Posts Tagged ‘Estetica’

Loro… gli spettatori idioti e ricchi solo di cazzate


24 Apr
Set del film "Loro" di Paolo Sorrentino. Nella foto Toni Servillo.Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d'autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Set del film “Loro” di Paolo Sorrentino. Nella foto Toni Servillo.Foto di Gianni FioritoQuesta fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d’autore è della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla società di produzione del film e può essere riprodotto solo da pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film. E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni Fiorito.

Si stanno ingenerando discussioni in merito a Loro. Sì, perché Loro non è suddivisibile se non per pura logistica distributiva. Perché, se un tempo potevano proiettare C’era una volta in America integralmente, tutto d’un fiato, e la gente, piacevolmente, adorò ammirare sconfinatamente le 4h leoniane, oggi, in tempi di Instagram e format televisivi, la gente si è talmente impigrita che un film di quattro ore non ha il “tempo” di vederlo. Invece ha tempo per stare su Facebook tutto il giorno nell’esporre al pubblico ludibrio le sue infedeltà coniugali, i suoi mal di pancia, i suoi pensieri lascivi e sfacciatamente edonisti, per 15 minuti peraltro di celebrità futile, anzi, “utile” a un ammasso d’imbecilli che la segue. In un reciproco “baciamano” di leccate di culo e servizievoli omaggi che pendono dalle labbra del più “bravo” leader della sua personalità abietta ma tanto appariscente da confonderla per forte, distintiva soggettività affascinante. Cosa ci sia di affascinante in qualcheduno che mercifica la sua anima per qualche like in più, me lo dovete dire.

Allora, Sorrentino, messo alle strette probabilmente dalla Universal, è stato costretto a “spaccare” il suo film in due tronconi. E dico io… come vi permettete di recensire un film a metà?

Ma si sa, impazza la mania dei tuttologi, di quelli che vogliono arrivare primi sul pezzo. Allorché, anche Mereghetti, in barba alla sua serietà, in tempistica da record, ieri pomeriggio, subito dopo la proiezione per la stampa, ha scritto la sua recensione sul Corriere della Sera. Ma io son uomo occhiuto e raramente mi sfuggono i particolari… nessuno ha notato che, nel corso della serata di ieri, Mereghetti ha più e più volte modificato la sua recensione, correggendola “online” e aggiustando il tiro. Sì, prima l’ha inserita battendo e sbaragliando la concorrenza, tanto per far sì che il suo articolo sbancasse e primeggiasse, ottenendo migliaia di visualizzazioni in una manciata di minuti, quindi, ben conscio di essere stato troppo radicale e cattivo con Sorrentino, l’ha cambiata “in corso d’opera”, riservandosi il diritto di aspettare la seconda parte e, attendendo, come fa sovente, gli altri giudizi critici, per farsi un’idea più obiettiva, meno personale e probabilmente più meditata, coscienziosa e lucida, senza farsi assalire dagli umori superficiali di una sbrigatività che potrebbe costargli la reputazione “intonsa”.

Eh sì, siamo ossessionati dalla sveltezza, dall’efficienza immediata, e tutti si affannano per tagliare il traguardo prima degli altri. Sì, per vincere il premio del più “in gamba”. I grandi film abbisognano di lentezza… per goderli con calma, per amarli e metabolizzarli, non vi corre dietro nessuno. Altrimenti rischiate di prendere delle cantonate incredibili. E poi applicate lo stesso metro di giudizio nel giudicare il prossimo con questo parametro fallacissimo, geriatrico, psichiatrico, “diagnostico” assai poco speculativo e invece tanto volgarmente affrettato e, dico io, anche affettato.

Il problema è che quasi tutti vogliono vedere il film che avrebbero voluto vedere. E io insisto a urlare… ma se nessun film vi piace e quasi tutto ciò che vedete lo liquidate in maniera odiosamente sprezzante e programmaticamente cinica, perché il film non lo fate voi? Ah, capisco, perché non ne siete capaci e, alibi ancor peggiore che avallate a vostra discolpa, perché non avete “tempo”. Siete presi da cose più importanti. Allora, non andate al cinema! E non ci ammorbate!

