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Spiragli di luce in mezzo alla foschia dopo le tenebrose quarantene a fosche tinte, il “grande” Cinema caloroso, da riscoprire, di Sergio Martino e non sole, no, non solo… il Mereghetti 2021


27 Nov

mereghetti 2021

martinofaloIn questo strano, strambo, variopinto mondo spesso ottenebrato, anzi, ingrigito dalla schietta e volgare arroganza degli uomini di panza, rimango sempre rimasto atterrito dinanzi all’ignoranza.

Ecco, dopo questo lungo aforisma di mia buona creanza, passiamo alla questione che attualmente ci preme con maggiore attualità, cioè alle nuove (in)disposizioni legislative, decisive affinché, con nuove istanze, possiamo tutti uscire nuovamente di casa, allegri e festanti vita-natural-durante in maniera non più deprimente, bensì ilare e brillante. Cioè stiamo onestamente aspettando con asma, no, con ansia, le news non solo dell’ANSA che verranno ufficialmente emesse nelle prossime ore fatali che c’auguriamo possano essere risolutive, in buona sostanza, riguardo i vari lockdownlight” messi in atto dal Governo al fine che non staremo più tutti segregati fra quattro mura. Anzi peggio, in un’asfittica stanza.

La vita è fatta d’imponderabili circostanze ed è fatuo credere e attenersi a un indecifrabile, scherzoso, meschino oppure generoso fato che, in passato, ci fu spesso sinceramente infausto.

Molti uomini, delusi dalla vita, non solo da questa…, vendettero l’anima al diavolo come il Faust di Goethe.

Mentre il disperato eppur dispettoso Checco Zalone di Sole a catinelle confuse volutamente Hegel con Eva Henger per far ridere la “bella” gente.

No, non ce la siamo spassata e passata, in questi mesi, tanto bene. Sebbene debba io ammettere, di tutto cuore, dal più profondo della mia anima accalorata, in passato invero assai (raf)freddata, che incontrai di nuovo l’amore…

E, dopo tanto Mare d’inverno, non so se della Berté o di Enrico Ruggeri, la mia esistenza è oggi di nuovo splendente come il Sol levante che ad oriente sorge a sua volta come un mattino che, asciugatosi da ogni rugiada intorpidente i nostri cuori appannatisi, di raggiante baldanza, festeggia illuminandoci nottetempo.

No, non sono un illuminato, non sono della scienza un luminare ma forse sono solo… innamorato splendidamente d’una mia lei più focosa di un’estate non più offuscata da decreti detergenti le nostre capricciose voglie sanamente, umanamente travolgenti ed appassionanti.

Sono estaticamente cotto o forse, dopo molte delusioni cocenti, sto rivivendo in modo rifulgente. Assai amante della mia lei eccitante… Stemmo per stingerci nel buio più scolorito di un albino non tinto, stemmo per rammaricarci per sempre nella fosca tenebra d’una eterna vita senza più luce, sì, incolore di Forza Oscura e non più fulgida. Non in volto scuriamoci, non ci oscureranno mai più. Giammai! Ne sono scuro, no, sicuro. Ah ah. Abbronziamoci.

La mia lei ha la chioma bionda o fulva, è una donna furba oppure io sono completamente fuso?

Non lo so. So che s’è fuso il mio lettore Blu-ray. Ma io non mi fido di nessun tecnico del computer e provvederò da me anche a riparare la scheda madre della mia natura informatica? No, informata di e da me stesso riformato? No, in smagliante forma lontana da ogni stolta retorica, remota da ogni demagogia bigotta.

È uscito il nuovo Mereghetti. Voglio comprarlo per arricchire nuovamente quest’uomo che ha l’ardire di assegnare pochissime stellette agli ultimi film di Tarantino. Molti cinefili vorrebbero che Paolo all’inferno, infinitamente, possa ardere infelice, imperituramente.

Io gli sono invece clemente poiché Paolo reputa The Irishman un film paradisiaco.

Anche se, soventemente, nel suo vademecum non si adatta tutt’ora al linguaggio giovanile corrente e, nei riguardi di film, da lui reputati indegni ingiustamente, non apporta alcun aggiornamento.

Lasciandosi ancora andare senilmente a commenti piuttosto ipocriti e fetenti nei riguardi di ex belle donne arrapanti.

