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The Irishman, Joker & Richard Jewell riflettono e fotografano anche i mutamenti sociali nella loro (im)mutabilità


28 Nov

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Anzi, mi correggo. Perlomeno, uso una coniugazione verbale più pertinente: immortalano.

Anzi, nuovamente rivedo il verbo che qui riverbero, correggendolo in sigillano.

È uscito su Netflix, finalmente, The Irishman.

Già si sono sprecate le ridicole idiozie degl’imbarazzanti titolisti italiani, partoriti e, oserei dire, cagati da quella facoltà per fruttivendoli ch’è Scienze delle Comunicazioni, eh sì, ad allestire, per l’appunto, i loro post(i) fissi pseudo-recensori, sull’appena capolavoro succitato di Scorsese.

In un profluvio, putiferio, in una deflagrazione di luoghi comuni a iosa, fioriscono le banalità più logore e stantie delle sciocchezze più reverenziali e vanagloriose…

The Irishman, summa poetica del maestro Scorsese, oppure The Irishman, canto del cigno, silloge lirica di una triste, grigia epoca estinta però forse più colorata, dunque tinta, non però della colorazione delle tinture dei capelli stinti, pigmentati di noir, ah ah, esibita da De Niro, Pacino e Pesci, bensì al massimo liricamente brizzolata, inebriata di cinematografica brezza caldamente appassionante come quest’ode melanconica innalzata a memoria dei posteri e di un antologico poster permeato di fascino cromatico grazie alla stilizzata computer graphics di un grafico pubblicitario che, con la sua accattivante, minimalistica locandina avanguardistica eppur ammantata d’un romantico gusto vintage quasi di natura cubistica, di visione apparentemente piatta eppur prospettica come fosse stata dipinta da Giotto, rivoluzionario, pittorico artista, riesce nella sua efficace potenza visivamente figurativa a cementare i volti dei tre magnifici suoi attori protagonisti eternamente scolpiti nelle nostre memorie eteree da metafisici sognatori delle reiterate rimembranze malinconiche anche da perenni, perpetui combattenti inscalfibili d’una vita forse, per sempre, amaramente pietrificatasi e sconfitta. Finché morte non ci separi, sparite o solo tutti, senz’eccezione alcuna, senza neppure una colazione, un pranzo e un’ultima cena prima dell’estrema unzione, si sparino poiché indubbiamente fate, fanno tutti pena.

The Irishman, il film per cui il critico per antonomasia dei nostri giorn(alist)i postmodernistici, sì, Giulio Sangiorgio, va in brodo di giuggiole e gongola, imbrodandosi nelle sue auto-celebrate, egregie recensioni pregne di parole piene di significa(n)ti, sofisticate, fors’anche sofistiche e solipsistiche disamine più ermeticamente complesse della sua stilografica, più fighe dell’ex ballerina Sabina Stilo, più strutturalmente complicate della steadicam di un incipit memorabile che termina col primo piano d’un De Niro quasi in fase esistenziale assai terminale che monologa, dinanzi a un confessore invisibile, i suoi ricordi, a loro volta collegati al meta-dramedy di tutte le nostre vite da comuni mortali forse mai nell’anima nati.

Sangiorgio, uno che nella sua casa non avrà un solo album dei Negramaro, gruppo neomelodico da lui ripudiato poiché da Giulio ritenuto troppo sempliciotto. O semplicistico?

Sì, Sangiorgio non ama Giuliano Sangiorgi, Giulia è giuliva e lecca le fresche, oleose olive offertele, in modo “meraviglioso”, da suo marito, uno che sognò la luna, cantando con Domenico Modugno ma, ogni domenica sera, dopo aver visto tutti i goal della serie A, va in bagno e piange in maniera inconsolabile.

Il piatto piange e sua moglie gli prepara solo l’insalata senza più condire la salsiccia con qualcosa di piccante e salato, sì, forse è ancora saporito ma quando fu l’ultima volta che fu inumidito di saliva, no, solo salito?

Ah, questo lagnoso marito ammainatosi che pateticamente, nonostante sia sfinito e la sua vita realisticamente sia decisamente finita, considera la sua esistenza qualcosa di unico e prezioso, perciò la magnifica, malgrado sia stata solamente, aridamente contemplativa e lontana dal capolavoro assai bello e paradisiaco del leopardiano L’nfinito…

Sapendo che non sarà mai un pazzo geniale come Modigliani. E che forse non riuscì a scopare la ragazza che, ai tempi di Ragioneria, lui sopravvalutò come fece Fantozzi, idealizzando la racchia signorina Silvani.