Oggi va di moda la teoria del “secondo me è così, non si discute, scusa, adesso devo guardare quell’altro film”…

Sì, un impazzimento di massa che è iniziato molto prima del berlusconismo, molto prima della comunicazione globale, molto prima dell’involgarimento del gusto, molto prima dell’uomo, oserei dire.

E avete smarrito il concetto di bellezza in chissà quale anfratto del vostro rinnegato, sepolto e mai disseppellito inconscio. Ognuno vede la bellezza a modo suo, non esistono più canoni, sebbene resista quello di “regime” della RAI.

Al che, abbondano come sempre le frasi fatte e le più mediocri “sveltezze”… il Cinema di Sorrentino è velleitario, ridondante, barocco, ed ESTETIZZANTE.

Anche il Cinema di Zack Snyder è estetizzante. Ma che significa estetizzante? Ogni autore estetizza la sua visione come meglio crede. Davvero credete che le immagini “rozze” e “spoglie” di Garrone siano meno estetizzanti di quelle di Sorrentino? Davvero siete fermamente convinti di un’idiozia ciclopica del genere? Davvero pensate che il Cinema “verità” di Andy Warhol sia “oggettivo?”.

Ma quando è partito tutto questo? Da quando, sui b(r)anchetti di scuola, vi hanno insegnato che Leopardi è un romantico pessimista e Foscolo un “ermetico?”.

La dovete finire con queste classificazioni generiche. E poi smettetela di “interconnettere” gli artisti. Leggo cose come… la prima mezz’ora di Loro è à la Scorsese. Mentre l’inizio delirante assomiglia quasi a Lynch.

Dovete rispettare gli artisti, e anche le persone, per la loro unicità. Se uno è così, è così. Non tutti hanno scopato la prima volta a 13 anni, alcuni venivano picchiati dal padre, altri avevano una madre maniaca religiosa, altri son figli di Silvio… Capisc’? Dalla diversità delle nostre storie nasce la grandiosa eterogeneità del Cinema e della vita.

Da questa vostra smania di omologare tutto, vivisezionarlo, rapportarlo ad “altro”, giocare di patenti, etichette e “prognostici” giudizi, nasce il grande problema della modernità.

Nascono i conflitti di classe, si partoriscono i fascismi, si diventa razzisti, xenofobi, omofobi, intolleranti e solipsistici. Ma cos’è questa prevenzione? Sì, siete incurabilmente prevenuti e per sanarvi non servirà neppure una pessima canzone di Mario Venuti!

– Stefano, non capisco. Mi sembri una persona tanto razionale, posata e ponderata, e non comprendo come tu faccia ad avere una vita sempre così precaria e incasinata. Sono due cose che non si “conciliano”.

– Non capisci perché sei scemo.

– Spiegami.

– Ma che vuoi che ti spieghi? Dai su.

– No, vorrei capire. Adori il Cinema di Sorrentino e ascolti la musica country. Mi pare impossibile.

– Ti pare impossibile perché forse sei un idiota?

– No, peraltro non capisco come mai uno come Berlusconi, artefatto, truccatissimo, potesse cantare canzoni napoletane con Apicella.

– Sei più idiota di quello che pensavo.

– No, è solo che vorrei inquadrare. Essere certo che sia così.

– Basta, mi hai stufato! Pigliati questo pugno in faccia.

 

 

 

di Stefano Falotico

Gli esteti sono peggiori delle estetiste


19 Mar

02031423Fidatevi, se c’è una categoria di persone da cui dovete diffidare sono le estetiste. L’estetista è specializzato/ nella cosmesi, nella cura soprattutto del viso, tralasciando le loro “cure” massaggianti su cui avrebbero da obiettare molte cinesine… sì, lanterne rosse…

Sì, prendono una donna e la conciano per le feste. Se prima quella donna aveva il naso troppo lungo e pronunciato, ecco che gliel’accorciano in maniera impresentabile, praticamente glielo schiacciano e non di distingue più la cartilagine dal resto del lifting, sì, perché nel frattempo le guance son state sgonfiate, quelle belle guanciotte alla Sabrina Ferilli, donna cresciuta nella Roma più ciociara e al pomodoro, che t’invoglia a trombarla alla puttanesca, son state stirate, hanno “rattoppato” le rughe attaccandoci pelle di culo, e la faccia della signora ha assunto un’espressione di cazzo. Sì, diciamocela, molte donne si rifanno perché hanno capito che, così come son fatte, non se le fa più nessuno. Allora, così fan tutte… e abbiamo il chirurgo plastico di Brazil. L’unico che le caga perché vien ben pagato. Sì, egli disfa i visi putrescenti rendendoli ancor più putridi, macellando ogni imperfezione bellissima nell’appiattimento epidermico più osceno.

