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GRACELAND: un mio cortometraggio, tanti anticipati auguri a Bob De Niro ed evviva il JOKER Jim Carrey, eh sì!


13 Aug

GRACELAND

Per molti anni fui scambiato per Sylvester Stallone di Cop Land, invece sono stallone e basta?

Di mio, sono romantico.

Be’, questo non è un cortometraggio nel senso più cinematografico del termine. E apparentemente non ha senso. Pare più che altro una mia vanitosa, esibizionistica gigionata. La solita incomprensibile faloticata.

Infatti, è nato per caso. Son stato di nuovo ad Anzola dell’Emilia.

Al che ho cominciato a filmare e a filmarmi. Quindi, cambiando stazione radio, è passata una canzone che sino a oggi m’era sconosciuta, ovvero Miracle of the Rosary.

È una canzone paradisiaca. Sì, ci sono e ci furono molte rockstar grandissime ma Elvis non si batte. Lui è il re eterno di tutti i sognatori, la purezza incarnata in una voce divina.

Ecco, puoi essere un carceriere, un carcerato reo di aver commesso dei crimini mostruosi, puoi essere un gerarca nazista pluriomicida o puoi essere invece il papa, un missionario in Africa, oppure una persona qualsiasi coi tuoi pregi e i tuoi difetti.

Nessun uomo, che sia credente o no, che sia pure il più pazzo del mondo, non può… non può assolutamente non commuoversi dinanzi a questa canzone. E inchinarsi a dio.

In questo pomeriggio, è avvenuto qualcosa simile al racconto di Natale del film Smoke.

Ho sostato e parcheggiato la mia macchina vicino alla chiesa principale di Anzola.

Al che mi s’è avvicinato un ragazzo di colore. M’ero un attimo distratto. Appunto, per estrarre la sigaretta e per accendermela.

Vedo questo ragazzone nero a trenta centimetri da me. E lo guardo, un po’ spaurito, dal finestrino.

Oh, a prima vista m’era sembrato uno di quei neri con una calibro venti, anche quaranta, per le specialiste…

Ma sì, un mandingo per film, diciamo, non da Denzel Washington. Anche se poi… Denzel è stato il protagonista di He Got Game. In questo film, suo figlio si chiama Jesus.

Questo Jesus però, a differenza del vero Gesù, il quale secondo Denzel Washington è negro, perlomeno mulatto come lui, lo dice in Malcolm X, distruggendo in un nanosecondo ogni falsa iconografia cattolica, ecco… tale Jesus comincia a corrompersi. Inizia ad avere successo come star del basket di una squadra allenata fra l’altro da John Turturro, un suo omonimo nel film Il Grande Lebowski. Sì, il celeberrimo figlio di puttana Jesus Quintana. Uno che deve conoscere bene cosa succede, diciamo, negli spogliatoi delle docce del carcere di San Quintino. Sì, i giochi poco puliti da saponette vanno forte lì. Se poi becchi uno più dotato di Denzel, cazzo…

Torniamo a suo figlio Jesus. Sì, è uno che sa infilare le palle in buca. Tant’è che un bel giorno mette piede in una stanza nella quale non sarebbe mai dovuto entrare. Diciamo che fa, come si suol dire, il passo più lungo… della gamba. E davanti a lui, semi-ignude, gli si presentano Chasey Lain e Jill Kelly.

Dunque, nel giro di un triangolo con due espertissime e navigate pornoattrici che sanno il fallo, no, fatto loro, da possibile Michael Jordan e Scottie Pippen, rischia di diventare Rob Piper e il protagonista assoluto dei film per adulti di Jules Jordan.

Vedi come può cambiare la vita in un istante? Basta una botta, una spinta. Meglio se due spinte…

Parlo per esperienza personale. Io sono ancora Roddy Piper di Essi vivono, lui però è purtroppo morto mentre io ora guardo, lucidissimo, chiaramente tutti questi stronzi destrorsi che se la spassano in maniera vivissima.

Be’, devo esservi sincero. Io sono stato iniziato al sesso, diciamo, un po’ più mature proprio da Jill Kelly.

Adoro il suo tatuaggio situato in una zona che già di suo è incisiva, adoro le sue forme che, in modo circonciso, ah ah, no, conciso si potrebbero definire estasianti.

Sì, è sempre stata comunque rifatta. Ah, per forza. Più rifatta di lei.

Non facciamo più frittate!

Comprai in dvd il suo film cul’, no, cult100% Jill.

Sì, qualche giorno fa v’ho detto che sono un ammiratore sconfinato di Shannon Tweed. Be’, adesso molto meno, Shannon ha la sua età.

Così come Jill. Ma all’epoca non ce n’era per nessuna. Tutti loro erano.

Ma non smarriamoci in cazzi miei che non v’interessano.

Torniamo ad Anzola e a questo nero. Mica un Jesus, solo un povero cristo.

