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In tempi di Draghi, ci vuole il Drugo per ripristinare il mondo a Cinema, fumetti e anime purissimi/e da Ken il guerriero pulitissimo


05 Feb

lebowski bridges

Sì, a Bologna, quando una persona è prodigiosa, gli si dice: , ma lui lì è un drago.

Di mio, so che il vicino di casa di mia nonna, nella sua casa oramai abbandonata a sé stessa, ubicata in una zona brulla e remota dell’entroterra d’un paesino in provincia di Matera, di cognome faceva Dragonetti. Uomo forse non angioletto eppur carismatico dal fascino meridionale come un Al Pacino nostrano della Lucania con tanto di Amaro Averna, il gusto pieno della vita della moglie che si divertiva con gli amanti più calorosi di una vodka ad altissima temperatura, zuccherandoli dall’essere cassaintegrati mentre il Dragonetti, incassando altre botte al fegato, amaramente cantava con Domenico Modugno, forse oggi coi Negramaro. Ecco, in questi tempi bui ove nemmeno Rust Cohle/Matthew McConaughey riesce a sperare nella luce contro le tenebre, necessitiamo di una nuova stella di Hollywood? No, di una star dell’Orsa Maggiore a mo’ di Ken il guerriero. Epicamente “siglato” da Claudio Maioli. Uomo che, alla pari di Cristina D’Avena in versione virile su voce da Kickboxer à la Vandamme canoro, energizzò le nostre infanzie pronte a slanciarsi, dopo una torbida pubertà, in un’adolescenza che sognammo foriera di vitalità e godimenti lontani da vetusti schemi della “didattica a distanza” figlia d’adulti tromboneschi e oramai, da tempo immemorabile, spenti e depressi. Gente, invero, trombata e secondo me anche poco trombante, insomma, arrogante e impotente. Gente che, evidentemente delusa anzitempo, s’arrogò il diritto di volerci intenerire e incenerire al fine che, di rughe precoci e di panze piene veramente atroci, passassimo il tempo a giudicare come Mara Maionchi. Assoggettandoci al loro XFactor atto a far sì che ci accor(p)assimo ai loro deperiti corpi, cuori e cori marci e putridi. Sì, esigo la giusta recensione, no, la regressione alla Ferdydurke. Opera letteraria davvero capolavoro di Witold Marian Gombrowicz. Sì, in un mondo imbarbarito ove la gente invidia, a mo’ di Iago, Mario Balotelli perché non è Otello ma stette con una di grosse t… te, ovvero Barbara Francesca Ovieni, la quale gli diceva… Mario non essere amletico, o vieni oppure andrò con Riccardo III che è storpio ma ha voglia e infatti urla… un cavallo, il mio regno per un cavallo e per una donna come Barbara, una cavalla che sa le gambe accavallare, ecco, io scazzai tutto e, nelle rughe, no, righe venute prima di Mario, non poco cazzeggiai. Ci vorrebbe Renato Pozzetto di Da grande per rivedere la vita con purezza totale, senza nemmeno scoglionarci con atti impuri. Ora, secondo Federico Frusciante, famoso critico YouTuber, David Bowie fu una put… na di bassissimo bordo mentre i Queen lo furono come Theresa Russell di Whore.

Secondo le grida popolari da arrotini e da personaggi circensi, da cretini, da venditori di castronerie da pere cotte, sì, da peracottari e, un tanto al chilo, qualunquisti imbonitori da mercato ortofrutticolo, emesse con sfacciataggine da Oscar da tali tuttologi fantomatici del web, Brian May non fu un chitarrista mentre i sedicenni del Conservatorio avrebbero un’estensione vocale maggiore rispetto a quella di Freddie Mercury. Queste idiozie fanno più paura di Freddy Krueger. Secondo me, questa gente è come Gene Hackman de Gli spietati. Quello sceriffo, nel suo rione, dettò legge. Propinando maieutica e “cultura” cinematografico-musicale ma non entrando però mai realmente in azione a mo’ di Amleto che perennemente delira imperterrito, non sempre a torto comunque, teorizza complotti su Netflix e scambia Clive Owen per Owen Wilson. Ah, sono comunisti così come Mario Brega di Un sacco bello, si capisce, incorruttibili mentre chiedono ed elemosinano soldi per recensioni da capitalisti deplorevoli. Ecco allora che qualcuno s’identifica in Gian Maria Volonté. Io credo di essere Marco van Basten. Cioè il centravanti più forte di sempre a cui spezzarono le gambe semplicemente perché quando scendeva in campo distruggeva chiunque. Ah no? Ecco, io non sono un uomo normale. È risaputo. Infatti, colpi come quelli di Mario, no, Marco, peraltro immarcabile, li possono eseguire tre persone, vale a dire Uma Thurman di Kill Bill vol. 2, Ken il guerriero e una persona su cui sarebbe stato meglio non comportarsi come i David Carradine di turno. Sì, i miei sono sfrontati affronti da William Munny, il revenant per eccellenza. Silenzio adesso, parla il Maestro. Se non vi sta bene, chiedetemi chi sia e come sarà Cry Macho e ve lo dirò dopo averlo visto. Ah ah.

di Stefano Falotico

SACHA BARON COHEN comeback – Un genius, ma chi è/sarà costui? Mandrake? Si fa presto a dire pirla o solo BRUNO


28 Oct

Sacha+Baron+Cohen+BAFTA+Los+Angeles+Tea+Party+2fHfqg5ciiyl

No, non è un libro di Paolo Rossi. Il comico-cabarettista, non il centravanti omonimo che rifilò tre goal al Brasile nei mondiali di Calcio dell‘82. Ovvero, colui che fece piangere il grande Falcao.

Di mio, feci pena come Sylvester Stallone di Over the Top. Ma, essendo stato soprannominato come lui, Falco, feci piangere anche ogni bullo, Bull Harley e Robert Loggia di turno…

Eh sì, lo sapevate che sarei tornato in splendida forma alla pari del mitico Sacha Baron Cohen.

Quest’ultimo apparentato con altri due fratelli, come lui, geniali. Che sarà però presto, se saranno rispettati i pieni delle riprese, a prescindere dall’invalidante Covid-19, che ha messo in quarantena molte produzioni hollywoodiane in atto, per meglio dire work in progress, sì, immantinente sarà Mandrake, celeberrimo illusionista, forse più esperto di me e dello stesso Cohen, di sparizioni. Diretto da suo fratello (non lo è), ovvero Etan Cohen. Da non confondere con Ethan Hawke e naturalmente con Ethan Coen.

Di mio, fui malinconico come Leonard Cohen. Ma, personalmente, non amai mai me stesso, si chiama disistima. Non amai però neppure giammai una donna facile… da shopping di Coin.

Il famoso detto, in yoga, no, in voga specialmente a Bologna, ma chi sei Mandrake, riferito a una persona pazzesca capace per l’appunto di giochi da The Prestige superiori a ogni bischerata di Christopher Nolan e di David Copperfield, orfano di Charles Dickens, oppure ex assai invidiato di Claudia Schiffer, non è nulla in confronto alle nostre riapparizioni.

Sì, Sacha si perse in molti yacht con donne forse u po’ mig… tt’ come Elisabetta Canalis, cazzeggiando non poco. Sicuramente meno di lei, ah ah.

Fu, forse dalla stessa Elisabetta, annegato nel mare della più abissale perdizione. Affogando nell’oblio del dimenticatoio e annaspando in una carriera in apnea.

Ma, con un colpo di reni maggiore dello stacco di cosce della Canalis, riaffiorò a galla da vero gallo cedrone dopo tante limonate con questa donnona da aperitivi e mille passioni da peperina, riemergendo dalla sua stessa sommersione, probabilmente nell’ex di George Clooney, di Bobo Vieri, sinceramente di mezza Italia da Riccione sino allo stretto di Messina. Con molta più attendibilità, amata da mezzo mondo, credo anche da S. Berlusconi…

Be’, che dico? Mi comporto in maniera provocatoria come il personaggio strepitoso incarnato da Baron Cohen ne Il processo ai Chicago 7?

No, non credo che rappresenti oltraggio, forse ortaggi, alla corte e a Frank Langella il definire la Canalis una bella damigella, una vera principessa sul pi… llo.

Sì, in passato ebbi molta iella e consolai le mie depressioni a mo’ di Nanni Moretti di Bianca, leccando molta Nutella, sì, solo quella.

Fui persino bullizzato a mo’ del figlio di Tommy Lee Jones di Nella valle di Elah. Ma sono o non sono un gigante? D’altronde, buon sangue non mente. Mia nonna materna, purtroppo morta, di cognome faceva David…

Comunque, cara Canalis, le gambe della Gabriella Golia dei temp(l)i d’oro, ah che dea, non si battono.

Datti a Polifemo e lascia stare Ulisse. Però, oh issa, per te onestamente a tutti gli uomini, anche coi talloni d’Achille, r… za. Sì, mi smarrii in un’Odissea ma grazie al mio intuito fenomenale e magico, ah ah, riuscii a recuperare le mie memorie perdute da Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days, film odiato a morte da Nanni Moretti di Aprile, ritrovando la mia giovinezza smarrita e, a tutt’oggi, non dimostrando le mie 41 primavere.

Forza su, Baron Cohen è un genius mai visto.

Di mio, posso ripetervi, eh sì, voi dovete prendere ripetizioni da me, che i miei genitori e i miei amici contattarono la redazione di Chi l’ha visto?

Sì, tutti pensarono che fossi un ragazzo perso. Poi, riapparvi e stupii chiunque:

Et voilà, come per magia, rieccomi qua. Visto? Ah ah.

 

Sì, credo che Vasco Rossi, eh già, possa io accusare di plagio, eh eh.

Sì, Baron Cohen ebbe una relazione con la Canalis. Vasco, invece, con la d’Urso.

Secondo voi, infatti, Toffee chi è?

Tornando invece a Berlusconi, anche lui ebbe una relazione con Barbara. All’anagrafe Maria Carmela… Non le dedicò però nessuna canzone. Cantò piuttosto con Mariano Apicella.

Nanni Moretti invece fu Michele Apicella. E, sempre in Aprile, urlò a D’Alema:

– Di’ qualcosa.

 

Ecco, dopo essere per l’appunto scomparso dal mondo… be’, non esageriamo, fui una comparsa, ricomparvi.

