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Cineteca Stefano Falotico, il custode della memoria di celluloide e anche “preservativo” vivente lontano dalla cellulite muliebre


18 May

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In codesto dì, triste, morigerato, sdilinquente nell’apatia mentre, là fuori, un’umanità vive disumana di delinquenze, accapigliandosi per una po(r)ca di buono, io, sottoscritto e “me medesimo di persona”, per dirla totoianamente, annoto nel mio diario di “brodo” questo patetico essermi ridotto a esser troppo erudito e dunque dottissimo. Non sono un dottore perché mai laureato mi (cr)ebbi, eppur in me è alta la cultura mentre il mondo va solo a culo. Apro il giornale e leggo di tragedie in ogni dove, di omicidi-suicidi e di gente che perde la brocca essendo già di brutta bocca, poiché se commettono reati è colpa della loro scarsa conoscenza in fatto di Cinema. E dunque fa(rfa)llano. Non il meglio gustando.

Io, nel mio er(em)o solitario, ai confini di una realtà mia mistica, appunto eremitica e soave nel suo decadente eppur “crescente” splendore ringalluzzente, così come l’uomo è arzillo e “rizzo” quando “se la fa”… sotto e poi smuore nel (di)letto di quel che fu, ho d’aprire questa mia “letterina” con tal racconto ero(t)ico.

Ella, sì, lei mi chiamò a tarda ora e io (s)venni preciptevolissimevolmente, “annacquando” dopo la “spruzzata” in un’euforia da “schizzato”. Sì, lei presto, di sveltina soprattutto, mi consesse le grazie e io non dovetti neppur ingraziamenrla ma soltanto “aggraziarlo” da raggrinzito striminzito a bollente “compiacente”. Sì, “lo” accomodai con piacere strizzante, quasi lei mi strozzò, attizzante, stuzzicandola da “stronzo”. E ne gioii nel calor dei suoi baci, del suo morbido amplesso abbracciante e abbrancante, sciogliendomi in un (di)venir di vera “sostanza”. Che brace.

Detto questo, passiamo oltre.

Sì, mariti che avete mogli autoritarie e castranti, oggi io, consigliere “fraudolento” del Cinema “turbolento”, vi do da vedere Getta la mamma dal treno.

Guardatelo e sappiatemi far quel che si deve (non) fare.

Ecco la mia fanfara in questo sfacelo di casini e bordelli, di budella e ribelli non belli.

Uomini, siate di vita, siate DeVito.
Applauso. E, come dico io, che sia sc(r)osciante.

 

di Stefano Falotico

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