Lui mi ha fatto un gesto. Non riusciva a parlare. Poi, ha avvicinato la sua sigaretta… per farmi capire che voleva che gliel’accendessi.

Gli ho dato un Euro, dopo avergli acceso la sigaretta. Lui me l’ha ridato indietro, come per dirmi… no, non voglio soldi.

Io ho insistito.

Lui è rimasto piacevolmente scioccato. Sì, dietro di me c’erano altre due macchine. Una piccola come la mia senza nessuno al sedile del guidatore. Un’altra invece molto grossa, una BMW. L’uomo dentro questa BMW aveva da poco trattato male il nero, urlandogli contro parole raccapriccianti.

Per cui, questo ragazzo nero dev’essersi sorpreso che un comunissimo sfigato come me, non certamente ricco come quello nella BMW, gli abbia voluto fortemente regalare un Euro. È stato felicissimo come se gli avessi donato una Ferrari.

Sì, a me onestamente non interessa una vita da Manuel Ferrara. Nemmeno a lui.

Si fottano questi porci.

Tutti credettero che io fossi De Niro di Lettere d’amore, invece scoprirono che ho pure i dvd degli esercizi pilates della Jane Fonda che fu

Fra qualche giorno, compirà 76 anni Robert De Niro.

Lui ha rappresentato molto nella mia vita. Adesso leggermente meno.

Ma vi garantisco che è stato così.

Voi metteste lingua alla mia esistenza. Sputandomi addosso sentenze dalla cattiveria inaudita ma me ne fotto. Sono un linguista e letterato che va avanti di resilienza e non me ne sbatte più delle vostre maldicenze.

JOKER poteva essere interpretato da Jim Carrey? La filosofia di JIM

Ecco, secondo me sì.

In verità, Jim è stato già protagonista di un personaggio assai simile al Joker. Ovvero Edward Nigma / Enigmista in Batman Forever.

Ma se il grande Joaquin Phoenix avesse rifiutato il suddetto ruolo assegnatogli nella pellicola di Todd Phillips, avrei visto molto bene Jim Carrey al posto suo.

Jim è stato, adesso molto meno, il re della demenzialità. Ereditando la tradizione insegnatagli e da lui presa a modello dagli indimenticabili maestri di questo tipo di comicità, ovvero Jerry Lewis, Mel Brooks e John Belushi, che invero è una vera e propria filosofia di vita, sì, la demenzialità non è propriamente demenza.

Anzi, è il contrario. Essersi straordinariamente elevati per sopperire a quella ch’è la vita col suo inevitabile carico di delusioni e amarezze. La vita col suo carico di spine.

Be’, tutti noi sognammo a tredici anni che avremmo avuto un futuro roseo, splendente, pieno di gratificazioni e perenni godimenti floridi. Poi, arrivarono i libretti di giustificazione, eh eh, le scuse delle indisposizioni.

In verità vi dico che io sognai di deflorare la mia compagna di banco, bellissima, ma lei era ancora ferma ad ascoltare Fiorello al Karaoke. Così, dissi addio per molto tempo alla mia oca.

Ho detto tutto. Ah, con quella lì, avrei buttato ogni Rosario dell’infantile catechismo e l’avrei messa a Katia Noventa.

Di mio, posso dirvi comunque che già sognai, invece, di alienarmi. Ah ah. Sì, m’iscrissi al Liceo Scientifico perché il mio sogno era quello di fare l’astronauta. Che mi crediate o no.

La mia casa infatti è colma di libri d’astrofisica, di opuscoli, manuali e tomi da Star Trek. E sono stato sempre ossessionato dal significato della parola vita.

Una volta, su un numero di Focus, da me conservato gelosamente ma, nel marasma di tutti questi miei libri accatastati, ficcato chissà dove, forse in mezzo all’entropia di quella ch’è tutt’ora la mia vita molto caotica, lessi le varie definizioni che la scienza oggettivistica dà, per meglio dire dava, appunto, alla parola vita.

Sì, uso l’imperfetto perché adesso la vita, mia ma anche quella degli altri miei coetanei, non è più tanto perfetta. Ce n’è sempre una. Giorno dopo giorno, è una gara dura.

È davvero un rebus. Mio padre era abbonato a La settimana enigmistica ma, sinceramente, non è mai riuscito a risolvere il cruciverba delle sue esistenziali scelte confusionarie. Riesce a riempire a tutt’oggi, malgrado la cavalcante demenza senile, molte caselle, sì, ma odia Giucas Casella.

Infatti, secondo lui i maghi sono dei ciarlatani. Mio padre è un uomo da romanzi di Charles Dickens. E ha sempre pensato che il mago David Copperfield fosse solo uno che riusciva a fare il prestigiatore con Claudia Schiffer.