Oggi come oggi, ho molti libri all’attivo. Non sono un anarchico ma, alla maniera dello stesso Cohen del film di Aaron Sorkin, sono un attivista.

Insomma, mi sono riattivato. Anche sessualmente. Avete qualcosa da dirmi? Volete fare obiezione?

Di mio, fui anche obiettore di coscienza, sì, anche di cosce. Volete che vi sia obiettivo? Obiettai troppo, perfino balbettai, blaterai e brontolai. Fui esageratamente serioso.

Se avessi fatto veramente lo scemo come Baron Cohen in Bruno, sarei stato preso più seriamente.

Sì, se sei una persona sempre seria, cioè ipocrita, nessuno ti prende per il culo. Se invece ammetti di essere depresso a morte, nessuno ti dà credito. Di mio, sì, leccai molta Nutella ma non leccai nessuno/a pur di arrivare…

Nessuna donna me la diede, inoltre. Per forza, non incontrai neppure Donatella Raffai di Chi l’ha visto? Ah ah. La Raffai fu una racchia ma vista.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma, senza fronzoli e c… zi vari?

Sacha è uguale a me. Vorrei che non fosse così. Invece lo è. Cohen rifiutò la parte di Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody. Bravo, non sarebbe stato credibile nella parte di un gay. Non sono comunque omofobo, non fui mai davvero social-fobico, sono un Falotico.

Sì, i giudici che, per l’appunto, “politicamente” mi vollero colpevolizzare criminosamente prima del tempo, alla pari di Frank Langella, sono inqualificabili.123067786_10217772966658750_265569664649927255_o

 

di Stefano Falotico

Alla fine… se dovessi schizofrenicamente identificarmi in una rockstar, tra Freddie Mercury, John Lennon, Mick Jagger, Kurt Cobain, Jim Morrison, Bruce Springsteen e David Bowie, sceglierei sempre Elvis


19 May

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Elvis è il più grande, il più grande di tutti.

Ma voglio qui ironizzare. C’è poco da ridere e la situazione mia attuale non è, come si suol dire, certamente delle più eccitanti

In maniera oserei dire lapidaria e radicale, tanto simpaticamente mitica quanto eremitica, voglio qui stigmatizzare, di aforisma alla maudit testé coniato da irrimediabile testone spesso immalinconito o forse solo da irrecuperabile coglione inaudito, un triste pensiero che, in tali ore angosciose, a loro modo anche straordinariamente, pazzescamente armoniose, dilaniò la mia mente, aprendola a un colpo di genio magnifico e suadente. Diciamo vigoroso:

la frivola socialità è un compromesso meschino con la mediocre avidità, le preferisco la mia folle lucidità.

Asserito ciò, in totale orgoglio di me rinnovatosi dopo un imperituro, oserei dire infinito e sterminato tempo immemorabile di e da me stesso addirittura dimenticato, in quanto oggi sono rinato, direi di passare a qualcosa d’introduttivo e ficcante-piccante per prenderla un po’ a ridere in maniera strafottente.

Un tempo, esistette Telemontecarlo. Poi, dopo vari passaggi di proprietà, non so se legali (sarebbe da chiedere a Enrico Mentana), essa divenne l’attuale LA7.

Una tv locale divenuta nazional-popolare.

Ora, io vado matto per le gambe di Tiziana Panella, da anni. Sin da quando presentò, su sgabello da Alba Parietti di Galagoal, il mattutino “approfondimento” chiamato Coffee break.

Sì, fra un suo accavallamento e l’altro, dovetti fumare molte sigarette per rilassarmi e per acquietare la mia tendenza a dare in escandescenza di “tiramento” turgidamente incandescente poiché, in quegli attimi poco acquiescenti, bensì al cardiopalma ed effervescenti, contemplanti la sua Sharon Stone di Basic Instinct assai arrapante, Tiziana m’indusse a uno sguardo terribilmente voyeuristico e stetti io dunque per bruciarmi senza mutande, zuccherando ogni amarezza con mia schiuma da cappuccino rovente.

Ah, come ammirai, mirai le sue cosce vellutatamente inguainate in collant attizzanti su tacchi a spillo esaltanti! Sinceramente, tantissime me ne tirai, stravaccato sul mio divano da uomo che non se la tirò per niente.

Le sue cosce però, rispetto a qualche mese fa, sono meno parsimoniosamente esibite in maniera platealmente provocante. Anzi, da quando iniziò la quarantena del Covid-19, Tiziana fu persino più castigata per colpa del fallo, no, del fatto che utilizzò la “mascherina” per soffocare le sue vertiginose minigonne su pose sue scoscianti, indossando tailleur castigati poco degni di nota ma soprattutto di notti amanti… del mio L’ululato di Joe Dante o della mia mitica trasformazione da miglior amico del timido Griffin Dunne di Fuori orario, tramutatosi spaventosamente in Un lupo mannaro…?

Ah, che belle filastrocche, che gran gnocca e il mio… andò tutto fumante e filante.

Che prosa, che poesia rosata nel rimembrare quel tempo a me così arrossante e riscaldante. Onestamente, imbarazzante. Sì, fui uno che dinanzi a una donna, eh già, spesso arrossì e poco lo arrossò.

Di Tiziana, malgrado lei mi conduca (eh sì, è una conduttrice, ah ah) a stati di coscia, no, a stacchi di sue cosce, no, a stadi di coscienza anelanti la sua rosa cosa su mio far “brillante” stimolante il prepuzio roseo presto ardente, non so se di fellatio pure al dente, odio la sua voce disgustosamente roca e un po’ cavernosa. Quasi da donna deficiente. Odiosa!

Ah, comunque è venerabile ugualmente e io venero anche i miei corpi cavernosi stupefacenti.

Credo pure che sia una donna che usò più precauzioni della quarantena profilattica. No, non fu portatrice di malattie veneree piuttosto pericolose.

Uso il passato remoto poiché, oggi come oggi, Tiziana è sposata. Perciò, se non tradisce suo marito, penso proprio che solo suo marito glielo usi in modo penetrante e sanamente focoso.

Disprezzo però la sua falsità di donna fintamente posata, troppo compassata. Schierata palesemente nella Sinistra moderata quando invero dovrebbe darsi, per l’appunto, al Centro più accondiscendente e più pene-volente, no, benevolente di maggiore darvi dentro da ex proletaria incazzata, poi emancipatasi ambiziosamente per fare la bella figa di legno, sì, altolocata.

Ora che c’entra questa mia introduzione, non del mio coso fra le sue cosce anche nei giorni in cui ha le sue cose, con le rockstar?

Ecco, io sono pressoché platonicamente (mica tanto, ah ah) infatuato di tutte le donne che portano il nome Tiziana. Il nome Tiziana m’infuoca a prescindere… Anzi, tutto a salire.

Di falli, no, difatti, il mio primo, indimenticato amore d’età puberale si chiamò Tiziana. Mia ex compagna delle scuole medie. Si chiama ancora Tiziana. Mica è morta, cazzo.

Sì, col mio migliore compagno di b(r)anco delle scuole elementari è ora maritata.

Oddio, quanto sono sfigato! Ah ah. Un toccato!

Come si suol dire, il primo amore non si scorda mai.

Per lei avrei fatto follie. Ne fui così innamorato in modo romanticamente struggente, cazzo, che assurdamente nutrii nei suoi riguardi solo altissimi e delicati, oserei dire angelici pensieri poetici dei più elevati.

Sì, pur desiderandola da morire, anzi, a sangue, che io mi ricordi, su di lei non me ne sparai nessuna. Dunque, nonostante non me la feci, lei fece sì invece che io m’innalzassi spiritualmente, magnificandola e assolutamente non ficcandola.

Ma ne fissai, anzi, ne venni crocifisso.

Eh già, mi auto-castrai, beatificandola oltre ogni dire, fu tutto un mio ardere per lei senza mai elevarlo e, onestamente, ardentemente metterglielo lì in modo sano.

Oddio mio, che santo!

Sì, mi masturbai solamente di penose seghe mentali dolorose. Lei non mi diede mai modo di credere che non desiderasse da me qualcosa di più gioioso, forse grosso e caloroso ma, per timidezza, non ebbi mai il coraggio di farmi avanti. Cosicché, non me la fottei neanche da dietro. Anzi, lo presi in culo per intero.

Ma chi se ne fotte!

Ora, quando si è innamorati, si può diventare dei frustrati incommensurabili se, non contraccambiati in tale sentimento lirico, si sublima il tutto in maniera pateticamente onirica. Se invece si è ripagati, pur non nessuna pagando, sentimentalmente e sessualmente, si potrebbe finire, eh già, frustati. Se la vostra lei, infatti, è o si rivelasse un’amante del sadomaso più violento.

Di mio, con Tiziana fui sadomasochistico, poco machista e nient’affatto fancazzista in senso masturbatorio. Per lei giammai venni, bensì l’incarnazione di Johann Wolfgang von Goethe, per l’appunto, lacrimosamente e straziato divenni.

Col passare degli anni e del mio puntuale riceverlo dal gentil sesso solo nell’ano, dal Goethe de I dolori del giovane Werther, passai al suo protagonista di Faust. Non vendetti l’anima al diavolo ma trasfigurai Tiziana in Cybill Shepherd di Taxi Driver.

Per dirla alla Travis Bickle, mi orgasmizzai. Patendo pene. Sì, solo dell’inferno. Al che, approfondii tutta la Divina Commedia di Dante Alighieri.

A un certo punto, per contenere il dolore provocatomi dalle carenze affettive, anzi, per assenza di dolci carezze, scordai ogni voglia matta per quel seno, no, in quel senso, giacché per molto tempo neppure mi divenne rizzo. A Jessica Rizzo, comunque, preferii rizzarlo per quelle meno ricce.

Mi ammalai, paradossalmente, di manie ritualistiche da sofista senza una donna nel sofà a mo’ compensativo del vuoto dovuto al non riempirla come dio comanda e sa.

Al che, sia Matt Dillon di di Rusty il selvaggio che de La casa di Jack, autodefinitosi Mr. Sophistication, mi fecero un baffo. Christian Bale di American Psycho, invece, amante di Phil Collins, l’avrei sbattuto al muro in men che non si dica. Altro che Bateman redentosi in Batman. Avrei tagliato subito il suo pipistrello e il suo psicopatico irredento.