Ma, nonostante queste donne facciano schifo, la moda “facciale” non passa mai. E sempre più donne, entrate in menopausa, vanno dall’estetista. Lavoro che, secondo me, andrebbe perseguito penalmente, è un crimine contro il detto il mondo è bello perché vario.

Sì, queste donne, illudendosi di ringiovanire, vengono del tutto avariate.

Ma, fidatevi, alcuni critici di Arte e di Cinema sono peggiori delle estetiste. Soffrendo d’incurabili disturbi di personalità, essendo malati di solipsismo radicato e reiterato ai confini della legalità, amano solo i film che piacciono a loro, disdegnandosi tutto il resto, snobbandolo e sbuffando.

Al che, ecco i fanatici di Nolan, persone che s’incantano per le geometrie “aero-spaziali” visive del nostro illusionista, e dei contenuti non gliene può fregar di meno. Amano questi giocattoli stroboscopici, caleidoscopici e si lustran gli occhi dinanzi a tanta plastica “meraviglia”.

Come quelli, per fortuna pochi, che adorano Zack Snyder. Perché ha inquadrato il culo di Gal Gadot da una prospettiva simmetrica all’antipatia che questa donna trasmette, diluendo il tutto nel volto da burino di un Ben Affleck sovrappeso. “Vero” Cinema artefatto. Ma come? Non avevi scritto che la Gadot è figa? Certo. Ma sempre troia rimane.

Sì, ci sono i critici alla Sgarbi, uno che per leccare il culo ai siciliani, essendo in quella regione assessore, cita i passi del Gattopardo. Ma, secondo me, oramai non sa più distinguere un capolavoro da un dipinto di frutta e verdura con la banana della sua zucca vuota. Sì, Vittorio, dopo morto, sarà ricordato in modo cimiteriale con una “foto segnaletica” sulla lapide, eseguita dai grillini, e il suo corpo verrà sbandierato al Campidoglio con tutti i 5 Stelle osannanti la sua capra così ben “recensita”.

Abbiamo poi i fanatici di Sylvester Stallone. Sì, l’emblema dell’uomo che, nonostante lo prenda sempre in quel posto, alla fine vince. E che vince vorrei sapere? Di aver fatto il fascistone che ha preso a pugni dei fascisti peggiori del suo proletario sindacalista che campa di muscoli, e che martella, martoria e falcia chiunque gli capiti a tiro? Sveglia, Stallone ha sempre amato i soldi, è più borghese lui di De Laurentiis.

Ha vinto, Adriana, ha vinto! Auguri e figli maschi!

Poi ci sono quelli che sono “elevati” ma adorano le pornoattrici. Sì, perché sono sacerdotesse del piacere, sono poetesse del godimento. E ben venga(no). Sognano di scoparsele di brutto ma, secondo me, anche se dovessero davvero scoparsele, capirebbero che quelle prendono trenta uccelloni a notte e vomiterebbero dal disgusto per sé stessi. Ma, comunque, si sarebbero tolti il voglino. Ah, sai che bellezza!

 

 

di Stefano Falotico

Il problema delle serie televisive


06 Mar

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“Getto” un post su Facebook e si scatena l’inferno: ma a voi guardare serie televisive dalla mattina alla sera e non amare la vita vera, piace così tanto?

F. Romeo: – I giorni sono o possono essere lunghi. Le serie tv sono spesso opere d’arte e da O. Wilde ad Arancia meccanica sappiamo o dovremmo sapere che la vita vera (che per Nabokov è una espressione che andrebbe messa in corsivo) è più vera dopo che l’hai vista superbamente rappresentata. Ma poi amare così mi sembra come un lavoro serale. Da mattina a sera però… ok magari no, ma chi farebbe questo? Mi sa che saranno molto pochi. Fermo restando che qualche giorno si può anche impiegare tutto così e non si fa male a nessuno (nemmeno a sé stessi) e la grana del giorno seguente sarà più vibrante che mai, magari.