Sì, Claudia credette che David fosse Edward Norton di The Illusionist ma invero fu solo una donna molto illusa.

A David interessò soltanto di far sparire l’arnese dei suo “magheggi” nella sua figa delle meraviglie che, detta come va detta, senza trucchi e senz’inganni, era magicamente fantasmagorica. Ah, una fata Turchina che lo rendeva, più che turchese, assai cremoso e cremisi per amplessi anche a garrese.

Ma ritorniamo alla vita vera, non perdiamoci in (s)fighe mai viste. Ah ah.

Secondo Focus, la vita è tutto ciò che nasce, aumenta in complessità, decade e muore.

Vale a dire il membro di David Copperfield quando Claudia davanti a lui si spogliava. Una volta terminato l’orgasmo, David infatti si sentiva morto. Ah ah.

Vita è ogni sistema capace di riprodursi, moltiplicarsi e tramandare i propri codici genetici alle generazioni a venire. Ah, per forza, che vuoi che venga se non è venuto?

Ah ah.

Secondo la teoria di Charles Darwin, il figlio partorito da una notte d’amore fra David e Claudia sarebbe un uomo superiore. È anche un supereroe? Mah, chissà.

Sì, David mica era brutto. Claudia, che ve lo dico a fare?

È per questa ragione che sono misantropo. Quasi sempre, infatti, la madre è brutta, il padre non degno di chiamarsi tale. Non è che questo mondo abbia un gran futuro, diciamocela. No, manco per il cazzo, ah ah.

Vita è anche un fenomeno basato sulla combinazione d’acidi nucleici, soprattutto il DNA, il desossiribonucleico, altre molecole e l’uccello, no, la cellulite, no, le cellule.

Sì, ma questa legge biochimica è applicabile alle forme di vita del nostro ecosistema. Già, altrove come già dissi…

Ecco, nel mondo ci sono moltissimi organismi pluricellulari. Adesso, peraltro, una persona è dotata di più di un Android cadauno, sì, tutti hanno almeno un cellulare.

Ce l’aveva pure il nero di Anzola di cui v’ho sopra parlato.

Che ne sai? In un altro posto, la gente ne potrebbe avere solo una a testa. Sì, quindi gli alieni sono tutti monocellulari.

Questo nostro mondo fa schifo. C’è una disparità fra chi ha tutto e chi non ha proprio un cazzo. Sì, ci sono anche gli eunuchi, no?

Roberto Benigni, davanti a Raffaella Carrà, una volta disse che gli uomini primitivi avevano tre uccelli da cui il famoso detto… che cazzo vuoi?

Meglio fare l’astronauta e involarsi alla volta d’un pianeta ove non ci sia una sola Claudia Schiffer. Sì, Claudia ora è invecchiata, forse in uno sperduto pianeta della galassia lontana, però vi saranno molte Claudie super fighe e giovanissime con cinque buchi neri. Che ne puoi sapere?

Ci sei stato? Macché. Tu al massimo stai ficcato in quel buco-tugurio a bucarti. Fidati.

Vita, nell’accezione del termine più teologico, è amare dio e basta.

Ah, bell’inculata. Scusi, dio, io volevo amare solamente Claudia. Per la madonna!

Questa è demenzialità da Balle spaziali!

Cioè averla buttata in vacca, prendendola terribilmente, impietosamente a ridere, altrimenti sarebbe un continuo, ineludibile piagnisteo. Probabilmente veritiero e, appunto, assai sincero, nient’affatto menzognero.

D’altronde, la frase di lancio di Joker con Phoenix sintetizza perfettamente e in brevissima, inquietante, lapidaria schiettezza il concetto da me appena espresso:

Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Ecco, molta gente mi dice che io mi auto-inganni. Ah, ma sono proprio dei bambini. Devo tirare… a campare.

Se fossi Yes Man, sì, sarei una persona estremamente trasparente. Mi denuderei. Ma, se dicessi sempre quello che penso, ma soprattutto peno, sarei sul lastrico.

Per esempio, a volte la figlia di quello che abita al settimo piano, adesso sposata e con dei figli, torna a trovare suo padre. Il quale abita nel mio palazzo.

Spesso prendiamo l’ascensore assieme. Ora, malgrado la maternità, questa qui è più bona di vent’anni fa.

Secondo voi, potrei dirle quello che penso e non auto-ingannarmi? Sì, davanti a questa Krista Allen, dovrei spingere il pulsante ALT? Quello rosso?

Potrebbe pure starci… sì, poi però dovrei vedermela col marito. Krista stette (eh che tette) con George Clooney, uno a cui i soldi uscivano già dalle orecchie e ora escono pure dal culo. Il marito di questa qui non è ricco come George però, diciamo, che è molto potente. Potrebbe incularmi di brutto.

Sì, volete che mi licenzino e castrino? Semmai, tutte le volte che prendo l’ascensore con questa, sale, no salgo al quarto. Sì, scendo prima di lei. Lei va al settimo cielo, no, piano.