Non fui misogino ma abbastanza misantropo… sì. Anche molto topo senza topa. Rimediai, mettendoci delle toppe. Sì, qualche volta spaccai i pantaloni senza volerlo pur assai volendola in modo tremendo.

I miei amici credettero che fossi invece Matt Dillon di In & Out.

Segui appassionatamente tutte le notti degli Oscar e spesso ballai da solo davanti allo specchio, indossando alla pari di Kevin Kline, eh già, un giubbotto di pelle nera da Village People.

E dire che scoprii di essere Mark Wahlberg di Boogie Nights, ex modello per Calvin Klein.

Al che, dopo non averne viste manco per il cazzo, rividi Cruising con Al Pacino e compresi di non essere né omosessuale né omofobo.

Neanche un serial killer come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Uno che mi stette sempre sul cazzo. Per quanto ne sappia, comunque, Jodie Foster stette sul cazzo solo di Russell Crowe. Jodie è lesbica ma pare che, con Russell, Jodie non abbia finto alla maniera di Meg Ryan di Harry ti presento Sally. Peraltro, dopo la separazione da Dennis Quaid, Meg Ryan non finse per nulla. Sempre con Russell, famoso sciupafemmine toro, no, Il gladiatore.

Jodie Foster invece, a tutt’oggi, non si sa che cazzo voglia. Ah, lei, la bambina dello spot Coppertone.

Come disse Michael Madsen de Le iene (Reservoir Dogs) a Mr. White:

Continuerai ad abbaiare a lungo, cagnolino, o comincerai a mordere?

Sì, Harvey Keitel, in Taxi Driver, la traumatizzò.

Ne Il silenzio degli innocenti, Jodie ebbe la sua vendetta. Ma non fu un film di Tarantino con Uma Thurman nei panni della sposa. Né il finale dii Kill Bill vol. 1. Ah ah. Ecco…

In Sotto accusa, Jodie fu stuprata.

Sia per Sotto accusa che per ll silenzio degli innocenti, vinse l’Oscar. Non lo vinse per due ani, no, per due consecutivi anni ma poco vi mancò.

A seguire, vi ecciterò… no, vi citerò invece un attore che vinse l’Academy Award per due volte di seguito.

Sì, prima di arrivare… bisogna farsi il culo. Ah ah.

Al che, distrutta psicologicamente, divenne muta come in Nell. Poi, da femminista cazzuta, si sfogò ne Il buio dell’anima, pigliandosela contro ogni cazzone non rispettoso delle purezze virginali da The Dangerous Lives of Altar Boys.

Cadendo però in una forte depressione peggiore di Mr. Beaver. Cazzo, dire che un tempo persino un figlio di puttana come Mel Gibson, un ipocrita più baro di Maverick, riuscì a farle credere di essere Monica Bellucci de La passione di Cristo.

Ora, Monica Bellucci è sempre molto bella. Anche ancora molto scema. Come attrice “pura”, non è buona ma fa veramente schifo, sì, non vale una beneamata minchia. Diciamo che induce ad atti impuri, essendo solamente bona.

Jodie invece è bella e molto intelligente. Così intelligente da risultare antipatica. Ma non importa.

È fermamente convinta delle sue posizioni dure…

Tanto, anche se a un uomo duro risultasse simpatica, tralasciando Russell Crowe, lei non gli sarebbe empatica.

Eccoci dunque arrivati a Kurt Cobain, maestro dell’empatia e al contempo dell’agonia, dell’apatia, della malinconia e di tutte le vite talmente senzienti da essere precocemente volate via.

Celeberrima è la sua lettera. Cioè, da Kurt scritta pochi attimi prima di farla finita.

Riproponiamola:

«A Boddah.

Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punkrock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità, si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi forte l’urlo del pubblico, non provo quello che provava Freddie Mercury, che si sentiva inebriato dalla folla, ne traeva energia e io l’ho sempre ammirato e invidiato per questo. Il fatto è che non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza).

Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo coinvolto e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Sono troppo sensibile.

Ho bisogno di stordirmi per ritrovare quell’entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e credo di amare troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, pezzo dell’uomo Gesù! Perché non ti diverti e basta? Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda di quando ero come lei, pieno di amore e gioia.

Bacia (Frances, ndr) tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me. Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono un bambino incostante, lunatico! E non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

Pace, amore, empatia. Kurt Cobain.

Frances e Courtney, io sarò al vostro altare.Ti prego Courtney tieni duro, per Frances.

Per la sua vita, che sarà molto più felice senza di me.

VI AMO. VI AMO».

Amore!

La compagna di Kurt, si sa, fu Courtney Love. Una donna forse più troia della pornoattrice Brandi Love.

Infatti, dopo aver intascato l’eredità da Kurt, Courtney scopò Edward Norton. Conosciuto sul set di Larry Flint.

E ho detto tutto…

Vedete? Potrete inseguire il vostro Buddha, cercare il Nirvana ma troverete una troia che vi metterà in croce.

Sì, Kurt non fu Gesù. Non fu il messia di nulla. E io non vado più a messa. Invece, voi andate a messaline.

Jim Morrison, d’altro canto, morì di overdose. Oppure, probabilmente morì in quanto Meg Ryan di The Doors (glie)lo rese troppo sensibile.

Bob Marley, cantore dell’amore libero, non avrebbe avuto rispetto del dolore di Jim, dovuto al troppo amore. L’avrebbe trattato da femminuccia, cantandogli No WomanNo Cry.

Comunque, Marley non sarebbe mai andato con Brandi Love. Invece, Freddie Mercury fu Tom Hanks di Philadelphia e, poco prima di morire, alla maniera del personaggio interpretato da Tom, forse cantò Maria Callas.

Che tragedia. Pochi istanti prima di esalare l’ultimo respiro, si assume un’espressione da Forrest Gump.

Bisogna, malgrado tutto, credere all’amore. Insomma, The River e Tougher Than the Rest sono due delle canzoni più belle di tutti i tempi.

Frank Sinatra fu ribattezzato The Voice. Sì, fu anche un mafioso, però. The Rat Pack!

Dunque, il più grande rimane Elvis. Anche se China Girl è una canzone di un altro pianeta.

Tornando a Telemontecarlo, all’epoca passò la pubblicità di una cinematografica retrospettiva dedicata, settimanalmente, a Robert De Niro.

Questa pubblicità finiva con l’annunciatore, di voce caldissima, che recitava:

il più grande, il più grande di tutti.

Cioè Robert De Niro?

No, io.

Ah ah.

Sì, riguardandola sotto un’altra prospettiva, senza retrospettive e lagnose retrospezioni, dopo una torturante altrui ispezione sui miei coiti, no, sul mio conto, debbo ammettere che Massimo Troisi di Non ci resta che piangere è un grande. Yesterday…

Comunque, a John Lennon, preferirò sempre Al Pacino de La canzone della vita – Danny Collins. Rod Stewart, invece, è un cretino.

Ah ah ah!

Sono sia cinico che romantico. No, non ho perso le parole come Luciano Ligabue. D’altronde, ho una bella voce. Anche qualcos’altro.

Su questa potentissima freddura, vi lascio, sperando che non cazzeggiate oltre il lecito consentito.

La dovreste finire anche con quei commenti più scontati delle colonne sonore da du’ soldi… sei bellissima, sei illegale!

Altrimenti, chiamo Hannibal Lecter.

Ah ah.

Sì, adoro Simpathy for the Devil.

Ah ah.

Ah, per tutta la vita la gente non comprese il mio mood. E me le suonò, urlandomi: ma perché ridi?! Che tristezza!

Di mio, me la suono e me la canto quando cazzo mi pare e piace.

Se non ti piaccio, alla mia lei piace, eccome.

Dunque, fatemi il piacere…

elvis

di Stefano Falotico

Sono morti Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, Panta Rei: io sono rinato e son sempre più duro, che storia…


18 Jul

mde

Be’, devo esservi sincero. Di Andrea Camilleri non ho letto quasi niente. Solo un libricino. Peraltro scritto, come Andrea ha sempre fatto, in dialetto siciliano molto stretto. Perlomeno, con molti termini arcaici. Il dialetto della sua generazione…

Non mi ricordo in quale mensola impolverata sia andato a finire. L’ho cercato, mezz’ora fa, ma non lo trovo. Si sarà disperso nel marasma dei miei ricordi.

Io spesso sono una cianfrusaglia vivente, lo ammetto, son un caravanserraglio di contraddizioni disumane.

Ho pure visto poche puntate del Commisario Montalbano. Per due principali ragioni: la RAI, appunto, dato che le opere di Camilleri sono scritte quasi, come detto, integralmente in siciliano, ha addolcito tutte le traduzioni dei suoi libri, italianizzandole. E dunque quella fragranza splendidamente genuina del dialetto siciliano, quelle atmosfere rusticamente autentiche di quel mondo bellissimamente antico, son state centrifugate nell’omologazione culturale partita già secoli fa con Dante Alighieri e il Dolce Stil Novo del cazzo.

La seconda ragione è che lo Zingarelli, dizionario della lingua italiana, no, Luca Zingaretti mi stava simpaticissimo.

Da quando è però sposato con Luisa Ranieri, dunque se la scopa, minchia, mi sta un po’ sul cazzo.

Sì, sono gelosissimo come un vero siciliano di origine controllata. Divento Al Pacino di Scarface e anche de Il padrino.

Luisa Ranieri la scopai io, ah ah, magari, la scoprii molti anni or sono.

Quando, in edicola, adocchiai di sfuggita un numero speciale di Max.

Lei era bellissima, dolcissima. Esponeva un seno voluttuoso e rotondamente avvolse ogni mio Eros da Michelangelo Antonioni nella simmetria procace delle sue forme prosperose come una moderna dea greca. Sì, Giunone.

Ah, Luisa, a quei tempi, ovvero prima della gravidanza, giunonica turbò le mie notti insonni da coglione epico. Morfeo non riuscì a placare la mia voglia ciclopica.

Ammirandola, contemplandola, eccitandomene a sangue, in quegli istanti mi sentii posseduto da una virilità forzuta assai sovrumana, sì, come Ercole e le sue fiche, no, fatiche.

Luisa Ranieri è di Napoli ed è poco più grande di me.

A proposito di sempiterni poeti deceduti, musicalmente romantici, appena vedevo Luisa, mi andava di cantare a squarciagola l’imperitura canzone celeberrima di Pino Daniele, Che dio ti benedica… che fica…

Ah ah.

