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Se De Niro ce l’ha contro Donald Trump, io “ce l’ho” per cazzo mio


08 Oct

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Avrete assistito al video che ivi propongo in cui De Niro, imbufalito per “esigenze” di copione, fa campagna pubblicitaria alla Clinton insultando “gravosamente” il candidato repubblicano alle presidenziali, cioè Silvio Berlusconi d’America.

Egli, con (ar)dire “ingenuo”, da querela, offende Trump definendolo un ma(ia)le, un cane, un idiota imbarazzante al quale desidererebbe “fornire” un pugno in faccia.

De Niro ha le sue ragioni, perché conosce il wag the dog per spingere la Clinton a fare un pompino allo stagista, no, statista inaspettato Trump.

Io, invece, con accento oggi meridionale e domani nordico sullo scantinato, no, scandinavo ubriaco in allegretto tristanzuolo, sollecito la mia mente a inacidirsi maggiormente essendo “uovo” da strapazzare e da taluni perfino considerato pazzo in quanto non (omologa)bile al “gioco di palle” di massa(ggiattrici), uomo, non caporale e nemmeno pollo, no, politico, eppur apolide, probabilmente policromo.

De Niro guadagnò milioni di dollaroni e ancor ne “fruisce” con Dirty Grandpa, laddove il goliardico si fa cinepanettone di “puntura” nel culetto sociale, solidale alla “fierezza” dell’uccello libero da pensionato che sa quanto (non) è un coglione. Fottere, fottere, fottere è sempre stato il mot(t)o perpetuo degli States “un(i)ti” d’America e anche De Niro, “attoreggiando” e volendo vincere Oscar, s’adeguò al puttanazzo, no, all’andazzo.

Il problema è alla base. La gente disoccupata viene “occupata” solo da emarginazioni stigmatizzanti, Cristo vien preso pel culo dal terrorismo “nietzschiano” dei cattolici finto religiosi e poi ce la prendiamo con l’Islam quando tutti, tranne me, usano maschere per acquisire privilegi, e in questo delinquere non m’adatto, non m’annetto, “bombardando” solo me di antidepressivi per reggere alla foll(i)a altrui.

Tutti si accapigliano per partecipare al grande fratello prima ancora di esser “VI(S)P(i)” e Teresa coltiva le patate non dando la sua “fritta” e “venuta” col buco nonostante cuocia la torta di “mele”.

Di mio, tiro a campare, segandomi da solo.

Io non mi schiero con nessuno, son Chris Walken de La zona morta e so che, in fondo, sia destra che sinistra son guerrafondaie. Sono però un personaggio atomico, alle volte autonomo. Soprattutto masturbatorio, sostanzial-mente uno che sa il “fallo” suo, no, scusate, il Falotico di tua sorella, che “viene” con me e vota per te. Chi fa da sé (ne) fa infatti per tre. Ai cazzi miei ci pen(s)o io, al cazzone tuo ci penserà l’assistenza.

Eppur m’incazzo. Ridere. Grazie, applauso.udep_d16_03391

di Stefano Falotico

Vi siete mai sentiti dei cani? O un Ca(rlo Verdo)ne?


28 Apr

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Molte volte, nella mia vita da estremo “peccatore”, tal dubbio mi ha perseguitato e solo ora che, “canuto” giovincello gagliardo, mi appropinquo alla linea d’ombra adult(er)a, posso affermare, con (di)sprezzo, che da un pezzo mi son emancipato da tale condizione bastarda, urlando a me stes(s)o un lancinante, furibondo “Basta!”. Sì, furon sofferenze (da) cane, in un’adolescenza tritata, tribolata, macerata dalla mia incognita ché della mia (r)esistenza fu angosciata da perenni dilemmi nel camminar lemme lemme, con lo strozzato diaframma nella (ri)posata, spossante flemma. Catarsi, e l’adulto crebbe, “svezzatamente” viziato e ancor vizioso, ché l’ozio è sol il padre degli zii volgari da batt(ut)one nelle bettole, e rinnego gli amori tristi con le acerbe zie come Berta che filava di Rin(ghi)o (Gaet)ano, donnacce di brutta razz(i)a che fuman l’erba e ti radon al s(u)olo dopo averti consumato come delle usuraie del temp(e)rato maschio sulla “rampicante” di “laccio emostatico” del tuo “svilupparlo” da (s)fumato, ancor (non) figliol prodigo della Madonna, quasi drogato, sbronzo, “orso” spelacchiato, uomo non sapiens fino in fondo(schiena).

