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Racconto di Natale da Paul Auster, da Dead Poets Society o da Smoke: Keanu Reeves è da venerare come la Madonna, mitico in Constantine e in John Wick, io mi propongo per la parte dell’Uomo Tigre


17 Dec

Keanu+Reeves+2019+LACMA+Art+Film+Gala+Presented+zUiNzHakJFol131546132_459178135478818_327274947349072452_n

 

Be’, chi non conosce il Tigre? Chi, Vittorio Gassman?

In effetti, ne I soliti ignoti, Vittorio fu un pugile un po’ suonato, anche semi-analfabeta. Forse handicappato, ritardato, disoccupato? E Totò lo apostrofò e redarguì con la leggendaria, super epica:

– Sei stato in Cina?

 

A essere sinceri, Totò è un grande. Sì, uso il tempo presente poiché de Curtis è immortale. Fucimin? Ah ah. Era molto colto, malgrado le origini umili e nonostante, a prescindere… da ciò, si auto-denominasse Principe.

Be’, sicuramente fu Dante Cruciani nel capolavoro succitato di Mario Monicelli, probabilmente però non fu erudito come Dante Alighieri…

A proposito, si può dire ma però? Certo, è rafforzativo. Anche se… senza se e senza ma forse sei un vorrei ma non posso? Ti caghi addosso o è la solita storia della volpe e l’uva?

I ragazzi timidi sono paragonabili agli struzzi? Mentre i bulli agli stronzi?

Si può dire invece a me mi piace? No, ma Gigi Proietti disse: sì, non si può dire ma a me mi piace…

Sì, una calligrafia da uomo, diciamo, non molto acculturato, quella di Gassman/Giuseppe Baiocchi, detto Er Pantera.

Insomma, questo Vittorio fu un mattatore, fu il tigre e pure una pantera?

Molte donne sono oche, altre solo sciocche. Quasi tutti gli uomini sono degli animali. Di mio, adoro ancora la serie tv Manimal…

Di mio, me medesimo di persona, inoltre credo di scrivere bene quando m’impegno, quando non leggo Diario di una schiappa per (non) prendermi per il culo da solo e quando so di essere più intelligente del furbo Marcello D’Orta che “scrisse” Io speriamo che me la cavo.

Pearl Harbor, no, peraltro non voglio scendere a una prosa gergale da ragazzini che, alla mia epoca, giocavano agli “sparatutto”. Roba come Duke Nukem 3D, Doom e altri videogames per pc, forse per piccini. Sì, anch’io ne fui patito. Poi patii e basta. Il mio cervello, comunque, non è ancora partito. Neanche qualcos’altro.

Mi spararono addosso, fortunatamente a salve. Salve, buondì, buonanotte! Anche se impiegai vent’anni abbondanti per ricucirmi le ferite. Rambo non fu un impiegato comunale ma impiegò assai meno tempo per fare il bracciante? No, per cucirsi il braccio. Dovetti abbisognare di molte letture di filosofia orientale per sublimare il patimento abissale e carnale scagliatomi contro, per curarmi da un mio evidente, incontrovertibile disagio sociale abbastanza inspiegabile e madornale. Guardate, fu un calvario approfondire tutti i libri concettualmente ascetici di Banana Yoshimoto, non farmi fregare dalle carinerie di Osho, continuare a reputare Kundun di Martin Scorsese una pellicola sbagliata, amando invece Mishima, soprattutto quello delle sceneggiatore di Taxi Driver.

Sì, malavitosi e nerd odiosi, villani adulti bavosi ed attentatori ignominiosi, affamati a morte della mia anima più pura e intonsa della neve a Natale, eh già, provarono a sporcarmi in maniera vergognosa. Accusandomi addirittura di essere la protagonista di Hardcore. Roba da mattti. Mi beccai pure la patente di disadattato quando in verità fui amante solo del libro De måske egnede.

Uhm, film sopravvalutato anche First Reformed sempre di Paul Schrader. Meglio Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Meglio Lamerica o Così ridevano? Anche Il ladro di orchidee di Spike Jonze.

Se Dio esiste, deve sostituire suo figlio, che siede alla sua destra, con Spike. Her è un film paradisiaco.

Spike stette con Sofia Coppola. Il giardino delle vergini suicide è un bel film, Kirsten Dunst è da suicidio, anzi da infarto ma credo che sia più bella la pellicola La vergine dei sicari di Barbet Schroeder.

È anche più bello Mickey Rourke di Barfly, malgrado sia appesantito, rispetto a quello di The Wrestler in cui è palestrato ma pure invecchiato. O no? Ah ah.

Detto questo, guardi questo filmone di Aronosfky ed è meglio, fidatevi, del virtual sex sparato sopra… un vecchio dvd con Jill Kelly.

Jill era magnifica. Non solo nei porno. He Got Game docet.

Comunque, non può piovere per sempre disse Brandon Lee ne Il corvo. Ora, Jill ha la sua età e usa non solo l’ombrello, utilizza le mutandone da tardona. Cioè, non è più una milf. Ah ah.

A James Deen di The Canyons, continuo a preferire James Dean di Gioventù bruciata.

Invece, a Liz Taylor de Il gigante, preferisco Kendra Lust.

Ultimamente, direi che mi sono riallenato parecchio. Possiedo infatti un cuore zen, pugnace, inarrendevole, combattivo e al contempo riflessivo, dotato innatamente di una ferrea disciplina auto-regolatrice delle mie emozioni spesso rabbiose. Seppi soffrire infatti con zelante “abnegazione”, tenendo tutto dentro a mo’ di Rocky Balboa, giudicato troppo presto un cocone così come Tommy Morrison nel quinto capitolo dedicato al marito di Adriana/Talia Shire. Però, a forza di contemplare l’apollinea perfezione del mio essermi reincarnato… in Keanu Reeves, omone forse bisex di sicuro con grossi ormoni, uomo scultoreo il cui carisma fa rima con perdizione, no, perfezione, persi di vista Charlize Theron de L’avvocato del diavolo. E saltai pure la colazione…

Per di più m’inflissi pene… corporali non certamente eccitanti alla pari della Theron nel vecchio spot del Martini, veramente tanta roba… storica.

Sì, Charlize è sudafricana. Insomma, una terrona. E io, ammirando la sua bellezza da extraterrestre, no, forse mirandogliela da Incontri ravvicinati della terza t… pa, non poco in passato, avendo origini meridionali, vissi all’equatore anche quando, nella mia città, la temperatura scese di tantissimi gradi. Persi quasi la vista e ora mi manca mezzo grado all’occhio sinistro.

Comunque, non date retta agli oculisti. Aveva ragione Checco Zalone… io ci vedo (quasi) perfettamente.

