Posts Tagged ‘Camilla Morrone’

Le coppie mal assortite del Cinema e della vita “re(g)ale”: da Tom Brady & Gisele Bundchen a Gisele con DiCaprio fin ad arrivare a Leo con la Morrone (?!)


08 Feb

tom brady bundchen

Sì, DiCaprio con Camilla Morrone fa veramente schifo. Fa ca… re come quella più marrone. Non si può vedere. A questo punto, il bel Leo poteva pure mettersi assieme alla burina Emma Marrone e avrebbe fatto più porca fig… a. Sì, un fig… ne, sì, figurone.

Sì, a Bologna sono sempre andati di moda, in maniera da pass… na, sì, superlativo di magnifica passer… la, espressioni decisamente volgari da tromboni. A uso e costume, anzi, a malcostume del dottor Balanzone di turno. Uomo fintamente saccente, il Balanzone, specializzato più che in cultura, eh già, in arte culinaria. Buongustaio e ottima forchetta imbattibile, uomo geloso (anche goloso) a morte delle donne altrui, affetto dunque da marcia bile indelebile.

Il vocabolario dell’uomo al prosciutto, mica tanto magro e crudo, di Parma, bensì à la mortadella della città in cui giocò il grande Loris Pradella, ovvero Bologna la grassa, è alquanto limitato. L’uomo felsineo della generazione sessantottina, post scudettata del ‘64, amante del 69 virtuale e poco pratico della rivoluzione sessuale da lui tanto predicata quanto mal razzolata, è perfino smemorato.  Manco ricorda chi fu il mitico Villa. No, non Claudio Villa, bensì il difensore dall’identico cognome dello squadrone non dell’anno dell’ultima vittoria del Bologna Football Club 1909, bensì delle annate in cui molti bolognesi confusero Lorenzo Marronaro con Giancarlo Marocchi. Maronna! Maradona! Madonna dell’Incoroneta!

Ora, il nome Rocco, femminilizzato, diventa Rocchina. Molte donne del sud, emigrate dalla Lucania nel capoluogo emiliano-romagnolo, sì, felsineo, aventi il “ridicolo” nome Rocchina, dai razzisti tifosi rossoblù furono “simpaticamente” apostrofate così:

– Mah, Rocchina, vieni dal Marocco?

leo dicaprio bundchen

Io militai sino ai Pulcini nel Bologna, quindi mi declassai nel Lame Ancora. Ove, prima di fare il militare, no, l’obiettore di coscienza, giocai con Perdisa. Centravanti infallibile quasi uguale a Pascutti. Pascutti, non Pasquale. Anche se, ne L’allenatore nel pallone, Lino Banfi, all’anagrafe Zagaria Pasquale, fu effettivamente scambiato per Pascutti. Perdisa, nella prima partita del torneo annuale, segnò sette reti fenomenali. Ho detto 7, sì. Nelle rimanenti giornate di tutta la competizione agonistica e provinciale, mise a segno zero goal. Ho detto 0.  Veramente un uomo da Internazionale, un fenomeno speciale. Comunque io lo battei e lo batto ancora. Durante quella stagione, pur giocando da mezz’ala destra alla Pier Paolo Pasolini, di reti… ne segnai una quindicina. Oggi come oggi, invece, posso attestare che trascorsi tutte le fasi da “bamboccione” alla Leo DiCaprio. Dopo violentissime delusioni, non solo in campo calcistico, soprattutto amorose, divenni poco amorevole nei confronti del mondo. E mi dilettai, inconsapevolmente, a imitare Leo di Buon compleanno Mr. Grape. Diciamo che, in tale stato da mezza sindrome di Tourette vicina alla schizofrenia ebefrenica da idolo delle smorfie, non emanai molto sex appeal da Johnny Depp dei tempi d’oro quando stava con Winona Ryder. Col tempo, però, migliorai. Uscì Titanic e divenni amante di Kate Winslet di Holy Smoke, conducendo una vita da uomo-donna scambiato/a per analfabeta di The Reader. Incontrai dunque la mia prima ragazza, bionda come Kate di Revolutionary Road. Lei sostenne che ero bello come DiCaprio de Il grande Gatsby ma, nella testa, assomigliavo a Michael Shannon.  Non soltanto a quello dell’appena succitato film di Sam Mendes, bensì appaiabile a livello, ripeto, comportamentale e non fisionomico, allo Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done. Non potevo darle torto. Non comprendeva, infatti, perché avevo tutte le registrazioni delle sfilate di Victoria’s Secret ma, con lei, a parte qualche volta quand’ero in buona, così come dicono a Bologna per esprimere i momenti in cui si ha voglia, diciamo, non è che fossi così voglioso di togliermi la biancheria intima. Per giustificare la pulitissima faccenda, assai pudica e affetta da ritrosia ben poco scostumata, mi giustificai alla bell’è meglio. Dicendole che non potevo cazzeggiare e che dovevo salvare il mondo come Shannon di World Trade Center.

