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È andata, è malandata, per fortuna sono diventato come Mel Brooks


18 Mar

Falotico

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SFIGATO

Da Wiktionary

Deriva dal prefisso s- (con il significato di senza) e da figa, variante settentrionale di fica; ha origine nel linguaggio giovanile all’inizio degli anni ottanta del ventesimo secolo. Usato in modo canzonatorio fra gli adolescenti per indicare chi non aveva ancora avuto e non aveva relazioni amorose, ovvero non aveva la “figa”, “la donna”, una ragazza e quindi per estensione sfortunati. L’idea di ritenere sfigato o sfortunato un uomo senza un partner femminile deriva dalla convinzione di molti sistemi sociali secondo cui, soprattutto prima del matrimonio, gli uomini sono autoritari e poco tolleranti e le donne no.

 

Sì, molti ragazzi degli anni novanta, oggi messi solo a 90 da vite coniugali asfittiche e scalognate, in cui la lor moglie prepara le scaloppine al limone e non più li limonano con quelle lingue pregne delle “prugne” che erano, non si sono salvati, perché a forza di voler copulare presto hanno smarrito il piacere puro della solitudine lesta. Prendete Mel Gibson di Signs, il suo isolazionismo pop gli fa vedere gli alieni. Lo piglian per pazzo, invece l’alieno spunta nel bel mezzo di una giornata sua malinconica eppur solare e si piazza davanti al televisore. Quando parlo d’isolazionismo, non mi riferisco alle politiche degli Stati che si fanno i cazzi loro, e praticano la Brexit, ma al piacevole isolamento dal resto del mondo canterino, frivolo e ossessionato da queste scorpacciate sessuali che a me danno il voltastomaco. Un tempo, se dicevi che credevi nella vita extraterrestre, ti sbattevano in manicomio, poi è intervenuto Basaglia e non più han messo il “bavaglio” ai visionari. Quindi, Focus e Quark ci hanno insegnato, anche qua da noi, Paese di arretrati e di persone toste come il cucco, che non si è persone da Qualcuno volò sul nido del cuculo se, anziché pensare solo ai terragni materialistici culi, si pensa a buchi neri più intergalattici. Sì, un tempo se eri fan di Star Trek, ti lobotomizzavano. E poi ti dicevano che la forza sia con te, ipocritamente essendo ammiratori di Guerre Stellari. Sì, cari uomini soli, potevate consolarvi sapendo che anche Han Solo alla Principessa Leila preferiva la compagnia del suo “cagnolino” Chewbecca, che non ho mai capito se è un Canis lupus familiaris…, cioè un mammifero appartenente ai canidi, in poche parole un cagnaccio, o è Nicolas Cage a torso nudo villoso. Sì, il Cage è scimmiesco. A quanto pare il Chewbecca invece è un Wookiee. A illuminarmi ci penserà il National Geograhic con un documentario sulle specie bollite degli attori animaleschi.

Invece, io sono un volpino, essere astuto, vivace, di compagnia e anche di campagna, spesso cacciato dagli inglesi, finti signori, invero villani e ignorantissimi, che non sopportano la sua arguzia e il fatto che, a meno che non l’ammazzino, non può esser preso per fesso. Molti uomini invece voglion prender le donne per “fesse”. La fessa, sì, cioè la voce popolare dell’Italia meridionale che indica i genitali femminili. Sì, questi omaccioni stanno lì agli angoli di strada e, appena passa una ben messa, fischiettano e sbavano, andando in calore ma poi rimanendo solo con la birra in mano. Che allegria!

Ah, è da tempo immemorabile che tutti mi assillano che dovrei cercarmi una donna. E insistono smaniosamente da maniaci affinché io “ficchi”. Ma io ho già ficcato an(n)i fa, non rattristatevi per me, non datevi pena, tanto parlate solo di pene…Per quanto mi concerne, la mia “cerniera” sta bene abbottonata senza che abbisogni di “sbrodolarlo”. Sì, sbrodoloni, pensate ai cazzi vostri. Che al mio ci penso di faidate. Ah, avevi una tipa e topa che ti voleva, che ne voleva, e la lasciasti andare. Sì, oramai è andata. Non ancora a puttane, ma molti rimarranno delle mezze pugnette, invece dovrebbero smetterla di darmi dei pugni.