Per esempio, nei confronti di un film imprescindibile nella formazione “culturale” di ogni bolognese d’origine controllata, ovvero l’impareggiabile, come no, Acapulco… prima spiaggia a sinistra, Mereghetti scrive testualmente… qualche fremito per le forme prosperose di Serena Grandi…

A parte il fatto che della Grandi non si vede niente, semmai la s’intravede… soltanto di cammeo molto velato…

Perdoniamo quest’uomo che, spesso e volentieri, molti falli commette, altresì chiamati refusi. Quest’uomo che continua a stroncare a tamburo battente Sergio Leone e lascia intendere che forse fu lui lo spettatore bonariamente dileggiato da Andrea Roncato nel cinemino… ci diamo nel martellino?

Che gl… de, no, che grande Sergio Martino.

Un uomo, potrei dire, transgender del Cinema di genere. Sì, un regista mutevole che sperimentò tutti i generi, girando film epocali per una generazione degenerata, film coraggiosi e avanguardistici come Giovannona Coscialunga disonorata con onore. Reinventando anche il poliziesco, anzi, il “poliziottesco” con Luc Merenda.

Consegnando a Lino Banfi ruoli più consoni alla sua “alta statura”… che attore, Lino, di levatura. Basso di altezza ma di godibile grandezza.

Sì, emancipatosi dalle commedie sexy all’italiana, scollacciate e boccaccesche, sboccate con Alvaro Vitali, glorificato da Martino in film nobilmente divertenti e non troppo sporcaccioni come Cornetti alla crema. Eh sì, miei cornuti, altro che Stanley Kubrick. Quest’ultimo, un cineasta che girava solo attorno ai soliti, pedanti temi. Un misantropo incurabile e un fanatico della forma insopportabile, forse solo delle forme di Nicole Kidman.

Sì, Stanley era solamente un esaltato, un frustrato, uno sfigato, un misogino arrapato. Dobbiamo rivitalizzare il Cinema verace anche di Ciro Ippolito, sì, evviva Arrapaho.

Mamma mia e Maremma maiala, quanto sono provocante. No, provocatorio. Forse, non mi eleggeranno a Palazzo Montecitorio. Sì, perché sono più “pazzo” di Klaus Kinski, ex storico di Debora Caprioglio. Una che, per dirla alla Roncato, secondo me va cotta non solo con del piccante olio poiché è ancora più burina, no, burrosa di Maria Schneider di Ultimo tanga, no, di Ultimo tango…

Siamo sinceri, siamo James Franco, no, franchi, sì, Franco Franchi di… a Zagarol. Sì, per molto tempo fui sottovalutato e considerato meno dotato… alla pari di Martino, cioè fui giudicato un cretino, un povero bambino. Io so solo che Spiando Marina non è del tutto da buttare nel cestino.

Sì, aspettiamo il 4 Dicembre, quattro giorni prima dell’Immacolata, per volare ancora alti, per rielevarci alla Grandi, no, alla grande. Poiché, come insegnò il Pasolini, siamo uomini liberi, dunque evviva Uccellacci e uccellini.

Se non capite la mia ironia, sfigurerete, rimedierete ignobili figuracce ed è dunque meglio che torniate a scuola come Pierino. Dinanzi a me, detta come va detta, fate tutti la figura dei disgraziati “fighettini”.

Così come dicono a Bologna, patria delle lasagne e dei tortellini, ah sì, miei uomini Fini… e amanti di donne che non sanno nuotare neppure a Rana… siete proprio una brodaglia infima e meschina. Non voglio appartenere alla vostra farisea risma, voglio conservare naturale il mio “pregiato” istinto, il mio devastante carisma. Non so se sono/sia carino, so solo che gatto Silvestro voleva papparsi Titti il canarino…

E che Lupo Ezechiele non fu in verità odiato dai tre porcellini, bensì amato alla follia in quanto uomo vero più di Wolfman.

Sì, non dovete giudicare da pervertiti, basandovi su imposizioni e retrograde supposizioni del tutto passatiste da fascistoni col piccolissimo cervellino da cog… ni.

Ci vuole un uomo, in questa società, dai grandi “marroni” come il mitico Margheritoni…

Non comprendo perché Mereghetti nutra da qualche tempo una stupida idiosincrasia per Quentin Tarantino.