Lei mi prendeva per il culo, gridandomi: – Bona lè!.

E io: – Socmel.

 

Socmel è come… eh, la Madonna di Renato Pozzetto. Anche se, letteralmente, equivale alla stessa cosa che dice Harvey Keitel de Il cattivo tenente alle ragazzine… Comunque, più d’una volta crollai come le Torri Gemelle quando lei, bruciando più di Ground Zero, mi “bombardava” a ciel sereno. Oggi come oggi, la mia attuale lei è più bella di Gisele. Non ho fatto, insomma, la fine di Jonathan Pryce di Brazil e, alle brasilere e ai giocatori di football americano, preferisco ancora Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood. Sì, alla pari di Leo/Rick Dalton, mi tornò la memoria. Difatti, ricordai e rammemoro che, ai tempi delle scuole medie, le bambine (a Bologna dette sbarbine) andavano matte per Luke Perry di Beverly Hills 90210. Pace all’anima sua. Anche alla loro. Devo esservi sincero, non ho rimpianti. Potevo diventare geometra, frequentando il Pier Crescenzi Pacinotti. Invece, già all’epoca, amavo di più Al Pacino e la crescenza. Ai ruffiani come Harvey Keitel di Taxi Driver, ho sempre preferito quelle delle Rubbiani. Sì, un po’ ignorantelle e ingenue come Jodie Foster dell’appena menzionatovi capolavoro di Scorsese. Col tempo, nessun problema, state tranquilli, si sarebbero fatte…

Torniamo però a Perdisa. No, parliamo di brisa. Non perdiamoci con le perdenti e/o ripetenti. Sapete che significhi brisa? E bazza? E balotta? E burdigone? E busone?

Sì, la mia lei è più bella di Diane Keaton de Il dormiglione. Ecco, Woody Allen e Diane Keaton furono la coppia più brutta del mondo. Fortunatamente, non sono brutto come Woody. Forse, non ne ho lo stesso cervello. Ma, a proposito di Al Pacino, Diane affermò che con Al non le serviva quello… Comunque, a Tom Brady preferisco Tom Cruise. Se non vi sta bene, riguardatevi Eyes Wide Shut e rendetevi cornuti anche soltanto col retro-pensiero dei vostri deliri. Sì, credo che Instagram possa creare un Doppio sogno alla Schniztzler kubrickiano. Non solo le coppie, infatti, impazziscono per un cuoricino sospetto, ho visto anche una donna bella come Claudia Cardinale dei tempi d’oro, eh sì, sospettare di suo fratello Tiberio Murgia/Ferribotte de I soliti ignoti:

Scusa, ma quello lì, che cosa mi rappresenta?

 

Di mio, sono Falò Le Mokò misto a Dante Alighieri e a Dante Cruciani. Dunque, sono letterato ed ex calciatore di Calcio smidollato. Se ancora mi vorrete rompere la Marrone, no, Morrone, no, i marroni, vi spezzerò la noce del capocollo con tanto di fratturarvi i crociati e i coglioni. Non fatemi la fine di Andrea Roncato/Bergonzoni e di Balanzone. A Pulcinella, invece, preferisco il cinema Arlecchino, situato in via Lame, a due passi da Azzogardino. All’ex numero 9 del Bologna, Alberto Gilardino, preferisco Brighella e Pantalone. Mentre ai lupi, preferisco la festa di Cappuccetto Rosso che si svolge a Brisighella con tanto di vostre macchiette e maschere carnevalesche e carnascialesche da Gianduia, Meneghino e Colombina.