So inquadrare la vita, non solo questa, da cecchino infallibile. In quei momenti tostissimi come l’attività dei fachiri più stacanovisti, no, facchini, fui molto provato e feci la figura del tacchino. Il giorno del Ringraziamento! Sì, provai molto calore ma persi qualche caloria. Insomma, mi diedi da fare. Un lavoro durissimo, sapete. Bisogna esperirlo da uomini che non devono chiedere mai al fine di poter un giorno esseri orgogliosi davanti allo specchio dopo una rasatura con le lamette della Gillette. Massimo Giletti non mi è mai stato simpatico e non vado matto per il gilet.

Vogliamo dircela tutta? Senza balle? Ero un cesso o solo sul divano me la tiravo di brutto? Non lo so. Fatto, sì, ho detto fatto… sta che i genitori hanno un’unica fissa. Desiderano per i figli una sana occupazione, ovvero il posto fisso. Non vi fissate, andate crocifissi. Di mio, posso dirvi che non ero sistemato ma per le feste combinato. Ripeto, mi facevo il culo, anche solo onanisticamente, e vi garantisco che era un lavoro stabile e duraturo…

Rimasi spesso (s)teso ma ugualmente ebbi molto freddo, quasi morendo morto di quella… o solo assiderato, oserei dire allupato. Non molto, di spirito vitale, slanciato. Rasato, sì, depilato metaforicamente più della piattezza degli 0° Fahrenheit. Temperatura allineabile, non so se a livello del mare o del male, alla mia autostima raffreddatasi più di colui che, nell’incipit di Basic Instinct, viene morto ammazzato e assai trucidato di tritaghiaccio dopo essere stato da Stone Sharon (?) cavalcato.

Vissi in modo stoico da vero eroe. Più che altro di autoerotismo veramente sfigato…

Che poi anche questa panzana degli sfigati e dei dogmi inerenti l’essere tali, ecco, appartengono alla “cultura” adolescenziale. L’adolescente medio ragiona così, essendo malato di mente. Sì, nel cervello, non solo…

se uno vuole apparire figo è uno sfigato.

Ecco, in Constantine, Keanu Reeves è fighissimo. Anche in John Wick. Avreste il coraggio di dirgli in faccia che non vale una beneamata min… ia? Non credo, eh. In John Wick, Keanu viene definito Baba Jaga. Ha una forza incredibile, specialmente interiore. Mah, forse praticò molto yoga oppure meditazione trascendentale. Piccolo Buddha docet.

Constantine assomiglia molto a Dylan Dog. Mentre Rupert Everett, in Dellamorte Dellamore di Michele Soavi e non di Tiziano Sclavi, non sembrò tanto “gaio” con Anna Falchi. O no? Sì, dovrei indagare sull’effettiva omosessualità di Everett a mo’ del suo inquisitore Bernardo Gui nella versione televisiva firmata da Giacomo Battiato ne Il nome della rosa.

Sì, sono un indagatore dell’incubo. Anche dell’intimo. Ma non sono un babau come Freddy Krueger di Nightmare.

Ragazzi, fidatevi, furono attimi davvero duri in cui mi diedi alla contemplazione e dunque nutrii una spiccata propensione verso l’elevazione. Non so se solo spirituale…

Ora, oggi come oggi vanno di moda i cinecomic.

Praticamente, per il piccolo o grande schermo, hanno trasposto i maggiori supereroi di sempre.

Ne manca però uno alla cappella, no, all’appello. Appello, ho detto appello. Cioè il protagonista di questa sigla indimenticabile:

Solitamente, sotto Natale mi auto-regalavo un Pandoro.

Quest’anno, ho regalato alla mia lei un anello di Pandora.

Sì, per tutta la vita mi presi la patente di Fantozzi.

La mia lei mi vide e mi chiese senza peli sulla lingua:

– Ne sei sicuro?

 

Voi, adesso, ne siete sicuri? Ah sì? Siete scuri o sbiancati? Allora vi meritate i falsi buonismi di John Lennon. Comunque, John Lennon era un genio. Anche Ken il guerriero. Pure Tyler Rake. O no?

Diciamo che più che assomigliare a Keanu Reeves, sono Al Pacino de L’avvocato del diavolo. Forse.

Dunque, a ogni ieratico, no, esaltato dico questo:

devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda… 

 

 

di Stefano Falotico

A proposito di cinecomic e supereroine come Scarlett Johansson di Black Widow: io ricordo assai bene la “Catwoman” Anna Falchi di Dellamorte Dellamore e Brandon Routh, Superman impotente, in Dylan Dog


29 Apr

anna falchi dellamorteSì, senza se e senza ma, rimembro in questi giorni miei decadenti, oh, miei perdenti, Anna Falchi. Certamente, senz’ombra di dubbio alcuno, una delle più grandi fighe planetarie, oserei dire cosmiche, madornali e dunque spaziali, celestiali degli anni novanta italiani.

In Palla di neve è comunque, rispetto a lei, più figa Monica Bellucci. Be’, ovviamente.

Ecco che molti mi chiedono quali siano i film con Monica più arrapanti in cui tale donna straripante di Città di Castello potrà imbarcarli di ponte levatoio… si spera per lei alla(r)gante.

Ebbene, ne La riffa già si mostro alquanto ignuda. Donandola peraltro a un attore bruttissimo che ebbe il privilegio di deflorarla nella finzione in modo volgare e irriverente, poco in linea col cortese romanticismo dei romanzi bretoni. Sebbene la sua bellezza, da fotomodella ancora molto in auge, allo zenit del suo splendore muliebre da Ginevra per ogni Re Artù e Lancillotto che l’avrebbe cornificato, potrebbe risultare troppo acerba a maschi della loro “Excalibur” poco erigente, essendo costoro solo dei patetici nerd troppo esigenti che finiranno soli e soltanto con una singolare tenzone da poveri cazzoni.

Cioè, una come Monica non la vedranno nemmeno nelle loro più fantasiose masturbazioni. Forza, tirate fuori… il fazzoletto e vai di detergente… Ah, solitarie eiaculazioni!

Andiamo avanti…

In Irréversible, Monica viene fottutamente sodomizzata ma tale scena potrà eccitare solo dei maniaci sessuali assai pervertiti. Poiché è disgustosa. In poche parole, viene stuprata. Dunque, è un nudo il suo, in tal caso, che sortisce un effetto contrario. Sì, se vi arrapate dinanzi a una donna violentata, siete malati di mente irreversibili.

E subito vi affiderei alle cure del suo ex storico, ovvero Vincent Cassel in versione Dobermann.

Anche in Malèna di Giuseppe Tornatore, eh sì, Monica abbondò di nudi integrali ma, vedasi il caso appena eccitato, no, sopra citato, pure in questo film fu a sangue brutalizzata. Diciamo, eufemisticamente, inchiappettata…

In Under Suspicion, Gene Hackman la protesse col suo potere da avvocato della minchia, come si suol dire. Ma, alla fine del film, tutti i protagonisti, chi più chi meno, furono metaforicamente inculati.

