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ROCKY VII – Al via le riprese con SYLVESTER STALLONE? No, col Falò, man che ama anche DE NIRO! Oh oh


27 Mar

 0:01, incipit con Moneyball & Brad Pitt. L’arte di vincere? Meglio perdere, eh eh. 00:41, Rocky by John G. Avildsen. 3:48, da Stallone a De Niro e la mia nuova monografia su Bob. 5:40, la pornografia? Sean Penn & Robin Wright, etc. 11:06, De Niro di THE FAN – Il mito. Sleepers e via dicendo. 12:41, G(h)erson o Gershon/Michael Douglas di Last Vegas, da non confondere con Garrison. Tony Scott e scotta la pasta? Cado dalle nubi e Checco Zalone. 14:26, il bolognese di origine controllata, ah ah.
18:51, io non credo in dio. Sapete perché?

 

Rocky Stallone cop land stallone de niro keitel stallone de niro grudge match

ll comeback del più grande attore di Cinema del mondo, Brendan Fraser (non esageriamo e non è lui, ah ah), ed evviva i festival di Cinema da amare con brillantezza abissale


10 Aug

accreditato veneziaSì, periodo lieto, il mio. Tendente al falotico con tocchi di morbidezza sobria e amorosa, da gustare personalmente come un gelato prelibato molto zuccherato. Oserei dire da leccarsi i baffi in modo delicato.

A quanto pare, Brendan Fraser, per molti recenti anni osteggiato, boicottato, diffamato e ridicolizzato, in forma è tornato. Era a dismisura ingrassato, adesso è dimagrito e forse non è più drogato e alienato. Discriminato e dalla Hollywood che conta, eh già, in malo modo fu scriteriatamente allontanato.

Adesso, è di nuovo un toro scatenato…

Lo vedremo nel nuovo film di Scorsese con De Niro e il bel (mai quanto me, eh eh) Leo DiCaprio.
Nel frattempo, gli haters impazzano e dinanzi a me impazziscono, si perdono soldi e il portafoglio, quelli del partito dei Verdi vogliono un Green Pass più verde rispetto a quello elargito consuetamente, la gente va al mare a mostrare le chiappe chiare oppure in montagna e sulle valli verdi, da non confondere con le scarpe Valleverde che furono pubblicizzate da mr. Balla coi lupi, alias Kevin Costner, a me viene concesso il pass (una passera, no?) per la prossima Mostra del Cinema di Venezia in quanto oramai è assodato, sono diventato critico rinomato e assai ricercato, oltremodo forbito, non so se furbo o ancora leggermente spostato. Oramai il mio posto in sala, a Venezia, è prenotato, non spostatemelo, miei spostati.

Di certo son amante raffinato di quel capolavoro sconfinato, ahimè ancora enormemente sottovalutato, che è Open Range.

A proposito, inoltre, di alienazioni mentali e vite reclusesi, Brenda Fraser interpreterà praticamente sé stesso nella nuova opus di Aronofsky. Regista da non confondere con Bukowski e coi cristalli di Svarovski.  A proposito di western, Fraser sarà anche presente in Killers of the Flower Moon.

Mentre il qui presente-assente in passato ingiustificato, perfino stigmatizzato e ingiustamente attaccato, ovvero il sig. Falotico non so se azzimato, ovviamente acculturato, si presenterà al Festival di Venezia, affrontando come Sylvester Stallone di Over the Top tutti i più bravi critici del mondo. In effetti, Lincoln Hawk mi assomiglia parecchio. Quando le persone mi screditano e mi fanno davvero arrabbiare, cambio marcia, cambio anche faccia, come il miglior De Niro, non del Grande Match, eh eh, assestando di stilografica feroce e tagliente dei pugni potentissimi e ottimamente ficca(n)ti.

Per finire, a proposito di Stallone, vi piacque in Cop Land? E in Cliffhanger?

John Lithgow! Anche John sarà presente nel film di Scorsese con DiCaprio & De Niro. Vi ricordate la sua celeberrima freddura nel film di Renny Harlin appena citatovi?

Parafrasandolo: – Stefano, in tanti vogliono conoscere il suo segreto. Qual è?

– Fai la fila, prima ci sono io. Tu non solo ti fai i film, li vedi anche nei posti peggiori. Nella prossima vita, dovrai essere più bravo. Adesso, stai calmo e fai il bravo.

 

Ebbene, non credo sinceramente che i critici di Cinema siano affascinanti come De Niro. Non sono neppure versatili.

 

di Stefano Falotico

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Venezia 77, diario di bordo: solo due nottate stavolta per me, la famiglia Coppola, l’alluvione mattutina d’un 7 Settembre infausto ma mi sento rinvigorito e rilluminato, anche onestamente accreditato sfigato, è bellissimo!


09 Sep

Mainstream+Red+Carpet+77th+Venice+Film+Festival+3hsHmCUKrhPlChe dire? Quest’anno, Il Festival di Venezia è stato decisamente molto particolare. E forse io, alla soglia dei quarantun anni (li compirò, ahimè, fra pochissimi giorni, ovvero il 13 di questo mese), sento che davvero, questa volta, qualcosa nel mio animo s’è irrimediabilmente perduto. Non respiro infatti più quella delicata magia dei primi tempi quando vi andai da esordiente, ignaro perfino di dove fosse e sia tuttora ubicato lo storico, lussuoso Palazzo del Cinema che ospita la celebre kermesse, nostro fiore all’occhiello e vanto nazionale di pregiata Biennale.

Che io mi ricordi, io, peraltro famosissimo per le mie tragicomiche amnesie da Guy Pearce di Memento, ecco, per quanto io a stento rammenti o possa non ben rimembrare quella prima volta mia al Lido avvenuta oramai in tempi lontanamente siderali, il primo film che vidi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia fu il bellissimo Cop Land di James Mangold.

Uscito sui nostri grandi schermi in data esatta del 25 Ottobre del ‘97.

Cop Land fu presentato, fuori concorso, credo all’ex sezione Mezzanotte. Aggiungo io… e dintorni. Ancora prima che impazzasse Gigi Marzullo oggi giorno, con la sua rubrica cinematografica, oppure precisamente quando Gigi cominciò a spopolare furiosamente col suo oramai leggendario ex programma televisivo chiamato Sottovoce. Che cosa? Non è ex di niente? Ancora lo programmano nel palinsesto notturno?!

Ora, la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

Celeberrima domanda retorica, oserei dire soltanto ridicola, espressa spesso da Gigi ai suoi ospiti incolpevoli che dovettero sorbirsi, di altre domande impertinenti, un’interrogazione, diciamo, quasi più imbarazzante della domanda porta (no, non Porta a Porta di e con Bruno Vespa, bensì participio passato del verbo Porgere) loro sopra scrittavi.