A dire il vero, è tutto vero quel che qui vi scrissi anche se… Per anni, non socializzai nemmeno con me stesso e non mi guardai allo specchio. Fui un fantasma. A volte, non sapevo dove e come toccarmi…

Ne vidi di tocchi…

Ora, Kill Bill non è un capolavoro. Lo trovo troppo frammentario, anche spezzato in due parti troppo scollate. Ma ricordiamo che Tarantino sa bene chi fu ed è Uma Thurman. Diciamo anche che Uma non è che sia purissima.

Perché sono una persona cattiva.

No, tu non sei una persona cattiva. Tu sei… fantastica. Sei la persona che preferisco. Peccato che, di tanto in tanto, sai essere una gran troia.

 

Di mio, fui sempre molto volenteroso. A scuola, mi applicavo.

Appena mi applico, tutto funziona…

Ecco, so per certo che Tarantino è molto bravo a scrivere le sceneggiature.

So che, se m’impegno, lo distruggo senza neanche toccarlo.

Ricordate il mitico Ving Rhames di Pulp Fiction…

Marsellus Wallace: Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita… penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è… che in questo momento hai talento. Ma per quanto sia doloroso, il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti, che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Hmhm! Se vuoi dire che diventa aceto, è così. Se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi… Quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Hm? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili, eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta e, se dovevi farcela, ce l’avresti già fatta. Sei dei miei?

Ora, se vogliamo dire che la mia vita è oramai fatta, è così.

Qualche donna me la sono fatta. Nessuna di queste era rifatta e una fattona. Questo mi fa onore.

Insomma, non incontrai Mia mai, no, mai la moglie di Wallace, cioè Mia.

Se volete dire che io non sia più bravo a scrivere di Tarantino, non è così.

Se volete invece dire che ho avuto meno figa, cioè più sfiga, è così.

Se volete invece dire che la mia lei è più bella di Uma Thurman, è così.

Adesso però state morendo di crepacuore come David Carradine.

E questo è quanto.

gary oldman uma thurman

uma thurman de niro mad dog glory uma thurman datingthurman tarantino

 

di Stefano Falotico

La Critica pretestuosa nel Cinema e nella vita – Cento scuse false per stroncare un film o una persona


17 Mar

dicaprio morrone

Forse il Cinema, in fondo, a essere sinceri, è morto.

La Critica non esiste poiché tutti vogliono avere ragione. Ma in verità vi dico che la ragione è mia, in quanto son illuminista profetico, raziocinante e poetico che non sbaglia un colpo come Sam Rothstein di Casinò, ah ah.

Sì, io al volo capii sempre le cose e seppi, in tempi non sospetti, che avrei indovinato tutte le mosse giuste nel tavolo verde della vita. Poiché il dado subito trassi, soprattutto quello della Knorr e presto, per via della mia sveltezza di pensiero lungimirante e troppo oltre, divenni precocemente depresso in modo smisurato, persino iracondo. Mescolando, a tarda sera, un brodino per poi bere un crodino come Spider di Cronenberg.

Rimembrando anzitempo, a mo’ di Strange Days, sui miei sogni perduti, scioltisi e liquefatti nel me oramai annegato nella perdizione d’uno spazio-tempo corroborato soltanto dalla vivacità estemporanea delle mie passate, memorabili memorie.

La gente attorno a me mi disse che non avrei dovuto fissarmi nell’imbrodarmi, per l’appunto, sulle mie prodigiose gesta eroiche della prima adolescenza, arenandomi nella nullafacente magnificazione del carisma derivatomi da un passato glorioso e felice. Poiché, ancora troppo giovane per disperarmi e celebrare, dunque, solamente i tempi migliori del mio me oramai smarritosi nella recondita reminiscenza delle mie trascorse glorie, non potevo arrendermi.

Ma mi arresi presto. Lo affermo con orgoglio totale. Non rinnegando la mia scelta esatta e impeccabile.

Oserei dire implacabile, temuta e da tutti osteggiata, combattuta e zittita con ricatti e perfino con ricoveri coatti al fine che diventassi, come quasi tutti, un gioviale e superficiale coatto e la smettessi di adombrarmi nella stupenda, incantevole topaia confortevole della mia vita da ratto, lontano/a dalle zoccole e dalle baldracche, dalle risate facete e dalle maschere d’una società a pecora più d’un formaggio sardo.