In tale film di Stephen Hopkins, Monica si chiama Chantal.

Chantal, nome che fa già sesso di suo. Con tante gocce di Chanel… Preston, una delle mie pornoattrici preferite di sempre. Chanel Preston, donna da Ali della libertà per ogni Freeman più dotato di Lex Steele, cioè io. L’unico uomo di quarant’anni ad avere, spesso, un viso più giovane di Jordi “El Niño Polla” e qualcosa di più consistente di John Holmes. Però, non ho ancora fatto sesso con Kendra Lust.

Spesso infatti divento scemo come Dougie Jones/Kyle MacLachlan di Twin Peaks: il ritorno.

Ora, già ve lo raccontai ma ve lo narro ancora. La mia prima ragazza fu una biondina come Naomi Watts e io, all’epoca, fui più andato col cervello, per l’appunto, di Dougie Jones.

Lei mi guardò mentre mangiai una tortina e, pregustando tutta la sua torta di mele, mi disse:

Lo sai che sei sexy?

 

In verità, lo sapete, la mia prima volta avvenne a Porretta Terme. Lei mi sverginò ma, alla fine del rapporto sessuale, rimase incantata e beatificata più della Vergine Immacolata.

Andiamo avanti, po… o dio!

Ne, il Patto dei lupi, la Bellucci ebbe un culo superiore alla mia prima ragazza. Sì, la mia prima ragazza ebbe un bel fondoschiena… ad avermi.

Io, amante di ogni Stallone di Nighthawks, considerato erroneamente misogino, invero investigatore di ogni sogno a occhi aperti e di ogni mio incubo da Rupert Everett. Sì, a differenza di Rupert, a cui Tiziano Sclavi s’ispirò per concepire fisicamente il suo Dylan Dog, non sono e giammai fui omosessuale.

Insomma, Anna Falchi ora ha la sua età. E Monica Bellucci è buona solo per Davdi Lynch. Geniale ma io credo poco genitale.

Di mio, scrivo ottimi libri poetici anche sensualmente romantici, torbidi ed erotici da Black Dahlia, a detta di tutti ho una voce che fa venire l’acquolina in bocca, ho degli occhi noir adatti a ogni donna fotogenicamente da boudoir.

Che cazzo volete di più?

Che io vada a consegnare le pizze?

Ecco, ve le offro pure gratis.

Ai maschi, solo in faccia, alla mia donna con tanto di olive piccanti.

Che c’entra Brandon Routh?

È meglio Brandon Lee.

E sapete che vi dico?

Quentin Tarantino mi ha proprio stufato. Che palle quelle sue teorie del cazzo da pre-finale di Kill Bill 2.

Oggi come oggi, gli è superiore Nicolas Winding Refn. L’unico capace di utilizzare una canzone melensa come Mandy, rendendola epica.

L’unico regista a essere un Prince come Aguilera del suo Too Old to Die Young.

Ché, quando il personaggio interpretato da Miles Teller esagera, lo scanna come un porco.

La stessa cosa che fece il grande Ryan Gosling di Drive. Però non solo al malcapitato e decapitato. A tutti in maniera sacrosanta e cazzuta.

Altro che Uma Thurman, Bruce Lee e stronzoni vari.

Ci vuole un Falò di superba annata, cioè tornato maledettamente bello e dannato.

Sì, nella vita ci sono gli erotomani e gli eroinomani. Di eroi veri, sinceramente, a parte il sottoscritto, ne vedo pochi.

Ci sono anche molte porche e speriamo che, dopo il Covid-19, riaprano totalmente Ken Park. Ove, chi non ti aspetteresti mai, eh sì, la lecca in primo piano a Maeve Quinlan.

Cazzo.

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di Stefano Faloticobrandon routh dylan dog

Evviva Bob Dylan e Dylan Dog


04 Jun

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Sì, il mio teorema è presto spiegato. Non ci vuole un mostro delle equazioni come Albert Einstein. Uno che, fra l’altro, inventò la teoria della relatività ma non seppe rivoluzionare la sua faccia bruttissima.

Oh, va detto. Che c’è di male? DiCaprio, ad esempio, è un bel ragazzo, Kate Winslet deve adesso smaltire i chili di troppo, Albert era fisicamente un cesso. Non voglio mettere in discussione la sua mente ma, in quanto a sex appeal, non oso immaginare se Matthew McConaughey di Interstellar fosse stato suo padre.

Cazzo, accende la videocamera e, anziché beccarsi Casey Affleck, si cucca Albert.

A quel punto, Matthew capisce che non conviene tornare sulla Terra. Meglio fottersi Anne Hathaway. Sperando che nasca un uomo meno cerebrale di Albert ma più appetibile fisicamente che possa piacere a Jessica Chastain.

Sì, i genitori vogliono sempre il pene, no, il bene dei figli.

E spesso invece sbagliano tutto. Basti pensare a Mario Brega di Un sacco bello. Aveva educato il figlio a sani principi di modesta operosità sociale e invece s’è trovato un figlio senz’arte né parte.

Di mio, tutti nel corso degli anni hanno cercato di educarmi a una vita corretta. Ecco, più volevano approntare correzioni alla mia vita, da costoro ritenuta (di)storta, più io rispondevo loro con altrettanta ipocrisia stronza.

Ecco allora che se uno mi diceva di guardare L’ultimo bacio di Muccino, io guardavo invece Gli amanti del Pont-Neuf. Poi, se uno a quel punto voleva istruirmi su tutti gli altri film di Leos Carax, ecco che mettevo su un filmetto con Lilli Carati.

Sì, non ho rimpianti. Alla mia età, quasi tutti i miei coetanei sono sistemati e sposati.

Sai che bellezza. Come diceva Al Pacino di Scent of a Woman, una volta che avrete trovato un lavoro stabile e una compagna fissa, il grande sogno sarà bello che finito. Sarete fottuti.

Le altre donne non potete più guardarle. O meglio, sì, potete pure guardarle ma, ogni volta che ciò accadrà, la vostra lei vi ricatterà, urlandovi che potrebbe domandarvi il divorzio, chiedendovi gli alimenti, privandovi dei vostri figli poco abbienti.

I figli… so’ pezzi ’e core e cresceranno coi musicarelli di Mario Merola, Nino D’Angelo e Gigi D’Alessio.

Insomma, questi qui prevedo che diverranno assai presto affiliati a Gomorra…

No, non dei camorristi, ci mancherebbe. E neppure faranno la vita di Ray Liotta, Bob De Niro e Joe Pesci di Quei bravi ragazzi.

