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UNA STORIA VERA: in tempi bui di quarantena, un sentito omaggio poetico alla grande Sophia Loren, ad Al Pacino, ad Al Bano e alla vita


20 Nov

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Amici, adepti e non della congrega di fedelissimi non soltanto del Cristo, la vita va avanti, malgrado tutto.

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999. ©Buena Vista Pictures

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, 1999. ©Buena Vista Pictures

Il Cinema tentenna, le produzioni sono bloccate e Martin Scorsese, dallo scorso marzo, sta aspettando di girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bobby De Niro.

Mentre Lady Gaga sarà Patrizia Reggiani per Gucci di Ridley Scott, avente nel cast the greatest actors alive, ovvero i nostri beniamini di The Irishman, cioè Al Pacino e sempre lui, Bob, mentre la signora Germanotta diventa sempre più donna, sempre più bella, sempre più irresistibile, diciamocelo, sempre più bona e tatuata, la mitica ed immarcescibile Scicolone, in arte Loren, forse ce la farà ad ottenere un’altra storica nomination agli Oscar per La vita davanti a sé del figlio avuto con Carlo Conti, no, con Carlo Ponti.

Se così fosse, fra la sua precedente caricatura, no, candidatura e quella che noi, italiani di razza, tifanti per lei, ci auguriamo che possa ottenere, sbaragliando una concorrenza agguerrita in cui primeggiano Frances McDormand e Vanessa Kirby su tutte, sarebbe intercorso un infinito tempo pari soltanto, perfino superiore, a quello trapassato, no, semplicemente passato dalla primissima nomination ottenuta da Henry Fonda per Furore al suo Oscar, decisamente troppo tardivo, per Sul lago dorato…

Perché C’era una volta il West e forse soltanto Claudia Cardinale, a quei tempi, poteva battere la Loren in fatto di sex appeal.

Dinanzi a loro, si rimaneva in silenzio come Charles Bronson. Impietriti, durissimi…

A essere sinceri, La vita davanti a sé non è un granché ma io mi sono emozionato a vedere la Loren in quest’intervista:

Così come mi emoziona, nonostante tutto, sapere che un uomo bruttino come Al Bano sia riuscito a conquistare, per tantissimi anni, il cuore di una donna magnifica, vale a dire Romina Power, figlia di un uomo a sua volta bellissimo, Tyrone.

Così come mi commuovo sempre a sapere che la loro figlia, Ylenia, forse si perse da Ragazza nella nebbia di Donato Carrisi

Chissà se è ancora viva, se Rust Cohle/Matthew McConaughey di True Detective avrà le palle per raccontarci la verità sulla sua tragica scomparsa.

Perché, checché se ne dica, questa è una delle scene più belle, più forti e più struggenti di sempre:

Al Pacino forse è più grande, più grintoso, più potente di Bob De Niro.

Forse David Lynch è il più grande regista di sempre.

Perché forse aveva ragione la sua ex, ex anche di Scorsese, cioè Isabella Rossellini. Quando disse che, con tutta la stima e l’amore possibile che possa valere, no, volere a zio Marty, David non lo vede neanche.

Sapete qual è la verità? È così.

Perché Twin Peaks: Il ritorno non è una serie televisiva. È il più grande, stupendo, impressionante film della storia del Cinema.

Basterebbero tre scene per definirlo, senz’ombra di dubbio, così. Il risveglio dell’agente Cooper, il finale e i titoli di coda di ogni episodio. Allora, sono più di tre scene?

 

di Stefano Falotico

 

Come Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, sono un fuoriclasse, fuori dal Calcio Inzaghi e compagnia “bella”


27 Jan

Magda Verdone Inzaghi01297108vit24vitt21

Mah, più che altro sono un uomo da Rinascimento.

Prefazione colta…

La felicità assoluta non esiste, esiste l’infelicità imperitura e la dura fregatura, vi entri in testa e anche altrove, ah ah

Lo so che non mi credete mai. E diffidate dalle mie profezie. Ma Nostradamus è stato un ciarlatano. Basta, gettatelo nella spazzatura. Così come il Papa, per ammodernare le sue prediche, dice che la Madonna è l’influencer di Dio.