Che io mi ricordi, mi colpì comunque la sua intervista a Lino Capolicchio ma soprattutto non dimenticherò mai la puntata nella quale una Milly Carlucci, eh sì, ancora al massimo del suo splendore e al più alto rigoglio delle sue magnifiche gambe seduttivamente inguainate in collant assolutamente eccitanti e morbidamente trasparenti, scosciando con levigata morbidezza di quadricipiti longilinei ed allineati alla sua mise di tacchi a spillo vertiginosissimi, fece sì che io arrossissi, no, mi scordassi immediatamente di ogni quesito marzulliano stupidamente cervellotico e invece, alla maniera di Woody Allen, di contraltare facessi l’amore con una persona che stimai, cioè me stesso. Dicasi anche autoerotismo sentito in modo profondissimo, diciamo anche da uomo aspirato nella depressione e nel buio più nero sprofondato in maniera poco ispiratrice di slanci vitali amorosamente condivisi e più calorosi.

In pratica, l’autoerotismo è una pratica demonizzata e malvista da quasi ogni donna, anche dalle più divinizzate e beatificate, alla base forse della rottura di p… e, sì, di legali pratiche (che avevate capito?, scusate, ah, come siete maliziosi) che condusse, assieme probabilmente alla relazione di Woody con la figlia adottiva “avuta” da Mia Farrow, alla separazione coniugale, non tanto di constatazione amicale/amichevole, diciamo, fra Diane e il genio di Manhattan.

Ma non perdiamoci in seghe… mentali e non, arrovellandoci pateticamente di onanistiche dietrologie e retro-pensieri più bigotti della crociata scagliata contro Woody dall’America puritana, detta altresì solo ipocrita.

Veniamo… al dunque, detto anche… sodo. Non ero ancora maggiorenne il giorno del 5 Settembre quando Cop Land fu presentato in Sala Grande alla presenza di Sylvester Stallone e Ray Liotta.

E mia madre dovette fare i salti mortali per convincere la bigliettaia a darmela, sì, la possibilità di entrare in galleria in mezzo alla platea che applaudì, a fine eiaculazione, no, proiezione, così come dopo l’amplesso mostrato e appieno ben svolto da Woody de Il dittatore dello stato libero di Bananas.

Sì, soffrii del complesso di Edipo da episodio, per l’appunto, alleniano di New York Stories, quindi, volete farmene una colpa?

Guardate che vi farò curare da Billy Crystal di Un boss sotto stress se ancora azzarderete ad accusarmi di essere affetto da attacchi di panico quando vedo Bob De Niro buttarsi via in commediole più scialbe di Ti presento i miei, ah ah.

Ecco, in Cop Land vi è/fu anche Bobby. Oltre a un cast di facce scorsesiane da far impallidire ogni uomo scaldato e sovreccitato allo spasmo come se si trovasse dinanzi a Cathy Moriarty di Toro scatenato.

Eh già, c’è/ vi fu anche lei. E la Moriarty è/fu anche in Analyze That.

Sbaglio? Non credo affatto.

Guardate, nella mia vita incontrai papponi e corrotti più viscidi di Sport di Taxi Driver e serpi velenosi più indistruttibili di Robert Patrick di Terminator 2.

Ma me salvai grazie alla mia purezza da Superboy/Michael Rapaport.

Bisogna stare attenti, comunque, non solo agli uomini moralmente stronzi.

Anche le donne apparentemente più innocenti come Ksenia Rappoport de La doppia ora di Giuseppe Capotondi (presentato in Concorso a Venezia, rendiamocene conto!) possono abbattere ogni Filippo Timi all’apparenza duro, dicendogli soltanto che non è più figo come un tempo e ora abbisognerebbe di un riporto…

Molta gente, in Italia ma non solo, parla degli altri e di Cinema senz’alcuna cognizione di causa.

Ecco, stimo Fede Frusciante ma, l’altra sera, mi trovai da un mio amico e, in maniera scanzonata, riguardammo un suo video sui peggiori film “di” San Valentino.

A un certo punto, sostenne che Richard Gere sia il re degli incapaci. Adesso, possiamo sindacare su Autumn in New York, reputandolo giustamente un film sentimentalmente zuccheroso e insopportabile.

Ma ricordiamoci che, per essere Richard Gere e Nicolas Cage, bisogna avere le palle.

Nicolas Cage, Sofia Coppola e Gia Coppola sono raccomandati? Certo ma la raccomandazione devi mantenerla. Anche la pensione d’invalidità, miei furbetti, se fingerete di essere malati di mente e poi, ogni notte, non solo la vostra vita, metaforicamente, andrà a puttane. Non raccontiamoci pugnette, suvvia, mezze calzette e cazzoni vari.

Dunque, non spariamo cazzate. Per esempio, Cristiano Ronaldo sa benissimo che, per essere Ronaldo, deve mantenere una disciplina ferrea. Se fossi in lui, comunque, lascerei subito stare quella Giorgina o come cazzo si chiama lei. Uno che sa giocare di tiri così, cazzo, potrebbe riempire l’incrocio dei “peli” di una molto più figa della sua faccia imbattibile da culo.

E basta anche col criticare Matteo Salvini con la sua nuova “topa” Francesca Verdini. Non tutti possono essere James Bond e di Sean Connery, a dirvela tutta, ce n’è solo uno?

Forse due. Chi è il secondo?

Non lo so, forse un signore colto come Guglielmo da Baskerville che visse da metronotte alla Jimmy Malone, spesso soltanto alone, il quale conosce la perfetta differenza fra un volpone e la Sala Volpi, fra la Coppa omonima e quella di voi nonni. Ah ah, non sono secondo a nessuno. Infatti, sono ultimo. Ah ah.

E quando incontri uno così puoi anche dire Mai dire mai. Sì, è un tipo da Caccia a Ottobre rosso, un uomo immersosi in modo subacqueo nelle sue ansie oceaniche, quindi riemerso in gloria malgrado a Venezia, in data 7 settembre, alle 9 in punto di mattina, il cielo si oscurò, tanta pioggia a lui in testa precipitò eppur, testone, non è un coglione come quasi tutti ma un uomo che conosce il distinguo fra Amos Gitai e i gitani.

Chiariamoci molto bene. Non bisogna soffrire d’invidia né di gelosia.

Di Connery, eh sì, abbiamo appurato che ce ne siano due.

Di De Niro, invece, ne rimane solo uno per quanto sia ancora il mio attore preferito. No, non me ne identifico, di cognome faccio in effetti Falotico.

Nel giro di sei mesi, Robert De Niro dovrà girare After Exile, Wash Me in the Water con John Malkovich, Killers of the Flower Moon di Scorsese con DiCaprio, Gucci di Ridley Scott (uno qualsiasi, vero?), Armageddon Time di James Gray.

77 anni per Bob da poco compiuti e la settantasettesima edizione del Festival.

Per durare così tanto, significa essere forti, grandi.

E questo è quanto.

Adesso, scusate, sto lavorando all’editing di un libro di circa 400 pagine, domenica devo festeggiare il mio compleanno, quindi sto completando un’altra opera letteraria, devo incontrare la mia lei, gestire tutto ed essere pronto, il prossimo anno, a tornare di nuovo al Festival, conservando una dignità e una forza impressionante da Silvio Orlando de Il papà di Giovanna e de La passione.

Due film forse non capolavori ma che valgono il prezzo del biglietto.

Provateci voi a non essere Brad Pitt ma un comune Silvio.

Chi? Orlando o Berlusconi?

Non lo so, so soltanto che al Caimano preferisco darvi una mano…

Ché, come si suol dire, una mano lava l’altra e qui, in tale mondo di “mani pulite”, sono cazzi vostri amari se, presto, non riconoscerete di essere dei fottuti.

