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Provocazione di un cinefilo al deodorante, no, provocante: evviva Miami Vice, basta con le lagne di Paul Thomas Anderson e di quel rimbambito di Woody Allen


25 Mar

farrell miami vice

Ora, quando m’impegno e sono volenteroso, memore di essere un falotico, no, ancora un fanatico di quel tamarro di Jean-Claude Van Damme, che comunque definirei superbo dalle acrobatiche movenze assai eleganti in Senza esclusione di colpiKickboxer e Double Impact, muscolosamente molto amante di Mia Sara in Timecop, giustamente ricambiato da lei di amplesso avvinghiante in quanto Van Damme di brutto spingeva… in modo penetrante, oserei dire caliente gemellato non a suo fratello omozigote in uno degli eccitanti film sovreccitati, no, succitati… scusate, mi sono perso. Riprendiamo il filo di discorso o di Arianna? No, sfiliamo del tutto quello di Charlize Theron nella celeberrima, vecchia pubblicità famosa del Martini.

Dicevo, mi fate andare in bestia, zotici come Colin Farrell in Daredevil.

Ebbene, in forma e stato di grazia, sono Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani, più basso di 20 cm. Forse, però, più lungo di centimetri da un’altra parte. Questa è una battuta da ca(g)ne?

Fa… o sta che Daniel è un beniamino di Paul Thomas Anderson. Per cui girò Il petroliere e Il filo nascosto. Cioè quello della Theron?

Sì, dobbiamo essere sinceri, gli unici film notevoli durati nel tempo di Anderson e di Woody Allen sono rispettivamente Boogie Nights e Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) al regista di Manhattan.

Anche perché non credo che Woody, con tutta la stima possibile per il suo essere sinceramente un tipo/topo che, al massimo, rimediò una bella tipa, no, una topona come Diane Keaton quando lei fu una dormigliona, sarà mai un Colin Farrell di Miami Vice con Gong Li. Per quanto riguarda un’altra sua ex famosa, vale a dire Mia Farrow, lasciate perdere. L’unico che la volle fu quel cornuto del diavolo in Rosemary’s Baby. Va detta senza peli sulla lingua. Polanski è un genio, Tarantino è or un cretino. Sì, s’è ammosciato in maniera horror. Comunque, se dovessi scegliere fra la Sharon Tate defunta, rinata bella come un tempo grazie a un miracolo divino, e la Sharon Stone dei tempi d’oro, la vedo dura. Diciamo che mi diventa duro. Sì, non posso mentire. Le scelgo entrambe. Per questa mia “scandalosa” e… ne, sì, esternazione e Bermuda Triangle, ah ah, vorreste sbattermi… in carcere come Charles Manson? Sì, lo so, non fatemene una colpa. Questo mio scritto è una mezza cazzata, una boiata. Però, diciamocela. Michael Mann spinge di più.

La dovremmo finire di essere dei sofisti come Allen. Ché, non essendo dotato di sex appeal, deve scrivere e dirigere un film per potergliela fare. Altrimenti, hai voglia a sognarsela di Midnight in Paris.

Esistono poche verità nel mondo, cioè queste due:

  1. Tutti i film del mondo più belli sono opinabili. Dunque a me. Anderson e Woody Allen appaiono meno attraenti di Pamela Anderson prima che arrivasse ai livelli di puttanesimo di Jennifer Lopez.
  2. Se non ti piace Jennifer Lopez, sei omosessuale.

 

Sinceramente, non ne vedo altre oltre alla mia lei. Non c’è mai due senza tre? Non ci provare… Assieme, io e lei guardiamo tutti i film di Mann, di Anderson e di Woody Allen. Se non vi sta bene e siete invidiosi, vi obbligherò a rivederli. Anzi, vi giudicherò rivedibili. Ci rivedremo. Intanto, non la vedrete, fidatevi. Secondo me, non avete capito niente del Cinema, della musica e anche di qualcos’altro. Insomma, vi vedo pallosi. Se non vi sta bene e non capite di essere pazzi, vi faccio strapazzare da Will Smith di Alì. Comunque, a parte gli scherzi, riguardatevi. Abbiate cura di voi. Non vi auguro però di avere culo perché tanto sarebbe un augurio inutile. Io vado dritto al sodo, non mi perdo in convenevoli del cavolo…

di Stefano Falotico

Le coppie mal assortite del Cinema e della vita “re(g)ale”: da Tom Brady & Gisele Bundchen a Gisele con DiCaprio fin ad arrivare a Leo con la Morrone (?!)


08 Feb

tom brady bundchen

Sì, DiCaprio con Camilla Morrone fa veramente schifo. Fa ca… re come quella più marrone. Non si può vedere. A questo punto, il bel Leo poteva pure mettersi assieme alla burina Emma Marrone e avrebbe fatto più porca fig… a. Sì, un fig… ne, sì, figurone.

Sì, a Bologna sono sempre andati di moda, in maniera da pass… na, sì, superlativo di magnifica passer… la, espressioni decisamente volgari da tromboni. A uso e costume, anzi, a malcostume del dottor Balanzone di turno. Uomo fintamente saccente, il Balanzone, specializzato più che in cultura, eh già, in arte culinaria. Buongustaio e ottima forchetta imbattibile, uomo geloso (anche goloso) a morte delle donne altrui, affetto dunque da marcia bile indelebile.

Il vocabolario dell’uomo al prosciutto, mica tanto magro e crudo, di Parma, bensì à la mortadella della città in cui giocò il grande Loris Pradella, ovvero Bologna la grassa, è alquanto limitato. L’uomo felsineo della generazione sessantottina, post scudettata del ‘64, amante del 69 virtuale e poco pratico della rivoluzione sessuale da lui tanto predicata quanto mal razzolata, è perfino smemorato.  Manco ricorda chi fu il mitico Villa. No, non Claudio Villa, bensì il difensore dall’identico cognome dello squadrone non dell’anno dell’ultima vittoria del Bologna Football Club 1909, bensì delle annate in cui molti bolognesi confusero Lorenzo Marronaro con Giancarlo Marocchi. Maronna! Maradona! Madonna dell’Incoroneta!

Ora, il nome Rocco, femminilizzato, diventa Rocchina. Molte donne del sud, emigrate dalla Lucania nel capoluogo emiliano-romagnolo, sì, felsineo, aventi il “ridicolo” nome Rocchina, dai razzisti tifosi rossoblù furono “simpaticamente” apostrofate così:

– Mah, Rocchina, vieni dal Marocco?

leo dicaprio bundchen

Io militai sino ai Pulcini nel Bologna, quindi mi declassai nel Lame Ancora. Ove, prima di fare il militare, no, l’obiettore di coscienza, giocai con Perdisa. Centravanti infallibile quasi uguale a Pascutti. Pascutti, non Pasquale. Anche se, ne L’allenatore nel pallone, Lino Banfi, all’anagrafe Zagaria Pasquale, fu effettivamente scambiato per Pascutti. Perdisa, nella prima partita del torneo annuale, segnò sette reti fenomenali. Ho detto 7, sì. Nelle rimanenti giornate di tutta la competizione agonistica e provinciale, mise a segno zero goal. Ho detto 0.  Veramente un uomo da Internazionale, un fenomeno speciale. Comunque io lo battei e lo batto ancora. Durante quella stagione, pur giocando da mezz’ala destra alla Pier Paolo Pasolini, di reti… ne segnai una quindicina. Oggi come oggi, invece, posso attestare che trascorsi tutte le fasi da “bamboccione” alla Leo DiCaprio. Dopo violentissime delusioni, non solo in campo calcistico, soprattutto amorose, divenni poco amorevole nei confronti del mondo. E mi dilettai, inconsapevolmente, a imitare Leo di Buon compleanno Mr. Grape. Diciamo che, in tale stato da mezza sindrome di Tourette vicina alla schizofrenia ebefrenica da idolo delle smorfie, non emanai molto sex appeal da Johnny Depp dei tempi d’oro quando stava con Winona Ryder. Col tempo, però, migliorai. Uscì Titanic e divenni amante di Kate Winslet di Holy Smoke, conducendo una vita da uomo-donna scambiato/a per analfabeta di The Reader. Incontrai dunque la mia prima ragazza, bionda come Kate di Revolutionary Road. Lei sostenne che ero bello come DiCaprio de Il grande Gatsby ma, nella testa, assomigliavo a Michael Shannon.  Non soltanto a quello dell’appena succitato film di Sam Mendes, bensì appaiabile a livello, ripeto, comportamentale e non fisionomico, allo Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done. Non potevo darle torto. Non comprendeva, infatti, perché avevo tutte le registrazioni delle sfilate di Victoria’s Secret ma, con lei, a parte qualche volta quand’ero in buona, così come dicono a Bologna per esprimere i momenti in cui si ha voglia, diciamo, non è che fossi così voglioso di togliermi la biancheria intima. Per giustificare la pulitissima faccenda, assai pudica e affetta da ritrosia ben poco scostumata, mi giustificai alla bell’è meglio. Dicendole che non potevo cazzeggiare e che dovevo salvare il mondo come Shannon di World Trade Center.