Invero, il sogno erotico di tale marito già della vita disamoratosi e totalmente amareggiato, sì, faceva di cognome Caligliani ma lui non se la fece davvero mai e ora beve il Giuliani, rancoroso come Ferrara Giuliano e facendo promemoria dei suoi fottuti anni con un solo ano all’attivo, probabilmente manco questo, e uno slancio emotivo completamente andato a puttane. Le quali, però, gli rifiutano puntualmente rapporti che vadano oltre un insoddisfacente “esame” orale…

Lui non vuole sentire ragioni e urla a tutti… mah, per piacere, andate a cagare!

Poiché diligentemente si attenne rigidamente ai dettami impostigli dalla società dura e fascista e, da impiegato statale piegatosene, non riuscì a fregarsene ma soprattutto a fottersene. Ebbe solo sua moglie, l’abbonamento a Netflix, oltre che a Sky, ma s’identifica con Frank Sheeran/The Irishman, in quanto, pur di non ammettere le sue limitatezze, preferisce credere che abbia fatto le scelte giuste da uomo strenuamente, intimamente menzognero della sua anima più vera, dunque un imperdonabile ballista che comunque, lavorando in comune e/o a cott(im)o, nel bene o nel male, tirò a campare come cazzo gli pare, non volò e (non) così volle ma tant’è che in questo mo(n)do andarono le cos(c)e di minimo sindacale al fine di avere un reddito salariato ma forse un castrato godimento da semi-handicappato dall’umore sereno-variabile.

Senza più cartucce, invidia i giovani carucci e succhia tutto il suo rancido retrogusto, tirandosela… da pensatore-tuttologo onanista che piglia per il culo chi crede alle filosofie olistiche, alla Fisica quantistica ma soprattutto ancora non capì che bisogna gridare tutti in cor(p)o, sputtanandosi senza vergogna assoluta, viva la figa!

Ritratto della mediocrità dell’italiano che va per la maggiore e s’eccita dinanzi alle maggiorate, genuflettendosi però, remissivamente, dirimpetto al Presidente del Con(s)iglio in pectore e al caporale che ragiona da ignorante universale, visse sempre da ratto ma giammai rinnegherà la topaia del suo scantinato ove conduce le più pelose tope, dette altresì zoccole frust(r)ate, cioè le conduttrici televisive scartate ai provini da qualche volpone provetto, per far di notte imponente, più che altro impotente baldoria con tanto di botte e moglie molto suora, a lui non più suina ma castigatasi supina dinanzi alla vita misera, rimasta sola in sala tutta soletta con le suolette però ubriaca coi programmi di varietà di Rai 1, la tv di regime che v’inculò dapprincipio, adattandovi a una visione mainstreaming che non è il flusso audio/video di Netflix ma il canale di scolo del merdaio catodico più retrivo, politicamente (s)corretto e conformemente allineato al pensiero ipocrita di massa.

The Irishman, fluida pellicola di amici/nemici, d’italiani a New York ficcatisi a Little Italy, di regole d’onore come quelle di chi ci governa, d’idioti bigotti, di conservatori ottusi e sordi assurdi, una pellicola dominata da una casta invero non proprio castissima retta da vetusti valori senz’alcun valore, film di uomini con le palle che si raccontano balle, di machi maschilisti uno peggiore dell’altro.

Sì, a parte forse Basic Instinct, ove la protagonista è comunque bisex ed è una donna per cui andarono matti gli uomini, incarnata infatti da Sharon Stone, in questo film porca come poche, sono pochissimi i film sui seriak killer donne. Se una donna ammazza il marito, i vicini di casa le danno della troia. Oppure, peggio, affermano che non la conoscevano. Se un uomo, invece, ammazza una donna, si trova la scusante che lei impunemente lo tradiva scandalosamente, che lui aveva perso il lavoro ed era depresso, profondamente.

Insomma, The Irishman è un film classico su un gruppo tribale-sociale di piccoli e grandi criminali, uno Scorsese che, dalle sue tematiche più abusate, non sa forse rinnovarsi ma sa comunque come riuscire, grandiosamente, a farsi giustamente idolatrare.