Dunque, quei venti/trenta secondi sono per me insostenibili. E mi debbo castrare.

È la classica situazione in cui non sai che cazzo dire e fare. Figurarsi se provi ad allentare l’Alta tensione, tergiversando sul tempo che fa fuori e lei ti risponde così.

– Ah, piove oggi. Che tempaccio!

– Sì, hai ragione, Stefano. Sono tutta bagnata.

 

Ah ah.

Sì, più volte nella vita, davanti a me s’è presentata una come Cameron Diaz di The Mask.

Situazione davvero imbarazzante.

Sapete che vi dico?

È meglio rimanere un Man on the Moon, anche un mammon’. Sì, erano meglio i tempi in cui spopolavano i proboscidati, cioè i mammut. Adesso la gente è troppo viziata. Vuole pure la pizza alla farina Kamut.

Sì, poi sono tutti egoisti. Appena qualcuno ottiene più successo dell’altro, sospettano che non sia merito di quella del suo sacco.

In realtà, un po’ di verità c’è.

Per esempio, conosco uno che è diventato premio Nobel della Letteratura. E dire che aveva solo un’infarinatura. Sì, però scopò la selezionatrice del Nobel. E dunque, se è arrivato lì, cazzo, è stato in virtù della sua scrotale sacca.

Prendete Re Artù. Lo reputavano tutti un demente e nessuno gli dava un soldo. Le ragazze, peraltro, non gliela davano mai neppure se avesse comprato l’armatura di Batman per fare il pipistrello figo.

Al che, miracolosamente estrasse la spada Excalibur dalla roccia. Guarda un po’, Ginevra, a quel punto, si trombò. La donna più bella del reame. Anche se quella Ginevra lì, diciamocelo, era solamente una zoccolin’.

Lancillotto lo sa. Sì, puoi essere anche uno degli uomini più sexy del pianeta così come lo fu Sean Connery de Il primo cavaliere. Sono cazzi amari però se Lancillotto ha la faccia di Richard Gere.

Sì, se ci provassi con quella, vi dirò, potrebbe andare pure bene. E vivrei Una settimana da dio.

Sì, io m’innamoro perdutamente, sempre. Lei però mi lascerebbe presto perché non ho i soldi a sufficienza per poterle garantire un futuro soddisfacente…

Distrutto dalla gelosia nel saperla assieme a uno stronzo, diventerei Scemo & più scemo.

Oppure, dopo troppe delusioni, odierei del tutto l’umanità e farei, come fanno purtroppo molti di voi, l’animalista alla Ace Ventura.

Sì, veramente. Non vi si sopporta più. Solamente perché quella non ve l’ha data, vi comprate gli animali domestici e fate i vegetariani sotto ogni punto di vista.

Siete diventati talmente cinici, dunque animaleschi nel vostro odio sociale, che io se fossi al vostro posto avrei già chiamato il WWF.

Di mio, che cazzo posso dirvi?

Sono Jim Carrey di The Majestic e anche di A Christmas Carol.

È un film magnifico… The Majestic.

La storia di un uomo che subisce una disgrazia e perde la memoria.

Dunque, una volta rinsavito, pensa a godersela…

Sì, ma neppure tanto.

Il suo sogno più sentito è il Cinema.

Sì, nella mia vita, sino a questo momento… ho avuto due ragazze vere, forse tre e mezzo, chissà, molte trasognate ma mai veramente toccate, altre molto idealizzate che si son rivelate delle puttane.

– Stefano, come mai è finita con le tue ex? Hanno, alla lunga, scoperto che sei pazzo?

– No, non credo. È finita poiché non esistevano le condizioni affinché durasse…

– Ah, solo per questo motivo? Che stupide. Ora, c’è il Viagra.

 

Al solito, il mio amico non ha capito una minchia.

Lui lo chiama mio AUTO-INGANNO.

Sì, di sua sorella.

krista allen liar liar


di Stefano Falotico

Il personaggio letterato da Charles Dickens che mai ti saresti aspettato, un campione eastwoodiano vero


01 Feb

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(L-r) Director CLINT EASTWOOD and CÉCILE de FRANCE on the set of Warner Bros. Pictures’ drama “HEREAFTER,” a Warner Bros. Pictures release.

(L-r) Director CLINT EASTWOOD and CÉCILE de FRANCE on the set of Warner Bros. Pictures’ drama “HEREAFTER,” a Warner Bros. Pictures release.

Uff, ancora con queste reprimende. Ancora con questi assurdi, balzani controlli insensati e, oserei dire, scellerati. Ancora insistiamo ottusamente, pedantemente, pedagogicamente, catechisticamente, in maniera demente a battagliare con indagini psicologiche, con terzi gradi assolutamente vergognosi, con disamine per voler sviscerare il Falotico. Essere non acchiappabile, sgusciante, alle volte farneticante ma assai aitante.