Anche Luciano De Crescenzo era di Napoli.

Ho molti suoi libri, Il dubbio, da non confondere con la pellicola omonima interpretata da Meryl Streep, Amy Adams e da un altro mito, ahinoi, morto, vale a dire Philip Seymour Hoffman, Ordine & disordine e soprattutto Panta Rei.

Li comprai ai tempi delle mie scuole medie. Perché un mio ex amico super secchione, Andrea Torre, mi faceva una capa tanta con De Crescenzo durante la ricreazione. Quando, mangiando la crescenza, anziché crescere, nell’ammirare le gambe d’una nostra compagna di classe molto precoce, se la tirava… da filosofo del cazzo. Dunque palloso.

Mi feci coinvolgere da questa sua passione focosa. E, tornato da scuola, anziché rifarmi gli occhi con le stra-gnocche di Non è la rai, appunto, mi davo al cul… tural, registrando Così parlo Bellavista e ascoltando i programmi sui miti greci, illustrati da Luciano.

Comunque, fra uno Zeus e un’Atena, fra un Apollo e un Dioniso, talvolta ci scappava un onanismo mitologico su quelle di Non è la Rai.

Avevo varie Afrodite preferite che qui elencherò in maniera poco elegantemente ellenica, diciamo.

Ora, scartiamo subito Angiolini Ambra, in quanto civettuola e smorfiosa.

Andavo matto per Maria Teresa, per Antonella, però meno bella di Gabriella, la quale a sua volta comunque era ed è ancora meglio di tua sorella.

La mia Venere però, eh sì, la veneravo, era Cristina Quaranta.

Io non mento mai.

Tant’è vero che, neanche a farlo apposta, un paio di nottate fa, ho scritto su Instagram a Cristina un commento poetico davvero immane. Non so però se da vero man.

Dichiarandole il mio amore inconfessato:

Cristina, complimenti: foto meravigliosa, forse la tua migliore in assoluto. Da pre-adolescente ti seguivo appassionatamente, poi mi smarrii nelle mie meandriche notti silenziose e ora mi riappari più in forma che mai, dolcissima e ancora stupendamente armoniosa. Sei poco più grande di me, io sono del ‘79, tu del 1972. Io sono un folle, visionario scrittore clownesco, burlesco ma anche malinconico. Autore di molti libri e saggi. Chissà. Un giorno potremmo bere un caffè e smalterò le labbra dei miei occhi nella rifrangenza dei tuoi occhi morbidissimi come la tua pelle piacevolmente liscia.

C’è un refuso nel testo mio mandatole su Instagram. Fra Chissà e un giorno v’è il punto ma Un necessitava della maiuscola. Ah, testone!

Comunque, con Cristina sarei maiuscolo di gran muscolo. Da cui il film, He-Man e Cristina col suo imene se le danno in maniera universale e poco universitaria.

Tu te la meriti o te la/o meni?

V’è pure una ripetizione della parola occhi, miei allocchi. Cristina è ancora stupenda. Apriteli, apritele.

Ci sta…

Ma sì, che cazzo me ne fotte?

Vado a trovarla a Roma. Lei mi umilierà a morte. Mi darà in pasto alle bestie selvagge.

Basta comunque con una vita da fifa e arena, miei polli.

Eh già, signore e signori, sono ancora un gigante, un colosso. Al Colosseo, Russell Crowe de Il gladiatore mi fa un baffo.

Per molto tempo, luridi traditori, infingardi che non foste altro, mi chiedeste di togliermi la maschera. Siete voi che indossa(s)te le maschere. Io sono nudo e crudo. Buono e caro, anche piuttosto bono.

No, suvvia. Non ho intenzioni vendicative.

State tranquilli.

Devo leccare solo un altro gelato e qualcos’altro, mica spaccarvi le vostre teste di cono, miei cornuti.

Eh già, tutto scorre. A voi no.

Ve la fate al massimo, non Decimo Meridio, sempre soltanto sotto.

Guardate che, farsela solo sopra, è una missionaria ma non è male.

Ah ah.

 

Ma voglio lasciarvi con un pezzo serio. Come dice Rust Cohle di True Detective, io non dormo, sogno soltanto.

A parte le burle, le torte in faccia, gli scherzi cattivi e volgarmente troppo goliardici, vorrei che nessun uomo e nessuna donna morisse, nemmeno i miei peggiori nemici.
E ne ho ancora tanti.
Oramai non credo più alle Ave Maria e penso che non esista nessun Ade.
Quando si muore, non vi sarà nessun paradiso e nessun inferno ad attendere le nostre anime.

Il nostro mondo odierno ha perso perché ha distrutto, cinicamente, anche gli ultimi baluardi dei sogni, cioè i cinematografici miti.

Ne resterà soltanto uno, forse Highlander.

lambert highlander

Directed By: Michaelangelo Antonioni, Steven Soderbergh & Wong Kar Wai.

Directed By: Michaelangelo Antonioni, Steven Soderbergh & Wong Kar Wai.

fifa e arena totò lou ferrigno hercules andreacamilleri

di Stefano Falotico

cristina quaranta luisa ranieri figa luisa ranieri

Pasquetta è sempre meglio di Pasqualina: Freddy Krueger mi ha salvato da ogni scottatura, gelando le distorsioni ardenti dei social, i nuovi forni crematori dei bambini


22 Apr

Ciao!

TV Teletodo 27 09 2016 Imagen de Son Robert Englund

Ah ah. Sì, io ho appurato con mano.

Pasquetta non è solo il giorno susseguente quello della resurrezione del Cristo il salvatore.

È una donna molto sexy. Sì, Pasquetta Ombretta.

La conobbi tre notti fa, anzi, quattro notti orsono. In una notte da polare orso. Avevo freddo e lei, più del buco dell’ozono, scaldò la mia calotta, rendendomi un Tarzan delle zone pluviali accaloratamente equatoriali.

Questa sorta di abbronzatura di sue ultraviolette radiazioni altamente termiche, senza crema protettiva ma con molta cremosità pari alla fermentazione del latte miscelato che produce lo yogurt, avvenne durante il Venerdì Santo. Giorno nel quale non si dovrebbe mangiare la carne.

Dio Cristo!

Santo mica tanto, a dire il Verbo, volevo dire il vero.

Sì, venerdì scorso crollai dopo una giornata assai pensante. Sostanzialmente pesante. Il mio cervello, squagliatosi a causa di troppi angoscianti pensieri perturbanti, infatti, per cui riflettei su un’umanità senza spina dorsale, collassò, si spezzò più della colonna vertebrale di un distrofico muscolare e di un paraplegico. E, barcollante, sognai una donna piccante con la quale, in pura fase REM molto più impuramente schietta di Losing My Religion, fui molto indubbiamente a lei incollato e poi eiaculato tutto colante.

E sapete bene che, quando questo accade, si vien colti dalla botta… sì, quella di sonno.

Cosicché, senza neppure indossare il mio pigiama comodo ed elegante, precipitai fra le braccia di Morfeo, dio mitologico secondo me solo allobiologico. Sì, questo se ne sta nello spazio extraterrestre fra le stelle e, non potendo quindi essere umano e giocar di conseguenza i numeri cabalistici del Lotto, penetra nei nostri inconsci dormienti per angosciarti in modo farlocco. Praticamente, una versione da Star Wars di Freddy Krueger. Sì, il povero Freddie Mercury morì di AIDS, per molto tempo lo discriminarono, considerandolo pervertito solo perché appartenente all’altra sponda, il Krueger era invece un emarginato. Prima fu sbattuto in una zona di confino, dunque lo combinarono pure per le feste. Voleva solo andare a una festa!

Lo bruciarono vivo. Ma, secondo me, entrambi avrebbero risolto tutto se avessero scopato Diane Kruger.

Sì, la gente normale, eterosessuale e pen-pensante, volevo dire benpensante, se un uomo si scopa Diane, stai tranquillo che sta tranquilla e non rompe ciò che sapete benissimo, essendo voi uomini fatti e tosti.

Se invece sei come Mercury, ti fanno ammalare. No, non dell’HIV, di paranoie. Per colpa dei deficienti, vieni colto da immunodeficienza. Sì, questi malati nel cervello ti fanno credere di essere un mostro e tu allora cominci a delirare, ad andare in ebollizione febbricitante come il termometro con tanto di mercurio che sale di Saturno contro. I più deboli si riducono pure a leggere l’oroscopo.

A proposito, Paolo Fox è stato davvero una volpe di (cog)nome e di fatto. Avendo capito che era la versione di Luca Laurenti meno simpatica, non avendo però alcun talento, nemmeno musicale, ha guadagnato miliardi, scrivendo stronzate settimanali.

Toro: dopo tante batoste, non sarai più incornato. Sfonderai. Nuove porte si apriranno dinanzi a te e tu, con forza ed energie belluine insospettabili, entrerai in un castello dorato grazie a una donna Ariete che romperà e sfracellerà ogni tua timidezza. Sì, ti ha rivelato di soffrire di Cancro e che per molto tempo hai dormito, non pigliando Pesci. Hai rivisto adesso ove pende l’ago della Bilancia, sei anche dimagrito, hai compreso che devi vivere l’ultimo tuo giorno da Leone prima che la tua malattia ti avvinghi mortalmente come uno Scorpione.

Sì, Paolo Fox ha le corna in testa, è del segno zodiacale del Capricorno?

Ma voi davvero credete che Neil Armstrong sia stato sulla Luna? La bufala è spiegata nel film Capricorn One, film complottistico che le spara grosse più di Fox. Non Paolo in questo caso, bensì Chris Walken di New Rose Hotel.

Sì, questo Chris e Paolo sono dei ciarlatani galattici. Incarnazione disumana di Balle spaziali.

Anche Asia Argento comunque la vedo, da parecchio tempo a questa parte, fra le nuvole e partita. Sì, non le nuvole del nostro emisfero, bensì quelle dei fumati con cui ha vaporizzato ogni residua ambizione d’attrice seria. Perdendo pure i cerebrali emisferi.

Tornando agli sfigati Mercury e Krueger, se scopi una venere come la Kruger, nessun nazista ti fa più il culo. O forse te lo fa ugualmente. Da cui il film Bastardi senza gloria.