Lei mi prendeva per il culo, gridandomi: – Bona lè!.

E io: – Socmel.

 

Socmel è come… eh, la Madonna di Renato Pozzetto. Anche se, letteralmente, equivale alla stessa cosa che dice Harvey Keitel de Il cattivo tenente alle ragazzine… Comunque, più d’una volta crollai come le Torri Gemelle quando lei, bruciando più di Ground Zero, mi “bombardava” a ciel sereno. Oggi come oggi, la mia attuale lei è più bella di Gisele. Non ho fatto, insomma, la fine di Jonathan Pryce di Brazil e, alle brasilere e ai giocatori di football americano, preferisco ancora Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood. Sì, alla pari di Leo/Rick Dalton, mi tornò la memoria. Difatti, ricordai e rammemoro che, ai tempi delle scuole medie, le bambine (a Bologna dette sbarbine) andavano matte per Luke Perry di Beverly Hills 90210. Pace all’anima sua. Anche alla loro. Devo esservi sincero, non ho rimpianti. Potevo diventare geometra, frequentando il Pier Crescenzi Pacinotti. Invece, già all’epoca, amavo di più Al Pacino e la crescenza. Ai ruffiani come Harvey Keitel di Taxi Driver, ho sempre preferito quelle delle Rubbiani. Sì, un po’ ignorantelle e ingenue come Jodie Foster dell’appena menzionatovi capolavoro di Scorsese. Col tempo, nessun problema, state tranquilli, si sarebbero fatte…

Torniamo però a Perdisa. No, parliamo di brisa. Non perdiamoci con le perdenti e/o ripetenti. Sapete che significhi brisa? E bazza? E balotta? E burdigone? E busone?

Sì, la mia lei è più bella di Diane Keaton de Il dormiglione. Ecco, Woody Allen e Diane Keaton furono la coppia più brutta del mondo. Fortunatamente, non sono brutto come Woody. Forse, non ne ho lo stesso cervello. Ma, a proposito di Al Pacino, Diane affermò che con Al non le serviva quello… Comunque, a Tom Brady preferisco Tom Cruise. Se non vi sta bene, riguardatevi Eyes Wide Shut e rendetevi cornuti anche soltanto col retro-pensiero dei vostri deliri. Sì, credo che Instagram possa creare un Doppio sogno alla Schniztzler kubrickiano. Non solo le coppie, infatti, impazziscono per un cuoricino sospetto, ho visto anche una donna bella come Claudia Cardinale dei tempi d’oro, eh sì, sospettare di suo fratello Tiberio Murgia/Ferribotte de I soliti ignoti:

Scusa, ma quello lì, che cosa mi rappresenta?

 

Di mio, sono Falò Le Mokò misto a Dante Alighieri e a Dante Cruciani. Dunque, sono letterato ed ex calciatore di Calcio smidollato. Se ancora mi vorrete rompere la Marrone, no, Morrone, no, i marroni, vi spezzerò la noce del capocollo con tanto di fratturarvi i crociati e i coglioni. Non fatemi la fine di Andrea Roncato/Bergonzoni e di Balanzone. A Pulcinella, invece, preferisco il cinema Arlecchino, situato in via Lame, a due passi da Azzogardino. All’ex numero 9 del Bologna, Alberto Gilardino, preferisco Brighella e Pantalone. Mentre ai lupi, preferisco la festa di Cappuccetto Rosso che si svolge a Brisighella con tanto di vostre macchiette e maschere carnevalesche e carnascialesche da Gianduia, Meneghino e Colombina.

A dire il vero, è tutto vero quel che qui vi scrissi anche se… Per anni, non socializzai nemmeno con me stesso e non mi guardai allo specchio. Fui un fantasma. A volte, non sapevo dove e come toccarmi…

Ne vidi di tocchi…

Ora, Kill Bill non è un capolavoro. Lo trovo troppo frammentario, anche spezzato in due parti troppo scollate. Ma ricordiamo che Tarantino sa bene chi fu ed è Uma Thurman. Diciamo anche che Uma non è che sia purissima.

Perché sono una persona cattiva.

No, tu non sei una persona cattiva. Tu sei… fantastica. Sei la persona che preferisco. Peccato che, di tanto in tanto, sai essere una gran troia.

 

Di mio, fui sempre molto volenteroso. A scuola, mi applicavo.

Appena mi applico, tutto funziona…

Ecco, so per certo che Tarantino è molto bravo a scrivere le sceneggiature.

So che, se m’impegno, lo distruggo senza neanche toccarlo.

Ricordate il mitico Ving Rhames di Pulp Fiction…

Marsellus Wallace: Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita… penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è… che in questo momento hai talento. Ma per quanto sia doloroso, il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti, che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Hmhm! Se vuoi dire che diventa aceto, è così. Se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi… Quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Hm? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili, eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta e, se dovevi farcela, ce l’avresti già fatta. Sei dei miei?

Ora, se vogliamo dire che la mia vita è oramai fatta, è così.

Qualche donna me la sono fatta. Nessuna di queste era rifatta e una fattona. Questo mi fa onore.

Insomma, non incontrai Mia mai, no, mai la moglie di Wallace, cioè Mia.

Se volete dire che io non sia più bravo a scrivere di Tarantino, non è così.

Se volete invece dire che ho avuto meno figa, cioè più sfiga, è così.

Se volete invece dire che la mia lei è più bella di Uma Thurman, è così.

Adesso però state morendo di crepacuore come David Carradine.

E questo è quanto.

gary oldman uma thurman

uma thurman de niro mad dog glory uma thurman datingthurman tarantino

 

di Stefano Falotico

Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid-19 ma non avete mai osato chiedere… a Hollywood, a De Niro, a Ridley Scott, a Woody Allen e a Jeremy Irons, specializzato in ruoli ambigui… come il demonio


15 Jan

woody allen sesso

Perché a Hollywood continuano a girare film mentre noi non possiamo per strada girare?

Eppure, Clint Eastwood, totalmente in fascia “debole”, avendo superato i novant’anni, quindi trovandosi in zona facilmente contagiabile di Coronavirus, ha da poco terminato di girare un film on the roadCry Macho.

Sì, è paradossale. Forse, siamo precipitati in Balle spaziali, cioè nella migliore demenzialità autoironica da Mel Brooks superfantascientifico.

Ah, ricordate, tenete gli occhi aperti e la mascherina abbassata. Ma, se in questo periodo di restrizioni da belli, no, da balli, no, da brutti in maschera, vi azzarderete a rivedere Eyes Wide Shut, sarete accusati di complottismo mentre Tom Cruise, in scorsa piena estate, girò in Italia a tutto spiano un altro, anzi, un’altra Mission: Impossible.

Sì, vado forte con le freddure. Infatti, sono amante di Ingmar Bergman, per anni sognai una donna come Ingrid Bergman ma divenni una specie di Giovanna d’Arco da Carl Theodor Dreyer.

Nel nuovo film di David O. Russell, vi sarà Anya Taylor-Joy. Protagonista di The Witch di Robert Eggers. Praticamente, un regista che vorrebbe essere Dreyer, perlomeno emularlo ma a Paolo Mereghetti, soltanto al suo secondo film, ovvero The Lighthouse, già non piace. Pallino vuoto!

Oltre alla Taylor-Joy, da non confondere con Jennifer Lawrence di Joy, vi sarà un cast della madonna.