Il grande Cinema non è solo The Irishman con Pacino.

Forse, va detto il vero. Bisogna essere obiettivi. Non sono e non siete Brad Pitt ma Leonardo DiCaprio non è un granché.
Gli preferisco ancora De Niro.
E, su questa battuta cinica alla Roman Polanski di annata, vi auguro che possiate incontrare, lungo la strada, la vostra Sharon Tate.
Dobbiamo tutti vivere ancora nuove estati.

Sì, sono demente come Mark Hamill, non lo sapevate?

Ne siete disgustati? Ah sì, allora andate a coltivare le cicorie e le patate.
Da me, alla prossima porcata, riceverete solo palate. Sono stanco delle ragazzine come Margaret Qualley e delle bambinate.

Sono Cliff Booth? No, Sylvester Stallone.
E, su questo cliffhanger, vi lascio alla prossima.
Godetevi la suspense, per ora ci fermiamo qui.
Sì, non dovete tenermi (in)fermo.

Sono più calmo di voi. Sono anche più caldo. Ah ah.acapulco roncato

 

di Stefano Falotico

“Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, Clint Eastwood e mattina libraia


02 Sep

“JFK”o Falotico? Finalmente, ecco pubblicata la mia titanica, invincibile opera letteraria, la prestigiosa, esorbitantissima “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, e vi ho strabiliato ancora!
Terremoto in casa Falotico alle 12.20 esatte di stamane: suona il postino, ha dei pacchi per me.
Penso che si tratti del mio saggio su Clint Eastwood, invece son le fantastiche, spettacolari copie personali di “Cuore angelico…”

Ieri Notte soffrii molto. Meditai ancora al suicidio ma, dopo una Luna di traverso, stamattina son stato miracolato di galvanizzazione. Evangelizzato. Suona il postino e non ha uno bensì due pacchi per me. Quando si dice “Bussa solo una volta”. Mi consegna, previo firma elettronica “sconnessa” di pessima mia grafia tremolante-eccitata, sia le copie personali della mia nuova opera letteraria, “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” sia il saggio di lulu.com sul grande Clint Eastwood. Stasera festeggerò.
Sì, sia stata quel che non è stata la vita, eppur son oggi letterato, domani non so. Evviva il Genius! Sempre sia lodato!

Prefazione, “letterale” e metacinematografica a simbiosi ispirata al “Faust” e ad Angel Heart.

“Vi avvicinate ancora, ondeggianti figure

apparse in gioventù allo sguardo offuscato.

Tenterò questa volta di non farvi svanire?

Sento ancora il mio cuore incline a quegli errori?

Voi m’incalzate! E sia, vi lascerò salire

accanto a me dal velo di nebbia e di vapori;

aleggia intorno a voi un alito incantato

che al mio petto dà un fremito di nuova gioventù.

Voi recate le immagini di giorni spensierati,

ed affiorano ombre che mi furono care;

simili ad un’antica, quasi svanita saga

ritornano con voi gli amici e i primi amori;

si rinnova il dolore, il pianto ripercorre

il corso labirintico di una vita errabonda,

e nomina i magnanimi prima di me scomparsi,

frodati dalla sorte di belle ore felici.

Non potranno ascoltare i canti che verranno

le anime alle quali i miei primi cantai;

la ressa degli amici si è dileguata, ormai,

l’eco prima dei canti è, purtroppo, svanita.

La mia canzone suona a una folla ignota,

che perfino se applaude fa tremare il mio cuore,

e chi allora ascoltava lieto la mia canzone

erra, se vive ancora, disperso per il mondo.

Ed una nostalgia da tempo sconosciuta

mi prende di quel grave, calmo regno di spiriti,

si libra adesso in indistinti suoni

sussurrando il mio canto, simile all’arpa eolia,

un brivido mi afferra, lacrima segue lacrima,

si sente molle e tenero questo cuore severo;

quel che adesso possiedo lo vedo da lontano,

e quello che svanì diventa reale e vero”.

