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Il corteo funebre per Raffaella Carrà e i cortei festosi per la vittoria dell’Italia agli Europei – La grande bellezza e le domande non sono mai indiscrete di Per qualche dollaro in più


07 Jul

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Prefazione – Il grande Lebowski è Il lungo addio di Robert Altman rielaborato in forma delirante, soprattutto esilarante

Ultimamente, cioè negli scorsi giorni, ho ricevuto, no, ricevetti (sì, il passato remoto dà un tocco di memorabile epicità in più) una splendida recensione in merito al mio folle, visionario, goliardico e al contempo cupo libro intitolato Bologna HARD BOILED & l’amore ai tempi del Covid. Di cui presto sarà disponibile la versione audiobook su Audible. Circa sette ore di recitato del Falotico stesso. Sbizzarritosi in tutte le accentazioni e imitazioni possibili e immaginabili. Con tanto di emulazione di Lino Banfi!

Ah, il nostro immaginario. Siamo dei luminari o viviamo sotto la luce d’un vecchio lampadario?

Siamo allucinati, allampanati o soltanto pigri come dei dromedari? Non lo so. Ecco la mia risposta, à la grande Lebowski, a tutto.

Secondo le testuali parole del recensore:

Lo stile è tentacolare con episodi spesso sconnessi su Bologna, cinema, pandemia e vita in generale. Più che il flusso di coscienza descritto nella sinossi, sembra un cut up dadaista la cui fonte è probabilmente l’opera dell’autore stesso (in particolare la critica cinematografica, che ispira i momenti migliori). Evocativo quanto basta anche se non si lascia apprezzare per originalità. Solitamente però di questi deliri un po’ alla Burroughs non se ne vedono molti e ciò è a vantaggio dell’autore. Da leggere anche solo per la curiosità che esprime il titolo… che in verità nulla ha a che fare con lo stile Hard Boiled che conosciamo (da Chandler a Leonard), avendo quest’operazione un timbro lirico preponderante (e dunque troppo spesso si lascia trascinare dalla suggestività delle parole, nonché dei calembour), ma è proprio questo “raggiro” a fare lo stile.

 

Recensione alquanto erudita, leggermente editata, dunque corretta e adattata nel formato Garamond. Cioè quello che va per la maggiore nei libri di classe. Sapete cos’è il testo giustificato? Cosa? Avrei dovuto scrivere… che cosa sia? Basta coi congiuntivi e con le vite al condizionale.

In Bastardi senza gloria, a un certo punto, Brad Pitt/Aldo Raine dice: se vorrei…

Ahia! Fatto sta che, se non sapete nulla, sarete comunque giustificati. Anche cassaintegrati.

Ebbene, per molti anni fui un assente ingiustificato dal mondo e vissi un po’ alla Jeff Bridges/Lebowski.

Dormendomela non poco, leccando gelati a tutt’andare, scolando White Russian a non finire mentre i miei coetanei, dietro il paravento e la giustificazione, per l’appunto, della maschera socialmente utile, detta altresì e più volgarmente vita da paraculi finto studenti ipocriti e falsamente salutisti, invero marci drogati, dopo aver scaldato il banco, anche i bagni, nei licei classici… dicevo… mi sono perso un’altra volta.

Voi vi perdeste al cinema tutti i film dei fratelli Coen? Sì, sicuramente siete dei malati di mente. Andate precocemente pensionati, in quanto dalla nascita invalid(at)i. Ecco, una persona che non ama i fratelli Coen è pervertita come Jesus Quintana/John Turturro.

E, se verrete in contatto con me, dicendo perfino che Ladykillers è il film più brutto dei Coen, potrei anche darvi ragione ma, se aggiungerete che La ballata di Buster Scruggs è un’opera minore all’interno della filmografia dei fratelli genietti succitati, a mo’ di John Goodman, vi urlerò, parafrasandolo:

– State per entrare in una valle di lacrime, in una valle di lacrime.

 

Poi, vi interrogherò e sotto torchio duramente vi metterò:

– Parlatemi di Arizona Junior. State zitti? State facendo scena muta. Questo è il tuo compito, Larry? Questo è tuo, Larry? Questo è il tuo compito, Larry?

 

Capitolo 1 – Non ci sarà il capitolo 2, avete capito? Non avete capito? Volete che io ricapitoli? Oppure che di nuovo capitomboli nella tomba, sperando di salvarmi la vita con la Tombola?