D’altronde, non è colpa loro, sono un uomo duro… e pugnace. Ed “erigo”, no, esigo di essere ascetico, probabilmente voyeur. Ah ah. Lei invece si guardi le (s)palle. Sì, che culo, mi son salvato dal troiaio di massa.

 

di Stefano Falotico

Vi siete mai sentiti dei cani? O un Ca(rlo Verdo)ne?


28 Apr

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Molte volte, nella mia vita da estremo “peccatore”, tal dubbio mi ha perseguitato e solo ora che, “canuto” giovincello gagliardo, mi appropinquo alla linea d’ombra adult(er)a, posso affermare, con (di)sprezzo, che da un pezzo mi son emancipato da tale condizione bastarda, urlando a me stes(s)o un lancinante, furibondo “Basta!”. Sì, furon sofferenze (da) cane, in un’adolescenza tritata, tribolata, macerata dalla mia incognita ché della mia (r)esistenza fu angosciata da perenni dilemmi nel camminar lemme lemme, con lo strozzato diaframma nella (ri)posata, spossante flemma. Catarsi, e l’adulto crebbe, “svezzatamente” viziato e ancor vizioso, ché l’ozio è sol il padre degli zii volgari da batt(ut)one nelle bettole, e rinnego gli amori tristi con le acerbe zie come Berta che filava di Rin(ghi)o (Gaet)ano, donnacce di brutta razz(i)a che fuman l’erba e ti radon al s(u)olo dopo averti consumato come delle usuraie del temp(e)rato maschio sulla “rampicante” di “laccio emostatico” del tuo “svilupparlo” da (s)fumato, ancor (non) figliol prodigo della Madonna, quasi drogato, sbronzo, “orso” spelacchiato, uomo non sapiens fino in fondo(schiena).

Ancor mi (sov)viene… se di “cor” spompato ricordo la prima (s)volta in cui me “lo” menai di mano a manetta. Fu sulla figlia di John Boorman in Excalibur, non “scalai” in “retromarcia” e andò (d)ritto a “sbattermi” nella sventola, come Pendragon del mio “draghino” sviscerato di “spada nella roccia” e di f(u)ori come in Un sacco bello. Da cui il detto e il “dato” del “butta fuori tutto quello che hai” e “crescerà” nel Borotalco. Periodo, “sappiatelo” e stappatelo”, di “purezza”, da “mani pulite” senza prender la “tangente” del volerle davvero carnalmente “tangere”, ah ah, che goduria, quei tanga dei tuoi 18 an(n)i son irripetibile (o)nanismo d’una età né carne, “appunt(it)o, né “pesce”. Poi, sarebbe “venuto” il cervello e poco l’uccello, cast(rat)o nel lavorar “duro”. Castigato e quasi sempre in casa, “uscendo” po(r)co nel desinarti un sabato sera maccheronico, nel senso di “facciamoci du’ spaghi” e forse impicchiamoci con “tensione” di cor(da). Non “verrà” più “didietro”, bisogna però guardar “avanti” e proprio nel “balconcino” da cui gettarsi giù, saltandosi “addosso” nella “cagona” che ti lascerà con un due di “picchio”. All’impiccato, sì, ho sempre preferito il “down” in picchiata. Datele delle botte, suvvia, è una bottana e non merita un sano marito, bensì il “martellino”.

Quanta malinconia, quanta noia, quante in bianco notti, mi consolo “suonandomelo” di assolo un po’ asino e poco di “ca(va)llo”. Vi do questo con(s)iglio, amici, “stringetemela”. È “bagnata”, lo so, facil(ment)e… eccitabile.

Non abbiate rabbia, non abbaiate, al buio siate ba(u)bau.