Il Falotico non è accomunabile alla massa volgare ed è sempre più urtato, turbato, mortificato nel vedere personaggi come Berlusconi che vanno puntualmente a parare pecorecci sul sesso, ficcandoselo in bocca dappertutto. Ficcandosele tutte. Come quando (e potete vedere il video su YouTube) Inzaghi era allenatore del suo Milan e Silvio, sfacciato e stronzissimo, scherzò pesantemente e oscenamente sulle signore altrui, da volpone marpionissimo qual è sempre, ahinoi, stato. Rovinando non solo lo Stato italico ma i nostri stati mentali e non, deturpando l’Italia con la sua telecrazia improntata alla frivolezza da vallette scosciate e altre amenità, come dico io, di sorca.

Illudendo i buontemponi e i fessi, facendo credere a tutti che la felicità si ottenga coi soldi e la gloria più porca, invero moralmente povera.

Veramente uno scandalo, uno schifo. E voi gli avete creduto, abdicando al porcile.

Ed è per questo che gente come il Falotico viene presa a pesci in faccia e i troioni ipocriti sguazzano nelle bugie e nelle puttan(at)e più tremende. Spacciandosi per grandi uomini.

Un ribaltamento agghiacciante, incredibile, da lasciare tramortiti.

Il Falotico non necessita di un mondo ove per essere qualcuno devi fregare il prossimo e venderti. Incularlo e lasciarlo con una “pugnetta” di mosche. Come dice lui, cioè il sottoscritto.

Sì, a forza di credere a questi mentecatti coi loro troiai, viviamo quasi in una topaia e abbiamo cambiato varie zanzariere per non farci avvelenare da tutte queste cicale del cazzo.

Il Falotico quando ironizza sul sesso, e lo fa peraltro spesso, sa sempre dosare le parole con classe impari, provocando con occhiolini e ammiccamenti sobri, moderati, elegantemente distillati che lasciano (in)tendere ma sottintendendo quel che va (sot)teso. Perché, come dice il Falotico, sotto le tende è meglio, vi è maggiore intimità e non c’è bisogno di esibizionismi da pagliacci da tendoni qual siete in questo circo degli orchi e degli orrori. Falotico getta il sasso, sì, il sasso sul sesso ma giammai la spugna poiché asciuga i suoi sudori con dell’acqua piovana davvero purissima e non con salviette detergenti, egli terge e lo erge da sé senza mai osare più del dovuto, conservando estremo rispetto dell’eventuale interlocutore e azzardando solamente quando è pienamente cosciente che non può spingersi oltre il consentito, rispettando i pudori altrui e non lanciando banali allusioni figlie della scempiaggine di cui, ahimè, voi sovente abusate. Perché siete ossessionati dal desiderio alquanto raccapricciante di voler sapere chi è il prossimo quando in verità vi dico che dovreste, innanzitutto, badare a voi stessi e anche provvedere al fabbisogno giornaliero della vostra badante. Donna che vi serve e riverisce col cornetto, da voi rifilato alla moglie tradita, e alla quale, tutto liscio, so che lo offrite ben zuccherato, gustando la sua panna nella montata lattea. E, montandola, la testa vi montate e siete invero sol dei montanari.

Ah ah.

Insomma, Falotico non è uno sconnesso e depauperato nella mente, semmai un pauperista che ama far il papero in quanto oggi povero, domani papavero e dopodomani rosato, arrossito quando intimidito, freddo in questi giorni di fine inverno. Caldo in quanto, se esiste il nome Aldo, perché non metterci una c di culo davanti e dietro?

E fu sera e fu mattina. Per voi solo notte. Perché i vostri cervelli, e non credo quelli e basta, da tempo sono oscurati, fottuti. Fidatevi.

E all’ottavo giorno nacque l’uomo che fa un baffo a Dickens in quanto Falotico non ha soltanto i baffetti ma una barbetta incolta da uomo coltissimo.

Così sia. Stringetevi un segno di pace e lasciatemi bere una limonata.

Grazie. Prego. No, sono ateo.

Io non sono nessuno. Non sarò mai Berlusconi.

Per fortuna.

Sia lodato Cristo.

Ma soprattutto… Se Sylvester Stallone è nato per essere Rocky e Rambo, se Jon Bernthal è nato per essere The Punisher, Ben Barnes per essere Billy Russo, Amber Rose Revah per essere Madani, perché Falotico non può essere il cinefilo per eccellenza, il poeta maudit e invece volete che sia un idiota come tutti?

 

La vita non è un gioco di scacchi e cacche, di merde e false dame, ma un dar a te se tu dai a me.

 

Dai, dai. E ricordate: io do sol col re. Da cui do re mi fa sol la si do. Sì, do, do, do, no, no, non diamo un cazzo.