Joker, un film troppo coraggioso nello sbandierare la verità di questa sporca società, quindi accusato dai perbenisti di essere retorico, qualunquistico, addirittura didascalico e populistico.

Infine, arriva di nuovo con furore, Clint Eastwood. E dice, con classe, con la sua impeccabile eleganza, che il sistema non è sbagliato ma non è neanche giusto.

Quindi, alla prossima cafonata e porcata, ogni Joe Gallo è avvertito. Io vivo come desidero. Uomini e donne, siete avvisati e mezzi salvati. Altrimenti, poi non piangete di rimpianti.  Perché sarà troppo tardi.

Anche per me. Poiché, alla prossima “sparata”, m’arresteranno. Ah ah. Donna, servimi la tua gallina, uomo, vuoi farmi nero? Bene, siediti vicino a me, accomodati.

I neri sono più dotati. Ah ah.

Firmato da un uomo “pericoloso, instabile, nevrotico, demente, iper-permaloso, fancazzista acido e timoroso, timido e piccolo” che non rinnega di non lavorare dietro una maschera felice e senza lacrime umane pur di farsi, stupidamente e bonariamente, amare e leccare da un mondo freddo come The Irishman e il suo sacrosanto, devastante finale.

Un uomo che non vale un cazzo, un incapace mai visto, un inetto, una merda, un abominio, un obbrobrio, un uomo ignominioso e pazzo che tutti spaccherebbero in mille pezzi soltanto con un mignolo, un uomo che ancora indossa il pigiamino, un nanetto tanto carino e tanto, sinceramente, stronzino. Sì, come no? Ma per l’amor di dio, figliuoli, mi sa che prendeste una cantonata incredibile.

D’altronde, io non ebbi mai dubbi che foste scemi. Voi invece foste sicuri che il cretino lo fossi io. Ho detto tutto.

A parte le goliardate, le tavole imbandite, i banditi e quelli messi al rogo, bando alle ciance.

L’Italia è un Paese mafioso ove tutti magnano i loro ego su pallori uguali alle mozzarelle BelGioioso, aspettando le vacanze, dopo una vita di emozioni sincere assai vacanti, per abbronzarsi dopo mesi passati in palestra a rassodarsi le panze piene al fine di diventare come quello di Riace, sì, il bronzo.

Il mio vicino di casa vuole l’olio di Ricino, sua moglie desidera andare a Riccione ma ha i capelli lisci e, in mezzo alle gambe, è rasata. Lo so perché pelai la sua patata bollente nonostante, nei preliminari, mi considerò Massimo Ranieri.

In Italia, se una bella donna mostra le sue forme, le replicano con la solita gif di Renato Pozzetto, eh, la Madonna!

Scrivendole anche… ma chi credi di essere? L’Edwige Fenech dei bei tempi? In verità ti dico che sei migliore. Te lo dice ER MEGLIO!

Fra poco uscirà il nuovo film di Checco Zalone, un altro ragazzo sarò preso per il culo a sangue poiché considerato dagli idioti un coglione, un bamboccione e, dopo avergli sbattuto mille torti e torte in faccia, i malfattori andranno a mangiarsi un bombolone, esaltandosi nel buonismo se una donna, su Facebook, metterà loro un Like sotto la loro foto al ristorante da buone forchette coi maccheroni.

Che minchioni.

No, non dico che bisogna ribellarsi come Vito Andolini, ovvero Bob De Niro del secondo capitolo del Padrino. Ma ora sono piuttosto indurito nonostante ami le tenerezze e le morbide carezze.

Sì, nessuno forse ancor m’incula ma adoro coccolarmi, scopandomi da solo, di seghe mentali e non.

Se per te è un problema, chiama Rocco Siffredi e fatti assumere nella sua casa di produzione, mio uomo che ti vanti d’essere produttivo.

No, non voglio io riprodurmi.

Ne verrebbe fuori un altro genius maledetto. Non voglio che mio figlio soffra a causa della vostra piccola borghesia irredimibile.

Sì, guarda quella. Donna chiesastica che impazzisce ancora per John Lennon ma contro i giovinastri usa la svastica e, godendo da sadica del suo cannibalistico mangiarino, se la mastica quando invero vi dico che Mick Jagger, nonostante la sua età, la sveglierebbe dai suoi moralismi e dalla sua retorica del cazzo.