Ancor mi (sov)viene… se di “cor” spompato ricordo la prima (s)volta in cui me “lo” menai di mano a manetta. Fu sulla figlia di John Boorman in Excalibur, non “scalai” in “retromarcia” e andò (d)ritto a “sbattermi” nella sventola, come Pendragon del mio “draghino” sviscerato di “spada nella roccia” e di f(u)ori come in Un sacco bello. Da cui il detto e il “dato” del “butta fuori tutto quello che hai” e “crescerà” nel Borotalco. Periodo, “sappiatelo” e stappatelo”, di “purezza”, da “mani pulite” senza prender la “tangente” del volerle davvero carnalmente “tangere”, ah ah, che goduria, quei tanga dei tuoi 18 an(n)i son irripetibile (o)nanismo d’una età né carne, “appunt(it)o, né “pesce”. Poi, sarebbe “venuto” il cervello e poco l’uccello, cast(rat)o nel lavorar “duro”. Castigato e quasi sempre in casa, “uscendo” po(r)co nel desinarti un sabato sera maccheronico, nel senso di “facciamoci du’ spaghi” e forse impicchiamoci con “tensione” di cor(da). Non “verrà” più “didietro”, bisogna però guardar “avanti” e proprio nel “balconcino” da cui gettarsi giù, saltandosi “addosso” nella “cagona” che ti lascerà con un due di “picchio”. All’impiccato, sì, ho sempre preferito il “down” in picchiata. Datele delle botte, suvvia, è una bottana e non merita un sano marito, bensì il “martellino”.

Quanta malinconia, quanta noia, quante in bianco notti, mi consolo “suonandomelo” di assolo un po’ asino e poco di “ca(va)llo”. Vi do questo con(s)iglio, amici, “stringetemela”. È “bagnata”, lo so, facil(ment)e… eccitabile.

Non abbiate rabbia, non abbaiate, al buio siate ba(u)bau.

Un altro gir(in)o in macchina e prenderlo nel “posteriore”, preferibilmente “reclinabile” altrimenti non entra “a folle” ma a freno d’una “cintura” da metterla in cinta. Se è gaio, siate Gallo cedrone.

Di “mio”, sono un pastore tedesco, monaco ortodosso rimasto senz’ossa e senza “quel” muscolo, ma posso spos(s)sarmele, me “lo” (per)mette la mia “religione” da “manifesto” luteriano molto sul lombrosiano e quasi labradoriano.

“Dorato”. Di “carrozzeria ingabbiato…”. Meglio, forse, i gabbiani.

Carlo Verdone

 

di Stefano Falotico

cane

Uomini, comprate un cane e siate meno cani, attori miei poco micini


12 Dec

Dog

Un cane che sa teneramente amare il (di)vano, stando a lettuccio di occhi che inducono alle carezze setose.

Sì, un cane che sa (re)citar la sua parte, con nobile bravura di (ca)risma nel far razz(i)a di chi, invece troppo pieno di sé, non sa essere nemmeno un attore peloso.

Cage Nicolas, ad esempio, va ficcato a garrese, ha molti peli sul petto, ma è meno espressivo di questo nostro caro esemplare quadrupede ficcante.

Il cane vince le sue interpretazioni, soltanto ponendo le zampine conserte su muso che sembra dire un che can vuoi?

Cage Outcast

Canini in fabula


05 Nov

 

   Dai nostri “parenti”, apprenderemo le “grinze” dell’amor tenero.

 

 L’unico Uomo degno di “U” maiuscola è il cane.

“Seven Psychopaths”, il Trailer


15 Aug

 

Ne vogliam parlare di questo quartetto d’interpreti strepitosi?

 

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)