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Il Cinema di Sean Penn mi tiene caldo


05 Jan

La promessa, tu servi messa? E chi apre ai messi? Hanno il permesso?
Toc toc, premesso che mi sembrate dei fessi, posso affossarvi?

A Facebook e ai social network prediligo non esser diligente ma lavorar di “nettare”

Analisi di Sean Penn, la prenderà larga. Perché, “al largo”, l’Uomo nell’oceano sa che, se ingrasserà, il lardo lo trascinerà nell’abisso dei lordi.
Lode a Dio nell’alto!

Sì, mi guardo allo specchio e Lui mi porge un affettuoso “Baciami dentro, di carta vetrata saremo ruggine e ossa, riflettendo dei nostri problemi, ansiosi nello scorticarci fra un’immagine repulsiva e un istinto abrasivo”.

Lo specchio non mente mai. Sa quando, di mattina, il tuo pene già eretto e “inaffrontabile” dovrà cimentarsi nel cemento armato delle amene quotidianità. Ove smonterai calce con voce “truzza” nello strozzarti sedimentato di tua fatiscenza.

Ah, la scienza è sempre inesatta. Come gli esattori dei conguagli. Bussano alla porta per riscuotere il debito ma non hanno calcolato le mie percosse. Su “bonifico” postale della spedizione al mittente. Con tanto di calci, appunto e francobollo.
Più un plateale pugno in faccia che sacramenta questo: “Non ci provare a estorcermi, altrimenti torcerò tua moglie che sa come attorcigliare le sue gambe, guarnendolo di torta con la ciliegina torrida, rossa e bollentissima, cotta fresca a puntino di ricotta”.

L’esattore fugge tumefatto, in preda a spaventosi oneri da oberare dopo che operai nel suo fegato orrendo con colpi a rinsecchirne i coglioni da rompiballe.

Ah, io e la vita. La amo… Ci sarebbe d’allestire un romanzo intitolato: “Ove c’è una bistecca al sangue, il mio contorno ama l’aceto spruzzato sui manzi”.

Di mio, son romantico ma, come i romani, afferro delle cosciotte di pollastrelle e le spolpo fin al midollo più spinale delle colonne di Ercole insuperabile nelle vertebre vertiginose dell’orgasmo con tanto d’origano e ricamo.

Sì, molti tentarono di spazzarmi via, ma li spiazzai dopo averli spiati. E, se non basterà la mia talpa, palperemo anche le loro donne, recapitandolo loro dei video “amatoriali” di quando, d’amanti, cornificarono il già traditor marito col bagnino delle maree depressive da ormoni mestruativi su un oceano in balia delle sue rotonde ciambelle col buco.

Me ne frego di tutto. M’accusaron di soffrir d’ansia e mi chiusero senz’aria. Invece, so che come “arieggia” il mio non è sfogo ma foga d’evacuazione. Non è fuggiasco ma guascon bomba di scoreggia a suonar un ritornello martellante su libera detonazion’ con tanto del pirotecnico fuoco artificiale nell’orifizio finale. Che botto, ah, tutto svuotato lo stomaco è adesso rilassato dopo che lo riempirono dei loro frustrati metabolismi.

Quanti ne ho visti. Ragazzi liceali con l’uccelletto d’una ragazza vergine, professori col flessore occhialuto nel guardar quelle nelle flessioni dei compagni di banco. Fra una gomma da masticare e qualcos’altro d’arcuare. Modulandolo a interezza del toccarlo per stimolarne la fornicazione “studentesca” dell’adescato sul leccarlo in tanto irrigidimento dai godimenti frivoli.

Metallari con complessi d’inferiorità, psicologi della mutua che non mutarono da retrograde manie d’egocentrismo non commutabile, tanto che il capo della psichiatria è sposato con una “patita” di Nostradamus nelle profezie messianiche del carabiniere a metterla a novanta con tanto di manette sadomaso.

“Maestri” che recitan a memoria la lezioncina dei loro disagi adolescenziali tardivi, citando sempre Leopardi ma sognando, con un pessimismo amaro, le leopardate docenti superiori e (a) posteriori del corso Garibaldi, la via delle prostitute di massa, inton(n)ate a tacchi lievi nell’accennarti un segnale di “fiamma”. Che femminaccione!

Ripetenti che, dopo innumerevoli bocciature, sono adesso dirigenti d’azienda per la rovina dei (tele)dipendenti del precario “Dipende se non m’appenderanno alla cassaintegrazione”.
Integralisti e moraliste tutti nel dogma dei fondamentalismi americani.
Terroristi camorristi nelle mafie delle politiche italici nello spago per il suicidio dei disoccupati senza neanche il gorgonzola nel frigo.