Vale a dire, Christian Bale, John David Washington (subentrato a Michael B. Jordan da non confondere con l’ex campionissimo cestista dei Chicago Bulls), Margot Robbie (da non confondere con Eva Robin’s, eh no, mi pare che Margot sia poco “ermafrodito”, no, transgender… anche se, in The Wolf of Wall Street, deve avere avuto le palle per stare con un tipo così cazzuto), Bob De Niro, Michael Shannon, Rami Malek, Zoe Saldana, eccetera eccetera.

Cioè, praticamente Hollywood intera a eccezione di Leo DiCaprio. Indisponibile poiché deve girare Killers of the Flower Moon di Scorsese con De Niro che, nel frattempo, ha finito le riprese di Wash Me in the River, inizierà Armageddon Time di James Gray e forse, a quanto pare, sarà presente anche in Gucci di Ridley Scott. Dopo che parve… fosse stato rimpiazzato da Jeremy Irons.

Stando ai maggiori siti sulle news hollywoodiane, Gucci verrà girato in Italia a Marzo mentre, attualmente, in Parlamento v’è la crisi del governo Conte, alla Casa Bianca è stato fatto sloggiare Donald Trump d’impeachment e, sino al prossimo 15 Febbraio, a noi comuni mortali è impedito lo spostamento fra regioni.

I potenti, insomma, girano… di qua e di là mentre a noi girano solo quelle.

Comunque, avete presente il film I tre giorni del condor del regista Sydney Pollack, presente anche nel succitato film di Kubrick con Cruise?

Ecco, un mio amico, residente in Lombardia che è stata appena dichiarata zona rossa, cioè riserva indiana, vorrebbe recarsi in Sicilia per fare all’amore con la sua bella.

Naturalmente, gli è impedito. Ha poche possibilità di farsela, no, farcela. Ora, o diventa un coraggioso come Kevin Costner di Balla coi lupi oppure, nel caso che decidesse di trasgredire le regole, se sarà eventualmente fermato dalla polizia durante il suo viaggio in autostrada, dovrà dire essa che lui ha fatto il tampone, forse è stato anche tamponato alla stazione di servizio dell’autogrill, è stato (s)pompato dalla benzinaia e ha il pedaggio pagato oltre ad aver magnato in un ristorante d’asporto. Però, malgrado sia adulto e già vaccinato, dirà alle forze dell’ordine che non metterà in pericolo la vita della sua amata. Poiché userà la profilassi in maniera accorta pur essendo molto dotato, quindi non è uno… corto.

Forse di lei solamente, tremendamente cotto. Comunque, più previdente dell’assistenza sociale.

Fidatevi, amici, se qualcuno volesse affidarvi a qualche “educatore” dell’AUSL, è meglio l’AIDS. Da cui il film I tre giorni (notti, soprattutto) del Condom.

Sì, debbo esservi sincero. Sono tornato molto in forma. Sì, per forza.

Dopo aver passato l’adolescenza a vivere come Woody Allen de Il dormiglione, compresi che, per salvarmi, dovevo amoreggiare con una ragazza pura come Mia Farrow di Alice o di Rosemary’s Baby?

V’è piaciuta la battuta cinica da Roman Polanski vero e non quello finto di C’era una volta a… Hollywood?

Penso che i fanatici del morto e sepolto Charles Manson siano più stupidi di Frank Langella de La nona porta, penso che Emmanuelle Seigner sia più sexy di Sharon Tate, credo fermamente che lo stesso attore che interpretò Manson nella bischerata, appena menzionatavi, opera di Tarantino con DiCaprio e la Robbie, non sia bello come Brad Pitt ma sia la stessa persona che incarnò Manson nella seconda stagione di Mindhunter.

Sì, fui già ammiratore di Woody Allen tantissimi anni fa quando, vivendo di frustrazioni da Diane Keaton di Interiors, mi trasformai anzitempo, anzi, in tempi non sospetti, nell’Allen di Broadway Danny Rose, cioè in un guitto d’avanspettacolo, indagatore dei miei personali demoni interiori da Larry Lipton di Misterioso omicidio a Manhattan.

Comunque, è curiosa la cosa… in Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, Depp viene accusato di essere un violento stronzo. Al che, viene ucciso da tutti i passeggeri del treno.

Scusate, fra questi vi fu anche Amber Heard? No, per chiedere, eh?

Onestamente, ne so una più di De Niro di Angel Heart. Sì, ne so una più diavolo.

In tale capolavoro di Alan Parker, a mio avviso, Mickey Rourke è più cornuto di Mefistofele.

Prima fu un angelo biondo più bello di Lucifero, no, di Mickey Rourke nel secondo tempo di Johnny Depp, no, di Johnny Handsome, ma morì all’inferno rimanendo nel Dubbio da Meryl Streep se la sua ex, interpretata da Charlotte Rampling, durante il suo ricovero in manicomio fosse stata con qualcun altro… The Night Porter… docet?

Tornando a Eva Robin’s, penso che sia più sensuale di Vladimir Luxuria. Tanti anni fa, Eva fu ospite del Paradiso Terrestre, no, di Non è la Rai. Per qualche tempo, tale trasmissione fu anche condotta da Paolo Bonolis. Il quale stette con Laura Freddi. Secondo me, Laura aveva un viso da uomo.

Infatti, le preferii sempre Cristina Quaranta e Maria Teresa Mattei, moglie di Roberto Baggio, no, di Dino Baggio.

Mentre ad Ambra Angiolini, miei “angioletti”, preferisco ancora Annalisa Mandolini.

 

Jeremy Irons e De Niro

mission irons de niro

Jeremy Irons è da sempre specializzato in ruoli ambigui. Vedi Lolita, non di Kubrick bensì del regista di 9 settimane e ½, Adryan Line. Quello di Allucinazione perversa…

In Io ballo da sola, siamo sicuri che, prima di morire di Cancro, non abbia amoreggiato con Liv Tyler oppure con la protagonista del videoclip storico Rewind di Vasco Rossi?

No, fu un brav’uomo. Tant’è che, prima di andarsene, mise in guardia Liv da uomini come suo padre, Steven Tyler. Cantandole…

Ehi, tu delusa

Attenta che chi troppo abusa

Rischia un po’, un po’ di più

E se c’è il lupo rischi tu

Secondo voi, il lupo è De Niro di Cape Fear?

Ma no, scusate, Irons si prodigò tantissimo affinché De Niro si redimesse in Mission.

Scherzi a parte, Irons nella parte del gesuita non è credibile. Così come non lo è Dio.

Woody Allen disse: Io non credo in Dio, non ci ho mai creduto… Diciamo che lo stimo.

Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.

Di mio, che posso dirvi?

Non sono credibile nella parte di Jeremy Irons di Inseparabili. Sì, sono inimitabile anche nei miei “gemelli”.

Riesco però a essere sia Irons de Il danno che suo figlio.

La mia lei va matta per Juliette Binoche e ama Jeremy Irons.

Adora Chocolat.

Io adoro Cosmopolis.

No, non sono De Niro, non sono Robert… Pattinson, non sono Jeremy Irons.

L’importante è che io non sia Eva Robin’s. Non voglio neppure essere Margot Robbie.

La verità è una sola…

I potenti fanno quello che vogliono. Se ne fottono e… girano.

Noi siamo solo dei fottuti… geni.

Se non vi sta bene, chiamiamo subito Jeremy Irons di Inland Empire e imparerete non a delirare come Laura Dern, miei conigli, bensì ad amare il grande Cinema e anche qualcos’altro.

Se non vi sta bene, credete al Papa.

In effetti, donne bigotte, non avete tutti i torti.

Jude Law di The Young Pope è “leggermente” più figo di Jonathan Pryce di Two Popes.

Ricordate: così come disse Al Pacino, non de L’avvocato del diavolo, bensì di Scent of a Woman:

– Ragazzo, ti è piaciuta la sparata?

 

Mi spiace dunque deludere i miei haters. Non sono cieco come il tenente colonnello Frank Slade.

Anche perché Diane Keaton non sarebbe mai stata con Pacino e Woody Allen se fossero stati dei cessi come Bradley Whitford, cognato di Pacino in Scent of a Woman.

Che brutta fine, poveretto. In Three Christs, è impazzito come me quando vidi Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo e, giustamente, pensai che recitasse da Dio. Ah ah.