Stefano Falotico: – Concordo, io sono il principe delle virtualità, mi riferivo non a noi, immaginifici, ma alla gente annoiata e frustrata.

A. Onofri: – Ma noi abbiamo un problema serio con gente che per vedere le serie non legge più un libro, non va a visitare le mostre né i musei, né percepisce il cinema con il senso narrativo congruo del cinema, ma modificato dalla cadenza della narrazione seriale interrotta da intervalli pubblicitari. Insomma: avevamo trovato, prima durante e dopo l’evoluzione della televisione, un prodotto che ancora resisteva e resiste tutt’ora nel tempo senza mai ‘scadere’, come è un FILM, e dobbiamo nuovamente tornare a dare retta a un qualcos’altro che già un anno dopo sa di preistorico? Andiamo!

F. Romeo: – Anton Giulio, messa nei termini in cui l’hai messa, sono d’accordo con te. Ma la fenomenologia della fruizione televisiva (per essere pomposi) è varia. E sappiamo che tu hai scartato capricciosamente (non è affatto un verbo che uso in senso critico) o strategicamente (sulla gestione del tempo personale non discuto) una forma d’arte (per me è lampante che nei casi migliori lo sia) che per altri, anche se vuoi a causa della sua “novità”, è entusiasmante o comunque assai gradita.

Stefano Falotico: – Analisi perfetta, per serie televisive non intendo Twin Peaks, il miglior film, sì lo è, dell’anno scorso, ma le robacce insulse e per deficienti, che pare molti invece apprezzino, non avendo più memoria di cosa sia la bellezza.

A. Onofri: – Come può essere una forma d’arte qualcosa di regolato da ferree regole commerciali? Qualcosa che dipende dal gradimento di un pubblico che, qualora venisse a mancare, verrebbe interrotto all’istante? Insomma, sai bene a cosa mi riferisco. L’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica NON PUÒ avere lo stesso valore di quella prodotta prima. E se il PASSATO viene trascurato nel nome di questa cosa qui, che per carità dà da lavorare a un sacco di gente, parliamo però d’altro, e NON di arte, come invece potremmo sempre fare anche nel caso del più brutto, scarso e squallido prodotto cinematografico. Perché di arte brutta ne è sempre esistita e sempre ne esisterà. Il resto è ATTUALITÀ.

F. Romeo: – No, grande e bella arte. Quello di cui parli tu è un fattore esterno. La perdita dell’aura è una cosa, il mantenimento (per me lampante, lampante) dell’elevato rango artistico è un’altra cosa, intatta (o irrilevantemente scalfita).

A. Onofri: – Dimenticavo la stima, certo. Ma già True Detective stagione 1, che non vedrà più nessuno se non per studio, è roba scaduta.

Stefano Falotico: – Ha ragione Anton Ago. True Detective ha un effetto anche potente la prima volta che lo vedi, poi svanisce l’effetto sorpresa e termina la magia. Ora, le poche serie televisive da menzionare degli scorsi mesi sono The Night Of, da rivedere, soprattutto la prima puntata, tutta notturna e con echi scorsesiani, Twin Peaks, ma non in ordine cronologico, a frammenti visivi, e qualche exploit di The Punisher con Bernthal, che tocca in certi momenti attimi di violenza catartica da lasciarti senza fiato. Ma non parlatemi di roba fredda e robotica come Westworld e altre cazzate del genere. Per carità, se uno non ha meglio da fare, se le guarda anche volentieri, ma non è arte, non è Cinema, non è un bel niente, se non intrattenimento che dopo neanche un anno è superato, datato. Se poi, Francesco Romeo, tu ti riguardi queste serie mille volte, non sono fatti che mi riguardano. Anch’io spolvero casa più volte, ma sono ripassatine e basta.