E soprattutto mignotte che voglion un lavoro “dignitoso” per la pagnotta ma, per lo più, un cazzo per il “pienotto”.

Quindi, guardate questi e, se tua sorella vuol farsi suora, rendete clausura la sua bocca.
Come ogni fratello deve “farsela” d’incesto con la fragola nel “cestino” della sua “merendina”.
Soono l’ossessione che non si vuol curare e, se un curato proverà a catechizzarmi, “verserò” il mio macabro gesto più blasfemo al suo lavabo di candelabro ad arderglielo.

Sì, m’impunto contro l’idiozia e contro chi non tollera le scelte. Vi potranno apparire, sempre questa fissazione dell’apparenza, disgustose, io adoro provocare per tastar con mano… che ho ragione io a non tollerarvi.

Proletari sempre in cerca di trombate, tromboni che si fottono di filosofie, zie che fan le madri su uno che sverginano per scoparsi la vita che non s’ubriacò, gentucola d’amorucoli svestiti di vestito lindo come le macchie del prete pedofilo.

Allora, viva la rucola!

E ti brucio la casa se scasserai. Sì, tu scassini e io faccio casino.
Diamoci alle cascine!

Forza, tutto la “viuuulenza” d’Abatantuono, tuoni, fulmini, saette e la mia setta. Voglio una con l’ottava di “DO” maggiore nei pentagrammi del suo diaframma. La infiammo, che puttana!

Ficcatelo in culo, bagascia!
Ecco, se rompete, giungerò con le asce e vi disgiungerò, untori!

Ecco il marchio che ammacca, ti divelle come il petrolio di mio martello bombardante nel tuo ano inseminando.

Il panico…

Ne soffrirà quella scema di tua madre, signora alta e piccolina di borghesuccia con la sportina.

Con uno sportivo mai mettersi, perché te lo mise senza Miss.

Sparati il videone e stai zitta. Se no, ti dissenno. Io dissento, poiché sono il sentire!

E ricordate: ogni genio ama mangiar gli spaghetti alla carbonara in questo locale, “Ristorante La Fenice”,

Via della Beverara, 95  40131 Bologna
051 634 5313

ove tutti siam felici nel lieto fine da carbonari col carbone nella stufa e, di stantuffo, in una “cotoletta” su cui tuffarci con tanto di “capperi”, acciughe e alici. E spruzzatona di peperoncino!

Applauso!

Sean Penn è come me, oltre.
Tanto che può permettersi tutte le porcate che desidera, in quanto meravigliose e acquose, così:

1) Son un fanatico del guilty pleasure delle caviglie femminili. Registro i tuffi della grande Tania Cagnotto, e zoomo sul suo costumino nell’inguine più sublime d’un pelo bagnato.

2) Federica Pellegrini è triste, brava e anche fallace. Non sa parlare e balbetta, ma le sue tette non sono tanto “peregrine”. Sanno che hanno la mia cittadinanza.

3) Tutte le tenniste e le pallavoliste. Perché le tenniste giocan di palle nel “dritto” sul “rovescio” e “schiacciata”, le pallavoliste san come fartelo volare di gambe a rete.

Da quindici anni sogno di scoparmi una gnoccolona che fa, se li fa tutti, Prampolini di cognome. Ah, sarò la sua nomea, enumerandole tutti i trampolini nel letto dei suoi pannolini.

La folla è in visibilio!

Anche la follia!