Ebbene, Alberto Tomba stava/stette con Martina Colombari. La quale sta da anni con Costacurta.

La morale della fav(ol)a è questa: da quando Martina lasciò Alberto, Alberto non vinse più nulla, girò Alex l’ariete e rimase cornuto. Può succedere. Comunque, ebbe lo stesso un gran culo. Sono cinico? No, sono un grandioso romantico. Infatti, la mia lei vuole sempre appurare se, quando non possiamo vederci, io sto vedendo un film dei Coen oppure stia vedendo qualcos’altro… E ho detto tutto.

Raffaella Carrà nacque a Bologna. Il suo vero nome all’anagrafe fu Raffaella Maria Roberta Pelloni. Vollero che i giocatori sia dell’Italia che della Spagna, prima del fischio d’inizio della semifinale degli Europei di Calcio che vide tali due squadre rivaleggiare per la finale, esibissero il lutto al braccio. In quanto Raffaella ebbe molto successo non solo da noi ma anche nella penisola iberica. Non esageriamo, adesso. Già esagerarono coi funerali di Stato a Mike Bongiorno. Raffaella era molto brava, bella da giovane, divertente e autentica. Da qui a definirla, però, grandissima artista, ce ne passa. Comunque, ne La grande bellezza, che Raf! Chi? Il cantante?

A far l’amore comincia tu…

 

Capitolo 2 – Ho mentito, c’è, anche Dio, anche Jep

– Colonnello, ma tu… sei mai stato giovane?

– Sì, e anche incosciente come te… fino al giorno in cui mi accadde un fatto che mi rese la vita estremamente preziosa.

– Quale? Forse, è una domanda indiscreta?

– No, le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte.

(Clint Eastwood & Lee Van Cleef from Per qualche dollaro in più).

 

Comunque, non sono Jeff Bridges de Il grande Lebowski. Sono quello de Il grinta. Ah ah. Anche il cugino di mia madre si è ammalato, si ammalò gravemente di Cancro. Dopo essersi curato da quello alla gola, tardivamente i medici gli hanno diagnosticato/diagnosticarono un tumore incurabile al fegato. Amici, si può morire anche domani. In questi anni, ho visto andare via tanta gente. Appena arrivo io in un locale, la gente mi chiama Il Principe. E tutti: – Servigli da bere. Offro io.

Non penso che l’Italia meritasse di vincere e non credo di meritare tutto quest’affetto e questa stima esagerata e sproporzionata. Ma la gente mi dice, a mo’ di Van Cleef col Biondo: – Te lo sei meritato.

La stessa persona che mi ha scritto la recensione del libro, su YouTube, mi ha scritto che non sono uno scrittore e critico particolarmente originale ma sono un artista. Cioè, sono molto più grande di un semplice scrittore e critico come tutti. Che dicono e fanno, scrivono le stesse cose. È un complimento enorme. Ha capito che la mia “follia” è stupenda, unica, irripetibile. Magica e poetica. Ed è questa che mi permette di non essere uno qualsiasi. Sto piangendo.

 

di Stefano Falotico

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Non si scherza con Jesus/Turturro, si scherza eh, poiché John è come il grande Guglielmo


29 Mar

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Eh sì, sono sempre più simile anche al mitico John.

Attore di una versatilità pazzesca. Capace di essere amico di Scorsese, di Spike Lee, dei fratelli Coen, il mitico Jesus Quintana, uno dei cammei più straordinari della storia del Cinema.

Ed è stato bravissimo in The Night Of, superandosi ancora con Il nome della rosa.

Sono molto simile a John, passo dalle monografie su John Carpenter ai libri erotici, vado di palo in frasca, mica come voi che vi nascondete tra le frasche, ah, state freschi, so giocare a bowling, in tutti i sensi, sono un po’ alla Johnny Depp e un po’ come Buster Scruggs.

Sparatevi questa video-recensione.

Come John, ho origini mezzo pugliesi e mezzo della Basilicata, son nato a Bologna e ho fatto l’amore da Trieste in giù.

Leggo Umberto Eco e anche James Ballard, guardo un film francese e poi amo una thailandese.

Insomma, non si scherza con il Genius.

Ah ah. Sono un trasformista.

Alla prossima, amici.

E fate meno i bastardini. Eh eh.