Vi lascio con questa:

una tizia telefona al centro di salute mentale per sapere se io sia in cura presso la struttura.

– Pronto?

– Sì, chi parla?

– Falotico è in cura da voi?

– Per segreto professionale, non possiamo fornirle tali informazioni. Lei, comunque, ci sta simpatica. Per lei faremo un’eccezione alla regola. No, signora, nessun Falotico ci risulta tra i nostri pazienti. Lei, sì, però.

– Che dice? Che dite? Io non sono matta!

– Signora, ci rincresce. No, non è solo matta, è pure molto scema. Che poi è la stessa cosa. Ci scusiamo per il disagio.
Insomma, alla fine di Scent of a Woman, è partito un applauso che fa tremare. Qualcosa di veramente devastante.
Quasi quanto il libro Bologna insanguinata.

Presto anche in cartaceo. Naturalmente, anche in audiolibro recitato dal suo autore.

di Stefano Falotico

blade runner serpente joanna cassidy

Che io mi ricordi, ho sempre voluto essere un critico di Cinema, uno scrittore favolista, un uomo bellissimo e ci sono riuscito alla faccia dei pusillanimi e degli invidiosi bastardi


05 Aug

bulldozer bud spencer

Sì, sono stato onorevolmente, assai cortesemente invitato, as accreditato stampa, cioè come critico-recensore per le due riviste di Cinema online per cui regolarmente, anzi, esattamente settimanalmente, scrivo con puntualità e in modo assai competente, alla prossima kermesse diretta da Alberto Barbera, vale a dire, nientepopodimeno che la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia (2.09-12.09-2020).

Finirà, come da data inseritavi sopra fra parentesi, il giorno prima del mio compleanno.

Sì, il 13 Settembre del 1979 nacqui a Bologna, città natia di Pier Paolo Pasolini. Il quale non poco m’assomigliò/a intellettualmente, sebbene mi sia e fosse del tutto dissimile per quanto possa concernere la sessualità. Io sono etero, piuttosto convinto, malgrado non sia un edonista palestrato come Maciste e neppure un misogino come Lars von Trier, da Paolo Mereghetti definito un cripto-machista”. Per molti anni, mi sforzai comunque a recitare la parte di Matt Dillon in Rusty il selvaggio, cazzeggiando non poco in maniera sognante da adolescente viandante nel mio vagheggiare una Diane Lane inarrivabile, probabilmente trasfondendomi, virtualmente, nelle notti più magiche, pure (in ogni senso) da Strade di fuoco. Sì, mi alternai fra adamantini deliri notturni, quasi da nottambulo oppure, se preferite da sfigatissimo alla Griffin Dunne precipitato in un incubo kafiano à la Fuori orario, e deliri mistico-religiosi da Giovanna d’Arco uniti/a alla debolezza psicologica più devastante da Palla di lardo di Full Metal Jacket.

In quel periodo, in effetti, più che Falotico, fui solo robotico. Quasi schizofrenico cronico. Ah ah.

Si trattò di dinastica, genealogica questione ereditaria di malinconia autoironica e grottesca (ap)presa da mio padre. Il quale, in passato, lavorò da capufficio-ragioniere laureato ma forse non visse appieno neppure le vacanze,  godendosele infatti a fasi alterne poiché occupato, perfino ad Agosto inoltrato, a esercitare gli straordinari per potermi permettere di avere in futuro, una vita, sì, disoccupata dagli oneri piccolo borghesi del politicamente corretto, un’esistenza, cioè, meno frustrata da Fantozzi al fine di ascendere in cielo da povero Cristo, no, affinché potessi sviluppare liberamente una paradisiaca visione del mondo culturalmente aperta al Cinema più metafisico di Martin Scorsese.

Notti mie funeree si succedettero, al che, interminabilmente, logorandomi infinitamente in uno straziante volteggiare nell’insonnia più adamantina da Taxi Driver e da Al di là della vita. Sprofondai, in forma mesmerica, nella depressione più nera allineata, al contempo, alla melanconia più esoterica, danzando al plenilunio sino alla Notte degli Oscar più superflua. Dissociandomi dai miei coetanei, a quel tempo troppo occupati a rispettare le regole fintamente pedagogiche di genitori, a differenza dei miei, castranti e ideologicamente demagogici, il quale pensa(ro)no malamente e malsanamente che la vita fosse e sia un percorso a tappe ove a sedici anni devi dare il primo bacio a una ragazzina col ciuccio, a diciotto devi diplomarti fra uno spinello e l’altro, fra un liceo e una maturanda ancella geometra, no, architettonicamente anch’ella giù costruita a mo’ di portamento basale dell’ingegneria edile della società livellata secondo parametri spesso abusivi ché schematizza il mondo fra emarginati da periferie degradate e arrivati ricconi, spesso precocemente rincoglioniti, datisi ad orge spregevolmente consumate assieme alle donne più moralmente depravate, diciamocela, al dio loro danaro prostituite, ecco…, dicevo, non fui mai un vivente prefabbricato e, sebbene, debba ammettere che mi ammalai di un disturbo ossessivo compulsivo similmente paragonabile a quello di Matt Dillon de La casa di Jack, fui soltanto Mr. Sophistication del mio estraniarmi da puttane come Uma Thurman e Chloë Stevens Sevigny, amandole però onanisticamente soprattutto in Pulp Fiction e in Brown Bunny. Non potete farmi una colpa se fui un cazzone… come Vincent Gallo di Fratelli. E se trascorsi il tempo a imitare Bob De Niro.

Molti, giudicandomi superficialmente, credettero erroneamente e orribilmente che, sganciandomi da una sessualità adolescenziale frivolmente condivisa nelle cazzate più (s)porche, sarei divenuto un deviato e, diciamocela, Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Ovvero uno psicopatico, in mezzo alle gambe piuttosto “anomalo”, indeciso se fare coming out, se prendere coscienza di essere Kevin Kline di In & Out, incerto se essere un modello di Calvin Klein, se farsi una bella passerina oppure ammirare le farfalline imbalsamate e non svolazzanti nella sua polverosa, asfittica cameretta da ragazzo criptico, forse solamente sepolto vivo nella sua personale cripta, segregandosi, forse solo segandosi, nella sua tristissima casina, insicuro se darsi, mai dandolo a un cazzo di nessuna, al cazzeggio più stronzo da italiano medio “cazzuto”, ammirando da coniglio fottuto, con linguina da Fracchia, non solo Jessica Rabbit e Belén Rodríguez, bensì pire ogni signorina Silvani, apoteosi dell’incarnata, per antonomasia, super “affascinante”, mai vista racchia.

Ammazza, pensaste fossi uno da Anna Mazzamauro?

Se proprio vogliamo essere sinceri, ho un buon ca… o e, se mi farete incazzare, a tutti farò il mazzo. Sì, mi diedi però indiscutibilmente al matto, anche al “mattarello”. Da non confondere con matterello, detto altresì pazzoide con indole istrionica da cesso, no, da eccelso, raffinato coglione di (ca)risma che sa il “fallo” suo.

La vita è incredibile, sapete? È come La ruota delle meraviglie. Che ne so, una donna pensa di essere ancora figa come Kate Winslet di Titanic ma si accorge, in ritardo da ritardata, di essere quella di The Reader, nonostante abbia scopato tutti i ragazzi del suo quartiere, più belli peraltro di Leonardo DiCaprio e Justin Timberlake ma, allo stesso tempo, più ignoranti di un giostraio come Jim Belushi. Alcune donne invece se la menano… troppo, facendo le difficili come Diane Keaton di Interiors. Eh sì, ora se la tirano da psicologhe dei loro monologhi della vagina quando, in verità, non vogliono ammettere a sé stesse di non essere più bone come la Keaton de Il dormiglione. Sono lontani/e di falli, no, difatti, i tempi quando potevano permettersi di essere trombate… da un “Padrino” come Al Pacino, vero? Sono remoti quei tempi in cui, fra una canzone di Giorgia e un gelato al limone, non erano ancora diventate delle donne con le “palle” come Giorgia Meloni.