Sì, dovete e quindi dobbiamo prenderne coscienza. Possiamo, al massimo, essere i nuovi William Shakespeare. Facciamo ridere i polli. Ah ah. Non avremo mai la possibilità che vengono offerte ad altre… no, volevo dire, ad altri. Che poi… è la stessa cosa. Lui dà a lei il lasciapassare e lei dà a lui la sua passera. La vita è questa. Sì, fa schifo, si sa. E, se non lo sapete, ve lo dici qui senza fronzoli. Non otterrete neanche un modesto accredito stampa al Festival di Venezia per potervi permettere di essere come me.

Sì, salutatemi a sorrata. Eh già, ci sono quelli baciati da Francesca, quelli che cantano non è Francesca, Francesca non ha mai detto di no, ci sono gli amanti di Lucio Battisti e di Giuseppe Battiston, di mio, non sono da Sanremo e da teatro Ariston, sono un Aristogatto, sono Aristoteles de L’allenatore nel pallone con Lino Banfi, sono quel che voglio.

Poiché ebbe ragione Pino Daniele: iè so’ pazzo, iè so’ pazz’, non mi scassate u cazz’.

 

di Stefano Falotico

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Il Falò è ritornato di Backdraft da vero uomo Ombra, anzi, fu adombrato ma è di nuovo amato e follemente innamorato, dunque infuocato


05 May

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lovelove2Sì, in Fuoco assassino, il compianto J.T. Walsh interpretò un personaggio invero da nessuno rimpianto.

Cioè un bastardo corrotto nell’animo che, avvalendosi d’un insospettabile complice/piromane, ovvero Scott Glenn/John Adcox, volle bruciare tutta la Big Apple come Nerone.

In verità, mai fu accertato se Nerone rese Roma come un carbone. Sicuramente, il character di Walsh si dimostrò più pazzo di quello incarnato da Donald Sutherland. Un volpone fottutamente sbattuto e ben, dietro le sbarre, rosolato e affumicato. Diciamo pure da molti neroni inculato.

Di mio, non mi fido mai di chi beve solo il Negroni.

Oh, nella mia vita da saggio Donald Rimgale/De Niro, m’adombrai in una notte cupa ove forse, assieme a William Baldwin/Brian, oppure in compagnia di Edward Burns di 15 minuti – Follia omicida a New York, scoprii molti malfattori che vollero ardere ogni speranza giovanile. Incenerendo ogni sogno romantico più rosso e purpureo per mettere a ferro e a fuoco forse la casa di Ray Liotta di Cop Land.

Piaciute le sofisticate citazioni?

Vi piacciono invece le calde eccitazioni?

Burns… sì, sono un detective belloccio come Edward la cui sessualità, in passato, fu più ambigua di quella di Pacino di Cruising.

Eppur Steve Burns… Steve brucia e ama… anche Fuoco cammina con me. Pure I’m on Fire di Springsteen.

Ah ah. Ci sta l’esclamazione diabolica da Al Pacino! E forse un incandescente bacino per una donna che merita finalmente il mio amore prelibato, zuccherato come un morbido, cappuccino scottante che, dopo un’ardente notte di coccole e amplessi roventi, fa sì che la passione si ridesti ancora più affamata di dolci cornetti da mettere in testa agli stronzi cornuti che non sanno più gustare il ripieno di crema deliziosa da leccarsi… i baffi. Oh, dovete svegliarvi. Forza, vestitevi e giammai più dovrete denudarmi per ingiuriare la mia dignità, Io vi smascherai ed è giusto che la mia lei, svelta, nuovamente mi svesta.

Si fa festa?

In 15 Minutes, De Niro fu assassinato da due maniaci dopo che alla sua bella scrisse una delicata poesia d’amore in una sera già sul punto d’arroventarsi focosa finito che fu ed ebbe il lavoro duro e avventuroso.

Due porci l’assalirono, freddando ogni suo sogno caloroso, brutalmente l’assassinarono con far vile e bellicoso ma da Ed furono inchiappettati più di come Ed, con tutta probabilità, con le sue ex giocò poco a Scala 40. Bensì, a novanta, si divertì assieme a lei come un matto scatenato assai ardimentoso e infiammato. Ben accarezzato e vivamente accalorato.

Ed, uomo dalla brillantina fumante, dal ciuffo impomatato forse più di quello di Cameron Diaz in Tutti pazzi per Mary.

Ed stette con Heather Graham, donna di grande tette, e sta ora con Christy Turlington, donna che non si può vedere perché è talmente sexy che bisogna chiamare subito i pompieri.

Con Christy, Ed si spomp… a.

I cattivi oramai invece sono spompati. Non gliela fanno più a bruciarmi vivo con le loro offese da ragazzi precocemente, per l’appunto, bruciati. Anzi, cotti in padella, bolliti e fottuti completamente.

Ah, ragazzi fuori… che sognarono Seattle ma sono in zona Elephant. Tonti forte, cazzo. Almeno quel tipo bruciò non solo la sua vita quando fu adolescente.

Questi invece si spacciano per adulti ma in verità vi dico che non sono né sani né santi. Neppure capirono Last Days, sempre di Van Sant.

Si dichiarano vincenti e raffinati ma, a dircela tutta, non sanno neanche pronunciare il nome di Vincent Cassel.

È inutile che provino a fare i duri come Scott Glenn di Man on Fire.

Non si azzardassero neppure mai più a fare i neroni come Denzel Washington.

Sono solo dei poveri pivelli. Se vogliamo essere davvero cattivi, eh già, non hanno neanche dei buoni piselli.

Sono e rimarranno fermi a I soliti ignoti

Ah, io adotto invece sempre il metodo Fucimin come disse Totò.

Ovvero, qui reinvento la sua battuta, quindi bisognerebbe darsi al grande Cinema romantico di Michael Cimino.

Altro che Chris Walken de Il cacciatore, sto vivendo L’anno del dragone, non sono Jeff Bridges di Una calibro 10 per lo specialista e neanche Starman di Carpenter.

Non sono un Drugo, non sono né Bukowski né Lebowski, lo youtuber Matioksi è più giovane di me, all’anagrafe, di dieci anni ma sembra mio nonno

E sapete perché? Poiché a forza di guardare Lady Oscar, di ammirare gli Academy Awards, a forza di fare le belle statuite, siete diventati delle maschere di cera.

Prevedo per voi molte bamboline gonfiabili, miei palloni gonfiati.

Vai di matriosche, oh sì, mie oche, orchi e luride porche.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma, miei somari?

La mia lei è da vero falò delle vanità.

Mentre all’imbecille microcefalico che continua, sotto anonimato, a mandarmi missive in cui mi definisce di mente ritardato, la polizia presto servirà molte denunce con la seguente scritta:

Tenente, ha notato la lucina che le sta brillando? È l’indicatore del livello della sua carriera e sta lampeggiando sul rosso…

Poi, costui, secondo me non comprese mai neppure The Bad Lieutenant.

I cretini furono da me ben cotti a dovere. Ah, che bottane, questi qua.

La mia non è una semplice cotta, è proprio una bellissima botta. E spero che duri reciprocamente infinite notti.