Il signor Bergoglio dovrebbe non farsi influenzare, più che altro, dal rincoglionimento e non deve compiacere i giovani rimbambiti, adattandosi al loro linguaggio.

Giovani. Mah, parola grossa. Molti giovani, a trent’anni, sembra che ne abbiano cinquanta. Stanno al ristorante a discettare di Cinema andato e stracotto mentre quelli della loro età so di cosa discettano. Di cosa si dissetano. Di cosa s’informano, infornano da buone forchette. Lo so. Di vere bistecche al sangue! Sgranocchiate con condimenti di patate immerse in salse e tango, tanga e basta coi Manga. Come dico io, Manga come parli, sei fumettistico, tu invece artistico. Io amo amori rustici. Magnaccia, mannaggia, mangia questo, io sono il mago, lo vedi? Adesso sta qua e ora sta lì, sparito, tutto entrato, fornicante, piccante, al pepe. Spalmato e rosolato, fottutamente ficcato. In te inchiappettato.

Sì, i giovani sono degl’illusionisti del sesso. In verità, sono illusi e basta. Dai, consolatevi con un buon piatto di pasta. Ma quali carbonari!? È pronta questa carbonara o no?

Ah ah! Siete affamati, non mi fottete, di cose corposamente metafisiche ma allo stesso tempo trascendenti nel senso poco cristologico di saliscendi ascendenti per nottate paradisiache lisce e liquide. Forse solo insipide. Famelici di cose appaiabili, buongustai di cosce carezzabili per sinuose sinergie emozionali (s)fatte di scambi orgasmici, di simbiosi cronenberghiane, di pasti nudi eiaculati, sudati, spappolati, vivisezionati, di effluvi densi snocciolati in amori al cioccolato, sciolti, calorosi e accalorati, crepuscolari nel senso che, quando cala la sera, cola arrostito e arrossito nella serra e nella donnaccia terra terra è tutto un penetrar fiorito e ritto lo stretto di Gibilterra alla scoperta dell’America più saporita con la sua flora e la sua selvaggia vegetazione florida. Se la scopata con questa bagascia vi farà vomitare dallo schifo, potete assumere il Peridon. E il Lactobacillus.

Tu, cameriera, sai che sono esperto di amore latino? Dammi un bacinus e declineremo tutto in rosa rosae.

Oh, mia donna, sì, sono un selvaggio, ti offro una rosa, tu offrimi la tua rossa e pelosa, e arrossiremo cavernicoli come primitivi di clava e soprattutto bollente lava. Poi, lavati e dal cazzo levati. Ti chiami Rosaria e vai bene solo per il rosario.

Sì, il sesso è come scoprire l’acqua calda. Come no? Non vorresti dirmi che quella donna, apparentemente fredda e distaccata, sulle sue, al tintinnare dei miei occhi concupiscenti, bramanti e ardenti, in mezzo alle sue superbe gambe scintillanti non senta smuoversi un rovente oceano tremendo?

Senti che squagliamento, donna, squagliamocela. Squagliatela, prima che tu possa assaporare qualcosa di troppo grosso per la tua testa piccolina. Ah ah! Prendete invece quel babbeo e datelo… in pasto agli squali. Sono squali di Genova e adorano papparselo al pesto.

Oh sì, io non sbaglio mai. Non seguo molto il Calcio, dicono che faccia bene alle ossa. Non tanto però se ti spaccano, appunto, le gambe.

Tempo addietro, ad Agosto dello scorso anno, dissi che Pippo Inzaghi non era l’allenatore adatto al Bologna Football Club.

Mentre il venditore di mozzarelle, Joey Saputo, uno che a mio avviso non solo non sa niente di Calcio ma nemmeno ha saputo che non seppe neanche gestire il consorzio alimentare della sua industria casearia, rilascia video in cui mostra la pianificazione del nuovo stadio, io mi preoccuperei innanzitutto di questo triste stato da Serie B.