E la troia? Chissà dove sta? Voi la conoscete.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Lupo solitario (1991)
    Cinema di compagni di sbronzebukowskiani, cazzari, menefreghisti del fottere, dello sfottersi, del “fanculo” a tutto,  fratelli di sangue springsteeniani, di tragedie annunciate evitate, di calme che scoppiano, di nevrotiche scopatrici, anche a terra, di Viggo Mortensen disfatto, strafatto, fottuto, macilento, prima di Cronenberg, di David Morse nella morsa del ragno, dell’Arquette già da spalmare nonostante sia matta. Meglio, la matta ne va “in folle”, si sospende per il pen che penzola rombante. La matta sa che l’Uomo vero desidera la lingua e non le casalinghe. E, in macchina, non tira il freno a mano. Ma spinge.Sì, fra Patricia e Rosamund Pike, però scelgo quest’ultima. Una di prima… ah, me la immagino seduta di gambe accavallate su scarpe già d’ammorbidire, da trangugiar aprendomi dentro nello “scompisciarsi” fra un biondo su(g)o e tutta mia nell’onda.
  2. 3 giorni per la verità (1995)
    Due poveri Cristi. Sempre Morse che sconta una pena ingiusta, d’omicidio (in)volontario per colpa del volante, e di Nicholson violato dell’affetto paterno per un’autostrada maledetta.
    La Huston, anziché alleviare, se la spassa con un minorato impiegatino, e Jack s’incazza, vuol farsi giustizia, poi comprende l’elaborazione del lutto e del missing, una perdita incolmabile, da entrar in coma. Va da David, gli punta la pistola, poi dice fra sé e sé “Ma che son impazzito?”. Lo abbraccia, si recano al cimitero e piangono.Un capolavoro, tutto penniano. D’altronde, uno che si sbatteva Madonna, ha più spine nel Cuore di questi qui. Sì, Madonna rende subito maturo chi, “duro”, “la” intenerì. Perché lei sempre tradirà.
    Sean lo sa, e tradì Robin Wright, ma la Johansson lo lasciò al “palo” della cuccagna.
    Ripiegò su Shannon Costello, una figa pazzesca. Ma stronza pure Shannon. Prima volle il castello, poi capì che Sean ha un uccellin’ da villetta.
    Meglio, Sean dev’essere villano senz’anali fedi nuziali.
  3. La promessa (2001)
    Già.
  4. Into the Wild. Nelle terre selvagge (2007)
    Chi contesta tal film, merita una stelletta sulle palle.
    Sì, sono così. Mi diagnosticarono un Cancro ai testicoli perché non m’ero sverginato, il Giorno dopo mi trovaron spompato nell’harem dell’Arte.Per me la vita è curiosità. Le certezze le lascio ai “grandi”.
    Anche Sergio Leone, sebbene lo adori, e ne abbiam celebrato la scomparsa, la sputò sbagliata. Secondo Sergio, non si può invertire la rotta della vita e neanche accelerare.Una grande puttanesca! Io rappresento il non luogo comune, perché mi distinguo.
    E so tingere più di quando avevo tredici anni. All’epoca mi masturbavo su Valeria Cavalli, adesso le donne mi fan bere delle valeriane perché altrimenti patirebbero di troppe mie “infusioni” da cavallo nel purosangue!

“Killer “Joe”… arriva


07 Oct

 

Non perdetelo…

   Splendido Matthew.

“Into the wild” – Recensione e dedica


31 Jul

Dedicato a Elena.
La Natura incontaminata dell’amore

C’è un nome che ha risuonato per tutta la visione di questa opera magna di Sean Penn: Elena.
No, non scherzo, sto conversando da qualche Giorno con una creatura che m’ammalia e ha sedotto un Cuore infranto, restaurandolo con “canagliesco seviziarlo” al fin taumaturgico di ripristinarne l’aroma troppo smaltato da una patina dolciastra che, di corrosive, taglienti “redini”, opprime, attimo dopo attimi a oscurarmi, l’anima mia più eccelsa per cui nacqui: l’astrazione, innata di divinatoria concezione metafisica della vita.
Le ho dedicato una poesia, vergata nei capelli suoi “lagrimosi” di melanconico umorismo furbetto, per odorarla, anche da lontano, nella porpora viva d’un fruscio erotico che eccita l’eclissata pulsione d’amarla, tergerne gli occhi in baci d’addolcir in tramonti che “piangan” l’estasi della nostra folgorazione in un Mondo sempre più divorato da crudeli brame di falsità.
Il suo nome vero è Elena.
M’irride, giuocandosi imprudentemente delle mie pazienze, ma poi non “stacca”, allacciata d’ipnotiche empatie, e attratta da come non cedo nel mio danzarle, sobrietà medioevale schiumata d’alcol fantasmatici, nei vagiti sinuosi in cui smania di troneggiante passione pura. Già “invisibile”.
Sì, me ne sono invaghito, e quest’incantesimo non si spezzerà in luci offuscate di borghese, “melenso” crogiuolo d’obblighi o circuito dall’inganno maligno in cui molti, di consapevole pattuirsi da ipocriti, rinnegano l’essenza per poi rapirsi, sì, rattrappiti d’ischeletriti battiti strozzati, d’ingiallite vene a “onorare” pragmatiche d’un ematico dolore mai sviscerato, mai urlato e disincarnato come un sogno mistico che “ferisco” nella lirica contemplazione d’onirici intrecci spirituali, d’agon sensuale e “cristologico”, ascetica finezza del sospiro e del gemerci.