 

di Stefano Falotico

 

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In attesa dell’Oscar a Phoenix, parliamo oggi di Cop Land e delle moralistiche prediche, no, delle prefiche – La scimmia del cortometraggio di David Lynch è romantica!


25 Jan

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La prefica è colei che viene pagata per piangere ai funerali.

Spesso, viene assunta dalle donne del meridione per dare un tono più melodrammatico all’atmosfera già, appunto, funerea e piuttosto lugubre creatasi in seguito al lutto incolmabile dovuto alla perdita di un caro.

Molte ragazze, però, piangono a dirotto più di una comare secca vestita di nero a mo’ di cornacchia se, anziché perdere un caro, devono pagare il cariatide dentista affinché le curi dalle carie.

Alcune sono pure incurabili racchie. Insomma, neanche se facessero le suore della curia riuscirebbero ad amare l’essere solo, sinceramente, delle donne da tutti trascurate… anche da dio.

Sì, sto assistendo davvero a un porcile di donne amanti(di), a quel porcile profetizzato da Pasolini, già avvenuto e insinuatosi nelle anime di molti giovani donne, da tempo immemorabile e da non restaurabili tempi, putrefattesi. Fuori e dentro.

Eh sì, ragazze universitarie, peraltro ricche di famiglia, che non abbisognerebbero di prostituirsi in quanto, come detto, vivono in agiate condizioni economiche piuttosto soddisfacenti, le quali, appunto non paghe della vita non magra, bensì ben pasciuta, si sottopongono a pesanti cure dimagranti e poi praticano robusti pilates rassodanti per poterla offrire tutta depilata e “brillante” al miglior offerente che possa, nel salvadanaio, soddisfarle appieno col suo spumante!

Mah, più che miglior offerente, tale elemosinatore di figa a buon mercato è, diciamocela, un accattone sofferente.

Sì, un uomo perennemente frustrato che sputtana con tali puttane tutto il suo magrissimo stipendio, spesso pure dell’assistenza sociale e dunque di pensione precoce a lui elargito, pur di passare una notte a base di fruste sadomaso con una di queste mentecatte che la danno per potersi pagare la borsetta di mammà.

Sì, insospettabili ragazze apparentemente pudiche, insomma, a prima vista Elsa Morante, non vivono affatto d’idealismi virtuosi come Bianca, ovvero Laura Morante, bensì vivono doppie esistenze ove, se di giorno si celano dietro la parvenza delle brave figlie di papà, di notte la donano a un brutto figo, no, figlio di zoccola.

Sì, ne vedo tante…

Ragazze laureande che ti contattano in privato, spacciandosi per donne che vorrebbero con te instaurare una sana relazione d’amore purissimo quasi da sante.

Ma, dio santo, al terzo scambio di battone, no, di battute in chat, ti chiedono d’iscriverti ai loro siti a luci rosse ove, una volta che ti avranno fornito La chiave d’accesso, dietro tuo lauto pagamento ed esosa quota dispensata a codeste donne assai pruriginose, sostanzialmente poco virginali e lindamente, intimamente nient’affatto rosee, sottoscritto che avrete loro l’abbonamento dispendioso e lussurioso, al fine che costoro possano comprarsi ville lussuose, vi fotteranno in maniera clamorosa. In ogni senso. Alcune infileranno… anche la clausola ove non potrai baciare loro nemmeno il seno con fare ardimentoso.

Che sole!

Ecco, se siete uomini che pendete dalle labbra di questa qua, abboccatene pure e fatevi da loro imboccare.

Siete uomini che, tempo nel didietro, no addietro, perdeste il senno e, per sanarvi dall’insonnia, vi deste alle belle di giorno…

Di mio, me ne fotto bellamente.

Ora, parliamo di Cinema e lasciamo stare le minchiate di queste malafemmine.

Matt Damon tornerà a lavorare con James Mangold per The Force.

Mentre Harvey Weinstein, accusato da Annabella Sciorra di averla stuprata con la forza, si difende, dicendo al giudice che, se la Sciorra avesse eccitato, no, avesse necessitato di lavoro, doveva darla a Sylvester Stallone e a Robert De Niro.

Sì, in tribunale, Harvey diede spettacolo, un one man show da indifendibile mentitore da applauso a cerniera aperta, no, a scena apertissima.

Anziché, prendersi giustamente le colpe delle sue porcate, demandò a Stallone ogni responsabilità:

– Sì, che cazzo vuole da me quest’Annabella? Se costei afferma di essere stata da me sessualmente violentata nel ‘94, come mai allora girò Cop Land, da me pagata, no, finanziato con la mia Miramax nel 1997?

Dico, giudice, in questo film lei consola pure lo Stallone italiano, accarezzandolo pietisticamente e ascoltando insieme a lui Stolen Car di Bruce Springsteen!

 

Insomma, figliuoli, sono un grande romantico. Per questo, vivo nella mia stazione ferroviaria e la gente pensa che deliri, anzi delinqui. Qui, a forza di usare le vostre biforcute lingue, io sono diventato un linguista mentre voi ora non aprite più bocca. Tanto ne pagherete un’altra e lei aprirà non solo quella.

Ho detto tutto.

Per molto tempo, vollero farmi credere, catechizzandomi, che dovessi redimermi. Redimermi da che?

Non ho intenzione di credere ai buonismi falsi di The Family Man e non sono neanche Sonny. Se proprio volete usarmi come meme alla Nicolas Cage, almeno affibbiatemi la patente di Sailor di Wild at Heart. Sì, solo quando sono fuori dagli schemi, risulto magnetico e romantico.

Quando mi volete come un comune idiota piccolo borghese, mi rendete scimmiesco. Sì, i miei sono deliri squisiti, di alta scuola registica alla David Lynch. Deliri ove celebro amori incommensurabili alla Lars von Trier de Le onde del destino. Finiamola! Non dovete riportarmi indietro. Ma quale Ritorno al futuro!

Tu, donna, sei il mio delfino? Di mio, mi tengo Bruce Springsteen e lascio perdere le puttanate piene di melassa.

Comunque, quella non è male. Si chiama Melissa. Stasera, vorrei offrirle un tiramisù. Ah ah.

Ecco, vi ripropongo questo audiolibro. Una donna che lo ascoltò e lesse il libro mi chiese:

– Per caso, chi è la ragazza di cui stai parlando nel tuo libro?

– Si tratta di una donna immaginaria e vagheggiata.

– Non ci crede nessuno. Ci sono dei pezzi troppo sentiti, lei non è irreale e non me lo/a dai a bere. Ecco, molti segmenti sono volutamente volgari e forti. Ma è una critica alla società ingorda e bavosa. Ci sta! Te lo posso dire? È la più bella, struggente, vera dichiarazione d’amore che una donna possa ricevere in vita sua. Non ti ha ancora sposato?

 

di Stefano Falotico

 

JOKER: la sua plusvalenza nella società odierna e l’ignoranza del retropensiero degli uomini di panza


15 Nov

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Ora, chiariamoci, bambagioni e leggeri sempliciotti, detti gianduiotti. Dovete avere la pancia assai pienotta per pensare che, alla soglia del 2020, possa esistere ancora un inconfutabile status quo.