Ma non solo del Bologna. Sto parlando del vostro stato mentale. Ché quello statale è sempre più provinciale. Comunale. Sì, a forza appunto di ascoltare quell’idiota di Tiziano Ferro, in questa vostra umanità folcloristica di balli e baci da Giuda, inneggianti perpetuamente alla falsa felicità da new age della minchia, avete in verità perduto il vero piacere della (s)figa.

E, nonostante l’eclissi delle vostre vite oramai già defunte, comprate sempre più libri di meditazione orientale. Per consolazioni a buon mercato. Sì, donna, il fruttivendolo ha da offrirti la sua banana e tu spargi la sua crema rassodante sulla tua pelle di pesca. La dai al cocco e anche permetti al primo allocco col fisico a pera di sbucciarti la mela per dilettarti di balocchi e succhiotti.

Lo so. Sei una frustrata che beve il succhino. E ti consoli con sesso d’accatto per dimenticare una vita oramai tua andata nello squallido pompino. Basta! Ma quale palestra!? Ma che vuoi pompare i muscoli?

Inutile che tu stia a spomparti. Non t’incula nessuno.

Fidati, la verità è questa e non ce ne sono altre. O meglio, altre ci sono. E sono donne migliori.

Questo per dire, bambagioni, che la dovreste smettere di parlare utopisticamente di felicità e cazzi vari.

La felicità oggi c’è, domani no. La Serie A stava qua e a fine Maggio, forse Giugno, se tanto mi dà tanto, tanto lei me la da poco, prevedo una retrocessione assicurata.

Sì, la vita oggi è un’inculata data e domani ricevuta. Con tanto di scontrino fiscale. E dichiarazione dei redditi.

Caro Filippo Inzaghi, dopo le sue Samantha de Grenet e Arcuri Manuela, prevedo per lei un futuro nero. Abbia fede, non demorda. Spinga.

Vedrà che tutta la merda uscirà e ce la farà.

Noi non ce la faremo, non abbiamo i suoi soldi.

Poche pippe, io son come il cane della Disney, Pippo.

E ricordate: è meglio farsi una pippa che una con due rifatte poppe.

Quella vuole il calciatore. Non sa scrivere come me ma è acclamato dalla folla. La folla è follia!

Care quaglie, continuate pure a dar manforte a Quagliarella e vedrete come cadrete presto in una magra vitarella.

Per digerire, basta bere Acqua Vitasnella.

Mister, come la vedi ora? Nera? Anche prima, anzi, hai fatto sesso pure con le albine e le morettine.

Prof., hai fatto anche tu flop e plof?

E, dopo questa cagata, ancor più me la tiro.

 

 

di Stefano Falotico

Il satiro totoiano, la felicità non esiste


07 May

toto

 

 

Non so se avete ascoltato l’intervista al grande Totò di un giornalista dell’epoca, la trovate sul Tubo…

– È contento lei, oggi, Principe?

– Io? No.

– Perché?

– Perché ognuno ha la sua croce. Anch’io avrò qualche croce. Croci intime, croci che tengo nascoste. Che la gente non sa… Ma tutti le abbiamo.

– Certamente. Ma qualche volta lei potrà anche non essere triste, no?

– No, la felicità non esiste. La felicità non esiste, in nessun modo.

– È assoluto nel suo giudizio, Principe.

– Sì, sono assoluto. Nessuno è felicissimo.

– Non ha mai trovato, lei, qualche momento di soddisfazione particolare?

– Effimero. Di pochi momenti.  Di pochi minuti ma poi…

– Stiamo facendo un discorso piuttosto filosofico, vero, Principe? Uno strano discorso soprattutto se consideriamo che al di fuori dei finestrini ci sono gli ammiratori che si assiepano, che sono intenti a scrutarle sul viso, appunto, i segni della celebrità.

– Vedono l’attore superficialmente, vero? Non sanno quello che sta dentro all’attore.

– Lei pensa frequentemente a queste cose, Principe?

– Sempre, sempre.