 


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Il Genius-Pop è come John Turturro/Jesus de Il grande Lebowski #joker #jesúsquintana #thebiglebowski #johnturturrofanclub #joelcoenandethancoen

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di Stefano Falotico

Proposte allettanti ma non andrò, alla fin fine, al Festival di Venezia


02 Aug

Fratelli Coen

Sì, scrivo per una rivista di Cinema e mi sta dando enormi soddisfazioni rendere pubblico il mio sapere sulla Settima Arte. Non sono infallibile, e nemmeno vorrei esserlo. Ho le mie pecche, le mie lacune ancora da colmare, tantissimi film che non ho mai visto e tantissimi che, spero, se la salute sarà dalla mia parte, di poterne vedere in questa mia vita che m’ha riservato delusioni immani, cosmiche e tragicomiche, ma anche deliziose sorprese, attimi di slancio e vitalità poderosa, talmente esuberanti da far quasi spavento.

Non sono perfetto, anzi, sono lontanissimamente lontano dalla perfezione. Ma la perfezione non fa parte dell’essere umano, che talvolta esonda, dà in escandescenza, s’infuria, s’adonta, iracondo vien schienato e, umiliato, s’adombra. Cadendo in stati depressivi incommensurabili in cui, per non soffrire troppo, auto-ingannandosi, tante frottole si racconta.

Mi affido alle mie risorse che, vi garantisco, ci sono eccome, navigando come un dannato in quest’esistenza giammai doma. Fatiscente, sull’orlo del crollo nervoso e quindi di nuovo miracolosamente in piedi. Che avrei da raccontarvene, ma in fondo a chi mai frega delle vite altrui? Presi, come siamo, dalle nostre ambizioni spudoratamente ciniche, da competitivi arrivismi frivoli, da baciamano ruffiani per accaparrarci la simpatia del prossimo e, così facendo, rinneghiamo la parte vera e romantica di noi. Affiliandoci a una prostituzione di massa che, sappiate, col tempo scontenta e lascia esangui, moralmente svuotati, in balia di emozioni vanesie e superflue. E dimentichiamo di esser nati unici nelle nostre personalità, forse respinte, ostracizzate e schernite, ma pur sempre nostre e indivisibilmente non biunivoche. A volte, sono profondamente empatico e mi commuovo, ci sto male se qualcuno a cui tengo soffre e si dispera, altre volte son troppo preso dai miei casini personali per poterlo alleviare, consolare o dargli una mano. Non che sia egoista, ma debbo badare anche a me. E mi sono accorto, con costernante rammarico, che quando ho bisogno io di un aiuto nessuno risponde alle mie richieste mentre, contrariamente, appena mi è possibile, io son a lui presente. Ed è un gioco sleale e traditore che mi sta sfiancando. Ma ho tanti difetti, sono un peccatore come tutti. È capace che per due mesi sia ascetico e contempli gli uccelli fuori dalla finestra che amoreggiano discoli e birbanti con le loro passerone, in altri periodi mi scalmano e le mie energie son talmente tante da soffocarmi. Perché non si creano, con chi mi sta accanto, le istanze e le sinergie giuste, il feeling per un reciproco rispetto e una stima disinteressata e amorevole.

Ma ho deciso. Anche quest’anno non andrò al Festival di Venezia. Il programma in calendario è uno dei migliori di sempre, e tanto mi stuzzicava, debbo ammetterlo impietosamente, l’idea di poter vedere il nuovo esperimento dei fratelli Coen.

Quest’anno, inoltre, potrei avere addirittura l’accredito stampa e risparmiare un bel po’ di soldini. Tanti davvero. Ma è tardi per organizzarmi, gli alberghi costano un occhio della testa e dilapiderei in solo undici giorni i miei bei risparmi. Tanto i film proiettati al Lido prima o poi escono in sala e saranno distribuiti. Certo, potrei vederli in anteprima, ma al momento sono occupato da altre cose.

E voglio stare un po’ in pace, auscultando il mio cuore, fra attimi di sublime poesia, momenti in cui rincitrullisco e altri in cui non più m’inibisco.

Eppur va, insomma, ah ah, tra un film con Gary Oldman e un’altra botta, presa, data, ricevuta, incassata, forse solo incazzata.