A. Onofri: – Anche Hugo Pratt è più geniale di un pittore della domenica. Ma sarà sempre Fumetto.

F. Romeo: – Stefano, evidentemente non mi spiego. Perché sembri proprio non afferrare. Io riguardo opere d’arte, che studio, su cui scrivo, che porto a lezione. Se tu non sei in grado di capirle, problemi tuoi. Le ripassatine dalle a casa tua e non nel mio castello. Non sai né di cosa stai parlando né con chi…

Stefano Falotico: – No, sei tu che non capisci. E poi stai scadendo nelle offese. Il mio era un banale esempio, ci mancherebbe che voglia spolverare il tuo “castello”. Ora, escludendo le serie tv che ti ho citato io, dimmi quale sarebbero queste opere d’arte degli ultimi anni da portare addirittura a lezione.

 

F. Romeo: – Le ho citate. Tu evidentemente non ti accorgi quando scadi (nelle offese e nel resto). Questa è un’attenuante. Io ovviamente me ne accorgo. Mi accorgo di tutto. Mi accorgo della eccellenza intellettuale e artistica di quello che guardo. Perché ho degli strumenti e delle doti che me lo consentono. Del resto, scrittori formidabili, che dubito che tu legga, sono rimasti estasiati da alcune delle serie che ho citato, paragonandole, per valore, ai romanzi più strabilianti della seconda metà del secolo. Poi arrivi tu a dare ragioni e tori e a voler spiegare a me, che studio e insegno i principali filosofi di estetica, che sarebbero ripassatine? Io scherzo spesso volentieri, ma seguiamo qui D. F. Wallace e introduciamo un nucleo di serietà.

Stefano Falotico: – Guarda, definendo inadeguati e incompetenti chi non conosci, mi sembra mancare di rispetto e precludersi uno scambio di opinioni democratico. Se vuoi che ti chiami MAESTRO IN CATTEDRA, non sono il tipo, te lo dico con affetto. Quindi, a mio avviso, la discussione può terminare qui. Liberissimo di vedere e osannare tutte le serie che vuoi, non voglio sindacare sulla tua concezione di estetica e di arte. Buona giornata.

F. Romeo, credo tu abbia frainteso, ripeto, l’assunto di partenza. Io non parlo di serie televisive alte, che tu citi e che in effetti meritano seria considerazione, mi riferivo alla tendenza modaiola, squallidissima, di molta gente di passare ore a vedere schifezze.

 

E ora, come diceva Santi Licheri a Forum, la seduta è tolta.

 

E se, comunque la merda vi piace, tornate a sedervi e a spararvela.

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Stati di estetismo, di estremismo, di autoerotismo, stati di un uomo che forse è un uovo


03 Mar

DXN6oXWXUAIv_quIl dormiglione

Sì, dopo lungo rimuginare, son addivenuto a una realtà inconfutabile: sono un uovo. L’uovo è fritto in padella, strapazzato ma anche alla coque, mie cocche. L’uovo bollito, con l’albume solidificato e non il tuorlo, spesso gira per casa a nudo torso, e si riprende in video a mezzobusto. Da piccolo, giocavo con gli arbusti, poi la mia anima si temprò nella schiettezza rude della vita e il mio cuore, spesso inasprito, giammai edulcorato nelle frivole ipocrisie, nella malinconia s’irrobustì. E vagai come un lupo mannaro in verdi prati della mia fantasia rosseggiante, vivendo oltre il tramonto, facendo del mio cuore un mappamondo, alle volte iracondo e altre volte giocondo, tuffandomi nel mare… dei miei sogni tristi e valicando i monti… del mio dolore insormontabile. E alcune donne, sopravvenuta che venne… in me l’età adulta, desiderarono che le montassi, eppur mai volli smontarmi in quel sesso godereccio così futile e vuoto. E non “lo” svuotai, continuando mellifluamente a cercare donne ignude in Celebrity Movie Archive, sito per ogni masturbatore convinto che può scegliere fra un carnet di carnali women da far invidia a Hugh Hefner. C’è un’ampia scelta, perennemente aggiornata e all’occhio indiscreto di quell’archivio non sfugge nulla, si va dalla magnifica Ashley Laurence di A Murder of Crows, ove spadroneggia in sesso interraziale col Cuba Gooding Jr. in un amplesso di rara sconcezza, assai disturbante, alla rossa Elizabeth Perkins di I’m Losing You. Scene che conosco solo io e pochi altri “adepti” dell’onanismo fiero di esserlo, alleniano nel senso di Woody, perché anch’io son intellettuale avvezzo a questa pratica così ostracizzata, per cui decenni fa ti spedivano in manicomio se la effettuavi una volta maggiorenne. Non discolpatevene, il sesso reale è quanto di più abietto e deludente possa esserci. La vera virilità, l’ardore puro si misura… nelle fantasie, nelle nostre proiezioni orgasmiche con la nostra ipofisi. Fidatevi, una volta avvenuta l’unione carnale, alla fine dell’atto sarete ancora più depressi di prima. Il luogo comune secondo il quale se sei depresso è adducibile al fatto che non trombi è a dir poco aberrante e falso. Sì, falso. Posso dire in tutta onestà che il mio cervello, infatti, patì pene… dell’inferno dopo che mi sverginai. A quel punto di “eruzione”, la mia mente collassò e tutto mi apparve sotto una forma animalesca e schifosa. Tutta la genuinità mia insita in un’anima illibata si disperse nella vacuità dissipatrice di una prima volta inappagante, oserei dire, alla faccia dell’osé osceno di chi si vanta delle sue conquiste sessuali, sconfortante, alienante, meccanicamente frustrante. Sì, il mio cervello da allora in poi vacillò e mi persi fra le brame concupiscenti di donne di cui finalmente carpivo, istintivamente, gli sguardi malignamente vogliosi. E cominciai a tremare di paura, il mio congenito candore ne risentì in maniera scellerata, ed è per questo che quando entro in un locale pubblico sto sempre attento a indossare gli occhiali, per celarmi dietro quel sintomatico mistero alla Battiato che fa credere alle donne che mi guardano che sono omosessuale e quindi non devono azzardarsi a provarci. Ah ah!