– E non si dà mai un momento, diciamo così, di superficialità. Quei momenti, così, di riposo intellettuale che un uomo ogni tanto si deve concedere.

– No. Questo no. Io penso sempre. Sono un pensatore. Penso la notte, il giorno, sempre. E penso che in fondo NON SIAMO NIENTE NESSUNO.

– Non siamo niente nessuno?

– Nessuno. Nessuno è niente.

– Allora non vale lottare, Principe?

– No, vale il lottare per gli altri. Per rimanere… qualche cosa agli altri.

– Lei lascerà qualche cosa, Principe?

– Io no. Non lascio niente come non lascia niente nessun attore. Ché noi vendiamo delle chiacchiere.

– Principe, permetta un’obiezione, lei ha costruito tutta una particolare mimica, una particolare interpretazione, una particolare storia sua… personale.

– A che cosa serve tutto questo? Un falegname è più di me. Un falegname lascia una sedia che può vivere nei secoli. Io lascio le mie parole che, dopo una generazione, non se le ricordano più. Diranno chi è quello?… Cos’abbiamo lasciato noi, cosa lasciamo? Niente.

E a tal proposito leggetevi l’intervista anche della Fallaci in cui Totò disse…

Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.

 

Eh sì, Totò come tutti i grandi comici e clown era profondamente triste. Perché tremendamente realista, e dunque satiro, perché solo le persone realiste, vedendo la realtà nuda e cruda per quello che è, possiedono il dono magico del saperla sdrammatizzare e irridere con brio, retrogusto amaro, sano sfottò. Solo le persone illuse, i poveretti, pensano davvero che possa esistere una realtà migliore della nostra, abominevole e atroce. Allora sognano sempre che un giorno andranno su Marte e si emozionano per Interstellar, e poi guardano 2001 e si annoiano. Perché non è un film new age, è antropocentrico, è caleidoscopico e senziente alla nostra condizione umana. Di animali, qual purtroppo siamo, che fin dapprincipio s’illudono di essere altro, e s’imborghesiscono, aderendo a precetti e schemi mentali che anziché donarci libera felicità spesso ci reprimono e castigano in una dimensione angusta, carceraria, ove sediamo la nostra gaiezza per non scontentare il prossimo e dunque scontentare noi stessi.

Quante volte… sento dire, ah, guarda quel ragazzo, è sempre stato uno studente diligente, con la testa a posto, conoscitore di saggezze e piace alle ragazze. È fresco, simpatico, brillante. Ma che ne sapete voi invece di quel che è davvero quando, nell’intimità della sua scarna nudità, semmai soffre immensamente di non essere uno sciocco o un pazzo, così almeno non capirebbe nulla e godrebbe d’estemporanee idiozie?

Sì, oggi son andato da uno psichiatra, è qualcosa che oramai faccio di gusto e, a intervalli regolari, così come sono le pisciate diurne e anche notturne, vado in cerca di consolazioni futili, pagando fior di quattrini che persone diverse da me spenderebbero per un pompino o una lercia trombata con qualche battona.

No, non mi è di nessuna utilità recarmici. Ma non mi è nemmeno utile parlare della mia anima a gente che semmai respinge a priori ogni mia acuta riflessione, perché intenta a sollazzarsi in un beato, e io dico belato, porcile gozzovigliante al motto del lavora, scopa e non arrecar noie. Ché la noia è sintomatica di malinconia, e qui vogliamo rockeggiare di musica forse pessima ma scacciapensieri.

Prima di arrivare sul posto, dalla macchina ho filmato una bizzarra coppia vicino Porta Saragozza. Elemosinavano soldi e compassione agli automobilisti fermi al semaforo, inscenando uno spettacolino circense con loro acrobati che, terminati gli atti ginnastici, si avvicinavano, ballavano, si davano un bacio e quindi porgevano i rispettivi cappelli per ottenere gli oboli caritatevoli della gente miserevole, indulgente e pietosa.

Ma loro sono contenti. Fanno il loro gruzzoletto, rincasano a tarda sera, si cucinano pane e cicoria e poi selvaggiamente amoreggiano in grazia di Dio.