(J. W. Goethe, Faust, traduz. di A. Casalegno)


Ho scelto quest’estratto del famosissimo Goethe per introdurre, come leggerete, il mio nuovo libro.
Del quale oggi mi son state consegnate le 100 copie come da “contratto”… faustiano, pattuito in mie stilografiche immaginifiche dell’anima vergata, permeata fra dissolventi emozioni in tutto furor “demoniaco”.
Sbrano la scrittura dopo tanto scarnificarmi per colpa di pedestri detrattori più analfabeti soprattutto dei sentimenti, reinvento la Letteratura, (ab)uso del Cinema per immergermene, aspirar la sua crema delirante e iniettarla di me dai volteggianti, ignoti, mille volti del pensiero argenteo. Ché screzio del lambire l’onirismo, l’invoco di naufragi fantasmatici, eclissato si strugge, contorto il Cuore si beatifica a mia sola venerazione.
Fulmino, scattante non mi domerete, intrepido scaglio frecce ardenti ai vigliacchi, mi “scarnisco” a scandir liriche imprendibili di librata squisitezza. Illumino perlaceo il Tempo avvolgente, incenerisco i suoi umori ruvidi, lo plasmo, lo mordo… m’innamoro di giovamento. Elevato a montagna religiosa del sangue, lo “corroboro”, colorato s’arrugginisce, nitra in nebbie d’un fosco assopirlo, quindi ancora accorato s’innalzerà eterno alle trasformazioni plananti. Oramai, nessuno può fermarmi!
Sorvolo il Mondo, appicco la fiamma ove nelle anime dei “vinti” s’era affievolita. Guaite di gioie, inorgoglitevi dopo tante ingiuste sconfitte, guarnite l’amore d’alti coraggi! Ergetevi a santi e inabissatevi nelle acque linde dei candori bruciati. Scolpiteli d’energia rigenerante, zampillerà la vita nuova. Io, innovativo, son a voi risorto e non mi placherò!

Udite il mio Verbo a preghiere issate alla Bellezza.
Non deturpatevi nel rincorrer meschini inganni e prostituiti, svenduti guadagni! Ora, v’ordino di celebrarmi!
Tutti in piedi, ci sta l’applauso storico. La cosiddetta ovazione universale!

 Blood Work

Di tale “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, vi narrerò ogni “capitolo” del suo evolversi.
Perché nacque nell’attinger mio d’ispirazioni magiche eppur, come ogni forma d’Arte, assumerà mutevoli forme a ogni (ri)lettura variabile. Di tracce ventricolari ho cosparso le mie pagine, voltatele e quindi poi sfogliatene tutti, indietro ad avanti vederla. Inebriatevene! Ogni odor puro lagrima straziante, rinasce proprio profetizzante.

Come un’ieratica chiesa gotica, Io “sfilo” la Cattedrale più grande di tutte le epoche.
Ero, fui vulnerabile, sono eroe in ere che saranno! Di fronte a me, Michelangelo è un povero Adamo la cui Cappella… è sol che uno “schizzo” senz’accensione vitale. San Pietro è in giubilo, il Papa m’osanna dopo la “scomunica”, ogni comunità mi acclama e, a gran voce, vorrebbe spedirmi in “manicomio” perché sono genialmente incontenibile.

Perché ho citato “Debito di sangue?”.

Questo “Cuore…” è un libro misterioso, quasi alla “Necronomicon”, incarna la mia anima che, incastonata in (di)urna sigillata, vampiresca librò notturnissima a ferino scuoiar ogni vostra dissipatezza. Nel tergervi di “maledizione” risorgimentale. Io sono il ben di Dio e quindi benedico!
Libro che s’incunea fra mille e più cupezze ignote e a incubo perpetuo, trae spunto dal capolavoro (di Alan Parker) con Mickey Rourke e Robert De Niro nel viverlo “mefistofelico”… respirarlo, temprarmene. Non incupitevi!

Angel e Lucifero s’incontreranno, per la prima volta, alla locanda “caldissima” dal nome “Blood Work”.

Il resto dovete scoprirlo da voi.

Che c’entra JFK di Oliver Stone?