E quell’altro? Chi minchia crede di essere? Passò tutto il pomeriggio a dissertare sulla scena in flashback di The Irishman in cui De Niro ammazza i due soldati che da soli si scavarono la fossa.

Che fesso. Disse che questa è la scena peggiore di Scorsese. E l’analizzò di screenshot, fotogramma per fotogramma.

Sì, appartiene al Circolo Pickwick degli intellettuali che si fanno i pompini a vicenda. Leccandosi in complimenti ruffiani più di Harvey Keitel di Taxi Driver.

E quell’esaltato bimbetto che, a quindici anni, afferma di essere il nuovo Orson Welles? Ma fategli leggere Il signore delle mosche e sbattetelo poi nel film Planet of the Apes.

Per non parlare di quello che impazzisce per Essi vivono solo perché vorrebbe la Ferrari ma sostiene che sia “sexy” la sua Cinquecento.

Invece, il professore del DAMS, accademico altezzoso, brindò al goal di Dybala contro l’Atletico Madrid ma gli servirei io una punizione imprendibile sotto l’incrocio dei suoi peli.

Sono un uomo che ha dignità. Sì, ogni sera vado al bar. Fotografo il fondoschiena della cameriera e lei lo sa.

Come fa a saperlo?

Mi manda a quel paese e chiama il suo ragazzo affinché me le suoni:

Adesso che mi dici, signor bulletto? Una cosa me la devi dire.

Sì, te la dico. Vaffanculo a mamm’t!

 

Partì una rissa indicibile. Questo qui è partito, lo sanno pure i vecchietti che, vicino al camino, giocano a carte in questa partita che è la vita.

Mentre tutti se le danno, io ne prendo tante…

Tutti vogliono sapere il mio segreto.

Ma io, come Nessun dorma -Turandot di Giacomo Puccini, so solo che domattina berrò un altro cappuccino.

No, non vincerò ma me ne fotto.

Se non vi piace, chiamate il prete e reciterò con voi il Rosario. Rosaria non è Santa Maria e così sia.

 

di Stefano Falotico

Con l’impresentabile Dumbo, la carriera di Tim Burton può dichiararsi finita? E la magia del Cinema esiste ancora?


27 Mar

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Ecco, premetto questo. Il film non l’ho ancora visto e credo che in sala non lo vedrò.

Perché dovrei recarmi in una multisala e verrei attorniato da una massa tanto festosa quanto insopportabile di bambini pestiferi e chiassosi. I bambini sono la nostra salvezza ma non è propriamente bellissimo, eh eh, assistere al film di un maestro, quale Tim Burton comunque insindacabilmente è, e venir distratti da incontenibili entusiasmi molto, anzi troppo, fanciulleschi.

Detto ciò, mi attengo, almeno per il momento, a quelle che son state le reazioni della stampa italiana nei confronti, appunto, di Dumbo. Che in maniera quasi del tutto unanime e impietosa ha dovuto ammettere che, malgrado la forte simpatia che noi tutti abbiamo sempre riserbato nei riguardi di Tim, cantore favolistico dei diversi, delle vite difficili ed emarginate, sublimatore fantastico di ogni durezza della vita attraverso le sue nere fiabe poetiche, stavolta ha decisamente toppato. E forse la sua carriera s’è stoppata.

Perlomeno, davvero inceppata.

Invero, la Critica americana gli è stata più benevolente ma, si sa, noi italiani siam retorici a parole, demagoghi in trincea ma anche realisticamente, inevitabilmente più cinici. Sì, paradossalmente, questo già bistrattato Dumbo aveva tutti i crismi di un possibile capolavoro burtoniano. La storia dell’elefantino volante, vessato da tutti, che si dimostra prodigiosamente straordinario, lasciando anche i più stronzi e dal cuore di pietra, come si suol dire, con un palmo di naso, ovvero di proboscide, eh eh.