No, non usai a sproposito il termine plusvalenza. Di solito, dicesi, no, dicasi e trattasi di termine utilizzato in linguaggio economico e non cinematografico.

Secondo i titoli di Borsa, la plusvalenza è l’incremento di valore.

Dunque, in modo falotico e metaforico, adotto altresì questo termine, miei uomini abietti e bigotti, pieni forse di lingotti e il cui unico divertimento è mangiare panzerotti e prendere a botte quelle che considerate delle mignotte, per affermare in totale orgoglio che Joker è un capolavoro dai molteplici valori che cresceranno smisuratamente nel corso del tempo e accresceranno giustamente la sua nomea di film insignito, in modo sacrosanto, del Leone d’oro.

In Italia, dopo l’iniziale clamore e le sperticate lodi riservategli post-Festival di Venezia, Joker, a livello prettamente critico, precipitò nelle quotazioni dell’intellighenzia, a mio avviso assai poco accorta, avveduta e intelligente.

Sì, dopo l’esplosione di apprezzamenti a iosa, in Italia, molti sedicenti intellettuali d’infima categoria retriva, aderendo alle critiche poco lusinghiere ricevute da Joker oltreoceano da parte della Destra formata dai repubblicani conservatori, s’allinearono a questo stupido, poco innovativo pensiero comune da untori.

Pericoloso e fallace. Poiché, come sappiamo, Joker dice, anzi urla in maniera irosa e senza fronzoli molte verità che molta gente ancora, peccando di miserabile indifferenza e stantia ipocrisia atta, per l’appunto, a mantenere saldi i finti valori di un’insana, agiata, pigramente adattata borghesia, non vuole assolutamente sentire.

Michael Moore, nella sua disamina invereconda e tosta, fu molto chiaro invece riguardo i reali meriti di Joker, azzardando perfino nel paragonarlo a un capodopera che non ha nulla da invidiare alle opere di Stanley Kubrick. Soprattutto, facendo implicito eppur al contempo ineludibile riferimento ad Arancia meccanica.

Sì, Michael ebbe e ha ragione. Non voglio altrimenti ascoltare pareri discordi, quindi contrastanti e oserei dire guastanti l’unicità di tale masterpiece a sé stante, riguardo tale sua affermazione apodittica, miei catto-borghesi ancora legati a vetusti stili di vita falliti e stanchi.

Francesco Alò stroncò, con immonda superficialità, The Irishman e io lo licenzierei in tronco per tale sua video-recensione immediatamente da mettere al rogo in modo fulmineamente bruciante.

Ma su Joker fu lungimirante e illuminato come un Falò. Ah ah.

Andando a par(l)are sanamente, nella sua lunga esegesi, addirittura sul welfare.

Sì, come dico io, chi ha i soldi e dunque vive nel Paese dei Balocchi, eh già, si scompiscia di risate nel prendere per il popò, di sfottò, chi possiede invece saggi occhi ed è perciò un mitico Pinocchio.

Pinocchio seppe, fin dapprincipio, che si può essere principi nell’anima ma, senza una lira, si finisce nel ventre della balena e poi non riesci a pagarti nemmeno una scatoletta di tonno.

Ah ah.

Sì, è per colpa di te, moralista vecchietto, oh, mio italiano medio-basso come Geppetto, se i giovani sono nella mer(da).

Poiché i PD-idioti garantirono ai giovani la Terra Promessa ma seppero solo realizzare programmi politici con Tiziana Panella.

Una che di cosce è indubbiamente molto bella ma che, ogni pomeriggio, al di là delle sue fenomenali scosciate, ci propone e propina le solite litanie, sempre le stesse nenie, puntualmente la stessa retorica liturgia, intervallata solamente dalla sua gamba Sinistra che incrocia la caviglia destrorsa da cavallona che, con tutta probabilità, essendo faziosa a morte, adora pure Fabio Fazio e quest’Italietta rimasta ferma a Eros Ramazzotti e all’amaro Montenegro.

Ah ah.

L’altra sera, Salvini fu in Piazza Maggiore a Bologna. E i bolognesi, finto-comunisti, anziché recarsi in piazza per urlargli che è un incosciente pazzo, salirono su palazzo Re Enzo per scattarsi selfie con tanto di panorama della folla gremita.

Questa gente, insomma, si professa di Sinistra ma vuole, per l’appunto ipocritamente, solamente sindacare e stare lassù, nei piani alti, come il sindaco.

Qui a Bologna siamo pieni di maschere finte, parimenti bugiarde come il dottor Balanzone.

Uno che si spaccia per erudito, raffinato, coltissimo e sapiente ma, in verità, non soltanto non conosce Roma e dunque La Sapienza, ma non fece mai l’amore nemmeno con Giulia Sapienti.

Io sì, Giulia lo sa e io, come Gianni Togni, rimango un personaggio da circo perché mi piace pure la figlia di Moira Orfei.

Sì, in passato vissi di fantasie e fui considerato un lebbroso come Arthur Fleck, fui talmente depresso che la gente pensò che soffrissi di qualche distrofia muscolare come Elephant Man.

Fui considerato un meno(a)amato come Sly Stallone di Cop Land, ovvero un pachiderma sordo, tonto e sognatore che, come dice Harvey Keitel lo stronzo, credette che davvero la canzone We Are the World fosse un’ode ecumenicamente realistica.

Sì, infatti lo è, ah ah. Ma se io non andai mai a letto con la mia Annabella Sciorra è solo, solo come un cane perché sapevo che lei, apparentemente così dolce, in verità vi dico che se la fece, che fece, non soltanto con Peter Berg, bensì persino col produttore, ovvero Harvey Weinstein.

Ah ah.

Su Joker, fratelli della congrega, sentii stronzate micidiali.

Mi toccò, no, Annabella non mi toccò ma, guardandomi così derelitto, se le toccò perché si dimostrò, in tale occasione, donna con le palle, anziché un’ipocrita, bastarda vigliacca, ah ah… dicevo, se la toccò, ohibò, no, sto cercando lavoro sul celeberrimo, felsineo Mercatino di Annunci Gratuiti, Il Bo, no…

Dicevo, mi toccò pur udire che Joker è un film senza stile, dunque pure brutto, cioè una merdata, a livello tecnico.

Quest’oscenità non fu cagata da gente del liceo, bensì dai più imbecilli degli istituti tecnici.

Ho detto tutto.

Ebbene, Joker verrà candidato all’Oscar, oltre che per l’interpretazione da Magistrale, no, magistrale e basta, oltre un livello puramente (da) professionale, ah ah, di Joaquin Phoenix, in particolar modo per le categorie tecniche, vale a dire montaggio, fotografia, sonoro e chi più ne ha più ne metta.

Sì, amici, mettetele tutte qua sul letto e io penserò a (s)truccarle. Ah ah. Con me si sciolgono e ogni loro imbroglio da professoresse falsamente crocerossine, eh sì, io disinfetterò, smacchiandole con l’alcool e poi macchiandole in cul’. Ubriacandole di amore così tanto che impazziranno e dovranno ricoverarle per colpa della loro febbre a 90°.

Basta, infermieri, tenetemi fermo, voglio restare infermo. Facciamo tutti del casino. Che avvenga in casina, in cascina o in cantina, non c’importa che si chiami Tina ma basta che si chini.