 

 

di Stefano Falotico

Il Circolo Pickwick, benvenuti nel mondo falotico dell’erede forse di Dickens


12 Jun

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Défilé Channel printemps/été 2010 prêt-à-porter au Grand Palais (Avenue du Général Eisenhower - Paris 75008) Karl Lagerfeld a fait fort, en transformant le Grand Palais en étable géante. Des People en pagaille emmenés par Lily Allen (ambassadrice de la ligne Coco Cocoon) suivi de Bernadette Chirac, Claudia Schiffer, Rihanna, Virginie Ledoyen, Anna Wintour, Sean Lennon et Charlotte Kemp Muhl, Marie-Josée Croze, Prince accompagné de sa fiancée, et Irina Lazareanu, l'ex de Pete Doherty.

Défilé Channel printemps/été 2010 prêt-à-porter au Grand Palais (Avenue du Général Eisenhower – Paris 75008)
Karl Lagerfeld a fait fort, en transformant le Grand Palais en étable géante.
Des People en pagaille emmenés par Lily Allen (ambassadrice de la ligne Coco Cocoon) suivi de Bernadette Chirac, Claudia Schiffer, Rihanna, Virginie Ledoyen, Anna Wintour, Sean Lennon et Charlotte Kemp Muhl, Marie-Josée Croze, Prince accompagné de sa fiancée, et Irina Lazareanu, l’ex de Pete Doherty.

Sì, so che non conoscete Dickens. È quello che legge Matt Damon in Hereafter, film che non fa per voi. Più che altro lo ascolta, entra in empatia col grandissimo scrittore, autore che io leggevo a otto anni quando invece voi guardavate Miracolo sull’8ª strada.

Ancor rimembro il termine panciotto che Dickens usava spesso nei suoi libri. Si vede che era un indumento che gli piaceva un sacco. Sì, il panciotto è un indumento, non è la pancetta, che invece si “ottiene” con un’alimentazione scorretta, con una vita sedentaria e con birra a volontà. E con scarsa attività sessuale che “induce” il basso ventre ad acquisire una certa, diciamo, prominenza, dovuta a un calo della libido tale da deformare l’uomo in un fisico a pera. Sì, se vedete uno con la pancetta, significa che onestamente non ci dà molto dentro. L’ho appurato sulla mia persona. Ogni volta che sono in perfetta, smagliante forma fisica, significa che il mio uccello è sanissimo.

Ecco, ero fanatico di Oliver Twist e David Copperfield, che non è l’illusionista che bellamente si trombava quel pezzo di gnoccona di Claudia Schiffer. C’era anche il detto… se uno faceva il belloccio e il piacione, gli si diceva… mi spiace, Claudia Schiffer comunque non te la dà.

Ah ah. Invero, secondo me era troppo magra la Schiffer e aveva un’espressione ambigua da mezzo uomo.

Comunque sia, se si fosse spogliata nei momenti in cui, depresso e accidioso, divenni come Scrooge, poteva darsi che mi sarei aperto con molta “generosità”.

Detto questo, scrivere è un gran casino. Sempre, inderogabilmente. Uno è molto ispirato, organizza il pensiero e lo riversa nero su bianco sulle pagine immacolate. Poi lo rilegge e spuntano degli strafalcioni involontari.

Oggi, ho scritto un pezzo, che troverete online, su First Man con Ryan Gosling.

Mi sembrava, anche dopo mille riletture, che fosse impeccabile. Al che viene pubblicato e leggo la frase… Un film, è il caso di dirlo, che sta già spiccando il velo.

Eh, ovvio, si capisce, si spicca il velo e le donne invece quando fanno le spaccate soltanto con delle gonnelline striminzite fanno spiccare qualcos’altro…

Donne velate, per cui “involarsi”, invogliarsi, e come missili sulla rampa di lancio da scaldare per l’allunaggio di ogni tuo cratere vulcanico. Donne a volte di Marte, sì, rosse con le lentiggini, donne belle come Venere ma diffonditrici (diffonditrici è stupendo) di malattie veneree, donne con la Luna appunto di traverso, donne saturniane, plutoniche perché bombe sexy atomiche, donne a volte di un altro Pianeta, come si suol dire. Poi ci sono le terragne, si accontentano di una pizza Margherita, del vinello e di qualche scoreggia durante l’orgasmo. Donne che sicuramente vi daranno una joie de vivre “enorme”.

Sì, Neil Armstrong fece bene a farsi il viaggio… non ne poteva più di Claire Foy, affascinante ma androgina, voleva spaziare di qua e di là nel blu dipinto di blu, favolosamente favolista di realtà più appaganti della mera fava.

Di mio, posso dire che faccio volare alto le donne. Soprattutto quando le mando a fare in culo.

Dovete vedere come s’incazzano e lanciano piatti come fossero l’Apollo 11.