Credo però che passeranno tutta la loro misera esistenza a gridare sguaiatamente contro la moglie perché avranno scoperto che lei li tradiva con uno strozzino.

Ma non illudetevi, eh no. Non andrà meglio pure se ascolterete Nick Cave per fare gli anticonformisti di maniera e fingerete di amare il Cinema di Jim Jarmusch quando, invero, so benissimo che adorate Mira Sorvino de La dea dell’amore.

Oppure, visto che vostra moglie vi obbliga a stare con lei, mentirete a voi stessi. Perché, in cuor vostro, siete ancora amanti dei Metallica ma lei vi costringe, per amore, solo per amore, a farvi piacere Alvaro Soler.

Dai, suvvia. Siete tipi da Vitali Alvaro, non siete dei falsi romantici.

E quelli che, appunto, essendo sposati, dunque oramai (in)castrati, se la tirano… ora da intellettuali che, non avendo niente da fare, celebrano l’arte tutta e passano le domeniche pomeriggio nei musei?

Ma che musoni, dei mausolei.

Poi ci sono i fascisti fanatici ancora di Mussolini, dunque di Salvini.

Sì, donne ambiziose senza vergogna, pur di avere un seggio in parlamento, si appaiano a questo pazzo da reggimento.

E voi credete davvero che lavorare dieci ore al giorno possa donare dignità a un uomo?

Credete realmente che andare a messa tutte le domeniche vi renderà persone migliori di Al Pacino di Scarface?

Non ci credete voi, non ci credo io. Non ci crede nessuno.

La vostra vita è una farsa, una recita parrocchiale, una terribile pantomima, una mascherata da Eyes Wide Shut.

Per quanto mi concerne, che io mi ricordi, ho sempre voluto amare Bob Dylan.

Sì, ne ho viste troppe per credere che Salvatore Quasimodo si sia meritato il Nobel.

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole,

ed è subito sera.

Mah, io lo sostengo dalla prima elementare ma non mi hanno mai dato né mi daranno il Nobel per questa poesiola banale con la rima quasi baciata peggio di tua sorella che nessuno limona.

Nella mia vita ho visto ragazzi in gambissima sedati come cavalli soltanto perché ebbero il coraggio di dire al loro professore di psicologia che doveva curarsi.

E ho visto psicologi malati di mente più dei barboni ai semafori.

Ho visto cinquantenni pasciuti venirmi a fare la morale, dicendomi che loro sono filantropi e hanno lavorato nelle ambulanze.

Sì, adesso sono ricoverati in manicomio.

Quindi, mi tengo i miei incubi, le mie notti cimiteriali, mi tengo i miei bui esistenziali, mi tengo la mia angoscia.

Mi congedo con questa, concedetemela. Anni fa, incontrai una tizia:

– Ah, Clint Eastwood è un uomo che, certo, avrà pure la sua età ma che fascino, cazzo. Io me lo farei anche se è vecchietto, diciamo.

Le risposi appunto alla Clint:

– Sì, ti credo. Indubbiamente Clint è un uomo senz’età. Bisognerebbe però vedere se Clint volesse venire a letto con te.

– Che vorresti dire?

– Niente. Stasera ridanno I ponti di Madison County in tv. Continua a sognare…RollingThunder_Dylan_Side_Performance

di Stefano Falotico

Luke Perry è stato colto, come sapete, da un ictus, io fui colto poi meno, mi colpirono peraltro vari raptus e anche dei velociraptor, ma sono sempre Lucky Luke and rides again


02 Mar

luke-perrylukeperry

Sì, il povero Luke è ridotto assai male. Devastato. E forse, mentre scrivo questo pezzo, sarà già deceduto.

Povero, salutisticamente parlando, invero molto ricco. Ha una villa a Beverly Hills 90210? Mah, forse anche due.

Ora, voi non sapete e non avete mai saputo un cazzo della mia vita.

Io conosco Luke Perry come le mie tasche. Poiché, quando frequentavo le scuole medie, impazzava appunto questa famosa serie televisiva dell’epoca. Che, detta fra noi, io non ho mai cagato, se non per tirarmene qualcuna su Shannen Doherty. Ah no, non era male, Shannon.

Paragonabile alle ragazze di Non è la Rai di quel periodo. Il mio “foro” all’occhiello, ah ah, fra tutte queste sgallettate iper-scosciate, era Cristina Quaranta.

Stavo sul divano, molestandomi prima di svolgere doviziosamente i compiti assegnatici dai professori e, dopo pranzo, delizioso modulavo vellutato onanismi sfiziosi. Sognando la Quaranta messa a novanta con tutta la sua criniera bionda da ochetta per la mia oca un po’ (s)porca e un po’ pura com’è quel coso fra le gambe nel tumulto puberale dell’immaginare a lei anche un plateale anale oltre il corposo l(i)evitare.

Ah ah, l’ho detta!

Ambra Angiolini, no, non mi è mai piaciuta. Telecomandata da Boncompagni, sempre civettuola con un sorriso falso stampatole sulla faccia dalla finta, pubblicitaria rete commerciale di massa per antonomasia.

Adesso comunque è più allegra di prima, giulivamente ama le olive di Allegri e assieme, a letto, miliardari entrambi suonano la “pianola” Bontempi.

Ah, che tempi. Mi ricordo che ero molto amato dalle ragazze del mio coso, no, del mio corso.

Ragazze che, fra un gioco della bottiglia, un’algebra fatta di seni loro inversamente proporzionali ai brufoli crescenti, mi volevano ardente per testare “con mano” le prime lor esperienze bollenti.

E andiamo di rime baciate, un due tre stella. Ah sì, queste stelline bramavano il mio già scalpitante pisellino e io ero belloccio, niente da dire, niente da obiettare ma solo da uccellare fra prime, turgide inquietudini preadolescenziali e un già mio precoce pessimismo cosmico leopardiano.

Ah, che virtuosa candidezza macchiarsi nei sogni lievi e innocenti ma, fra il dire e il fare, era solo un dolce naufragar in questo mar(e). E poco amare eppur molto segare.

Mai marinai a quei tempi la scuola ma avrei voluto mangiar una ciambella alla marinara semmai con Antonella o Gabriella, sgranocchiando fragrante e cogliendo in flagrante qualcuna di queste intraprendenti, smaliziate pischelle, con tanto di zucchero a velo e un buco venuto bene… di miele… Che c’è di male?

Nella vita son stato più volte trombato ma mai dimenticherò quegli happy days in cui queste pulzelle, immaginandomi a loro nudo col mio tosto fringuello, non sapevano se paragonarmi a Jason Priestley o, appunto, a Luke Perry.