Al che, arrivo dallo psichiatra. Nonostante la mia maniacale puntualità, ho dovuto aspettare per proverbiali ritardi “professionali”. Prima di me c’era un signore, che a passo felpato e con sguardo già distrutto è entrato a “colloquio”. Lo psichiatra ha lasciato la porta dello studio aperta e io ho bellamente, da menefreghista puro, ho origliato.

– Io non mi riprendo più. Era un bellissimo ragazzo biondo, con gli occhi azzurri.

– Sì, quindi lei è omosessuale?

– No, che ha capito. Mi era tanto caro. Quasi quanto lei. Bellissimo e infatti doveva vedere che pezzi di gnocche che gli ronzavano. Poi ha cominciato a drogarsi, non ha saputo controllarsi e un giorno mi hanno chiamato… e ho visto il lenzuolo, un lenzuolo come quello della Sacra Sindone, che avvolgeva il suo corpo. E da allora… che tragedia!

– Capisco. Deve essere terribile perdere una persona cara.

– Capisce? Era pieno di donne.

– No, scusi, si spieghi meglio. Che c’entrano le donne?

– Sa, io a parte mia moglie non son mai piaciuto molto alle donne. Ma lui era sangue del mio sangue!

 

Sì, la grande tragedia di quell’uomo non era la morte di quella persona, che non ho capito se era suo figlio o suo nipote, ma il fatto che quel ragazzo, essendo morto, non potesse più godersela…

Quello che io definisco transfert sessuale. Lo fanno in molti, la maggioranza a dire il vero. Molti genitori proiettano ai figli le loro aspirazioni, che non sono altro che i loro desideri mai realizzati. Allora vogliono che il figlio diventi avvocato non perché vogliano davvero la felicità del figlio. D’altronde, a mio avviso, un avvocato può fare molti soldi ma campa sulle disgrazie altrui, e quindi solo se possiede un cuore di pietra può essere soddisfatto. E via dicendo.

Quello che credo è che le brave persone lo prendono prima o poi nel culo. Perché troveranno sempre un figlio di puttana che li fotterà. Questo vale anche per le puttane. Ma molte puttane, le più a dire il vero, lo prendono anche in un altro “posto”. Comunque loro sono contente. Non fanno sconti a nessuno.

Ieri pomeriggio invece una donna mi ha espresso il desiderio di conoscermi. E io le ho chiesto se la voglia… d’incontrarmi era adducibile, dico adducibile, alla semplice motivazione che volesse scoparmi.

Lei mi ha risposto con grande onestà… – Perché no?

E io: – Solo questo vuoi? Una botta e via?

– Sì, perché no?

– Perché no. E poi le ho scritto vai a dar via il culo.

 

Sì, d’altra parte cosa resterà di me, una volta morto. Sono la persona, credo almeno in Italia, con più libri pubblicati. Tra selfpublishing, saggi monografici, eccetera, saranno più di una cinquantina di titoli. E mi piace recensire i film. Leggere degli ottimi libri.

Ma, si sa, agli occhi della gente sei valutato solo se guadagni ventimila euro al mese e se hai un lavoro “normale”. Altrimenti sei un mezzo demente.

 

Ho detto tutto. Cosa lascerò? Niente. Perché una modella su Instagram è più di me. Le basta mostrare il suo deretano per essere “seguita” da milioni di persone. Quando si dice che la vita è una questione di c… o. Il teorema è lapalissiano. Solo un ritardato non lo comprenderebbe.

Sì, molta gente non ha mai studiato, si presentava solo alle lezioni per timbrare il cartellino, poi passava il tempo a prendere appunto per il culo i paraplegici, i diversi, i froci, come dicono loro, le persone con una spiccata sensibilità, le persone particolari.

Ma avevano ragione loro. Mi scopriranno da morto. Ma sarò già bello che sepolto.

Al che lo psichiatra mi dice:

– Sa, credo che lei sia gravemente depresso. Sbaglio?