Ecco, ora vi chiederete: ma come ha fatto questo Falò, uno che tutto mollò e molte se ne tirò, tirandosela invero per niente, a potersi permettere di andare al Festival di Venezia in veste di Critico ufficiale? Ma davvero pensaste che fosse/i un demente, miei tonti? Insomma, non tutti sono capaci di scrivere cinquemila libri, spaziando dal genere avventuroso a quello addirittura (tragi)comico, giocando(sela) fra noir erotici, saggi monografici dei più fini, incentrati su cineasti e attori enormi, districandosi fra romanzi addirittura morbosi e letterari divertissement assolutamente godibili. Insomma, sono come Diego Armando Maradona. Potevo/a stare tutta la vita a letto a farsi crescere la panza. Poi, ritornava/o in campo ed era/o più bravo di Pelé di Fuga per la vittoria. Comunque, esiste un attore, purtroppo scomparso, che mi assomiglia proprio, eh già, troppo. Risponde(va) al nome di Carlo Pedersoli, cioè il grande Bud Spencer. Sì, nella mia vita, da quando decisi di non essere Bruno Giordano, bensì Giordano Bruno, tutti provarono a farmi lo sgambetto. Tentarono anche di spezzarmi le mani. In modo tale che non potessi fare loro una sega. Infatti, non sono Pasolini… Vollero (in)castrarmi, distruggermi, indurmi a suicidarmi, relegandomi eternamente alla pazzia o, peggio, all’infanzia. Non calcolarono questo: non adoro soltanto capolavori come Richard Jewell Gran Torino ma anche immani “cazzate” come Bomber e Lo chiamavano Bulldozer.

Morale: il 90% della gente non ha consapevolezza di essere malata di mente e, contro di me, non doveva neanche pensare di mettersi. Perché quando s’incontra uno così, finiscono tutti in manicomio. Comunque, alla caccia alle streghe da bigotti moralisti, ho sempre preferito Mago Merlino e, ai vostri “eroi” da merli, una stronzata comprata a Leroy Merlin.

Infine, posso dirvi questo…

Se tutto andrà come (si) deve, fino a lunedì notte, non scoperò la mia lei. Quindi, nel Getsemani, nel frutteto, no, nel frappè, no, frattempo, potete “tranquillamente” e criminosamente rompermi il cazzo.

Tanto, non ce gliela faceste in quarant’anni miei di vita, malgrado le provaste tutte. È inutile che andiate perciò in giro a fare i fighi dei miei coglioni. Solo io posso permettermi di andare a culo con una faccia stupenda da imbattibile testa di minchia superba. Se state a rosica’, non disperate. Sulla RAI, stasera, daranno come sempre un “varietà”. Ah ah.

Diciamocela, siete incurabilmente dei pescioloni, dei baccalà.

Cari Rosco Dunn, beccatevi un altro mio pugno allo stomaco e salutatemi (a) mammà. Et voilàOhibò! Che botte da orbi, miei orchi, miei lerci e porci.

Per quanto mi riguarda, continuo a vivere come cazzo voglio.

Lontano dalle istituzioni educative che indottrinano solamente a vedere la vita peggio di un mezzo cieco affetto da diottria, lontano dai dottorini e da ogni pragmatico, borghese moralismo.

Ché è preventivo solamente della più squallida idiozia, è portatore “sano”, cioè terribilmente enigmatico, perversamente asintomatico, soltanto della più carnale, adulterata carnalità più mendace, della più mondana, dunque oscena mercanzia.

Se non vi sta bene, laureatevi in Legge.

Tanto io sono Dredd.

Stallone anche come il pornoattore omonimo.

 

 

 

 

 

 

di Stefano Falotico

THE IRISHMAN: il carisma di Bob De Niro, la forza sovrumana di Pacino, Leo Gullotta doppia Pesci e io sto vivendo una mistica estasi-ascesi da Gladiatore stalloniano


30 Oct

brando padrino de niro padrino parte seconda

Questa mia vita è stata un Casinò. Ah ah.

S’è attuato in me, nella mia fisiognomica apparenza e anche nella potenza della mia romantica irruenza, un putiferio.

Sono scalmanato, devo darmi una calmata.

Pochi giorni fa, esattamente la settimana scorsa, senza sprezzo del pericolo mi sono indiavolato, no, involato per Roma. Di solito, si usa il verbo involare quando si prende l’aereo ma molta gente mi disse che persi il treno e invece, puntuale come un orologio svizzero, salii su quello di Italo con enorme charme, sedendomi nel posto assegnato in carrozza. Al mio fianco, una bella fanciulla orientale. Sul posto davanti, una che sul pc portatile stava guardando Shutter Island. Alla mia sinistra una strafiga che, per le due ore e un quarto di mio viaggio da Bologna a Roma, non ha smesso un solo secondo di fare su e giù con la scarpa destra, modulandola su movimento basculante di caviglie così sensuali da lasciarmi stecchito. Eccitandomi a morte.

Stazionai non alla stazione, ah ah, ma in un albergo di Via Flaminia, detta dai romani anche Via Flaminio poiché il quartiere si chiama Flaminio.

Certo che questi romani si complicano la vita. E ogni via porta alla capitale, ah ah.

Ero molto teso. Sono un accreditato stampa, sì, grazie alle mie pindariche collaborazioni giornalistiche, ai miei scritti monografici su Scorsese, De Niro, Carpenter e chi più ne ha più ne metta, dopo il Festival di Venezia, mi sono sparato pure quello di Roma in mezzo alla stampa. Che figata.

A Roma, però, avendo ricevuto in ritardo la conferma via mail dell’accredito, da me poi ritirato opportunamente al desk, come sapete, ho visionato solo The Irishman.

Adesso passiamo al remoto passato, centurioni, miei uomini gladiatorii come Russell Crowe, poiché Roma è la città eterna e nel suo fastoso passato imperiale ancora si riverbera! Ah ah.

Miei prodi, al mio “ciak” scatenate l’inferno. Ah ah.

Piazzai la sveglia alle sei e mezza.

Dopo essermi destato di soprassalto per colpa, appunto, del casino infernale della suoneria, mi vestii in tutta fretta, raccolsi opportunamente tutti gli oggetti personali e mi diressi alla volta dell’Auditorium. Ma prima bevvi un caffè alla John Goodman de Il grande Lebowski, sorseggiandolo nell’adocchiare l’ottima milf barista.

La osservai senza dare nell’occhio, anzi porgendole di sottecchi l’occhiolino. E pensai, fra me e me, questa è bona forte. Poi aprì bocca e compresi che era solo una popolana. Sì, di seno stupenda come la Ferilli ma, alla pari della Sabrinona nazionale, sboccata, farsesca, volgare e troppo burina.

Insomma, un’Anna Magnani ficcata in caffetteria nell’urlare ai suoi clienti:

– Volete i cappuccini? Pagateli, sennò andate a pigliarvelo inter-culo.

 

Sì, una donna simil-Christian De Sica.

Al che, dopo aver deglutito il bollente caffè saporitamente zuccherato, di lì a poco sudai freddo.

Cazzo, me in un ambiente di conoscitori altolocati di Cinema. Minchia, la paura scoccò a novanta ma avvistai in prima figa, no, a fare la fila, una ragazza più terrorizzata di me. Fu la sua prima volta al festival.

Solo a Roma, però, no, non è vergine. Se vi dico che è così è perché lo so. Ah ah.

Perlomeno, sessualmente non lo è più. Perché venne con me o perché, dopo essersela fatta nelle mutande per l’imbarazzo di trovarsi al cospetto di critici con tanto d’attestati, guardandomi negli occhi miei, languidi poiché parimenti intimiditi, si sciolse in mezzo alle gambe?

Non lo so e non sono cazzi vostri.

Fallo sta, no, fatto sta che dopo i primi, comprensibili timori iniziali e qualche pudica titubanza, dopo essermi sorbito un cinefilo mezzo matto, entrai in Sala Petrassi con tre quarti d’ora d’anticipo rispetto all’erezione, no, polluzione, no… proiezione di The Irishman.

Cosa urlò il matto cinefilo? Siete curiosi? Quanto segue:

– Questo film sarà un capolavoro e abbasso i cinecomic. Evviva Netflix che ha permesso a Scorsese di realizzarlo. La dovrebbe finire anche Francesco Coppola, Francis Ford, di schierarsi contro i film di supereroi. Avete sentito che cos’ha detto ieri? Che i cinefumetti sono spregevoli! È solo un rimbambito!