Ho imparato a non giudicare dall’apparenza. Prendiamo appunto questi due. A vederli così sembrano due idioti, due cessi d’uomini. Non sempre, a mio avviso, hanno azzeccato il film giusto, ma preferirò sempre i Coen a un paio di puttanazze.

A quanto pare, nel cast di The Ballad of Buster Scruggs vi è anche Liam Neeson. Che uomo!

di Stefano Falotico

Brad Pitt, 54 anni e non sentirli, Falotico, 38 e sentire molto di più


19 Dec
TWELVE MONKEYS, Brad Pitt, 1995

TWELVE MONKEYS, Brad Pitt, 1995

Ebbene, nello sfacelo di quest’umanità piccolo-borghese che si aggrappa ai divi di Hollywood per proiettare i propri sogni, i sogni di una vita spesso tediosa, morbosa, nell’immaginario loro stesso di una grandeur dell’anima che invero non posseggono, essendone scevri per cattive abitudini quotidiane di esistenze insulse, ieri, o l’altro giorno, scusatemi per l’imprecisione di ciò che considero appunto un’inezia ridicolissima, in molti, senza battere ciglio e gustando le sue sopracciglia, hanno festeggiato il compleanno di Brad Pitt, l’uomo che incarna la plastificazione più spudorata dei desideri “proibiti” delle donne di mezzo mondo e al quale i maschi effeminati lanciano sguardi di ammirazione, volendogli somigliare per avvenenza e sex appeal.

Col tempo, costui pare che si sia guadagnato anche l’allure di attore “bravo”. Certo, quando si ha lo star power è più facile “imbroccare” strade professionalmente e anche artisticamente più appaganti e blasonate. Da qui le collaborazioni coi fratelli Coen e con Tarantino, tanto per citare due nomi a caso. E così è capace che sfiori anche l’Oscar con la tua arte di vincere…

Io non ragiono in termini attoriali, lungi da identificarmi semplicemente con chi recita una parte, più facile che possa riconoscermi nei personaggi incarnati e trarne “materia di visione” emozionale per esplorare con più doviziosa arguzia il mio inconscio e le immaginifiche traiettorie, oggi crepuscolari e domani fulgidamente malinconiche, del mio cuore sussultante in perenne mutare ed evolversi, e in questo sviscerarmi “allo specchio” rinvenire empatie psico-percettive col e nel “corpus” metafisico che è l’attore, nella sembianza della sua apparenza ingannevole eppur fascinosamente stuzzicante.

Lungo e periglioso discorso che andrebbe, con più profonda oculatezza, eradicato.

No, Pitt non appartiene alla mia gamma psico-emotiva e, sebbene tenti ogni volta d’instaurare un rapporto con lui, questo tentativo di avvicinamento fallisce miseramente, perché non scatta quell’automatico, istintivo simpatizzare “a pelle” con un uomo così remoto dal mio modo d’essere.

Se si scorre la sua filmografia, certamente, va detto che negli anni il Pitt è notevolmente cambiato e si è evoluto, assicurandosi, come già detto, anche gli applausi e l’approvazione degli spettatori più esigenti. Ma, sostanzialmente, nonostante si sia abbruttito e anche cosparso il corpo e la faccia di cicatrici, rimarrà sempre quel bambolotto-toy boy di Thelma & Louise.

Posso farmi attrarre dalle sue movenze feline e dai suoi occhi languidamente azzurri quando il mar celeste dei miei sentimenti vira e veleggia in un sentire femminile, quasi da gay che può venir “turbato” anche eroticamente dalla biondezza del suo Bronzo di Riace platinato di Troy, ma poi mi ricompongo e ci rido su.

Sì, Brad Pitt è quella “meraviglia” virilmente ambigua che fa felici i turbamenti inconfessabili delle donne dai gusti standardizzati e da copertina, e gli uomini che puntano quasi tutto sull’apparenza più sfrontata e superficiale.

Al che li vedi scherzare in qualche tavola calda, col mojito in mano e l’occhiolino da persone che si credono i George Clooney di turno, sì, e si atteggiano a essere amiconi dei piacioni.

Ma le loro vanità finiscono in una bolla di sapone, “frizzante” quanto bersi la vita in maniera insana e carnascialesca.

E, rabbrividendo, mi tengo le mie profetiche “follie” da Esercito delle 12 scimmie.

 

di Stefano Falotico

“Inside Llewyn Davis, Teaser Trailer


04 Jul

Genius-Pop

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