Ma a quanto pare, almeno leggendo le critiche, qualcosa non ha funzionato. Anzi, non ha funzionato nulla. I personaggi sono stereotipati, Colin Farrell che c’entra? E Michael Keaton, per quanto possa sforzarsi, a pelle non è credibile nei panni del cattivone. E soprattutto questo live action è stato accusato di mancare di poesia. Dobbiamo essere crudelmente schietti. Tim Burton non azzecca un film da una quindicina d’anni e passa. Ma è proprio così? In realtà, il Cinema di Tim Burton è sempre stato questo. Poetico, sì, ma anche molto stilizzato. In un certo senso, persino freddo. E sempre più mi stupisco che in Singles lo si abbia paragonato a Scorsese. In verità, Scorsese è quanto di più agli antipodi rispetto a Burton. Anche se Hugo Cabret, sì, qui lo dico, già lo dissi, è il miglior Scorsese degli ultimi vent’anni. Pensate che bestemmi? No.

Non fatemi più vedere, ad esempio, quella boiata stupida di The Wolf of Wall Street. Oltre a essere un film indubbiamente poco poetico, qui manca propria la poetica, signor Martin. Non v’è morale, non v’è nulla a parte le zinne di Margot Robbie e qualche scena finto-scabrosa che potrà aver entusiasmato e scioccato qualche sempliciotto in vena di scandali ma a me non ha fatto né caldo né freddo. Un film orribile! Diciamocela. Mentre Shutter Island è un film mediocre. A essere proprio sinceri, nei contemporanei tempi del cinismo a buon mercato di Black Mirror, la magia del Cinema, forse un po’ di tutto, s’è persa.

E noi non siamo più quei bambini attorno al falò di John Houseman dello splendido Fog di John Carpenter. Le storie fantastiche, le storie sui fantasmi, le storie tenebrose non ci spaventano né emozionano più. Quindi, non è vero che Tim Burton è finito e che il Cinema stesso sia agli sgoccioli. È la nostra umanità che è deperita, incancrenita, abbruttita. Siamo una società senz’anima ed è tutto un altro discorso. Se dite che questo è moralismo spicciolo, non è così, se volete dire invece che è purtroppo la verità, ahinoi, è così. La gente non crede più ai sogni perché tanto si è accorta che si era fatta soltanto un film inutile e pretenzioso. E la smettesse quindi Ligabue con le sue Luci d’America.

 

Le stelle sull’Africa 

Si accende lo spettacolo 

Le luci che ti scappano dall’anima

 

Ecco, a parte che Africa e anima è una rima baciata, no, assonanza dissonante da filastrocca per neonati, la dovrebbe finire Luciano di conciarsi come il gatto con gli stivali.

E smanacciare al vento nelle lande americane. Luciano, mi dia retta, torni nella sua Romagna e si pappi una piadina o un panino con la mortadella.

Lei, molti anni fa, era anche bravo. Va ammesso. Metteva pepe. Adesso è più sciupato in viso di Tim Burton e potrebbe fare concorrenza a Tim Roth de Il pianeta delle scimmie.

Sì, non me ne voglia, si scherza, lei ha perso da parecchio la testa come Chris Walken de Il mistero di Sleepy Hollow.

E, se continuerà su questa strada, farà la fine di Ed Wood versione “rock”. Sì, prenderemo i suoi ultimi album e li faremo a fettine come Edward mani di forbice. Una bella “tosatura”. Potatura!

Sì, la sua musica si è involuta paurosamente. È passato dai romanticismi schietti e ruvidi da Beetlejuice – Spiritello porcello, con tutti i doppi sensi che infilava da marpione qua e là, a romanticherie più buoniste de La fabbrica di cioccolato.

Insomma, lei si sta trasformando in un fenomeno da baraccone, mio briccone. E, ora che è diventato un riccone, fa proprio il ca… e.

Tanto non ci credi manco tu, Luciano, col tuo lifting da Alfonso Signorini.

Tu eri uno del popolo, un po’ sconcio e sbracato, onesto e simpaticamente sguaiato, perché mai ti sei dato al patinato più scontato?

Questo è grave, molto preoccupante. Sì, ci vuole un chirurgo plastico per rifar daccapo questa società di plastica. Questa società di svastiche e vacche. Ci vuole la poesia di un elephant man.

Un Falotico lynchiano che linci, trinci, no, tranci con occhi da lince come Travis Bickle questo mondo andato oramai… e sapete dove. Sì, un mondo che va stroncato subito. Prima che possa arrivare al primo posto del box office di ogni altra puttanata.

Che gigione che sono, ah ah, un po’ Topo Gigio, qualche volta uomo grigio, spesso uno che non transige in quanto della morale ligio. E volteggio nell’aria, ballando di naso lungo alla Pinocchio anche se le sventole mi tirano le orecchie. Solo quelle…

Insomma, mi sa che Luciano ce lo siamo giocati.