– Se per lei grave depressione significa vedere la vita per quello che è, sì, mi curi. Domani voglio essere uno stronzo qualsiasi. E sbatterlo al primo che capita per fargli capire che sono uno ce l’ha grosso. E che sa sfondare…

di Stefano Falotico

Giornata mondiale della felicità, discorso primaverile di un uomo bukowskiano


20 Mar

Barfly Rockwell Tre manifesti

Certe persone non impazziscono mai. Che vita orribile devono vivere.  

Attenti a quelli che cercano continuamente la folla, da soli non sono nessuno.

A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro.

Sai, molto tempo fa cercavo di combattere la felicità; mi dicevo: chiunque è felice ha qualcosa di sbagliato, pensa in un modo distorto. Oggi non lo faccio più, e mi dico: se è possibile essere felici, lo sarò. Non farò il difficile e anche se non sarà la felicità perfetta non farò lo schizzinoso. Mi prenderò tutta la felicità che posso prendere.

(Charles Bukowski)

 

Sì, il BUCOSCO è come me. In passato, amavo i film afflittivi, più erano film disperati e tristi, con tragedie familiari e affini, con storie di traumi e uomini folli, più pagavo il biglietto e mi accomodavo in quelle trame poco accomodanti, accondiscendo il mio umore di merda. Uscivo dalla sala più triste e tristo di prima, e pensavo che Leonard Cohen fosse un genio. Poi, scoprii che la sua Nevermind l’hanno messa nei titoli di testa di quella porcata di True Detective 2, e mi hanno ricoverato perché diedi in escandescenza. C’è da dire che anche la canzone omonima dei Nirvana fa cagare, è roba buona per adolescenti col pensiero della fighella ochetta e, non riuscendo a strapazzarla, fanno i pazzi di lamenti patetici. Il Grunge, una delle grosse stronzate dello scorso secolo. Vedevi questi giovinastri coi jeans stracciati e poi erano figli di papà che amavano i film di Joel Schumacher. Ma andassero a farselo dare nel culo.

Sì, per molto tempo ho pensato che essere felici fosse una colpa, e mi davo dell’impostore da solo. Sì, perfino quando mi masturbavo non ero felice. Sia durante i “preliminari”, quando dovevo cercare il materiale per la sega, e c’era l’imbarazzo della scelta, così m’incagliavo di stress disumano, non sapendo su quale figa “optare”, sia nella pratica, ché dovevo alle volte accelerare perché avevo sempre paura che qualcuno potesse bussare alla porta. Il dopo poi era devastante, non avevo risolto un beneamato cazzo, e dovevo aspettare almeno un quarto d’ora per tirarmene un’altra. Sì, una vita moscia…

Credevo che sverginandomi me la sarei goduta finalmente. Non andò così. Sì, il “fattaccio” avvenne, ma la tipa capì che preferivo farmi le seghe. Almeno non dovevo rendere conto a nessuno dei tempi e della durata.

Poi, pensai che trovare un lavoro rispettabile significasse ricevere la stima e l’approvazione della gente, ma scoprii che molta gente ricchissima, che non fa niente dalla mattina alla sera, ti tratta da prostituta se ti fai il culo.

Quindi, pensai che scrivere le mie emozioni potesse dare qualcosa alla gente. Entrar in empatia con altre persone che la vedevano come me, e poter condividere le mie gioie e i miei dolori. Ma compresi che quasi tutti tifano per la Juventus, e compresi che i miei libri sugli sconfitti, gli oppressi, i rinnegati, gli emarginati, venivano usati solo per asciugare il sudore a calciatori miliardari.

Dunque, mi rimisi in forma e diventai bellissimo. La gente invidiosa mi diede della puttana perché piacevo alle donne, e caddi in depressione. Al che, assunsi dei farmaci che non me lo facevano più tirare e presi su dei chili. Tutte quelle ore di flessioni non erano servite a niente.

Perciò, fratelli, nel dubbio fottetevela! Ah ah.

Perché la foto di Rockwell? Sì, in quel film è un ottimo cazzoncello, che sbanda e poi rinsavisce.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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