Posts Tagged ‘Carnage’

L’ultimo dei maschilisti, forse l’unico maschio ancor vivente, inculato, fottuto, a castrazione di ogni vostro coglione


27 Nov

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Sì, una delle scene secondo me migliori della storia del Cinema è quella in cui Michael Douglas, in Basic Instinct, dopo essere stato arrapato dall’accavallamento, appunto, sto(r)ico di Sharon Stone, che all’epoca era allo zenit della super gnocca liscia come il burro, rincasa e ad accoglierlo vi era un’altra patonza esagerata, Jeanne Tripllehorn. Una donna che ti prosciuga ma che sa esser sciolta come Waterworld. Michael, un lupo imbattibile, ancor sconvolto da quell’eccitamento sensoriale dovuta alla figa bestiale di Sharon, senza motivo afferra Jeanne, le strappa tutto e la sodomizza di brutto.

Perché, come si suol dire, gli tirava il culo. Una delle mie scene must che d’adolescente mi scioccò quanto me l’indurì più delle zoccole sceme che vedo oggi in giro. Sì, le donne di oggi, imborghesite, son tutte da mandare a cagare. Odiano gli uomini e li considerano tutti falliti. Uomini, ahinoi, son finiti i tempi in cui potevamo essere degli orgogliosi, veraci falli. Eppure io sono un Falò.

La dovrebbero finire con lo sbandierare il femminismo. L’uomo è nato per essere un bel porcello e non lo si può castrare in moralismi fetidi e più puzzolenti dei piedi delle telegiornaliste. Sì, queste sinistroidi-destrorse tutte ben vestite che han leccato talmente tanto da essere diventate un mezzobusto.

A queste manca la materia prima robusta.

Il cosiddetto ciddone. Il ciddone, come già vi dissi, è quel muscolone situato in mezzo alle virili gambone che, se provocato a dovere, diventa grosso grosso come Schwarzenegger.

L’uomo ne va fiero e mi par giusto non inibirlo.

Sì, le donne sognano il principe azzurro. Ah, rimpiango i tempi in cui sognavano solo di essere principesse sul pisello. Tempi in cui stavano in casa a far la sfoglia, a sfogliare una rivista, a preparar la cena e ad aspettare il marito che le fornicasse dopo essere arrivato alla frutta.

Poi, si misero in testa la parità dei sessi. Qualcosa di nefasto per l’umanità e per la società.

Al che, abbiamo tutte queste donnette, figlie di Madre Teresa di Calcutta, che si son diplomate alle magistrali e già distorcono i poveri bambini con le loro educazioni cattoliche da Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Sì, ah ah, in effetti il femminismo osceno è stato spronato da Jodie Foster. In Taxi Driver faceva la prostituta che voleva essere liberata dall’Harvey Weinstein, no, Keitel di turno, in Sotto accusa denunciò, vincendo l’Oscar, i manigoldi da bar perché la stuprarono dopo che praticamente, seminuda, gliela offrì su un piatto d’argento? No, su un flipper, con tanto di palline e “segnapunti”. Un film orribile, peraltro, a prescindere dal moralismo di fondo.

Ne Il silenzio degli innocenti, invece, si capisce lontano un miglio che vuole ciucciarlo ad Hannibal Lecter, l’unico uomo che lei stima perché lui non è un’ipocrita, ed è cattivissima contro Buffalo Bill. Come si suol dire, gli strappa le palle a morsi di “grilletto”.

In Contact, preferisce la new age a quel pezzo di manzo di McConaughey e, infatti, uno così lei se lo sogna e vede col telescopio. Si dice col microscopio? Binocolo, mio occhialuto? Ah sì, insomma, non se lo scopa ma le stelle sposa. Bello, eh?

In Nell, addirittura, stufa degli uomini in generale, è mezza muta. Si chiama autismo schizofrenico dovuto a un alterato rapporto con la sua natura di donna repressa che fa la selvaggia perché è lesbica e Liam Neeson non glielo darebbe mai. Oh, Liam Neseson l’avete visto bene? È alto più di un metro e novanta. Deve avere un ciddone mostruoso. E di una come Jodie non sa che farsene.