Tornando alla Schiffer, non è che fosse tutta ’sta bellezza rara. Comunque, assieme al Charlton Heston de Il pianeta delle scimmie avrebbe fatto la sua parte…

Tornando invece a Dickens, leggete i suoi libri invece che comprare romance del cazzo dove c’è uno che vuole la figa e, per averla, le dedica poesie della topa, no, del tipo: con te lacrimerei sangue e passione e, nel concentrato di spine e dolori, sarei il tuo Getsemani per gridare come Cristo trivellato dai chiodi nel nostro bagno di crocefisso sudore.

Sì, ho letto pure roba del genere.

E molte donne son lunatiche. Sì, sì.

 

di Stefano Falotico

Il mio Canto di Natale a fine Giugno


29 Jun

Mentre impazzano gli Europei e attendendo la disfida fra la nostra maccheronica Italia e la teutonica Germania di Sabato prossimo, oggi, in Estate oramai inoltrata, ripropongo questo mio vecchioRacconto di Natale, sapendo già che vi piacque e sempre vi piacerà. a_christmas_carol_splash

A Christmas Carol, miei (i)cari, Dickens in Falotico di Can(to) di Natale contro ogni male, io ammal(i)o, non più fatemi ammalare


04 Dec

Il canto di Natale

A Christmas Carol

In questo video, recito interamente il famoso “A Christmas Carol”, libro benaugurante per ogni Natale gioviale, frizzante, frenetico, di vita ribaldo e gioiosamente esuberante, rinascimentale in mio uomo monumentale, risorto dagl’incancreniti ardori affievoliti, cagionati da gente malevola, che mi punse affinché mi deteriorassi ma, di malasorte, come dico io, iddio, mal gliene sortì. Lo spregevole malocchio di tal aff(r)ettati scellerati e bifolchi si ritorse lor contro d’anime da me morse, insomma, non m’avvelenarono e, invecchiati bruttissimamente, per colpa delle lor terribili malefatte da viventi morti, generanti sol a lor, oh sì, poco si(gno)r(i), un fegato amaro insostenibile, adesso non posson altro che (non) plaudirmi e, dalla (ver)gogna, pensar a gesti (mal)sani per la lor (di)strutta “san(t)ità”, da me gustosamente lesa di maestà incarnata in Principe altissimo, non fregato ma sfregante i lor sfregi in me ne “freg(i)o” di tutto stile (no)bile.

Suadente in lor su(p)ini, che gioia immensa di libido a botte in “testicoli” delle lor di cazzo teste da me qui ribaltate di gran testo attestatissimo, da Re Salomone anche non necessitante di (l)auree, dette pure attestato, per p(r)enderli a testate…

Ecco il mio Testamento.

Colpi in lor testoni, insomma, di mia testé testolona. Dura contro i “duri”. Rude contro i bar(bar)i.

Un tosto…, mie testine. A tastoni, camminando a carponi, son a lor stato un doloroso mascarpone contro le lor creme da for(n)i crematori ché vollero (s)cremarmi in ragazzo “dolce”. Sì, io son sempre più tiramisù e a lor DO sol pollici giù, da me succhia(n)ti LA. E mi lecco, dopo le lor beffe di tristi “bluff”, i miei baffi, ancor più sbeffeggiandoli e, se di nuovo mi tratteranno da sodo “uovo”, dicendomi che non valgo un bucato soldo, i lor noiosi vuoti da uffa io stantufferò, offrendo loro un “plof”, mie “cari” prof…

Tanti soli!

Sì, sono un Puffo, un “pazzo”, uno Scrooge, e dunque a lor si(gnori)a scoreggio perché la mia voce è d’alta maestria fonetica contro i lor schiamazzanti, volgari rumori di fondo. (S)fondati, non vi resta che i fondi del barile raschiare, v’ho affondato. Pensavate di affogarmi e invece io, di “affogato”, vi bagno nel latte vostro alle ginocchia da borghesi annacquati. Il mio bicchiere è sempre genialmente pieno, mi fate pena, state quasi in apnea. Ma io, uomo buono, non mi brucio e, dalle maree delle vostre amare la(cri)me, (de)cantando qui di tutto petto tal Canto di mio Conte, espettorando i vostri pet(t)i crud(el)i da cinici ispettori spappolati, vi servo la lezione, miei “leziosi” da lezioncine e da maestrini.

Sentite che modulazioni di frequenze, come (s)monta il diaframma, son infiammato, acceso, malinconico in queste immagini che “scottano”, scorrenti fra un Ronin malinconico e il torrenziale calore di Heat, appunto, cotti a punt(in)o mio vincente.