Sì, siamo stufi della varechina. Vogliamo anche una valchiria.

Ecco, ora sto esagerando. Sì, adesso potete darmi un calmante.

Preferisco, se voleste essere così cortesi d’accordarmelo, un Valium. Non ficcatemi in bocca dei neurolettici, sennò chiamerò io la neuro e vi legheranno al letto.

Ah ah.

Ecco, questo mio scritto all’apparenza potrà sembrare una stronzata, la classica faloticata. Quindi, penserete che io sia impazzito nuovamente.

No, siete in malafede. Voi pensate malissimo, il vostro pensiero riposto crede che io non stia composto e vada ancora ristrutturato. Impostori!

È una società destrutturata, scomposta, insomma, ora vanno messi tutti ai loro posti.

Non esiste più il posto fisso, fissa di una generazione andata a puttane.

Vogliamo essere salariati e non più angariati, non vogliamo più pen(s)arla come le cariatidi, bensì la pellaccia venderemo cara.

Eh sì, mi sa che, continuando con questa società (s)fatta d’iniquità, dovremo darlo via, esattamente sui viali.

E dire che c’è gente che mangia il caviale e che, per l’appunto, Tiziana Panella è così figa e vogliosa che non sarebbe soddisfatta neppure da un cavallo.

Oddio, che cazzo ho detto?!

Oddio, chiedo perdono. Ma almeno prima, dall’alto dei cieli, il Padreterno mi dia per borghesia, no, per cortesia, un edilizio condono.

Dammi, iddio, anche un Condom perché chiesi al mio vicino di casa, un normale condomino, di darmelo ma è da an(n)i che se lo fa e non ha mai tempo nemmeno per ficcarlo in quel posto alla moglie.

Insomma, siamo fottuti.

Dapprima a sangue sfottuti, quindi cornuti, mazziati ed evviva Anna Mazzamauro.

È sempre stata un cesso ma almeno, a differenza di queste attricette tanto belline ma incapaci, non recitò con attori water come Nudo Walter.

Recitò con Paolo Villaggio. Uno a cui non avresti dato nulla perché, a prima vista, poteva sembrare lo scemo di The Village.

Cioè Adrien Brody, invero Il pianista.

W la follia, il folle incita la folla. W Don Chisciotte, amico, dammi un altro Chinotto. Non ho però bisogno di un braccio destro leccaculo come Sancho Panza, bensì di uomini senza braccini corti.

Sì, il Falò è un uomo puro e lo dimostra questo post che scrissi precisamente un anno fa.

uomini donne

 

di Stefano Falotico

MARK WAHLBERG: la carriera del fisico di Calvin Klein, di un duro man da BOOGIE NIGHTS


26 Sep

boogie nights wahlberg wahlberg i padroni della notte

L’altra sera, rividi I padroni della notte. Grande film.

Neanche a farlo apposta, nel caso non aveste visto questa pellicola, che personaggio interpreta il signor Mark?

Ovviamente quello del poliziotto incorruttibile.

Sì, la carriera di Mark Wahlberg sarebbe da psicanalizzare. Mark è il ritratto della schifezza redentasi.

Naturalmente, sapete che lui nacque come rapper, il mitico, poco normodotato Marky Mark, no?

Da non confondere con l’ex calciatore della Juventus e anche del Bologna, Marco De Marchi. Terzino piuttosto forte, amante del marcamento a zona non solo dei centravanti di sfondamento, bensì soprattutto delle tante donne che sfondò.

Sì, giocò anche nel Bologna. Lo vidi perfino un paio di volte dal vivo. Allo stadio?

No, a Pizza Casa, oggi rinominata La Pantera (dei) Rosa. Il film con Peter Sellers dai celeberrimi titoli di coda e dalla musichetta storica?

No, dei Rosa sta per appartenente alla famiglia che di cognome fa Rosa. La quale, simpaticamente, volle appunto scherzare sul celebre film sopraccitato.

Torniamo però a Mark.

Constatato che non gli convenne fare il mezzo criminale, sì, ebbe un conclamato passato da pusher, divenne il Rocco Siffredi statunitense? Cioè, una volta che capì di saper a malapena leggere e scrivere, comprese però, al contempo, che non necessitava di un grande cervello per arrivare…? Ah ah.

No, sfondò… nel Cinema a luci rosse. Sì, con Boogie Nights fece faville. E nel film si fece pure Julianne Moore, donna delle meraviglie, una redhead capace di schienare in trenta centimetri, no, trenta secondi (e)retti, no netti, la famosa e formosa attrice per film non propriamente da Oscar, Lena Paul.

Da un po’ di tempo a questa parte, è diventato l’attore preferito di Peter Berg. Oggi regista a tempo pieno, in passato attore e co-interprete di Cop Land nei panni dello stronzo che maltratta Annabella Sciorra.

Presto, Mark e Peter usciranno col film Wonderland.

Cos’è il remake della pellicola omonima con Val Kilmer nei panni dell’ex pornoattore par excellence, John Holmes?

No, sarà un’altra storia di sbirri e corruzione.

Oramai Mark è abbonato al ruolo del duro.

Ah ah.

Diciamocela, Mark è uno dei peggiori attori del mondo ma a me sta simpatico.

Ora, pagato a peso d’oro e milioni di dollari, fa persino il figo con la villa a Beverly Hills.

E se la tira pure…

Mah, di mio, rimango un uomo pulito. Uso anche il bagnoschiuma (det)ergente intimo e delicato.

Che cazzo volete più di questo?

 

di Stefano Falotico

 

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Il più grande attore e cantante della storia: vedere per credere


25 Jun

dicaprio prova a prendermi

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64915135_10213936153940830_1434793258986242048_oEcco, avete visto bene questa faccia da culo imbattibile? Lo so, a prima (s)vista, può sembrare un demente certificato con tanto di attestato (ig)nobile.

Ma dietro questa faccia da schiaffi, questa faccia da Leonardo DiCaprio di Prova a prendermi, si nasconde un uomo capace di scrivere libri interminabili, di recitare con dizione straordinaria, un amante di ogni donna vogliosa di notti selvagge e scalmanate, un trasformista persino della sua anima multiforme e sfaccettata.

Un campione del fregolismo, a volte anche del menefreghismo, un adoratore del nichilismo e anche un piacione di risma.

Non più, baggiani asinissimi, lo fregherete, oggi lui cammina con fierezza e disdegna questi omuncoli che raccattano le prostitute in zona Fiera.

Se la tira con enorme contentezza, fottendosene di ogni moralista e di ogni panzone a lui fascista.

Sì, per anni fu scambiato invece per DiCaprio di Marvin’s Room. Per un ignorante come Leo di Titanic.

La moralità che risiede nel suo cuore moralmente giusto l’ha sempre frenato dal divenire Leo di The Wolf of Wall Street.

In questi anni, numerose donne, perfino più belle e attizzanti di Margot Robbie, sfacciatamente l’hanno contattato in privato per ricevere da costui un po’ di calore cocente.

Ma il Genius-Pop, tale è infatti la sua auto-definizione, non ha mai voluto sputtanarsi con baldracche da due lire.