 
Dunque, una donna con le palle gli rispose con estrema acredine e severità impietosa, zittendolo subito e ricevendo la standing ovation di tutti noi:

– L’unico rintronato sei tu. Fa freddo, stiamo facendo la fila, non sappiamo se riusciremo a entrare. Torna al tuo posto e non sbraitare, villain!

 

Io ebbi il pass giallo come quello di Francesco Alò. Il passa giallo è di “serie b”, nel senso che si dà ai giornalisti online che non scrivono per il New York Times. Quello blu è riservato ai critici “di risma” internazionale.

Ma per piacere. Il pass blu è fighissimo e io al semaforo non passo mai col rosso. Ah ah.

Pensate che sia finita qui? Macché. Entrammo quasi subito, sì, noi “gialli”.

Ora però devo dirvi questo. Se le maschere e quelli della sicurezza ti lasciano entrare, significa che in sala ci sono posti liberi a sedere e, solamente a sala piena, bloccano ogni altra entrata. Per cui i ritardatari stanno fuori.

Ma, dinanzi a me, vidi un gruppo di ragazzini ipereccitati che gridarono tutti assieme appassionatamente:

– Saliamo le scale in fretta e di corsa, altrimenti ci perdiamo il film!

 

Fu a quel punto che compresi l’abisso come Adso da Melk de Il nome della rosa:

be’, se sono critici intelligenti questi, io in mezzo a tali ritardati sono il più grande critico del mondo. Sì, intimamente li criticai, considerandoli scemi, stroncandoli di pallino vuoto. Cazzo, se siete entrati nell’atrio, significa che vedrete il film. Se no, vi lasciavano fuori. Ma forse voi, fuori, lo foste dalla nascita.

Questa sarebbe l’intellighenzia italiana?

Comunque, io salii le scale con calma olimpica. Mi sedetti a fianco d’un gentilissimo signore distinto.

Ma, ancora una volta, dio della madonna, non fatemi bestemmiare, accanto me vi fu un’altra gnocca mai vista. E, prima che si spegnessero le luci, odorai il suo Scent of a Woman, facendo finta di non vederla, cioè di essere cieco come al Pacino del film suddetto ma, ve lo posso dire, la sentii tutta. Eccome.

Un’emozione impalpabile, indescrivibile come quella che provai alla fine di The Irishman. Insomma, il classico orgasmo da pure sensazioni a palle, no, a pelle. Liquide come il piacere di essersi goduto un filmone estasiante da farti (s)venire.

Ora, amici, non so se nella vita sia meglio un filmone o un figone ma, nel dubbio, io sceglierei entrambi.

Avete mai visto Over the Top?

Prima di Giancarlo Giannini, Ferruccio Amendola doppiò spesso, oltre a Stallone, anche Al Pacino.

Secondo me, sì, è un film puerile, Over the Top.

Ma rimane un mio cult.

Bull Harley dice a Sly che lo storpierà perché è merda di porco.

Sly, prima di battersi con Bull, ebbe davvero paura di non farcela. Se avesse perso l’incontro, avrebbe perduto tutto.

A me ha sempre emozionato la scena in cui Sly vince e Bull Harley gli stringe la mano. Porgendogli uno sguardo fra l’abbattuto e il sommesso-commosso, come per dirgli:

sei davvero più forte di me.

 

Bene, sono tornato a Bologna. Solita vita.

Uno vuole la recensione di tutti gli episodi de Il metodo Kominsky 2, un altro invece vuole la recensione di Dolemite Is My Name.

Scusate, devo rispondere a una telefonata, anzi no.

È la solita rompiballe. So io cosa vuole questa…

 

di Stefano Falotico

 

padrino pacino keatongladiatore crowe

 

OVER THE TOP, Sylvester Stallone, Rick Zumwalt, 1987

OVER THE TOP, Sylvester Stallone, Rick Zumwalt, 1987

Il nuovo spettatore, o pseudo tale, cinematografico… è aberrante, terrificante, mortificante, accendiamo un altro falò!


04 Jan

mh17

Over the course of three consecutive evenings, the Academy of Motion Picture Arts and Sciences will trace the history and evolution of motion picture formats from the silent era through the current digital age in ÒBehind the Motion Picture Canvas: Film Formats through the 21st Century,Ó beginning on Wednesday, September 9, at 8 p.m. at the Samuel Goldwyn Theater in Beverly Hills.  The presentation will continue with screenings of ÒManhattanÓ (1979) on Thursday, September 10 and ÒThe Black StallionÓ (1979) on Friday, September 11.  Both screenings will begin at 8 p.m.  Academy Science and Technology Council member Rob Hummel will host each evening. Pictured: Diane Keaton and Woody Allen in a scene from MANHATTAN, 1979.

Over the course of three consecutive evenings, the Academy of Motion Picture Arts and Sciences will trace the history and evolution of motion picture formats from the silent era through the current digital age in ÒBehind the Motion Picture Canvas: Film Formats through the 21st Century,Ó beginning on Wednesday, September 9, at 8 p.m. at the Samuel Goldwyn Theater in Beverly Hills. The presentation will continue with screenings of ÒManhattanÓ (1979) on Thursday, September 10 and ÒThe Black StallionÓ (1979) on Friday, September 11. Both screenings will begin at 8 p.m. Academy Science and Technology Council member Rob Hummel will host each evening.
Pictured: Diane Keaton and Woody Allen in a scene from MANHATTAN, 1979.

Sì, con lo spopolare della democrazia data a chi non ne conosce neppure il significato, spadroneggiano i tuttologi. Gente che perde ore a inanellare disamine campate per aria su questo e quell’altro argomento, sfoggiando una sfacciataggine abominevole, degna, dunque indegna della nuova evoluzione involutiva dell’uomo moderno troglodita, uomo sempre a cazzo duro coi neuroni di pastafrolla, e della donna contemporanea inauditamente fottuta, allineata allo sgambettante mostrarsi brillante con tre chili di rimmel soprattutto nelle mutande del suo cervello più annacquato di una pornostar cretina ed esuberante.

In questo putiferio di massa ove ognuno espone la sua contrabbandata merce, io dico avariata già dalla nascita, in questo movimento “stellare” di populisti ignorantissimi, di banalità assortite vendute al mercato planetario dell’omologazione plebiscitaria ove, per essere notato, basta che spari la stronzata migliore e più “figa”, ogni becero beota sta diventando un dio, assecondato da un gregge di pecore altrettanto stordite e perse se non più cafone di lui.

Al grido, acclamato, inneggiato, in trionfo issato, dell’idiot savant elevato a guru.

Allora, abbiamo lo studentello del DAMS, laureatosi dopo aver imparato la pappardella scritta su un libro redatto da uno più stupido di lui, acculturatosi, si fa per dire, alla stessa maniera sbrigativa e ruba-voti di J-Ax, che non ha mai visto un film di Kubrick ma scrive che è un genio perché è giusto e corretto dire che lo sia stato. Che lo sia stato, credo di sì, ma dirlo senza aver visto nulla di suo mi pare quantomeno screanzato!

Appena ricevuta la laurea del cazzo in mano, dopo l’alloro in testa, vive appunto sugli allori, iniziando prosopopeico ogni frase sua declamatoria con Allora… parliamo di questo film.

Ma che vuole parlare? Ma che vuole dire? Dice che il film voleva dire e non l’ha neanche sentito. Perché non ha l’anima per leggerlo.

Ché poi… ecco, sì, abbiamo quelli che non leggono un quotidiano neanche in Internet, da dieci anni non hanno aperto neanche il libro con la favola bignami di Biancaneve, rubacchiano le frasi dai critici valenti o fantomatici tale, e fanno un potpourri di loro personalissime recensioni a culo, infarcite di luoghi comuni, estratti dei loro emisferi cerebrali totalmente bruciati nel calore d’una siccità ideologica lor impersonalissima capace di essere più ardente e cocente del sole all’equatore allo zenit del suo mezzogiorno focosamente deficiente.

Sì, come potete pretendere di saper leggere e interpretare un film se non vi degnate, da tempo immemorabile, di sfogliare, almeno quello, tre pagine di un libro? Guardate che non costano molto. La Newton Compton vende tutto Dostoevkskij a meno di dieci Euro.