Il Krueger di Nightmare, al plenilunio, quando le streghe vengono con le scarpe tutte rotte, cioè sempre Asia Argento, me lo sognavo di brutto. Ah, più brutto di lui, non so chi possa esserci. Forse Dario Argento.

Regista meraviglioso ma uomo che, se lo vedeva George Romero, l’avrebbe preso subito come protagonista.

Sì, Romero conosceva benissimo Argento. Lo stimava molto. Anzi, lo invidiava se volete sapere proprio la verità.

È per questo che per i suoi zombi scelse delle brutte copie di Dario. Per non gratificarlo.

Ah ah.

Anche Mick Jagger non scherza, eh. L’ho visto alla tv l’altra sera. Non ha una gran cera, siamo sinceri.

Mi spaventava a morte il Freddy. Sì, sì, sì.

Tanto che scrissi, tempo fa, una lettera a Robert Englund per ringraziarlo della sua interpretazione:

Signor Robert,

vorrei chiarire innanzitutto sentitamente che lei viene dopo Robert De Niro in ordine gradimento. Non so in quale posizione potrei classificarla. Non se la prenda.

Mi perdoni se non è il mio Robert numero uno. Detto ciò, devo però, dal profondo della notte, no, del mio cuore, ringraziarla perché grazie a lei capii precocemente che le bambine della mia età avrebbero voluto dalla vita adulta solo essere delle Barbie. Delle marce edoniste stupidamente palestrate. Queste sono graffianti più dei suoi artigli. Oppure sarebbero diventate come Asia Argento.

Lei mi aprì gli occhi. Guardando la sua mimesi in Freddy, le confido che rabbrividii. Lei squarciò le viscere di quei poveri adolescenti sognatori. E sviscerò ogni mio timore da infante, ogni mia fobia infranse.

Lei, sì, col suo terribile ma sincero, ghignante babau allucinante, mi fece già capire che il mondo altri non è che un sanguinolento, violento horror ed è meglio, dunque, un incubo immaginario piuttosto del carnaio d’una realtà che ti arde a fuoco lento.

Lei perse la faccia per colpa di gente bigotta. Di mio, dopo la prima volta, dopo essermi scottato col sesso, mi venne… la gastrite. Un’acidità di stomaco insopprimibile.

Sì, m’infiammai e, da allora, sono spento. Ebbi fegato a lanciarmi con tanta foga e avventatezza nella ventosa di quella donna aspiratrice, ah, ottima figa, dopo che le regalai delle dolci mimose e pure un aspirapolvere, ma lei succhiò tutto il sangue del mio vitale ardore malinconico, rubandomi perfino il posacenere. Voleva scoparmi a ogni ora e impazzii perché non gliela potevo fare nemmeno se avessi chiesto aiuto al diavolo più infernale.

Peraltro, tutte le donne, comprese le potenzialità del mio incendiante… (lei ha capito a cosa alluda, no, allupo quando sono ignudo), inaridirono ogni mia purezza, smembrando ogni incendiaria passione.

Che delusione cocente.

Sì, mi dissero robe immonde come… che te ne fai del Cinema e dei tuoi libri? Ci sono qua io, la donna dei tuoi sogni. E vorrei sognare con te. Semmai ci sveglieremo assieme il mattino dopo la nottata focosa.

Donne scassa-marroni. Mi pare ovvio, no?

Durante l’inferno, invero l’inverno, staremo abbracciati sul divano a guardare un film con Julia Roberts dopo il rosso di sera, bel tempo si sperava. Sì, non si spera più. Queste donne sono oggigiorno disperate.

Vogliono solo essere fornicate, bere il vinello e riscaldarsi anche davanti a un caminetto col fuocherello. Regalate loro un Acquario alla Paolo Fox e saranno contentissime. Queste vogliono pure i pesciolini rossi, mica solo il vostro oramai anemico.

E non desiderano nemmeno pulire il tinello e il gabinetto.

Sì, pensai che il sesso mi avrebbe reso felice. Invece è successo il contrario.

Ho capito che le donne ambiscono solo a quello oltre ai soldi.

Noi uomini siamo sfortunati. È davvero una realtà puttanesca e mortificante.

Oserei dire raggelante. Mette i brividi. Altro che i film di paura.

Almeno, se fatti bene, ti danno una scossa.

Queste donne invece non ti cagano se non te le fai bene, vogliono la limonata che costa dieci Euro a bottiglia, fanno tante mosse ma non m’incantano. Andassero ad ascoltare Incanto di Tiziano Ferro.

Non me le bevo…

Perciò, Robert, la ringrazio dall’altra parte dell’oceano per avermi presto donato quest’immenso mare dentro molto amaro ma incantevole.

All’amaro, ho sempre preferito comunque il whisky. Roba, questa sì, bollente. Forte. Che spinge.

 

Distinti saluti,

un uomo come il suo Freddy, ovvero pieno di bruciature.

Quando le persone pensano di avermi inculato, in realtà, se la stanno dormendo alla grande. Si son proprio fatti/e un film e un sogno.

Vogliono con me spuntarla ma io rispunto. Sì, dinanzi ai loro spauracchi pure in faccia sputo.

No, non vanno promossi.

 

Già, nella vita non ho mai avuto una bocciatura. Son stato io a bocciare tutti. Sì, non ho neanche mai ricevuto due di picche.

Le mandavo a fanculo ancor prima che potessero svelare le carte. Eh sì, da me volevano soltanto calore quando invece io volevo, appunto, spararmi Heat col Robert migliore.

Meglio il De Niro infatti ai buonismi e ai cuoricini di quell’altra che voleva le mie palle di Natale. Che stellina. La mettiamo sull’alberello di quel Cicciobello? Se lo scartasse. Non infiocchetterà me. No, non m’infinocchierà.

Pasqualina, Pasquetta e un’altra ochetta. Se voi di queste qui siete delle buone forchette, meglio il mio digiuno.

Mi pare ovvio. E mi pare anche molto da uomo.

Sì, ora ve la racconto… ah, splendida botta(na).

Ero in una grotta, in una di queste spelonche scavate nella roccia che si possono trovare vicino alle scogliere di Dover.

Lei, eburnea, bianca come l’alabastro, dalla pelle pallidamente abbronzata solo dalla pigmentazione dei suoi sensuali nei, in quella notte fosca come un buco nero, fuori dalla grotta, in riva al mare, stava pescando le cozze.

Cioè tutte quelle donne invidiose della sua bellezza madornale, non so se virginale. Anzi, considerando la sua bellezza pazzesca, credo che tale Pasquetta sia una pornoattrice.

Come no? Le donne bellissime hanno solo due possibilità nella vita. O fanno le attrici a Hollywood oppure la devono dare comunque in maniera sputtanante. Sì, Rose McGowan è dovuta andare con produttori importanti per girare con De Palma, ah, proprio una Black Dahlia, e ha dovuto farsi palpare da Harvey Weinstein per il Planet Terror delle sue ipocrisie da donna che prima ottenne appunto la parte, dandola, e poi volle passare per santa e sana poiché sostenette che Harvey le avesse tagliato le gambe.

Ah ah, questa non è bella, è magnifica. Ah ah.

Cosa voglio dire con ciò? Che le donne belle siano tutte delle messaline?

Macché. La messalina è donna spesso di bassa lega che la dà anche ai leghisti, esseri ovviamente inferiori, malati di folle maschilismo perversamente virile. Uomini che, più che avere le palle, son pallosi. Sessisti, pure omofobi e razzisti. Cazzo.

Donne di questi qui, orsù, ditemi la verità. Voi non siete delle donne vere, vero? Per stare con queste teste di minchia, siete delle transessuali. Eh sì, per forza, visto che non sono riusciti a operarvi giustamente per un cambio di sesso soddisfacente e la chirurgia ha partorito delle frigide devastanti, almeno vi eccitate, appagate, con tali coglioni impotenti che pensano di avere un potere devastante.

O no?

Sì, ho da mesi uno stalker su YouTube chiaramente omosessuale. Viene puntualmente a provocarmi, tirandosela da bastardo saputello molto cazzuto. Vuole perennemente mettermi a pecora.

Gli ho risposto che, secondo me, se la tira ma da tempo non gli tira. Questo, fra l’altro, non sa manco stirare.

Provoca. Chi pensa di essere? Sharon Stone? Sharon è provocante, questo al massimo è uno con la testa vacante.

Pensa di avere a che fare con uno da prendere a sventole, quelle che non prende lui, se non pagandole o circuendole alla stessa maniera con la quale vorrebbe fottermi. Purtroppo per lui invece ha scoperto che da me lo piglia eternamente in quel posto.

Questa è stata una delle mie risposte all’ennesimo suo attacco:

– Pronto? Sei tu?

– Sì, sono io.

– Ancora tu a scassare? Uff!

– Questo ti disturba? Lo so che ti disturba.

– No, non mi disturba, assolutamente. Soltanto che stai spendendo un patrimonio di ricariche per niente.

 

Dopo questa risposta, ha tolto pure l’abbonamento a Fibra.

Tanto usava Internet solamente per fare il cretino.

E dunque, ora che è finito con me ogni divertimento, come passerà la Pasquetta?

Con una passera come Pasquetta?

No, sembra che si sia alzato presto stamattina e sia andato al bar vestito da Freddy Krueger per spaventare una vecchietta di nome Pasqualina.

Dopo aver bevuto il cappuccino, però ha realizzato che Carnevale è finito da un pezzo.

 

di Stefano Falotico

C’era James Ballard ma conoscete James Bullard? We Are the Champions, my friends


28 Mar
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Maeve+Quinlan+18th+Annual+GLAAD+Media+Awards+ITWiKlf-Ce0l Rami+Malek+film+set+Mr+Robot+x1c9Yqt3e2xl

Finalmente è arrivato. Puntuale come un orologio svizzero.

Ero in bagno e mi stavo sciacquando. Al che odo un rombo, ovvero il citofono.

Precipitosamente, mi pettino, mi scaravento in direzione del “tiro” e spingo:

– Sono il postino. Mi può aprire?

– Sì, ora le apro. Scendo io.

 

Al che afferro le chiavi, scendo le scale come Al Pacino nel finale di Heat dopo ch’è accorso al capezzale di Natalie Portman in ospedale, ricoverata per aver tentato il suicidio e, di corsa, nevrotico allo stremo, si lancia alla cattura di De Niro.

