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Il doppiatore par excellence è LUCA WARD?


03 Apr

luca ward

Ho rivisto JOKER doppiato in italiano: cosa ne (ri)penso?


03 Oct

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Bene, oggi pomeriggio non potevo ovviamente perdermi la (re)visione di Joker nella nostrana versione.

Dopo il clamore e l’entusiastico, viscerale godimento da me provato allo scorso Festival di Venezia, dopo la mia pressoché immediata recensione eccitata, desideravo rivederlo quanto prima. Per riprovare la medesima, passata emozione sensazionale e smisurata. Ho dovuto infinitamente penare.

Poiché, essendo stato Joker proiettato in anteprima mondiale il 31 Agosto, l’attesa è durata più di un mese. Ma ora questa pena è terminata.

E sono qui, amici o (a)nemici, come dico io, per parlarvi di questa bella versione italiana.

Oh, temetti paurosamente che il doppiaggio italiano potesse, nefastamente, non giovargli, inficiandone la potenza qualitativa impressionante. Invece, nonostante qualche arrangiamento non propriamente perfetto, a dispetto di qualche vocale bilanciamento un po’ alla buona, come si suol dire, sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’egregio lavoro svolto da Adriano Giannini. Un lavoro ottimo. Adriano è promosso appieno. Ha una splendida voce. È uguale a Celentano. Come attore è discutibile, come voce fa faville. Sì, Adriano Celentano, pur essendo uno scimmiotto, riuscì ad affascinare Claudia Mori grazie al potente carisma del suo Bingo Bongo irresistibile dalla voce portentosa come quella di Tarzan. Adriano Celentano, malgrado io dubiti che conosca le teorie di Darwin sull’evoluzione della specie, è un uomo speciale dal magnetismo bestiale. Va detto. È sempre stato famoso per le sue pause immani. Tant’è che, come scrisse Lercio, tra una frase e l’altra passa un’era geologica e ne hanno inventata una tutta per lui ma, alla sua maniera, Celentano, oltre a essere amico intimo della tigre di Cremona, ovvero Mina, non sa parlar d’amore ma l’emozione non ha voce. Se tradisci, non perdono…

Come sapete, inizialmente, per doppiare Arthur Fleck/Joaquin Phoenix, era stato scelto Fabio Boccanera. Infatti, nel teaser trailer ufficiale, la voce è rimasta immutabilmente la sua. Alla fine, la Warner Bros Italia, dopo un tira e molla estenuante, ha optato per Giannini. Già doppiatore del Joker di Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro di Nolan. Avendo io visto, per l’appunto, la versione originale con la bellissima voce di Phoenix, melodiosamente fievole all’inizio e poi cupamente corposa alla fine, ebbi spaventevolmente paura che Giannini, spesso troppo monocorde, poco potesse addirsene.  Straordinario… addirsene. Dall’infinito del verbo addire. Che non è a dire, vero, analfabeta illetterato che non sei altro? Ma come cazzo hai fatto a diplomarti al Liceo Classico? Mah, sei certamente un uomo che forse imparò solamente la pappardella a memoria, aspettando il pranzetto con delle buone, rosolate pappardelle di tua mamma, mio fringuello.

Ma è nella lunga distanza che si misurano i campioni. Non è neppure da una colazione nutriente che si può capire se crescerai sano oppure maturerai regressivamente sempre più orientato verso una vita da demente. O no? A parte gli scherzi, rimango fermo nelle mie idee sul mondo e su Joker. Joaquin Phoenix merita l’Oscar.

– Ragazzo, sei diventato ricco.

– Siamo diventati ricchi.

– No, tu solo. E te lo sei meritato.

– E la nostra società?

– Un’altra volta…

(Lee Van Cleef e Clint Eastwood, Per qualche dollaro in più)

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di Stefano Falotico

 

 

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Voglio pubblicare il mio libro di Carpenter anche in inglese, per il mercato internazionale, ce la farò? Sì, è una mission impossible ma nulla è improbo a me


11 Oct

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Sì, innanzitutto, devo trovare l’indirizzo di Carpenter e spedirgli la copia del mio libro in italiano. Sì, sarà durissima. Così come sapere dove abita Salinger. No, forse un po’ più facile ma, attraverso vie traverse, in senso figurato e anche stradale, riuscirò a impossessarmi del suo address. Probabilmente quello della sua agenzia.

Al che, John avrà il mio libro in mano e, innanzitutto, noterà che nella recensione di Escape From New York, di punto in bianco, passo alla pagina successiva anche se c’era ancora molto spazio e potevo continuare col testo. Ma ho voluto creare apposta, d’impaginazione bizzarra, la suspense. Sì, perché Jena precipita nella fogna newyorkese e il lettore, che semmai non ha visto il film, rimane sul chi va là e scopre il resto nella pagina seguente. Nell’attimo fremente dello sfogliar con la saliva sul polpastrello la mia review.

Ho chiesto la ristampa. Sono mister pignoleria.

Ma non capirà ugualmente un cazzo perché, sebbene credo che Carpenter conosca diverse lingue, e soprattutto con Adrienne Barbeau fu molto limonante di linguino e anche di rovente inguine, l’italiano non sa neanche cosa sia.