Come farete a comprendere la complessità e l’intelaiatura fine e variegata di una sceneggiatura ottimamente congegnata, se sapete solo urlare: Lynch, un genio, delirio immaginifico, sognante, Cinema altro. Mi fa sborrare!

Ma che state a di’? Dove le avete pescate queste superficiali esaminazioni di un’opera d’arte? Al massimo vi siete fidati e affidati alla sciocchezza scolastica più disarmante. Io, onestamente, vi darei in affidamento.

Sì, con un cagnolino fido a controllare che non latriate, dalla vostra latrina, altre ignobili manfrine. Fidatevi, vi serve un cane e forse anche una donna cagna. No, non una di queste lamentose tremende che aprono bocca su tutto. E sul significato, anche significante di “tutto”, in senso lato, su e già, avanti e indietro, avrei io da dirvene. Eh sì.

E a proposito di sesso e di tutto… ciò che non avete mai osato chiedere.

Ecco l’altro. Woody Allen non si tocca. Sempre oltre. Sì, infatti ha più di ottant’anni e presto, e comunque me ne dispiaccio, sarà sottoterra. I suoi film non si toccano, qualcuno sì, però. Woody sarebbe da stimare soltanto perché da sempre fautore della tesi che poi argomenterò, ovvero la masturbazione, mentale e non. Idolatra dell’onanismo totale.

Un intoccabile amante delle toccatine.

Eh sì. Vedete le donne come l’hanno combinato? L’hanno accusato di molestie e non esce più… A Rainy Day in New York. Che tristezza, che giornate uggiose. Che malinconia, ragazzi.

Tripudio d’imbecillità si susseguono in un’agguerrita deflagrazione di patetiche vanità sbandierate, fra zotiche che si credono attrici solo perché hanno un bel culo, sì, quello non glielo togliamo, sì, si togliessero le mutande e ce lo mostrassero più espressivo di Meryl Streep, e scemi del villaggio talmente scemi da credersi più intelligenti poiché al di là della scemenza generale.

Loro hanno capito tutti. Quelli in gamba sono dementi perché invece loro, non credendo oramai a niente, hanno capito che la vita è un inganno e poveri i fessi!

Loro sanno come inchiappettarsi la gnocca più prelibata grazie a due attestati di rinomato incularla nel prenderla per il culo dietro la maschera della referenza più sodomizzante, e sanno che sanno senza sapere che non hanno mai saputo.

In mezzo a tanta sapienza, sventolo bandiera bianca. E ricordate: il fazzoletto è bianco, lo sarà ancor di più dopo un’altra mia masturbazione pallida.

Ah, io non me la tiro affatto! Ah ah.

La mia vita è sempre migliore delle vostre. Spinge di più, diciamo.

È più saporita, più autentica, più candidamente meno spocchiosa, più sofficemente granulosa, morbida e cremosa, leggiadramente son ancora puro come la tua rosa.

È così come dici tu? Non è così.

È come dico io? No, perché non sono presuntuoso e non faccio il maestrino.

Carpenter è un maestro? Molte volte lo è stato, The Ward fa cagare. Fidatevi. L’ho pure scritto nel mio libro. Roba per cui bisogna aver le palle, roba che un fanatico di Carpenter ti sbatterebbe in manicomio col dottorino più matto di lui. Sì, credo d’averlo scritto apposta. Mi sbatteranno nel nosocomio e lì mi sbatterò Amber Heard. Butta via… sì, questa è una falsa pazza, questa ti strapazza.

Sì, lo contesto quasi tutto anche se io non faccio testo, io qui lo attesto e ti prendo pure a testate, giornalistiche e non.

Questo mio scritto è follia? È genialità?

No, non è nulla.

Insomma, la gente ti dice… non preoccuparti, non è niente, mica tanto.

Quel film, caro, l’hai visto? Com’è? Mah, non un granché.

Quella lì, seduta vicino al camino, ci sta? Dovrebbe spostarsi dal camino e, incamminandosi, scottarsi nel tuo fuochino fatuo. Per una grigliata di carne abbrustolita, ben rosolata. Sì sì.

Si è presa una cotta?

Non lo so. Potrò saperlo se ci proverò? Non lo saprò neanche se me la darà. Sì, quella è una donna che sa unire al fuoco della passione bagnata e sgocciolante la detonazione orgasmica scrosciante. Sì, è umida come una vogliosa terragna. Prima l’acqua, poi fuochino, fuocherello, fuochissimo e, zac, tutto ritto e liscio, nella sua ventosa sventola e, finito il pompaggio, si dà ancora delle arie. Ah ah. Sventolona!

Sì, questo è un casino perché ogni uomo e ogni donna non sanno un beneamato cazzo anche quando sembra tutto bello, goduto, soddisfacente. Tranquillo e asciutto.

Su questo ne sono sicuro. Sul resto, anche sul Cinema, io vaglio, giammai raglio eppur non ci do un taglio.

Oggi mi piace, fra un anno no, oggi sì, domani forse. È la vita. Va così.

Una stronzata. Come un film ritenuto capolavoro.

Dunque, evviva un falò e fanculo a chi non vuole bruciarsi con me.

Tuffiamoci nei sogni, sprofondiamo al centro gravitazionale di ogni ficcarcene fottutamente.

Sì, Tarkovskij fu regista spaziale ma mi son rotto le palle delle metafisiche depressive, meglio le super fighe passive.

Ma voi, toglietemi una curiosità, credete davvero a tutte le minchiate che vi rifilo?

Sì, lei signora mi crede? Ottimo, allora mi rifili la sua puttanata. Sì, condividiamo puttanate alla penombra.

Sì sì.

 

di Stefano Falotico

Attrici bollite: Diane Keaton, vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen?


29 May

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 Oggi voglio parlarvi di un’attrice a me particolarmente antipatica, anche se ne riconosco l’indubbia bravura, o forse no. Ovvero Diane Keaton, nata a Santa Ana il 5 Gennaio del 1946.

Un’attrice che, a rigor di logica e filmografia alla mano degli ultimi vent’anni, probabilmente anche di più, possiamo considerare non solo bollita ma frittissima.

Prima di diventare famosissima, si dà a esibizioni canore, ma non ottiene grande successo. Comincia a recitare a Broadway, al che inizia in maniera sfavillante nel Cinema, dopo tutta una serie di lavori per la televisione. Incontra due pigmalioni, Woody Allen, che diverrà per molto tempo, fra alti e bassi, anche suo compagno nella vita, e col quale instaurerà una chimica irresistibile sul grande schermo, diventando protagonista assoluta di otto suoi film, e Francis Ford Coppola che la vuole a tutti i costi per la saga de Il padrino.

Al che, dopo un paio di nomination ai Golden Globe, arriva la meritata statuetta per la sua epocale interpretazione in Io e Annie, il cui titolo originale è Annie Hall. Hall, che è il vero cognome all’anagrafe della Keaton.

Woody Allen… dicevamo. Sì, a parte Coppola, la Keaton deve praticamente tutto al genio newyorkese. Con lui come detto gira pellicole importantissime, nell’ordine Provaci ancora, SamIl dormiglioneAmore e guerra, il succitato, celeberrimo Io e AnnieInteriorsManhattanRadio Days e Misterioso omicidio a Manhattan.

E in mezzo a questa roba? Soltanto robetta, se si esclude Reds di Warren Beatty e gli hit commerciali di Baby Boom e Il Padre della sposa con tanto di seguito.

Quindi, Diane Keaton vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen, ottiene un’altra candidatura agli Academy Award per la sua intensa prova ne La stanza di Marvin, recitato assieme a Meryl Streep e a un giovanissimo Leonardo DiCaprio, e una ai Golden Globe per Tutto può succedere di Nancy Meyers con Jack Nicholson.

Ma ne vogliamo parlare invece di film come Amori in città… e tradimenti in campagnaPerché te lo dice mamma3 donne al verdeMamma ho perso il lavoroBig WeddingMai così vicini?

Solo Paolo Sorrentino la redime col ruolo di Sorella Mary nella serie The Young Pope.