Io somigliavo più a Luke. Viso spigoloso, quasi alla Rupert Everett/Dylan Dog ma non ero stronzo come Luke, non erano visibili sul mio volto i tratti del lucky bastard ma una delicatezza allineata graziosamente a lineamenti più efebici, simili a quelli di Jason. Alla fine, non me la davano mai e spaccavo tutto come quello di Venerdì 13. Ah ah.

Ma quale Luke e Jason, io ero già un fan del Pelvis, sì, Elvis Presley. Un Cuore selvaggio da Love Me Tender.

Queste, in verità, dopo essersi sparate pure la seconda puttanata gemellata, ovvero Bayside School con Mario Lopez, qualche an(n)o dopo… si eran già fottute… anche il cervello. Smarrite fra le prime, agghiaccianti perdite di verginità con un “uomo” Massimo, di nome e forse di fallo, ma non di fatto, intellettivamente parlando.

Che scuoiava le loro pelli come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, leggasi simpaticamente, semplicemente che le deflorava, senza comunque andare oltre il lecito di fava…

Massimo non prometteva loro vite da favola ma le sverginava anche sul tavolo.

Poi sarebbe venuto per lui e per loro il Tavor.

Massimo il “bono”, il bovaro che fra una chiavata e l’altra, togliendo a queste qua gli Swatch e giocando di “splash”, intonava Ligabue… certe notti c’hai qualche ferita
che qualche tua amica disinfetterà…

Giochi di palle, di pallonari, di cazzari, di racchie e noie bulimiche con le racchette dello Squash.

Insomma, ho fatto bene io a non voler somigliare a Luke.

Meglio Bob De Niro. Vero, Juliette Lewis?

Idiota, non ci hai capito niente, eh?

Come diceva Terence Hill… in Lo chiamavano Trinità.

Te lo rifaccio, se vuoi.

Vi ho distrutto i cervellini, galline?

Il sottoscritto invero è un fuoriclasse come Mahershala Ali e se tu, maiale panzone, lo fai incazzare, diventa Rust Cohle. E te le suona di santa ragione. Mio puttanone.

A quel punto, fattela nelle mutande, stronzone.

Mai mettersi contro un metafisico-trascendente. Mai.

E mai scherzare con le vite degli altri. Perché, sai, dal cielo ti potrebbe cadere una mazzata devastante e ora capisci che significa… crescere.

E non giocare da adulto scemo con imbecilli proibizioni e castighi. Su, non siamo mica più bambini.

Non siamo mica più alle medie ove i coglioni alzano il dito medio e parlano, sognano ma non favellano.

Vero?

Ognuno nella vita vive come cazzo vuole.

E questa è la versione vera della storia. Non ce ne sono altre, imbroglione.

di Stefano Falotico

Volatili per diabetici


17 Sep

Lo scorso Venerdì 13 fu il mio compleanno. L’ho festeggiato al cimitero… ecco perché sto dimagrendo a vista d’occhio. Il mio teschio si butterà, sa anche il balcone di quella botta(na) là!

Giovedì sera ebbi una delle mie crisi sesquipedali. Colpa del fatto che ho dedicato tutta l’Estate a curare minuziosamente l’editing della mia nuova opera letteraria, “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” (di cui siete obbligati a un acquisto cadauno, recandovi su ibs.it, previo colli sgozzati, non ci saranno sconti nonostante il 15% del “risparmio”) ma, dopo tal fatica improba, ancor poca figa. Anzi, molte gatte morte ma la mia mano si sta rattrappendo, tremolante, sulla tastiera “ergonomica”. D’un comfort da far invidia a Jack Torrance di Shining, compreso l’assideramento ormonale del mio attuale stato da Nicholson “ritiratosi”, soprattutto nella zona erogena calda, per labirintiche disamine trascendenti alla 2001. Sì, per risalire alla mia malinconia esistenziale, mi affido spesso a Kubrick. Gli esiti son nefasti e la neve cala impietosa, comprese le torrenziali piogge bolognesi che si “sposano” al mio umoral meteorologo da psicopatologia della mutua.
Quasi muto, per lo shock e il “freddo”.
Sì, ironizzo, sono oramai “benigno” alla Benigni sul mio “inguaribile tumore” maligno per una vita che ricomincia da tre come Troisi ma, realisticamente, non mi resta che piangere.
A meno che Leonardo Da Vinci non copi la mia “Gioconda” e gli chiederò un risarcimento per plagio. Ah ah! Preferisco la mia statuetta di Mosè alla Michelangelo piuttosto che le nature di Sanzio. Ora, silenzio, vi annuncio questa sciagura. Avremo Elio Germano nei panni del nuovo Giacomo Leopardi per Mario Martone, quasi quasi è meglio una matrona che allieti il mio “Infinito” su note del Verdi… pascoli lagrimanti da va’ pensiero sull’ali dorate. Sì,ok, ma il pene non va su quelle da dorare. Non è un bene, è una pena. “Forzata” da Oscar Wilde. Germano conosce suor Germana. Sì, uno da suocere.
Smentiamo le voci diffamatorie su Wilde. Pacino Al n’è fan, sa che Jessica Chastain voleva il suo “Erode” di salame. Ma quale Salomè. Quella è una bionda che fa salir’ molto zero dark thirty. Ti tira di trenta ma scende la temperatura “al gelo” come il bambin Gesù se Jessica non alza la gonna su. Ma quali Torri Gemelle e conflitti in Siria.
Qua è peggio che nella transiberiana. Sai quanto me ne frega delle guerre mondiali. Almeno, vedremo qualche speranza svolazzare dal terrazzo. Finirò nella steppa col mio pollo di “stoffa”. Stopposo quanto il petto di Jessica con uno di maggior “troppa carne al fuoco”.
E, di saliva, Al recita il suo monologo della vagina. Cucinandoselo “addosso”, arrosto e da rustico sguardo versione Dog Day Afternoon.
Sì, sono arrabbiato. Ma che cazzo di comportamento è mai questo?
Mi son fatto un culo come la villa di Arcore, ove però, al contrar mio, Berlusconi di leccaculi protesse la “profilassi” delle sue pute finché potette, perché ricevessi in cambio sospetti, inculate e schiaffi? Sai che “ricevimento”…
Telefono a un mio amico, alla vigilia.
Mi risponde che preferisce alla mia torta la “Serie B”, ove disputeranno un incontro “storico” fra una cadetta telepromozionata su cotoletta milanese e una squadra terrona con tifose “iperdotate” sugli spalti inquadrati di “moviola”. Stoica, ai limiti del porno 8mm più da voyeur.
Con mossa “bugiarda”, gli rispondo che, se così è, la “Pasticceria Delle Rose” di Casara Lina, ubicata vicino al passaggio a livello di Via Zanardì, limitrofa a mia Ca’Bianca su CAP 40131, preparerà per lui un bignè ripieno di merda ma al sapor “cioccolato”.
Dalla diarrea, capirà d’aver mangiato uno stronzo migliore di lui.
Anche perché, di solito, è anche stitico.
Affettivamente, vale un cesso.

