma poi, fingendovi dei bravi cristiani, figli di famiglie catto-borghesi, vi riunivate in conclave affinché un amico della vostra cricca, della vostra malsana congrega, vi elevasse a signore delle mosche. Sì, quel celeberrimo romanzo della controcultura che voi non avete letto. Mentre voi, uomini, desiderate Leotta Diletta e voi, donne frust(r)ate, vi dilettavate nei letti, sognando Christopher Lambert il Greystoke, sì, quello delle scimmie e quello adatto a voi, le sceme. E, ancor pubescenti, in malfamati pub di rock and roll ebefrenico, agognavate un pompino nel bagnetto con una zotica parimenti decerebrata. Zac alla cerniera e si gonfiava il muscolo alla Efron come una mongolfiera, mie fiere. Ma non potevate di voi andar fieri. Che schifo. Una vita da finti studentelli soltanto per arrivar a giocar di uccelli. Sì, eravate dei velociraptor in erba, nel senso di canne, nell’attesa delle ferie. Oh, mio Dio!

Vi misi in guardia dai pericoli di una noiosa vita borghese piatta ma mi scagliaste contro epiteti allucinanti, maltrattandomi da sguattero che non faceva un cazzo e non faticava neppure per lavar i piatti.

Ah, mie piattole, vi struggevate per le belle coscione di quella dolce e giovine passerina che in tutù viaggiava sui pattini, immaginando di farle totò sul popò, svegliandovi da una vita da Qualcuno volò sul nido del cuculo, nel vostro far cucù di volatile uscito dal guscio, sciogliendo le vostre rabbie da adolescenti fustigati da genitori castranti, vi scaldavate per film meno cinici delle vostre finte arroganze da teenager incazzati e già persi, eppur sognavate di succhiar i capezzoli della burrosa Jennifer Connelly, stuzzicandovi in onanismi forse davvero degni d’una purezza oramai estintasi nel bieco, ingannevole porcile a cui, goderecci e or con panze piene, avete abdicato in nessuna remissione dei vostri peccati anche piccanti e dei vostri, vivaddio, atti impuri auto-lo(r)danti. È tutto oramai un prenderla a culo nello sfogatoio di bacheche Facebook per morti dementi più lugubri degli zombi di Romero. Una cantilena davvero mortificante e tristissima d’invettive quotidiane, di vacui e sterili esibizionismi isterici per cui, adoperandovi a sfoggiare millantati talenti pur di ottenere i vostri 15 minuti di celebrità alla Andy Warhol, rimediate solamente cinque minuti netti e scarsi di commenti denigratori a cui, costernati da tali offese giuste e sanamente cattive, opponete la patetica resilienza angosciosa d’ire represse di colpo esplose che, impunite, replicano agl’insulti con la stessa bassa volgarità con la quale il vostro vigliacco assalitore, dietro profilo falso e anonimo, vi ha ignominiosamente coperto di vergogna forse sacrosanta.

Quella che vi siete meritati. Vi siete pure maritati!

Sì, vi vedo, sapete? Ma che sapete? Non sapete nulla. E voi sareste i sapientoni? Dopo un lungo coma da Ben Barnes, oramai imputriditi dal vostro viaggio al termine della notte squagliatosi in giornate senza sole nell’anima vostra andata completamente a puttane, tirate a campare, pigliandola come viene.

Il fatto, anzi, il fallo è che quella manco viene. È frigida e sta a pecora più di voi.

E, in questa posa speciale, su Instagram sfilano le sue foto eccitanti di gigantesco lato b attizzante e sul suo retto vi siete smarriti, ritrovandovi in una selva oscura come dei danteschi uomini da Purgatorio senza però Beatrice e senza quell’altra zoccola della leopardiana Silvia. Quella a Giacomo rimembrava il suo amor impotente ma mai volle il suo membro. Silvia andava col figlio di Silvio e v’ha trombato.

A forza d’idealizzare le milf “dee” vi è rimasta una vita di merda della quale non potete avere l’idea. Solo l’IKEA.

Manco quella avete. Nessuna (i)dea. E, idealizzando le vostre esistenze da tempo immemorabile a novanta, vi scattate selfie pensandovi Marlon Brando quando invero di Brando avete, ed è così, solo la sua stanchezza quando di anni il buon Marlon ne aveva ottanta.

Ah no? Siete magri e palestrati? Sì, certo, ma comunque this is the end…

– Ehi Falotico, ma chi credi di essere, Jim Morrison?

– Magari. Sarei morto a 27 anni e non avrei più sofferto pene dell’inferno di questo mondo marcio.