Tim Burton è quasi del tutto andato.

Rimane solo un uomo favolista.

Ed è anche favoloso.

Un uomo che va sempre più su, anche se spesso, va detto, questa società di pachidermi lo vuole mettere in gabbia.

 

 

di Stefano Falotico

Russia-Arabia Saudita, inizia l’idiozia mondiale, ed ecco la mia sitcom


14 Jun

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Immaginate questo mio scritto come una situation comedy con le risate registrate.

Cinismo puro.

Sì, fra pochissimo inizierà il Mondiale più ricco della storia. Visto che c’è gente che vuol far morire di fame donne e bambini, hanno allora pensato di dare cinquemila milioni di dollari a Robbie Williams per cantare la canzone inaugurale. Williams per l’occasione è dimagrito tre chili, insomma si è guadagnato la pagnotta.

Ah ah.

Williams è un ragazzo d’oro, buono e caro, infatti Rachel Hunter, una figa sesquipedale e anche una troia universale, dopo essere stata con Rod Stewart, è stata con Robbie e dopo l’orgasmo sullo yacht hanno cantato Rhytm of My Heart.

Ah ah.

Sì, si sta giocando Russia contro Arabia. Dopo che per anni Gorbaciov salvò il suo Paese dai gulag, adesso in Russia adorano Tom Cruise e stasera vogliono trivellare questi emirati. Perché il petrolio rende ricchi e hanno capito che devono vincere a livello planetario.

Ah ah.

L’altra sera parlavo con una su Facebook. Dice che è cinica, adora essere palestrata e sta con uno più ricco di lei che è poligamo. Insomma, in “famiglia” sono tutti e tutte a cazzo duro…

Ah ha.

Io credevo all’amore quando avevo tredici anni, poi scoprii la ragazza di cui era innamorato con un bullo di periferia e vidi i due alla baracchina dei gelati che giocavano a un videogame di guerra, con lei che leccava la crema e un’altra che leccava il “joystick”. Sì, quest’ultima disse che quei botti del videogioco la eccitavano e lui si sentiva un cazzuto marine. Adesso sono brave persone, guardano i film con Checco Zalone.

Ah ah.

È uscito il trailer di Dumbo di Tim Burton. Spesso da piccolo, i miei lavoravano e la mia vicina di casa mi faceva da balia. Mi educava benissimo, credetemi. Mi faceva sempre vedere l’originale e mi diceva… hai capito la morale del film? L’elefantino, deriso e maltrattato da tutti, alla fine vola alto e li manda a fare in culo. Sua figlia si è sposata con un saldatore e assieme guardano, alla domenica, Barbara D’Urso, per rilassarsi con imbecillità micidiali dopo una settimana di merda in cui non hanno mai trombato.

Ah ah.

Le donne sono come il gioco d’azzardo. Puoi anche sbancarle, ma poi ti arriverà il recupero crediti di Equitalia. A meno che tu non sia Berlusconi, e ti accuseranno di averle molestate perché volevano la poltrona. Poi, c’è la terza possibilità. Potete trovare anche una moralmente imbattibile, sì, perché è frigida.

Ah ah.

Gli uomini non sono da meno. Da piccoli giocano ai soldatini con gli indiani, da grandi diventano dei soldatini se accettano una vita impiegatizia, oppure indiani se amano il suicidio. C’è anche la terza possibilità. Alcuni non accettano le sporche regole della società e vivono senza regole. Infatti, finiscono nei centri di salute mentale, ascoltando tra un neurolettico e l’altro Ivano Fossati… La mia banda suona il rock…

 

Oh, non svegliatevi 

oh, non ancora 

e non fermateci 

no no oh, per favore no

C’è anche chi è lì perché si credeva Roddy Piper di Essi vivono e, non riuscendo a pagare le bollette, ha sparato al sindaco, pensando fosse un alieno.

Ah ah.

Non ho mai capito le insegnanti di Italiano. Hanno passato tutta la vita a imparare che la libertà del pensiero nasce dalla cultura e da una migliore conoscenza della realtà. E per tutto l’anno insegnano sempre la solita roba, promuovendo tutti, tanto hanno capito che il mondo non cambia e che il marito è frocio.

Ah ah.