Poi, vedo se una delle mie ultime squinzie, molto “virtuali”, è libera per un “lasciapassare” da passerina del Venerdì festeggiante.
Lei replica così:

“Stefano, se mi regali un anello, per te un bacetto Perugina.
Se mi doni un residence, una toccatina e non oltre.
Se ti azzardi a darmi il tuo uccello, lo darò da mangiare agli uccelli.
Ciao. Adesso, non disturbarmi. Sto guardando la fiction Amore e ibridi cazzi tuoi, storia di peste e corna ambientata in Scandinavia, ove il biondino attizza anche se è un eunuco che scopa un’eschimese lentigginosa, oriunda profuga sopravvissuta al Titanic da emigrata dopo la Sicilia con furore per colpa del marito mafioso”.

Come ci devo rimanere?
Poi, dicono che hai gli “schizzi”.

Lo schizzo almeno consola.

Adesso, capisco perché Woody Allen ha sempre preferito le seghe alle donne.
Dal genio elettrico, spunta l’idea dalla lampada.

Basta che non sia della Beghelli. Per quello spot, De Niro paga ancora la reputazione.
Insomma, quella pubblicità poi passò a Giletti.
Onestamente, con tutto il rincoglionimento del Bob di oggi, Massimo è uno che stava con la Clerici. Non scordiamolo.
Al che, spuntata la Mezzanotte fra il 12 e il 13, mi recai alla Certosa.
Era ancora aperta. Il becchino stava facendo il beccamorto con una turista anoressica di “mortadelle” in bocca, su una lapide in cui dilapidò la depilata appena visibile.
Roba che neanche Tim Burton avrebbe immaginato.

In quell’attimo, accesi un cero e compresi che non c’era più nulla da fare.

Sono spento.
Per risollevarmi, Sabato seguente arrivò la bolletta dell’ENEL.
Il suicidio è imminente. Soprattutto dello psichiatra che, quando avevo sedici anni, “dedusse” che andavo curato.
Lunedì gli spedii il mio libro con questo “pacco” regalo incorporato:

“Ecco la diagnosi: abita in via San Donato, probabilmente dall’attico, se si lancia giù, potrebbe non finire con le rotelle…, dicasi bipolarismo depressivo simplex senza paracadute, ci ricascherà e addio materassini salvavita Eminflex”.

Che posso farci? Un cazzo, proprio un cazzo fritto.
Alla rosticceria cinese, puoi ordinare solo gli agrodolci.
A lungo masticarselo, fan male alle pa(pi)lle.
Meglio il riso col curry. Digerente. Da tubo di cagata evacuante.

“Saporito” come la Cina. Quelli lavorano 24h su 24 e trovan Tempo per metter su famiglie di cento figli.
Saranno dei Toshiba. Famoso uragano disumano formato USB con tanto di “chiavetta”.
Attento alla scossa.

Ce la vogliamo dire?

Come si fa a non ammettere che sono un genio?

Solo i pazzi vogliono ancora confutarlo.
Però sono pazzi tutti, tranne me.

(Stefano Falotico)

  1. Il seme della follia (1994)
  2. Cimitero vivente (1989)
  3. Dellamorte Dellamore (1993)
  4. Ombre e nebbia (1992)
  5. Orizzonti di gloria (1957)
  6. Mishima (1985)
  7. All’ultimo pugno (2013)

“Il lungo addio”, numero 74 di Dylan Dog by Falotico e Viola


21 Jul

 

Non sono il 67 di “Shutter Island” ma il n. 74 di Dylan Dog, “Il lungo addio”, qui doppiamente recensito dal sottoscritto e da Gianluca Viola

Su Facebook, ieri Notte vengo contattato da Gianluca. Avevo lasciato le casse al massimo, e mi stava prendendo l’abbiocco. Quando all’improvviso ecco la chat che spacca i timpani

– Ciao Ste. Ho da proporti una collaborazione?
– Ciao Gian…, dimmi.
– Hai mai letto “Il lungo addio” di Dylan Dog?
(Qui divento totoiano…) – Questa è bella, è bellissima. Uno dei miei numeri preferiti in assoluto. Insomma, quel fumetto è la storia della mia vita. Lo lessi in Terza Media, all’epoca volevo scoparmi una certa Tiziana, n’ro innamorato.
Poi, sono diventato l’indagatore dei miei incubi. Quindi, mi son risvegliato e Lei s’è sposata con un morto vivente. Secondo me, adesso rimpiange il mio “becchino”.
E dire che quel Pierre, suo coniuge, prendeva ripetizioni da me alle elementari. Mah, “alimentandosi” avrà limonato meglio di baffi. Sì, il cognome di codesta è Laffi.
Ricercatela su Facebook. Se mi denunceranno gli sposi, io non mi sposerò mai come Dylan Dog. Di mio, cazzeggio. Perciò, querelassero senza querimonie.
Ho qualche amico, uno “immaginario”, la mia coscienza del Grillo Parlante, si chiama Groucho Marx. Caccia delle freddure che fan vomitare, ma cucina bene. Battute scatologiche tipo “peti” alla Ugo Tognazzi.
Non so come prenderlo, mi sa che mi piglia per il popò. Da cui il detto “Dio li fa e poi li accoppia”.
Infatti, ho il fegato spappolato. Mah, non è colpa solo di Groucho e della sua “arte” culinaria, diciamo che alla “porzione” van aggiunte le mie palle senza il culo di Tiziana.
Mi consolo con l’insalata. Non è acida, a differenza di quell’anatra all’arancia (meccanica?) di suo marito.
Bene, veniamo a questioni più serie.
Non perdiamoci in puttan(at)e.