In Inside Man, Denzel Washington, insomma, uno dei Tartufoni Motta più dotati del mondo, la corteggia di brutto. Lei gli accavalla le gambe e fa la superiore. Ma quale superiore. È un’inferiore, una da Dio minore. Questa è timidissima. Conosco donne che pur di venir leccate da Denzel, si farebbero suore.

Poi, Il buio nell’anima. Altro tremendo film giustizialista molto femminista. Lei viene aggredita e diventa Charles Bronson de Il giustiziere della notte.

Oh, cazzo. Attenti a una così. Anche se non l’aggredisci ma te la scopi, è capace che poi diventa Glenn Close di Attrazione fatale.

E torniamo a Michael Douglas.

Un uomo che avrei visto bene al posto di Waltz in Carnage. Ho detto tutto.

 

Insomma, dopo vent’anni di rotture di coglioni, io non sono cambiato per niente.

Sono la solita testa di cazzo di prima. Anche peggio.

Prendetevelo nel culo!

Sì, basta. Siete tutti dei coglioni. Uomini e donne.

Io sono il re della foresta.

 

Se non ti sta bene, ti starà di pene. Pene a volontà!

 

 

di Stefano Falotico

I migliori film di un anno “maledetto”, oserei dire “magro”


19 Aug

Quando l’Estate ammoscia, l’Uomo che non teme il suo calore, medita sulla stagione “uva passa”, mescolando la nostalgia ai “sudori”

Sì, i miei genitori sono “in “agitazione”. Dopo un “ingrassamento a pera”, causa “calmanti” per moderare gli stati di “alterazione perversa” della mia mente, dopo che mi furon “sottratti” per appurata “purezza” delle mie fantasie “bene-fiche”, il mio corpo non è più umano. Assomiglia tanto allo Skeleton di “He-Man”, tanto che lo specchio di 2 cm invidia i miei addominali, quasi di “carta vetrata” con sbalzi “bassi” d’un punteruolo per sette “lustri” di sfighissima.

“Trastullandomi” già in pigiama, abito poco “conveniente” e “contenitivo” quando le masturbazioni bussano alla “porta” (sì, sono tutte al mare, io amo il rozzo montagnoso), fra una che contatto per stimolar le eccitazioni e una che mi telefona per “attardarlo”, penso a quali film questo 2012 ci ha offerto.
E una lagrimuccia scioglie l’irruenza maschia d’una commozione femminile.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Carnage (2011)
    Polanski alle origini del kammerspiel “in famiglia”.
    Due coppie s'”accoppano”. Jodie Foster è intellettuale alla John Lennon, Christoph Waltz uno che dà le medicine ma rimane in mutande, con tanto di Kate Winslet ad “asciugarglielo”.
    L’unico che se ne frega è John C. Reilly, beatamente ubriaco nel “puttanaio” generale.
  2. A Dangerous Method (2011)
    La famosa malattia melanconica affascina tutti gli artisti, essendone Io il Maestro che ne soffrì con “idiozie” allaVon Trier.Detta come va detta, si chiama “suggestione”. Il resto è una Keira Knightley da mettere a novanta come il “buon” Jung sapeva bene.
  3. The Avengers (2012)
    Quando l’indole del supereroe decide che è giunto il momento per fottersi Gwyneth Paltrow a mo’ di Hulk, non c’è Capitan America che tenga. Se poi aggiungiamo l'”occhio di falco” sulle vedove nere, fate un po’ voi.
    Sì, ci son molte frecce a quell’arco, e il da(r)do è tratto.
  4. Hugo Cabret (2011)
    Mai perdere i sogni. Lo sa Ben Kingsley che prima curò DiCaprio nell’isola Shutter, e poi diede spettacolo, come me.Dite a quella screanzata di lasciarmi “accecare” la Luna.
  5. This Must Be the Place (2011)
    Sì, come questo Sean Penn, sono un pagliaccio vero.A te che frega nazista? Ti “spoglio” vivo.
  6. Killer Elite (2011)
    Mai dare del “vecchietto” a De Niro.Uno che, come il sottoscritto senza “nocche” sulla tua “linguaccia”, spunta da dietro l’angolo e ti riempie di pugni al motto “Ora, stai zitto panzone!”.
  7. The Double (2011)
    Cassio sono io, e ora ti fai i cazzi tuoi, scemo!