Soffrendo comunque immensamente nel sapere che codeste, ottenuti i suoi incredibili rifiuti, si sono accoppiate con uomini che valgono sinceramente l’unghia del suo mignolo sinistro.

Ah, tenne tutto dentro…

Ah, che stile, pur di non mercificarsi, castamente si negò ogni carnale piacere. Perché tanto sapeva che, al di là di un attimo esplosivo e infuocato… quello che sapete voi, ah ah, è sopravvalutatoBiochimicamente non è diverso da una grande scorpacciata di cioccolata.

Ma a questa idiozia nessuno ci crede, tantomeno il Genius-Pop, uomo raffinato, giammai affettato, nemmeno affrettato poiché non si volle mai bruciare nel chiasso infernale di tutti questi scemi e cretini oramai andati.

Egli è uomo tagliato, come si suol dire.

Poiché il Genius-Pop non si vende alla prima che gli capiti a tiro… con attenta oculatezza, entra in un bar, beve un caffè morbido e bollente senza dar nell’occhio, fuggevolmente inquadra le donne più ardenti e al dente come la schiuma di un cappuccino cremoso e scottante, dunque sceglie le migliori e più dolci con fine gioco di labbra irresistibile, muovendo il linguino come Al Pacino de L’avvocato del diavolo.

Sì, la vanità è decisamente il suo peccato preferito. Il Genius-Pop vaga di qua e di là. Lo so, se non lo si conosce nelle immani profondità delle sue imperscrutabili interiorità e invece, sbadatamente lo si valuta solo per la sua modesta esteriorità, può onestamente sembrare un pazzo senza molte qualità.

Invece, miei baccalà, lui volteggia fra recensioni svettanti in mezzo a tante stupidaggini, a tanta inutile insulsaggine.

È anche maestro, oltre che dell’oratoria, a differenza di donnette che hanno sempre bisogno di essere imboccate, un irreprimibile fenomeno della spiritosaggine, un geniale, demenziale auto-didatta sfrenato della presa pel culo ben lì posata alla società di massa più mercantilistica, edonistica e da lui con classe impari, sì, smascherata.

Udite con quale calma olimpica, con quale ardore stupendo scandisce le poesie dei suoi amici e canta le canzoni del suo idolo.

Egli è il WANTED per eccellenza.

Sylvester Stallone di Cop Land gli fa un baffo.

Sì, Il Genius-Pop è un anticonformista stravagante ma, se gli scade la carta d’identità, legalmente si reca subito a farsi le foto per rinnovarla.

E questo è quanto, poveri deficienti.

Ricordate:

il Genius-Pop è come Mel Gibson/Interceptor, è imprendibile.

Vi saluta ora con una delle scene più belle dell’anno.

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Scena capolavoro #milesteller #toooldtodieyoung #mandy #barrymanilow

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di Stefano Falotico

Buon anno, nonostante i detrattori, e anche i “trattori”, continua la mia avventura, anche le mie sventole, no sventure


30 Dec

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Ebbene, con un giorno d’anticipo rispetto a San Silvestro, non so se Stallone, voglio felicitarmi con voi dell’anno a venire, non so se per i botti sverrete o per le troppe bott(an)e. So che siete volponi e adocchiate le donne con far marpione senza poi farvele, se non sotto, comunque sia io ho da “raccontarvene”. Donne di varia fattura, alcune strafatte, altre non strafighe, l’importante è che siano sfatte. Sì, le donne consumate possono levigarvi in più acu(mina)ta “lievitazione” e il pane, no il pene, potrete infornare con “dolce” dimestichezza della farina della vostra sacca. Sì, la volgarità talvolta s’impossessa di me e devo domarla, cari sadomaso, evitando che mi evirino. Passiamo a cosce serie, no a cose meno facete. Eppur fatevele di favella. Mi son di nuovo rasato a zero, e il mio cranio accarezzo con nobile “dimestichezza” delle mie mani che afferrano i vacanti peli piliferi con “masturbante” indolenza di tremolii neuronali lisci come andar sul velluto di una di quelle. Mano che tocca, che fa il ritocco, che solletica il bulbo e sa come tirar di pugnette, no di pugni come Balboa. L’an(n)o è andato e non so quanti ani ancor vedrete in questo infernale, languido sbaciucchiarvi buonista che (per)dona e “lo” dà a vedere. Avvedetevi, e voi, svegli, addormentatelo talvolta. Per il cenone, io mangerò le lenticchie col cotechino, “insanguinato” di purè perché non son uno del Perù e non mi faccio mancare niente, neppure il dolce nel mio “vederla” malizioso. Non sono un maligno, ma sono spesso una malalingua. Malandrini, non fate i maialini, ma mangiate lo zampone. E questa è la miglior canzone di questo final di stagione.

Vago nella città, talvolta qualche filosofo cito e faccio Cita in mezzo a voi, tarzaniani, e spingo, eccome se spinge.

 

di Stefano Falotico

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La vera storia di Robert De Niro, letta, recensita e video-montata da Stefano Falotico


20 Feb

Uomo vero mai montato ma vero come le luci di Los Angeles, anche quando bazzica Las Vegas

Da qui, fratelli della congrega, noi, ortodossi e spaccaossa, leggeremo nel mio plurale maiestatis a sua Maestà, il Maestro estatico, Robert De Niro, profeta delle innovazioni alla recitazione, allievo e discepolo di Marlon Brando, Monty Clif e James Dean, Greta Garbo del sacro virente all’anima eleganza della sobrietà fascinosa, sì, narreremo di come il mito ebbe origine e da cui, mai ebbri, a differenza degli ebeti con le “erbette”, ce n’abbeveriamo ancora finché (sua) morte, dunque nostra, non ci s-e-pari.

Robert De Niro, nato il 17 Agosto del 1943, data storica, epocale. Questa è epica!

Ecco Monsieur Falotico che scandisce le parole della biografia redatta da Elfreda Powell, secondo traduzione di Vanni De Simone, per la “Gremese Editore”.

Uditene lo scroscio.

Applauso!

Dono denirante premonitore, amatorio e dorato di “caligini” nei cristalli del Tempo(rale) acquatico, bianco come il germoglio d’un sorriso, laconico di palpebre vulcaniche d’amore

Arrendersi dirimpetto a impettiti ordini è la volontà che si nega a se stessa e, “Sol” innevata, non solleva il baluginare intenso del Cuore. Anche a dissacrante denudarlo, prostrarlo e offrirlo in sacrifizio a una Donna, finalmente, liberi da forche caudine, da quei perentori, impertinentissimi “riti sacerdotali” del growing up generato da una generazione che si professa “adulta” e, invero, io la vedo funestata nell’abominevole realtà del suo vivacchiare, di bacini ruffiani corrugarsi e d’amarezze nel consolatorio “pascersi” d’un benessero dai retrogusti, sempre loro ad assediarvi, è il candelabro di cere mascherate e d’una cena orgiastica già stanca, oh, tanto arranca, “cari” arrampicatori, genuflessi a moine che han lo squallore della vostra “visiera” da squali e di quaglie rosolare a non rispettare l’innocenza che arrossisce, a bruciar, già sepolti vivi, se mai lo foste nella foresta all’adulazione ululante dell’animal vostro più veritiero e avventuresco or sol di “pittoresco” aggrottar la fronte e non lustrarla a fonti assetanti, già putrefatte nella fandonia di tutte queste luride vostre noie. Annotate il prossimo e lo squadrate, il goniometro che lo accerchi nel sorvegliarne le mosse e lederle appena intaccheranno le certezze di questo “cenacolo”, appunto, accigliato e di protervia non più cervo dei nervi per cui nasceste. Farneticate di qua e di là, e v’illlanguidite, scevri di verità pura, per tramonti “pasticciati” da colori(ti) grigissime di grinze e pinzimonio ai demoni uccisi, mai vi dico da annerire nella beatitudine minestra e non più desta di mesto ergerla nelle pindariche albe, che han perso lo smalto di quando il Dio, oggi da voi ripudiato dopo averlo ingegnosamente, da “distruttori” edili, inventato, sventolò armonioso e or, “platinati” d’oratoria e orali consumazioni “animose” affastellati nel “corteggio” di mimose e smorfiose, saccheggiaste, rubandone il cremisi rubino della sua Luce.