Eppur noi siamo la terra di Dante e dello stilnovo. E, nonostante Carpenter sia stato rivoluzionario, un innovatore, uno sperimentalista, ancor meno capirebbe il mio stile barocco, un po’ farlocco, poetico e arcuato in prosa aulica come la facciata di San Petronio. Una chiesa che è come me. Doveva essere la più grande ma il Papa la “scomunicò” e rimase quella del Michelangelo la maggiore. Io non sono Michelangelo, infatti sono meglio. Lui non ha mai assaporato il brivido di poter vedere film come Halloween e recensirli col mio genio pazzesco. Eh no.

A parte tutto, tradurre un libro in inglese è un casino da manicomio. Di mio, lo conosco abbastanza bene. Sì, potrei tradurmelo da solo. Anche se poi, al termine del lavoro, m’internerebbero come Myers poiché, impazzito, dopo tanta frustrazione, andrei da Jamie Lee Curtis e le chiederei di farmi il suo spogliarello di True Lies, porgendole “delicato” un fuck me con lo stesso aplomb di Sam Neill ne Il seme della follia. Sì, Sam in questo film ha una faccia di bronzo magnifica, è un serpentello tutto incravattato che adocchia la donna editrice, sognando di montarsela ma volendo smontare la pantomima di una cittadina che lui crede lo stia pigliando per il culo.

Ah ah.

A parte gli scherzi. Potrebbe venirmi… in aiuto il traduttore di Google. Cazzo, ha fatto passi da gigante questo… adesso traduce veramente coi fiocchi. Inserisci un testo e compie una traduzione egregia, davvero signorile, inappuntabile come Il signore del male, un capolavoro impeccabile, che non sbaglia una virgola.

Però c’è un però. Anche un periodo. Ad esempio, periodo in senso grammaticale, del tipo… in questo mio periodo ho scritto questa frase, come me lo traduce? In this period of mine? Ma non è il periodo di tempo. Period va bene in tutte le forme… siamo sicuri?

Se invece scrivo cult in corsivo, il corsivo va tolto. Cult è già in inglese. Invece, cinema d’essai come cazzo me lo traduce? Art house theater.

Poi, nella recensione di Essi vivono scrivo: … E Piper, che attore professionista non era, è visibilmente in imbarazzo e impacciato…

Ecco, me lo traduce con embarassed and embarassed perché in imbarazzo, quindi imbarazzato, e impacciato si dicono pressoché alla stessa maniera. E io gli ficcherò clumsy. Una traduzione un po’ “impedita”.

A proposito de Il seme della follia, diventa in the seed of madness. Eh no, ci vuole il titolo originale.

Il seme della follia attinge anche ad Alle montagne della follia di Lovecraft, At the Mountains of Madness. Ma è molto simile a In the Mouth of Madness.

Ci sarà da farsi un culo enorme più di quello di Jennifer Lopez.

Vi ricordate di Pacino in Donnie Brasco? Che te lo dico a fare? Hanno fatto uno strepitoso lavoro di doppiaggio, rendendo idiomaticamente italiano l’’italoamericano mafioso… forget about it.

Ad esempio, il buzzicona di De Sica… gli americani come cazzo lo traducono?

Sarà una missione quasi impossibile. Perché il mio stile, indubbiamente, è molto lirico, gioca assai con le parole, intreccia le assonanze per creare ritmo e musicalità, e quindi è intraducibile nell’esatta forma. Con la traduzione in inglese, per quanto filologica e creativamente aderente all’originale, molti significa(n)ti andranno perduti. Ma questo succede anche con Stephen King oppure coi film doppiati appunto in italiano.

A volte, il doppiaggio edulcora dialoghi troppo forti e non riesce a riprodurre lo slang, che ne so, di uno di Brooklyn.

Come dire, se uno scrive un libro neorealista su un guappo di Napoli, l’espressione Madonna santissima del Vesuvio di San Gennaro, come la traducono gli americani?

Oppure, un mafioso che urla minchia arrusa…

 

Vincent: –  E sai come chiamano un quarto di libbra con formaggio a Parigi?

Jules: – Non “un quarto di libbra con formaggio”.

Vincent: – Hanno un sistema metrico decimale: non sanno che cazzo sia un quarto di libbra.

 

Eccetera eccetera.

Un traduttore professionista mi chiederebbe più di mille Euro.

Azz.

Ecco, AZZ com’è in inglese?

 

 

di Stefano Falotico

 

 

I miei booktrailers, filmati incantati di me che decanta/o


14 Aug

Sempre più pervaso da dubbi amletici, quasi aristotelici, “rivango” fra le memorie delle mie creazioni, alla ricerca, forse vana e un po’ vanitosa, di speranzosa lucentezza che in me, spesso appannato, in panne e col cuore mai di pietra ma di montata panna, nella suspense non sempre ludica dei dì, si rattrista per il notevole, mesto poltrir dei giorni, alle volte vacui, altre danteschi di principesca “faloticheria” stramba come esige e vuole il mio dolermi per i problemi di questo mondo “volentieri” molle e immondo.

Al che ripesco questi miei esercizi di diaframma “rifrangente” nella mia voce fra lo spettrale, l’ironico, il drammaturgico e il teatrale, gustandomi in sfoggio esibizionistico che vale le sue storie narrate con indubbia creanza del mio (ri)crear(mi). E me ne sto nel mio (non) essere. Ad alcuni, molti, piacciono, ad altri no, ma chi se ne frega. Me ne fregio.

 

Tutti li trovate nel canale del Tubo.

 

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