Sì, una società cieca e sorda. Brava solo a innalzare squallidi trofei sconci d’una vita tronfia, diciamocela… da stronzi.

Poiché, come sopra vi dissi, come Sam Rothstein vidi già giusto, profetizzando anche la mia rovina inenarrabile ch’eppur io qui, nelle righe seguenti, vi racconto.

Basti vedere C’era una volta a… Hollywood, una delle peggiori disgrazie del Cinema contemporaneo.

Guazzabuglio di nostalgico, patetico passatismo buono per gente oramai alla frutta che gusta i film tra il pelare le patate e leccare un sorbetto, sorbendosi questa minchiata micidiale che non darei da vedere neanche a un malato terminale nel letto d’ospedale che non può mangiare nemmeno un passato… di verdura.

Sì, è un film da flebo, liofilizzato pastrocchiato di banalità a buon mercato, un profluvio di leccate di culo allo spettatore cinquantenne pasciuto in stato contemplativo della Hollywood degli anni d’oro e dei suoi glory days oramai affievolitisi in un’esistenza monotona, grigia e imbrunita nel tedioso avanzare dei giorni tutti uguali e procedenti nella putrescenza marcescente del buonismo elegiaco e vano.

Film da vedere, stravaccati sul divano col vino in mano.

Ah, vite orrende s’allineano e assiepano nella mestizia della loro sconsolatezza immonda.

Giornate scandite dalla tristizia alternata alla finta allegria di facce contentamente false di gentaglia che, dopo aver timbrato il cartellino, soprattutto d’una vita opaca, mestamente nella noia più soporifera scivolata, tristamente ci s’adagia sul divano, per l’appunto, in maniera non più scanzonata come il panzone Homer Simpson, stanco pure della moglie che prepara soltanto l’insalata, azionando il tasto play del lettore Blu-ray del cazzo. Che promana tale immane cagata tanto orridamente da molti incensata, da poco in home video distribuita e sfornata.

Sì, un polpettone indigesto che non manderei giù nemmeno con l’amaro Montenegro dal sapore vero.

Per fortuna, questa pellicola da voltastomaco fu poco oscarizzata.

La carriera di Tarantino, checché se ne dica, terminò con Jackie Brown. Salvo qualche scena del dittico Kill Bill, comunque altro minestrone d’aria fritta condito con wuxia e la tuta, non fuxia, bensì gialla della bionda Thurman Uma, donna per l’occasione dimagrita quasi in modo anoressico, malgrado il muscolo tirato a lucido soprattutto dello spettatore in là con l’età che spara, onanisticamente, le ultime cartucce nell’ammirare le pose plastiche dei movimenti pelvici di Uma come un maniaco bavoso alla David Carradine senza vergogna. Sperando che, fra una mise e l’altra, Uma indossi finalmente, come si confà a una donna, un’eccitante gonna.

Poiché Roberto Vecchioni docet… voglio una donna… prendila tu la signorina Rambo…

Sì, l’ammiratore di Kill Bill è un uomo âgée che fa il guardone marpione nella speranza che Uma, nel suo farlo… incazzare, no, focosamente arrapandolo, no, potentemente arrabbiandosi, mostri un po’ più il décolleté e si svesta lestamente di déshabillé. Ma questo viene, no, non avviene manco per il cazzo e sono solamente contro cazzi da Eddie Bunker/Mr. Blue de Le iene.

Un uomo, Edward, che in carcere s’indurì tantissimo ma, a differenza di molti ex detenuti che, ritornati alla vita normale, furono inteneriti da chi ancor di più, già dapprima stigmatizzandoli, li rese poi emarginati, seppe mantenere un profilo di estrema dignità, riciclandosi come scrittore hard, sì, boiled, di pregevole qualità.

Senza disconoscere le sue colpe, proseguì per il suo percorso, fottendosene dell’orgoglio.

Eddie si recò spesso in yogurteria a tarda sera, ordinando un gelato all’amarena. Leccandosi in baffetti con aria furbetta. Quindi, finito di sgranocchiare il cono, tornò a casa. Succhiandosi i polpastrelli e poi digitando su una tastiera della Olivetti da Bukowski della situazione poco cremosa.