Non fu Oswald a centrare Kennedy, centravano anche altri tiratori scelti. Compreso il centravanti Osvaldo…
Kennedy fu un Presidente dalle scelte troppo “strane” per non essere odiato a morte.
Quindi da stanarlo nel far sì che, saltando le sue cervella, fu una “faction” di budella.
Non ho scritto fiction. Avete letto…

Ho detto tutto…

I contratti odierni sono quanto di più odioso per il “tifo”


23 Aug

 

Firma in “calce-struzzo”

Spassionatamente “incappucinato” in una mattina afosissima di sudori cittadini, in un torbido bar ove una vecchietta m'”apostrofò” con “far” da “scrofa” e un teppista attentò perfino al mio “cucchiaino” affinché non mescolassi l’aroma nel mio tubo digerente, “accoccolato” nello “sfiancarmi” di gusti soffici a cadenzar prima fra le labbra e poi ad accoglierlo nel brividino “caldo-macchiato” di “gusto” del fegato, sempre integro e depurato da tanti “veleni”, afferrai di buona len(z)a il quotidiano sportivo, leggendo “terrificato” la seguente notizia “bomba”:

“Diamanti, attaccante di diamante del Bologna, ha firmato sino al 2017. Trovato l’accordo con Guaraldi. Nessun punto di penalizzazione per le combine, 6 mesi a Portanova ma Di Vaio prosciolto”.

Ecco, sorvolando sugli “illeciti” (si sa, dietro le “bustarelle” i giudici sono clementi, la legge è “uguale” per tutti, certo…), mi concentrerei sulla questione “contrattuale” del Diamanti. Uno che, adesso, passa da eroe nazionale solo perché ha segnato il rigore decisivo contro l’Inghilterra agli Europei. Di “classe” spiazzante quanto la sua pettinatura “da una parte e dall’altra” su palle degli occhi spesso “eccitate”.

Questi contratti(ni) non valgono niente. Sono un modo per i presidenti per arricchirsi e una convenienza per il giocatore che li ha pattuiti.
Sì, non è più come un Tempo, ove il grande Gigi Riva se firmava tre anni col Cagliari (e sempre lì ha militato, quello si chiamava davvero attaccamento alla maglia e per la città che l’aveva prescelto), era costretto, volente o nolente, a “rimanerci”.

Oggi, funziona così, in una maniera un po’ più “sofisticata”. Quasi “sofistica”.
Se Diamanti s’infortunerà, anche a vita (che ne so, potrebbe starci che un “difensore” delle “porte”, un po’ “apprensivo”, gli taglierà il collo in modo tale che non esulterà più con urla sguaiate), deve comunque, sino alla data stabilita appunto dal contratto, essere pagato.
Che poi rimanga sulla sedia a rotelle o ricoverato nel lettino simil Javier Bardem di Mare dentro, fino al 2017 avrà un’ottima “pensioncina”, anche se “invalido” (di “guerra”).

Se invece sarà richiesto, metti dal Milan, che potrebbe offrire una cifra esagerata per la cessione, il signor Guaraldi (buona panza non mente…) non ci penserà due volte a rescindere e “cederlo”. Sì, dietro i soldi tutti (re)cedono.

Ed è per questo che io eccedo.
E non mi concedo a chi vorrebbe che firmassi il mio congedo.

Buona vita a tutti.
E ricordate: pare che la Mondadori sia interessata ai miei diritti d’autore. Alzerò il prezzo della mia “copertina”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il gioiello del Nilo (1985)
  2. Faust (2010)
  3. Uno sporco contratto (1969)

“Homuncoli” o Faust, il capolavoro di Sokurov e un corto “contorto”


28 Apr

Faust, l’opinione più votata.   Sono molto orgoglioso d’essere l’opinionista più utile per il capolavoro Leone d’Oro alla scorsa edizione del Festival di Venezia.

Faustianamente suo, rigenerato d’incantatorio lirismo.

Uno squarcio, un bianco nitore ch’è permeato dentro “meandriche” bolge “mascherate”, o le intime verità che s’illuminano pallidamente infernali, o, palpitantemente inquisitorie, lungo i corridoi d’una stanza “asettica”, “inchiocciolata” nel contorto, forse lucidissimo viaggio mentale di un creatore.

Nuovo Prometeo, alchimista dell’impalpabile mistero dell’umanità.

Un “funereo” corteo, lentamente, “indaga”, scruta, s’infila di “scrutini” incalzanti per una confessione laconica, forse “lagrimosa” d’una profanazione alla mortalità.