– Allora ti credi Kurtz?

– Magari. Quello non fa un cazzo da mattina a sera, è pazzo completamente e si fa servire e riverire. Mangia la selvaggi(n)a.

– Perché tu non sei pazzo?

– Magari. Vorrei tanto essere pazzo. Purtroppo non riesco a esserlo. E saranno altre inculate, fidati, fratello. Ora che la linea d’ombra è terminata da un pezzo, come diceva Peter Boyle in Taxi Driver… siamo tutti fregati, chi più chi meno.

Se tu, ragazza, pensi che non sarà così, non conosci Stefania Sandrelli di Io la conoscevo bene.

Se tu, esaltato, credi che io sia un coglione e non abbia mai avuto le palle, forse hai ragione tu.

Non valgo un cazzo. Sono modestamente mister superbia. Meglio che essere Mr. Universo. La vita di Schwarzenegger è stata solo quella di aver interpretato Terminator. Sai che roba.

 

Parola del Signore.

Sono una persona che suscita tristezza? E che volevi che fossi Mike Bongiorno?

 

di Stefano Falotico

In attesa della seconda stagione di THE PUNISHER, promemoria recensorio


03 Jan

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E questo è quanto, amici.

Bentornato, Frank.

 

 

 

di Stefano Falotico

Questo mese esce The Punisher 2: io non do nessuna speranza a questa società, secondo me è terminata da un pezzo per colpa dei pazzi e dei pezzenti, è solo resilienza folle


02 Jan

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Sì, non mi riferisco a me quando parlo di Frank Castle, immensamente incarnato da Jon Bernthal.

Ma alle rabbie sotterranee di questa società impazzita. La mia non è retorica e nemmeno amarezza, è l’evidente, plateale, sincera visione delle cose, netta, radicale, brutale, schietta, sbattuta in faccia.

E questa è la mia crudele, spietata disamina.

Sono il primo fautore della modernità ma il progresso, con tutte le sue cose belle annesse, pur mettendoci in interconnessione fra noi, permettendo con Internet a chiunque di entrare in comunicazione con un prossimo nostro che non avremmo mai immaginato di chattare e semmai poi incontrare dal vivo, ha anche dato via all’inferno sceso in terra.

Umberto Eco fu sin troppo apodittico quando disse che Internet ha purtroppo concesso al primo imbecille di poter dire la sua. Affermazione esagerata, forse persino antidemocratica, superficiale e che da un intellettuale non ci si aspetterebbe.

Ma è morto, pace all’anima sua e a Il nome della rosa. L’unico romanzo degno della nomea di Eco, altrove invece trombone ch’era il primo a spararle grosse con accademica insopportabilità da vetusto latinista iper-retrivo e pure un po’ fascista.

La questione è assai più intricata, variegata, paradossalmente sottile.

Internet non ha alimentato il porcile di massa, l’ha reso soltanto pubblico.

La società è sempre stata questa. Se avevi una vita discreta e volevi vivere come Dustin Hoffman di Cane di paglia, privilegiando il tuo dolce, acculturato mondo, ecco che arrivava il branco di sciroccati a violentarti la moglie e a farti perdere il cervello, è il caso di dirlo, la bussola e i bussolotti.

Sì, eri il signore riservato di Arancia meccanica e ti piombavano in casa dei manigoldi guidati da Alex a stuprare e derubare. Poi, ad Alex sarebbe successo ben di peggio. Colpevolizzato oltre il dovuto e il disumano, l’avrebbero reso un idiota, umiliato perfino dal down della sua ex compagnia di fuori di testa. Uno che prima era un criminale e poi, capito l’andazzo, asservito ai fascisti, avrebbe commesso sempre violenza ma tutelata dalla legge!

Ad Alex praticarono un terrorismo psicologico a base di reprimende, prescrizioni, obblighi nazi-fascisti, cure Ludovico e lavaggi del cervello agghiaccianti.

Arancia meccanica, sì, non è un film drammatico, è un horror spettrale, un pugno allo stomaco devastante.

No, non sono pessimista. Di più. In quanto estremamente realista. Io so, come sapeva Kubrick, che il male genera male, il dolore inferto partorisce ribellioni infette, i castighi perpetrati ingiustamente scatenano ire fulminee, deflagrazioni impensabili anche nella persona più insospettabile. Non vi illudete che non sia così.

E spero, secondo questa poetica, che il Joker con Phoenix possa essere un nuovo monito terrificante alla nostra società edonistica, volgare, improntata al culto osceno del successo e del sesso più merdoso a tutti i costi.