Poiché lo sa Marsellus Wallace di Pulp Fiction… mettiglielo tu nel culo.

Per il resto, i film di Tarantino sono merdaccia da ripulire nel bidet.

Basta, bando alle ciance. Il Cinema non è fatto solo di dialoghi da Bastardi senza gloria, di Christoph Waltz ispirati e di Brad Pitt coi capelli svolazzanti nel vento dell’ebrezza, anche ebbrezza, dei sogni perduti e, come detto, oramai svaniti nella magra consolazione di malinconiche celebrazioni alla bona come Margot Robbie, no, alla buona come il suo finale buttato via e girato malissimo.

Per l’amor di dio, sì, Dio vi scampi anche da The Hateful Eight. Un film che vorrebbe essere Rapina a mano armata, già ispiratore di Reservoir Dogs, in salsa western pasticciata. Con tutte le incongruenti analessi incorporate e attori onestamente lessi. Un film ove tutti fanno la figura dei fessi, compresi i sopravvissuti alla fine poiché non bisogna magnificare Abramo Lincoln, anche lui non esente da colpe inequivocabili, bensì accarezzare, sotto un camino caldo, il vostro cane Lassie.

Io ben lessi, cinematograficamente parlando, questo filmaccio? Sì. Onestamente, Tarantino non saprebbe e non saprà mai scrivere come Shakespeare poiché potenzialmente potrebbe ma mette troppa carne al fuoco ed esagera col gore nei suoi film da scoppiato, chissà se poi davvero dalla Thurman scopato, tanto da renderli quasi degli horror, degli splatter insipidi più del finale bruciante di Once Upon…

Che quella Jennifer Jason Leigh, sì, quella lì, si sciacquasse il viso col sapon’. È proprio una zoticon’.

Lungo il mio cammino da Richard Gere de Gli invisibili, grande film che si mangia tutte le stronzate recenti di Quentin col solo pauperismo della verità più assoluta e schiacciante, un film che non è un giocattolino alla Tarantino, bensì uno squarcio esistenziale amarissimo eppur onestissimo su un uomo oramai irreversibilmente irrecuperabile e impazzito, sì, lungo la mia strada incrociai persone ingrate, completamente irriconoscenti e integralmente incoscienti.

Su Facebook avvengono episodi, oserei dire, di efferatezza grottesca da lasciarmi rabbrividito e sempre più costernato.

Gente con cui la sera prima andasti bere una bionda, ti cancella inopinatamente dalle amicizie solo perché avesti l’ardire, in merito di Cinema o di Politica, di contraddirla.

Poiché questi qui, anti-democratici, desiderano sempre avere ragione. Diventando dunque come Sam Rothstein, ah ah.

Qualche sera fa, oh sì, ve lo dico… una ragazza, la quale ancora campeggia trionfante sulla cover di un mio libro noir con qualche passaggio indubbiamente piccante, io m’avvidi che mi tolse da FB in maniera inusitata e inopportunamente fetida.

Le chiesi, tramite mail, la motivazione di tale sua decisione sconsideratamente bastarda.

Lei mi disse che, malgrado sia entusiasta di essere la protagonista della mia copertina, col senno di poi pensò che la gente avrebbe potuto credere che fra me e lei poté esservi stato o esservi qualcosa di più intimamente ficcante di un rapporto professionale decisamente disinteressato.

– Perché l’hai fatto? Non abbiamo avuto un rapporto an… e.

– Sì, non abbiamo avuto mai nessun rapporto. Sinceramente, ho solo intascato i soldi dei diritti d’immagine.

 

Complimenti, continuiamo così.

Ogni pretesto è buono per non ammettere il vero. Il vero è che queste persone meritano soltanto una lezione.

Così come Tom Hanks di Philadelphia non fu licenziato poiché poco efficiente sul lavoro, bensì malato, queste persone elidono gli altri solamente perché sei troppo grande per loro, sotto ogni punto di vista.

E vogliono solo ridere e ballare come idioti, godendosela da matti alla faccia dei coglioni che, dopo la loro morte, lasceranno qualcosa.

Che sia brutto o bello, i poeti, dunque i matti, non vissero solo di chiacchiere e di trombate, di pasta asciutta e di du’ spaghi.