Sì, quanto prima volevo acchiappare questo Booksteel di Bohemian Rhapsody. Film non eccelso, ovviamente, che io ho pure recensito non del tutto positivamente ma non vedevo l’ora di spararmi il Live Aid integrale mai visto al cinema.

Arrivo sul pianerottolo. Il postino, un ragazzo più giovane di me, mi squadra.

– Lei è Falotico?

– Come? Non mi conosce? Sono un personaggio ch’è sulla bocca di tutti, oramai. Soprattutto dei calunniatori pettegoli.

– Prenda.

– Devo firmare qualche cosa?

– No, è stato recapitato da Amazon. Quindi è già stata automatizzata la sua firma.

– Siamo sicuri?

– Sì, ciao.

– Ciao.

 

Al che, preso dall’entusiasmo, senza star ad aspettare l’ascensore, risalgo le scale. Nella frenesia del mio energico, vigoroso, grintoso salirle a testa bassa, do una capocciata alla signora Bazzaco.

– Ehi, che modi sono questi?

– Mi scusi, signora. Per Freddie Mercury, questo ed altro. Non è niente, non si preoccupi. Scusi, mi aspetta un’esibizione che spacca.

 

Dunque, giunto nuovamente nel mio appartamento, scarto il cofanetto, estraggo il Blu-ray di Scanners dal mio lettore, lo ripongo meticolosamente nella sua apposita custodia e infilo Rami Malek sparato a palla, andando subito sugli extra.

Subitaneamente, vengo colto da convulsioni eccitate, il mio corpo vien inondato da brividi irreprimibili di calore, sono tutto un fuoco. Nonostante non sia caldissimo oggi a Bologna, mi tolgo la felpa, la lancio in aria e, su canottiera nera, a differenza di quella bianca di Mercury, comincio a ballare e a cantare a squarciagola come un indemoniato, come un ossesso.

Alzo il volume.

Attimi di vanità pazzesca. I miei polmoni, dopo venti minuti netti di “diretta”, non reggono.

Alle 16, fra l’altro, ho il controllo medico dal cardiologo-pneumologo.

Mi dirà che devo fumare meno.

Detto ciò, sono proprio un pavone.

Sì, chi non conosce J. G. Ballard? Sicuramente tu non lo conosci. Tu al massimo puoi conoscere Alessandra Amoroso. L’Amoroso, a forza di cantare scemenze, diventa sempre più ricca e tu che l’ascolti, ah ah, sempre più povero, soprattutto nel cervello.

Eh sì, delle cocaine nights sai solo quelle di James Bullard di Ken Park.

Già ti vedo. Una vita davvero “nobile”. Da vero gentleman. Ah ah.

Forse, hai ragione tu.

Perché essere surrealista e creativo quando si può essere molto pratici e arrivare dritti al sodo?

Sì, poi ci sono pure i bulli.

E ovviamente torniamo a Larry Clark, regista di Bully.

Nella mia vita, posso dire di aver letto alcuni libri di Ballard, di aver visto Clark, Maeve Quinlan dal vivo e pure Brad Renfro, oramai andato.

Devo esservi sincero. Maeve Quinlan, almeno quando la vidi io, aveva un fisico mozzafiato.

Ma era già molto rifatta in viso. Sembrava che le gote, ad esempio, le stessero su con l’Attack.

Insomma, in Ken Park è un bel vedere, indubbiamente. Se ti dico che vale il prezzo del biglietto senza bisogno di maschere, sì, fidati. Lo spettacolino, in questo film, lo assicura.

Ma dal vivo può deludere e non poco.

Stesso discorso dicasi per Deborah Kara Unger, quella del terzo Highlander e ovviamente di Crash.

Ecco, vedendola in questi film, uno si può fare un’idea. Un’idea sinceramente molto bella.

Dal vivo, invece, oltre a essere molto stronza, infatti non firmò nessun autografo, è anche molto meno sexy.

Tanto che sembra un uomo. Credetemi. Almeno parlo del viso. Il viso trasuda mascolinità e ambiguità transessuale.

Sì, se non ricordo male, no, ricordo benissimo, me le sparai entrambe lo stesso anno.

Era il 2002. Maeve, appunto, presentava il film di Clark, la Unger quella schifezza di Cuori estranei.

Fortunatamente, primo e ultimo lungometraggio del figlio di Sopha Loren, Edoardo Ponti.

Per quanto riguarda la tanto decantata Loren, che vi devo dire? Non si dovrebbe mai infierire su una signora che non sta tanto bene di salute.

Ma debbo essere sincero, com’è nel mio stile. Porgendole sentiti auguri di lunga vita, be’…

Innanzitutto, che c’era di male in Sofia Scicolone? Perché questo Sophia? Mezzo americanismo mischiato al francesismo su cognome “artistico” Loren. Loren cosa sarebbe? Comunque, già che c’era, poteva scegliere Sophia sorret’. Che fa un po’ Sorrento e un po’ cafoncella com’è stata in molte pellicole. Mah. No, mai piaciuta. Mi ha dato sempre l’idea di una vesuviana che vende le cozze. E fa la mossa fra un occhiolino e l’altro. Sculettando a briglia sciolta tra pane, amore e fantasia. Urlando poi accattetevel’! Di mio, vado a mangiarmi un pompelmo. Voi, sì, limonate meno con queste ciociare e non fate i ciucci. Ciucciatevelo!

E ora mi bevo anche un po’ d’acqua frizzante. Che stimola la diuresi per non stronzeggiare più con voi che voleste darmela a bere. Imbevetevi di cazzate e io intanto vi do sempre più mazzate con tanto di mio umore effervescente.

Sì, sono gasato.

E ho la macchina a benzina. Ma quale diesel. Voglio un piatto di spaghetti aglio e peperoncino, con tanto di gasolio. Ah ah.

Per finire, ve lo siete sparato l’ultimo video di Montemagno? Cosa fare se rimani senza lavoro?

Quest’imbonitore da bettola vorrebbe farvi credere che siete stati pure fortunati. Perché, costretti a reinventarvi, avete finalmente trovato un lavoro più adatto a voi, migliore e più retribuito.

Mah, più che spararsi questo video falsissimo, se siete senza lavoro, onestamente, fate prima a spararvi.

Se pensate che coi redditi di cittadinanza aggiusterete le cose, certamente…

Sarete già stati schedati come sfaticati.

Se chiedete un’assistenza sociale, quelli del quartiere e non solo vi prenderanno per minorati mentali.

Se invece cercate un lavoro vero, vedo la vostra vita solo giù dal balcone.

Questa è la realtà.

Di mio, ballonzolo.

E ballo in quanto bello.

Non voglio vedere nessun altro bullo che possa sbullonarmi.

Voglio una donna come Maeve Quinlan con cui farlo a tutta birra, a tutto burro.

di Stefano Falotico

Perché Rami Malek ha vinto l’Oscar per Freddie Mercury e Val Kilmer per Jim Morrison assolutamente no


11 Mar

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Io avevo profetizzato, in tempi non sospetti, la vittoria di Malek. Era ovvio e prevedibilissimo che avrebbe facilmente vinto lui, diventando uno degli attori più giovani, anche se non giovanissimo, a vincere la statuetta, checché se ne dica, ambita da ogni Actor, appunto.

È stata una vittoria a furor di popolo, come si suol dire. In parte immeritata perché, se vogliamo essere obiettivi, senza lasciarci trasportare dal fanatismo, credo doveroso, verso il mitico Freddie Mercury, l’Oscar doveva intascarselo Christian Bale.

Ciò non è successo e invece, come tutti noi sappiamo, l’Academy Award è finito nelle mani di Malek.

La sua, più che un’immedesimazione nel personaggio, è stata un’interpretazione vincente sui generis.

Malek è magrolino, possiede un viso infantile e quei denti posticci da castoro che gli son stati appioppati sono spesso ridicoli, soprattutto nella prima mezz’ora della pellicola. Ove, sì, Malek, più che assomigliare a Mercury, assomiglia a Bugs Bunny.

Però il film poi, pur romanzando e semplificando la complessa personalità di Mercury magnificandola oltre il necessario, si lascia vedere amabilmente. Perché Malek, malgrado sia dissimile nella forma fisica rispetto a Mercury, bisogna essere altrettanto oggettivi, ha saputo infondere una tenerezza commovente al suo Freddie, reinventandolo in maniera stupefacente. E le scene del concerto finale sono state girate in modo prodigioso. Semmai, nel video originale della storica performance di Mercury, il cameraman aveva ripreso un campo largo e invece nel film vediamo un primo piano. Ma poco importa. L’effetto sortitone è stato di sicuro impatto. Emozionale ma anche attendibilmente veridico rispetto alla realtà. Una “cover” cinematografica che ha eccome il suo perché.

Bohemian Rhapsody, no, non è affatto un grande film. Ma nessuno avrebbe preventivato un successo simile. Spiegabile per il fatto che Bryan Singer, fregandosene altamente delle iperboli romanzate e retoriche, ha realizzato un film palesemente così “fake” da diventare paradossalmente un bijou. Io la penso così.

E io me lo sono accattato in Steelbook. Sì, sì, sì! Ah ah.

Perché me lo rivedrò al PC, con le gambe comodamente accavallate, sorseggiando le mie memorie adolescenziali tra una sigaretta liscia e un caffè buono, cazzo, davvero buono.

Invece, mi sa che sin al giorno della mia morte non vedrò mai più quella schifezza di The Doors del signor Oliver Stone. Una vaccata tremenda.

Morrison, dalla sua leggendaria tomba, spesso di notte, al pallido plenilunio, come dice il Joker, cioè il sottoscritto, ah ah, ripensando a questa monnezza di film, bestemmia e poi spacca tutto, resuscitando come Jan Valek/Thomas Ian Griffith di Vampires. Sì, come Marilyn Manson nei suoi temp(l)i d’oro.

Cammina poi tutto lercio col giubbottone di pelle nera sin ad arrivare a un motel ove Sheryl Lee, anziché riguardarsi Twin Peaks, ha messo su appunto il film di Stone.

E lì parte il morso del vampiro. Con Jim che le urla:

– Ehi tu, biondina, che stai facendo?

– Oh, sei Jim. Big Jim.