Che poi… a dirla tutta, io sono l’apoteosi dell’incarnazione dell’esteta. Dei film non m’importa molto della trama, tanto, gira che ti rigira, come si suol dire, le storie sono pressappoco tutte uguali, è come si mettono in scena a differenziare un grande film da una cosa scontata. In quella stupenda intelaiatura delle immagini, nelle loro suggestioni, è lì che il flusso cinefilo gode come un riccio. E non abbisogna di trombate e altre puttan(at)e. Sì, è in quella mistica estetica che il vero me stesso diventa qualcosa di unico e intoccabile. Ma che vuoi toccare, mio tocco…! Pussa via, zoccola!

Sì, sono estremista in fatto di Cinema. Vado sempre meno al cinema perché so che molti dei film che passano assolutamente non m’interessano. Non me ne faccio niente delle commediole all’italiana, dei film didattici, pedagogici, istruttivi, impegnati, sociali, proletari, borghesi e anche leghisti. Sì, ci sono anche i film leghisti. Prendete Renzo Martinelli: andai a vedere Barbarossa solo per constatare come Rutger Hauer si fosse rincoglionito. Da quel che sembra, a questo scemo del Martinelli non fanno girare più nulla. Meglio così. Dovrebbero proibirgli anche di votare.

Molti, infine, non si spiegano la mia folle adorazione per De Niro. Nonostante le boiate che ha girato e la sua anagrafe un po’ vecchiotta, nessun attore mi emoziona quanto lui.

Sì, perché questa è bellezza assoluta, cioè perfetta concordanza (a)simmetrica dei lineamenti, atipicità delle rughe, spugnosità liscia del viso, capigliatura leonina, un uomo dal fascino angelico quanto diabolico.

 

Ora, sto tornando alle mie vecchie passioni. Per Pasqua voglio regalarmi un lettore Blu-ray coi controcazzi, e certamente nella mia nuova collezione non devono mancare L’incredibile vita di Norman, L’uomo di neve, Assassinio sull’Orient Express. Ora, obietterà qualcuno. Ma come? Hai stroncato L’uomo di neve. Sì, non è granché, ma è da avere perché mi piace la confezione. Sì, sono pazzo, ed è questo il mio bello insindacabile. E poi io do fiducia a Tomas Alfredson. A prescindere dal risultato finale, vado davvero matto per la cura formale delle sue immagini, per queste fotografie plumbee e atmosferiche, per la sua lentezza…

 

E ricordatevi: nonostante donne, inculate, pugnalate, fregature e iatture, fatture e bollette, il Genius rimane sempre incorreggibile.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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