Anche se, ribadiamolo, quel sedere è grosso più della mia fortuna. Non è un grande sedere a “darcela” tutta ma, considerando il mio notevole uccello “sognante”, c’è di che piangere.
Questa è rima baciata. Molto alla Sconsolata…

Queste sono le recensioni…

L’esoterico indaga, c’inebria in st(r)ati sottili, impermeabili ove riaffioran le memorie dimenticate.
Una certa Marina Kimball è il nostro risveglio, la vaghezza adolescenziale d’una vacanza al mare, innervata di tuffi “suicidi”, d’immersioni nell’acquatica danza del nostro fanciullo romantico.
Quando, nelle profondità aromatiche, “annegammo” a visioni roboanti e un galeone pirata c’apparve prima del singhiozzo letale che forse fu solo tramortirci di amore. Ah, il tramonto…
Bionda, delicata, in costume da infarto, o bambina anch’ella come te, Dylan Dog, che credi all’esistenza del paranormale, spauracchio “cimiteriale” tu stesso contro la scienza e la medicina “ufficiale”.
Tu chiacchieri con Groucho Marx, spettro di un altro inesistente tuo vivere d’altre dimensioni, e credervi in un Mondo che non dà più valore ai sogni, alla metafisica, all’eccelso involarsi per oceani dell’irrealtà cangiante, a evocarti ere fertili di fantasie, fecondissime di miti e leggende.
Quando la gente si raccoglieva attorno a un falò e, nel crepuscolo della sera, partoriva storie dell’orrore, “mostri” alla Mary Shelley, e si vampirizzava con Dracula, mutanti, epigoni ed epopee sul plenilunio dei licantropi.
Altri tempi, li rimpiangiamo, noi figli di quel Dio intrepido del Cielo fra gli alti monti, sacro a “maledirci” da notturne creature ombrose, quindi lucenti più del diamante nei venti delle praterie americane. Adiacenti…, alla diaccio!
Grotte, spelonche, donne letiziose e sublimi baci incantati anche a marina palpitazione delle nostre intimità svelate, noi che sfidammo il vaso di Pandora e lo scoperchiammo, timorosi solo d’esser travolti dall’essenza animistica, celtica, vitale in grazia delle nostre anime.
Noi, “animali” dell’underground, fumetti viventi fra questi zombi “tranquilli”.
Ogni evento non è mai un caso e tu Dylan recitasti alla tua bella un “Chi ti vuole bene, ti fa piangere”.
Lei se la segna, il tuo Cuore è (as)segnato. Facile bersaglio mio Dylan, gentile, tenebroso, affascinante e proprio figo, nonostante talvolta perdi la bussola e anche la strada.
Svolti a sinistra, sei sicuro che nelle campagne londinesi non si debba tener la destra e che le strisce bianche son dritte e non di sbilenca via traversa. Chissà, finalmente quella giusta, ti trovo bene, “indossi” la belt(à) di chi ha la testa a posto, speriamo non scoppi il volante del tuo volubile troppo d’umori traballante. Tu Dylan che rispetti solo il tuo codice, “penale” per gli assassini e amico dei freak. Che cazzo di strano Uomo.
Auto-centrato, sempre in balia dei suoi deliri, ma ti piaci anche troppo. Quindi, chi esagera, merita il massimo. Questa è mia, Falotico. Stringimi la mano, succhiale il collo, t’ha già morso quella.
Insomma, amala senza fronzoli, spicca di nuovo il volo. Spacca il culo! Troppe indagini han reso Dylan stanco.
Devi innalzarti, mio Cavaliere Oscuro. Non imbarazzarti, imbizzarriscilo, Lei ti vuole, tu la vuoi e uno più uno non fa solo due amplessi ma scopate tutta la Notte…
Moltiplicandovi in un corpo solo. Intanto, fuori piove, tuoni e fulmini, che tempesta e Lei si rimette la vestaglia.
Che figa così illuminata dal Sole appena desto, e tu sei maleducato e maldestro. Non le offri neppure la colazione, che coglione.

In questo “Il lungo addio” non succede nulla. Tutto un ricordo che sfarfalla, la farfallina di Marina, fra un’autoradio che “batte” i Beatles, il solito Dylan Dog finto scontroso, coi suoi adorabili capricci, un po’ di metallo pesante nel cervello, ma forse vuole solo del tè.

Allora Marina dagli del Tu e, fra il dire e il fare, è passata un’altra Estate. Ah ah!

(Stefano Falotico)

Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, di essercela tanto presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quando si è poi rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.

Partire dall’incipit di uno dei migliori romanzi della nostra letteratura moderna, “Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi, forse permette di avere una miglior e maggior visione del testo di cui si parla in questo spazio. L’anonima mestizia pura e semplice che si prova nel confrontarsi, la maggior parte delle volte, con il proprio passato, di tanto in tanto, produce solo semplici amarcord sognanti e lacrime di coccodrillo, inutili. La nostalgia è il sentimento più melò di tutti, più dell’amore. Il rimpianto è un evergreen, va bene per tutte le stagioni e per tutti i tempi, ed è anzi difficile non comprenderlo in sé e per sé, è più facile comprenderlo quando si tratta di altri… è facile tornare con la mente, a meno di malformazioni cognitive di memoria, al proprio passato remoto, nonostante esso sia più remoto che remoto non si può. A tutti sarà capitato, volgarmente a volte, di tornare al passato, nonostante si volesse restare coi piedi ben piantati nel presente. Un lungo addio è quello che si predispone in questo caso la storia: cos’è un lungo addio? C’è antitesi tra i due termini, e sì che l’addio indica qualcosa di lungo, di eterno, ma il momento dell’addio deve essere un qualcosa di rapido, di scattante, affatto lungo. Quando un addio diventa lungo, diventa automaticamente un arrivederci forzato e forzoso. Ed è quello che succede a tutti gli amori passati, a quelli che non si è riusciti a trattenere. Chissà cosa resta non solo del dolore, ma anche del piacere che si prova da giovani? Cosa diventa nel lungo andare, nell’eterno, non più nell’immediato, il piacere che si prova da ragazzi? Tutta questa spropositata dose di piacere, rimane intrinseca in ogni mini particella di noi esseri umani, o si disperde, come il polline di un fiore, portato via dai devastanti pungiglioni del tempo che passa? Innamorarsi da ragazzi non solo è facile, è d’obbligo. Sentirsi dire “ma di che ti vuoi innamorare, che hai quindici anni e non puoi capirci un cazzo”, come se ci fosse l’età corretta. E invece è stato (per me è ancora) il tempo dei baci sotto la pioggia, dei bigliettini nei corridoi scolastici, delle sbronze con relative urlate in faccia all’amata. E delle vacanze estive, sì. Credo che ognuno possa rivedersi, anche minimamente, nella storia di questo “lungo addio”. L’amore regalato e poi perso, così, quasi inavvertitamente, su una spiaggia, un mare, uno scoglio, una riva. La bellezza segreta che sta nell’attimo in cui ti rendi conto che stai per fare qualcosa che non potrai mai più ripetere. Puoi vivere con un tale per vent’anni e considerarlo un estraneo. Puoi passare con un altro venti minuti e portartelo dentro tutta la vita, scriveva Oriana Fallaci. E così forse accade per gli amori passeggeri, quelli estivi, quelli persi, forse volutamente, forse lasciati andare per troppa paura. Mi viene in mente una vecchia canzone di Georges Brassens, “Les Passantes”, che racconta dell’amore possibile che non si crea mai, con tutte le donne che fanno da contorno nella nostra vita, le sconosciute con cui non parliamo fisicamente, ma con cui, magari, i nostri occhi fanno l’amore. Ed è un po’ così che accade anche con quelle donne che magari conosciamo, incontriamo, “possediamo” per un po’ di tempo, e poi lasciamo andare via, così, senza motivo. Quelle stesse donne che forse amiamo per sempre, senza accorgercene, pensando di averle dimenticate. A tutti questi amori è dedicato “Il lungo addio”, forse il miglior Dylan Dog di sempre. Una poesia delirante e onirica sull’amore che ritorna, contro ogni preavviso e contro ogni forza esterna, l’amore che vince, che distrugge ogni barriera d’ovvietà (persino Groucho si piega, nella sua serietà improvvisa, a quest’amore), l’amore che ama ed è riamato. Scrive Rilke, “chi viene amato passa, chi ama resta”. Ma dove resta? In cosa resta? In dei gesti precisi (portarsi indietro i capelli), in eclamazioni(Giuda Ballerino!), in dialoghi (Senti… Cosa? Niente), in luoghi (il luna park, la ruota panoramica). Un albo che celebra l’intimità del sentimento del ricordo innanzitutto, con echi proustiani evidenti, credo che in esso siano raccolte tante esperienze condivise da larga parte del pubblico. E quindi, la prossima volta che vedete una stella cadente, pensate a un ultimo desiderio riguardante il vostro passato. Magari che lui o lei vi possano accompagnare per quell’ultimo viaggio, quello più strano e difficile. E dunque, “che cosa resta di tutto il dolore che ho creduto di soffrire? Niente, soltanto delle reminiscenze contraffatte, delle fiabe apocrife.”