– Sì, ma tu non sei la mia Barbie. No, non sei Pamela Anderson e neppure la mia ex, Pamela qualcos’altro. Stai diventando uguale a quella smorfiosa di Meg Ryan. A forza di rincoglionirti con questa robaccia.

Sì, il film di Stone è stato sbagliato fin dalla scelta degli attori. Partiamo da Meg. L’attrice più stupida e stronza del mondo. Insopportabile, tutta moine e smorfie. Roba che quando voi, adulti maliziosi, andate da una bimba-minchia a dirle che deve crescere, costei vi dovrebbe rinfacciare la vostra ipocrisia, gridandovi:

– Ehi tu, lurido, C’è posta per te. Non sei simpatico come Billy Crystal di Harry ti presento Sally, e non sei un uomo buono come Tom Hanks. Sei un figlio di p… a da Bugie, baci, bambole e bastardi.

Dunque, se vuoi dare regole di vita a me, diverrò molto femminista come In the Cut, non ti donerò nessun French Kiss e cresci semmai tu. A San Valentino, anziché accontentare tua moglie, nel guardare assieme a lei City of Angels, ché aspetti solo che finisca per esserle Insonnia d’amore, invero di poco cuore ma di frustrato calore, sparati Wim Wenders. Su, mascalzone, abbi Il coraggio della verità!
Detto ciò, Meg Ryan secondo me aveva poco a che vedere con la compagna del Morrison. Ma soprattutto Val Kilmer è stato vomitevole nei panni di Jim.

Ma che è?

Aspe’, ci torneremo con calma. Ora passiamo a Oliver Stone. Regista indiscutibile dal talento magistrale. Ma anche quanti film orribili nel suo carnetPlatoon è una stronzata, JFK, diciamocela, un documentario bellissimo, girato da Dio e montato da un extraterrestre, ma col Cinema vero ha da spartire ben poco.

E naturalmente il suo film peggiore in assoluto è appunto questo biopic a c… o di cane su Jim.

Io conosco benissimo Jim. Ho tutti i suoi album.

Jim era un pazzo conclamato ma anche un’anima pura, talmente pura da essere trasgressiva. Angelica e demoniaca allo stesso tempo.

Stone invece lo trasforma in un puttaniere debosciato con tanto di scena raccapricciante con la giornalista interpretata da Kathleen Quinlan che fa gridare allo scandalo. Ma non perché sia sessualmente abbastanza spinta. Semplicemente perché Jim Morrison, appunto, viene trattato come un ingordo assatanato maniaco.

Jim faceva sesso, sì, come tutti. Ma qui Oliver Stone lo dipinge come un ubriacone delirante, un guitto d’avanspettacolo. Da Alexander.

Val Kilmer… Cosa? Mi dite che somiglia a Morrison? Ma de che?

Innanzitutto Jim Morrison aveva i capelli castani, non biondi tinti sul corvino finto. Jim non era un parruccone, Val qui lo interpreta, appunto, come se non fosse stato dal parrucchiere, Jim aveva il viso affilato, smunto, quasi malato. Val Kilmer invece, oh, guarda che parrucchino e che belle gote. Sembra Marlon Brando de Il padrino.

Ma non ha classe questo qui! Val, ma vai! Mai avuta. Ripensiamo a Heat. È manesco, irruento e manda a farsi fottere Ashley Judd. Ci rendiamo conto? Ma questo è un burino da bettole, dai. E alla fine Ashley Judd lo perdona pure. Adesso capisco perché Ashley sia andata con Harvey Weinsten. Sì, devono esserle sempre piaciuti gli uomini che non hanno rispetto per niente e nessuna!

Poi, Val era già abbastanza cicciottello all’epoca.

Val Kilmer, attore mediocre, ma in The Doors è stato davvero pessimo.

Oliver Stone non ci ha capito nulla. Il messaggio di Jim era chiarissimo. Voleva liberare le coscienze dalla schiavitù borghese della cosiddetta vita tranquilla, invero soltanto triste e noiosa.

Stone invece lo eleva a santino del puttanesimo, del pervertimento, infilandolo in una storia da figli dei fiori più finta di un orto botanico da Blade Runner 2049.

E quindi, se amate questo The Doors, non dovete poi lamentarvi se, dopo una giornata di lavoro spossante che, oltre ai soldi, non vi ha dato niente nell’anima, vi sfogate su Facebook coi vostri patetici mal di pancia.

Volevate “normalizzare” il mondo e livellare tutto.

Jim Morrison non era livellabile, era di un altro livello. Non era il tipo che si accontenta di fare il bidello, di tornare a casa, stare con la moglie e riscaldare i fornelli, non era uno che voleva mangiare un buon tortello, lasagne con la besciamella e poi a letto far il “torello”.

Non sapeva che voleva dalla vita. Come dovreste non saperlo voi. Finché vi è curiosità e alterità vi è bellezza e infinità, quando la ricerca finisce, tutto diventa una squallida routine di cazzate e idiozie in quantità.

Ora, vi racconto questa.

È verissima, com’è vero iddio che io sono ancora vivo.

Una quindicina di anni fa, andai a giocare a calcetto con degli amici. Una tizia, che allora mi aveva conosciuto, si autoinvitò per vedermi giocare…

– Siamo sicuri che tu sappia giocare a Calcio?

– Perché?

– Mah, mi dai l’idea di essere un pachiderma.

– Ah sì? Stasera ti passo a prendere…

 

Al terzo mio palleggio, mentre sudavo in campo, di sfuggita incrociai il suo sguardo sudatissimo. Stava già, in cuor suo, pensando a come palleggiare con me…

La riaccompagnai a casa. Era notte fonda.

– Be’, non scendi?

– Sai, è ancora presto. È una bella serata, c’è una luna meravigliosa. Oh, guarda le stelle. Facciamo due chiacchiere, su. Hai fretta?

– No.

– Sai che assomigli a Tim Robbins di Mystic River?

– Non è quello che si dica propriamente un complimento.

– No, non lo è. Ma assomigli anche a Sean Penn dello stesso film. Guarda che pettorali, che sguardo da lupo solitario…

Ecco, sai che significa per una ragazza trovarsi sola in macchina con uno così? Timido, spaurito come Tim e col fisico di Sean?

– No, che significa?

– Bello mio. Ho visto che giochi a Calcio davvero bene. Sono rimasta estasiata. Ma non devi conoscere altri giochi…

– Che vorresti dire?

– Credo che tu sia poco consapevole di quello che sei.

– Ah, cosa sono? Un pazzo come Jim Morrison?

– Eh no, credo proprio di no. Sai, ti sento molto giovane, in realtà ti sento e basta.

 

Dopo tre secondi, nel buio più totale, sentii la sua mano impudica e tremolante carezzarmi le gambe, ancora in mutandoni da calciatore malandato.

La sua mano, delicatamente, scivolò sul ginocchio e poi su. Sempre più su.

 

Fu in quel preciso istante topico che capii di essere un uomo.

E impazzii del tutto.

Comunque, nonostante la crescita… continuo a conservare questa faccia da pirla.

 

 

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Insomma, ce la vogliamo dire?

Sono veramente un Genius.

Sono uno che, A prima vista, lo ammetto, ne sono cosciente, sì, sembro proprio un bel deficiente, ma ho il mio perché.

Quale sarebbe il perché? No, non sono John Holmes, ci mancherebbe, ma non sono nemmeno un Saint.

Questa vita non è Wonderland e non sono Alice nel paese delle meraviglie.

A volte sono un bianconiglio, a volte mi piacciono le conigliette alla Jessica Rabbit, a volte le conchigliette come in Demolition Man, uh, Sandra Bullock, a volte mi fate ancora brutti scherzetti ma non sono una facile ochetta né un maghetto, nemmanco un orchetto o un cretinetti, quando inizio a parlare io, tutti si ammutoliscono.

E forse è giusto così.

 

di Stefano Falotico

Il western esiste ancora? Killers of the Flower Moon lo dimostrerà. Voglio solo Buster Scruggs di qualità!


15 Feb

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Non voglio più sentire baggianate. Perché guardate i film in maniera prevenuta e oramai non sapete più distinguere un film bello da uno brutto.

Ribadisco, a costo che mi crocefiggiate in piazza con la gente accalorata da un odio bestiale a scagliarmi pietre appuntite, Bohemian Rhapsody è un bel film. Perché, al di là della sceneggiatura un po’ infantile, delle puerili sviste anacronistiche, Rami Malek è stato davvero grande. E, ripeto, chi l’ha considerato una macchietta, ah ah, è meglio che badi a non fallire per colpa delle sue fallaci idiozie, altrimenti, poco fallico ma effeminato da una totale coartazione dei suoi pochi spiccioli, ridotto in mutande, conciato come Freddie Mercury, troverà solo un lavoro come badante nella magione di un pornoattore, cantando I Want to Break Free a palla, soprattutto a sue trucidate palle. Scopando come la ragazza dell’est del mio stabile. Che, comunque, considerando le potenzialità del suo culo, credo che scopi bene anche in senso carnalmente spolverante tutti i tamarri che la corteggiano il sabato sera. Mentre costui spazzerà via anche il godimento di ogni residuo acaro del suo cervello auto-inchiappettato che, a forza di stroncare tutto, ha in particolar modo troncato l’arbusto sensibile del suo underground del cazzo.

Sì, Malek vincerà l’Oscar è glielo spazzerà, no, piazzerà nel culetto in maniera non macchiettistica bensì smacchiante, ficcante.

Perché We Are the Champions e hanno veramente scassato i coglioni questi coglioncelli che inneggiano soltanto al Cinema brutale e cinico. E poi invece, nel privato, so’ più sentimentali di Heidi.

Basta, davvero. Tutto per loro dev’essere pessimistico.

No, no e no.

In questo Malek ho intravisto visto echi del Nosferatu/Kinski di Herzog. Un uomo solo, innamorato da sempre della sua bionda. Quella Adjani era mora. Fa lo stesso. Sempre una bella passerina. Praticamente Falotico. Ve l’ho detto che io ho avuto un solo, imbattibile amore nella vita? Biondissima. Anche buonissima. Tanto buona che non m’ha mai cagato. Da quella delusione immane, la mia (s)figa ha vagato nell’interzona burroughsiana di deliri e fantasie. E diventai De Niro per molto tempo. Soprattutto quello di Taxi Driver. Guidando nelle intermittenze dei miei bui e del mio laconico sbattermene.