Perché peccare di “virtuosa” pacatezza quando i profumi della vita riscoccano in ansiti d’assoluta e messianica libertà?

Sì, la amo…

E questo mio pensiero si concilia con questo capolavoro. Indecifrabile viaggio esistenziale, d’una strada da lastricar di sangue “appuntito” nei polmoni, d’urgenze impellenti e denudanti a esplorar, “violentare” la deflorazione cosmogonica dell’interiorità umana più profonda, come raggi di “vitrea seta” d’un assetatissimo, inesausto Sol battagliero (t)ersissimo, intrepidamente fiero e “(in)cosciente” nell’ululato lunare di notturne, guascone “morti” d’euforia folle del nostro man walking rinascente.

Un’evirazione sofferentissima ma vivifica, illuminante dalla società, come intona un “triste” Eddie Vedder nell’utopia dell’happiness angosciante, anelata, disperata e forse celestialmente “immersa” nelle aspersioni d’iridi toccate da un Dio armonioso dell’imman beatitudine della salvezza.

Colonna sonora “fluviale”, tene(b)ra come già detto del leader dei Pearl Jam in rifulgenti (as)soli intinti di fluorescenza temp(e)rata, anche allucinatoria, che urla “cupamente” abba(gl)iata proprio nel picco di “The Wolf”, nona track, l’unica ch’è un vagito, una sprigionata, inafferrabile, “ferina” redenzione dalle ibernazioni del mellifluo grigiore, e vola incorniciando, sghemba e dissolventemente turgida, dinamicamente statuaria, il selvatico liquore del primordiale, creatural incanto.
Culmina, rocciosa di montagne, nella sua sommità.

Il candore di Chris McCandless muterà, traslucido, nel febbrile Alexander Supertramp, eruzione nella sua licantropica, vulcanica, irrefrenabile voglia di fuga dalle istituzioni e dall’asservimento logorante, asfissiante e caudino.

Capitoli scanditi dall’evoluzione che corre veloce, scalpita ed è illiquidito “marmo” (im)perfetto del senso, sfiora occhi innocenti (una Kristen Stewart “tragicamente” magnifica) e preferirà l’innevata e florida Alaska d’un magic bus perso tra le “foglie” fotografiche del Tempo, nella memoria istantanea, memorabile d’un autoscatto a immortalare un Uomo.
Nel planarci, soffici, d’un ricordo inestinguibile.

Forse, il valore e grondante dolore di questo film è inciso nello Sguardo (dis)illuso di Vince Vaughn, uno dei tanti compagni dell’avventura in cui Alexander s’è imbarcato, quando lo lascia solo al “volante”, come a “mordergli” amorevole un “Vivi e ama come desideri, come imparerai da solo”.

E non si coagulerà…

(Stefano Falotico)

 

“Into the wild”, Tribute


26 Jul

 

Scalpitan gli zoccoli dell’ombra maledetta e, dal buio, franta in dardi fratturati d’arcobaleno mistico, si spande la Luce a illuminar i binari neri degli uomini vagabondi, nel mio Tempo senza dimensione, approdando a una spiaggia selvatica di primitive erosioni a sgualcir tra le foglie malinconiche di un’isola ove alberga King Kong, creatura parsimoniosa “ottenebrata” per assolate, salvifiche e salubri adorazioni superomistiche di me nell’abbacinante estasi miracolosa d’una giungla nella sua essenza palpitante.

Udite come vergo il mio sangue meravigliandolo d’oriental decadenza nella vacuità dell’infinito, a me indomito e domato, mio scettro rubicondo di Gioconda metafisica dalle iridi acquiescienti di senziente “Buona Notte” alla meditabonda scelleratezza:

It’s a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed

You think you have to want
more than you need
until you have it all you won’t be free

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me

When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed

I think I need to find a bigger place
‘cos when you have more than you think
you need more space

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
[Society Lyrics on http://www.lyricsmania.com)
I hope you’re not lonely without me

there’s those thinking more or less less is more
but if less is more how you’re keeping score?
Means for every point you make
your level drops
kinda like its starting from the top
you can’t do that…

society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me

society, have mercy on me
I hope you’re not angry if I disagree
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me

Ricordate: il Maestro è tornato…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  King Kong (2005)
  2.  Into the Wild. Nelle terre selvagge (2007)
  3.  Ronin (1998)

 

Genius-Pop

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