Scarni, o scarnificati in Polanski


29 Oct

 

 

Il parco della (nostra) vita e una stanza freddissima

C’è sempre un’ombra di maligna oscurità nelle opere polanskiane, anche in questo kammerspiel di “studiata” levigatezza, forse un brivido dai nitori ammalianti dietro un volto di piacevole commedia “teatrale”, molto domestica, forse il loculo della letargia e delle pietanze borghesi.
Volti affilati che si cesellano, mascherati dietro la ligia rispettabilità d’un ruolo scritto per altri che l’iscriveranno alla “loro” classe, acerrime rivalità, come sempre d’adulti che, sapidi, tutti col loro bagaglio balzano da saltellanti, cervellotici dialoghi e un grottesco dietro l’angolo che annusa dentro l’anima, ti sfianca e un po’ fa la spia.
Infatti, tutto parte da un incontro “amichevole” fra due coppie, per metter pace a un “contenzioso” fra i loro, rispettivi figli. Ah, i bambini, scoiattoli ingestibili che combinan tanti guai, un acceso litigio da rammendar con la saggezza di chi è grande.
Par tutto risolto, poi, fra un “sì”, un “ma” e un “però”, nascon leggere schermaglie che van “appianate” forse in una dolce torta che accheterà il problema, un “casuale” incontro che sta per “nidificarsi” in una convenevole amicizia, l’evoluzione graduale d’una ripicca che è un alibi per intavolar conversazioni che poi “involvono” in discussione, in una nausea latente che era lì lì in grembo, a partorirsi per vomitare, rimpiattini fra veloci lingue schiette, forse troppo, accudite solo dal bon ton che sempre asciuga, ma l’inquietudine di fondo permane, si stanzia e si strazia con crescente velenosità, e saltan fuori gli irreprimibili impulsi che stavan solo “guarendo” nella “gentilezza”.
Scorre così il film, corrodendoli “amabilmente”, mentre s’implodon battibeccandosi, anche annoiati e “ingrigiti”, addosso, velocemente furtivi, a origliarsi nelle paure o in un torbido che si credeva ammaestrato.

Il Dio della carneficina domina le “ricette”, gli sbalzi e l’istinto, dalle primordiali società tribali dell’Africa dove i bambini vengon svezzati col fucile in mano e addestrati alla guerra per vincer(si) sul più debole, sin a quella p(l)acata, o forse placcata (come i denti di quel puro bambino “sfigurato” da chi usa le schegge d’un pugno contundente) di noi, occidentali, educati pian piano a pianificarci al rispetto civile, alle “buone maniere”, al corteggiarci anche quando siam (s)leali, nei cortei, spesso infantili, di chi è quasi costretto ad amare l’Arte e a “castigarsi” nella non-violenza per viver(si) felice, o illusoriamente tale.

Si apre solare, con un fermo-immagine in movimento di un parchetto nello scorcio di due alberi “a mezzobusto” che l’incorniciano e, sullo sfondo, grattacieli strofinati in un terso, limpissimo Cielo dalle risonanze plumbee d’una New York un po’ “impigrita” o nel suo Sol giornaliero.

Film d’attori, col “cherubino” John C. Reilly a “drinkare” di parole “sciolte”, forse era od è solo un po’ d’alcol a luccicarti “ieratico” tra le nebbie delle false virtù, un Waltz dalla spensierata luciferinità che s’è rabbonita, e due attrici sopra e sotto le righe, esageratamente se stesse, la pudica e “nevrastenica”, piagnucolosa, apprensiva e maternissima Jodie Foster, e la Bellezza dai tacchi deflagranti di Kate Winslet. Quattro “uomini” che si rimpinzano e dan di stomaco, si “pinzillaccherano” e poi apron bocca sguaiatamente, caccian il demone, sibilando nella loro claustrofobia.

Un criceto non è morto, e i bambini giocano.
Un film che non è mai pensato né soppesato, forse non c’è molto da pen(s)are. È la vita di “tutti”.

(Stefano Falotico)

 

Certo, che se Kate Winslet entrasse in camera tua, vestita così, mi “scarnificherei” io…

 

 

Firmato il Genius

 

 

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