Tanti popò di Diabolicus Totò, miei “uccellacci”, il mio “uccellino” vola e volteggia da Carmelo Bene di “pene” alla Pasolini, di gran (di)verso svoltante è al(i)to contro le vostre infernali fiamme infamanti. Io ho fame del mio cuore, della mia anima s’incendia l’estasi alata nei vostri ficcati lati aleatori.

Come B… rucia la mia serie A. A come altro(ve), come Jim Carrey… nei vostri polli al curry.

Io, Icaro, non ardo, volando quassù, bensì voi schiattate di rabbia come Belzebù, non avendomi arso, siete “aridi” (non) vivi e vi deste sol delle a(r)ie tanto fini quanto finte. Io son raffinato!

Io son il paradisiaco.

Ascoltate il Ver(b)o e pen(s)ateci due volte prima d’ancor altro azzardare.

Non azzannate, io non faccio le cose campate per aria, io non tiro soltanto a campare, bevete pure i vostri Campari ché io bado al Badi come parlisa(pete)?

Ed è gran sapere. Salire, non esalare, non addosso sal(t)atemi.

Siete sol degli esaltati.

Mentre io esulto.

E, giammai dalla vera vita esule, vi(ri)li, io (non) rivivrò. Che Sole, miei uomini “soli” sempre a caccia di sol(i)di.

Sbiancate!

 

 

 

 

di Stefano Falotico

 

“Paradiso perduto” – Recensione


22 Oct

Gli increspati sogni alter(ati), “Arte-(s)fatti” del fanciullismo spezzato

Ode a John Milton nella “traduzione” italiana di “ric(hi)amo”, il Diavolo assume le sembianze “grottesche” d’un De Niro con lo “scrigno” del “forziere”.
Sì, un (e)vaso “da” Notte che “forza” l’infanzia “fisher” di Finnegan Bell, bellissimo “mutante” poi in Ethan Hawke, bionde speranze dickensiane dell’attimo fuggente, forse che rifulgerà ancora. Un po’ turbato, “frastagliato”, “aggrappato” ad acque salate di come si ricorda questa storia, i suoi gemiti nell’Alfonso Cuarón che “vernicia” e “inquadra” di quadri fotogrammatici enigmatici nell’abisso “roteato” e poi rotto della melanconia giovanile “schiumata”, anche rabbiosamente innervata di docili “schizzi” del “vernissage“.

Nella “flora” marina della floreal ma plumbea Florida, un piccolo pescatore “pescò” il Male, il prigioniero Lustig, ancor “imprigionato” di catene, forse del Cuore, che non “spezza” né mai infrangerà. Che “sterza(no)” riemergendo dagli abissi “mortiferi” d’un incubo che “strozza” la bocca, “cucinandola” nell’Inferno già visto negli occhi “del” bambino. Della prematura “apnea” a interromper il “singhiozzo” dell’adolescenza, ch’é per sua Natura invaghita di celestialità pastellate d’amore anche immaginario, appunto nell'”acquario”, nel fluirsi torbidi, nell’infatuarsi d’un “infarto” al colpo di fulmine, per la Promessa eterna dell’amor perpetuo, da non sperperare nel “perno” delle facili, false ambizioni a incenerir il sentimento “annodandolo”, adombrandolo credendo d'”ambrarlo” e “aggrottandolo” nel perituro, mistificatorio, illusorio “benessere”. Abbellito di mondanità superficiali e tenerezze parventi mai romantiche di “vitrea”, pura languidezza, patti ipocriti al “placido”, monocorde “illiquidirsi” nella vanità dei soldi, del “liquido” frusciante e “abbagliantissimo” da lodi e “allodole”, forse solo estenuarci, sì “noi” tutti, nel dolore “morbido” di tal ingannevole ammorbarsi ma non essere innamorati davvero.

Così, “Finn” fa il grande passo, da squattrinato infante a fantin’ del suo destino. Però “pendente” e deluso. Perché la sua Estella non c’è più, sebbene Finn “brilli” di festa in festa.

La rintraccerà ostinato nei cunicoli della memoria, nella “grotta” d’una “strega” Bancroft delle nostalgiche passioni. Rammemorandosi e “perdendosi” ancora tra le foglie del Tempo riscoccato dall'”amnesia” dell'”amniotica” densità oscurata presto dal taglio inferto. Ferino nel neo-nerità di De Niro “rasato” con le lame “aguzze”.
Un pentito che si convertirà proprio nel suo benefattore, per ridonargli gli iridescenti bri(vid)i che gli “estorse”, (dis)torcendo gli incanti dell’età acerba, già da lui inconsapevolmente esacerbata, “erbissima cattiva” del lupo solo con tanta “fame”.

La favola incompresa di questo film attinge alle lunari lucentezze della giovinezza inafferrabile, così veloce che (non) scorre.

Produce Mitch Glazer, “weirdo” come sempre, virente e artefice di film “strani”. Un po’ molto belli, unici, e un po’ “inguardabili”.

 


(Stefano Falotico)

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