Anche il suo prossimo Book Club, con le altrettanto bollitissime Jane Fonda e Candice Bergen, e i bollitoni Don Johnson e Andy Garcia, sembra promettere alquanto, stando alla Critica oltreoceano. Poteva essere puro garbage, come dicono gli americani, un film che sulla carta aveva tutti i crismi della commediola scialba per settantenni frustrate, invece pare che funzioni e sia godibilmente scanzonato. Ma questo non credo possa salvarla.

Lei è comunque l’intoccabile Diane Keaton.

Vabbe’.

 

 

di Stefano Falotico

Nel giorno della festa delle donne, un bel discorso misogino, ah ah, Book Club


08 Mar

Eh sì, la parità sessuale ha fatto sì che le donne evolvessero e da fustigate casalinghe non emancipate oggi invece potessero svolgere lavori che un tempo erano di competenza maschile. Cioè, siamo invasi da manager, da avvocatesse e da medici in gonnella. E sui danni di quest’obiettabile par condicio avrei da raccontarvene.

Non scambiatemi per Edmund Kemper di Mindhunter, ma certamente l’aforisma di Schopenhauer, secondo cui chi non ama le donne, il buon vino e il canto è un matto e non un santo, io confuto, essendo poco come Confucio, filosofo orientale che propugnava l’ecumenismo e il miglioramento di sé ai fini comunitari. Io non sono una persona comune e al comune preferisco esserne immune. Ah ah. Sì, son spesso confuso ma su molte cose non cambio idea sul “gentil” sesso.

Per costituzioni fisiche, indubbiamente non sanno guidare la macchina e parcheggiare e sono poco predisposte agli sport, appunto maschi. Per quanto tempo, dobbiamo vedere queste oche con la quinta che ballonzolano nei campi di calcio, sognando di essere come il virile Pipita Gonzalo Higuaín? Si astengano dal gioco delle palle e si preoccupassero invece a dar “manforte” ai giochi “balistici” di letto, perché in quei “campi da gioco” sono specialiste dei colpi di reni e sanno far la ola in apici orgasmici che spronano l’uomo a insaccare e a piazzarlo sotto l’incrocio dei “peli”.

Sì, non me ne vogliate, in molte cose, mi pare indubbio e inconfutabile, le donne sono inferiori.

L’uomo, per sua natura guascona, ribalda, giocherellona, è amante dei film di Tarantino, ama le scazzottate sane alla Terence Hill & Bud Spencer, e si sganascia nella goliardia più sfrenata, senza remore, perché è nato cazzone, amante… della giocondità. Sono le donne a immalinconirlo. Con le loro richieste asfissianti, castranti, sono una rottura di coglioni! Pensiamo a quelle povere matte che, per via del fatto che erano già racchie, scelsero studi psico-pedagogici e poi si laurearono in psicologia perché, non avendo mai risolto i loro “buchi”… interiori, speravano attraverso una professione “umanitaria” di far del bene al prossimo. Fanno pena e si facessero più peni…

La smettessero con la loro visione falsamente buonista, zuccherosa, mielosa da canzoni di Laura Pausini e si beccassero solo i “pavesini” ben inzuppati degli uomini che amano le loro “cremosità” al mascarpone.

La finissero coi loro sguardi al cioccolato… sì, prima s’ingozzano di Nutella, poi aspettano che il maschio regali loro dei baci… Perugina. In verità, vi dico che vogliono solo una bella casa!

Andassero a vedere più film tosti, secchi, incisivi, che badano al “sodo” come quelli di Clint Eastwood e la finissero di fare le “altolocate” depresse, che sono indecise tra il fascino intellettuale di Woody Allen e il sex appeal dell’idraulico che le “pompa”, oliando le loro camere a gas…

Sì, sono un maschilista, talmente maschilista che la gente pensa che io sia omosessuale.

Posso dirvelo: adoro il neo di Bob De Niro, la faccia da culo di James Belushi, le teste di cazzo senza maestrine in mezzo ai maroni.

E sono un fanatico delle milf.

Se non vi sta bene, sparatevi questo film e voi, donne, beccatevi quei bolliti di Don Johnson e Andy Garcia, due che speravano di essere come Marlon Brando e invece oggi consolano le mezze frigide lagnose e pedanti, con un mazzolino di rose in riva al mare.

Che schifo! Ah ah!

 

di Stefano Falotico

Un paio di occhiali per guardare meglio i cu(cu)li


12 Jun

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Ebbene, dopo la visita a Villa Erbosa dall’esimio e bravissimo dottor Cantagalli, ho scoperto, anche se già lo sapevo, di soffrire di astigmatismo, e all’occhio destro mi mancano tre gradi. Sì, sono parecchi e abbisogni di lenti. Così, oggi andrò dall’ottico a ordinare la montatura, proprio io che non monto le donne seppur in molti credano sia montato. Non sono omosessuale, nessuno mi cavalca, sia ben (in)teso! Gli occhi sfarfallano, la vista scricchiola, il tempo si fa “incipiente” ma i capelli stanno ricrescendo grazie, di grazia, a una lozione miracolosa che l’altro dottore, l’egregio Miserandino, mi “consegnò” appunto per il rinfoltimento del bulbo. Sì, adesso la peluria si sta riappropriando del cranio, e lo ricopre piacevolmente di capelli alla Al Pacino dei giorni nostri, sì, ancora ispidi, tendenti al riccio, un groviglio indistricabile pari agli arruffati miei pensieri. Un’altra giornata trascorrerà, mentre pochi giorni fa quell’esaltata di Diane Keaton fu omaggiata alla carriera all’AFI, e fu cosparsa di lodi da parte di chi, oltre a lavorarvi, se la scopò, vale a dire Allen, Beatty, sempre Pacino. A chi interessa dei miei occhi? I miei occhi neri, invero castano scuri, segni particolari di un mio “bellissimo” alla Celentano. I miei occhi servono, non voglio ridurmi come Al di Scent of a Woman, sebbene, ripeto, delle donne me ne frego. Anche dei maschi. Sono ascetico, forse scemo, sicuramente quando mi cresce la barba assomiglio a De Niro di vero Style.

di Stefano Falotico

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Nascere falotici, a (dis)pet(t)o dei san(t)i, preferisco la mia follia contro la pazzia della folla, (rit)ratto di un uomo molto “uovo”


05 Jan

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Nel mio co(r)vo, medito e rimugino a lungo sulle “proboscidi” degli “uomini”, una razza inestirpabile di volgari esseri presuntuosi e forse anche unti, tutti uniti al “cor(p)o” del “volerselo” duro. Una massa facinorosa di “lottatori” che si procacciano fighe, ricotte e pizzicotti, mangiando a sbafo e sotto i baffi molte pizze, spesso capricciose come la lor natura umorale alle quattro stagioni. Lo so, il buonismo pedagogico della società di massa(ie), mi vorrebbe tremendamente falso e sdolcinato come Will Smith di Collateral Beauty, attorniato da lecca-culi, le personcine “speciali”, prodighe, e affermo con orgoglio che non sono un fig(li)o prodig(i)o, affettate, di affetto. E di mio non sono felice come Pacino Al(fredo) con Diane Keaton, racchia che compie settantuno anni e che ha finalmente scoperto, dopo le cervellotiche pellicole “interiors” con Woody Allen, che forse è solo una suora da The Young Pope e non una brillante donna isterica da matti, no, da Manhattan. Molti dei miei coetanei, nonostante traumi inferti loro prima da una “educazione perbenista” e scolastica, poi da tradimenti, corna e schiaffi, si son rivelati Bradley Cooper de Il lato positivo e brindano alla (s)figa “tirandoselo” a campare, anche a Campari dei “famosi” aperitivi del weekend del cazzo, fra mattine coi cornetti, capuffici, uff uff, noia e cappuccini, andando talvolta a messa, dopo un’esistenza, anzi “resistenza” da fessi, scusate da messi e messaline, mangiandosi la pelle, no le palle, ed essendo anche superstiziosi. Rivedessero La Casa del Raimi e non facessero i rabbini, babb(uin)i! Eppur, nonostante siano stronzi cagati male, fanno bambini “dolci”. Di mio, misantropo e quasi sempre isolato, “insulto” le persone con far co(s)mico, essendo un comedian che ama i cazzi suoi. E ama il mondo delle verità, non delle chiacchiere e delle puttan(at)e.

di Stefano Falotico

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