Poi, tutti hanno cercato d’incularmi, di dissuadermi dal mio romanticismo ante litteram, volendomi (in)castrare nella contemporaneità masturbatoria dei cazzi loro. Fra sodomizzazioni a raffica, prese per il culo smodate, smaniose indagini alla mia anima, sbudellamenti, trivellamenti vari e bisturi scappellanti il mio prepuzio per colpa di zie manipolatrici poco malleabili ad accettare un “diverso” straordinario come me che se n’è sempre fottuto.

Basta, un calcio piazzato bene con tanto di punizione alla Mariolino Corso sotto l’incrocio dei loro peli, delle loro pellicce e di codeste consigliere fraudolente che volevano deflorare e dunque defraudare le mie ferite esistenziali con buonismi e penicilline, trattandomi da Pollicino. Pollice giù a queste e pollice a smanettarle, fregandole.

Dico a tutti voi. Beccatevi questa video-recensione e ammutolitevi!

Adesso, da qualche mese a questa parte, abbiamo anche il vegliardo Roberto Leoni col suo canale YouTube fuori tempo massimo. Con tal vecchione da San Silvestro che mette sullo sfondo tomi da topo da biblioteca che secondo me manco ha letto ma li ficca tanto per darsi un tono da intellettuale.

Le sue pronunce dei nomi degli attori sono di un inglese perfetto come quello di Ignazio La Russa. Ah ah. Sì, Leoni e Ignazio assomigliano a questi…

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State veramente molto, molto male.

Attendo The Irishman come un bambino che aspetta Babbo Natale. E a fine anno Scorsese girerà Killers in the Flower Moon.

Sono un Devil in the White City?

Anche un angel in the black cat.

E ho detto tutto.

Via da questa casa le zoccole. Andassero nelle cantine dove ci siete voi che le tracannate!

 

di Stefano Falotico

Oscar a Rami Malek assicurato, il Falotico invece ha oramai la statuetta dorata tutta ibernata. Ma è poi vero?


12 Feb

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Sapete che io sono un istrione-battutista. Mie battone.

E dunque sparatevi questo Falotico romantico con capello moscio, il giubbotto vellutato, lo sguardo dolce e sofisticato, l’occhio deniriano o da semplice sfigato, la barbetta incolta da pensatore solitario, più che altro da sciagurato con le sue memorie e il suo patetico diario, la smorfia provocantemente deliziosa, che va a braccetto con la Germanotta, donna indubbiamente passerotta che, in questa foto, veste un po’ da mignotta ma ha una voce che spacca il culo ai brocchi e a chi all’inizio le tirava addosso moralistici pistolotti.

Sì, gigioneggio. E la dovrei finire con queste bischerate. Ma si sa, son un cazzone spesso di qualità. Ah ah.

Video-recensione seria.  Silenzio! Ah ah! Dopo la minchiata, ora esigo serietà. Fratelli, qui riuniti nel nostro cineclub, beccatevi questo!

 

Rami Malek è un grande

Oramai è chiarissimo, salvo colpi di scena dell’ultima ora, l’Oscar lo vincerà Rami Malek. Assodato.

Nessuno avrebbe creduto sino a due mesi fa che Rami Malek potesse davvero farcela.

Ma Bohemian Rhapsody, nonostante le critiche controverse, nonostante in molti l’abbiano definito soltanto una cover ben realizzata con la riproposizione in scala cinematografica del mitico concerto di Wembley e poco più, ha fatto comunque centro.

Questo biopic sui Queen, fortemente voluto da Brian May, come sapete, ha avuto una gestazione infinita.

Era da più di dieci anni infatti che si voleva realizzare una “biografia” su Freddie Mercury. Credo che mancasse lui all’appello. Su tutte le altre grandi rockstar, infatti, a prescindere dagli esiti a mio avviso nefasti (vedi l’inguardabile The Doors su Jim Morrison del pomposo Oliver Stone) o più o meno riusciti, con tante variazioni interessanti sul tema (vedi invece a tal proposito Last Days su Cobain di Van Sant), erano stati realizzati film e via dicendo.

Sul grande Freddie praticamente nessuno, vero e proprio.

La genesi di questo film, come detto, è stata interminabile. Si sono avvicendati registi come Tom Hooper e Stephen Frears, poi scartati, sceneggiatori vari, e doveva essere l’istrionico, folle Sacha Baron Cohen a incarnare Mercury.

Alla fine, si è scelto Bryan Singer. Sostituito, a due settimane dall’inizio delle riprese, da Dexter Fletcher, non accreditato però come co-regista ma solamente citato nei ringraziamenti.

E ovviamente si è andati a parare su Rami Malek. Uno che non gli avresti dato un soldo bucato. Distante anni luce, fisicamente, da Freddie. Che, sì, era omosessuale ma uno di quegli omosessuali non effeminati e checca, bensì un gay da Village People alla Crusing.

Non vorrei che fraintendeste, come vostro solito, le mie parole. La mia non è stata un’offesa sugli omosessuali né tantomeno su Freddie.

È solo per chiarirci. Freddie Mercury, a vederlo così nerboruto, villoso, atleticamente possente, non avresti mai immaginato che fosse appunto omosessuale.

Rami Malek, sì. Ah ah.

Infatti, la sua non è stata una vera e propria immedesimazione carnale, per così dire, se non nelle posture e nei tic copiati alla perfezione. Piuttosto una sua reinterpretazione dell’icona Mercury.

A prescindere che il film sia piaciuto o meno, Malek, a dispetto appunto della sua prova distonica rispetto al reale Mercury, n’è comunque uscito vincitore alla grande.

È stato davvero bravissimo.

Willem Dafoe è stato messo nella cinquina tanto per… Bradley Cooper, che sembrava uno dei favoriti per la vittoria finale, ha subito un tracollo improvviso negli ultimi giorni.

Viggo Mortensen è stato strepitoso in Green Book ma non ha una sola chance realistica di fargliela.

A questo punto, la finalissima, diciamo, è fra Rami Malek e Christian Bale.

Con tutta la stima per Bale, la cui prova è stata egregia, mi sta più simpatico Rami.

E vincerà.

E forse se lo sarà meritato.

 

Intanto, adesso indosso il mio giubbotto e me la tiro… da duro.

Sono un uomo auto-ironico, cazzuto, un uomo che, senza battere ciglio, se ne fotte. Mah.

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di Stefano Falotico

I film da (non) vedere nei prossimi mesi


28 Oct
Rami Malek as the rock icon Freddie Mercury in the upcoming 20th Century Fox/New Regency film "BOHEMIAN RHAPSODY."

Rami Malek as the rock icon Freddie Mercury in the upcoming 20th Century Fox/New Regency film “BOHEMIAN RHAPSODY.”

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Ora, partiamo col dire che l’iper-pubblicizzato Bohemian Rhapsody non m’interessa granché. A parte il fatto che negli Stati Uniti ha ricevuto critiche assai contrastanti ma i biopic sulle rockstar sono in gran parte fallimentari. Non si può pressoché mai sintetizzare la vita di un cantante-mito in due ore e mezza. Prendete The Doors di Oliver Stone. Un brutto film, forse il peggiore di Stone. Innanzitutto, Jim Morrison era molto magro, diafano ed efebico, mentre Val Kilmer ha degli zigomi che paiono quelli di uno che ha preso tanti pugni sul ring. E ha una corporatura ben più robusta di quella di Jim. E vi parlo di quasi trent’anni fa. Adesso, dopo il Cancro, Val è come una mucca da Vallelata della buonanima di mio nonno Pietro. E poi questa pellicola è una celebrazione del maledettismo più bieco e falso, con tanto di scopata selvaggia fra Jim e la giornalista arrapata. E la scena del pompino, pessima, in ascensore con Nico (Christina Fulton, ex figa di Nicolas Cage). Per finire, c’è Meg Ryan, una che non sopporto.

Voi dite ch’è carina. Mah, a me sembra più carina quella dell’autolavaggio di Trastevere. Una bionda che sa come farti sgommare di smorfie meno pneumatiche dell’inespressiva, riccioluta Meg.

I biopic sono quasi tutti agiografici, romanzati, pateticamente nostalgici.

E Rami Malek è ancora un ragazzino. Per quanto fosse omosessuale, Freddie Mercury ha sempre posseduto una faccia da omaccione alla Cruising. Malek invece sembra appena spuntato dall’oratorio, dopo averle prese dal parroco che non ha gradito che Rami adocchiasse suor Aquilina.

Bryan Singer? Singer uguale cantante…

Roma. Il film di Fellini è una mezza boiata, diciamocelo. Perché mai Alfonso, pur ambientando la storia in Messico, dovrebbe aver fatto meglio? Leone d’oro a Venezia? I Leoni come molti Oscar sono inattendibili. E questo mi pare un pastone girato in bianco e nero per spacciarlo come arty sociologica.

Se la strada potesse parlare di Barry Jenkins? Ti manderebbe a fanculo. Meglio, molto meglio Spike Lee con BlacKkKlansman.

A proposito, il tanto da voi amato Adam Driver con le sue orecchie a sventola perché non è stato assunto da Tim Burton per il suo remake liveaction del suddetto, omonimo film della Disney? Tim avrebbe risparmiato in effetti speciali.

A Star is Born? Non ne avevamo abbastanza delle melensaggini di Muccino? Adesso anche Lady Gaga in versione Laura Chiatti? Mah. La Germanotta è più chiatta.

Il primo uomo. Mah, e dire che pensavo che il miglior attore della storia a interpretare parti da autistico fosse Dustin Hoffman. Invece, negli ultimi anni mi son ricreduto. È Ryan Gosling. L’unico demente capace di scoparsi Eva Mendes.

Boy Erased? Ora mi pare che i gay stiano esagerando. Un altro pistolotto sulla cattiva educazione genitoriale. Il padre è Russell Crowe, il buttafuori di L.A. Confidential e Massimo de Il gladiatore. Sempre più identico a Bud Spencer. Ma Spencer faceva ridere i bambini, Russell, ridotto così, fa piangere.

In una sua canzone, Russell disse che voleva diventare come Marlon Brando. Sì, ci è riuscito. Pesa più lui adesso di Marlon quando ha girato The Score.

Credo che l’unico film che m’interessi, a feel good movie, sia Green Book.

Anche The Mule di Eastwood.

 

 

di Stefano Falotico

 

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