Tante, tante ragazzine, che ho sempre orripilantemente “depilato” nelle mie scelte già protese a mature donne più esperte di come il mio Uomo necessitò, precoce, di dissetarsene e inoltrarmene mai placato, in queste placche avare anche del tartaro a illustrazione della fame sempre vostra da ludri marci, del loro stuzzicar da pettegole indaffarate a far e disfarseli in letti subito “fa(r)ine” del sacco insaccato. Quanto sono ed erano lamentose, piccole (de)menti a “onorare” l’arbusto del bestione più appetibile, a singhiozzare ubriachelle e pollastrelle nel rastrellare color a cui sghignazzavano da “vigne” di cigni già nelle sopracciglia bu(i)e del cogliere l’acerbo e non il Peccato di cui adesso mi sazio e palpo, tasto e insisto. Queste donne…, io le adoro, questa femmina che, sfilando le calze, prima t’assottiglia fra mari di sbronze bottiglie strabiche d’ottica a centrarla dopo l’abbuffata lucculiana, poi apron le gambe e incalzi “culinario”, pranzando nel planare in mezzo idilliaco, ché il Paradiso tutto non è se non colei che ti mostra il ghiotto suo “lingotto”, golosa me n’è gola, e urliamo negli scandali, in uno scantinato in cui “la” scandaglio, in un attico in cui la “svastico” celtico e barbaro, liberandola dai nazismi del sesso comandato a bacchett(on)a, in un pianerottolo in cui, pian piano, sale il mio ascensore a goderne fra pause dei “piani superiori” con accenti-accensioni d’intermittenze a spingere per accomodarla nell’appartamento e, sul pavimento, esserle pipistrello di schizzi fra le piastrelle, di piastrine sanguigne allo sperma salato esaltante, esultante alla mia sultana, alla sua sottana nelle tane ove, tenace, grida isterica e la mia batteria non è mai scarica.
All’attacco, “al muro”, ovunque, mentre i delinquenti odian la mia “linguaccia”, invece Lei n’è forbita di mio biforcuto lì e nel culo. Che fionda, che figa!
Sincero, volgare, Uomo e bicchiere argentato mentre ancora sonnecchia di trecce, e forse Morfeo l’accarezza docilmente nel dominante mio amianto senza scheletri nell’armadio di voi che adescate per “pesche” loschissime.

Ella m’augura la buonanotte, ed è apprensiva in assenza di me, gelosa che sia occupato dai miei “affari” ignoti. Questa è malia, è goliardia, è malizia, è Lei dai capelli ambra, ad ammirare le mie ombre, io che non lascerò nessun orma ma ci dormimmo sopra.

La perplessità è di colui che fa della vita un pattuirne senza carpirla o rifletter-si. Sì, è così.

Mi spoglio, Lei mi guarda e, speculare, mi lecca anche quando non c’è nessuno nell’immagine che vorrebbe al fantasma mio forse altrove.

E ne soffre, lo so, questo suo desiderio è struggente.

Mi aspetterai e, in quell’attimo, udirai il tuo corpo al risveglio della prima volta che m’incontrasti.

Ed è per questo che amo Neil. Neil in te, Eva, un edera ed Eady.

Che cos’è un genio, cos’è l’immensità, chi sono i miserabili?
La grande coscienza mia in questo Mondo di pregiudizi e di ribaltati valori, ove amici tradiscon la fedeltà delle alleanze, dei segreti, e origlian nel complotto a “rammemorarti” quant’eri innamorato e ora, per loro, per loro, inaridito.

E come io divenni Joyce, perché anticamera della scoperta…, a essere più veloce nell’odiata contemplazione distorta dalle lentezze.
Questione di lenti e di dimensione prospettica, innalzarsi al di là delle regole criminose quando si bardan di leguleia giustezza. Sì, i legumi di fagioli e petomanie manesche.

Di come l’insano dà pazzia al savio e deforma a sua immagine e somiglianza.
E di come insulta con boria da strapazzo e pagliaccio, nella sua prosopopea “altolocata”.

La vita dei geni s’eleva da chi, non nobile, non è umile e umilia, deride e calpesta i diritti e le libertà, con “insindacabile” arbitrio decreta fine e “ricapitolar” del non aver capito e non ottuso voler capire.
E va in giro, ballando e “gioendo” a schernire mentre scherza su preti, barboni, neri, omosessuali, diversi e chi storpia per stropicciarsi di risa. Altrimenti, ti subissa di risse ché isserà sempre la bandiera del metter a bando e credere d’abbindolare per un “Bingo” da bimbo.

Il genio, diabolico e calmo, altamente se ne… fregia.

Ché la sua anima non è mai fredda. Questo si chiama vivere, si chiama sofferenza oggi e domani armistio, ieri combattimento, l’istante venturo una vertigine, un collasso e altro chiasso, altre chiavi e poi abbattersi, lottare e nuotare, affogare e riemergere.

Questa è la vita.

Il resto è la letale tradizione d’un pasto mai nudo che ha paura di guardare oltre le apparenze.
Che, spaparanzato, usa la zanzariera per non essere irritato “a pelle”, ché teme il suo stesso vampiro offuscato per timor che rabbrividisca senza più la viscida maschera.

E andrà nel trallalà da chi non oserà mai nella rosa ma, cinico, è già cieco.

Questa si chiama lezione di vita.

Fa male, è un dolore atroce.

Ciò che i miserabili si meritavano.

Quel che io merito a dispetto dei loro dispetti.

Buon proseguimento di serata e di vostre “serenate”.

Applauso!

Secondo molti, gli ultimi capolavori interpretati da De Niro sono Heat e Casinò.

Questa è una diceria che ha assunto luoghi da Comunioni.

Sotto, elencherò 7 film che dovreste rivalutare, come il sottoscritto.

Mai dire mai, se puoi dire che De Niro è me.

Sì, lo imito alla perfezione. Anche perché siamo la stessa persona.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cop Land (1997)
  2. Jackie Brown (1997)
  3. Ronin (1998)
  4. The Score (2001)
  5. Colpevole d’omicidio (2002)
  6. Stanno tutti bene (2009)
  7. Limitless (2011)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)