Ed è per questo che, secondo me, Clint Eastwood è il più grande.

Poiché, anche quando leggermente retorico o troppo classicista, smaschera ogni ipocrisia con indubbia raffinatezza da signore d’alto stile che se ne fotte di queste oscene, fradicie lotte fratricide fatte di corna, gelosie e invidie.

Sarebbe, in effetti, come dire che Blade Runner non sia un capolavoro perché derivativo di Metropolis.

Allo stesso modo, sarebbe come affermare che Joker non sia un masterpiece poiché copia da Taxi Driver e da Re per una notte.

E che Todd Phillips sia solo il regista di buone commedie lontane anni luce dai primi capolavori di Tarantino.

Dunque, la Critica, la cosiddetta intellighenzia di scemi e leccaculo, eh già, aprioristicamente già decise che Phillips non sarà mai Tarantino.

Infatti, è meglio. Attualmente.

Tarantino ha stufato.

Il Cinema lo conosco meglio di lui e, in tutta franchezza, le sue trovate antistoriche non mi paiono affatto geniali o stoiche. Bensì delle agiografie dei cazzi suoi.

Meglio essere aristotelici, anche aristocratici.

Così è, il verdetto è emesso.

Così sentenzio Dante Alighieri, no, come disse Salvo de Il grande fratello, il giudice Sante Licheri.

Di mio, che posso dirvi?

Non lavorerò mai, statalmente e comunemente parlando. Scriverò libri e recensirò film, avendo pienamente ragione sulla Storia e sulla mia vicenda incredibile, giudicando con severità i cretini e gli ignoranti, soprattutto in fatto di anime altrui, vivificandomi nel vento e rivivendo una volta che sarà finito questo coronavirus maledetto.

E camminerò con nonchalance, cazzeggiando a destra e a manca.

Se non vi sto simpatico, noleggiatevi un film di Muccino e date da mangiare alla gattina.

Poi, signor Leo DiCaprio, cos’è questa panza qui?

Ah ah.

Sì, dicasi panza di un attore oramai imbarcato. Eh già, guarda che yacht. Guarda anche che nuova mignotta.

Sì, Camilla Morrone. Ma vi sembra che Rick Dalton debba stare assieme a questa rompicoglioni della minchia? E, su questa freddura finale, vi lascio e proseguo nella quarantena.

Ripeto, per me non è un problema.

Dalla nascita, vivo in quarantena.

A voi, invece, poveri ilici, se tolgono il vostro aperitivo il sabato sera, vi viene lo sturbo.

Scusate il disturbo. Finita la quarantena, potrete continuare a prendermi per il culo. Perseverando, ottusamente, a dirmi che dovrei crescere e andare a puttane come tutti.

Siete accomodati. Chi è il primo? Si faccia avanti.

Non vorrei però che, con sua somma sorpresa, non avesse capito che ora sono più cattivo di Cliff Booth e Charles Manson mischiato alla crudeltà di Polanski. E potrebbe, quindi, farsi molto, molto male.

Sì, non sono cambiato. Almeno prima ero felice nella mia pazzia sana. Adesso non ho neanche più quella.

Sì, sono l’unica persona al mondo dimessa per ben due volte consecutive da un centro di salute mentale.

Ma, oltre alla quarantena innata, ho anche quarant’anni e pure il Cinema non mi piace più. O forse di più poiché la vita reale, sociale come direste voi che scambiate la socialità per animalità, non fa per me e mi pare sacrosanto che sia libero di vivere dei miei sogni, reali o no,

Una delle più grosse tragedie che la storia ebbe mai. Al cui confronto, lo stupro a Sharon Tate fu una barzelletta.

Ed è quello che certe persone si meritarono con la loro arroganza, la loro supponenza, la loro tracotanza e con le loro panze da sapientoni che, sottolineo ancora, non combinarono niente di buono.
Se non passare il tempo a sentenziare in modo illecito e cattivo. Ma, in tutta onestà, non sono neppure cattivi come Sentenza/Lee Van Cleef.
Almeno lui ebbe carisma da vendere. Questi oramai sono da manicomio.
E mi pare anche sanissimo che ora soffrano come cani.

 

di Stefano Falotico

dicaprio

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)