(Gianluca Viola)

Questo è il video, sparatelo!

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Giorni e notti da Dylan Dog


03 Jun

 

 

 

 

Il miglior incubo gigantesco


29 Apr

 

In una Notte tempestosa, di “mostrifognari, la barchetta scivolò, “cadenzata” dalla Luna, nel tombino, e il “morto”, di savia rinascenza poderosa e giocosamente “impertinente”, nelle allibite prurigini della mental, sedimentata, cronica caligine borghese e “chiesaiola”, dalla tomba, con occhi deniriani d’incipriato neostardust d’anima lindissima, riemerse a galla tra le bugie omertose d’una città terrificata dalla vergogna agghiacciante della nuda, cruda, “insopportabile” nudità. In ogni sua divelta “fierezza” abominevole.

 

Donne, ai bordi della strada, che si “smaltan” le suole delle scarpe per attizzar, di tacchi “svelti, il maschio arrapatissimo su occhio di “trucido-sdrucito” jeansettino strappatino per “stapparlo” nello strappo di Lei, sempre “dolce” di “ferite”.

 

Tra osceni e cene di cretini, di prima mattina, con cresta da gallo, esco di casa già “incappucciato” per un cappuccin “scremabile” nel mio odor cremosissimo come gelato al caffè.

D’occhio alla Clint Eastwood contro le teppistiche violenze dei soliti malviventi, “nascosti” dietro abiti “patrizi” di vaga “plebaglia” cagna d’un recidivo canagliume.

 

Uh-uh, ululo. Mi “adulo”. I miei pantaloni, attillati ma “dimagriti” nelle mie gambe solitarie, pretendono che, con lestezza, mi svesta.

 

Sì, tra “fragorosi” disabili e invalidi della mutua, mi “calo” le mutande, in un “bacio alla francese” al Mondo, in tutto la mia potenza erotica di Natura déshabillé, italianamente Uomo e stalloniano d’istinto…, non siam stinchi di Santo, suvvia, “aizziamolo” e “attizziamolo”, in mezzo alle bili dei “bulli” e alle trombate dei tromboni.

 

Sì, anni fa incappai in una famiglia di dementi.

Il padre, a tutt’oggi, flatulente di boriosa cretineria, si sposò con una cretina.

Una mentecatta sicula di conclamata frigidità che, per compensazione alla “lacuna”, inculcò ai “pargolini”, già quando eran “avvolti”, stronzetti nel pannolino, il “culto” dei “culi”.

 

Prima li “sedò” in licei fetidi ove, più che insegnar Catone, l’”istruirono” a ostruire chi non la pensava come loro.

Sì, questa gente, dal “podio” dei loro insanabili, xenofobi, omofobi odi, “affratellati” in congreghe “vanagloriose” di già “indotti” giochi di potere, “picchiavano” di ricatti subdoli i neri, gli omosessuali, le ragazze vergini, “sodomizzandole”, e tutte le persone libere.

 

In mezzo a questo schifo, un Uomo che si “ritirò” a “vita privata”, dopo esser stato infamato di calunnie e pregiudizi vomitevoli, “calmissimamente” ritornò sulle scene.

 

Sì, il celeberrimo colpo di scena.

 

 

E dopo tanti ingiusti, sleali, balbuzienti, infondate, gratuite cattiverie, in un carisma “spensierato” alla Bud Spencer più Braccio di ferro di “spinaci”, oggi, con impagabili, vittoriose botte da orbi a questi ipocriti ciechi e “cecchini” delle anime, è diventato il loro IT peggiore.

 

Sì, questo “fantasma” roccioso di muscoli e forza, è un clown danzante, molto inchiappettante.

 

Sogniamo tutti, spacchiamo la faccia a quel presuntuoso “tuttologo” delle vite degli altri!

 

Davvero bella questa mia frase, me ne compiaccio, d’altronde son piacente, e m’enuncio di tal implacabile annuncio!

 

Anni fa, sognavo, sognavo e sognavo.

E nessuno mi dava credito, anzi, azzannando il mio amor proprio, smontava ogni slancio, ogni iniziativa, ogni anelito.

 

Poi compresi che, tali vili materialisti falsi, s’eran già prostituiti al “puttanaio” più corrotto, e ruppi loro le ossa, perché, concretizzatisi i miei ardori, “mi balzò” che avevo avuto sempre ragione io, e, assieme ad altri affini, finissimi, roventi cuori, rovinammo la loro festa, anzi, li “turbammo” nei loro “festini”.

Ah, ve “le” sbattete, circuendole e promettendo loro oro e felicità? Le “baiocchinizzate”, immondi?

Vi conosciamo. Siete solo dei laidi approfittatori delle loro “clementin-clemenze”, prima ve “le” godete, “spassandovele” un po’, poi le “svergognate” denunciandole appena segnalano i vostri abusi.

Maiali!

 

E noi vi sbattiamo dei pugni in faccia.

Sì, credo che niente m’abbia dato più soddisfazione, in questa mia vita, d’aver steso un imbecille e la sua famiglia di viscidi.

 

Cos’altro andran a raccontare? Quali altre fandonie “inventeranno?”.

Inveiranno d’altri “assalti?”.

 

Il mio ditino, su “nocche” durissime, “motteggia” un “flebilino”… “No!”.

 

 

 

 

Genius-Pop

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