D’altronde, chi è il clown se non un uomo distrutto che si è ricreato nel prendere per il culo, da finto demente, una società bigotta, sciocca, vanesia e più scema di lui?

Ciò lo sapeva Jerry Lewis, l’ha propugnato Jim Carrey, lo conoscono i migliori comedian del mondo.

Il mondo non ti accetta per come sei, ti deride a man bassa, ti annienta nel morale, ti costringe a mentire spudoratamente nell’animo per farlo felice, punendo ogni tuo selvaggio slancio di libertà passionale perché reputato non allineato al pensiero comune dei deficienti che ballano allegri e scanzonati? Ignorantissimi ma detentori del potere? Anche quello tristissimamente decisionale di legiferare sul destino e le coscienze altrui col ricatto proibizionista della psicologica violenza fascista?

Sopprimendo il tuo vivo io nell’avvelenarlo ai canoni assai discutibili del materialismo illusoriamente spensierato e, direste voi, “leggero?”.

Ecco, se prima ero sicuro di avere ragione io, adesso ne sono convinto al mille per mille. Totalmente irrecuperabile… ai precetti istruttivi, anzi, distruttivi propinatici dal mondo stolto in cui viviamo.

Molte esperienze forzate, molte inutili violenze indicibili da me vissute per la scemenza dei cretini, han fatto sì che oggi sia come sono. Affatto incazzato, come invece si potrebbe supporre. Ma lucidissimo.

Sì, l’importante in questo mondo è la fottuta idiozia del lavoro. Vero? Tutti noi dobbiamo lavorare perché la società è strutturata così e, se non lavori, muori di fame.

Ma dovremmo finirla con la stupidaggine della dignità.

Ha molta più dignità e grandezza un poeta di tanti stronzi che guadagnano diecimila Euro al mese, coglionando gli altri e sfruttando le debolezze altrui per farsi una bella sega davanti alla loro puttanona preferita.

Dai oggi, dai domani, lo scherzo è bello finché dura poco. Se continua troppo è una tragedia.

E, dinanzi a una tragedia, o ti spari in testa o non ti butta più giù neanche un carro armato.

Insomma, erano tutti sicuri, al cento per cento che Frank Castle sarebbe stato spacciato. Uh, che ridere!

Ora ne sono ancora così sicuri?

 

Io, a differenza di Castle, non sono giustizialista né punitore di un bel niente.

La dovremmo smettere coi giochini, le invidie, le bambinate.

Vedete di guardarvi questa serie, la migliore assieme a The Night Of e Il metodo Kominsky.

The First con Sean Penn, che presto recensirò, a parte forse la puntata numero 5, è una mezza cagata.

Diciamocela!

Non ce ne frega una minchia degli psicodrammi della famiglia Hagerty. Ma cos’è un trattato alla Malick in salsa televisiva? Pure con la menata che siamo solo in fondo animali e come gli insetti ci riproduciamo e poi moriamo. E tutto non ha senso se non ci diamo una missione?

Sì, 2019 anni di evoluzione per arrivare a questa banalità.

Complimenti agli sceneggiatori.

Scusate, adesso devo mangiare una caramella.

 

di Stefano Falotico

 

“Seventh Son”, Trailer


11 Jul

Qui, tocchiamo vette di superfigata.

A parte Julianne Moore.

 

“The Big Wedding”, il Trailer


07 Aug

 

Dopo dieci anni, Elle (Diane Keaton) torna nella sua casa in Connecticut per la prima volta da quando si è separata dal marito Don (Robert De Niro), colpevole di averla tradita con la sua miglior amica Bebe (Susan Sarandon). L’occasione per il rientro è data dal matrimonio di Alejandro (Ben Barnes), il figlio che lei e Don avevano adottato, che si terrà nella casa costruita dai due ex coniugi e dove Don continua a vivere felice con Bebe. Le complicazioni nascono quando Alejandro comunica di aver invitato alle nozze anche Madonna Soto (Patricia Rae), la madre biologica che a causa delle forti convinzioni religiose non ha mai saputo che Elle e Don si sono separati. Per farle credere di essere ancora una tipica famiglia, Don e Ellie sono costretti a mettere da parte il loro risentimento e fingersi ancora sposati, costringendo Bebe a scomparire per il fine settimana della cerimonia. 

 

Ammiriamo un De Niro “restaurato”, mi pare quasi al top(o), e allora “sposiamoci” al galoppo!

 

Complimenti comunque, solo nel trailer De Niro si piglia tre punch devastanti!

 

(Stefano Falotico)

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