Un inquietante Dr. Frankenstein nel suo laboratorio, nell’incognito “notturno” ma cromaticamente caleidoscopico, verde vividissimo, “robotico”, navigazione interna, inland sea delle onde onnipotenti dell’ideazione, della sfida, dell’alabastro”, puro duello fra l’Uomo e Dio, fra l’imperfezione e la Scienza astrale d’ogni Big Bang, d’ogni scroscio nei flutti imperscrutabili dell’“anfibia”, marina ambiguità del Creato, dell’Homunculus, “piccola divinità”“ sovrannaturale, impenetrabilità “visibile” ma arcana.

Un chiaroscural bianco quasi “oscuro”, filtrato in calda glacialità trasparente ed esoterica.

Mefistofele, in un non luogo, identificabile solo dal suo enigma, diafanamente “nero” d’immacolati lampi vitrei.

Suggestioni, neve avvolgente d’ieratico Tempo eterno.

Profeti, Salomè e lo sguardo di Faust, sorgente di nuova estasi, di rinascita, di “verginità” superomistica.

Rocche “sagge” e “filosofe”, danze con la Luna, un fantasma, un miraggio, una visione?

E i personaggi riappaiono, con nomi e abiti diversi, in un Mondo “contemporaneo”, o solo ancora illusorio. Altri autunnali spettri nel parco, la ghiotta ricerca della conoscenza, dello scibile biblico, dell’arabesca “follia” umana, nella sua origine.

Nelle sue ombre…

Non c’è esegesi all’ignoto, alla domanda perenne.

Forse, la soluzione è una violinista “rosata” nelle intonate corde, “sovraimpressa” in un mare trascendentale, liquore melodioso dei sogni.

        (Stefano Falotico)

Vecchio diavolaccio, ci facciamo una bevuta?


31 Oct

Demoni sotto una pelle “mostruosa” e folle

Sono lieto e davvero entusiasta d’esser il primo a recensire il film vincitore del Leone d’Oro di questa Mostra del Cinema.

Avevo pensato d’inserire le recensioni dei film da me visionati alla rassegna veneziana in ordine cronologico, ma devo, orgogliosamente, cambiare i “piani”, e dar priorità al film di Sokurov.

Ho tifato che vincesse, trepidante fino all’ultimo perché, a mio parere, è un’opera imbattibile.

Sokurov e le smisurate ambizioni che s’infrangono nel suo pensar(la) in grande, imbrunendo in immalinconiti “idioti” che vaniloquiano con le ombre della loro decadenza, con lo Spirito immortale della condizione umana e a essa genuflessi per poi intorbidirsi in passeggiate da viandanti “tristi”, ammorbiditi perché ammorbati dal comune disprezzo della frivolezza, d’anime incagliate nei loro sudori giornalieri, “idioti” remoti dai circoli pettegoli e dal comun “convivio” che, mesti, aspiran la levità dei flussi di coscienza, la “tetra” immobilità d’una insaziabile esigenza psichica d’origine “genetica” o di morfologia della propria anima, che s’affama di ricerca ossessiva, indaffarata a esplorarsi, a vivificarsi in spellate, nude fughe senz’approdi o dell’eterea, mareggiante Pace senza Tempo, immersa nelle sue ignote danze coi respiri.

Monumentale capolavoro d’infiniti rimandi, arabesca evasione dal futile che s’inteporisce in “indecifrabili” anfratti e ne capta arcani profumi d’eterni infiniti, d’un “pazzo” che si vende a un “mostro”, un deforme, malefico vecchio d’intaccabile saggezza.

Ho sempre pensato a Cristo come a un messia salvatore, una guida spirituale per noi tutti che ambiamo al Senso della Vita, mutandoci a ogni sospiro decantandolo nell’“acceso gelo” della nostra fervida, intrepida mente. D’una mente empatica all’anima, al suo coagularsi per rabbrividire nella “pioggia” e perdersi tra foreste di fulgido, autunnale splendore.

Sokurov piange e parla col suo protagonista, lo “segue a mano”, tra scatti nervosi di sghembe invenzioni pittoriche d’immaginifica visionarietà, primi piani “spauriti nel loro dolore”, sequenze che “roboan” ammaliando la “polvere”.

Capolavoro di uomini e sull’Uomo, homunculus o specchio che s’astrae, metafisico, nell’anima, smorendole “garbato” per poi vivificarlo, infiammate lagrime per il nostro Paradiso e l’oltre, sempre oltre.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Chapeau!

 

Firmato il Genius

 

 

Genius-Pop

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