Un altro gir(in)o in macchina e prenderlo nel “posteriore”, preferibilmente “reclinabile” altrimenti non entra “a folle” ma a freno d’una “cintura” da metterla in cinta. Se è gaio, siate Gallo cedrone.

Di “mio”, sono un pastore tedesco, monaco ortodosso rimasto senz’ossa e senza “quel” muscolo, ma posso spos(s)sarmele, me “lo” (per)mette la mia “religione” da “manifesto” luteriano molto sul lombrosiano e quasi labradoriano.

“Dorato”. Di “carrozzeria ingabbiato…”. Meglio, forse, i gabbiani.

Carlo Verdone

 

di Stefano Falotico

cane

Uomini, comprate un cane e siate meno cani, attori miei poco micini


12 Dec

Dog

Un cane che sa teneramente amare il (di)vano, stando a lettuccio di occhi che inducono alle carezze setose.

Sì, un cane che sa (re)citar la sua parte, con nobile bravura di (ca)risma nel far razz(i)a di chi, invece troppo pieno di sé, non sa essere nemmeno un attore peloso.

Cage Nicolas, ad esempio, va ficcato a garrese, ha molti peli sul petto, ma è meno espressivo di questo nostro caro esemplare quadrupede ficcante.

Il cane vince le sue interpretazioni, soltanto ponendo le zampine conserte su muso che sembra dire un che can vuoi?

Cage Outcast

Siam cani di can(n)e, di carne in scatola


05 Mar

La vita è spesso un canile, sette film che ritraggono il nostro intimo, istintivo spirito canino con abbaiante ubriacatura da pelo irto

Afasico totale, falotico estremo. Ci son giorni che sono un vulcano, partorisco idee a iosa, rosee, rosse, primaverili di euforia, e vien fuori la mia parte anche pornografica, diciamo, violenta, burrascosa, irruenta, permalosa, rissosa, incazzata, sessuale, troppo spinta. Altri invece in cui mi chiudo e me ne sto per i cazzi miei. Prima, avveniva inconsapevolmente. Ora, so che, quando son sdraiato a letto, sognando di comprarmi un cane, il lupo sono io e il pastore tedesco è la moglie che non voglio.

  1. Barfly (1987)
  2. Che vita da cani! (1991)
  3. Wolfman (2009)
  4. Un lupo mannaro americano a Londra (1981)
  5. Cane e gatto (1982)
  6. The Wolf of Wall Street (2013)
  7. Animal House (1978)

Canini in fabula


05 Nov

 

   Dai nostri “parenti”, apprenderemo le “grinze” dell’amor tenero.

 

 L’unico Uomo degno di “U” maiuscola è il cane.

Ci sono due categorie di persone che ficcherei in galera: gli ebeti e gli “uomini”, perché la mia misantropia merita un piacevole sollazzo “animalesco”


24 Oct

Categoria a parte, falotica e non pentita, irreversibile non convertito fra i pervertiti

Fra il cane e il coniglio, scelgo me stesso, unendo le due specie nel mio speciale “Addio” a un Mondo ottuso e castigato dai loro agoni. Oh, li aborro, che ribrezzo, meglio la brezza, dolce e melodiosa del contemplar “scosciando” la pancina dopo un pranzetto

Sdraiandomi nel prato, senz’accappatoi di donne e “cappi” di “omacchioni” grandi e grossi, anche perché sono più muscoloso io, me ne sto bell’armonico, con la “cornamusa” del mio pelo d’allisciar da (d)ritto, “sorvolando” sull’umanità grattandomi le palle di cosmica ridicolaggine alle loro (s)fighe, a cui annuso “volentieri” gli “occhiolini”, adocchiando poi la torbidità del mio “torroncino” da sgranocchiar fra denti miei aguzzi d’ingegno, dunque da genio “canino”, e incarnandoli, “incatenandoli” nella mia saliva gengivale, di tutte mie “zampe” a dondolar loro un saluto “amichevole” da compagno “fedelissimo” della razza “umana”, tanto “amante” dell’anima, quanto bestiale e “inarrestabile” di bastardi.