Diffido sempre da quelli che ti dicono come si sta al mondo. Di solito o sono dei dementi o dei fascisti. In entrambi i casi, questi qui andrebbero bruciati ad Auschwitz con la foto di Hilter appiccicata alle loro teste e quella di Mussolini nella palle da far squagliare a fuoco lento.

Capiranno, quando gli brucerà il culo, come si sta al mondo?

Ah ah.

Io sono ottimista, pensavo di suicidarmi l’altra notte, invece devo aspettare di vedere The Irishman di Scorsese. Mi son dato dei mesi di speranza. E in questi tre mesi mangerò “a bestia”.

Ah ah.

Jim Morrison era come James Dean, un esempio di trasgressione pazzesca, erano dei rebel without a case.

Qui in Italia, in meridione, sono fanatici dei Doors. Ma hanno settant’anni e sono in cassaintegrazione.

Ah ah.

Gli educatori sociali insegnano ai ragazzi a comportarsi bene e poi tradiscono le mogli, guardando Nicole Aniston che lo prende in culo da un mandingo…

Ah ah.

Io l’avevo detto che contro di me non si deve mettere nessuno.

– Come sono questi cazzi? Amari?

– Sì, quelli che prende la tua puttana sì.

– La mia donna è fedelissima.

– Sì? E come mai ama Richard Gere?

– Lo adora virtualmente.

– Ah, è tutto un piacere masturbatorio. Ottimo, pure peggio. Riguardati Eyes Wide Shut.

 

 

di Stefano Falotico

Meglio una vita da cani che Gatta(ca) ci cova


26 Jan

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No, non mi piace la felicità: la felicità non va bene, la felicità non dura. A me piace la depressione: la depressione dura di più, non ti tradisce…

 

È bello essere vivi! Ci sono tante cose che non si possono fare da morti!

 

Dal film di Mel Brooks.

 

Sollevate sempre dei polveroni, dovreste amare di più i film di Paul Verhoeven… e anche le cosce di Sharon Stone. In quel basic instinct, uomini, attingerete al piacere puro del bervi una bionda…

 

Amate la vostra vita così come un imprenditore ama i suoi affari. Sì, siate loschi e costruite abusivamente, tanto pagano gli altri… voi guadagnerete in ricchezza.

 

Gli avvocati sono diversi dalle prostitute. Ti “liquidano” anche se ti hanno (in)castrato.

 

Il mondo si divide in due categorie, quelli che sono dritti e quelli che non capiscono un cazzo, cioè gli eunuchi. Le donne sanno sempre invece come prenderti per il culo anche quando lì lo pigliano.

 

Sabrina Ferilli è come il buon vino. Più invecchia e più diventa rossa. La sua parrucchiera sa come far ubriacare i suoi capelli. Insomma, una donna osé molto rosé.  Usa poco il rossetto ma, davanti alle sue tette, arrossisci come lei.

 

I laureati pensano di essere arrivati. Sono invece soltanto all’inizio della disoccupazione. Nel frattempo, si spacciano per intellettuali.

 

I medici ti curano se hai bisogno. Se non hai bisogno, ti lasciano morire di fame. Al che, intervengono gli psichiatri e l’assistenza sociale. E le loro cure, vi garantisco, vi fanno perdere anche i capelli.

 

L’uomo è un essere semplice. Si accontenta di un lavoretto e di qualche scopata. Le donne più “raffinate” invece vogliono farsi mantenere. Nel tempo libero, fanno un lavoro “duro” con l’amante.

 

Woody Allen è stato accusato di aver abusato della figlia. Pensavo avesse abusato solo del suo cervello. Vabbe’, lui aveva già confessato la verità in Tutto ciò che avreste voluto sapere sul sesso… ma i giornalisti hanno osato chiedere.

 

La masturbazione non è un male. È un male se non hai le mani. E poi “viene” fatta coi piedi…

 

 

Aforismi del Falotico, uomo oggi normale e domani come Norman/Richard Gere.

 

 

Amate la vostra vita, non fatevi clonare, altrimenti dovrete gestire le emozioni di un’altra testa di cazzo. E, voi donne, non fate le gatte morte. Fate solo quelle in calore. Sono un uomo inimitabile, molti hanno provato ad assomigliarmi ma hanno sofferto di troppa genialità, e hanno preferito la loro follia.

 

E ricordate: fra me e un altro, scelgo una donna che mi scopi.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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