Qui, nel cortile, osservo i ragazzini futili, che ancora adorano Trainspotting, drogati del peggior Danny Boyle modaiolo di “droghe artificiali” capziose e “calzanti” di “canne” pallose con fidanzatine callose.
Io calco la mano, che non ho, essendo un cagnaccio, dotato solo di pene molto “cavalleresco”, che non usa la cintura e impudicamente è irriverente a mostrarlo nudo senza reverenze e reverendi a “punirmi”, ah, me “lo” profumo placidamente menandolo per aria da equino. Così esposto che nessuno potrà più equivocare le mie “misure”, senza più censura e punti di sutura. Ah, me “lo” sudo tutto mentre faticate di “lutti” e condoglianze, “concentrati” e concentrici in lavoretti per un quarto di bue che, comunque, è un esemplare rigoglioso quando torreggia da toro montando le mucche, con tutti i “ciuchi” che applaudono inneggiando alla loro “montatura” senz’occhiali nelle caprette più maledette da “piedi” caprini e biondi come DiCaprio quando afferrò da dietro Kate Winslet, la “privilegiata”, a prua del Titanic, dunque “a poppe”, col tramonto a far da (s)fondo-schiena(ta).

Cantantucoli “leggeri” alleggeriranno e sdrammatizzeranno sui vostri problemi “inaffondabili”. Già, fondaste la vostra (r)esistenza sull'”ambizione” da vostre “in carriera”.
Un Tempo il “gentil” sesso doveva cucinare e obbedire agli ordini del marito, che rincasava sempre tardi perché “occupato” da altre faccende dello “straordinario”. Tradotto, la collega di lingua “allungata” nello stipendio di mancia e “di manico” per la “tradita”.
La moglie, infatti, se ne stava “appollaiata” nel tinello coi manicaretti mentre lui “rimboccava” appunto le maniche di “natica” e “nautico” del tradimento “insipido”, “sapiente” di pen furbetto nelle “invisibili” bugie della cornuta “nascosta” che taceva di bocca “sott’aceto” nell’accettare il feudo del suo “(s)posato” fraudolento, “lentissimo”. Già, s’attardava inventando altre scuse con “incorporata” telefonatella ansimante d’orgasmo ancor “andantissimo”, “al dente”.

Sì, tizi “tozzi” che frequentavano le scuole “migliori”, incitando alla ribellione per cambiare il Mondo, ora son più bolliti di mia nonna, che almeno ha la dignità di glissare con la glassa della “sachertorte”, sulle sue “candeline” senza moccoli e mocciosi da “cioccolatini” e bacetti.
Sì, vestivano “alternativi”, ascoltando musica “inkazzata”, adesso son dei cazzoni ben retribuiti e riscuoton le tasse senza la virtù del tassista, una delle poche persone che stimo, perché viaggia Notte e dì col suo abitacolo, di “retrovisori” è “indagatore” della vogliettina “posteriore” dei dottori e poi spacca la televisore del regime, mangiando i legumi e scoreggiando in viso ai tromboni, con sfacciato porger la guancia delle sue chiappe.
Al suo culo ci tiene… in forma, è ginnasta ed esistenzialista autodidatta, e di pallottole ti “spatacca” se spaccon sei un pappone.

Gli animali sono come me.
Perché mangiano, cagano e non dormono.
Mentre la società va a pezzi, tutta da manicomio negli encomi ruffiani, mentre loro sbudellan la carne “all’osso”, nel midollo spinale, da “briciole” cucciolissime quanto il latrato che fa paura.
E (non) de-morde. Eh no.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cane e gatto (1982)
  2. Barfly (1987)
  3. Cape Fear. Il promontorio della paura (1991)
  4. Taxi Driver (1976)

Come Bukowski… gli unici, che sopravviveranno dalle schifezze, sono i puri, cani e “conigli”

Genius-Pop

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